Camerota Medievale
Camerota Medievale
Camerota Medievale
da
Michael Shano
'A Finistella Ru Chivo:
un aggiornamento della storia medioevale di Camerota
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La felice ristrutturazione del posto della frana nel muro alla
Finistella ha creato oggi un quieto belvedere, trasformando quel
pezzo della via del Levante in un luogo più degno dell'ampio
spettacolo naturale di montagna, mare e cielo, inattesamente
colpendo lo spirito della gente che passa. Istintivamente, le
persone di passaggio fanno là una pausa per aprirsi agli effetti
calmanti e invigorenti che misteriosamente si raggiungono nel
silenzio che, a volte, è interrotto dallo stridio solenne dei falchi
che fanno la guardia del loro nido nell'Armu sottostante. Si
capisce bene perché i monaci italogreci hanno scelto luoghi silvo-
pastorali come questo per fuggire il tumulto del mondo, per
coltivare lo spirito e l'intelletto e per dissodare, con i mezzi più
avanzati dell'epoca, le terre quasi vergini.
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Il contesto della nascita di Camerota
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Con la creazione del Regno di Sicilia nel 1130, il ducato a Salerno
diventò la base continentale. Il re, della dinastia normanna della
famiglia Altavilla, con la sua capitale nella città cosmopolita di
Palermo, continuava la tradizione di affidare il territorio di
Camerota ai parenti stretti della famiglia principesca longobardo-
normanno e ai funzionari di indubitata fedeltà. Per il numero
crescente di abitanti di Camerota il rapporto stretto con il cuore
del ducato ed del Regno aveva notevoli vantaggi. Potevano
integrarsi anche socialmente e culturalmente in un Mezzogiorno
unificato dagli Abruzzi alla Sicilia e potevano profittare da questo
esperimento statale unico nella storia dell'Europa occidentale.
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La conquista dell'Inghilterra da parte di altri normanni nel 1066
era contemporanea a questi avvenimenti nel meridione d'Italia. Ma
diversamente da ciò che faceva il duca di Normandia in
Inghilterra, il programma dei normanni venuti nel Mezzogiorno
non era di sradicare le classi dirigenti indigeni e di colonizzare il
paese culturalmente. Invece, si assimilavano pragmaticamente alla
società e all'economia esistente, che era già precocemente
prospera e diversificata, e dove gli abitanti erano abituati alla
coesistenza di una varietà di culture in quell'antico mondo
Mediterraneo, cimentato da una medesima koinè e mentalità
comune di “una sorta di reciproca tolleranza pur nella
consapevolezza delle differenze esistenti tra le varie stirpi”. La
opulenza e raffinatezza dei monumenti di arte e architettura da
Palermo ad Amalfi ed il loro gusto decorativo, dimostrano una
fusione felice delle diverse culture, squisitamente Mediterranee,
del Medioevo, e testimoniano, ancora oggi, la realtà e (il
temporaneo) successo di questo programma culturale in cui anche
Camerota svolgeva un ruolo.
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Il mare Mediterraneo non domina il panorama dalla Finistella. Ma
la sua importanza per la qualità della vita degli abitanti di questo
territorio nel medioevo non va sottovalutato. Quando erano
arrivati i monaci italogreci, il Mare Tirreno era ancora dominato
dalla forza navale degli emirati musulmani. Ma alla metà del XII
secolo, una grande parte di questa forza navale era ormai integrata
nella marina del Regno che controllava il traffico orientale-
occidentale del Mediterraneo, facendolo un conveniente mare
nostrum. Anche questo distingueva la situazione iniziale del
Regno di Sicilia da quello fondato dai normanni in Inghilterra.
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Si doveva aspettare il XVI secolo prima di poter parlare di una
dominazione navale Inglese del mare, ma il Regno di Sicilia era
nato già signore del suo mare. Per i Camerotani questo garantiva
per la prima volta nei secoli la possibilità di sfruttare in pace il suo
litorale senza pagare il tributo agli emirati. Ma era anche redditizio
per il re. Le entrate del fisco, solo del porto di Palermo, erano
superiori alle totali entrate del Regno di Inghilterra di quell'epoca.
Gli altri regni europei erano invidiosi.
Follaro Gugliemo II 1166-1189 D/Legenda cufica circolare, Duriba bi-amr al- malik
al musta' izz billah ( Coniato per ordine del re magnifico bramoso di essere esaltato
da Dio). Nel campo legenda cufica su tre righe: Al malik Ghulyalim al-thani ( il Re
Gugliemo il secondo) R/ legenda circolare + Operate Messane, nel campo REX W/
SCoS.
