mercoledì 31 marzo 2010

Pensieri pasquali


Di già? Eh, si, è primavera e con primavera viene anche Pasqua, ci tocca, come oggi ci è toccata la colazione di Pasqua a scuola, che sono cose belline, ma nel mio spirito sobillatore ho pensato anche che a me una volta piacerebbe tanto una colazione di Aid-al-Fitr che è la festa della fine del Ramadan (quest'anno cade in settembre) che in olandese si chiama la festa dello zucchero mentre da noi ci ha pensato la Santanché a santificarla, che di dolce e zuccheroso non ha niente.

Ho quindi preso al volo una madre che quando facevo ancora sorveglianza a pranzo ci aveva portato dei dolcetti tipici, le ho proposto di sollevare la questione a scuola e che io sarò felicissima di aiutare e cucinare con loro se la facciamo. L'idea le è piaciuta.

Allora cosa cavolo c'entra l'adesivo che qualche mese fa ho attaccato alla porta? Non mi sto contraddicendo? Si e no, ma va bene uguale, le tradizioni mi piacciono ma non posso costringermi a credere a tutto in nome dell'antropologia culturale e così i testimoni di Geova che mi beccano sempre e mi mandano le due signore italiane adesso sanno come la pensiamo in questa casa e spero si diano una regolata.

Si diceva della colazione di Pasqua a scuola. È una cosa bellina, le maestre apparecchiano delle grandi tavolate nottetempo, con piatti e posate che i bambini hanno portato a scuola prima. Ognuno estrae a sorte un foglietto con il nome del compagno a cui dovrà portare la colazione, con quello che gli piace e quello a cui è allergico o non gli piace.

A Orso è toccata Isis, che volva un panino con dentro le fragole (prego mademoiselle, anche Orso ha appena scoperto pane e fragole e ne va pazzo), frutta e Wicky da bere, la cosa più piena di coloranti e glucosio che mai supermercato possa concepire (poi ho scoperto che anche Ennio l'ha indicato nel suo foglietto) e vabbé, tiriamo innanzi.

Ennio invece ha avuto l'amico Timo che voleva un croissant prosciutto e formaggio 9si usa, li avevo comprati, passati in forno e imbottiti con il formaggio che vendono qui sotto Pasqua, fettine a forma di lepre Pasqualina e una specie di mortadellotta bicolore sempre con la sagoma della lepre in mezzo alla fetta, basta, fino all'anno prossimo non le vedo più. Poi a entrambi un uovo sodo con lo scaldauovo a coniglietto (mai infilato un uovo bollente in uno scaldauovo di misura pelo pelo ma per scoprirlo non vuoi rischiare di fracassare l'uovo? E son cose).

Poi il capo si è precipitato nel supermercato alle 8 in punto appena ha aperto per prendere le bevande che mi ero scordata mentre io pettinavo los belvos (Ennio ha insistito per camicia e giacca e volev anche una cravatta del padre ma ce ne siamo scordati), li ha infilati in macchina mentre io chiudevo le confezioni e ditemi voi se non sono una meraviglia tutti e quattro, i bambini e i cestini? Sennò me lo dico da sola, core de mamma.

Cavolo, avevamo pure la lepre che ci attendeva all'ingresso per augurarci la buona Pasqua, il papà di K. (che sono tanto simpatici, ma come gli è venuta in mente? io mai, neanche in un milione di anni, senza parlare dell'effetto erotizzante che mi farebbe mio marito vestito da lepre rosa, ma soprassediamo.

Insomma, visto che nei prossimi giorni sarò in giro ne approfitto per augurarvi buona pasqua e poi vediamo come va a finire. Che lo spirito della lepre rosa sia con voi.

martedì 30 marzo 2010

L'ha finitooo: Una mamma da URL



Brava Patrizia! Che stavo giusto pensando a cosa leggermi durante le vacanze di maggio.

lunedì 29 marzo 2010

Peonie


Le peonie sono i miei fiori preferiti, anche se le ho scoperte tardi. Anni fa come ringraziamento per una lezione di interculturalità che avevo tenuto per il Ministero degli Affari Esteri olandese mi hanno regalato quello che in assoluto è il più bel bouquet mai ricevuto a memoria di donna:
un mazzone enorme di peonie rosa con lunghi rametti di menta verde in mezzo, ditemi voi. Ed era pure il mio compleanno, il 32esimo credo.

Allora ne ho piantate due in giardino: una è morta giovane, l'altra è cresciuta penosissimamente e l'ultima estate passata in quella casa si è degnata di fiorire, un bocciolo e mezzo.

Adesso io e la vicina stiamo facendo piani provvisori per il giardino (nel senso che dobbiamo aspettare di finire lavori più urgenti e far rientrare dei soldi). Però a me questo benedetto supermercato superlowcost che ho davanti casa mi rovina sempre. Sanno esattamente quando mettere le offerte speciali.

Così ieri hanno rimesso i servizi di piatti tutti decorati/colorati che quelli dello scorso anno ce li siamo goduti da matti, ma ce ne sono rimasti solo quattro di cui uno scheggiato e due tazze. Tutti colori compatibili ma fantasie diverse. Ecco, li hanno rimessi e io ho rimpinguato con le fantasie di quest'anno. E pensavo di aver già donato.

Ma i bastardi continuano con tutte le robine decorative per la tavola di Pasqua e per la colazione in classe di mercoledì bisogna preparare la colazione per il bambino estratto a sorte da tuo figlio, completo di bigliettino con desiderata e quello che non mangia (frutta, mi giurano in due). E va portato in una scatola o cestino che non verrà restituito. Ci sono madri che fanno cose meravigliose e dopo il primo anno in cui mi sono presentata con un sacchetto di plastica (che io sono per il contenuto) e l'anno scorso che last-minute abbiamo improvvisato una scatola decorata completa di placemat intagliato a mano da tovaglia di carta pasquale che mi girava per casa, quest'anno l'idea geniale l'ha avuta il capo.

"Guarda che tra le robe di pasqua al supermercato avevano dei cestini, prendi due di quelli che sono già belli decorati".

Mi precipito. e nello scaffale più nascosto di tutti trovo un megaespositore di piante da fiori. Intravedo una peonia rosa in un mare di Dahlie e altro che non mi interessa. Poi ne vedo una fuxia che non ci vado pazza, ma sempre peonia è. E mi chiedo se mettano una peonia per tipo in una scatola da 30 confezioni. Poi guardo meglio.

Insomma, sono uscita per due cestini da € 1,99, sono tornata con 7 peonie bianche rosa e una strana bicolore, e ho giusto quel paio di giorni in attesa della luna crescente per decidere dove le voglio interrare senza compromettere i futuri piani del giardino, che le peonie sono sofistiche: ci mettono quel paio d'anni per acclimatarsi al punto in cui le pianti, ma se ci si trovano bene poi fanno tanti fiori bellissimi.

OK, quest'ultima devo vederla, ma vedremo, appunto.

(Adesso ci starebbe bene una di quelle fantastiche foto di peonie del Pagliantini che tempo fa me le aveva pure mandate ma sono scomparse insieme al computer vecchio. Però siccome mi legge nel pensiero o semplicemente nel blog alla fine eccola, quella sopra è sua).

Sabato compratevi "il Manifesto"

... perché nel supplemento Alias pubblicano tre brani tratti dal mio Statale 17, storie minime transumanti. Che son soddisfazioni.

Anche perché quale altro quotidiano italiano si prende la briga di parlare un minimo seriamente di libri? No, ditemelo perché mi piacerebbe saperlo. (Poi se oltre che di libri parla anche del mio, vi pare poco?)

E adesso chi lo convince mio fratello che sbaglia quando mi dà della comunista?

sabato 27 marzo 2010

Fatemi questo piacere

Ho superato i quaranta, ho marito, figli e mutuo, e non è mai troppo presto per decidere di un paio di cose fondamentali nella vita. No, non mi metto a fare testamento, che è una vita che ci diciamo che dovremmo e prima o poi ci tocca.

E so che gli italiani per scaramanzia a queste cose preferiscono non pensarci finché non è tardi e tocca agli eredi scannarsi per 20 anni.

Oggi però vorrei comunicare un paio di cose che mi piacerebbero o non mi piacerebbero per il mio funerale. Così, tanto per capire quello che voglio dalla vita. Poi se nulla di tutto ciò accadrà, non è che a quel punto possa importarmene molto, ma magari per pura tigna mando i mazzamurielli a tirare i piedi ha chi ha disavvenuto.

Intanto spero di morire ed essere cremata in modo da evitare di avere quelle casse rivestite in titanio con valvola di sfiato che la legge italiana impone per alimentare il mercato delle prebende. Non venite a dirmi che sono indispensabili che qui a nord non le viste: una cassettina di legno, possibilmente non foderata e non verniciata in modo da poterci disegnare sopra ed attaccarci ho biglietti e messaggi con le puntine. Facciamone un happening creativo, pennarelli colorati e via.

Non portatemi troppi fiori, che mi dispiace vederli appassire: se me ne portano di molto belli come quei cestini e bouquet che vedo in giro, spero che qualcuno se li riporti a casa e se li goda invece di farli seccare (poi se vogliamo salvare la forma, potete sempre metterli di fronte a un mio ritratto). Invece, se proprio volete spender soldi, fate un versamento a qualche associazione tipo Medici senza frontiere, War Child o adozioni a distanza. O fate la carità al prossimo barbone che incontrate.

Ma preferirei più di tutto che mi cuciniate per la famiglia, almeno i primi giorni. O che andiate a cucinare con loro e li teniate occupati per un po' passando delle belle seratone a parlare di me. Anzi, adesso che ci penso, io dei funerali della mia famiglia ricordo al meglio la cena che seguiva, quindi fate questo: spicciatevi a salutare il cadavere, invece dei fiori portate da mangiare e da bere ed organizzatevi per farvi una bella cena dopo, a casa o altrove, fatevi delle belle risate. Davvero, a rievocare la mia vita da ridere se ne trova. Vi fate un bel brindisi alla mia salute (si, vabbé, quella che era la mia salute), riempiendo un bicchiere vuoto che poi vuoterete a terra e per il resto arrangiatevi. Tanto ai piatti non ci devo pensare io.

Per carità di dio, che non venga in mente a nessuno di compormi nella bara con un bel rosaio tra le dita. Verrò a funestare le vostre notti per i prossimi 30 anni. E guai a chi si sogna di farmi alcunché di religioso. Non ho bisogno di preghiere, ho bisogno di qualcuno che mi ha conosciuto e voluto bene che dica due parole per ricordarmi e raccontare chi ero e che facevo. Religiosi, solo se mi conoscono e vengono da invitati, ma non mi pare poi di frequentarne tanti.

Non dite banalità e frasi di circostanza per ricordarmi. Non state lì a dire che sono un angelo o una stella che vi protegge dal cielo, perché francamente ne faccio volentieri a meno. Di me resterà il ricordo di quelo che sono e quello che ho fatto, resteranno storie aneddoti e racconti, perpetuate quelli per favore, che di banalità ne abbiamo evitata tanta nella vita e non è gusta che ce la ritroviamo da morti.

Se non vi viene in mente nulla, cercate qualche scrittore che abbia scritto qualcosa di sensato. Meglio citare bene che parlare male e io sono anche piena di amici che sanno sceglierli i testi adatti, metteteli al lavoro che mi si distraggono un pochino.

