MecMacEne-Vol02_Materiali_U37

Scarica in formato pdf o txt
Scarica in formato pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 34

37.4.

1 Triangoli di velocità
I turbocompressori si basano sull’alta velocità periferica della girante (attorno a 300 m/s)
per impartire al gas una quantità di moto sufficiente a portare la pressione fino al valore
richiesto. Come nel caso delle turbopompe, i turbocompressori possono essere radiali (o
centrifughi), assiali e a flusso misto.

Nel compressore radiale l’ingresso del gas è in direzione assiale, ma la corrente del gas
subisce poi una deviazione in modo da presentarsi all’ingresso della pala con velocità asso-
luta c radiale e scarico ancora radiale. All’uscita della girante, il gas entra in un diffusore,
con o senza palette (Figura 37.11) in modo da aumentare ulteriormente la pressione. Il
gas infine viene raccolto nella voluta e avviato alla mandata. Nel compressore assiale le
pale si muovono in un piano perpendicolare all’asse di rotazione; i passaggi del gas hanno
una configurazione anulare e il flusso avviene lungo la direzione dell’asse di rotazione. Lo
stadio consiste in un rotore, su cui si trova una serie di palette mobili, e di uno statore,
su cui si trova una serie di palette fisse. Il gas (Figura 37.12) entra prima nel rotore dove
viene compresso, esce poi dal rotore ed entra nello statore, che agisce da diffusore facendo
aumentare la pressione nel gas.

Con il compressore radiale, di solito articolato su pochi stadi, si raggiungono rendimenti


(≈ 0,8) più bassi di quelli ottenuti con il compressore assiale (≈ 0,85 ÷ 0,9), in cui la com-
pressione viene suddivisa su parecchi stadi (spesso oltre 10), ciascuno dei quali funziona
con un rapporto manometrico di compressione molto basso (1,2 ÷ 1,4). Ogni compressore è
composto da uno o più stadi in serie, raggruppati in un solo corpo o in più corpi; il gas può
essere raffreddato a valle di ogni stadio oppure dopo un gruppo di stadi. La soluzione mul-
tistadio, analoga a quella delle pompe è dovuta alla necessità di supplire, con più stadi di
compressione, al lavoro massico limitato che può essere comunicato dal singolo stadio al
gas: sommando i lavori di più giranti si possono ottenere incrementi di pressione più ele-
vati. Quando invece si vuole ottenere una portata più elevata, si dispongono più giranti in
parallelo realizzando la soluzione a più flussi in modo da aumentare le portate volumetri-
che delle singole giranti.

Girante

Girante

Diffusore Diffusore

Fig. 37.11-a  -  Turbocompressore centrifugo con Fig. 37.11-b  -  Turbocompressore centrifugo con


diffusore non palettato. diffusore palettato.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 1


cu2

β2 w2 c2
cm2
α2
u2

ω
w1 c1
β1
u1

Fig. 37.11-c  -  Triangoli di velocità del turbocompressore centrifugo.

c1 w1

u w2
c2

u
O
α2 β1
β2
c2 α1 w1
c1
ca w2

u
u
c2 cosα 2 − c1 cosα1

Fig. 37.12  -  Sezione di turbocompressore assiale e triangoli di velocità. Sono evidenziati il passo t


della palettatura, la corda h del profilo, la velocità assoluta c con la sua componente assiale ca, la
velocità periferica u e la velocità relativa w.

2 Unità 37 | Compressori e ventilatori


Esempio 37.7 Uso del diagramma di Balje nel progetto del compressore
Si deve progettare lo stadio di un compressore d’aria che elabora la portata m⋅ = 0,6 kg/s e che
lavora tra la pressione p1 = 0,1 MPa (e temperatura T1 = 290 K) e la pressione p2 = 0,14 MPa
alla velocità di rotazione n = 300 giri/s (18.000 giri/min). Utilizzando il diagramma di Balje
Ds‑ωs, si chiede di:
a) determinare il tipo di compressore adatto a raggiungere il rendimento più elevato e il
diametro della girante D;
b) calcolare il numero di Laval L;
c) discutere la possibilità di utilizzare altri tipi di compressori.

SOLUZIONE
a) Per entrare nel diagramma di Balje, occorre innanzitutto calcolare con la 37‑15 la velo-
cità specifica, dal momento che è assegnata la velocità di rotazione del compressore. Il
volume massico ν1, si calcola con l’equazione di stato dei gas 28‑2.
RT1 0,287 kJ/(kg⋅K) × 290 K
p1ν1 = RT1 ⇒ ν1 = = = 0,832 m3/kg
p1 100 kPa

e la portata in volume V 1 risulta:

V 1 = m⋅ ν1 = 0,6 kg/s × 0,832 m3/kg = 0,5 m3/s
Dopo aver calcolato la temperatura T2s , con la A‑39.
(γ − 1 ) γ (1,4 − 1 ) 1,4
T2s p   0,14 MPa 
=  2 ⇒ T2s = 290 K   = 319,3 K
T1  p1   0,1 MPa 
l’incremento isentropico di entalpia ∆h, tra le condizioni totali a monte e le condizioni
statiche a valle risulta:

( ) ( )
∆hs = c p T2s − T1 = 1,0035 kJ/(kg⋅K) 319,3 K − 290 K = 29,4 kJ/kg = 29.400 J/kg

V1 0,5 m3/s


ω s = 2πn = 2 × π × 300 giri/s = 0,594 ≈ 0,6  ◀
hs0,75
( )
0,75
29.400 J/kg

Sulla Figura 37.16 vediamo che, per questo valore della velocità specifica, le condi-
zioni di miglior rendimento si raggiungono con un compressore centrifugo (ηc ≈ 0,85) e
che il valore ottimo del diametro specifico è Ds = 4. Con la relazione 37‑15′, che dà il dia-
metro specifico, calcoliamo allora il diametro della girante D.

hs0,25 Ds V1 4 0,5 m3/s


Ds = D ⇒ D = = = 0,216 m = 216 mm  ◀
V hs0,25
(29.000 J/kg )
0,25
1

Unità 37 | Compressori e ventilatori 3


b) Il numero di Laval L è dato dalla 37‑16, dove la velocità periferica u2 va espressa in fun-
zione del diametro D.
u2 πnD π × 300 giri/s × 0,216 m 203,6 m/s
L = = = = = 0,596 ≈ 0,6  ◀
20,04 T1 20,04 T1 20,04 290 K 341,3 m/s

Il numero di Laval risulta maggiore di quello per cui era stato determinato il dia-
gramma di Figura 37.16 (L = 0,5), ma ancora accettabile per il compressore.
c) Per esaminare la possibilità di utilizzare altri tipi di compressori, conviene convertire
gli assi del diagramma della Figura 37.16 in velocità di rotazione [giri/s] e diametri [m].
I fattori di conversione si ottengono dalla relazione 37‑15 che dà la velocità specifica e
dalla relazione 37‑15′ che dà il diametro specifico.

( )
0,75
V1 n hs0,75 29.400 J/kg
ω s = 2πn ⇒ = = = 505 giri/s ⇒ n = 505 giri/s × ω s
hs0,75 ωs 2π V1 2 × π 0,5 m3 /s

hs0,25 D V1 0,5 m3/s


Ds = D ⇒ = = = 0,054 m ⇒ D = 0,054 m × Ds  ◀
V 1
Ds hs0,25 (
29.400 J/kg )
40 400 n [giri/s]
10 20 30 50 100 200 300 500 1000 2000 5000 10.000
0, ea zza

3,0 D [m]
Li tim

Ds 60
0,
0,

Li tim

01 a to
∏2
ne iz
ot

00
1

n i
ot
a za

40 2,0
1
=
a to

1
Ds

Ds

20 Tur 1,0
Ra boc
om
10

dia
10

Flu pre
0

li s sor
10 0,6 mis so i 0,5
8 to 0,4
6 Ass 0,3
iali
10

4 η= 0,2
00

η= 0,
0,7 0,85 0,8 5
2 Compressori 0,1
volumetrici
1 a lobi 0,05
0,8 0,04
0,6 0,03
0,4
0,01 0,02 0,04 0,1 0,2 0,4 0,6 1 2 4 6 8 10 20 40
0,06 ωs

Fig. 37.16  -  Diagramma di Balje Ds‑ωs relativo all’Esempio 37.7.

I nuovi assi sono stati tracciati sulle ascisse in alto e sulle ordinate a destra del dia-
gramma di Figura 37.16. Si vede che non si guadagna nulla in rendimento andando alle

4 Unità 37 | Compressori e ventilatori


maggiori velocità di rotazione, che caratterizzano la regione dei compressori assiali. Nel
caso in cui vi siano problemi di spazio, il compressore assiale permette tuttavia di utilizzare
un diametro della girante più piccolo; occorre però verificare che il numero di Laval L, come
conseguenza della velocità di rotazione più elevata, non aumenti troppo, in quanto avvici-
nandosi a 0,8 il rotore inizia a lavorare in regime transonico. Se al contrario desideriamo
diminuire la velocità di rotazione al di sotto di 300 giri/s, si può passare nella regione dei
compressori volumetrici a lobi dove, alla velocità n = 130 giri/s (7.800 giri/min) troviamo
una configurazione interessante con un rendimento un po’ più basso (0,7). Il diametro di
questo compressore rotativo risulta di poco inferiore a quello del turbocompressore centri-
fugo; una particolare attenzione deve essere rivolta ai giochi in quanto i compressori rota-
tivi sono molto sensibili alle perdite.

