Da quando
partecipo all’MTC non mi sono persa mai una proclamazione, mai un 28 del mese
che fossi uscita, mai che alle 21:00 non mi fossi incollata allo schermo. Ora
invece me ne esco, dimentico il cellulare e rincaso poi beatamente pensando che
quando tutto è sistemato, quando la peste dorme, quasi quasi accendo il computer per vedere un
po’ chi ha vinto. Quando tutto è ormai organizzato nella mia testa, neanche il
tempo di girare la chiave che vengo travolta dalla ciurma di figli che con voci
che si sovrappongono mi dicono di aver ricevuto tanti messaggi, che qualcuno mi
ha telefonato…..Nella mia testa un terremoto di pensieri mi invade e poi
realizzo. Controllo ed è così. Sorpresa, incredulità, emozione, preoccupazione,
vuoto, smarrimento, felicità; tutto questo in un nanosecondo!
Inizio poi a
saltare come una bambina, mi scaravento addosso a mia madre che è sdraiata sul
letto e sopra di me con un tuffo ne arrivano altri due. Una casa chiassosa ed
euforica dove ogni mio caro è consapevole di quello che sto provando e
condivide.
La notte ho
dormito beatamente sognando sartù, timballi, supplì, gattò, parmigiane,
genovesi e ragù.
E poi anche
pizze a libretto, calzoni e graffe.
Ma la
mattina il mio primo pensiero è stato per il babà.
Nella mia
casa si respira il profumo del lievito da sempre, ne sono impregnati i teli e
le tovaglie, la farina nella credenza possiede già questa memoria, e talvolta
lo sento anche quando sorseggio il caffè.
Nonne, zie,
mamma ed io. Vite passate a impastare, generazioni che si tramandano antichi
segreti insieme a un vasetto di lievito, come scrigni pieni di tesori preziosi.
Il forno nei cortili in attesa delle fascine, la madia sempre pulita e il
setaccio appeso a un grosso chiodo proprio sopra il sacco con la farina.
Questa è
stata sempre la mia vita, questi i miei ricordi, questo il mio presente.
Nella mia
terra non c’è un complimento più gradito che dire: si comm o' babbà. Tu sei come un babà:
dolce, succoso, aromatico, leggero e soffice.
Come già è
stato detto da chi mi ha preceduta, auguro ad ognuno di vincere almeno una volta nella vita l’MTC.
Un’emozione che ho paragonato al mio primo bacio. Mi si direbbe: il matrimonio,
la nascita dei tuoi figli, la discussione della tesi ? Si anche questi sono
grandi traguardi nella vita di una persona, ma il primo bacio è tutt’altro. E’tutto insieme uno scambio di emozioni, un linguaggio fatto di intese e vibrazioni, un dare e
avere profondo e coinvolgente, un sigillo che si imprime dentro.
Raccolgo il
saluto e l’augurio di Cristiana col cuore gonfio di gioia e vi dico: godetevi
questo momento.
Un babà
soffice, spugnoso e profumato vi regalerà emozioni impareggiabili! (Soprattutto il giorno dopo)
Versione con lievito di birra
300 g di
farina bio tipo 0 Manitoba
3 uova cat a
grandi
100 g di
burro
100 g di
latte
25 g di
zucchero
10 g di
lievito di birra
½ cucchiaino
di sale fino
Lievitino
Sciogliere
il lievito di birra con 50 g di latte tiepido e 1 cucchiaino di zucchero e
impastarli con 70 g di farina, tutti presi dal totale degli ingredienti.
Lasciar lievitare fino al raddoppio, coprendo la ciotola con un telo inumidito.
Primo impasto
Versare in
una ciotola il resto della farina (230 g), fare la fontana, versarci il
lievitino e le tre uova. Impastare schiacciando ripetutamente nella mano
l’impasto per amalgamare le uova e aggiungere un cucchiaio alla volta di latte
per ammorbidirlo un po’, man mano che se ne senta la necessità, facendo
attenzione a non renderlo molle; poi impastare energicamente, sbattendolo verso
la ciotola per una decina di minuti. Coprire e lasciar lievitare per 80/90
minuti e comunque fino al raddoppio.
