Leopardi

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LEOPARDI

VITA
Nasce nel 1798 a Recanati, nelle Marche. Appartiene ad una famiglia nobile, figlio del conte Monaldo e
della marchesa Adelaide (riesce a salvare la famiglia dalla crisi economica). La durezza della madre
incide molto su Leopardi. Aveva un fratello, Carlo e una sorella, Paolina (degli altri 7 fratelli sopravvive
solo Pierfrancesco).
La formazione culturale è affidata a precettori casalinghi (ecclesiastici). Gli impartirono una rigida religione
cattolica. Il padre possedeva una grande biblioteca (circa 15 mila volumi) e lui ne usufruiva abitualmente
(autodidatta).
1809-1816 “anni di studio matto e disperatissimo” -> studia le lettere classiche, greco, latino e trattati di
filosofia (sapeva già scrivere in latino a 16 anni) arrivando a possedere una solida erudizione, inoltre si
impegna molto nello studio della filologia. Iniziano i suoi problemi di salute (diventa gobbo e sviluppa una
malattia agli occhi), che lo accompagneranno per tutta la vita e lo porteranno a cambiare molte città (si
sposta per trovare un clima più caldo).
1816 -> “conversione letteraria” dove all’erudizione si sostituisce una consapevolezza dei valori artistici.
In questo periodo inizia a percepire l’insufficienza affettiva dell’ambiente familiare recanatese.
1817 -> inizia la corrispondenza con Pietro Giordani (illustre letterario piacentino) che lo porterà a
rafforzare il desiderio di affermazione individuale e lo aiuterà a rompere con le posizioni cattoliche della
famiglia. Si innamora per la prima volta di Gertrude Lazzari, sua cugina -> scriverà dei canti con il titolo
Il primo amore. Inizia la stesura dello Zibaldone.
1818 -> scrive canzoni civili di tema politico dedicate all’Italia -> primi moti rivoluzionari, prime idee
politiche dell’Italia unita -> All’Italia e Sopra il monumento di dante
Si sente oppresso dalla sua situazione familiare e dalla severità dei suoi genitori, tenta una fuga che non
va a buon fine.
1819 -1822 -> “conversione filosofica” -> adesione ad una concezione materialistica e atea. Scrive poesie
che trattano argomenti filosofici, tema dell’infinito. I suoi componimenti appartenenti a questo periodo
• poesia sentimentale degli idilli -> L’Infinito, La sera del dì di festa, Alla Luna
• grandi canzoni civili -> Ultimo canto di Saffo, Bruto Minore, Angelo Mai
1822 -> viaggio a Roma di 5 mesi che si rivela una delusione. Ritorna a Recanati nel 1823.
1824 -> Operette Morali, critica la visione ottimistica del suo tempo, si inizia a notare il suo pessimismo.
Dopo questo periodo iniziano dei continui spostamenti: Milano, Bologna, Pisa
1828 Canti del periodo pisano-recanatese -> a questo ciclo appartengono: A Silvia, Le ricordanze, Canto
notturno di un pastore errante dell’Asia, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio. Durante
questo periodo da Pisa ritorna a Recanati, dove cade in una forte depressione. Leopardi adotta la
“canzone libera”, uno stile di poesia senza schemi metrici fissi.
1832-34 Ciclo di Aspasia -> si trasferisce a Firenze, dove fa amicizia con Antonio Ranieri, conosce Fanny
Tozzetti della quale si innamora. Per lei scrive alcune canzoni che segnano la sua nuova produzione
poetica.
Nel 1831 esce la prima edizione dei canti dedicata ai suoi amici della toscana. Lui e Ranieri si
trasferiscono a Napoli -> condizioni di salute peggiorano terribilmente.
Anche la sorella di Ranieri e Paolina si trasferiscono con loro fra Torre del greco e Torre annunziata per
sfuggire all’epidemia di colera che si stava diffondendo -> Leopardi compone gli ultimi due canti: Il
tramonto della luna e La ginestra o il fiore del deserto.
