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mercoledì 1 luglio 2015

'Hortense', he used to name her ...

Hortense è un nome che suona particolarmente romantico, antico, altolocato, forse udito in qualche film che non ricordo o letto tempo fa tra le pagine di un libro che racconta una storia d'amore ... - mi viene in mente per esempio Hortense Hulot ne “La cousine Bette” di Honoré de Balzac - e tale fu proprio il sentimento che legò per tutta la vita Philibert Commerson, esploratore e naturalista francese il cui nome è legato a quello di Bougainville, ad Hortense, pardon, Nicole-Reine Lepaute, famosa astronoma, moglie di Jean-André Lepaute, noto orologiaio di corte che con lei costruì un orologio fornito di funzioni astronomiche che potessero aiutarla nel suo lavoro, che aveva in Commerson un grande e sincero amico.


Come sovente accade Nicole-Reine non solo era la moglie del migliore amico di Commerson ma la donna di cui egli sarà follemente e segretamente innamorato per tutta la vita, per cui anche questo fiore incantevole, come molti altri, deve il proprio nome ad una vera storia d'amore.

Vi chiederete a questo punto quale sia l'attinenza di quanto vi sto raccontando con il nome Hortense, ma andiamo con ordine senza dimenticare alcun dettaglio.

Nel corso di una breve ma intensa vita, Commerson accompagnò Louis Antoine de Bougainville, in qualità di naturalista, nel viaggio intorno al mondo che gli venne ufficialmente commissionato da Re Luigi XV con l'ordine di restituire le Isole Malvine agli spagnoli passando, però, dallo Stretto di Magellano in modo da 'circumnavigare' la terra, raccogliendo così migliaia di specie di piante nuove, insetti, pesci e uccelli ancora sconosciuti che furono offerti al Giardino del Re; il viaggio fu avventuroso, durò due anni e toccò tra le altre terre l'America del Sud ( in Brasile trovarono la pianta che da Bouganville mutua il proprio nome ), la Terra del Fuoco e la Patagonia per poi raggiungere Tahiti, l'Australia, La Nuova Guinea, il Madagascar e l'Oriente dove trovarono quella che viene comunemente detta Ortensia, originaria dell'Asia meridionale ed orientale (Cina, Giappone, Corea, Himalaya, ed Indonesia furono le regioni dove ne rinvennero la maggior quantità di specie) e delle Americhe. 
Per lo più in natura quelli di Ortensia sono arbusti alti 1-3 metri, alcuni sono piccoli alberi, e altri liane che raggiungono i 30 m. arrampicandosi sugli alberi, possono essere sempreverdi o decidui nelle terre di origine, anche se le specie che si sono adattate alle zone temperate e che sono ampiamente coltivate da noi sono tutte decidue.
In primo luogo egli assegnò a questa nuova pianta il nome di Peautia coelestina in omaggio a Madame Lepaute con evidente riferimento al suo cognome e alla sua professione, l'astronomia, ma cambiò poi idea, forse nel timore di destare troppi sospetti, e le mutò il nome in Hortense, come Madame Lepaute era da lui chiamata nell'intimità.

Dite che sia in nome di questo nobile sentimento che i vittoriani, così devoti al romanticismo, riservassero un posto speciale ad almeno un cespuglio di Ortensia, classificata in seguito da Lamarck, nel 1789, con il nome scientifico di Hydrangea, nei propri giardini ?





In effetti, in nome di questa storia che ne cela l'introduzione in Europa, essa è da allora annoverata tra le piante che simboleggiano amore e romanticismo ed anche gratitudine, quella che Commerson tributava alla sua Nicole Reine per avergli fatto conoscere un sì nobile sentimento.

Sappiamo che per vittoriani il giardino non era semplicemente uno spazio verde, un angolo di paesaggio, ma era vissuto come un prolungamento delle loro case e da qui comprendiamo l'esigenza di creare bow-windows in cui collocare piante più delicate, ancora in casa, ma già in giardino; durante il secolo scorso il giardino era il posto più fresco in cui trovare sollievo dal caldo dell'estate, e ciò lo rendeva il luogo ideale per intrattenere conoscenti, prendere il tè e per rilassarsi. 
Ma torniamo all'Ortensia che, come già detto, era una pianta caratteristica e comune nei giardini vittoriani e non solo, pensate che molti londinesi le ponevano persino sui loro davanzali per dare vita ad un piccolo spazio verde che contrastasse il dilagare del fumo che promanavano le prime industrie tessili della periferia alimentate a carbone.

