19_Le origini del colonialismo asiatico (Borsa)
19_Le origini del colonialismo asiatico (Borsa)
19_Le origini del colonialismo asiatico (Borsa)
EUROPEO IN ASIA
3. La colonizzazione olandese
Nel 1580 sir Francis Drake ritornava in Inghilterra dopo avere compiuto, con le
sue navi, il giro del mondo. Portava con sé, oltre all’oro e all’argento, di cui
aveva depredato i galeoni spagnoli, una piccola partita di chiodi di garofano
acquistata a Ternate, con il cui sultano affermava di avere stipulato un
vantaggioso trattato. L’impresa di Drake suscitò grande interesse,
specialmente in Inghilterra e in Olanda, paesi che mal sopportavano il
monopolio portoghese delle spezie. Sei anni dopo Thomas Cavendish ripeteva
il viaggio, passando attraverso lo stretto di Magellano, e portava in Inghilterra la
notizia che era possibile commerciare con le Molucche, eludendo il monopolio
portoghese. Seguirono nel 1591 e nel 1596 due altre spedizioni, la prima lungo
la rotta del capo, la seconda attraverso lo stretto di Magellano, entrambe con
esito disastroso. Questi insuccessi raffreddarono gli entusiasmi dei mercanti di
Londra. Vi erano altri ostacoli. I capitali liquidi scarseggiavano. Non era ancora
stata abbandonata la speranza di trovare una rotta per l’Estremo Oriente, che
evitasse di entrare in collisione con i portoghesi. Nel 1555 si era costituita una
Compagnia della Moscovia, che si proponeva di raggiungere il Catai lungo una
rotta settentrionale. Non riuscì mai nello scopo, anche se avviò commerci
redditizi con i porti del mar Bianco e lungo il Volga. Nel 1581 aveva ricevuto le
patenti regie una Compagnia del Levante, che riuscì ad assicurarsi partite di
spezie, seta e indaco provenienti dall’India, ma non poté stabilire contatti diretti
con le zone di produzione. Inoltre a quell’epoca l’Inghilterra era minacciata
dall’Armada spagnola e doveva badare a difendersi. A ridestare l’interesse per
il commercio diretto con l’India contribuirono la cattura di alcune caracche
portoghesi cariche di spezie e la notizia che una flotta olandese al comando di
Cornelius de Houtman aveva compiuto con successo nel 1595-97 una
spedizione nel mare della Sonda.
Gli olandesi si trovavano in una situazione molto più favorevole. Disponevano
di una flotta e di una marineria che si erano molto sviluppate sotto la corona
spagnola. In concorrenza con le città anseatiche, svolgevano un ruolo di
commissionari, trasportatori e distributori, nei paesi del Nord, dei prodotti
provenienti dalle Americhe. Con il declino di Anversa, il ruolo di emporio
europeo delle spezie era passato ad Amsterdam. Gli olandesi avevano
perfezionato l’arte della navigazione e della costruzione di grossi navigli oceanici;
e possedevano notizie dettagliate e aggiornate sulla geografia, il commercio e la
navigazione in Oriente, grazie soprattutto agli scritti di Jan van Linschoten, che
aveva trascorso quattro anni in Portogallo e cinque a Goa come segretario di
quell’arcivescovo. I mercanti olandesi e zelandesi si consorziarono dando vita a
otto compagnie che in sette anni inviarono complessivamente a Giava e nelle
Molucche sessantacinque navi. Ma la concorrenza tra le varie compagnie si
rivelò dannosa. Nel 1599 si fusero le compagnie di Amsterdam e dell’Olanda
settentrionale; e nel 1602, su pressione degli Stati generali, fu costituita
un’unica Compagnia olandese delle Indie orientali (Vereenigde Oostindische
Compagnie). La Carta della Compagnia, approvata dagli Stati generali il 20
marzo, ne faceva una federazione di Camere, corrispondente ciascuna a una
delle compagnie fondatrici. Ogni Camera godeva di una certa autonomia per
quanto riguardava l’armamento delle singole navi e la gestione finanziaria. Ma
l’insieme dell’armamento, l’ammontare dei carichi, i rapporti finanziari tra le
Camere, la vendita delle merci trasportate erano regolati da un direttorio
composto da 17 membri (Heeren 17 o Directeuren) delegati dalle varie
Camere. Otto ne spettavano alla Camera di Amsterdam, quattro alla Zelandia. Il
capitale iniziale ammontava a 6.500.000 fiorini in azioni da 2.000 fiorini, più della
metà del quale sottoscritto da Amsterdam. La carta costitutiva concedeva alla
Compagnia il monopolio del commercio tra il capo di Buona Speranza e le
Molucche, soggetto al pagamento di una tassa del 3% sulle merci importate; e
le attribuiva poteri di amministrazione e giurisdizione sui dipendenti, il diritto di
mantenere contingenti armati, di fare la guerra e di stipulare trattati con i
potentati indigeni.