Muore nel 1837 a Napoli.
LE LETTERE
931 lettere -> numerosi destinatari tra cui i famigliari
• padre -> difficile rapporto
• fratelli-> ricerca complicità, con Paolina sorella si confida è come un alter ego più affidabile e
consapevole, con Carlo abbiamo una narrazione ironica e avventurosa
• Pietro Giordani -> punto di riferimento (chiede consigli), confida il rapporto con la letteratura
• altri letterati
In alcune lettere Leopardi descrive il rapporto con la sua famiglia, per questo sono riservate ad un ambito
strettamente personale. È il primo scrittore italiano che rinuncia a fare delle lettere private un momento
di autorappresentazione pubblica, prevale la finalità immediata della comunicazione con il destinatario.
IL SISTEMA E IL PENSIERO FILOSOFICO
La mancanza di un’elaborazione filosofica sistematica, definisce “aperto” il metodo leopardiano. Leopardi
affronta il tema dell’infelicità umana, tema centrale di tutto il suo pensiero. Le fasi del suo pensiero
filosofico, divise per la prima volta dal critico letterario Zumbini sono:
• pessimismo storico (infelicità frutto di una condizione storica) -> vuole trovare delle risposte alla
felicità, sapere se è momentanea o eterna. Questo tema era già trattato dagli antichi. La natura
nei confronti degli uomini è un’entità positiva e benefica (natura benigna) perché da all’uomo delle
speranze e delle illusioni (rendono la vita sopportabile e l’abbelliscono). La causa dell’infelicità
umana è la civiltà e il progresso, che distruggono le illusioni, cioè mostrano la vera condizione in
cui l’uomo vive.
1819-1823 -> inizia a cambiare il suo pensiero, assume valore materialistico
• pessimismo cosmico -> cambia idea sulla natura e la definisce maligna, perché causa l’infelicità
dandoci delle illusioni e delle speranze che durano poco. L’uomo vive di illusioni ma non
raggiungerà mai la felicità, se riuscisse a raggiungere i piaceri della vita, sarebbero comunque
minori rispetto ai mali. La natura matrigna è colpevole di questo triste fato, perché indifferente
delle sofferenze, si preoccupa solo del ciclo della vita.

Teoria del piacere -> l’uomo aspira al piacere, ma il piacere desiderato è sempre superiore a
quello conseguito. Il desiderio è illimitato e perciò destinato a non essere soddisfatto. Deluso dagli
appagamenti reali, l’uomo cerca di illudersi, sperando si raggiungere la felicità nel futuro oppure
accontentandosi di raggiungerla nell’immaginazione.
LO ZIBALDONE DI PENSIERI
Iniziato a 19 anni nel 1817 e terminato nel 1832, è una raccolta di annotazioni e pensieri di 4500 pagine,
formata da appunti datati. Dopo la morte di Leopardi quest’opera viene affidata a Ranieri e viene
pubblicata solo tra il 1898 e il 1900 da Carducci.
Non nasce come opera per il pubblico, è un diario intellettuale in cui sono presenti anche molti racconti
autobiografici (scrive per sé stesso -> abbreviazioni). Possiamo trovare appunti di studio, discussioni di
pensieri di altri poeti, riflessioni e pensieri su tematiche filosofiche, linguistiche, letterarie -> insalata mista.
Struttura aperta, asistematica e disordinata che rispecchia un pensiero detto in progress, in continua
evoluzione -> cambiamenti radicali di prospettiva (rapporto natura-civiltà).
Temi:
• rapporto uomo natura
• teoria del piacere
• teoria della poesia
La teoria del piacere
Base del pensiero filosofico, passaggio da pessimismo storico a cosmico. L’anima umana desidera e
tende sempre alla felicità, questo desiderio non ha limiti. L’anima può concepire l’idea della felicità perché
la desidera infinitamente. L’uomo se non provasse questo desiderio non esisterebbe. La conseguenza è
che questo desiderio è destinato a rimanere inappagato (finisce solo con la morte) perché nessun piacere
è eterno.