Qui ormai le nostre Ortensie sono tutte nel colmo della loro festosa fioritura segnando il pieno dell'estate e facendo presagire il periodo più caldo dell'anno, aspergendo il mattino presto e la sera all'imbrunire le note delicatamente cipriate emanate dai loro più piccoli capolini.

Vi auguro che il prosieguo di questa calda estate sia lieto per ciascuno di voi, miei affezionati lettori ed amici, e mi congedo come sempre salutandovi con un tutto il mio affetto, e dandovi appuntamento 

a presto 



















Hortense is a name that sounds very romantic, ancient, highly placed, perhaps heard in a movie that I don't remember or read long ago among the pages of a book telling a love story ... - I remind, for example, of Hortense Hulot in  "La cousine Bette" by Honore de Balzac - and that was precisely the feeling that bounded for life Philibert Commerson, a French explorer and naturalist whose name is linked to that of Bougainville, to Hortense, pardon, Nicole-Reine Lepaute, famous astronomer, wife of Jean-André Lepaute known watchmaker of the Court who built with his wife a watch equipped with astronomical functions that could help her in her work, who had in Commerson a great and sincere friend.




- picture 1 - Nicole Reine Lepaute, Hydrangea YOU & ME, Hydrangea AYESHA




As often happens Nicole-Reine wasn't only Commerson's best friend's wife but the woman he was secretly madly in love with throughout his life, so also this beautiful flower, like many others, owes its name to a real love story.

Probably you're wondering, at this point, what is the relevance of what I'm telling you with the name Hortense, but let's go on with order without forgetting any detail.

During his short but intense life, Commerson accompanied Louis Antoine de Bougainville, as naturalist, in his travel around the world that was officially commissioned by King Louis XV with the order to return the Falkland Islands to the Spanish passing, from the Strait of Magellan to 'circumnavigate' the hearth, to collecting thousands of new species of plants, insects, fish, birds still unknown that were offered to the King's Garden; the trip was adventurous, lasted two years and touched, among other lands, South America (in Brazil they found the plant which takes its name from Bouganville), Tierra del Fuego and Patagonia and reached Tahiti, Australia, New Guinea, Madagascar and the Asia where they found what is commonly known as Hydrangea, native to South and East of this continent (China, Japan, Korea, the Himalayas, and Indonesia were the regions where they found the greatest amount of species) and to the Americas.
Most of the Hydrangea  are in nature shrubs tall 1-3 meters, some are small trees, and others are lianas reaching 30 m. climbing trees, they can be evergreen or deciduous in their lands of origin, although the species that have adapted to temperate zones and which are widely cultivated by us are all deciduous.
First he gave to this new plant the name Peautia coelestina in homage to Madame Lepaute with obvious reference to her last name and her profession, astronomy, but then changed his mind, perhaps for fear of arousing too much suspicion, and changed its name in Hortense, as Madame Lepaute was called by him in the intimacy.

Do you think that it's in the name of this noble sentiment that the Victorians, so devoted to romance, reserved a special place, at least to one bush of Hortense, classified later by Lamarck, in 1789, with the scientific name of Hydrangea, in their gardens?




- picture 2 - Hydrangea Paniculata Quercifolia 'Snow White' ed Hydrangea Annabelle 'Invincibelle' 


- picture 3 - Hydrangea Macrophylla 'Hanabi'


- picture 4 - Hydrangea Macrophilla Freedom ed Hydrangea Mariesii Variegated Lacecaps




In fact, in the name of this story that conceals the introduction in Europe, since then it is considered one of the plants that symbolizes love and romance and even gratitude, what Commerson granted his Nicole Reine for having made him know such a noble sentiment .

We know that the Victorian garden was not just a green space, a corner of the landscape, but it was seen as an extension of their homes and from here we understand the need to create bow windows in which to place more delicate plants, 'still in the house, but already in the garden'; during the last century the garden was the coolest place where to find relief from the heat of summer, and that made of it the ideal place to entertain acquaintances, take tea and relax.