In una
ciotolina lavorare il burro a pomata, impastandolo con il restante zucchero (20
g) e il sale. Aggiungerlo al primo impasto
una cucchiaiata alla volta facendo assorbire bene
prima di aggiungere la
successiva. Lavorare per 5 minuti nella ciotola, poi ribaltare l’impasto su un
piano da lavoro e iniziare a lavorare energicamente piegandolo e sbattendolo
più volte per 15/20 minuti. Qui bisogna avere tenacia e resistenza perché questa
è quella fase in cui è possibile ottenere un babà spugnoso e morbido, capace di
assorbire e trattenere la bagna.
Quando
inizierà a staccarsi dalle mani e piegandolo manterrà una forma tondeggiante,
senza collassare e vedremo l’accennarsi di bolle d’aria il nostro impasto è
pronto.
Per poterlo
sistemare agevolmente nello stampo preventivamente imburrato, staccare dalla
massa dei pezzi di pasta schiacciandoli con pollice e indice, come volessimo
strozzarli, ottenendo così 6 palline.
Una volta
completato il giro, con l’indice
sigillare gli spazi tra una pallina e l’altra, coprire con un telo umido
e lasciar lievitare in forno spento con luce accesa per 2 ore, fino a
triplicare di volume.
Accendere il
forno a 220°, raggiunta la temperatura
infornare, abbassare a 200° e cuocere per 25 minuti.
Dopo circa
10 minuti di cottura coprire con un foglio di alluminio, per evitare che la
superficie scurisca.
A cottura
ultimata lasciar intiepidire per 15 minuti e capovolgere il babà possibilmente
in una ciotola larga e bassa.
Versione con il Lievito madre e lievito di
birra
280 g di
farina bio tipo 0 Manitoba
3 uova cat a grandi
100g di
burro
90 g di
latte
25 g di
zucchero
50 g di
lievito madre rinfrescato
10 g di
lievito di birra
½ cucchiaino
di sale
Primo impasto
Versare in
una ciotola 120 g di farina, fare la fontana, aggiungere 1 uovo, il lievito
madre, lo zucchero e 30 g di latte tiepido. Impastare, coprire con un telo
umido e attendere il raddoppio.
Secondo impasto
Versare in un'altra
ciotola la restante farina (160 g), aggiungere il primo impasto e 1 uovo,
sciogliere bene e amalgamare, poi incorporare il secondo uovo, Impastare energicamente per 10 minuti, battendo contro
i bordi della ciotola e aggiungendo man mano del latte a cucchiaiate. Sciogliere il burro a bagnomaria o in un microonde e
versarlo a filo sull’impasto, incorporandolo lentamente. Per ultimo, in una
tazzina “impastare” il lievito di birra con il sale finché diventa una
cremina liquefatta e aggiungere anche
questa alla massa. Una volta incorporati tutti gli ingredienti, ribaltare
l’impasto su un piano da lavoro e lavorare come descritto nel precedente
procedimento.
Ricavarne 11
palline e sistemarle negli stampini monoporzione precedentemente imburrati.
Ogni pallina deve arrivare a metà altezza dello stampino. Sistemarli in una
teglia e lasciar lievitare in forno spento con luce accesa fino a quando triplicano di volume, fuoriuscendo dal
bordo superiore formando una calottina di circa 2 cm.
Preriscaldare
il forno a 200°, infornare, abbassare a 180° e cuocere per 20 minuti. A metà
cottura coprire con un foglio di alluminio.
A cottura
ultimata lasciar intiepidire per 10 minuti, staccarli delicatamente dagli
stampini (basta reggere lo stampino con una mano e con l’altra tirare e
contemporaneamente roteare leggermente la calottina) e adagiarli in una ciotola
larga.
Per la bagna
1 lt di
acqua
400 g di
zucchero
1 limone
Versare
l’acqua in una pentola, aggiungere lo zucchero e la scorza di limone, evitando
accuratamente la parte bianca e lasciar sobbollire per 10 minuti.
