18 marzo 2013

give up the ghost

mi sono risvegliata e non riuscivo a scrivere più nulla. in un appannato stato di dormiveglia ho tentato di dispiegare la nebbia, di scostarla con le mani e la dolcezza nel cuore, come si farebbe con una tenda di seta per lasciare entrare il vento estivo, il vento di pace che solo l'alba può dare. è una di quelle canzoni che sosta proprio all'altezza della bocca dello stomaco, che non riesci proprio a digerire, che ti trattiene senza prenderti per mano, che trascina le gambe a intrecciarsi con le lenzuola nella notte più fredda di tutto l'inverno, a viaggiare con te stessa nell'acqua di un fiume che scorre lentamente e piega a valle, a sentirti nel senso più puro della parola "sentire", che scende e arriva e pizzica su corde di metallo il limbo dei pensieri, che si prende il coraggio di autostabilirti, e sceglie lei per te. sceglie i confini. e ti dissolve, come un bambino che divorato dalla stanchezza del pianto, cede al riposo.

7 marzo 2013

picture of a day in slow motion

Scrostare parole, dai lembi di pelle
come si fa con il dolore.
Spogliarle e giocare a ricomporle
come si fa con l'amore
che a trascinarsi, insieme
si rischia il fondo
si raschia la terra
dove non arrivano i colori
nel punto più profondo,
un Dorje Thekpa, lo chiamavano così. 
E mi prendi per mano
e mi insegni come si fa a costruire un castello di sabbia
nel punto in cui batte il sole
in una tempesta spaziale
tra i nostri incastri emotivi
e le lune storte 
a cucire lembi di pelle,
a simulare un abbraccio,
a stringere forte i denti e baciarti dappertutto.

Ma tutto è una parola.
E tutto è così, cedevole.