COMMENTI L’esame del diagramma di Figura 37.16 mette in rilievo come per il turbo-
compressore centrifugo il coefficiente di pressione ∏ 2 (37‑13) vale circa 0,9 mentre per il
turbocompressore assiale è circa 0,1 e per il compressore rotativo è circa 10. Questo con-
ferma quanto era stato anticipato nell’Esempio 37.6 e cioè che il lavoro massico, che può
essere trattato nel singolo stadio, è basso nei turbocompressori (di più negli assiali e meno
nei centrifughi), mentre risulta più elevato nei compressori rotativi.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 5


37.4.3 Caratteristica manometrica dei turbocompressori
La caratteristica manometrica di un turbocompressore, più semplicemente indicata come
caratteristica o curva caratteristica, descrive l’andamento del rapporto di compressione
β in funzione della portata del fluido di lavoro, al variare della velocità di rotazione della
macchina. Spesso in ascisse figura il rapporto tra la portata generica e la portata di pro-
getto della macchina in modo da renderla adimensionale; lo stesso avviene per la velocità
di rotazione. La caratteristica del compressore βC va confrontata con la caratteristica del
sistema βS, rappresentata dal circuito in cui viene inserito il compressore. Il funziona-
mento del compressore si stabilisce nel punto della curva caratteristica (Figura 37.17 ) in
corrispondenza del quale riesce a fornire una portata adeguata alla resistenza opposta dal
sistema (punto di funzionamento).

Stabile Instabile
Rapporto di compressione β

Caratteristica β
β
del compressore

βC − βS > 0 βC − βS < 0

Caratteristica Punto di Portata Portata


del sistema funzionamento

Caratteristica del compressore ( β C )

Caratteristica del sistema ( β S )


Portata adimensionale

Fig. 37.17  -  Curve caratteristiche del compressore e del sistema con determinazione del punto di
funzionamento.

Il punto di funzionamento del compressore è stabile quando la caratteristica del com-


pressore ha pendenza inferiore alla pendenza della caratteristica del sistema: in questo
caso infatti, ad esempio a seguito di una accidentale diminuzione della portata, la pres-
sione fornita dal compressore è più grande di quella richiesta per vincere le resistenze del
circuito, e la portata tende quindi nuovamente ad aumentare fino a ripristinare il valore
precedente all’insorgere della perturbazione. Viceversa, nel caso in cui, in corrispondenza
dell’intersezione tra le caratteristiche, la pendenza della caratteristica del compressore
risulti superiore alla pendenza della caratteristica del circuito esterno, il funzionamento
risulta instabile, in quanto una accidentale variazione di portata provoca uno scompenso
tra βC e βS che tende a incrementare ulteriormente la variazione stessa (ad esempio una
diminuzione accidentale provoca uno squilibrio con βC < βS, che tende a ridurre ulterior-
mente la portata circolante).
Poiché la presenza di una capacità nel circuito a valle del compressore tende a dar
luogo a una caratteristica del circuito stesso pressoché orizzontale (in quanto la capacità è
in grado di assorbire portata senza far salire apprezzabilmente la pressione alla mandata
del compressore), risulta potenzialmente a rischio di instabilità il funzionamento su tutto
il ramo ascendente della caratteristica del compressore, nel caso in cui questo sia inserito
in un circuito dotato di una capacità alla mandata. La zona delle caratteristiche del com-

6 Unità 37 | Compressori e ventilatori


pressore corrispondenti ai tratti ascendenti viene pertanto indicata come zona instabile,
e la linea che congiunge i punti di massimo delle caratteristiche prende il nome di linea
di instabilità o di limite del pompaggio, dal nome con cui viene indicato il fenomeno di
instabilità del sistema, fenomeno che può portare a una periodica inversione della portata
che attraversa il compressore.
Le Figure 37.18‑a e 37.18‑b mostrano le prestazioni di una famiglia di compressori
radiali e di una di compressori assiali con le curve di isorendimento per diversi valori della
velocità di rotazione riferita a quella di progetto. Sulla sinistra del diagramma è indicata la
linea limite di pompaggio; qualora si scenda al di sotto dei valori di portata corrispondenti
a questa linea (per i normali compressori radiali è circa il 60%, mentre per quelli assiali
senza pale orientabili varia dal 60 all’85% della portata di progetto) il funzionamento del
compressore diventa instabile. Le Figure 37.18‑c e 37.18‑d mostrano le caratteristiche di
turbomacchine tipiche radiali e assiali.
Un altro fenomeno di instabilità, completamente indipendente dal pompaggio, è lo
stallo rotante. È questo un fenomeno in cui possono incorrere particolarmente i com-
pressori assiali (ma anche i compressori radiali con piccola estensione radiale delle pale),
quando la portata di gas viene notevolmente diminuita rispetto al valore di progetto. Lo
stallo rotante consiste nel distacco della corrente dalle superfici delle pale. È noto infatti
che la corrente intorno all’ala, che in questo caso è rappresentata da una pala del com-
pressore assiale, si stacca dal dorso dell’ala (stallo) non appena l’angolo di incidenza
diviene troppo elevato. Al diminuire della portata del gas aumenta l’angolo di incidenza
sulle pale della girante (Figura 37.19). A causa di piccole imperfezioni del profilo, per
cui ogni pala è diversa dalle altre, e anche per disuniformità del flusso, il distacco della
vena inizia prima su una o due pale (pale B e C), arrestando localmente il passaggio
della corrente di gas fino a ridurre a un valore estremamente modesto la quota di por-
tata smaltita da queste pale. La corrente di gas viene allora deviata sulle pale vicine
dando luogo a un aumento dell’angolo di incidenza sulle pale che seguono (pale D ed E)
con inizio del distacco di vena, mentre sulle pale che precedono (pala A) l’angolo di inci-
denza diminuisce e la corrente, che prima poteva essersi distaccata, viene di nuovo por-
tata ad aderire al dorso della pala: è per questo motivo che il fenomeno prende il nome
di stallo rotante. Con questa sequenza il distacco procede verso l’alto (dalla pala A alla
pala E), mentre la velocità periferica u della girante assiale è orientata nel verso oppo-
sto; la rotazione delle pale in stallo è cioè controrotante rispetto alla rotazione della
girante. Lo stallo rotante può far diminuire il lavoro massico dello stadio e può perciò
portare come conseguenza il pompaggio se il condotto di mandata ha una capacità di
accumulo di energia sufficientemente elevata; è per questo motivo che i due fenomeni
dello stallo rotante e del pompaggio, in realtà tra loro diversi, possono venire confusi.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 7


P = punto di progetto P = punto di progetto
n0 = velocità di progetto n0 = velocità di progetto
β 3,5 β 8
Linea di
pompaggio 7
3 0,88 0,85
η = 0,9

75
6 0,80

0,
P
2,5 Linea di P 0,75
5
pompaggio

0, ,70
0,70
65
0 60
=
η 0, 4
2 1,1
5
0,5 1 3
1,5
2 1 1,05
n 0,9 0,95
n0 = 0,8 n
n0 = 0,8
1 1
Portata adimensionale Portata adimensionale

Fig. 37.18  -  Prestazioni di compressori con curve di isorendimento per diversi valori della velocità
di rotazione riferita alla velocità di progetto. Il diagramma fa riferimento a condizioni all’aspira-
zione costanti.
a) compressore radiale; b) compressore assiale multistadio.

Temperatura ingresso compressore = 293 K 20 2,6


Pressione ingresso compressore = 98.000 Pa 2,4
Velocità compressore = 1400 giri/s 18 2,2

Coppia [N⋅m]
Punto di 2,0

Potenza [kW]
ia
pp funzionamento 16 1,8
2,2 Co 1,6
Ra 14 1,4
pp
1,0 2,0 ort 1,2
od
Rapporto di compressione

i co
mp 12 1,0
res
za

0,8 1,8 ento sio


ten

im ne
Rend 10
Po
Rendimento

0,6 1,6

0,4 1,4

0,2 1,2

0,0 1,0
0,00 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35
Portata in massa [kg/s]

Fig. 37.18-c  -  Caratteristiche di un compressore radiale.

8 Unità 37 | Compressori e ventilatori


Temperatura aria in aspirazione = 288 K
Pressione aria in aspirazione = 98.000 Pa
Velocità di rotazione = 58 giri/s
Pr
6,5 2,0 ev
al
en
za

Punto di
Potenza assorbita [kW]

6,0 1,5
funzionamento
1,0

Pot
∆p [kPa]

enz
5,5 1,0 0,8

Rendimento
0,6
e nto
n dim
5,0 0,5 Re 0,4

0,2

4,5 0 0

0 1 2 3 4 5
Portata aria [kg/s]

Fig. 37.18-d  -  Caratteristiche di un ventilatore assiale.