Spegnere,
lasciar intiepidire, passarlo attraverso un colino a maglie strette e versare
sul babà ancora tiepido. Ogni 15/20 minuti, aiutandosi con un mestolino,
raccogliere lo sciroppo sul fondo del babà e irrorarlo di nuovo. Continuare
così finché non si presenta ben inzuppato e tratterrà lo sciroppo più a lungo,
cedendolo sempre più lentamente. Adagiarlo su un piatto da portata, facendolo
scivolare con molta attenzione.
Per i babà monoporzione
il bagno sarà simile; dopo aver versato
lo sciroppo sopra, rigirarli dentro di esso ogni 10/15 minuti e comunque finché
al tatto non abbiano la consistenza di una spugna inzuppata. Scolarli dallo
sciroppo e adagiarli su un piatto da portata.
Crema pasticcera al limone
2 tuorli
2 cucchiai
colmi di zucchero
2 cucchiai
rasi di farina
1 limone
30 g di
burro
Scaldare il
latte e spegnere quando accenna a bollire.
Mettere a
scaldare la pentola con l’acqua che servirà da bagnomaria per cuocere la crema.
Nella
pentola dove invece cuoceremo la crema mettere i tuorli, lo zucchero e la
farina setacciata; con una frusta amalgamarli energicamente e incorporare il
latte versato a filo, continuando a mescolare. Passare nel bagnomaria a fuoco
dolcissimo.
Tagliare il
limone a tre quarti, infilzarlo su un forchettone e con questo girare la crema
mentre cuoce.
Girare
sempre nello stesso verso, senza mai fermarsi per almeno 15 minuti e comunque
fino a quando non avrà raggiunto la densità desiderata. Spegnere, aggiungere il
burro e incorporarlo con la frusta. Lasciar raffreddare girando di tanto in
tanto. Sistemare la crema in un sac a poche e tenerla in frigo fino al momento
dell’utilizzo.
Completiamo il babà
250 ml di
rhum
100 g di
amarene sciroppate
3 cucchiai
di gelatina di albicocche
Scolare dal
piatto lo sciroppo che sarà colato dal babà. Irrorarlo con il rhum a proprio
piacimento, spennellarlo con la gelatina di albicocche precedentemente sciolta
a fuoco lentissimo, decorare con ciuffi di crema pasticcera e completare con le
amarene sciroppate.
Per ottenere
un buon lievitato la qualità degli ingredienti utilizzati deve essere la
migliore. Io ho usato uova freschissime, burro danese, zucchero finissimo (no a
velo) e farina bio. Non faccio pubblicità di nessun tipo, ma riguardo la farina
ci tengo a precisare che ho utilizzato la Manitoba 0 della Ecor. Per chi non la
trovasse può guardare la tabella e scegliere una farina che abbia il 14/15% di
proteine (la mia 14.4).
Consiglio
riguardo i limoni reperirli freschi, appena raccolti, perché ricchi di oli
aromatici che passeranno nella crema e nello sciroppo.
E per
ottenere un ottimo babà spugnoso la fase essenziale è l’impasto: deve essere
energico e lungo come ho precisato nella prima versione, senza desistere,
fermarsi solo quando questo si stacca dalle mani, lasciandole pulite, quando
accenna a fare le prime bolle, quando è sostenuto e tondo come una palla.
Il piano da
lavoro dove impastare non deve essere di legno ma di marmo o altra pietra
naturale, meglio ancora materiali plastici duri.
Forse
qualcuno si chiederà ora perché abbia usato nella seconda versione del lievito
di birra insieme al sale. Tutti sanno che questo non si fa, il lievito non va
mai mischiato al sale perché questo blocca la fermentazione e nella fattispecie
ammazza i saccaromiceti.
Però questa
piccola stranezza nasce da un errore. Tempo fa leggevo che il sale inattiva il
lievito di birra, non gli permette di avviare una fermentazione, però in un
impasto con Lievito Madre, questa pappetta, definita scientificamente
glutatione, permette di inglobare anidride carbonica sviluppando gli alveoli visto
che questi sono sempre così difficili da ottenere in un lievitato con pasta
madre.
Ma dov’è il
mio errore? Il glutatione si sviluppa dopo mezz’ora di riposo di sale e
lievito ed io questo passaggio l’avevo saltato, l'aggiungevo subito. Però visto che procedendo così
comunque ho sempre ottenuto dei buoni
risultati, preferisco continuare.