I miei vestiti dateli a chi ci entra e li vuole, le mia scarpe buttatele, non sono mai stata tenera con le scarpe, i miei libri teneteli per i figli, meglio che se ne sbarazzino loro, sperando che prima li leggano. Tutte le mie puttanatine delicate, piatti, tazze, bicchieri di cristallo, usateli finché non ne rimarranno i frammenti. E il servizio di nozze con il filetto oro lavatelo pure in lavastoviglie, l'oro viene via e io non lo faccio quindi, ma chi se ne frega.

Gioielli ne ho pochi ma teniamoli in famiglia che rappresentano tutti una nascita o una morte. L'anello di fidanzamento di nonna, la mia catenina di matrimonio, il bracciale di fidanzamento di mamma (quindi, se i ragazzi finiscono con qualche stronza che io ho sempre disapprovato e poi la cosa finisce, i gioielli per cortesia restituiamoli, e al massimo passiamoli alle nipoti. Mettetecelo, per favore, nel contratto di matrimonio).

Seppellitemi invece con il mio "collier più bello" come lo chiama Orso, la collana con il grosso diamante di plastica a cuore e le perle di vetro che mi ha fatto lui. Magari, se davvero finisco cremata, drappeggiatelo a cose fatte sull'urna o dentro.

E visto che per esperienza conosco il valore e la consolazione che dà una lapide di cimitero a cui andare ogni tanto a far visita e darle una pacca sulle spalle, potete cementarmi l'urna alla base della lapide di papà, che così restiamo tutti belli comodi nello stesso cimitero, pratico per chi vuole venire a fare una visitina. Che poi due lapidi accanto ci sta pure zio Antonio e così facciamo il fan club degli scrittori di famiglia.

Mi pare che sia tutto, no?

Oooooh, adesso mi sento proprio meglio e posso andare a disiscatolare, lavare ed esporre i miei cristalli.

venerdì 26 marzo 2010

Programmi per il weekend (tiriamoci su)


Mai iniziare grandi lavori di spostamento mobili, apertura scatoloni e simili se non hai il tempo di finirli. No, lo dico per esperienza personale recente. In giro ci sono più scatoloni del tollerabile, ma butterò via parecchio stavolta (si, ha, ha, rise la marchesa in portoghese).

Il letto a castello de los belvos è stato traslocato in camera di Ennio, più silenziosa, più grande, più scura perché ha le tendine giuste. Il quadro dell'albero di Ennio è pronto per essere appeso sopra al divano degli ospiti in camera di Orso, che diventerà il lounge. Il vecchio comò che sta provvisoriamente a prender spazio in bagno diventerà l'esposizione di lego montati, così forse diminuiamo il numero dei pezzettini sparsi in giro. Ne ho salvati a tempo perso una ventina dale fessure del tavolato lungo i muri (i battiscopa si è capito che bene che va li metteremo quando sarà ora di venderla questa casa? No, in caso non si fosse capito).

Il resto è un casino immane. Passeremo il weekend a dividere giocattoli, mettere da parte quelli ormai cresciuti e risistemare quelli ancora in uso.

E faremo la spesa e cucineremo che Ennio oltre a prepararmi la macchinetta del caffé tutte le mattine, purché sia io ad accendere il gas, qualche settimana fa ha fatto la pasta alla chitarra (ho ritrovato la ciappa della macchinetta cigolosa) ed è meglio che non si dimentichi come si fa. Orso è diventato il mio specialista di lasagne, sbriciola alla perfezione con la macchinetta le mozzarelle e le uova sode (si, a casa mia la lasagna si fa senza besciamella ma con le uova sode triturate in mezzo) e le stede a strati.

E per il capo prima o poi scrivo il libro di ricette veloci per genitori indaffarati. Ma andremo anche al parchetto a giocare con le casette e la pompa che abbiamo scoperto ieri andando in piscina (giocare con la pompa significa pompare l'acqua, costruire dighe di sabbia e rientrare bagnati e inzaccherati, che lo dico a fare?), e lo faremo prima o dopo la piscina della domenica mattina che è diventata ormai il nostro rituale. E se c'è il sole, pic-nic nel parco e poi alle 14 a costruire la casettina dei tesori con il falegname alla Noorderkamer.

Cacceremo i laptop dalla camera da letto. Chissà, magari riordineremo la camera da letto. E che ne so, magari non faremo nulla di tutto questo e toccherà andare a trovare e coccolare la zia pazza, che oltre ad essere pazza e insopportabile sia io che il capo abbiamo chiuso da anni con lei. Ma quando tocca, tocca, e preferisco ricordarmi con che entusiasmo mi ha fatto il bouquet e le decorazioni per le macchine quando ci siamo sposati.

Che tanto con le disgrazie tutti quanti, pazzi e sani, o scleriamo di brutto o improvvisamente ci diamo una gran calmata. Io spero la seconda.

giovedì 25 marzo 2010

Addio

La bara di un bambino è sempre piccola, ma mai come il cucciolo che c'è dentro. Con i suoi occhietti chiusi, le guanciotte e l'aria distesa. L'orso giallo sulla pancia, qualche vagone del trenino intorno alla testa, e per terra la sua ferrovia di legno, il camion, i suoi libretti preferiti e un enorme palloncino di Cars che gli ondeggiava sopra.

E fiori bianchi e rossi ovunque, a parte il cestino di rose e fresie dai colori caldi dell'amichetta I., unica bimba presente.

Sono andata all'addio di Joakim e come prevedibile è stata una cosa straziante. Mai visti tanti olandesi tutti insieme a piangere. I genitori non c'erano, li vedremo domani al funerale. Pare (ma è sempre così difficile dirle o provarle certe cose) che forse bastava intervenire tempestivamente all'inizio per capire prima di che si trattasse. Non due mesi ad aspettare che passasse la diarrea senza fare neanche un'analisi del sangue.

Andare in ospedale constatare subito che è il fegato, che non è epatite, che non si sa cosa sia, e rimandarlo a casa. Con la maestra del nido che insiste che questo bambino non sta affatto bene e si vede, perché l'hanno dimesso e perché dicono che può tornare al nido?

Fondamentalmente quando alla fine è arrivato alla clinica specializzata che ha detto che ci voleva il trapianto, ed hanno organizzato tutto e trovato l'organo, niente, non ce l'ha fatta per un pelo. Ma anche se avessero fatto il trapianto, avrebbe risolto? Queste cose non le saprai mai, ma fa impressione, a me la fa tanto, sapere che gli hanno pure dovuto fare l'autopsia.

Se come genitore non ti fidi del tuo medico e degli specialisti, a che santo devi votarti? Puoi solo rinchiuderti in casa, tutti e tre abracciati, e cercare conforto nella presenza reciproca.

"Basta, basta, è troppo brutto, torniamo a casa dai nostri bambini" ha pianto la mamma di B. fuori nel parcheggio, mentre cominciava a piovere e tutto il gruppetto che abita vicino alla scuola è salito sulla bicicletta ed ha pedalato verso casa.

Io sono rimasta per ultima con Anja a firmare il registro delle condoglianze (ci scrivi nome e indirizzo) e quello dei saluti, che stava sul tavolo, un quadernino quadrato con una scatola di colori a spirito. Ognuno ha scritto su una pagina un saluto o un conforto in questi bei colori pastello.

Quando Anja è arrivata con la sua cucciola (un patema di 4 giorni, la porto, non la porto, è giusto, è sbagliato) le ho detto subito di entrare il prima possibile nella camera ardente, che secondo me non era impressionante per la bambina, ma magari di non soffermarsi in anticamera, perché secondo me l'avrebbero impressionata di più tutti quegli adulti tristi, che si abbracciavano e confortavano.

"Ho fatto bene" si è detta alla fine. I. fino a pochi giorni fa ancora ha giocato con Joakim e secondo sua madre vederlo ancora una volta le avrebbe spiegato meglio la situazione rispetto al vedere solo la bara domani. così è stato, lei ha bevuto il suo succo portatole dagli impiegati del centro lutto, ha pastrocchiato con il tatuaggio allegato appiccicandolo sulla carta invece che sulla mano, si è un po' dispiaciuta ma gliene hanno dati altri.

Anja oggi gli ha portato del minestrone. Mi sa che domani faccio una lasagna congelabile. Ci si consola con questi rituali antichi di solidarietà di vicinato.

(Poi, siccome la sfiga davvero non finisce mai, oggi ho saputo che un'amichetta di Ennio, che ancora è venuta al suo compleanno, sta in ospedale e le stanno facendo le analisi al sangue. Ed è meglio che sia anemia, se proprio devo dire come la penso. Ma anche no, preferisco un'allergia ai pollini. E di nuovo mezza scuola aspetta il verdetto sussurrandosi le ultime notizie di fianco alla pista di skate mentre i bambini ci corrono sopra).

E io che due giorni fa mi dispiacevo per il divorzio dei genitori di S. e tutto il dispiacere che stanno passando loro tre. Relativizzare, si relativizza tutto.

mercoledì 24 marzo 2010

E cosa accidenti pretendo di dirgli?

Alla faccia dei cerotti per l'anima, le sfighe non bastano mai, evidentemente.
Come tutti, penso, la cosa peggiore che possa capitare a un genitore e' perdere un bambino.

Oltrtutto io l ' ho ereditato come trauma di famiglia e sono particolarmente ricettiva. Pero' ecco, domani vado alla veglia di un bambino di due anni. I cui genitori anni fa sono stati miei vicini e clienti. E io saro' una palla al piede spaventosa perché riesco solo a piangere.

Andremo tutti a farci coraggio, come no, ma non so assolutamente che cazzo dirgli. Perché non c'è niente da dire.

Cerotti di parole per l'anima

Uno dei miei peggiori difetti nel commercio di società, ovvero socializzazione, è che tendo a lenire a parole qualsiasi situazione, o quanto meno a tirarne fuori un lato positivo, il barlume di luce in fondo al tunnel, la stella polare che brilla nella notte buia. Certe volte tocca tirarlo per le palle, che da solo il barlume di positività non è che sia tanto evidente, ma questa appunto è l'arte.

Una cosa estremamente irritante, ve lo dico subito, perché non c'è niente di peggio per chi soffre e si vuole sfogare (guarda caso, 9 volte su 10 con me) di avere a che fare con una che sta lì a stirare piegoline e tentare di raddrizzare invece di infierire sullo stronzo di turno.

Tu invece vorresti avere qualcuno che ti confermi che si, il tuo capo è uno stronzo irrecuperabile, e magari lo è perché la moglie, giustamente, ha smesso di dargliela, che come fai ad avere l'impulso romantico con uno così, meglio che si cuocia nel suo brodo (e lì se non sto attenta parto per la tangente in cerca di una qualità buona del capo stronzo o della moglie e mi distraggo dal momento contingente di sfogo dell'interlocutore in questione) e ti ritrovi a dover far caso all'elemento umano e da compatire del capo, quando quella che vorrebbe farsi compatire sei tu.

Una fatica, ve lo dico io. Per me che devo tenere a bada l'istinto lenitore di anime, che è una bestia selvaggia che non si fa domare, per l'interlocutore quello a sputarmi in faccia, che però magari la prossima volta si guarda bene dallo sfogarsi con me.