E
Lo stallo ruota
D in questa direzione

B
Fig. 37.19  -  Stallo rotante nella paletta-
tura rotorica di uno stadio di compressore
assiale: il distacco della corrente inizia sulle A
pale B e C. La sezione su cui si ha lo stallo si
sposta progressivamente, ruotando in dire-
u velocità
zione opposta a quella del rotore, ma con
periferica
velocità inferiore; pertanto il moto assoluto
è concorde con quello del rotore.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 9


37.4.4 Regolazione
Lo scopo della regolazione di tipo industriale è mantenere costante la pressione alla man-
data del compressore ( p2), a fronte di variazioni della portata di gas m⋅ richieste dall’utiliz-
zatore e a parità di condizioni dell’ambiente di aspirazione ( p1, T1).
Delle modalità solitamente utilizzate per effettuare la regolazione, le prime tre inter-
vengono sulla caratteristica del sistema in cui lavora il compressore, mentre le ultime due
influenzano la caratteristica di funzionamento propria della macchina:
4. Laminazione alla mandata – Si fa fronte alla minor richiesta di portata mantenendo
inalterata la pressione pS nel serbatoio di mandata semplicemente chiudendo una val-
vola posta all’uscita del compressore (Figura 37.20‑a).
5. Laminazione all’aspirazione – Pur continuando ad aspirare dallo stesso ambiente ( p1
e T1 invariati), con l’introduzione di una valvola di laminazione sul condotto di aspi-
razione è possibile modificare la pressione che il compressore vede al suo ingresso
(Figura 37.20‑b).
6. Riflusso all’aspirazione o bypass – La riduzione di portata all’utilizzatore è ottenuta
facendo rifluire parte della portata all’aspirazione per mezzo di un condotto in cui è inse-
rita una valvola di laminazione (Figura 37.20‑c). Questo sistema viene soprattutto usato
nel caso in cui il gas sia inquinante o pregiato.
7. Variazione della velocità di rotazione – A parità di condizioni di aspirazione, si
varia il numero di giri n del compressore. È un metodo di regolazione non molto fre-
quente poiché la variazione del numero di giri è piuttosto costosa e complessa come
realizzazione.
8. Variazione dell’angolo di calettamento delle pale – È un metodo che può essere utilizzato
per i compressori centrifughi con diffusore palettato. Nel caso dei compressori assiali è
difficilmente applicabile poiché oltre a modificare l’angolo di calettamento delle pale sta-
toriche sarebbe necessario regolare anche le pale rotoriche, operazione estremamente
complessa. Più agevole risulta invece questo tipo di regolazione nel caso dei ventilatori,
che presentano solo poche pale e hanno un solo stadio.

p2 = ps
p′2
ps
n
Utilizzatore C
M C
p′1 < p1 T ′1 = T1
n

p1,T1
p 1 T1

Fig. 37.20-a  -  Laminazione alla mandata: la Fig. 37.20-b  -  La laminazione isentalpica all’a-


valvola di laminazione viene aperta o chiusa spirazione porta in ingresso al compressore
mediante un sistema automatico che rileva la un fluido con pressione p′ < p1 e temperatura
pressione pS nell’ambiente di mandata. T ′ = T1 .

10 Unità 37 | Compressori e ventilatori


p2

p1,T1

Fig. 37.20-c  -  Quando il fluido viene fatto ricircolare all’aspirazione, occorre evitare che il compres-
sore aspiri gas sempre più caldo. Si introduce allora sulla linea un refrigeratore in modo che il gas
compresso venga riportato alla temperatura iniziale T1.

37.5 Compressore volumetrico alternativo


37.5.1 Descrizione
Di funzionamento simile alle pompe alternative, i compressori alternativi sono costituiti
da uno o più cilindri, spesso a doppio effetto, nel cui interno scorre uno stantuffo piuttosto
massiccio, comandato generalmente da un manovellismo che permette la trasformazione
del moto circolare continuo, fornito in genere da un motore elettrico, nel moto alternativo
richiesto dal compressore.
I compressori a stantuffi possono essere costruiti ad asse orizzontale e verticale: i com-
pressori verticali sono impiegati per piccole e medie portate (fino a 0,1 m3/s) e medie pres-
sioni, specialmente nei macchinari ausiliari dato il loro ingombro modesto; i compressori
orizzontali, a causa della loro maggiore accessibilità, sono di più facile manutenzione e sor-
veglianza, ma per contro sono ingombranti e hanno bisogno di fondazioni più solide.
Rispetto alle pompe, i compressori alternativi, pur funzionando a pressioni inferiori,
presentano problemi di tenuta soprattutto dinamica, in quanto l’aria è un fluido compri-
mibile e molto meno viscoso dell’acqua. La soluzione dei problemi legati alle sollecitazioni
meccaniche, apparentemente più basse nel compressore a causa delle minori pressioni, è
in realtà complicata dalla presenza di elevate sollecitazioni termiche, che impongono l’a-
dozione di sistemi di raffreddamento (Figura 37.2‑a).
Mentre nelle pompe alternative l’entità del volume di spazio morto non pone partico-
lari problemi, nel caso dei compressori questo volume (detto anche in modo molto signifi-
cativo volume nocivo) va mantenuto il più basso possibile perché influenza negativamente
le prestazioni della macchina. Infine, a differenza delle pompe alternative che non avevano
problemi di pressioni raggiungibili ma solo di portate per cui venivano privilegiate confi-
gurazioni di più pompe in parallelo, nel caso dei compressori alternativi esiste il problema
di raggiungere elevate pressioni di fine compressione, problema che può essere risolto solo
ricorrendo a più stadi in serie con interrefrigerazione.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 11


Gli organi che convertono il moto rettilineo alterno dello stantuffo nel moto rotatorio
dell’albero motore sono nei compressori piccoli una biella e una manovella, mentre nei com-
pressori di maggiori dimensioni (usualmente quelli orizzontali), fra lo stantuffo e la biella
viene interposta un’asta e una testa a croce.
La presenza di organi meccanici in contatto e in moto relativo (si pensi all’accoppiamento
stantuffo/cilindro) richiede la realizzazione di un sistema di lubrificazione. Generalmente,
a tale scopo, si sfrutta il moto roto‑traslatorio della biella: questa “pesca” l’olio presente
nella parte inferiore del basamento del compressore (carter) e lo centrifuga su tutte le parti
in movimento che necessitano di essere lubrificate. Si tratta di un sistema di lubrificazione
relativamente semplice, ma, proprio per questo, assai affidabile.
La lubrificazione delle parti in moto relativo deve avvenire avendo cura di evitare il
contatto fra olio lubrificante e gas compresso, sia per evitare l’inquinamento dell’olio da
parte del gas, sia perché spesso si richiede che il gas compresso sia esente da impurezze
di ogni tipo.
La comunicazione con gli ambienti di aspirazione e di mandata viene stabilita gene-
ralmente tramite apposite valvole di aspirazione e mandata (o scarico): la prima consente
di immettere il fluido all’interno della camera durante la fase di aspirazione (volume cre-
scente), mentre la seconda consente di inviare il fluido compresso all’utenza durante la fase
di mandata (volume decrescente). Le valvole sono solitamente di tipo automatico, general-
mente a lamelle: si aprono cioè in seguito alla depressione del gas all’interno del cilindro
rispetto all’ambiente di aspirazione (per la valvola di aspirazione) o alla sovrapressione
rispetto all’ambiente di mandata (per la valvola di scarico).
Le posizioni caratteristiche del moto dello stantuffo o pistone ( piston) per il compres-
sore a semplice oppure a doppio effetto (Figura 37.21) sono già state illustrate nelle pompe
volumetriche. La corsa (stroke) s è la distanza percorsa dal pistone che si muove tra due
posizioni estreme di punto morto superiore (TDC, top dead center) e Punto Morto Inferiore
(BDC, bottom dead center) in corrispondenza delle quali il volume della camera raggiunge
rispettivamente il valore minimo (Vmin) e massimo (Vmax). La corsa s è uguale al doppio del
raggio della manovella r (crank radius). Il pistone che scorre all’interno del cilindro (cylin‑
der) di alesaggio (bore) D [m] sposta il volume (displaced or swept volume) V [m3], differenza
tra i valori Vmax e Vmin assunti dalla camera; questo volume (o cilindrata unitaria) è uguale
al prodotto della sezione trasversale del cilindro πD 2∙4 [m2] per la corsa s [m].
πD 2
s = 2r 37‑17 V = s 37‑18
4
Il volume di spazio morto o spazio nocivo (clearance volume) Vc [m3 ] è il valore minimo
Vmin raggiunto dalla camera: esso è compreso tra la testa e lo stantuffo quando questo si
trova al punto morto superiore. Il rapporto tra il volume massimo della camera Vmax = V + Vc ,
quando cioè lo stantuffo si trova al punto morto inferiore, e il volume minimo Vmin = Vc della
camera, quando lo stantuffo si trova al punto morto superiore, è il rapporto volumetrico di
compressione (compression ratio) ε, solitamente espresso in funzione del grado di spazio
morto µ = Vc ∙V.

V Vc
+
massimo volume del cilindro Vmax V + Vc V = 1+
ε = = = = V 37‑19
minimo volume del cilindro Vmin Vc Vc 
V

12 Unità 37 | Compressori e ventilatori




1 Stantuffo
 2 Stelo dello stantufo
3 Testa a croce
 4 Biella
Albero a gomito con contrappesi
5 


Fig. 37.21  -  Schema di funzionamento di un compressore alternativo a semplice effetto (a sinistra)


e a doppio effetto (a destra)

Il rapporto volumetrico di compressione ε assume in genere valori inferiori a 6. Il rap-


porto manometrico di compressione β = p2 ∙p1 di un singolo stadio, invece, può assumere
valori massimi variabili da 6 a 10. Valori superiori sarebbero possibili in linea teorica, ma
irrealizzabili nella pratica, a causa delle eccessive temperature del gas raggiunte al ter-
mine della fase di compressione. Temperature troppo elevate causerebbero un decadimento
delle proprietà lubrificanti dell’olio e sollecitazioni termiche inaccettabili sulle valvole che
possono essere delle semplici lamelle e dunque molto delicate. Per ottenere valori di β più
elevati è perciò necessario suddividere la compressione in più stadi interrefrigerati.
La velocità media del pistone (mean piston speed) νm [m/s] è il prodotto dello spostamento
del pistone in un giro pari a 2s [m/giro] in quanto in un giro il pistone compie due volte la
corsa (quella di andata e quella di ritorno), per la velocità di rotazione dell’albero motore
(rotational speed of the crankshaft) n [giri/s]. La velocità media del pistone è compresa tra
2 e 5 m/s, mentre nei piccoli compressori con stantuffi leggeri può arrivare fino a 6 ÷ 8 m/s.