La storia dell’impero coloniale olandese nell’Asia sud orientale può dividersi
in tre periodi. Il primo periodo va dalla fondazione della Compagnia nel 1602
all’inizio del governatorato di Jan Pieterszoon Coen nel 1618. Esso fu
caratterizzato dall’inserimento nel commercio detenuto dai portoghesi e dal
tentativo di affermare la propria supremazia sul mare, appoggiandosi a una rete
di fattorie fortificate dove le spezie, acquistate dai capi indigeni, venivano fatte
affluire per essere trasportate in Europa lungo una rotta, più breve di quella
aperta dai portoghesi, che tagliava direttamente l’oceano Indiano tra Giava e il
capo di Buona Speranza. I vascelli olandesi, riuniti in flotte numerose e bene
armate, stabilirono fondachi sulla costa nord-occidentale di Giava, a Macassar
nell’isola di Celebes, a Surat, Masulipatan e Pulicat in India. Lo scontro
inevitabile con i portoghesi fu, da principio, di esito incerto. Tentativi olandesi di
occupare Malacca e attaccare Goa e Mozambico fallirono. In compenso, essi
conquistarono Amboina, Banda Neira e la parte orientale di Ternate.
Nel 1609 Pietr Bosch fu nominato primo governatore delle Indie e il suo
successore Jan Pieterszoon Coen (il vero fondatore dell’impero, cui tale carica
fu affidata nel 1617-22 e nel 1627-29) conquistò Giacarta, ribattezzandola
Batavia e facendone la capitale. Il Coen mirava soprattutto ad assicurare agli
olandesi il commercio interasia-tico attraverso il controllo dei mari, e a tal fine
avrebbe voluto espellere gli spagnoli da Manila e i portoghesi da Macao, ma
senza costituire un impero territoriale. Il suo governatorato dimostrò che, se
pure i suoi obiettivi a lungo termine erano giusti, per raggiungerli si rendeva
necessario il controllo territoriale di gran parte dell’arcipelago. Sotto i suoi due
successori Anton van Diemen (1636-45) e Johan Maetsuycker (1653-78), gli
olandesi tolsero ai portoghesi molte fortezze, tra cui Negapatam nel Coromandel
(1659), Cochin e Cannanore nel Malabar (1661-62). Nel 1641 la conquista di
Malacca assicurò loro il controllo dello stretto. Nel decennio seguente, essi
acquistarono il dominio di Ceylon e delle Molucche e sul finire del secolo,
estromessi gli inglesi e sconfitti i più potenti stati indigeni di Giava, i regni di
Mataran e di Bantam, anche quest’isola era sotto il loro controllo diretto o
indiretto. Negli anni seguenti i sultanati della costa sud occidentale di Sumatra e
di quella meridionale di Celebes dovettero riconoscere la suzerainité olandese;
e vantaggiosi accordi furono imposti ai principati malesi produttori di stagno.
Finché fu possibile, gli olandesi usarono nell’arcipelago sistemi di governo
indiretto. I vari stati, presso molti dei quali essi mantenevano dei residenti, erano
legati alla Compagnia da trattati, in virtù dei quali erano tenuti a pagare tributi in
natura e a raccogliere, per il tramite dei reggenti e dei notabili, prodotti destinati
all’esportazione (prima spezie, poi anche zucchero, cotone, caffè), che i contadini
erano obbligati a coltivare e a consegnare a prezzi fissati dalla Compagnia a un
livello estremamente basso. La politica del vendere ad alto prezzo e comprare a
basso prezzo, tenacemente perseguita, fu causa non ultima del declino della
Compagnia. Tale politica aveva l’effetto di ridurre i giavanesi in uno stato di
povertà tale che non potevano acquistare i prodotti europei o gli eleganti tessuti
indiani che gli olandesi portavano nell’isola. Inoltre il costo del mantenimento di
una serie di fattorie fortificate costruite in tutto l’arcipelago per assicurarsi il
monopolio nel commercio delle spezie non si giustificava più dopo la costante
diminuzione della domanda di spezie sul mercato europeo. Nonostante che il
commercio interasiatico si rivelasse sempre più una fonte alternativa di profitti
(che per altro andavano in buona parte ai singoli funzionari o capitani di nave
che lo gestivano in proprio); e nonostante l’introduzione della coltivazione del
caffè che, nel 1670, rappresentava una percentuale delle esportazioni quasi
eguale a quella delle spezie, la Compagnia sprofondò nel corso del Settecento in
un crescente dissesto finanziario, finché, alla fine del secolo fu abolita e lo stato
olandese le subentrò nella gestione dell’impero delle Indie.