Per fortuna l'età e l'esperienza mi hanno portato a due conclusioni: che con le amiche che stanno facendo a pezzi il partner meglio tenersi sul diplomatico, che tanto dopo che le hai fatte sfogare ci si rimettono insieme felici più di prima e una parola di troppo e la stronza rovinafamiglie sei tu (che a me, detto sinceramente, non è che vada di sapere quante volte gli fa cilecca e come questo ti frustri, fatti l'amante o comprati un vibratore e siamo tutti più felici, le vorrei dire, ma sto zitta).

L'altra conclusione è che uno che si vuole sfogare si vuole sfogare e poi gli passa, ascoltare e star zitti è il miglior favore che puoi fare e io allora ci provo. Anche se mi verrebbe più semplice fare, tipo vuoi divorziare? Bene, mettiamoci a vedere le case in affitto, guarda qui, andiamo a vederla e quando vuoi che ti venga a traslocare? Ecco, io sono per il fare, ma ascolto pure.

Ascolto, cerco di dire cose sensate, e star zitta sul resto, e non sapete che fatica bestia che sia già di suo tutto ciò. Tranne che poi, zac, mi spunta fuori il cerotto per l'anima dalla tasca e se davvero mi volete bene portate pazienza e fatemelo usare, non è mai detto che non faccia bene ad entrambe se per caso tiro fuori quello giusto.

Come quella volta che per sbaglio, all'amica che si lamentava di un amante che a mio e di altre confidenti avviso andava messo alla discarica comunale subito, senza ripensarci, e lei invece oltre a lamentarsi dei suoi infiniti difetti le era venuta la fissa di sposarselo, per redimerlo meglio e non far torto alla propria rispettabilità, che queste donne italiane delle isole, veramente, cianno tutte la passera matrimoniale, anche con quello che non te ne dà e però ti tratta da zerbino. Se lo sposo cambia, pensi te e a me verrebbe di chiamare la neuro.

Insomma, invece di dirle che era uno stronzone psicopatico (era anche peggio, ve lo dico io) da abbandonare di corsa ed eventualmente far interdire, a me venne da dire che se lo sposava però incasinava l'eredita dei figli.

"Ma che c'entra, io faccio testamento".
"Si, ma lo sai che è cambiato il diritto di famiglia e a lui tocca la legittima, ed è successo spesso, eh, che lui è pure più giovane di te e non per portarti sfiga, ma mettiamo ipoteticamente il caso che lui resta a vivere in casa tua anche se ai tuoi figli toccherebbe la loro parte, e tu intanto buttalo fuori, poi magari si risposa e fa altri figli e alla fine casa tua va a quelli, hai voglia a fare ventanni di processi. Però fai come vuoi, se te lo vuoi sposare sposatelo".

Io ero disperata da tre ore di telefonata a vuoto che l'amica è buona e cara ma è fatta così, se ti becca al telefono è la fine e io non sapevo più a che vetro arrampicarmi che il pomeriggio era andato, la traduzione aspettava, i figli andavano ritirati dal'asilo e non avevo idea di cosa cucinare.

"Cavolo, fammici pensare sopra che mi informo". Poi lo lasciò entro pochi giorni.

"Sei un genio," fece l'altra amica confidente che erano settimane che cercava di dirle che uno manesco, nullafacente, che le si piazzava in casa e la buttava fuori dal letto peché lo disturbava nel sonno e lei raggomitolata sul divano, sesso nulla, ma quello è il meno, intimitàaffettococcole zero, lo doveva lasciare di corsa a costo di chiamare la polizia per farlo buttar fuori la prima volta che sclerava e minacciava, "Il diritto di famiglia, come ti è venuto in mente?"

Non lo so, mi esce così.

Adesso ne ho scoperto un altro così in famiglia.

Perché ieri al doposcuola mi sono trovata davanti un aut aut, S. viene a dormire da noi. A me fa piacere, erano un paio di giorni che svicolavo un po' perhé mi scordavo di chiamare sua madre, un po' perché sono presa dai lavori. E ieri avevamo già deciso che il capo si arrangiava con un panino e io andavo con i bambini all'IKEA, prendevo i pezzi di ricambio che servivano, mangiavamo lì e saremmo rientrati a casa e andati a letto senza passare dala cucina in cui si sta asciugando la vernice del tavolo.

Telefono al padre, telefono alla madre ci mettiamo d'accordo, tornando dall'IKEA passiamo a prendere le sue cose che la sua sorellona grande, quella che ha iniziato medicina ma è troppo difficile per lei e allora passa a farmacia ("Fa l'uni-ver-si-tà", "E cos'è l'uni-ver-si-tà?") scende a portarci in macchina, gli fa una supermegacoccola e promette di non dire al padre che abbiamo mangiato patatine e bevuto coca.

"E se poi glielo dice?" fa Ennio.
"No, mia sorella non mi tradisce mai".
"Ma adesso che fa l'università abita sempre con voi o sta da sola?" mi impiccio io.
"No, lei abita con suo padre, mia mamma e suo padre sono divorziati. Ma adesso anche mamma e papà stanno divorziando".
"Mi dispiace".
"Ma perché?" fa Ennio. Orso tace ma ascolta tutto, che non lo so.
"Perché litigavano sempre".
"Ah" fa Ennio riconoscendo un terreno noto, "come voi?" ancora si ricorda le urla di un paio di settimane fa.
"Si, ma loro si facevano proprio la guerra, era una guerra, litigavano e io cercavo di farli smettere, smettetela, gli dicevo".
"Peccato".

Io non so cosa dirgli a questo bambino, che voglio bene a lui, mi piacciono i suoi, mi piace la sorella.

Vorrei dirgli che delle volte proprio perché i suoi si sono voluti molto bene, poi la vita, le rogne, il lavoro ti stancano e finisci a litigare ma litighi in nome del bene che ti sei voluto e che forse pensi abbia tradito le tue aspettative. Che ti risposi neanche più giovanissimo, e fai un bambino a cui vuoi un bene dell'anima, e hai una casa splendida, e un lavoro che ti piace, e degli amici e degli hobby e pensi che sarà sempre così e che sarete felici insieme, e poi non lo è e ti ritrovi da solo, daccapo, e bisogna dare la colpa a qualcosa, ma delle volte è solo la vita.

Vorrei dirgli tutte queste cose ma temo di essere fuori posto.

"Però, fa Ennio, "se adesso che divorziano trovano qualcuno e si risposano tu hai un nuovo papà o una nuova mamma".
"Già, si rasserena l'amichetto "in effetti le mie sorelle sono le mie mezze sorelle".

Non so come ma la nuvola è passata, si rimettono a cazzeggiare tra loro.

Figlio mio, tanto per tornare al diritto di famiglia, io non credo che potrò lasciarti molto nella vita, ma una cosa ce l'hai già: la scatola di cerotti per l'anima in dotazione. Fanne buon uso pure tu, che nella vita è importante anche quella.

martedì 23 marzo 2010

Perché faccio tutto ciò?

Oggi giornata di sole splendente anche se arietta frescolina, e quindi al lavoro. Abbiamo smontato mobili, spostato mobili, rotti i mobili nel tentativo di smontarli e spostarli e rimontati come si può. mica lavati i vetri o altro, che a me certi lavori non danno soddisfazione come un completo makeover della casa.

Staccato sportelli e frontalini, datagli la mano di fondo, poi si ripittureranno di rosso color piastrelle bagno. Il tavolo verniciato ieri in giardino si è riempito di gocce di rugiada che praticamente tocca aspettare che si asciuga, scartarlo e ricominicare. Al che l'altro tavolo l'ho verniciato dentro casa anche se tocca farci dei minuetti intorno ogni volta che passo.

Andata tre volte al ferramenta a cambiare angoli, scordarmi viti essenziali che poi abbiamo recuperato dalla scatola dei pezzi avanzati dell'Ikea, non sono tornata al ferramenta perché non pensino che gli sto facendo il filo. Compiaciutami del catalogo attrezzi dal ferramenta corredato di bionda in copertina, ma vestita da lavoro e non in bikini. del tipo: abbiamo tutti gli ormoni e le nostr cosine a posto noi rudi bricoleur, ma non siamo sessisti come quelli che guidano ferrari. Apprezzo.

Trovati gli stivali della mia vita nel negozio chiccosissimo a fianco del ferramenta, mai entrataci ma non potevo perdere l'occasione, che ci faccio adesso con degli stivali belli e antineve, antipioggia, antitutto a 99 euro invece di 249, se a me servono le viti e una casa agibile?

"Li provi, è un attimo".
"No, guardi, davvero non sono presentabile" come facevo a togliermi le ciabatte sformate indossate senza calzette, ma dentro c'è dal concime, al terricio, ai lombrichi del mio giardino? Capisco entrare nel negozio chic così come sei giusto per capire se ci si può tornare (si potrebbe, se non mi rovino finendo la casa), am mettersi a provare scarpe no.

Torna il capo che io preferirei avere fuori dai piedi, per fortuna si chiude in studio (unica stanza agibile di casa).

Però vuoi mettere lo sfizio di mangiarti le orecchiette alle verdure nel giardino davanti sparapanzati al sole?

L'unica fregatura sarà convincere i bambini stasera che il letto ha cambiato camera, che i maschi, si sa, sono riottosi ai cambiamenti.

lunedì 22 marzo 2010

Controllo sociale, vicini impiccioni e giardinaggio (2)

Ecco, manco a farlo apposta ieri alla lezione di Sangiovese che ho tenuto (che grazia al cotechino, ai facioli all'uccellette e al fantastico spezzatino di Marina non ci siamo neppure sbronzati, che invece i presupposti c'erano tutti) ho conosciuto questa ragazza itliana caruccia che abita dietro l'angolo dell'Astarotheatro, e le dicevo dei vicini ecc.

"Non dirmi niente, fa, ma lo sai che il nostro vicino ha mandato una lettera?"

La questione è così, lei lavora molto fuori Amsterdam per cui della lettera non sapeva niente. solo che rientrando un weekend trova che l'amato bene ha sostituito tutte le piante morte sul terrazzo (è stato un inverno rigido, le mie marcherite e i crisantemi neanche ce l'hanno fatta) con delle belle piantine verdi e fresche.

E visto che lei sta sempre fuori e lo chiedeva da un pezzo al maschio di casa di cambiargliele le piante, che lei ci pativa, ha avuto anche questo rigurgito di amore nei confronti del maschio che finalmente le ha dato retta. Fino a che non ha saputo che lui in realtà aveva dato retta al vicino.

Il quale vicino ha protestato, perché le sue finestre gurdano sul loro terrazzo e a lui faceva tristezza vedersi le piante morte. Il resto del paesaggio no, eh?

"Io gli ho riscritto una che il terrzzo è mio e decido io cosa e come farci".
"E lo hai anche diffidato dal guardarti le tette mentre prendi il sle in topless sul tuo terrazzo, sennò chiami la polizia?"
"No, a quello non ci ho pensato, avrei dovuto farlo. a parte che è gay".

Altre storie sui vicini impiccioni?

domenica 21 marzo 2010

Controllo sociale e giardinaggio

In Olanda si dice: meglio un buon vicino che un amico lontano. Poi il vicino meglio praticarlo poco che si sta tutti meglio. C'è solo una circostanza in cui il vicino si presenta spontaneamente ed è per romperti le scatole.