νm = 2sn 37‑20

37.5.2 Ciclo di lavoro


Le Figure 37.22 e 37.23 illustrano le caratteristiche sul piano pressione p e volume V del
ciclo di lavoro37.4 ideale di un compressore alternativo che si realizza attraverso due sole
corse dello stantuffo, richiedendo pertanto un’unica rotazione completa dell’albero. Essendo

37.4 - Il ciclo di lavoro viene rappresentato su un piano che ha per ascissa il volume V della camera e
per ordinata la pressione p all’interno del cilindro. Il diagramma risultante non può essere considerato a
rigore un diagramma termodinamico, il quale dovrebbe essere realizzato facendo riferimento al volume
massico ν del gas e non al volume della camera in cui il gas è contenuto, che, a causa delle fasi di aspira-
zione e scarico, contiene una massa di gas variabile nel tempo. Questo è il motivo per cui si parla di ciclo
di lavoro e non di ciclo termodinamico.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 13


il ciclo di lavoro reale particolarmente complesso, si fa riferimento usualmente a un ciclo
di lavoro ideale caratterizzato da alcune ipotesi semplificative.
Se il compressore non avesse spazio morto le fasi di lavoro sarebbero le tre seguenti
(Figura 37.22):
– per tutta una corsa, dal punto morto superiore (o esterno) al punto morto inferiore
(o interno), aspirazione del gas alla pressione p1;
– lungo la prima parte della corsa di ritorno, compressione da 1 a 2 fino a che il gas si è
portato alla pressione p2, pressione esistente nel condotto di mandata;
– per la rimanente parte della corsa, dal punto morto inferiore (o interno) al punto morto
superiore (o esterno), scarico del gas compresso nel condotto di mandata.
Purtroppo lo spazio morto è insopprimibile e perciò l’aspirazione non inizia fino a quando
la pressione, all’interno del cilindro, non si sia abbassata, dal livello esistente alla man-
data, fino al livello esistente nell’am­biente, dal quale il gas viene aspirato. Il ciclo ideale
in presenza di spazio morto si attua nelle seguenti fasi (Figura 37.23):
A ⇒ B Aspirazione del gas dall’ambiente a pressione p1. – Il gas da comprimere viene
immesso all’interno del cilindro a seguito dello spostamento dello stantuffo verso il
punto morto inferiore BDC, che genera all’interno del cilindro una depressione che
provoca l’apertura della valvola di aspirazione e richiama il fluido fresco dall’am-
biente di aspirazione.
B ⇒ C Compressione isentropica fino alla pressione p2 che regna nell’ambiente di man-
data. – Lo stantuffo, mosso dall’albero, si sposta in direzione del punto morto
superiore TDC, comprimendo il gas contenuto all’interno del cilindro; la valvola di
aspirazione si chiude non appena ha inizio la corsa di compressione, in virtù della
sovrapressione che si crea nel cilindro rispetto all’ambiente di aspirazione, men-
tre la valvola di mandata rimane chiusa finché la pressione all’interno del cilindro
non supera la pressione p2.
C ⇒ D Mandata nell’ambiente a pressione p2 (uten­za). – Quando la pressione all’interno
del cilindro supera la pressione p2 si apre la valvola di mandata; lo stantuffo, pro-
seguendo nella sua corsa fino a raggiungere il TDC, espelle il gas compresso.
D ⇒ A Espansione isentropica del gas residuo, rimasto nello spazio morto a seguito del
ciclo precedente, dalla pressione p2 fino alla pressione p1. – Al termine della man-
data, il volume dello spazio morto è occupato da gas compresso che lo stantuffo
non è stato in grado di espellere. Non appena lo stantuffo stesso inizia la sua corsa
verso il BDC, la valvola di mandata si chiude e il gas rimasto all’interno del cilin-
dro si espande fino a raggiungere una pressione leggermente inferiore rispetto alla
pressione dell’ambiente di aspirazione p1, provocando l’apertura della valvola di
aspirazione e l’inizio della fase di aspirazione.
I trafilamenti nelle valvole, gli scambi termici tra il gas e le pareti del cilindro e
infine le fughe del gas compresso attraverso le valvole e quelle del gas tra i due lati
dello stantuffo fanno sì che il ciclo di lavoro ideale della Figura 37.23 si trasformi nel
ciclo reale o indicato (è il ciclo effettivo che viene rilevato con gli strumenti indica-
tori) della Figura 37.24.

14 Unità 37 | Compressori e ventilatori


p
Mandata
p2
D C

γ
pV = cost
γ
pV = cost

p1 B
A Aspirazione

p V V VB V
Spazio D A
p2 2 morto VC
Cilindrata

p1 1

V
Vmin Vmax

Fig. 37.22  -  Ciclo di lavoro idea­ Fig. 37.23  -  Ciclo di lavoro ideale di un compressore alterna-
le di un compressore alterna- tivo con spazio morto. Lo stantuffo nella sua corsa s si muove
tivo senza spazio morto realiz- tra le due posizioni estreme di punto morto superiore, dove la
zato con valvole automatiche camera raggiunge il volume minimo Vmin (VD), e il punto morto
(Figura 37.21). Il ciclo viene inferiore, dove raggiunge il valore massimo Vmax (VB); la cilin-
rappresentato su un piano che drata V è la differenza tra i valori massimo VB e minimo VD
ha per ascissa il volume V della assunti dalla camera. Le fasi A ⇒ B di aspirazione e C ⇒ D di
camera e per ordinata la pres- mandata avvengono a valvole rispettivamente di aspirazione
sione p all’interno del cilindro. e di mandata aperte, con massa variabile a pressione circa
costante; le fasi B ⇒ C di compressione e D ⇒ A di espansione
del gas dello spazio morto avvengono invece a valvole chiuse,
e quindi a massa costante.

L’apertura delle valvole, quasi sempre automatiche, avviene in ritardo, allorché la pres-
sione a monte supera leggermente la pressione a valle della valvola, e dà origine ai picchi
di pressione C′ e A′ evidenziati nella Figura 37.24. Le fasi di aspirazione e di mandata non
sono più a pressione costante, ma nella corsa di aspirazione A ⇒ B, la pressione è inferiore
a quella ambiente, mentre nella corsa di mandata C ⇒ D la pressione è superiore a quella
esistente nel condotto di mandata. Le curve di compressione e di espansione non sono più
adiabatiche con esponente γ, ma politropiche con esponente n determinato dall’entità degli
scambi termici tra il gas e le pareti del cilindro. Le fughe di gas infine si ripercuotono sul
rendimento volumetrico. L’area del ciclo di lavoro, ideale oppure indicato, rappresenta, sul
piano pressione-volume, il lavoro [J] ideale Wid oppure il lavoro indicato Wi richiesto dal
compressore. L’uso del ciclo di lavoro e in particolare del ciclo di lavoro indicato per valu-
tare le principali quantità che caratterizzano il funzionamento della macchina verrà appro-
fondito nella trattazione dei motori alternativi a combustione interna.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 15


p C′
D C
p2

A B
p1

A′

Fig. 37.24  -  Ciclo indicato del compressore alternativo. L’area racchiusa sul diagramma p‑V è
il lavoro indicato Wi [J] speso nel ciclo dal compressore.

Esempio 37.8 Cilindrata e velocità media del pistone


Un compressore alternativo a un solo stadio, avente alesaggio D = 130 mm, corsa s = 105 mm
e volume di spazio morto Vc pari al 4% del valore della cilindrata V, aspira aria alla pressione
assoluta p1 = 0,1 MPa e la comprime fino alla pressione p2 = 0,55 MPa secondo un processo
adiabatico (Figura 37.25). La velocità di rotazione è n = 13 giri/s (780 giri/min).
p [MPa]
D C
0,55
µ = 0,04

A B
0,1

0,0556 0,905 1,445 V [dm3 ]


V = 1,39
1,04 ⋅ V

Fig. 37.25  -  Ciclo ideale relativo all’Esempio 37.8.

16 Unità 37 | Compressori e ventilatori


Determinare:
a) la cilindrata V, il volume di spazio morto Vc e il rapporto volumetrico di compressione ε;
b) la velocità media νm dello stantuffo.
SOLUZIONE
a) La cilindrata del compressore V (VB − VD nella Figura 37.23) è data da (37‑18):

( )
2
πD 2 π 0,13 m
V = s= 0,105 m = 0,00139 m3  ◀
4 4
È assegnato il volume Vc di spazio morto (VD in Figura 37.23 ) nella misura del 4%
della cilindrata V; è cioè in pratica assegnato il grado di spazio morto µ = Vc ∙V (37‑19).
Vc
µ= = 4% = 0,04   ⇒   Vc = µV = 0,04 × 1,39 × 10− 3 m3 = 0,0556 × 10− 3 m3 ◀
V
Il rapporto volumetrico di compressione ε, a seconda che venga espresso in funzione
dello spazio morto Vc oppure del grado di spazio morto µ, è dato da (37‑19):
V + Vc 1 +  1 + 0,04
ε = = = = 26  ◀
Vc  0,04

b) La velocità media dello stantuffo si calcola con la 37‑20, dove n è la velocità di rotazione.

