Lorient Amen To Narra Tivo
Lorient Amen To Narra Tivo
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All content following this page was uploaded by Federico Batini on 30 January 2018.
in collaborazione con
www.pratika.net
www.laltracitta.gr.it
comunità e persone
Sviluppo, Formazione e Orientamento
Collana diretta da Federico Batini e Simone Giusti
L’orientamento
narrativo
a scuola
Pagine di orientamento narrativo
Erickson
La collana
COMUNITÀ E PERSONE: SVILUPPO, FORMAZIONE, ORIENTAMENTO
diretta da Federico Batini e Simone Giusti
Il filo conduttore della collana «Comunità e persone» è il concetto di empowerment, inteso
come l’insieme di conoscenze, di modalità relazionali, di competenze che permette a persone e a
comunità di porsi obiettivi e elaborare strategie per raggiungerli utilizzando le risorse esistenti.
La collana ha lo scopo di fornire strumenti e metodologie per progettare e gestire attività di
formazione, di orientamento e di sviluppo locale. Ciascun libro è dedicato ad un argomento di
interesse sociale, intorno al quale vengono fornite le informazioni di base accompagnate da utili
strumenti operativi. Tutti gli argomenti sono tra loro collegati dall’utilizzo di metodi coerenti
con la finalità di dare potere alle persone e alle comunità: la narrazione, la relazione d’aiuto e, in
generale, gli approcci qualitativi e partecipativi. I singoli libri sono il frutto di lavori di ricerca e
progetti condotti in gran parte da organizzazioni del terzo settore che, in collaborazione con soggetti
istituzionali e imprese, operano nei campi dell’istruzione, della formazione professionale,
dell’orientamento, della cooperazione internazionale e dell’animazione territoriale.
Gli Autori
Federico Batini, professore a contratto presso l’Università di Firenze (facoltà di Scienze
dell’Educazione e di Medicina), alla SSIS Toscana e in corsi e scuole di specializzazione post
laurea, è direttore dell’agenzia formativa Pratika e di Nausika (consorzio di associazioni
culturali). È presidente nazionale di COFIR e membro della Segreteria Nazionale del Forum
Permanente per l’Educazione degli Adulti, per il quale dirige la rivista internazionale «LLL».
Dirige inoltre la collana «AltrEducazione» (edizioni ETS) e — con Simone Giusti — la
collana «Comunità e persone» (per il Centro Studi Erickson). Ha ideato il metodo narrativo
in orientamento pubblicando con le edizioni Erickson tra gli altri, Manuale per orientatori
(2005), Strumenti di partecipazione (2005), Narrazioni di narrazioni (2005), Orientamento
informativo (2006), Narrazione e invenzione (2007). Oltre a numerose pubblicazioni lette-
rarie e scientifiche su temi pedagogico-sociali, negli ultimi anni ha dato alle stampe fonda-
mentali volumi sull’orientamento narrativo: Per un orientamento narrativo (Franco Angeli,
2000), Foto dal futuro (Zona, 2002), Narrazioni di narrazioni: orientamento narrativo e
progetto di vita (Erickson, 2005), Raccontare storie: politiche del lavoro e orientamento
narrativo (Carocci 2007), Narrazione e invenzione: manuale di lettura e scrittura creativa
(Erickson, 2007), Raccontare le competenze (Transeuropa, 2007). Per le Edizioni Erickson
ha curato inoltre il Manuale per orientatori.