Perché in questo paese c'è una roba che si chiama controllo sociale e ha aspetti positivi e negativi: quelli positivi è che se vedono robe sospette intorno casa tua, magari sapendo che sei in vacanza, chiamano subito la polizia o vengono a vedere, perché ovviamente il buon vicino oltre a romperti poco le scatole ha sempre di default una chiave di scorta di casa tua appesa nell'armadietto del contatore.

E così vieni a sapere giusto in tempo che è saltata la corrente e tutto il contenuto del tuo congelatore rischiava lentamente ma inesorabilmente di vcenirti incontro a braccia aperte quando rientravi. Per fortuna il vicino ha notato che la lampada antiladro con il timer che avevi messo in corridoio si era spenta, è venuto a controllare, ti ha fatto un collegamento volante dal giardino con una prolunga e il congelatore per il momento è salvo.

Il controllo sociale e la coesione idem sfociano però spesso nei vicini che tra di loro si fanno i fatti tuoi fino a che un'anima pia magari ti dice cosa bolle in pentola e tu ti sai regolare.

Io, che dire, i miei vicini li conosco troppo poco. So che a pianoterra a destra c'è una coppia che ha traslocato all'inizio dell'inverno e ci siamo visti poco. Sopra di loro abita un numero a me imprecisato di gente giovane tra cui una polacca.

A fianco a loro in alto una famiglia con figli quasi coevi ai miei, lei sudafricana e caruccissima. Lui serbo o croato, non so bene e sono quelli con cui vorrei cercare il tempo e le occasioni, vorrei investire di più nella reciproca conoscenza. Ma siamo, appunto straniere.

Dall'altro lato, quella con cui ho più a che fare perché condividiamo il vialetto d'ingresso è la ragazza madre (oddio, ragazza, ha la ma età, appunto, ragazza) di pupo adorabile sui 2 anni, che si è aperta a pianoterra uno studio per attività fisiche varie dallo yoga, al fitness alla zumba e l'altra vicina mi aveva quasi convinta ad andare insieme il venerdì pomeriggio a fare una roba di quelle che volendo dimagrisci e sudi, che anche come orario è precisa che finisco e mi precipito a riprendermi i figli.

Mi ero quasi convinta dicevo, poi mi sono detta che a me in fondo fare esercizi annoia da pazzi e non riesce a motivarmi neanche la scusa che ce l'ho a 20 cm. dalla porta di casa, e che se mi avanza tempo preferirei riprendere la bici, trovarmi un maestro/a di arti marziali come si deve, kung fu, per esempio, che è la cosa che mi piaceva di più in vita mia, o che se proprio devo soffrire e sudare tanto vale riandare da Marghe che mi risistema schiena e articolazioni con il Pilates estremo che mi fa lei.

Mi sono anche detta che dai, forza, un po' di sforzo e anche con la casa se mi dò da fare sono in dirittura di arrivo, che potrei dedicarmi al giardino, che quello davanti da ottobre quando non sta coperto di neve sembra una dependance della discarica comunale rifiuti tossici, per di più con le foglie dall'albero (dei vicini, che per quanto al confine sta dal lato loro e non posso abbatterlo, le foglie del vicino che ti costingono a rastrellarti il giardino, altra causa storica delle faide tra vicini) tutte sparse e marcescenti in giro.

Insomma, se devo spendere tempo e soldi vado a teatro, per esempio, come giovedì scorso, che avevo chiesto a Karolina di venire quelle due ore tra le 19 e le 21 che il capo rientrava tardi. Santa Karolina che non si fa mai intimidire dal mio caos ma con mano sicura lo riporta a proporzioni vivibili, a cui i miei figli, specie Orso quando va a darle i bacetti, le tiran su voglie di maternità in proprio.

Che però si è trovata di mattina anche un lavoro fisso in un locale e mi manda un sms dicendo che non ce la fa ma mi manda Lucas per i bambini. Lucas che è il suo ex, ragazzo dolcissimo, silenzioso e preciso che da un po' di tempo mi mette su portatende e lampade, vernicia dove mi assale lo sconforto, aiuta a rifoderare il divano.

Lucas che ho conosciuto la prima volta una mattina in cui ero disperata che non sapevo a chi lasciare Orso duenne ammalato, e Karolina non poteva, sua sorella neanche, la loro amica neppure e alla fine mi ha proposto Lucas, che manco conoscevo, gli ho mollato al mattino Orso, le istruzioni per la cucina e le chiavi di casa e loro due, che manco avevano una lingua in comune, se la sono spassata da matti.

Ecco, da allora anche Lucas fa parte del nostro menage sotto l'egida di santa Karolina, ci ha sistemato il palco e altre cose dell'Astarotheatro e persino la mia vicina si è fatta aiutare a metter su robe in casa.

Per cui l'altra sera mentre io cucinavo di corsa prima di uscire e mentre poi lui controllava i bambini che alle 20 bisognava portargli via il mio laptop su cui guardavano cartoni a letto, Lucas mi ha rimesso in ordine tutto il giardino davanti, che ormai spuntavano i crochi ed era un peccato non goderseli. E il giorno dopo passava la nettezza grandi carichi e mi ha messo sul marciapiede tutti i rommici da buttar via.

Che la vicina sudafricana su facebook mi ha fatto i complimenti e l'altra incrociata al supermercato mi ha detto che mezzo vicinato le ha detto "che bello era ora". Che un giardino disastrato, bisogna dirlo, è lo scandalo di tutta la strada e se io finora volevo ignorarlo, adesso lo so che il controllo sociale in Olanda esiste, funziona e mi fa girare spaventosamente le palle.

Che dirvi, io quelle due ore lì a Lucas avrei di gran lunga preferito fargli verniciar i due tavoli che attendono e che uno finirà per marcirmi in giardino se non gli dò la mao protettiva. Che poteva montarmi le porte all'armadio. Appendermi dei lampadari. Rimettere insieme la cassettiera che mi serve con urgenza in cucina e sta smontata nella baracca. Che poteva fissarmi al muro la vetrina che non posso rimetterci dentro niente di quello che ho sparso su pavimento e in scatoloni vari per tutta la cucina. Potevo rendermi la casa più vivibile e la vita più facile.

Invece toccava sistemare il giardino, perché le lettere minatorie ancora nn mi arrivano ma i commentini en passant e le occhiate le avevo recepite tutte.

Il giardino me lo sarei voluto fare io con calma alla prima giornata di sole, adesso che la temperatura si è alzata, alla prima giornata di sole che ho liera, avrei voluto. Ma ero consapevolissima del fatto che ciò mi avrebbe allontanato di ulteriori 20 anni le probabilità di contatto con i vicini, che inutile che li invito a prendersi un caffé per conoscerci, con un giardino così non sarebbero venuti perché chissà che gente siamo.

"Si", tentava di spiegarmi la cara amica in visita, "ma in fondo il giardino è tuo e ci fai quello che ti pare, nel giardino di dietro intendo. Quello davanti ce l'hai sulla strada e in fondo sei contenta anche tu che adesso è così bello".

Ecco, io non sono d accordo. Ma se io nel giardino davanti intendo farci stabilmente il deposito rottami di casa mia, perché mai non posso? Perché qui l'ostracismo è una cosa seria. Sti cazzi, posso dirlo? Ho un bel giardino in ordine ma sono incazzata uguale.

sabato 20 marzo 2010

Teatro: le ragazze di Mussolini



Stavolta non vi dico che M.E.L.M.A. ieri è stata replicata per la quinta volta e che andremo avanti fino ad abbatterci, come dicono gli olandesi, perché devo annunciarvi tutt'altro: Beppe Costa ha colpito ancora.

E lo ha fatto con la compagnia con cui lavora da anni, Orkater con una piece sulle ragazze di Mussolini, ovvero il Trio Lescano.

Il trio Lescano io manco sapevo cosa fosse fino a che un annetto fa il mio settimanale Vrij Nederland ha pubblicato un pezzo su queste tre sorelle ebree olandesi, di una famiglia circense che ha viaggiato in tutta Europa, padre acrobata/cascatore, madre cantante di operetta, che a un certo punto arrivano in Italia come artiste di varietà e in men che non si dica vengono scoperte, ribattezzate e diventano delle star.

Come, manco lo sapevo? Lo sapevo benissimo perché giovedì, alla prima dello spettacolo De meisjes van Mussolini tutte, ma proprio tutte le canzoni del trio mi sono accorta di conoscerle benissimo. E Maramao perché sei morto, e La gelosia non è più di moda e tutto il resto, e se ve lo cercate su youtube ne trovate tante altre, Ciribiribin, per dire.

E questo significa solo una cosa, che queste tre sorelle olandesi, Judith, Sandra en Katrintje Leschan, ribattezzate Giuditta, Alessandra e Caterinetta Lescano davvero hanno segnato un'epoca, davvero hanno avuto uno status di star che manco ce lo immaginiamo e che ha impresso nella memoria collettiva tutte le loro canzoni più famose. Sennò non si spiega perché noi, adesso, di mezza età, conosciamo così tante canzoni dell'epoca delle nostre nonne.

Adesso vengono riscoperte, non solo dalla fiction italiana di Raiuno Le ragazze dello swing cui ha partecpato anche Eva Schaap, ma anche in questo bellissimo ed equilibratissimo spettacolo di Orkater.

Andate a vedervelo. Andate a vedervelo anche se non conoscete bene l'olandese e vi manca il teatro che vedevate in Italia. Guardate che si capisce tutto. Si capisce la tensione che sottende a tutta l'esistenza di chi è ebreo nell'Italia della dittatura e delle leggi razziali. L'insicurezza per il proprio futuro nella madre che portava sempre con sé nella borsetta le enormi somme guadagnate dalle figlie ("Ma perché non li mettiamo in Banca?" "Gli italiani vanno alla banca, noi non siamo italiane").


Poteva diventare un musical bellino e leggerino. Poteva diventare un pippone sul fascismo. È diventato uno spettacolo che parla di cose serie con una leggerezza meravigliosa, grazie anche alle tre attrici Bodil de la Parra, Eva van der Gucht e Elise Schaap, alle loro voci bellissime e soprattutto al divertimento e la gioia di vivere che sprizzano da tutti i pori quando cantano.

Uno spettacolo che ti ricorda molto bene come la politica possa epurare anche i beniamini del pubblico, come ci ricorda il triplice ruolo di narratrice, madre del trio e segretaria della radio sostenuto con enorme energia e mestiere da Wimie Wilhelm. Che quando scende dalle scale con quel suo portamento da sergente maggiore fa paura persino a me, e quando coccola la figlia nelle sue insicurezza bambine ti fa capire come grazie alla sua lungimiranza siano riusciti a sopravvivere alla guerra.

Uno spettacolo dai ritmi perfetti: non solo nell'accompagnamento musicale di Beppe musicista eclettico Costa himself al contrabbasso, mandolino, batteria e varie, insieme a Reint van den Brink (chitarre), Dionys Breukers (tastiera e percussioni) e Christof May (fiati vari). Ma anche nelle scene, come quella dell'interrogatorio, che si regge tutta sul ritmo delle domande e risposte in olandese e in tedesco, perché Maramao è morto, chi è Maramao, a chi sono dirette le vostre canzoni, spionaggio musicale, ecco cos'è.