LE OPERETTE MORALI
Nel 1824 Leopardi inizialmente scrive 20 prose di argomento filosofico, in forma di narrazione, discorso,
dialogo. Alla prima edizione del 1827 vengono aggiunte altre operette per un totale di 25. L’edizione
definitiva ne contiene 24 su volontà dell’autore.
• si ispirano ai modelli greci di Luciano di Samosata, basati su paradosso e ironia
• nome operette -> satiriche, contengono ironia
• registro comico e contenuto tragico
• struttura disordinata
Temi:
• teoria del piacere
• infelicità dell’uomo
• natura crudele
• visione materialistica
• critica alla civiltà umana e al progresso
• critica alle illusioni umane
Dialogo della Natura e di un Islandese (1824)
Idea centrale del pessimismo cosmico di Leopardi, ha come tema centrale l’infelicità. Due personaggi:
viaggiatore islandese che durante un viaggio incontra Madre Natura e immagina un dialogo con lei.
L’islandese per tutta la vita è fuggito dalla natura convinto che perseguiti gli uomini. Nel brano emerge
l’indifferenza della natura nei confronti del male e del bene dagli uomini e al loro destino: non le importa
se un uomo soffre, il suo unico scopo è mantenere vivo il ciclo della vita (quello di produzione e
distruzione, due fasi strettamente legate tra di loro).
L’islandese è il protagonista (scelta l’Islanda perché è una terra lontana ed evoca paesaggi misteriosi)
che lascia la sua isola per scappare dalle avversità del clima e giunge nell’Africa Equatoriale. Qui incontra
la personificazione della natura, una donna enorme con il volto a metà tra il bello e il brutto.
Nel dialogo lui dice che gli uomini perdono solo tempo a cercare la felicità perché non la troveranno ->
vive nella solitudine, lontano dalla società. Pensava fosse facile vivere in Islanda ma l’intensità del freddo
e il clima gli provocano sofferenza. L’uomo decide quindi di cambiare paese.
Pensa che la natura abbia regalato all’uomo un solo clima in tutte le parti del mondo, cerca in tutti i luoghi
di non disturbare le altre creature, vuole solo la tranquillità. Tutti i luoghi che ha visitato gli provocano
tutte sofferenze -> Leopardi con questo vuole dire che l’uomo non è mai contento. L’islandese elenca
tutti i pericoli e i fastidi che ha dovuto patire tra cui le malattie.
Soffrire è un destino dell’uomo. La natura è sua nemica ed è carnefice della sua famiglia (lei stessa ci
ha creati) -> perseguita l’uomo finché non muore.
L’uomo pone delle domande alla Natura sull’esistenza dell’uomo (perché soffriamo?) ma lei non sa
rispondere se non con il dire che l’uomo è destinato alla sofferenza, mostrandosi indifferente al desiderio
di felicità degli uomini.
Il suicidio e la solidarietà (1827)
Il dialogo tra Plotino e Porfirio è centrato sul tema del suicidio, spesso trattato da Leopardi. Plotino sta
cercando di dissuadere il suo discepolo Porfirio che ha intenzione di uccidersi, basandosi su una analisi
della vanità dell’esistenza.
Il filosofo riconosce che dal punto di vista razionale le conclusioni di Porfirio sono inattaccabili (nega che
il suicidio sia contro natura, dato che contro natura è la condizione stessa dell’uomo perché creato con
un bisogno di felicità ma destinato ad essere infelice). Plotino esorta Porfirio a vivere in nome della
solidarietà e dell’amicizia -> il suicidio accresce l’infelicità dei viventi, provocano un forte dolore alle
persone care del suicida. Il non preoccuparsi della sofferenza provocata ai propri cari è tipico di chi non
si cura degli altri e si cura troppo di sé stesso.
Noi possiamo in un momento desiderare di morire, ma prima o poi ritornerà sempre la voglia di vivere.
L’atto di uccidersi è disumano -> non deve essere elogiato. Al contrario nell’antichità era un gesto che
veniva elogiato -> Leopardi dice che la scelta di suicidarsi non viene dagli stupidi ma dai dotti e saggi.