But let's come back to Hortense that, as already mentioned, was a plant characteristic and common in Victorian gardens and not only, just think that lots of Londoners placed them even on their windowsills to give birth to a small green space to  oppose to the spread of smoke which wafted from the first textile factories in the suburbs fueled by coal.

Here our Hydrangeas are all in full bloom in their festive party marking the height of summer and foreshadowing the hottest time of the year, sprinkling in the early morning and in the evening dusk gently powdery notes issued by their smaller heads .

In the hope that  the rest of this hot summer is happy for each of you, my faithful readers and friends, i'm going to leave you as usual greeting you with all my affection, and giving you appointment


very soon 










martedì 27 gennaio 2015

Elleboro, stella d'inverno, tra miti, leggende ed antiche tradizioni colturali britanniche.



”Vammi in cerca dell’Elleboro nero, che il 

senno renda a questa creatura”.



Gabriele D'Annunzio, La figlia di Iorio, 1903




A questa robusta e temeraria pianta rizomatosa che appare nei boschi tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, ovvero nel periodo più freddo dell'anno, la floriografia vittoriana attribuì il significato di 'Liberazione dall'angoscia' forse, chissà, se memore dei miti classici cui è legato.




John William Godward, In the Days of Sappho, 1904




Narra infatti una leggenda che un pastore di nome Melampo, indovino e guaritore, avendo osservato che il proprio gregge si purgava mangiando piante di elleboro, pensò di somministrarne alle figlie di Preto, l'allora re di Argo, colpite dalla follia tanto che credevano di essere diventate vacche; con questo espediente egli le guarì guadagnando come ricompensa una parte del regno e la mano di una di loro.
Anche Eracle, secondo la mitologia, sarebbe stato guarito dalla pazzia grazie a questa pianta e per tale motivo gli antichi greci erano usi dire che una persona “aveva bisogno dell’elleboro ” per indicarne la cattiva salute mentale e molti malati di mente si recavano a quel tempo ad Antycira, nel golfo di Corinto, luogo rinomato per la vegetazione ricca di questa pianta rizomatosa dai fiori candidi come la neve, come consiglierà anche più tardi il poeta latino Orazio.







Si dice inoltre che i primi filosofi dell'Ellade ricorressero ai principi di questa pianta per raggiungere uno stato catatonico pseudo ipnotico, molto simile alla meditazione profonda: le radici ed il rizoma dell'elleboro contengono infatti una sostanza narcotica, simile a quella contenuta nella belladonna, dalle proprietà anestetiche, narcotiche ed allucinatorie, un glucoside detto elleborina che se assunto in dosi eccessive può avere effetti fatali.
Anche la ninfomania, ovvero l'esuberanza sessuale femminile, era curata con successo con l'elleboro tanto da consentirgli di meritare anche la definizione di "pianta delle streghe": 




Acquerello del 1912 che rappresenta un insieme di piante tossiche reperibili in natura



esso era aggiunto in ricette dal potere taumaturgico e misterioso a vulvaria, camomilla, canfora, valeriana e lattuga velenosa (tridax agria, di cui parla anche Ildegarda di Bingen, naturalista tedesca vissuta a cavallo tra il X° e l'XI° secolo); insieme con il giusquiamo (l'"erba di Circe"), la belladonna e l'aconito, era utilizzato in pozioni capaci di tramutare gli uomini in animali.
Ed infine anche una leggenda celtica vuole che camminando spargendo alle proprie spalle polvere di radice di elleboro si conquisti l'invisibilità, l'importante è coglierlo nelle notti in cui vi sia il plenilunio !




Oggi possiamo ammirarne ibridi botanici dalle più svariate sfumature coltivate con successo nell'areale sub-Atlantico ed in Italia, nelle regioni più a nord, poiché vuole temperature piuttosto rigide nei mesi invernali e latitudini non troppo prossime al mare.