Davvero, andatevelo a vedere anche se non conoscete bene l'olandese, perché è uno spettacolo che riesce a soddisfare tutti: gli amanti del musical, gli amanti del teatro sociale, gli amanti del buon teatro e basta, noi italiani nostalgici (grazie anche a scelte registiche molto precise, come la recitazione frontale tipicamente italiana, che infatti agli olandesi mancava a volte di profondità, ma che ci stava tutta, e vogliamo ricordare la regista Lidwien Roothaan?)

Fino al 1 giugno potrete vederli in tutta Olanda, qui la lista delle date e dei teatri.

E anche il CD con le canzoni del trio e quelle scritte appositamente da Beppe in olandese per i momenti riflessivi è bellissimo.

Insomma, andateci, che le cose fatte bene con cuore e mestiere vanno godute e curate.
E inoltre potrete ascoltare le interviste di Roberto Bacchilega e Nello Allocca per Radio Onda Italiana martedì 23 marzo, dalle 20 alle 22 ne corso della trasmissione Pitagora (cliccando sul link troverete come ascoltarla via internet).

De meisjes van Mussolini
Een muzikale vertelling geïnspireerd op het leven van de Nederlandse zusjes Leschan
www.orkater.nl

giovedì 18 marzo 2010

99 colombe per L'Aquila: Ricetta contro il winterblues al torrone Nurzia


Non so se nel frattempo avete letto, sentito o visto questa bellissima iniziativa scaturita da una mail di Mara, che lavora per la Sorelle Nurzia dell'Aquila.

Ora, per i non introdotti tra di voi io devo fare una premessa: dimmi Nurzia e io rispondo torrone. Per la precisione il torrone morbido al cioccolato: questo.


E la foto in altro> Quello è il soffitto della sala Patini della biglioteca Salvatore Tommasi dell'Aquila che è stata gravemente danneggiata dal terremoto e l'affresco, dal titolo L'aquila era una delle stampe che decorano le scatole del torrone Nurzia.

Fin qui ci siamo, giusto? Il torrone Nurzia è la mia, e di infiniti altri, madeleine. Ne ho anche parlato in Statale 17 e la mia idea era di offrirvi al posto della ricetta a base di dolci Nurzia il brano in questione. Sta qui, per quei giri ed impicci che si creano per e-mail.

Dirottata la mia idea geniale sul Torrone Nurzia, mi toccherebbe inventarmi una ricetta, ma non c né bisogno. I loro torroni e dolci, noti agli aquilani e dintorni, stanno cercando di trovare nuovi canali di distribuzione per mantenere in attività una vecchia azienda e le persone che ci lavorano, che anche dopo il terremoto, dalle tende e le casette in cui hanno trovato alloggio insistono nel proprio lavoro.

Lo stesso non si può dire purtroppo dei loro tanti clienti, i bar, ristoranti e negozi dell'Aquila, in cui si potevano trovare i loro prodotti. Da qui la necessità di fare qualcosa per trovare nuovi appassionati e da qui l'iniziativa, che se andate sul sito di 99colombe trovate anche come unirvi all'ordine collettivo per Roma e per Milano, e chissà, magari potete organizzarne uno voi da dove abitate.

Qui la mia
Ricetta contro il winterblues al torrone Nurzia

Occorrente:
- 1 confezione da 1 kg. di torrone Nurzia. Lascio a voi la scelta tra le 4 barre da 250gr. o le barrette più piccole, tutte nelle loro scatole pastellose.
- 1 armadio capiente
- 1 coperta

Esecuzione:
Nascondetevi nell'armadio con la coperta in testa. Lasciate uno spiraglio di luce. Aprite la scatola, liberate il torrone dala carta stagnata (ai miei tempi, adesso è una plastichina) e mangiatene a mozzichi grossi quanto basta per rivedere le vita in rosa. Quello che rimane riavvolgetelo nella carta, reinfilatelo nel cartoncino, avvolgetelo nella coperta e imboscatelo nell'armadio per il prossimo attacco di winterblues o affini.

Variante al caffé:
Fatevi un bel caffé, sbriciolateci dentro del torrone nurzia a pezzetti (le nocciole più grosse mangiatele direttamente di nascosto), mescolate bene e mangiate/bevetevelo tutto aiutandovi a ripescare i sedimenti non sciolti con il cucciaino. Leccate il cucchiaino. Leccate eventualmente il vostro commensale preferito. Potendo, ma bisogna esser dotati da madre Natura, datevi anche una leccata diretamente a tutto il fondo della tazzina. Magari nascosti nell'armadio con la coperta in testa così non vi vede nessuno. Ripulitevi il cerchio della tazzina che vi è rimasto intorno alla bocca mentre stavate leccando. Un tocco di rossetto, e la vita sorride.

martedì 16 marzo 2010

Ondata positiva, orgasmi spontanei e conti da pagare

A me non solo il messaggio di Titti dall'Aquila mi ha tirata su, che le botte di pensiero positivo ed ottimismo sono contagiose soprattutto se sta per arrivare la primavera, ma ci sono altre notizie belle che mi tirano su.

Ieri era un'ulteriore giornata di corsa e interpretariato in cabina, un pep-talk di marketing e sales, che questi eventi esistono anche loro per stimolare la gente e fargli venire voglia di darsi da fare, ed era anche organizzato benissimo devo dire.

E prima di uscire mi chiama la mia editrice preferita:
"Fahrenheit è interessato al libro".
Ora io questo programma non lo conosco però me ne parla benissimo l'amica Vic e poi sono un'affezionata lettrice del blog della Lipperini e quindi per sentito dire qualcosa sapevo.

"Mi pagano il volo?"
"No".
"Però se vengo giù il 2 aprile tu il paccone di libri che mi stai facendo spedire in questo momento non farlo, me li riporto io. Quanto ti costa la spedizione? Scalamelo dal prezzo del biglietto".
"No".

E considerate che le voglio bene a questa donna, anche se sui conti è un mastino devo dirlo (e fa bene, avrei tutto da imparare).

"Mi costa un divorzio, questo lo sai?" Intanto mi ero fatta tutto un piano di volo con R**Air, che sono anche loro dei mastini, ma senza col cavolo che andrei così spesso in Italia in aereo.

Per fortuna il capo lavorava da casa e sono andata subito a dirgli che il mio hobby più costoso a tutt'oggi, ovvero Statale 17, stava per richiedere un altro obolo. E spiegargli come e perché a me l'idea di essere intervistata da Fahrenheit mi provoca orgasmi spontanei, senza nulla togliere al suo sex-appeal di unico maschio della mia vita, ma è un'altra cosa.

E abbiamo fatto i biglietti per una toccata e fuga che mi riduce a un terzo scarso il bellissimo weekend di Pasqua che ci saremmo fatti dai nonni. Ma non divorzia. Lo amo, cosa farei senza di lui.

Poi sono andata al lavoro saltellando, per quello che si può saltellare incastrati nel traffico dello svincolo di Badhoeverdorp, che già di per sé è un castigo di dio, ma a quell'ora e con un copertone gigantesco che qualcuno si era perso e tre macchine dell'anas o facente funzioni NL che tentvano di recuperarlo incasinando una cosa di suo già abastanza cencia. Che ti saltelli.

Io però stavo schizzandomi fuori dalla pelle, perché è così, basta poco per rendermi felice, e non devono manco essere cose concrete, anche se un vasetto di caviale rosso di salmone fa sempre piacere, just in case.

E nessuno a cui dirlo, che per una di quelle congiunzioni astrali di nessuna delle persone importanti ho il numero sottomano o si degnano di rispondermi.

Finché non ho pensato all'amico Beep, quello che ama immensamente sua moglie con ogni respiro che emana e proprio per questo io e Nicoletta ci sentiamo tanto a nostro agio a parlarci di maialate. Che avere un caro amico assolutamente inoffensivo con cui parlare di sesso e idee creative per il lavoro (che l'uno non esclude l'altro) è un'altra di quelle cose che migliorano la vita.

Che Beep è un annetto che si interroga su cosa vuole fare nella vita, butta a mare un incarico figo dopo l'altro e dovevamo vederci per chiarici le idee, che io questo ho di buono, catalizzo le aspirazioni confuse della gente.

"Beep, conosci un programma che si chiama Fahrenheit?"
"Si per sentito dire".
"Bene, mi intervistano e la cosa mi sta procurando da stamattina orgasmi spontanei e siccome io gli orgasmi li associo a te che a chiacchiere mi fai tanto sangue, dovevo chiamarti. E forse anche il Manifesto ne pubblica un pezzetto. Quando ce lo prendiamo questo caffé?"
"Ma di corsa, questa è una tale carica di energia positiva, va presa al volo, si, che dobbiamo parlare e decidere che fare col vino".
"Ok, sto guidando ora, ti mando una mail con i giorni che posso".

Che il pensiero positivo sarà pure un'arma nelle mani di poteri reazionari che hanno buon gioco nel farti credere che se lo vuoi puoi tutto e se non lo ottieni è colpa tu che non l'hai voluto abbastanza (pensateci la prossima volta che vi leggete uno di quei manuale che soldi e ricchezza li procurano solo a chi li ha scritti, ma che almeno 5 minuti di carica ve li danno), però alle ondate positive io ci credo.

Ci credo perché fare progetti insieme a gente eccitata, motivata, felice e piena di energie e creatività è una delle cose che mi motivano il culo che uno si fa nella vita. Non i soldi, anche se li spendo volentieri ma con cautela, non il successo indiscriminato, non l'essere riconosciuti per strada, che proprio ieri la collega simpatica sposata a grande letterato diceva che cosa spaventosa è per lui uscire per strada con la gente che lo riconosce e gli pianta dei pipponi per dirgli come e qualmente sono d'accordo con lui o no.

No, semplicemente fare un alvoro che ti dà soddisfazione e qualcuno che ti dice bravo. Solo per questo ne vale la pena.

Cavolo, è primavera, gli uccellini cantano, il divano l'ho ritappezzato, adesso mi tocca solo un pochino di manutenzione al capo che sta ancora in inverno, ma poi è tutta discesa.

"E poi scusa, quanti dei tuoi autori vanno ai programmi radio e fanno i fighi in giro, per la miseria?"

Risposta a stretto giro di mail:
".... veramente ho un altro autore che si è già fatto tre trasmissioni televisive, di cui una in prima serata su Raitre e un bel pezzo sul corriere della sera....

però, comunque, TI VOGLIO BENEEEE !!!
e sei brava!! ...e son soddisfazioni...!"

Ecco, sui soldi non ne uscirò mai bene, però mi vuole bene e io ne voglio a lei e oltre ad essere quella che ha creduto in me senza manco sapere perché avrebbe dovuto, è anche la miglior editor del mondo, sicuramente la migliore che qualsiasi scrittore debuttante possa volere.

E non legge il mio blog, anche questo è un punto a suo favore.

Insomma, buone vibrazioni e orgasmi spontanei a tutti, e se vi riesce ho deciso che apro un blog da guaritrice a pagamento, che mi sa che quello funziona meglio della letteratura. Fatemi sapere.

domenica 14 marzo 2010

Un anno in più

Questa settimana trafficatissima, non tanto per il lavoro in sé, quanto per la logistica dello stesso (figli da piazzare, treni strani, orario modificato last-minute con conseguente notte insonne (riuscirà la nostra eroina domattina nelle pause a sistemare telefonicamente i figli prima delle 12?) e corsa folle per prendere al volo la lezione di nuoto ormai data per perduta ("non facciamo a tempo a tornare a casa, che mutande hai? Scure, bene, vai a nuotare con le mutande e vedi che non ci fa caso nessuno mentre io scappo a casa a prenderti tessera e asciugamano") robe del genere.