Il primo a trattare il tema del suicido fu Foscolo (ultime lettere di Jacopo Ortis).
Temi: suicidio, amicizia.
Dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggere (1832)
Il dialogo è ambientato per strada, in una città di cui non viene indicato il nome. I protagonisti sono un
colto passante, certo dell’infelicità della vita e un venditore di almanacchi lunari che spera nella felicità
portata dal futuro cioè dall’anno nuovo. Il passante pone delle domande al venditore, che lo portano a
ragionare sulla vita. Il venditore, pur sostenendo che la vita è una cosa bella, è costretto ad ammettere
che non ci sono anni che vorrebbe somigliassero a quello venturo.
Il concetto finale per Leopardi è che la vita è infelici, perché ci scordiamo del bene e siamo destinati a
ricordarci solo del male. La felicità consiste nell’attesa di qualcosa che non si conosce, nella speranza di
un futuro migliore e diverso dal passato e dal presente. La felicità è proiettata nel futuro -> desiderio di
vivere e il piacere si basano su un’attesa, sull’illusione che qualcosa possa accadere.
Passeggere conosce già la riposta alle domande che pone -> il venditore replicando non fa altro che
confermare egli rappresenta la visione pessimistica.
Il venditore rappresenta un ingenuo punto di vista ottimistico.
Temi: teoria del piacere, felicità.
I CANTI
Il titolo "Canti", non significa “canzoni”, ma indica che i testi raccolti sono componimenti lirici. I Canti
composti tra il 1818 e il 1836 contengono 41 poesie, che si possono dividere in 4 gruppi: Idilli, Canzoni,
Canti pisano-recanatesi e nuova poetica. Leopardi non segue l’ordine cronologico di composizione,
tuttavia dispone i testi secondo blocchi anche cronologicamente omogenei (procedendo dai più antichi
ai più recenti); è assente anche una suddivisione per generi.
Forma metrica -> endecasillabi, settenario.
Idilli
Dal greco “poesia breve”, nella Grecia Antica indicava un genere di poesia bucolica e agreste. Parlano
di situazioni, affezioni, avventure storiche del suo animo.
L’infinito (1819)
Formato da 15 endecasillabi sciolti, tratta il tema del rapporto tra esperienza e riflessione. Poetica
dell’infinito e del vago con un confronto tra limitato e illimitato -> quello che vediamo in relazione alla
siepe.
• l’esperienza è rappresentata dal colle, dalla vista della siepe e le piante
• il limite è la siepe (metafora difficoltà vita), accende il bisogno di immaginare l’infinito (superare il
limite) -> mette in moto un processo di immaginazione
Temi: memoria; esperienza, limite
Canzoni
Affrontano temi civili e il tema del suicidio (Ultimo canto di Saffo). Leopardi riduce al minimo la
componente erudita per scegliere un lessico più comune e piano.
L’ultimo canto di Saffo (1822)
Insieme al Bruto Minore fa parte delle “canzoni del suicidio”, in questo caso tratta quello esistenziale non
quello civile trattato nel Bruto. Leopardi fa riferimento alla leggenda narrata da Ovidio nelle Eoridi, della
morte della poetessa greca Saffo. Secondo la leggenda, pur essendo maestra della poesia era di
sgradevole aspetto: l’amore non corrisposto verso un marinaio di nome Faone, l’avrebbe condotta a
suicidarsi gettandosi in mare dalla rupe di Leucade.
Fase pessimismo storico -> Leopardi ritiene l’età degli antichi e dei classici meno infelice di quella
moderna, non essendo contaminata dal progresso, ma alimentata dall’immaginazione. Con l'Ultimo canto
di Saffo, invece, il poeta approfondisce la propria riflessione filosofica e approda a un'infelicità universale
che è radicata all’origine nell'essenza umana, concludendo che il male di vivere era noto anche agli
antichi Greci, e non tormenta solamente gli uomini moderni come egli aveva inizialmente teorizzato.