Vi lascio ad ammirare le fotografie che l'anno scorso a febbraio recò Cristina insieme con quelle dei Galanthus Nivali, ovvero dei bucaneve, ( http://sweetlydreamingofthepast.blogspot.it/2014/02/snowdrops-beloved-early-signs-of-spring.html ) da Ashwood Garden and Nurseries ( Kingswinford - West Midlands ) e dal Bennington Lordship Garden ( Herthfordshire ), due giardini - vivai che si sono specializzati in queste colture così tanto ricercate per bordure di perenni in epoca vittoriana ... ne ho composto dei collages, sono talmente tante e così meravigliose, dovevo trovare il modo per mostrarvele tutte ...












Dovete sapere infatti che la terra di Gran Bretagna vanta la più antica tradizione in fatto di amore, conoscenza e coltura degli ellebori, di cui si hanno notizie certe, pensate, risalenti già al XVII°secolo !
Cito dal libro "Gardening Women: Their Stories from 1600 to the Present" scritto da Catherine Horwood:


In Lancashire in un tempo non ben precisato sul finire dell'anno 1620, padrona Thomasin Tunstall, che abitava non lontano dal villaggio che portava il suo nome di famiglia nei pressi del castello di Hornby, avvolse accuratamente alcune radici di uno dei suoi ellebori preferiti. Le aveva estirpate da un cespuglio che stava crescendo sul terreno circostante la sua casa, Bull-Banke, vicino alla riva boscosa del fiume Greta che si snodava tra le colline selvagge del Lancashire e del North Yorkshire. Accuratamente, le preparò per inviarle a Londra al suo amico, il famoso farmacista ed erborista John Parkinson.

Inviare piante ad una distanza tale era un'impresa ardua ed ella voleva che le radici si conservassero dormienti per avere una buona possibilità di sopravvivenza. Forse utilizzò alcuni stracci umidi in modo che non avessero da disseccarsi durante il lungo viaggio. Padrona Tunstall sapeva che Parkinson stava dando creando il suo giardino a Long Acre in Covent Garden ed era sempre contento di accettare nuove scoperte. Nel pacchetto nascose inoltre una nota che descriveva le loro fioriture come piccole e bianche 'con una tendenza dei fiori ad arrossire'. Parkinson, dal canto suo, fu senza alcun dubbio felice di ricevere questo nuova varietà dalla sua entusiasta amica e corrispondente in giardinaggio. Anche se era uno dei farmacisti più famosi di Londra, la sua grande passione erano il suo giardino e lo studio delle piante. Egli stava anche raccogliendo informazioni per scrivere il suo primo libro - che sarà anche quello di maggior successo - sull'orticoltura, "Paradisi in Sole Paradisus Terrestris", che pubblicherà nel 1629. In esso, egli elenca le molte varietà di piante che coltivava nel suo amato giardino a Long Acre, molte delle quali gli furono fornite dai contatti sparsi in tutto il paese. Egli menziona Padrona Tunstall in particolare, descrivendola nel suo libro come 'una gentildonna cortese'. Nel giro di un anno o giù di lì, fu felice di riferire che i suoi ellebori avevano 'generato dei fiori graziosi' e di concludere che ella fosse davvero una 'grande amante' di piante rare. 1


E questi sono gli ibridi che crescono, per ora, qui a Tenuta Geremia.








Nei boschi di Tenuta Geremia è particolarmente diffuso l'Helleborus foetidus, che deve il proprio nome al fatto che si dice sia maleodorante, almeno lo era secondo Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, che lo inserì con questa definizione nella pubblicazione "Species Plantarum" del 1753; egli, però, classificandolo, tenne a specificare che non tutti gli esemplari lo fossero e qui, forse per la composizione del terreno, i fiori non emanano alcun odore, si fanno semplicemente ammirare per la vezzosità delle loro numerosissime corolle a grappolo orlate di un vivace bordeaux.




E su questa immagine degli ultimi raggi di un sole invernale vi saluto con immenso affetto citando i versi di Hermann Hesse (1877 – 1962, Premio Nobel per la Letteratura nel 1946 )






Tienimi per mano al tramonto, 

quando il giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle… 

Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto… 

Tienimi per mano… portami dove il tempo non esiste…


( da Halten Sie mich bei der Hand - Tienimi per mano )





A presto 












Bibliografia:

Catherine Horwood, Gardening Women: Their Stories from 1600 to the Present, Virago Press, 2010



Citazioni: 

1 - Catherine Horwood, Gardening Women: Their Stories from 1600 to the Present, Virago Press, 2010, pag.9










Hellebore, star of the Winter, amongst myths, legends and British ancient growing traditions.