Io li avevo avvertiti: ragazzi, la mattina datevi da fare, vestitevi da soli mentre vi preparo da mangiare perché devo uscire prima di voi e preparare anche me. Una mattina, con gli orari dei treni in mano e in preda allo conforto ho dato a Ennio il biglietto del bus dicendogli che se vedevo che andava male avrei chiamato i maestri del doposcuola, i due che ho accompagnato una volta in stazione, per chiedergli se per caso non potevano portarseli dietro fino alla stazione e io avrei aspettato alla fermata, perché rischiavo per 5 minuti 5 di ritardare di un quarto d'ora. E lui si è impressionato da matti e non voleva, ma, ho capito dopo, perché credeva di doverlo prendere da solo con il fratello il bus per la stazione.

"Ma stiamo scherzando? Certo che non ti mando da solo in bus, non esiste, non ancora".
Poi la cosa è finita due ore prima del previsto e siamo persino riusciti ad andare in piscina. Uno stress che vi risparmio.

I risultati di tanta responsabilizzazione sono stati strabilianti. Non tanto Ennio che pur di giocare con il computer da alcune settimane prima delle sette sguscia giù perfettamente vestito (e si vede che le giornate si stanno allungando e al mattino c'è luce.

No, la sorpresa è Orso. Che ci è voluto un inverno ma ha smesso di litigare tutte le sante mattine con le scarpe (la sua idea, visto che se le toglie allacciate, era che per mettersele bastasse guardarle intensamente e aspettare che spontaneamente gli si avvolgessero ai piedi. E se non lo facevano o io mi azzardavo a dirgli di slacciarle prima, si incazzava come una biscia. Un affronto personale, queste scarpe, mamma mettimele tu). Ho tenuto duro alcuni mesi, anche se si faceva tardi, anche se partivano le scene madri e adesso se le mette e pure relativamente in fretta.

Orso che l'altra mattina mentre mi precipitavo sotto la doccia e credevo di doverlo ancora tirar fuori dal letto con la gru stava nudo davanti al suo cassettone a cercarsi le mutande.

Mangiano dalle 2 alle 3 tazze di cereali al mattino, mentre prima era una, e delle volte se le fanno da soli basta che gli scaldi il latte. Ennio un paio di volte mi ha preparato la macchinetta del caffé pronta da essere messa sul fuoco, la prima volta non ha messo l'acqua perché io ci metto sempre quella bollente del serbatoio del Qooker (mia innovazione geniale al progetto della cucina, acqua bollente al momento) e gli fa paura, visto che hanno la proibizione di toccarlo. Poi il padre gli ha spiegato che ci si può mettere anche quella fredda del rubinetto normale et voilà.

Così ieri mattina, in un momento di coccola a colazione, con Ennio che si era già defilato e Orso in grembo a strofinarsi e darci i bacetti gliel'ho proprio dovuto dire:

"Orso, questa settimana mi hai aiutato tanto e sei stato bravissimo, ti sei vestito da solo, sei stato bravo, veramente sono orgogliosissima di te, sei proprio un bambino grande".

"Certo", rincara la dose il capo, "e poi da domani sei davvero più grande, compi sei anni, adesso sei grande Orso".

Ci pensa su:
"Si, ma anche se ho un anno in più io rimango sempre il più piccolo eh?"

Poi scappa su per unirsi al computer.
"Un bacetto no?"
Torna indietro, ci bacia e specifica:
"A me piace tanto dare i bacetti, però qualche volta no".
chiariamolo subito che non sono una macchina di bacetti a comando eh? I maschi che crescono, che delizia.

Poi siamo andati a fare la spesa (sotto casa tua Giulia, ti ho pensata eh) a comprare le robine per la festa a scuola mercoledì e il suo regalo di compleanno, la barca dei pompieri lego. E i costumi da bagno nuovi che quello di Orso aveva le pezze al culo e quello di Ennio è scomparso insieme alla busta di emergenza che alla fine gli ho portato in piscina e non si è più ritrovata.

E si sono comprati un altro lego con i loro soldi, Ennio che tentava di convincere Orso a unire le risorse per prendere una cosa che piaceva a lui, poi il capo ci ha aggiunto 90 centesimi che gli ha fatto riguadagnare subito spedendoli in giardino col secchio a raccogliere le cartacce volanti.

Adesso sono in piscina con il capo, io finisco la torta e verso le 13 arrivano i nonni in treno per festeggiare. Che volevamo andare allo zoo ma abbiamo due invalidi (nonna mentre giocava a hockey si è presa una palla sul piede, la cosiddetta pallaalpiede, il capo che ha l'articolazione instabile si è appena mostruosamente storto la caviglia).

Cavolo, è così grande che non riesco nemmeno ad intenerirmi ripensando a quando è nato, che è stato un parto bellissimo che auguro a chiunque. Non ci rieso perché il lui di adesso mi riempie tutta, non ho spazio in questo momento per rievocarlo com'era prima.

Ed è così autonomo in testa, che mi passa persino la nostalgia per il terzo figlio che volevo per me, ma anche per dare un più piccolo a lui. Mi sa che non serve più, ci siamo scesi a patti con il suo essere il più piccolo. Ora bisognerà dirlo a Ennio e vedere se può scendere a patti lui con la realtà del suo piccolo fratellino grande.

venerdì 12 marzo 2010

Del Miracolo Aquilano (buon sangue non mente)

Comincia così, io l'8 maggio sono all'Aquila dalla mia libreria Colacchi a presentare Statale 17. E il 9 e 10 è festa a Onna e mi hanno invitata anche lì.

Io sono felicissima, onorata e tutto, ma anche terrorizzata. Finora andare a presentare il libro in giro era per me soprattutto una scusa per raccontare l'Abruzzo, in particolare quella zona dell'Abruzzo interno, e per raccontare del prima e del dopo, che lo volessi o meno, perché tanto la gente me lo chiedeva. Ho fatto vedere il video in piazza Palazzo di alcune settimane fa quando i cittadini hanno aperto le transenne e finalmente dopo mesi sono entrati nella zona rossa.

Sabato scorso a un'altra presentazione (con degustazione di Montepulciano d'Abruzzo) con mio orrore e vergogna mi sono messa a piangere. Io non so se ce la faccio.

Ma adesso il punto è: a quelli dell'Aquila, a quelli di Onna, chi sono mai io per andargli a raccontare qualcosa? Con tutto che lo farei con piacere non tanto per parlare io, ma per sentir parlare loro. Insomma dubito, una parte del mal di testa era sicuramente quella e così ho girato la domanda a un paio di amiche aquilane.

Questo mi ha risposto ieri la cucciola, quella che vi dicevo ha mollato la carriera a Milano per rientrare. Mi ha risollevata splendidamente, perché lei ha scelto di rientrare all'Aquila e sta rifacendosi una vita lì, ha deciso che né il terremoto né la sua cattiva gestione possono toglierle il diritto di vivere adesso e qui e come vuole lei e fare dei piani per il suo futuro.

Questa risposta io la trovo un enorme inno al futuro e non ve la voglio togliere, anche se ancora non le ho chiesto il permesso di pubblicarla.

E sono orgogliosa di lei e di tutti quelli come lei. Perché la cosa peggiore che potesse succedere all'Aquila era toglierle i ragazzi, o perché sono costretti a cambiare università, o perché non ce li fanno rientrare, o perché nessuno ha pensato alle loro esigenze specifiche, o perché sono adesso nell'età per farsi un futuro, e che futuro vuoi che si sia all'Aquila in questo momento? E una città o una qualsiasi comunità senza la parte giovane, forte, ottimista, ingenua e intraprendente che futuro ha, me lo sapete dire?

Cavolo, è persino mia cugina. E adesso ricordatevi che questa è una risposta privata a una domanda specifica scritta senza avere l'idea che la leggessero altri e le maestrine e i maestrini dalla penna rossa andassero a farsi un giro per piacere, che non è roba per i loro stomaci delicati. E anche quelli che parlano del Miracolo Aquilano. Il vero miracolo è questo.

"ciao mamma orsa, fossi in te non mi preoccuperei proprio di non trovare parole, semmai di trovarne troppe!!!voglio dire, ci sarà pure un motivo se tanti si sono specchiati e nel tuo diario di viaggio/vita, che poi è il tuo specchio...direi che hai filtrato la realtà proprio con gli occhi di chi sanguignamente ha vissuto questi luoghi e ha respirato questa aria...e io ti capisco perfettamente visto che qua sento pienamente di essere me stessa...quindi revè revè che abbiamo bisogno di un fiume in piena come te e zia margherita!!!
la ricostruzione...è un termine così vago che e così denso allo stesso tempo che è difficile capire quanto ognuno ci sta mettendo del proprio..si fa con una carriola, con una tazza al boss (il giovedì orami è d'obbligo!!!), con una camminata sul vialone della croce rossa-il nuovo corso imbacuccato di neve(martedì sera sembrava di essere in siberia o alaska), col caffè al torrone del bar nurzia (praticamente nocciole intere e cioccolato fuso inumidito dal caffè), si fa coi pellegrinaggi a roma del sindaco per elemosinare qualche soldo in più a tremonti, si fa con la dannata e benedetta voglia di voler continuare a vivere sospesi, ma a ben vedere molto più consapevolmente di un tempo e forse di altre realtà che sembrano normali...io nn ho partecipato alle rivolte domenicane, perchè credo che il problema sia molto complesso (leggi, finanziamenti, accordi interistituzionali bla bla bla) ma riconosco che sono stati momenti fondamentali per la cittadinanza, per la riconnessione sociale, per il rinsaldamento delle speranze, per rivedere quelle vie spoglie popolate e sorridenti...
come sai sto lavorando al XXXXX, e mi vedo tutti i giorni passar sotto numeri freddi e malauguranti, persone che sbroccano per la lentezza delle pratiche, dipendenti alla frutta per l'ambiente lavorativo e le difficoltà oggettive, assedi dei commercianti, degli ambulanti, dei cassintegrati, beghe fra politicanti e persone di buon senso che lavorano seriamente e onestamente..è un piccolo affresco dell'italia, solo che molto più concentrato e quindi più facilmente incendiabile...però (e giuro che nn uso stupefacenti) sono e continuo ad essere imperterrita nel mio ottimismo, perchè la ricostruzione parte da ognuno di noi (oddio che banalità) e soprattutto dai piccoli gesti di ognuno di noi (magari anche un dito medio alzato ogni tanto quando chiaramente qualcuno mostra meschinità e egoismo)....e comunque...meglio il turismo intellettuale che l'immobilismo dei sensi..o del buon senso....
ci vediamo a colacchi...!!!!!!!"

Che dirvi, il premio Nobel subito.

mercoledì 10 marzo 2010

Il Sangiovese (evviva il)


Oggi Ruvy mi ha comunicato che le iscrizioni per la degustazione dei vini a base di Sangiovese stanno aumentando. Benone, è la volta che lo costringo a cambiare tavolo, che è un po' che discutiamo dei tavoli che abbiamo in sede.