Nella figura di Saffo, Leopardi vede riflessa la propria esperienza personale, in quanto entrambi sono di
brutto aspetto e destinati alla sofferenza. Saffo però in atto di sfida estrema verso la Natura ostile decise
di ricorrere a un gesto tipico degli eroi romantici: il suicidio (viene considerato come un risarcimento per
quello la natura le ha fatto la natura: la vuole punire, il suicidio è quindi giustificato). Il suicidio viene visto
quindi come sola via d’uscita contro la Natura.

Canti pisano-recanatesi
Leopardi riprende a scrivere testi poetici che affrontano i temi di giovinezza, morte, crudeltà della natura.
A Silvia (1828-30)
Canzone libera senza schemi in metrica e rime. È rivolta a Silvia -> Teresa Fattorini (figlia del cocchiere
di casa Leopardi che viene identificata come la ninfa dell’Aminta di Tasso) uccisa dalla tisi. Il rivelarsi
tragico della verità, morte di Teresa (figlia del cocchiere di casa Leopardi che abitava di fronte a lui),
suscita la protesta del poeta nei confronti della natura, crudele e persecutrice degli uomini.
Comparazione Leopardi – Teresa: come le attese di Silvia sono state troncate dalla morte prima di
raggiungere alcuni soddisfacimenti, anche quelle di Leopardi sono state deluse dal contatto con la verità
della vita adulta.
Temi: giovinezza, morte, memoria
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia (1829-30)
Si tratta di una canzone libera di 6 strofe -> totale assenza di autobiografismo: non ci sono ne luoghi ne
figure note all’autore, la riflessione sul senso della vita è affidata a un pastore nomade dell’Asia. È il brano
che esprime di più il pessimismo leopardiano.
1° strofa -> il poeta si rivolge alla luna, ponendole alcune domande sul senso dell’esistenza. Paragona
la vita della Luna alla propria vita, chiedendosi a cosa tendono i loro destini.
2° strofa -> descrizione allegorica della vita umana che viene paragonata al viaggio insidioso di un
“vecchierello” malato (rappresenta le sofferenze dell’uomo) esposto alle intemperie della natura (difficoltà
della vita), non ha altra destinazione che “l’abisso orrido”, ovvero la morte (annulla tutto).
3° strofa -> già al momento della nascita si prova sofferenza (non solo per la nascita stessa ma anche
per il distacco dalla madre). Leopardi pome una domanda cruda “perché dare vita ai figli se sono destinati
a soffrire?”. Viene affrontato il tema della morte.
4° strofa -> l’autore fa un'ipotesi sul senso dell'esistenza. Questo è noto alla luna ma nascosto al pastore.
Lei può comprendere lo scopo delle cose e saperne 1000 che un pastore invece non può sapere.
5° strofa -> concetto attuale della “beata ignoranza”: il pastore, dopo aver cercato risposte dalla luna, si
rivolge alle sue pecore, felici perché no hanno la consapevolezza della sofferenza in quanto non dotati d
coscienza. L'uomo non potendo darsi risposte certe può solo fare ipotesi, che però portano alla noia.
6° strofa -> conclusione, il pastore smonta ogni ipotesi sulla possibilità che le forme di vita possano essere
felici: è invece più probabile che la vita sia una sventura, in ogni condizione.
Il sabato del villaggio (1819)
Nella prima parte del canto, quella idillica, viene narrato un sabato sera in cui Recanati è in preparazione
per la festa: giovani e vecchi si preparano e si affrettano a terminare il loro lavoro per godere pienamente
del riposo domenicale. L’attesa è quindi gioia, speranza. Le due parti non sono nettamente separate, ma
nella seconda Leopardi allude alla triste realtà, ovvero che l’attesa della festa è molto più gradevole e
bella e gioiosa della festa stessa. Allo stesso modo, l’adolescenza, piena di sogni per il futuro è l’unica
età felice dell’uomo. La gioiosa attesa, caratteristica del sabato, sarà seguita dalla disillusione della
domenica, che corrisponde alla delusione della vita adulta.