"Go and look for the black hellebore, that it
makes the good sense come back to this creature. "




Gabriele D'Annunzio, La figlia di Iorio, 1903




- picture 1



To this robust and reckless rhizomatous plant that appears in the woods between late January and early February, that's the coldest period of the year, the Victorian floriography attributed the meaning of 'Liberation from anguish' maybe, if reminiscent of the classic myths holding it dear.



- picture 2 - John William Godward, In the Days of Sappho, 1904



In fact, a legend goes that a shepherd named Melampus, diviner and healer, having noted that his flock purged itself by eating plants of hellebore, he thought to pick up some of them to take to the daughters of Preto, the then king of Argos, affected by madness ( they thought have become cows ); with this gimmick he healed them gaining as a reward a part of the kingdom and the hand of one of the princess.
Even Hercules, according to the mythology, was cured of madness thanks to this plant, which is why the ancient Greeks were accustomed to say that a person "needed hellebore" to indicate the mental insanity and many mentally ill people went to Antycira, in the Gulf of Corinth, a place renowned for its rich vegetation of this rhizomatous plant whose flowers are as white as the snow, as also will advise, later, the Roman poet Horace.




- picture 3


- picture 4 



It is said that the first philosophers from Hellas resorted to the principles of this plant to reach a catatonic alias pseudo hypnotic state, very similar to a deep meditation: its roots and its rhizome, in fact, contain a narcotic substance, similar to that contained in the deadly nightshade-belladonna from anesthetic, soporific and hallucinatory properties, a glucoside named helleborine that if taken in excess can have fatal effects.
Even nymphomania or female sexual exuberance, was successfully treated with hellebore and they said it was efficacius enough to allow it to deserve even the definition of "plant of the witches":



- picture 5 - A watercolour dating back to 1912 depicting a bunch of poisonous wild flowers



it was added in recipes by the mysterious and miraculous power to vulvaria, chamomile, camphor, valerian and poisonous lettuce (tridax agria, also mentioned by Hildegard of Bingen, the German naturalist lived between the Xth and XIth century); together with henbane ("The Circe's grass"), deadly nightshade-belladonna and aconite was used in potions capable of turning men into animals.
And finally also a Celtic legend goes that walking spreading behind powder of roots of hellebore you may conquer the invisibility, the important thing is digging them up on full moon nights !



- picture 6



Today we can admire its botanical hybrids with so many varied shades cultivated with facility and successfully in the sub-Atlantic area and in Italy, in the regions lying in the north, because it wants fairly cold during the winter months and latitudes not too close to the sea.

I let you admire the photographs taken the last February from Cristina when she took those of the snowdrops-Galanthus nivalis 
( http://sweetlydreamingofthepast.blogspot.it/2014/02/snowdrops-beloved-early-signs-of-spring.html ) during her visit to the Ashwood Nurseries and Garden (Kingswinford - West Midlands) and Bennington Lordship Garden (Herthfordshire), two gardens - nurseries who specialized themselves in these crops so much loved for perennial borders and flowerbeds during the Victorian era .... I have composed some collages because they're so many and so wonderful, I wanted to show you them all ...



- picture 7



- picture 8



- picture 9



- picture 10



- picture 11




You have to know that in fact the land of Great Britain has the oldest tradition of love, knowledge and culture of hellebores, of which we have some news, think, already dating back to the XVIIth century !
I'm going to quote from the book "Gardening Women: Their Stories from 1600 to the Present" written by Catherine Horwood:


In Lancashire some time in the late 1620s, Mistress Thomasin Tunstall, who lived not far from the village which bore her family name near Hornby castle, carefully wrapped up some roots of one of her favourite hellebores. She had dug them up from a clump growing on the land surrounding her home, Bull-banke, close to the wooded edge of the river Greta which wound its way between the wild fells of Lancashire and North Yorkshire. Painstakingly, she prepared to send them to London to her friend, the famed apothecary and herbalist John Parkinson. Sending plants such a distance was a fraught business and she would have wanted the dormant roots 