Capitolo primo
L’approccio per competenze nella scuola xx
Capitolo secondo
Rendere capaci di orientarsi attraverso le narrazioni xx
Capitolo terzo
Lavorare in aula con le narrazioni xxx
Capitolo quarto
Percorsi di orientamento narrativo xxx
Capitolo quinto
Il racconto dell’isola sconosciuta xxx
BIbliografia xxx
Ringraziamenti
Nell’aprile del 2006 si è tenuto a Grosseto e ad Arezzo il I° Convegno biennale sull’orientamento
narrativo «Le storie siamo noi», organizzato dalle Province di Arezzo e di Grosseto e dagli Uffici
Scolastici Provinciali di Arezzo e di Grosseto in collaborazione con le agenzie formative Pratika, L’Altra
Città e SSA (vedi il sito www.pratika.net/convegno/). Durante il convegno, un gruppo di professio-
nisti dell’orientamento ha presentato una serie di percorsi e strumenti di orientamento progettati per
istituzioni scolastiche della provincia di Grosseto. La realizzazione di questi percorsi non sarebbe stata
possibile senza il contributo della dirigente scolastica Gabriella Papponi Morelli e senza la colla-
borazione del Gruppo provinciale per l’orientamento dell’USP di Grosseto, da lei coordinato. Un
altro ringraziamento è dovuto ad Anna Grimaldi e al gruppo di ricercatori che hanno partecipato al
convegno: Giusy Montalbano e Angelo Del Commuto. Grazie infine agli esperti di orientamento che
hanno collaborato alla realizzazione dei percorsi, di ciascuno dei quali segue un breve profilo:
Presentazione
Voi siete le vostre storie. Siete il prodotto di tutte le storie che avete
ascoltato e vissuto, e delle tante che non avete sentito mai. Hanno
modellato la vostra visione di voi stessi, del mondo e del posto che
in esso occupate.
(Daniel Taylor, Le storie ci prendono per mano, 1999)
Introduzione
destinata a diventare uno degli assi portanti della pedagogia di questi anni. In
un sistema educativo in cui è sempre più importante riuscire a testimoniare
e a certificare le competenze, gli strumenti narrativi sono la base per aiutare
le persone a vedersi e a raccontarsi mentre agiscono e mentre comprendono
il mondo che li circonda.
Alfonso Caruso
Dirigente Ufficio Scolastico
Provinciale di Arezzo
Alfonso Greco
Dirigente Ufficio Scolastico
Provinciale di Grosseto
L’approccio per competenze nella scuola 13
Capitolo primo
valorizzano gli stili cognitivi individuali per la piena realizzazione della per-
sona, facilitano la possibilità di conoscere le proprie attitudini e potenzialità
anche in funzione orientativa. A riguardo, possono offrire contributi molto
importanti — con riferimento a tutti gli assi culturali — metodologie didat-
tiche capaci di valorizzare l’attività di laboratorio e l’apprendimento centrato
sull’esperienza.
Dimensioni dell’apprendimento:
– Lifelong learning: dimensione verticale, fa riferimento all’intera durata della
vita, rappresenta il superamento di una dimensione temporale definita (il
tempo dell’istruzione iniziale) che una volta rappresentava, nell’esistenza
di un soggetto, la porzione di vita dedicata all’apprendimento.
– Lifewide learning: dimensione orizzontale, fa riferimento a tutti gli ambiti
della vita, rappresenta il superamento dei luoghi deputati all’apprendi-
mento (tradizionalmente scuola e università) e la valorizzazione di ogni
esperienza del soggetto.
Tipologie di apprendimento:
– Apprendimento formale: avviene in un contesto organizzato e strutturato (in
un’istituzione scolastica/formativa o sul lavoro), è esplicitamente pensato
e progettato come apprendimento e conduce a una certificazione.
– Apprendimento non formale: è connesso ad attività pianificate, ma non
esplicitamente progettate come apprendimento (quello che non è
erogato da un’istituzione formativa e non sfocia normalmente in una
certificazione).
– Apprendimento informale: le molteplici forme dell’apprendimento me-
diante l’esperienza risultante dalle attività della vita quotidiana legate al
lavoro, alla famiglia, al tempo libero, non è organizzato o strutturato e
non conduce alla certificazione.
Apprendimento e competenze:
Le competenze rappresentano il «cuscinetto», l’interfaccia tra le dif-
ferenti tipologie e i diversi ambiti dell’apprendimento; esse consentono la
leggibilità reciproca tra sistemi, modalità, ambiti e tempi, nonché la traspa-
renza delle certificazioni. Sono centrate sul soggetto che le possiede e non
su chi ne facilita l’acquisizione o le certifica.
Le competenze sono capaci di integrare conoscenze e capacità.