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Florio di Camerota
Chi passa oggi lungo la via del Levante nel Chivo, sopra la rupe
dell'Armu, vede il panorama delle stesse montagne, cielo e mare di mille
anni fa, praticamente non segnato dal tempo. Alle spalle, in alto, si erige la
possente roccaforte col suo rettangolare maschio reale normanno, segno
del mandato reale a Florio di Camerota (m. 1189), itinerante giudice reale,
incaricato nella sua lunga carriere a portare la giustizia del re, a tutti i
distretti del Regno del suo incarico, per proteggere gli abitanti dagli abusi
dei signori locali contro le “buone consuetudini” dei posti.
Florio di Camerota era uno dei funzionari del re più in vista. Insieme con
due vescovi andava in Inghilterra per chiedere formalmente la mano della
sorella di Riccardo Cuor di Leone come sposa per il re. Era la faccia laica
di un regno meridionale che destava molto curiosità nel nord d'Europa. In
Inghilterra sopravviveva il ricordo, fino all'inizio del Ottocento, di
Camerota come un paese di persone colte e cortese.
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Camerota Soffocata e Emarginata di Nuovo
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L'Eredità Culturale Medioevale di Camerota
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I dintorni della Finistella formavano un punto di incrocio di tre
porose civiltà nel X secolo. Camerota stava sulla porosa frontiera
di Calabria, una provincia dell'Impero di Costantinopoli. Il nome
Armu lo testimonia ancora. Il nome Chivo, dal latino clivus, rupe,
e la zona Collazzone difronte alla Finistella, che deriva dal nome
longobardo 'Azzone' testimoniano al fatto che Camerota
sorvegliava la frontiera del principato longobardo di Salerno, che
aveva rapporti insoliti con il resto dell'occidente latino. Il litorale
vicino alla torre di avvistamento, che si vede dalla Finistella,
formava la altrettanto porosa frontiera con la civiltà araba che
dominava il mare, aprendo il Mediterraneo al Medio-Oriente fino
all'India ed all'Africa sub Sahariana.
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La culla in cui Camerota era nutrita consisteva di un felice
intreccio di queste tre civiltà durante i seguenti tre secoli che si
incrociavano temporaneamente per creare una società nuova sulla
faccia della terra, una società creativa ed aperta che oggi suscita
l'ammirazione di un crescente numero di studiosi internazionali.
Durante gli ultimi venti cinque anni gli studi sul Salernitano
medievale ci hanno procurato approfondimenti privilegiati a causa
della particolare abbondanza di documenti inediti ed una nuova
lettura più spregiudicata dei fonti.
Ruggero è incoronato direttamente dal Cristo. Il suo nome, Rogerios rex, è scritto con
lettere greche e la corona e abito sono del stile imperiale del imperatore al
Costantinopoli. Il sovrano di Camerota, dunque, si riteneva indipendente sia
dell'Impero Romano a Costantinopoli,
sia dell'impero Romano (occidentale) nella Germania.
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In quei tre secoli gli avi dei Camerotani trovavano la loro identità
storica, partecipando nella creazione della nuova Europa
occidentale latina che, da allora, ha il suo cuore al nord degli Alpi
e, per sempre, non più nel mare nostrum dei Cesari. Il resto
dell'Europa occidentale, con una classe dirigente che rimaneva
troppo chiuso nella sua mentalità poca aperta alla coesistenza
religiosa e culturale, non era in grado di seguire i pionieri culturali
del Mezzogiorno. Hanno stroncato iniziativi scientifici e culturali
che avrebbero contribuito a un mondo più umano e meno sgarbato
nei secoli successivi. Le successive guerre di religione e i tanti
esempi di “pulitura etnica” nell'occidente, del epoca moderna,
erano il risultato. Persino nel tempo di Galileo, morto nel 1642, la
censura dello stato continuava di impedire la scienza empirica che
era tipica, quattro secoli prima, nel Regno di Sicilia.
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Il monastero incompiuto dei normanni a Venosa, fine del XI secolo.
I più recenti punti di partenza per le rilevanti fonte storiche primarie e secondarie
sono: Vito Lorè, Monasteri, Principi, Aristocrazie. La Trinità di Cava nei secoli XI e
XII, (Spoleto, 2008), e G. A. Loud, The Latin Church in Norman Italy, (Cambridge,
2007).
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