- picture 12 - to have a good chance of survival. She may have used damp rags so that they did not dye out on the long journey. Mistress Tunstall knew that Parkinson was developing his garden in Long Acre in Covent Garden and was always pleased to accept new discoveries. Into the package she tucked a note describing their blooms as small and white 'with blush flowers'.
Parkinson, for his part, was no doubt excited to receive this new variety from his enthusiastic friend and gardening correspondent. Although he was one of London's leading apothecaries, his great passion lay in his garden and the study of plants. He was also gathering informations for his first and most succesful book on horticolture, "Paradisi in Sole Paradisus Terrestris", which he published in 1629. in it, he listed the many varieties of plants that he grew in his beloved garden in Long Acre, many of which have been supplied to him from horticoltural contacts across the country. He mention Mistress Tunstall in particular, describing her in his book as 'a corteous Gentlewoman'. Within a year or so, he was delighted to report that her hellebores had 'born faire flowers' and to conclude that she was indeed a 'great lover' of rare plants. 1

And these are the ones growing, at the moment, here at Tenuta Geremia



- picture 13


- picture 14



- picture 15




In the woods sealing Tenuta Geremia is particularly widespread the helleborus foetidus, which owes its name to the fact that it is said to be smelly, at least it was according to Carl von Linné (1707 - 1778) the Swedish biologist and writer, considered the father of modern scientific classification of every living organisms, which included it with this definition in the publication "Species Plantarum" in 1753; he, however, classifying it, held to specify that not all the specimens had this flaw, and those growing here, perhaps for the composition of the soil, have their flowers giving off no smell, you have just to admire the charming of their numerous corollas arranged in cluster, edged a lively burgundy.



- picture 16



And on this image of the last rays of a Winter sun I greet you with much love quoting the verses by Hermann Hesse (1877 - 1962, Nobel Prize for Literature in 1946)



- picture 17





Hold my hand at the sunset,

when the day goes out and the darkness slips her drape of stars ...

Hold her close when I cannot live this imperfect world ...

Hold my hand ... take me where time does not exist ...



 ( excerpt from Halten Sie mich bei der Hand - Hold my hand )



See you soon 












Bibliography:

Catherine Horwood, Gardening Women: Their Stories from 1600 to the Present, Virago Press, 2010



Quotations: 

1 - Catherine Horwood, Gardening Women: Their Stories from 1600 to the Present, Virago Press, 2010, page 9







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giovedì 20 febbraio 2014

Snowdrops, beloved early signs of Spring.



Delicati come la neve che li ha custoditi e cullati fino a pochi 

giorni fa, i primi bucaneve salutano la fine dell'inverno

e preannunciano la venuta della nuova stagione, segnando 

la fine del torpore della natura pronta ormai per il risveglio 

primaverile 






Dante Gabriel Rossetti, Snowdrops (featuring Jane Morris), 1873




SOLITARIO Fiore, orlato di nevi di cui conservi il candore
Ma di gran lunga più resistente, ancora una volta ti vedo chinare
La fronte, come se temessi di offendere,
Come un ospite non invitato. Anche se giorno per giorno,
Le tempeste, andandosene dalle vette, tracciano la via 
Del sole che sorge, e sulle pianure scendono;
Ebbene tu sei il benvenuto, benvenuto come un amico
Il cui zelo supera altresì ciò che promette!


William Wordsworth, To a Snowdrop, 1888








Timidamente, con estrema umiltà e con aspetto dimesso, quasi riverente, accolti con letizia profonda da ogni cuore che attende i palpiti della primavera quali espressione della forza e della resistenza al gelo della vita, i bucaneve, appartenenti alla famiglia dei Galanthus ( dal greco gála che significa latte e ánthos che significa fiore ), sbocciano sul finire del mese di febbraio nei boschi e nei giardini del centro Europa, e quest'anno anche il giardino segreto di Tenuta Geremia ha visto per la prima volta schiudersi le corolle di questi candidi boccioli fatti salire fin qui l'anno scorso dal bosco che costeggia l'argine del fiume.  