νm = 2sn = 2 × 0,105 m × 13 giri/s = 2,73 m/s ◀

37.5.3 Rendimento volumetrico, lavoro e potenza


La massa m di gas che un compressore può mandare all’utenza a ogni ciclo risulta inferiore
alla massa di riferimento mrif che potrebbe essere contenuta all’interno del volume spaz-
zato dallo stantuffo a ogni ciclo (cioè all’interno della cilindrata V), se questo venisse riem-
pito di gas nelle condizioni di pressione e temperatura dell’ambiente di aspirazione (ovvero
mrif = ρ1V). Il rapporto tra la massa m effettivamente mandata e la massa di riferimento
mrif è indicato generalmente come coefficiente di riempimento o rendimento volumetrico
(volumetric efficiency) del compressore ηv. Esso risulta inferiore anche nel caso di un ciclo
ideale, in quanto non tutta la cilindrata può essere sfruttata per incamerare gas fresco da
mandare poi all’utenza, dal momento che una frazione consistente della cilindrata mede-
sima viene occupata dal gas intrappolato nel volume morto. Risulta difatti disponibile, nel
caso di ciclo ideale, solo il volume VB − VA, anziché l’intera cilindrata VB − VD (Figura 37.23).
Poiché la quantità m di aria mandata all’utenza a ogni ciclo, nel funzionamento ideale, è
uguale alla massa aspirata ma non essendo presenti fughe, si ha:

m = ma = mB − mA = ρ B ⋅VB − ρ A ⋅VA = ρ 1⋅ VB − VA ( )
Di conseguenza risulta:

ηv =
mm
ciclo ideale
⇒ ηv,id =
(
ρ1 VB − VA ) = (V
B − VA )
ρ1V ρ1V V

Unità 37 | Compressori e ventilatori 17


( )
Essendo inoltre VB = 1 +  ⋅V e VA = ⋅V β 1 γ , si ottiene:

( )
ηv,id = 1 −  β 1 γ − 1  37‑21

Pertanto, come anticipato, il rendimento volumetrico di un compressore alternativo,


anche nel caso ideale, è inferiore all’unità, in quanto il volume “utile” risulta ridotto a
VB − VA. Questo effetto tende a manifestarsi in modo tanto più marcato quanto più sono
elevati il grado di spazio morto µ e il rapporto manometrico di compressione β.
Noto il rendimento volumetrico ηv (quello effettivo vale 0,70 ÷ 0,86), si può adesso rica-
vare la portata elaborata dal compressore. Sono assegnate le condizioni iniziali di pressione
p1 e temperatura T1, e la pressione finale di compressione p2; noti massa volumica ρ1 [kg/m3]
del gas aspirato dall’ambiente esterno, cilindrata V [m3/giro] dalla 37‑18 e numero di giri
al secondo dell’albero n [giri/s], si ricava la portata in massa m⋅ [kg/s] mandata dal compres-

sore e quindi, ricordando le 37‑19 e 37‑20, la portata in volume V 1 [m3/s]:

m πD 2 πD 2 vm
 = ma ⋅K ⋅n = ηv ρ1 KVn
m V1 = = ηv KVn = ηv K sn = ηv K  37‑22
ρ1 4 4 2

con K numero di cicli che si effettuano a ogni giro. K vale 1 nel caso del compressore a sem-
plice effetto (Figura 37.21) in cui la portata viene inviata alla mandata ogni due corse dello
stantuffo. K vale 2 nel compressore a doppio effetto in cui la mandata viene effettuata ogni
mezzo giro, cioè a ogni corsa, in quanto lo stantuffo aspira da un lato e contemporanea-
mente comprime il fluido sull’altro lato (trascurando il volume dello stelo, il compressore a
doppio effetto è come se avesse una cilindrata doppia).
Noto il rendimento del compressore ηC, dato (37‑11″) dal prodotto del rendimento interno
ηc e del rendimento organico ηo (o meccanico ηm), si ricava37.5 (37‑12) la potenza assorbita

Pa [kW = kJ/s = (kN⋅m)/s] in funzione della portata trattata V 1 [m3/s], della pressione ini-
ziale p1 [kPa = kN/m2 ] e del rapporto manometrico di compressione β = p2 ∙p1:
 γ −1 
Pid 1  γ
Pa = = V1 p1  β γ − 1  37‑23
ηC ηC γ − 1  

Fino ad ora abbiamo considerato la compressione in un solo stadio. Ma ciò è in pratica


possibile solo per rapporti di compressione β inferiori a 6. Non si realizzano in un solo sta-
dio rapporti di compressione più elevati perché:
1. si raggiungerebbero temperature di fine compressione troppo elevate per i materiali del cilin-
dro; in particolare c’è il pericolo di inceppamento o deformazione delle valvole automatiche;
2. il riempimento del cilindro, a causa della presenza dello spazio morto, risulterebbe ecces-
sivamente basso: all’aumentare di β si corre il rischio di far immagazzinare tutto il gas

37.5 - La potenza ideale del compressore volumetrico andrebbe calcolata, a rigore, partendo dal lavoro
ideale richiesto dal compressore per eseguire il ciclo. Per semplicità, nel nostro caso si è utilizzata l’e-
quazione del primo principio della termodinamica (Paragrafo 37.3.1) in condizioni di flusso stazionario
(trascurando gli scambi di calore con l’esterno) tra l’ambiente di aspirazione e quello di mandata. Affinché
sia valida l’ipotesi di moto stazionario, occorre considerare due sezioni del compressore (ingresso e uscita
del fluido) sufficientemente distanti dalla valvola di aspirazione e da quella di scarico.

18 Unità 37 | Compressori e ventilatori


nello spazio morto e la macchina si comporterebbe come una molla a gas che restituisce
durante l’espansione il lavoro ricevuto nella fase di compressione.

I I

III

D4
D3

D2

D1
IV
II

Fig. 37.26  -  Schema di un compressore orizzontale polifase (a quattro stadi) con stantuffo a gradino.
Il primo stadio è a doppio effetto.

D’altra parte se si effettua la compressione in più stadi è possibile raffreddare tra uno
stadio e l’altro il gas riducendo in modo drastico il lavoro di compressione (Figura 37.8). Si
fraziona allora la compressione in più stadi, realizzando compressori polifase con disposizione
diversa dei cilindri, ad esempio verticale od orizzontale con stantuffo a gradino (Figura 37.26)
oppure a V oppure a L (Figura 37.2‑a); naturalmente tra uno stadio e l’altro il gas viene raf-
freddato. La potenza complessiva viene ottenuta moltiplicando per il numero degli stadi N
la potenza del singolo stadio in quanto, come abbiamo visto nel Paragrafo 37.3.2, conviene
frazionare la compressione interrefrigerata su più stadi che hanno tutti lo stesso rapporto
di compressione βottimo e che richiedono tutti lo stesso lavoro per stadio. Quando un solo sta‑

dio di compressione viene realizzato su più cilindri, la portata V 1 data dalla 37‑22 va molti-

plicata per il numero z dei cilindri in modo da ottenere la portata totale V 1t.

Esempio 37.9 Compressore alternativo in due stadi


Si vuole utilizzare un compressore alternativo in due stadi (con due cilindri a V inter-
refrigerati) a semplice effetto per portare dell’aria fino alla pressione assoluta finale di
2.945 kPa. Le condizioni dell’aria all’aspirazione sono quelle esistenti nell’ambiente: pres-
sione p1 = 101 kPa e temperatura T1 = 288 K (15 °C). Sono assegnati la portata in volume

di aria trattata V 1 = 0,0228 m3/s (riferita alle condizioni esistenti all’aspirazione), il rendi-
mento del compressore ηC = 0,70 e il rendimento volumetrico ηv = 0,80.
Si chiede di:
a) valutare pressioni e temperaure all’uscita dei due stadi supponendo l’interrefrigera-
zione completa;

Unità 37 | Compressori e ventilatori 19


b) valutare la potenza ideale Pid e la potenza reale Pa assorbite dal compressore;
c) dimensionare il compressore per una velocità di rotazione n = 25 giri/s (1.500 giri/min)
e una velocità media del pistone νm = 4,3 m/s.

SOLUZIONE
a) L’interrefrigerazione è completa o uniforme quando all’uscita di ogni stadio (il numero
degli stadi del compressore è N = 2) la temperatura viene riportata al valore iniziale T1.
In tal caso possiamo applicare la 37‑10′ e ricavare il rapporto ottimo di compressione
del singolo stadio.
1 N 1 2
p   2945 kPa 
βottimo =  finale  =   = 29,161 / 2 = 29,16 = 5, 4
 p1   101 kPa 

La pressione all’uscita del singolo stadio è data dalla pressione d’ingresso dello sta-
dio moltiplicata per βottimo secondo la tabella che segue:

Stadio Pressione di ingresso Pressione di uscita


I p1 = 101 kPa p2 = 101 kPa × 5,4 = 545,4 kPa
II p2 = 545,4 kPa p3 = 545,4 kPa × 5,4 = 2945 kPa

La temperatura all’uscita è uguale in tutti gli stadi, in quanto la temperatura ini-


ziale di ogni stadio è la stessa. La temperatura T2 all’uscita del primo stadio, uguale alla
temperatura di uscita del secondo stadio, vale (A‑55):
T2
T1
= β (γ − 1)∙γ  ⇒  T2 = β (γ − 1)∙γ = 288 K × 5,40,286 = 466 K 193 °C  ◀ ( )
b) La potenza ideale richiesta dal singolo stadio si calcola con la 37‑23 dove, utiliz-
zando γ = 1,4 (è il valore dato per l’aria dalla Tabella A.5), poniamo γ γ − 1 = 3,5 e ( )
( )
γ − 1 γ = 0,286.

Pid,stadio = V1 p1
γ
γ −1
(β (γ − 1) γ
) ( )
− 1 = 0,0228 m3/s × 101 kPa × 3,5 5,40,286 − 1 = 4,995 kW ≈ 5,0 kW

La potenza ideale complessiva è data dal prodotto della potenza dello stadio per due,
numero degli stadi, dal momento che la quota di potenza richiesta è la stessa per tutti
gli stadi
P 10,0 kW
Pid = 2 × 5,0 kW = 10,0 kW       Pa = id = = 14,3 kW  ◀
ηc 0,70

c) Dimensionare il compressore significa calcolare corsa e alesaggio dei due cilindri (con
disposizione a V) in cui si effettua la compressione in due stadi. La corsa s è comune ai
due cilindri e vale (37‑20):

vm 4,3 m/s
νm = 2sn ⇒ s= = = 0,086 m = 86 mm  ◀
2n 2 × 25 giri/s

20 Unità 37 | Compressori e ventilatori



L’alesaggio D si ricava dall’espressione della portata trattata V 1 (assegnata).
Indichiamo con D1 l’alesaggio del cilindro del primo stadio (a bassa pressione). Per rica-
varlo applichiamo la 37‑22, dove poniamo K = 1.