Ma tornando alla degustazione: ho scoperto grazie a Monica di Eck en Maurick un sangiovese buonissimo che oltretutto non ha solfiti aggiunti e ha un colore bellissimo, assolutamente tutta un'altra cosa rispetto ai vini che fanno legno (pensa al Vino Nobile di Montepulciano, al Brunello di Montalcino). che fre le lezioni a tema sui vini significa anche mettere insieme e paragonare vini in un modo completamente diverso rispetto alla degustazione supertecnica o al menu degustazione che per fortuna comunque certi ristoranti propongono.

Spero riescano a procurarmelo, che con tutte le cose sui vini che ci sono state tra sabato e lunedì, alla giornata sui vini italiani organizzata dall'ICE per i professionisti non l'avevano più sottomano.

Insomma, causa silenzio radio non so ancora bene quanti posti ci sono rimasti, ma se dovesse interessare a qualcuno, domenica 21 marzo, lezione con degustazione di vini dalle 17 alle 19, in Sint Janstraat 37, dietro piazza Dam, ad Amsterdam, scrivete una mail a [email protected].

Tutti i dettagli comunque sono qui.

Ripasserò

È una settimana un po' così. Se qualcuno sa fare l'esorcismo contro il mal di testa in contumacia e me lo fa, gliene renderò merito.

(La migliore interprete di via dei Gabbiani e immediati dintorni è in missione).

domenica 7 marzo 2010

Quiz: chi l'ha fatto?


Domanda: dei lecca-lecca qui sopra, qual'è stato fatto da Orso?

(La prima risposta esatta motivata e la risposta tra tutte che indipendentemente se sia giusta o no ha la motivazione più divertente, vince un premio. Cosa ancora non lo so, certamente non uno dei lecca-lecca della serie, usati poco, quasi nuovi, al massimo un paio di leccate distratte, che stanno ancora in dispensa).

Delle traduzioni giurate e della burocrazia: istruzioni per l'uso

Cari e belli i miei cocchi, volevo postarvi delle foto al mare fatte giovedì pomeriggio in mezz'ora, che di più si congelava e non si poteva, ma mi sovviene una questione deontologico-professionale di cui mi preme sfogarmi. In fondo elenco alcune situazioni che richiedono il contatto con la burocrazia, tipo patente, iscrizione all'AIRE, matrimonio con cittadini stranieri, riconoscimento di paternità ecc. e quel poco che so in proposito.

Io che non ho mai registrato il mio matrimonio in Olanda perché dopo aver portato l'atto in 4 lingue, modello europeo fatto apposta, per sentirmi dire che volevano l'originale italiano con traduzione giurata, che non per dire, traduttrice ero ma giurata all'epoca no, mi sono girate, ho rifiutato e grazie al signore sono sempre felicemente sposata e il mio stato di famiglia lo comprova, perché al comune di Amsterdam il modello quadrilingue l' hanno accettato e come.

Alla faccia dell'ufficio preposto centrale del'Aja a cui non ho mai mandato nulla. Per dire, quanto mi stanno sul cuore i poveretti che per rogne loro varie gli tocca farsi fare una traduzione giurata di qualsiasi cosa. Che la libera circolazione di merci e persone è una gran cosa ma va pari pari con rogne burocratiche che lèvati.

Perché nel frattempo traduttrice giurata lo sono eccome, e lo so io come vanno le cose. Dal mio punto di vista e di quello di infiniti colleghi che giurati si, ma come certi cattolici non praticano, le traduzioni di documenti, papiri ed atti, nonché libretti di circolazione sono la cosa più rognosa del mondo. Io invece pratico e ogni volta me ne pento. Però è anche vero che così conosco un sacco di gente simpatica e alla fine siamo al mondo per questo, no? Per relazionarci con gli altri.

Perché la normalizzazione, e che bella cosa sarebbe se esistesse. Invece qui ognuno scrive e formula come gli pare e quello che gli pare, ed ogni volta e come la prima volta. e la parte più lunga e noiosa non è la traduzione in sé, figuriamoci, è la fase di controllo, e compilazione della dichiarazione in cui su tutto quanto ho di più caro tocca dire che si è vero, ho tradotto secondo onore scienza e coscienza e per favore non menatemi, però poi ti tocca essere sicurissima di tutto, anche delle virgole, e non so se avete presente i certificati, atti e libretti vari che palle che sono, vero? Tutto un layout da riprodurre e la righina, e il caratterino e il paragrafo che ti si sposta di botto a destra mentre tu lo vuoi centrato e discutici con sta roba. Ci vuole il suo tempo.

E questo sarebbe il minimo, la cosa peggiore è la comunicazione con il cliente, che io lo capisco benissimo che non si capacita che tre righe di atto di residenza costino così tanto. E che ci vuole a tradurlo, sarei capace anch'io, dice. E lo so cocco, ma io sono giurata (e non vi dico che palle per diventarlo) e tu no e lo capisco da me che dà fastidio, ma non me lo sono inventata io.

Perché poi sfatiamo il mito che a tradurre son capaci tutti. Sarà forse così, ma le traduzioni le fanno meglio i traduttori.

Quindi una rapida lista di cose da tenere a mente per quando dovrete (ma vi auguro di no) presentare una checchessia traduzione. Non è pubblicità, chi mi vuole mi trova già su tutte le liste del mondo.

1) Posso giurare solo cose che ho tradotto io. Non me la sono inventata, sono proprio tenuta dal codice della mia associazione professionale, che è vero che è su base volontaria, ma l'ho fatto, ci credo ed ho ottimi motivi per tenermela così.

2) Posso firmare solo traduzioni di cui ho visto l'originale o la copia che ci allego. Per ridurre i tempi delle volte preferisco farmi mandare una copia e lavorare su quella, ma al momento della consegna devo poter vedere l'originale in questione. Il che implica o corrieri o un incontro di persona, che anche quello richiede tempo, organizzazione e spostamenti che nessuno paga.

3) NON mandate mai un originale per posta. Una volta un cliente mi ha mandato la patente che non mi è arrivata se non dopo un paio di settimane. Un patema per tutti e due che non vi dico, io poi con queste cose mi stresso da matti, evitatemele. Se proprio dovete mandare un originale per posta fate almeno un'assicurata, che non cambia le cose se per caso si perde, ma meglio di niente. Avete un codice con cui rintracciarla su Internet per vedere se è ancora per strada o se è stata consegnata (eh, le poste olandesi che figata).

4)Il cliente che si offre di farmi lui delle traduzioni è un'arma a doppio taglio: è chiaro che se ci sono cose misteriosissime (titoli, materie, esami e cose varie) che lui per dovere d'ufficio sa e io no e mi tocca passare mezza giornata a documentarmi, è bene che ci mettiamo d'accordo che me li controlla o dice lui così io pure faccio prima a ritrovarmeli. Ma questo non mi esime dal controllare di persona tutto quello che sta nella mia traduzione. È lavoro anche quello e meno male che adesso c'è Internet, i libretti delle auto che mi toccavano a inizio carriera lo so io quante telefonate con il meccanico di mio fratello mi costavano.

5) Il cliente che insiste per tradurre lui e io devo solo mettere il timbro ha sbagliato indirizzo. Perché su quella traduzione c'è il mio nome e la mia faccia, e controllare una traduzione fatta da un profano ci vuole delle volte più tempo che a tradursela da sé. A parte tutto il resto del lavoro invisibile che è comunque tutto mio.

6) Le tariffe: su queste mi metto sempre la mano sul cuore e sbaglio, perché qualunque cosa faccia è sempre troppo per il privato che non si rende conto del lavoro che c'è dietro. In genere ci sono cose che per principio faccio gratis, perché ho imparato con il tempo che è meglio farle gratis le cose che farle sottoprezzo con le palle girate e sapendo che ci stai rimettendo e comunque dando la sensazione a chi ti paga (troppo poco) che è lui a farti un favore a te. Diciamo che veramente mi regolo secondo le circostanze e che potendo nascite e funerali tiro a farli gratis ma solo a gente che mi piace a pelle o che conosco. I matrimoni e le case, sinceramente, con tutto l'indotto che ci gira intorno, volete risparmiare proprio alle mie spalle? No, eh?

7) In genere tenete presente che molti traduttori giurati hanno abbastanza lavoro con le aziende e si guardano bene dal fare privati, che sono solo rogne. Dagli torto. Che le liste dei traduttori sono sempre poco aggiornate e i 3/4 dei nominativi che trovate sono in pensione, sono in vacanza, hanno cambiato lavoro, indirizzo, telefono e vita, e che l'abbiano comunicato o meno, la lista risale ad almeno 2-3 anni fa e quindi ciccia. tocca chiamare venti persone prima di trovare il traduttore che te lo fa il lavoro.

Armatevi di santa pazienza, cercate comunque un traduttore singolo piuttosto che un'agenzia che ci deve guadagnare anche lei e non riducetevi all'ultimo minuto che è un guaio. L'agenzia mette tutto in mano a un corriere che va e viene e costa e vi tocca pagare pure quello. Però se avete fretta e i soldi non sono un problema, fate fare a un'agenzia che le fa tutti i giorni queste cose e va spiccia.

Tutto questo lo dico perché delle volte rimango incastrata con gli amici a cui mi secca di dire di no e con gli amici degli amici a cui di mio avrei dovuto e voluto dire di no subito, ma non ci sono riuscita e finisce a volte a schifìo e io mi sono pure stufata, che di costituzione nella vita vorrei poter essere messa in condizione di far bene quello che so fare bene e non fare quello che non ho voglia di fare.

Non che di domenica mattina mi tocca rinunciare alla piscina con i bambini per i comodi degli altri che alla fine mi mandano pure al diavolo per telefono dopo che ho perso dei giorni per incastrarli nel mio schema che non permetteva il dono dell'ubiquità. Perché loro la domenica mattina vanno fuori porta, a differenza mia, e poi il resto della settimana lavorano, e vogliono venire di domenica pomeriggio, che io invece ci avrei un bel museo da vedermi con i bambini che trascuro troppo nel wekend.

Purtroppo un paio di cose vi toccano:

La patente, se state per almeno un anno o due in Olanda, dopo 6 mesi dovete cambiarla con una olandese. Se vi è scaduta quella italiana invece di rifarla e cambiarla vi fate fare dalla motorizzazione in Italia una dichiarazione di titolarietà, che farete tradurre e giurare, e con quella vi presentate al comune di residenza in Olanda che vi fa tutto. (Io che non lo sapevo e neanche avevo la macchina ci ho messo 7 anni per capirlo, e ci sono andata con il patema temendo che mi avrebbero arrestata, multata, insultata, invece no, ho la patente olandese ed è comodissima per identificarsi senza stare a portarsi dietro il passaporto. Ci ho pure votato, per dire, fatto la tessera della biblioteca e svariate cosine utili).

L'iscrizione all'AIRE
È una di quelle cose che gli italiani se possono evitano come la peste, ma a mio avviso è un mito. Fatela che è meglio. A parte che anche quella è obbligatoria dopo 6 mesi di residenza all'estero, e capisco anche che è scomodo ogni volta andare al consolato per tutte le cose burocratiche, però i vantaggi sul lungo termine sono maggiori degli svantaggi, venite inseriti nelle liste elettorali per votare da qui (che è un nostro diritto costituzionale, non ce lo scordiamo), se vi scade il passaporto ve lo rifanno senza dover tornare in Italia e comunque il consolato ci rappresenta qui e quindi facciamoci rappresentare.