Acclamati con toni romantici dai poeti inglesi nel loro significato di speranza e pazienza 




Cicely Mary Barker, Snowdrop's Fairy



nella terra di Gran Bretagna, dove sono celebrati quali festoso presagio di primavera, i bucaneve giungono a formare bianchissime coltri in zone in cui crescono spontanei o sono stati naturalizzati.








quasi come se ogni fiocco di neve disciolto, ricamando punto per punta una fitta trapunta, avesse lasciato il posto ad una corolla.









Numerosi sono i giardini che, tra Scozia, Irlanda ed Inghilterra, vengono appositamente aperti al pubblico nel mese di febbraio allo scopo di fare ammirare i primissimi fiori della stagione ai visitatori che attendono questo gioioso momento in cui al suggestivo fascino paesistico 















e alla solennità altisonante degli elementi architettonici














intrisa di particolari dalla ricercatezza tipicamente anglosassone











si aggiunge l'amenità delle prime romantiche e poetiche pennellate di colore tra gli alberi ancora spogli e dormienti ed il verde dell'erba o dell'edera che tappezza i prati sotto le imponenti, maestose conifere senza tempo.





Tenero Bucaneve, bianco e piccolissimo,
Vai a colei la cui bellezza giace
  Sul mio essere, come la luce 
 Tra le stelle a bordo dei cieli.





S'anche la luna non fosse in cielo,
   E tutto la notte buia fosse,
Tali gemme riescono persino a vincere
     L'impenetrabile velo fosco che copre terra e mare.

George Heath (1844 - 1869), da A Bunch of Snowdrops






Vi sto con queste foto rendendo partecipi del bellissimo gesto ricevuto da una cara amica, Cristina, la quale, alcuni giorni fa, si è concessa una vacanza tra gli incantati giardini d'Inghilterra per veder sbocciare i primi fiori dell'anno proprio là dove tanto sono trattati non solo con rispetto, persino con profonda devozione ...

E di Cristina in Christina, dall'infinita poesia delle fotografie della cara amica, a cui mi sento legata da profonda gratitudine, a quella espressa dalle soavi parole di Christina Rossetti (1830 - 1894) con cui desidero ringraziarla tanto caramente per l'immensa delicatezza che mi ha usato e per il suo buon cuore.


Chissà se la linfa è già in movimento,
Se gli uccelli invernali sognano di trovare una compagna,
Se i bucaneve intirizziti avvertono già il sole
E i crochi come fuochi si accendono ad uno ad uno:
Canta, pettirosso, canta;
Io ancora dubito con dolore dell'arrivo della Primavera.


Mi chiedo se l'ondata primaverile di quest'anno
Porterà un'altra Primavera tanto cara e perduta;
Se il cuore e lo spirito troveranno la loro Primavera,
Oppure, se il mondo solo sboccerà e canterà:
Canta, speranza, canta per me;
Note dolci, speranza mia, note delicate di ricordi.


La linfa sicuramente si appresterà prima o poi,
Anche l'uccello più tardivo canterà alla propria compagna;
Così la Primavera sorgerà di nuovo con il suo tepore e con le sue fioriture,
O in questo mondo, o nel mondo che verrà:
Canta, voce di Primavera,
Fino a che anch'io fiorirò, gioirò e canterò.

Christina Georgina Rossetti, The First Spring Day






... e chissà, chissà se Cristina, nelle sue passeggiate in questa natura ancora incorrotta, avrà scorto sbocciare proprio quei bucaneve, quegli stessi che osservava la poetessa inglese in pieno periodo vittoriano, quelle stesse corolle fatte di neve che le hanno ispirato versi così delicati ...


A presto amici miei cari 









Note: 

Le fotografie di Cristina sono state scattate presso: 

Anglesey Abbey Gardens and Lode Mill ( Cambridgeshire)
Ashwood Nurseries, Kingswinford (West Midlands)
Benington Lordship Gardens (Hertfordshire)
Beth Chatto Gardens (Essex)










As delicate as the snow snow that has preserved and

lulled them till a few days ago, the first snowdrops 

greet the end of Winter and herald the coming of the 

new season, scoring the end of the  torpor of the 

nature now ready for the vernal awakening.