πD12 πD12 V 0,0228 m3/s


V1 = ηv sn ⇒ sn = 1 = = 0,0285 m3/s ⇒
4 4 ηv 0,80

4 × 0,0285 m3/s 4 × 0,0285 m3/s 4 × 0,0285 m3/s


D12 = ⇒ D1 = = = 0,130 m ◀
πsn πsn π × 0,086 m × 25 giri/s

La superficie AI, area frontale del pistone, risulta:

πD12 π
( )
2
AI = = 0,13 m = 13,3 × 10− 3 m 2
4 4

il volume massico ν del gas diminuisce durante la compressione (Paragrafo 37.3.2).


Parallelamente occorre ridurre la cilindrata V = As e in particolare la superficie utile A II
del pistone del secondo cilindro (stadio di alta pressione), dal momento che la corsa s
rimane la stessa anche nel secondo cilindro.

A1 13,3 × 10− 3 m 2
AII = = = 2,463 × 10− 3 m 2
β 5,4

con un diametro del cilindro DII dato da:


2
πDII
= 0,002463 m 2 ⇒ DII = 56 mm ≈ 60 mm
4

COMMENTI Se si fosse utilizzato un solo stadio di compressione e quindi con:

Pfinale 2945 kPa


β = = = 29,16
PI 101 kPa
la temperatura finale sarebbe stata:

Tfinale = T1β (γ − 1)∙γ = 288 K × 29,160,286 = 756 K 483 °C ( )


contro 193 °C della compressione interrefrigerata. Il valore di temperatura finale è ecces-
sivo per la resistenza dei materiali con cui viene realizzato il compressore.
La potenza ideale sarebbe stata:

Pid = V 1 p1
γ
γ −1
( ) (
β (γ −1) γ − 1 = 0,0228 m3/s × 101 kPa × 3,5 29,160,286 − 1 = 13,1 kW)
contro 10,0 kW della compressione interrefrigerata.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 21


37.5.4 Regolazione
I metodi di regolazione più utilizzati per variare la portata m⋅ mandata all’utenza a parità
di pressione di mandata p2 sono:
● Variazione della velocità di rotazione – Questa regolazione è attuabile se il motore di tra-
scinamento del compressore è regolabile in velocità. In prima approssimazione, il ciclo di
lavoro si mantiene pressoché costante al variare del numero di giri n, ovvero non variano
né il lavoro al ciclo W né il rendimento volumetrico ηv né il lavoro interno di compressione
wi. La portata (37‑22) e la potenza assorbita (37‑23) variano pertanto in proporzione a n.
● Laminazione all’aspirazione – Con questo tipo di regolazione si riduce la pressione in
ingresso alla macchina per mezzo di una valvola. Il rendimento volumetrico del compres-
sore diminuisce in questo caso sia perché diminuisce la massa volumica del gas aspirato
(proporzionalmente alla diminuzione della pressione p1) sia perché diminuisce il volume
a disposizione della carica fresca per la maggiore espansione subita dal gas residuo nello
spazio morto. Non è viceversa conveniente tentare di ridurre la portata tramite lamina-
zione alla mandata, poiché in questo caso si potrebbe ottenere soltanto una modesta ridu-
zione di portata in virtù della diminuzione del rendimento volumetrico causato dall’in-
cremento del rapporto manometrico di compressione β.
● Riflusso di parte della portata – Consiste nel far rifluire all’aspirazione la portata in
eccesso. In quest’ultimo caso è necessario prevedere una refrigerazione del fluido ricirco-
lato per evitare di elevare eccessivamente T1. La portata diminuisce, a parità di potenza
assorbita. Il lavoro al ciclo W infatti rimane invariato.

● Variazione del volume di spazio morto – Addizionando una capacità allo spazio morto, si
riduce il rendimento volumetrico, a causa dell’aumento del grado di spazio morto; corri-
spondentemente si riduce la portata.

37.6 Compressori rotativi

37.6.1 Descrizione
All’interno del cilindro del compressore alternativo si realizza una variazione del volume
massico del gas, in quanto la variazione di volume della camera, determinata dall’avanza-
mento dello stantuffo, avviene quando questa non è più in comunicazione con l’ambiente
di aspirazione e non è ancora in comunicazione con l’ambiente di mandata. I compressori
rotativi invece si comportano essenzialmente come dei trasportatori di gas da un ambiente
a bassa pressione a quello ad alta pressione; anche se si verifica una qualche riduzione del
volume della camera operatrice durante il periodo in cui essa non è in comunicazione né
con l’ambiente a monte né con quello a valle, la compressione rimane affidata in misura
maggiore o minore al rigurgito nella camera del compressore di una porzione di gas già
compresso. Nel funzionamento a regime il compressore invia il gas in un’ambiente in cui
la pressione è maggiore di quella raggiunta all’interno della camera operatrice, nella fase
in cui questa non è in comunciazione con la mandata.

22 Unità 37 | Compressori e ventilatori


Cassa

Aspirazione Mandata

Paletta scorrevole

Fig. 37.27  -  Nel tamburo, che ruota in modo eccentrico all’interno della cassa del compressore, sono
ricavate delle scanalature radiali entro le quali scorrono delle palette che separano volumi conti-
gui di aria.

I compressori rotativi (si veda come esempio la Figura 37.27) sono autodistributori nel
senso che, grazie al moto relativo delle pareti che costituiscono la camera operatrice, questa
viene messa in comunicazione, per mezzo di due luci di distribuzione ricavate nello statore,
prima con l’ambiente di aspirazione, nella zona in cui il volume cresce fino al massimo, e
dopo con quello di mandata, dove il volume diminuisce fino al minimo. Si tratta quindi di
una distribuzione estremamente semplice, ancor più semplice di quella a valvole automa-
tiche dei compressori alternativi, distribuzione che tuttavia si comporta come una distri-
buzione comandata, nel senso che l’apertura delle due luci avviene in momenti predeter-
minati; in particolare l’apertura della luce di mandata avviene in un punto fisso della linea
di compressione, indipendentemente dalla pressione di mandata raggiunta.
La regolazione dei compressori rotativi avviene per riflusso parziale della mandata attra-
verso un condotto in parallelo (“by‑pass”) che collega i condotti di mandata e di aspirazione.
Analogamente alle pompe rotative, questi compressori presentano il vantaggio della
notevole semplicità costruttiva accompagnata da un basso costo. Tra gli svantaggi citiamo
l’usura delle parti mobili che strisciano sulla cassa e i rendimenti interni non molto ele-
vati (0,4 ÷ 0,7). Per l’individuazione della cilindrata, il volume cioè idealmente spostato in
un giro dell’albero che comanda il compressore, si rimanda ai manuali forniti dalle ditte
costruttrici. Nota la cilindrata, si effettua il calcolo della portata e della potenza applicando
gli stessi criteri seguiti per i compressori alternativi.
Distinguiamo i compressori rotativi in compressori con camera a volume variabile (es.:
compressori a palette, ad anello liquido e a vite) e in compressori con camera a volume
costante (es.: compressore Roots) a seconda che la camera operatrice vari oppure non vari
il volume durante il periodo in cui essa non è in comunicazione né con l’ambiente a monte
né con quello a valle lungo il percorso del gas.

37.6.2 Compressore a palette


Il compressore a palette (rotary slide vane compressor) si presenta schematicamente
come rappresentato in Figura 37.28‑a. I vani interpalari variano il loro volume, durante

Unità 37 | Compressori e ventilatori 23


la rotazione, da un valore pari alla cilindrata V fino a un valore pari a zero (in questo
tipo di macchina il volume di spazio morto è trascurabile). Il volume massimo si presenta
quando due pale consecutive si trovano in posizione simmetrica rispetto alla retta che
congiunge i centri di rotazione dello statore e del rotore. La luce di aspirazione si chiude
quando la paletta A si trova nella posizione della Figura 37.28‑a, e a partire da tale posi-
zione il volume compreso fra le due palette A e B inizia a diminuire. La compressione
termina quando la paletta B raggiunge il bordo della luce di mandata (B′), dopodiché ha
inizio la mandata. Il bordo superiore della luce di aspirazione deve essere tale che alla
fine dell’aspirazione il volume a disposizione del fluido sia il massimo possibile, evitando
quindi che il fluido si espanda.
Le luci di aspirazione e di mandata sono tanto ampie da ritenere trascurabili le
laminazioni. Le fughe attraverso il compressore sono abbastanza ridotte, anche grazie
alla forza centrifuga che spinge le palette contro lo statore, garantendo così una buona
tenuta. Risulta determinante il volume Vmin che si raggiunge nel vano prima che il gas
sia messo in comunicazione con la luce di mandata. Nel passaggio da Vmax a Vmin si ha
una compressione graduale. Il rapporto ε = Vmax ∙Vmin è detto rapporto volumetrico di
compressione.
Il ciclo di lavoro tipico di un compressore a palette è rappresentato in Figura 37.28‑b.
Con riferimento alla Figura 37.28‑b, la compressione graduale porta la pressione del gas
fino al valore pi (punto « i »). A questo punto la capacità variabile si trova in corrispondenza
del bordo superiore della luce di mandata. A seconda che la pressione p2 dell’ambiente di
mandata sia uguale, minore o maggiore rispetto al valore pi, si segue rispettivamente la
linea rossa (C′ − D′), la linea spezzata blu (C′ − C − D) o la linea verde (C′ − C″ − D″). In
questi due ultimi casi si ha un adeguamento (teoricamente) istantaneo della pressione
interna del fluido alla pressione che regna nell’ambiente di mandata. Nel caso in cui pi sia
inferiore a p2, l’adeguamento avviene mediante compressione per riflusso: si ha un riflusso
all’interno della capacità dall’ambiente di mandata.

A′ p
p2 < pi
A D C
B
C′
D C
m⋅
p2 = pi
D′ i = C′
D

p2 > pi
d

D′ D″
B′ C″
p1
A B

m⋅
Vmin Vmax V

Fig. 37.28-a  -  Compressore rotativo a palette. Fig. 37.28-b  -  Ciclo di lavoro di un compressore


rotativo a palette.