Temi: teoria del piacere, tematica recanatese.

La quiete dopo la tempesta (1829)


Il brano inizia con la descrizione del momento in cui nel borgo (Recanati -> tematica recanatese) cessa
il temporale e ritorna un clima sereno (metafora della vita dell’uomo, fatta da un continuo succedersi di
dolori e di momenti di serenità). Per tutti la fine della tempesta segna il ritorno alla quiete della vita di tutti
i giorni, ma il poeta non si illude, egli sa bene che la quiete che segue la tempesta è effimera e illusoria,
una semplice tregua dal dolore. La seconda parte è quindi incentrata sulla riflessione, caratterizzato da
domande retoriche, da un tono cupo e sarcastico. Se l’uomo prova piacere, è solo un dono casuale e
assolutamente inaspettato. Due condizioni di felicità che l’uomo può sperimentare: la prima, parziale e
casuale, dovuta alla temporanea cessazione degli affanni causati dalla natura; la seconda, eterna e
massima, con la morte.
Tema della teoria del piacere -> l’unico piacere concesso all’uomo è quello del dolore che cessa. Questo
testo valorizza la morte e la ferocia della natura.

"Nuova poetica"
Scritti quando lascia definitivamente Recanati, passando i suoi anni a Napoli e dintorni. Leopardi tenta
un rinnovamento poetico che riguarda l’aspetto tematico e stilistico-formale. Il lessico si apre a termini
finora assenti dal repertorio leopardiano. Alla valorizzazione del ricordo segue ora la scelta del presente,
del tangibile e della concretezza.
Temi: l’amore come passione concreta e vissuta (tramite l’amico conosce una donna, ma il suo amore
non è ricambiato e gli dedica delle poesie chiamandola Aspasia, come l’amante di Pericle -> Ciclo di
Aspasia), la riflessione filosofia negativa (La ginestra) e l’intervento ideologico-politico.
La ginestra o fiore del deserto (1836)
Composta un anno prima della morte a Torre del Greco (Napoli), tratta il tema del piacere -> unico
concesso all’uomo è quello del dolore che cessa. Si tratta di una canzone libera di 7 strofe (endecasillabi
e settenari): è un invito a prendere l’atto della infelicità degli uomini, come individui e come specie, così
da stabilire un rapporto di solidarietà per allearsi contro la vera nemica, la natura.
Il testo descrive come la ginestra, fiore fragile e delicato, coraggiosamente riesca a ricresce in territori
desolati (sulle pendici del Vesuvio), anche se destinato a soccombere alle eruzioni. La fragilità della
ginestra è il simbolo della fragilità della condizione umana sottoposta alla legge crudele della natura che
interessata solo a sé stessa non bada al destino del genere umano. Per il poeta di fronte alla potenza
della natura l’uomo dovrebbe prendere atto della sua fragilità e rassegnarsi alla sua condizione, così
come fa il fiore. Dalla consapevolezza della propria condizione deve nascere un sentimento di solidarietà
umana.
1° strofa -> descrizione e introduzione della ginestra
2° strofa -> Leopardi va contro la cultura dominante nell’Ottocento, che ha insuperbito gli uomini (critica
delle illusioni ottimistiche)
3° strofa -> allegoria povero malato, Leopardi propone qui una soluzione di riscatto alla misera condizione
umana: l’unione e la collaborazione di tutti gli uomini contro la comune nemica, la Natura
4° strofa -> descritta la vastità e l’infinità dell’Universo, rispetto al quale l’uomo è un insignificante e
minuscolo punto di luce fioca
5° strofa -> Leopardi descrive qui con grande efficacia la forza distruttrice della Natura
6° strofa -> eruzione del Vesuvio del 70 d. C., la Natura è una forza indistruttibile e insensibile.
7° strofa -> immagine allegorica del fiore che non si sottrae al suo destino ma lo accetta sapendo che
verrà consumata dalla lava come la morte consumerà l’uomo

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