- picture 1 - Dante Gabriel Rossetti, Snowdrops (featuring Jane Morris), 1873




LONE Flower, hemmed in with snows and white as they
But hardier far, once more I see thee bend
Thy forehead, as if fearful to offend,
Like an unbidden guest. Though day by day,
Storms, sallying from the mountain-tops, waylay
The rising sun, and on the plains descend;
Yet art thou welcome, welcome as a friend
Whose zeal outruns his promise!


William Wordsworth, To a Snowdrop, 1888




- picture 2



Tentatively, with great humility and with a resigned look, almost reverent, welcomed with profound joy to every heart that beats waiting for the Spring as an expression of the strength and of the resistance of the frost of life, snowdrops, belonging to the family of Galanthus (from the greek 'gala' meaning milk, and 'anthos' which means flower) blooming at the end of February in the woods and gardens of Central Europe, and this year also the secret garden of Tenuta Geremia sees for the first time unfold the petals of the first snow-white buds taken last year from the forest along the riverbank.

Acclaimed with romantic tones by English poets in their meaning of hope and patience



- picture 3 - Cicely Mary Barker, Snowdrop's Fairy




in the land of Britain, where they're celebrated as festive harbinger of Spring, snowdrops come to form pure white blankets in areas where they grow wild or have been naturalized.


- picture 4

- picture 5


almost as if each dissolved snowflake, sewing point by point a thick quilt, had given the way to a corolla.


- picture 6

- picture 7


There are many gardens, including Scotland, Ireland and England, that are specially opened to the public in February in order to let the visitors admire the very first flowers of the season, for those who await this joyful moment when to the suggestive charm of the landscape


- picture 8

- picture 9

- picture 10

- picture 11


and the pompous solemnity of the architectural elements


- picture 12

- picture 13

- picture 14


drenched in with details of the typical Anglo-Saxon refinement


- picture 15

- picture 16

- picture 17


is added to that of the first romantic and poetic strokes of color among the trees still bare and the green of the grass or the ivy that makes carpets over the meadows below the towering, majestic timeless conifers


- picture 18


Tender snowdrops, wee and white,
 Go to her whose beauty lies
On my being, like the light
 Of the stars on brows of skies.


- picture 19



When the moon hath not a streak,
      And the night all gloom would be,
But for those still gems that break
      Through the mirk on land and sea.

George Heath (1844 - 1869), from A Bunch of Snowdrops



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I'm with you by sharing these photos in my hands as the beautiful gesture received from a dear friend, Cristina, who, a few days ago, has taken a holiday among the enchanted gardens of England to see the first flowers of the year blooming right there where so much are not only treated with respect, even with deep devotion ...

And from Cristina to Christina, from the infinite poetry of the photographs of a dear friend, who I feel tied by a deep gratitude to, to that expressed by the gentle words of Christina Rossetti (date) with which I'd like to thank her so so much for her good heart and for the immense delicacy that she has made me.


I wonder if the sap is stirring yet,
If wintry birds are dreaming of a mate,
If frozen snowdrops feel as yet the sun
And crocus fires are kindling one by one:
Sing, robin, sing;
I still am sore in doubt concerning Spring.


I wonder if the springtide of this year
Will bring another Spring both lost and dear;
If heart and spirit will find out their Spring,
Or if the world alone will bud and sing:
Sing, hope, to me;
Sweet notes, my hope, soft notes for memory.


The sap will surely quicken soon or late,
The tardiest bird will twitter to a mate;
So Spring must dawn again with warmth and bloom,
Or in this world, or in the world to come:
Sing, voice of Spring,
Till I too blossom and rejoice and sing.

Christina Georgina Rossetti, The First Spring Day





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And I wonder, I wonder if Cristina had seen, during her walks in this still so incorrupted nature, just those snowdrops blooming, the same that watched the English poet in full Victorian period, those same blooms made ​​of snow that have inspired such delicate verses ...

See you soon my dear friends 







Notes: 

Cristina's photographs were shot at: 

Anglesey Abbey Gardens and Lode Mill ( Cambridgeshire)
Ashwood Nurseries, Kingswinford (West Midlands)
Benington Lordship Gardens (Hertfordshire)
Beth Chatto Gardens (Essex)







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GOOD MORNING MONDAYS
This blog post was featured! I heartily thank you Terri, you're such a loving hostess ❤

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