24 Unità 37 | Compressori e ventilatori


Si capisce come la posizione del bordo superiore della luce di mandata debba essere
opportunamente scelta, al fine di evitare la compressione per riflusso (comunque svantag-
giosa rispetto alla compressione graduale) o espansione del gas nell’ambiente di mandata
(parte del lavoro speso per comprimere il fluido è in tal caso perso).
Per il compressore rotativo a palette il rendimento volumetrico ηv è circa unitario (il
volume di spazio morto è nullo, non ci sono valvole a lamelle e le fughe sono in generale
trascurabili), il rendimento del compressore è compreso tra 0,4 e 0,7, il rapporto di com-
pressione arriva fino a 3 con portate di 2 m3/s.

37.6.3 Compressore ad anello liquido


Le palette, solidali con il rotore, ruotano in un vano determinando, a ciascun giro
del rotore, una variazione ciclica dello spazio tra l’estremità delle palette e la cassa
(Figura 37.29‑a). La cassa viene riempita parzialmente con un liquido. Durante il funzio-
namento del compressore il liquido viene trascinato in rotazione dalle palette del rotore e
proiettato contro le pareti della cassa. A causa della forza centrifuga il liquido forma un
anello continuo all’interno della cassa; la superficie interna dell’anello, seguendo il profilo
della parete della cassa, varia la sua distanza dal rotore. Il volume tra le palette varia
perciò periodicamente nello stesso modo di quanto avviene per il compressore a palette
descritto nel Paragrafo 37.6.2.
Per evitare la spinta radiale il compressore ad anello liquido (liquid ring compres‑
sor) viene spesso realizzato con due spazi simmetrici di compressione N1 e N2 opposti l’uno
all’altro (Figura 37.29‑b) contenuti in una cassa ellittica. L’eccentricità che si viene a deter-
minare obbliga il liquido a un moto alterno rispetto alle palette con il risultato di far variare
periodicamente i volumi delimitati dall’anello liquido e dalle coppie successive di pale.
Il raffreddamento dei compressori ad anello liquido è diretto. A causa del contatto
diretto tra gas e liquido, la temperatura finale di mandata del gas può essere tenuta
vicino alla temperatura di aspirazione del liquido. Il compressore ad anello liquido viene
utilizzato per trattare vapori con titoli elevati, gas corrosivi o esotermici. Il suo rendi-
mento è inferiore a 0,5. Le portate sono limitate a 1,5 m3/s, mentre il rapporto di com-
pressione arriva fino a 5.

Girante (Impeller)
1 
 Cassa (Casing)
2 
Luce di aspirazione (Intake port)
3 
 Liquido di lavoro (Working liquid)
4 

Luce di mandata (Discharge port)
5 


Fig. 37.29-a  -  Principio di funzionamento del compres­sore ad anello liquido (Atlas Copco).

Unità 37 | Compressori e ventilatori 25


N1

 

Rotazione oraria (Clockwise rotation)


1 
Luce di mandata (Discharge port)
2 
  Mandata (Outlet)
3 
Luce di aspirazione (Intake port)
4 
Aspirazione (Intake)
5 
 

N2

Fig. 37.29-b  -  Schema di come viene realizzato il compres­sore ad anello liquido per evitare la spinta
radiale.

37.6.4 Compressore a vite


Una vite maschio e una vite femmina (Figura 37.30) con fianchi elicoidali ruotano in verso
opposto; ingranandosi tra loro, le due viti isolano un dato volume di gas dall’aspirazione e lo
comprimono gradualmente trascinandolo verso la mandata. Il compressore a vite (screw
compressor) [http://www.youtube.com/watch?v=WFZ1bhFEh2U&feature=endscreen&NR=1] è in grado di
trattare piccole portate di gas con un rendimento interno relativamente elevato (≈ 0,82
con β = 3) e con un rendimento volumetrico superiore a 0,9. Rappresenta il complemento
del compressore alternativo, senza averne i caratteristici problemi di lubrificazione, spa-
zio e vibrazioni. Vengono realizzati compressori a vite sia a stadio singolo sia in due stadi
(Figura 10.4‑b) in grado di trattare portate d’aria comprese tra 0,4 e 1,0 m3/s con aumenti
di pressione tra 0,4 e 1,4 MPa.

Rotore
femmina

Rotore
maschio

Fig. 37.30  -  Principio di funzionamento del compressore a vite (Atlas Copco).

37.6.5 Compressore Roots


I compressori con camera a volume costante sono veramente dei trasportatori di gas nel
senso che il volume della camera operatrice rimane invariato e il gas proveniente dall’am-
biente a pressione bassa, una volta intrappolato, viene trasportato fino alla luce di mandata
dove viene messo in comunicazione con l’ambiente a pressione maggiore; non si può perciò
più parlare di rapporto volumetrico di compressione, ma semplicemente di una compres-
sione del gas trasportato a opera del riflusso della mandata.

26 Unità 37 | Compressori e ventilatori


Il più diffuso è il compressore Roots a due lobi (Figura 37.31‑a). I due lobi A e B ruo-
tano con velocità angolari uguali ma in verso opposto e sono disegnati con profili coniugati
tali da garantire sempre il contatto nella parte centrale del compressore, separando così
l’ambiente di mandata da quello di aspirazione; il gas viene trasportato alla periferia nelle
camere delimitate dai lobi che ruotano e dalla cassa del compressore.

Mandata

A A A B
B
B A
B

Aspirazione

Fig. 37.31-a  -  Schema di funzionamento di un compressore Roots a due lobi (Atlas Copco).

Fig. 37.31-b  -  Compressore Roots per portate molto alte (Aerzener).

Il principale problema di questo compressore è rappresentato dal gioco che esiste tra le
pareti laterali della cassa e i lobi rotanti in quanto qui si verificano le perdite volumetriche
di riflusso verso l’aspirazione. A differenza delle pompe dove si arriva a configurazioni con
4 ÷ 6 lobi, nel caso dei compressori le soluzioni più comuni sono a due lobi.
Il compressore a due lobi viene costruito con portate fino a 15 m3/s e con velocità perife-
rica dei lobi fino a 17 m/s nel caso di applicazioni pesanti e da 8 a 11 m/s per quelle leggere.
Il rendimento meccanico è molto elevato, dal momento che le perdite per attrito sono molto
basse: i due rotori non ingranano tra loro (uno dei due alberi è messo in moto dall’esterno con
una cinghia o una puleggia; il moto è trasferito all’altro albero tramite ruote dentate) e non
c’è strisciamento tra rotori e cassa statorica. Eventuali perdite meccaniche, allora, vanno
ricercate solo nei cuscinetti o nelle tenute per l’olio di lubrificazione delle ruote dentate.
La Figura 37.32 mostra il ciclo di lavoro di un compressore Roots, mentre le caratte-
ristiche di un tipico compressore a lobi sono riportate nella Figura 37.33. Si osserva una
diminuzione del rendimento all’aumentare del rapporto esistente tra la pressione pm alla
mandata e la pressione pa esistente nell’ambiente di aspirazione. Le linee a velocità di

Unità 37 | Compressori e ventilatori 27


rotazione costante sono pressoché verticali (la loro pendenza varia con le perdite tra lobo
e cassa) e il rendimento degrada rapidamente allorché le condizioni operative si allonta-
nano da quelle di progetto.

pm
n [giri/s]
pa 3,8
30 60 100 130 160 200 230 260
3,4
ηc = 0,5
p 3,0
0,6
D
p2 C 2,6

2,2
0,7
1,8
0,85
1,4 0,8

p1 B 1
A
0 0,04 0,08 0,12 0,16 0,20 0,24 0,28 0,32

V V V [m3/s]

Fig. 37.32  -  Ciclo di lavoro del compres- Fig. 37.33  -  Curve caratteristiche di compressori a


sore rotativo di tipo Roots. lobi; in ordinate il rapporto tra pressione di mandata
e pressione di aspirazione.

37.6.6 Pompe a vuoto


Le pompe a vuoto (vacuum pumps) sono le pompe che aspirano il gas in un dato ambiente
e lo restituiscono alla pressione atmosferica. Il rapporto di compressione di queste pompe è
notevole dal momento che un valore di vuoto, considerato ancora non spinto, è pari a 1 Pa:
occorre cioè che, attraverso la pompa si passi da una pressione p1 = 1 Pa al valore finale di
pressione p2 = 101.320 Pa, che è la pressione atmosferica, con un rapporto di compressione β
p2 101.320 Pa
β = = = 101.320
p1 1 Pa

È necessaria quindi una particolare cura nelle tenute in modo da evitare il rientro di
aria dal­l’esterno, rientro che annullerebbe il vuoto generato dalla pompa.
Con le pompe rotative meccaniche è possibile scendere dalla pressione atmosferica a
valori di vuoto fino a 0,15 Pa (≈ 0,001 mm di colonna di mercurio). La Figura 37.34‑a illu-
stra il modo di generare il vuoto qualora venga utilizzata una pompa da vuoto a palette.
La Figura 37.34‑b mostra un tipo di pompa a vuoto a lobo singolo per vuoti spinti: la rota-
zione del lobo genera una camera a volume variabile che aspira il gas dall’ambiente per
restituirlo a pressione atmosferica.

28 Unità 37 | Compressori e ventilatori


1 2 3 4

Fig. 37.34-a  -  Generazione del vuoto con una pompa a palette.

Aspirazione
Ingresso dell’acqua

Camicia d’acqua
Mandata

Ingresso dell’acqua

Fig. 37.34-b  -  Pompa a vuoto a singolo lobo.