Matrimonio con cittadino statunitense
Per sposarsi in Italia occorre anche presentare un certificato di stato libero. Negli USA però non ce l'hanno, quindi non possono neanche rilasciarvelo. Senza certificato gli italiani non vi sposano. Che fare? Basta prendere appuntamento in consolato, recarvi accompagnati da testimoni che sotto giuramento dichiarino di conoscere lo sposo e saperlo libero di contrarre matrimonio (e come lo sanno sono affari loro), portarvi eventualmente il solito interprete giurato se sposi e testimoni non conoscono l'italiano, firmare quest'atto e poi via.

A volte lo fanno persone, magari di origine ma non di nazionalità italiana, che vogliono sposarsi in Italia ma risiedono qui e le pubblicazioni quindi le fanno anche qui per comodità. Ecco, si può anche se non sono connazionali (e poi dite che il consolato, nei limiti del personale disponibile sempre troppo poco rispetto alle richieste, non è a disposizione dei cittadini, anche di quelli altrui).

Atti notarili
Una legge abbastanza recente sul notariato nei Paesi Bassi impone ai notai di assumersi la responsabilità della comprensione dell'atto stipulato, letto e firmato da parte di persone che non parlano (bene) olandese. Altrimenti costoro a posteriori potrebbero contestare la firma sull'atto con la scusa che hanno firmato senza aver capito bene di cosa si trattava. Quindi anche se potete comunicare con il notaio in inglese, l'atto va sempre stipulato in olandese e parecchi notai impongono un interprete giurato (che non esiste, esiste la figura del traduttore giurato e tocca poi trovarne uno che sia anche interprete) per stare tranquilli loro. Il conto lo presentano a voi. Mi è capitato diverse volte di essere contattata direttamente da un notaio o dall'agenzia di cui si serve il notaio, per scoprire che i comparenti erano miei amici o conoscenti, che magari facevano prima a contattarmi direttamente.

Quindi per atti di compravendita immobili o di convivenza, se proprio uno non si vuole sposare, testamenti o altro, in genere vado a finire dal notaio, cosa che mi è stata molto utile quando ho comprato casa, ormai sapevo tutti i trucchi, anche se pure lì mi hanno messo una clausola che non conoscevo ancora.

Riconoscimento di paternità
Il padre è per legge il marito della madre all'atto del concepimento. Una mia amica straniera divorziata e risposatasi, per un errore di trascrizione dell'atto di divorzio, datato con due anni di ritardo, si è vista arrivare a un certo punto, d'ufficio, un nuovo atto di nascita (con a paternità dell'ex-marito) per il bambino avuto con il marito olandese e un mandato di deportazione per lei e il figlio.

Cos'era successo, l'impiegato zelante constatata la data dell'atto di divorzio, calcolato che in base all'errore all'epoca del concepimento lei era ancora sposata con l'ex-marito, deciso che quindi l'attuale marito nonché padre biologico del bambino non era il fecondatore dello stesso, concluse che né lei né il figlio avevano diritto di stare in Olanda per via del matrimonio. Un casino per farsi correggere la trascrizione e rimettere tutto a posto, per non parlare delle spese legali, per non dire lo stress e alla fine non si sono neanche scusati.

Se uno non è sposato ed ha figli, ma non è quindi il marito della madre, la cosa si complica. In caso di convivenza il riconoscimento di paternità da parte del convivente va presentato prima della nascita. In caso di un coniuge italiano e un coniuge straniero a dei miei conoscenti è successo che i primi figli, riconosciuti prima della nascita, avevano il cognome e la nazionalità olandese del padre. L'ultimo figlio, nato una decina di anni dopo e quindi non ci hanno pensato per tempo perché si sono scordati, è stato dichiarato dopo la nascita, e si è ritrovato la nazionalità italiana e il cognome della madre, diverso quindi da quello del padre e dei fratelli biologici. Anche lì, nomina un tutore, metti di mezzo il Tribunale dei minori, paga avvocati e traduzioni e poi tutto si sistema, ma quante rogne signora mia.

Quindi: spero di avervi fatto cosa utile a ricordarvelo, perché anche se uno fa del proprio meglio, ad aver commercio intimo con l'Olanda e gli olandesi prima o poi una traduzione giurata magari ti tocca. E se imparate in proprio l'olandese male non fa, guardate i corsi della Scuola d'Italia, per esempio (www.ondaitaliana.org).

venerdì 5 marzo 2010

Rassicuriamo Napolitano sugli xenofobi in Olanda


La stampa italiana è una cosa meravigliosa, cosa farei se non ci fosse ella a dirmi che gli xenofobi del PVV hanno vinto alle amministrative. E che il povero Napolitano si preoccupa assai.

Pertanto ci tengo a rassicurarvi tutti almeno sull'Olanda, detta anche Paesi Bassi, e per completezza di informazione, che l'Olanda sono due province, l'Olanda del Nord e l'Olanda del sud, che lo so che detto così sembra la distinzione tra Bergamo alta e Bergamo bassa, ma così è.

Il PVV di Geert Wilders, diobono. Uno che è riuscito a farsi dichiarare persona non grata dagli inglesi che hanno gentilmente detto: cocchi, ve lo siete votati e ve lo tenete, ma noi uno così a casa nostra non lo gradiamo, ve lo tenete e ci mandate qualcun altro per le occasioni ufficiali?

Uno che solo per i capelli con il candeggio sbagliato che ha, santoddio, andrebbe preso con le molle, che se fa scelte politiche con la leggerezza con cui sceglie parrucchiere stiamo freschi. E ci stiamo, infatti.

Un uomo con un programma chiaro e conciso: a noi gli islamici ci stanno sul cazzo e li dobbiamo scocciare al massimo così almeno si levano di torno e se ne rivanno a casetta loro. E il popolo lo vota facendo la ola. Che la lungimiranza, signori miei, non sono noccioline.

Adesso poi cominicano a saltar fuori i politici del PVV, che non ci scordiamo che non c'è solo Wilders (purtroppo).

C'è cosa, come si chiama, una, che intervistata dal mensile femminista Opzij ha sostenuto che grazziaddio ci sono loro di destra a salvare il femminismo, che quelli di sinistra l'abbiamo visto quanti danni fanno. E che appunto il loro programma di partito prevede l'abolizione del velo islamico che così ste poverette, vittime dei mariti e della sinistra, finalmente si liberano, si emancipano e fanno qualcosa di utile nel nostro paese invece di sovvertire l'ordine delle cose girando col cencio in testa, che si suda.

Poi c'è cosetto, come si chiama, quello frocio, giovane e di bell'aspetto, che qui si che abbiamo le pari opportunita, non candidano solo le veline, ma pure i velini, peccato che a noi femmine sulla quarantina ci si scordano e un bonazzo etero ancora non lo rimediano.


Tocca farsi i viaggi erotici con Wouter Bos, laburista e ministro delle finanze, che pure i soldi erotizzano, che sono stati gli avversari a farne un sex-symbol la volta scorsa attirando la nostra attenzione sul fatto che ha un bel culetto.

E cosetto del PVV appunto, un paio di anni fa, che siamo giovani, sosteneva su un forum del Gay Krant che i sieropositivi secondo lui andavano tatuati sopra l'uccello, cosi se li conosci li eviti e a me viene da dire: santa ragione, ma allora facciamoglielo in fronte e fluorescente, quel tatuaggio, che sennò nelle dark-room non si vede bene, che c'è anche gente che si scopa qualsiasi cosa che si muove e ci sta senza guardarla in faccia e allora ci aggiungerei anche una suoneria apposta, che se ci premi sopra fa la sirena dei pompieri, che come il pompiere per l'immaginario erotico gay e femmina, signora mia, niente.

Ecco, un pompiere e un'infermiera in uniforme nelle liste, ma può essere che non ci arriva nessuno spin-doctor di nessun partito? e un paio assortito maschio-femmina in doppiopetto grigio e altri due tutti in pele nera, che fa pure quello per una sana discussione politica ed è pure trasversale. A parte che l'igienista dentale forse va associata all'infermiera, professionalmente.

Però il Gay krant quando è saltata fuori la cosa quei commenti li ha cancellati dal forum, perché lui si è pentito, ha detto: ho due anni di più, sono cresciuto e sono cambiato (e magari qualcuno gli ha pure insegnato a fare sesso sicuro, che è tanto una cosa importante a vent'anni saperlo).

Dicendo, il Gay krant, che certe volte è tanto ecumenico e per questo solo va tutto il mio rispetto: uno non può essere perseguitato tutta la vita da quel paio di stronzate che ha detto a diciassette anni. Dagli torto. Ma così, a mio modesto parere, si comincia a tirar su una classe politica che non si prende la responsabilità delle stronzate che dice in pubblico. Io se vedo come è andata a finire da noi con il tormentone del "son stato frainteso", gli direi di starci attenti per il futuro. E comunque sono d'accordo che bisogna toglierle dal forum quelle cose lì, ma per coerenza io comunque, fossi in lui, me la farei tatuare sull'uccello quella frase, così il prossimo partner sieropositivo che incrocia sa come regolarsi.

(E io ribadisco: ma il pompiere bonazzo etero da candidare proprio non lo trovate?)

Insomma, spero che abbiate capito almeno voi chi è il PVV e chi lo vota, che io mica l'ho ancora capito, ma nel frattempo vi siete fatti un'idea della fauna locale.

E la stampa italiana in coro: in Olanda, se non erano le amministrative ma quelle serie seriamente di elezioni, adesso il PVV sarebbe la terza forza politica del paese. Che francamente mi sembra un giornalismo del periodo ipotetico. Se. Ma quando mai il se.

Quindi vi rassicuro: un' pò l'esse. Perché alle amministrative si sono presentati in soli tre comuni. E capisco che l'Olanda, pardon i Paesi Bassi sono piccoli, ma di comuni ce ne sono 431, contando che ogni due per tre ne riuniscono un paio troppo piccoli per renderlo più efficiente l'apparato.

Perché hanno scelto solo tre comuni? Perché non avevano abbastanza gente fidata da piazzare in quegli altri, dice. Sante parole. Allora direi: ci ricordiamo come è andata a finire con i successori di Fortuyn? Sono finiti in mezzo alla strada rotolandosi e accapigliandosi tra di loro. Questo se lo ricorda molto bene anche Wilders, che i 3/4 dei suoi da lì vengono e cerca di non ripetere la cosa.

Quindi, capace che l'elettorato cresca con entusiasmo, ma sono le risorse umane in questo momento il limite umano. Basta per tranquillizzarmi? No, per due motivi.

Primo, che dimostrano di essere più furbi di altri cavalcando sia il femminismo trascurato dalla sinistra, che le istanze dei gay di destra, che ce ne sono moltissimi, come dimostrano tutte le vicende vaticane di casa nostra, anche a voler guardare solo quelle recenti. Secondo, che la madre degli stupidi è sempre incinta, quindi la classe dirigente che non hanno oggi l'avranno domani.

Però intanto possono far danno solo in tre comuni, oltretrutto qui da noi insieme a laburisti e liberali, che voglio vedere come va a finire.

Quindi siamo tutti tranquilli e sollevati all'idea degli xenofobi d'Olanda? Bene, allora cominciamo a preoccuparci di quelli di casa nostra.