Per vuoti più spinti è necessario impiegare il sistema a diffusione, che viene posto in
serie a pompe meccaniche del tipo di quella che abbiamo appena descritto. Il principio
seguito è quello stesso che viene utilizzato per l’eiettore a vapore utilizzato per generare il
vuoto all’interno dei condensatori.
La Figura 37.35 mostra una tipica pompa a diffusione costruita in metallo. Le mole-
cole di gas che vagano alla sommità della pompa vengono richiamate per diffusione nella
corrente del getto di vapore (frecce dirette verso il basso) e raggiungono il cuore (è la parte
più densa) dei vapori che si muovono in avanti; qui le molecole di gas vengono guidate, con
un angolo acuto, verso le pareti della pompa e verso il prossimo stadio di pompaggio. Il
vapore condensa sulle pareti e viene drenato allo stato liquido sul fondo oppure inviato alla
regione di vaporizzazione, dove il liquido viene nuovamente riscaldato fino a circa 200 °C
per generare una corrente di vapore fresco che si innalza fino ai condotti verticali in modo
da alimentare gli ugelli da cui escono i getti di vapore.
Il fluido di lavoro è mercurio oppure olio con bassa tensione di vapore. Gli oli sono soli-
tamente a base di composti al silicone con massa molecolare tra 350 e 500. Le pompe a
vapori di mercurio richiedono un sistema di raffreddamento estremamente efficiente per
intrappolare i vapori di mercurio al di fuori della camera che deve essere evacuata. Le
pompe a diffusione di olio richiedono la purificazione dell’olio durante l’uso per eliminare i
gas disciolti e i prodotti volatili di decomposizione.

Unità 37 | Compressori e ventilatori 29


Fig. 37.35  -  Principio del sistema a diffusione per pompe a vuoto
spinto: le frecce indicano la corrente del vapore, i punti rappresen-
tano le molecole di gas, le linee a tratti mostrano la posizione dei
condotti cilindrici del vapore nelle pompe a frazionamento.

30 Unità 37 | Compressori e ventilatori


SINTESI
s = 2r 37‑17
Nella pompa volumetrica alternativa, la 2
corsa s è uguale al doppio del raggio della V = πD s  37‑18
manovella r. 4
Il pistone che scorre all’interno del ci- Vmax 1+
lindro di alesaggio D sposta il volume V, ε = =   µ = Vc ∙V 37‑19
Vmin 
differenza tra i valori Vmax e Vmin assunti
dalla camera. Il volume di spazio morto o
νm = 2sn 37‑20
spazio nocivo Vc è il valore minimo Vmin.
s = corsa [m]
Il rapporto tra volume massimo Vmax = V + Vc
r = raggio della manovella [m]
(pistone al punto morto inferiore) e vo-
V = volume del cilindro o cilindrata unitaria
lume minimo Vmin = Vc (pistone al punto
[m3]
morto superiore) è il rapporto volumetri‑
D = alesaggio [m]
co di compressione ε.
ε = rapporto volumetrico di compressione [−]
La velocità media del pistone νm [m/s] è μ = grado di spazio morto [−]
il prodotto dello spostamento del pistone Vc = volume di spazio morto [m3]
in un giro pari a 2s [m/giro] per la velo- νm = velocità media del pistone [m/s]
cità di rotazione. n = velocità di rotazione dell’albero motore
[giri/s]

πD 2 πD 2 vm
⋅ V1 = ηv K sn = ηv K  37‑22
La portata in volume V 1 del compressore 4 4 2
volumetrico alternativo si può esprime-

re in funzione della corsa s oppure della V 1 = portata in volume entrante [m3/s]
velocità media del pistone νm. Il nume- ηv = rendimento volumetrico [−]
ro di cicli al giro K tiene conto del tipo di K = numero di cicli al giro [−]
compressore: K = 1 per il compressore a D = alesaggio [m]
semplice effetto e K = 2 per il compres- s = corsa [m]
sore a doppio effetto. n = velocità di rotazione [giri/s]
νm = velocità media del pistone [m/s]

 γ −1 
1  γ
Pa = V1 p1  β γ − 1  37‑23
La potenza assorbita Pa dal compressore ηC γ − 1  
volumetrico alternativo è funzione della

portata trattata dal compressore V 1 ri- Pa = potenza assorbita [kW]
ferita alle condizioni iniziali di pressione ηC = rendimento del compressore [−]
( p1) e di temperatura (T1), della pressio- ⋅
V 1 = portata in volume [m3/s]
ne iniziale p1 e del rapporto manometri-
p1 = pressione iniziale [kPa]
co di compressione β = p2 ∙p1.
γ = rapporto tra i calori massici [−]
β = rapporto manometrico di compressione [−]

Unità 37 | Sintesi 31
I compressori rotativi si comportano essenzialmente come dei trasportatori di gas da un
ambiente a bassa pressione a quello ad alta pressione. Si distinguono in due categorie:
compressori con camera a volume variabile (es.: compressori a palette, ad anello liqui-
do e a vite) e in compressori con camera a volume costante (es.: compressore Roots) a
seconda che la camera operatrice vari oppure non vari il volume durante il periodo in
cui essa non è in comunicazione né con l’ambiente a monte né con quello a valle lungo il
percorso del gas.

32 Unità 37 | Sintesi
ESERCIZI
37.16 - Calcolare la velocità media νm del D = 55 mm, mentre la velocità media del
pistone sapendo che corsa e velocità di rota- pistone è νm = 1,4 m/s. Calcolare portata in

zione valgono rispettivamente s = 105 mm volume V 1 conoscendo il rendimento vo-
e n = 16,667 giri/s. lumetrico ηv = 0,80. Calcolare poi la po-
νm = 3,5 m/s tenza assorbita Pa, noto il rendimento del
compressore ηC = 0,70. Calcolare infine la
⋅ corsa s sapendo che la velocità di rotazione
37.17 - Calcolare la portata V1 di un compres- è n = 23,33 giri/s.
sore alternativo a semplice effetto monocilin- ⋅
V 1 = 0,00125 m3/s; Pa = 0,39 kW; s = 30 mm
drico, noti rendimento volumetrico ηv = 0,77,
alesaggio D = 75 mm, corsa s = 63 mm e ve-
locità di rotazione n = 23,33 giri/s.

37.20 - Un compressore alternativo, a sem-
V 1 = 0,005 m3/s plice effetto con 2 cilindri a V in due stadi
interrefrigerato, comprime l’aria dalla
pressione ambiente p1 = 0,1 MPa fino alla
37.18 - Un compressore alternativo a sem- pressione p2 = 1,6 MPa. Sono assegnati:
plice effetto e a singolo stadio per un fri- alesaggio del cilindro di bassa pressione
gorifero industriale ad ammoniaca (con DI = 90 mm, corsa s = 75 mm, velocità di ro-
rapporto tra i calori specifici γ = 1,312) ha tazione n = 25 giri/s, rendimento volumetri-
z = 8 cilindri a V e comprime il vapore tra co ηv = 0,80 e rendimento del compressore
le pressioni p1 = 291 kPa e p2 = 1005 kPa. ηC = 0,70. Seguendo la procedura illustrata
Le dimensioni sono: alesaggio D = 130 mm nell’Esempio 37.9, calcolare cilindrata V,
e corsa s = 105 mm. La velocità di rotazio- velocità media del pistone νm, portata in
ne è n = 16,667 giri/s. Calcolare rapporto di ⋅
volume V 1, rapporto di compressione com-
compressione β, cilindrata unitaria V, cilin- plessivo β, rapporto di compressione ottimo

drata totale Vt, portata in volume V 1, cono- del singolo stadio βottimo nell’ipotesi di in-
scendo il rendimento volumetrico ηv = 0,80. terrefrigerazione completa, potenza ideale
Calcolare poi la potenza assorbita Pa, noto dello stadio singolo Pid,stadio, potenza ideale
il rendimento del compressore ηC = 0,75. complessiva Pid e potenza assorbita Pa. Si
β = 3,45; V = 0,00139 m3; Vt = 0,011 m3; proceda infine al dimensionamento dell’a-

V 1t = 0,147 m3/s; Pa = 82,1 kW lesaggio DII del cilindro di alta pressione
che ha la stessa corsa del cilindro di bassa
pressione.
37.19 - Un compressore alternativo mono-
cilindro a semplice effetto comprime l’aria V = 0,477 × 10-3 m3; νm = 3,75 m/s;

dalla pressione ambiente p1 = 0,1 MPa alla V 1 = 9,5 × 10-3 m3/s; βottimo = 4;  
pressione p2 = 0,55 MPa. L’alesaggio vale Pid,stadio = 1,61 kW; Pa = 4,6 kW; DII = 50 mm

Unità 37 | Esercizi 33
VERIFICA DELL’APPRENDIMENTO

14. La portata in volume V 1 del compressore volumetrico alternativo espressa in fun-
zione della corsa s è ; quando invece viene espressa in funzione
della velocità media del pistone νm è .

15. Nel compressore alternativo a semplice effetto la portata viene inviata alla mandata
a ogni corsa del pistone, mentre nel compressore a doppio effetto la mandata viene
effettuata ogni due corse del pistone.
Vero □  Falso □

16. I compressori Roots sono veramente dei trasportatori di gas perché

17. I compressori rotativi Roots sono in grado di raggiungere rendimenti maggiori dei
turbocompressori a flusso misto.
Vero □  Falso □

18. Nel diagramma che dà il rapporto manometrico di compressione dei turbocompres-


sori in funzione della portata adimensionale, le curve di isorendimento sono limitate
a sinistra da una zona di funzionamento instabile detta .

19. Nella regolazione del compressore con cui si riduce la portata di gas all’utilizza-
tore facendo rifluire parte della portata all’aspirazione è necessario introdurre un
refrigeratore sulla linea, che va dalla mandata all’aspirazione, per evitare che il
compressore aspiri del gas caldo.
Vero □  Falso □

20. Il rendimento volumetrico di un compressore rotativo a palette è circa uguale a


.

34 Unità 37 | Verifica dell’apprendimento

Potrebbero piacerti anche