L’approccio per competenze nella scuola 21
Capitolo secondo
luppo della sua capacità di controllo e della sua percezione di influenza sulla
propria vita e sulle proprie scelte. L’empowerment favorisce la rilevazione
e l’autoconoscenza delle proprie risorse e la loro attivazione. L’emersione
di paradigmi orientativi non direttivi, centrati sull’utente e qualitativi ha
facilitato il progressivo aumento di peso che il costrutto teorico-pratico del-
l’empowerment ha assunto all’interno del processo orientativo, delineando
la sempre maggiore importanza assegnata alla decisionalità del soggetto al-
l’interno dell’orientamento e rendendo l’autonomia dello stesso una finalità
non più in discussione.
La minore prevedibilità delle situazioni formative, professionali ed
esistenziali che una persona si trova ad affrontare oggi rispetto al passato,
infatti, ha reso meno utile (e socialmente troppo oneroso) accompagnare
il soggetto in tutte le transizioni che si trova ad affrontare nel corso della
vita che dotarlo di una cassetta degli attrezzi che gli permetta di farsi inter-
prete autonomo dei differenti momenti e delle scelte che gli si presentano
dinanzi.
Alcuni modelli di azione maggiormente direttivi resistono, legittima-
mente, per gli interventi in situazione «di crisi» (laddove, per esempio, vi sia
una perdita del lavoro che necessita di soluzione immediata, anche se modelli
quali il counseling narrativo sono applicabili anche a queste situazioni), ma
in tutti gli altri contesti e situazioni i modelli di tipo prescrittivo o direttivo
— scomparsi ormai dalla riflessione teorica più avanzata — tendono nel
corso di questo decennio a divenire minoritari nelle pratiche. Al di là di
ogni questione di carattere etico e scientifico sull’adeguatezza e funzionalità
dei modelli direttivi (nei quali l’asimmetria conoscitiva è totale, a vantaggio
dell’orientatore: si pensi soltanto, per fare un esempio, alla somministrazione
di test nei quali il soggetto non conosce né comprende il processo attraverso
il quale si arriva a fornirgli, nella migliore delle ipotesi, delle indicazioni
secondo un modello «medico» dell’orientamento) o precipuamente infor-
mativi, quello che è ormai certo è che quei modelli non rispondono alle
necessità plurali con le quali le persone ci interrogano.
In parole più semplici: se un modello prevede, al di là dei fondamenti
teorici ed epistemologici sui quali si fonda, un processo di accompagnamento
guidato del soggetto, esso richiede la reiterazione dello stesso ogni qualvol-
ta si produca (o si dia) una necessità orientativa. Restando nella metafora
iniziale: per ogni nuovo sentiero avrò bisogno ancora della guida. In un
Rendere capaci di orientarsi attraverso le narrazioni 35
loro un ordine, dei rapporti. Lo stesso processo si ripete nel momento in cui
ascoltiamo una narrazione, basti pensare all’operazione di «riempimento»
che avviene quando, mediante l’immaginazione, collochiamo dati mancanti
in una sequenza narrativa ascoltata.
Dare un ordine e una struttura al reale significa rappresentarlo, significa
pensare a un «prima che» e a un «dopo che», significa riuscire a
[…] ridurre a una dimensione, come direbbe un matematico, l’opprimente
varietà della vita, attraverso ciò che è avvenuto nel tempo e nello spazio! Beato
colui che può dire «allorché», «prima che» e «dopo che»! Avrà magari avuto
tristi vicende, si sarà contorto dai dolori, ma appena gli riesce a riferire gli
avvenimenti nel loro ordine di successione si sente così bene come se il sole
gli riscaldasse lo stomaco. (Smorti, 2007, p. 69)
Dare ordine e struttura al reale significa vivere «come se» la vita avesse
un corso ordinato, come se gli eventi si succedessero in modo significativo
e dotato di logica consequenzialità, come se fossimo in qualche modo pro-
tetti dal caos, dal disordine, dall’imprevisto, dalla contraddizione. Dare una
struttura al reale significa, in fondo, renderlo accessibile, conoscibile.
Per costruire una «struttura» del reale utilizziamo la narrazione, le
storie, sia come singoli che come collettività; questa modalità appare
come trasversale alle culture e alle epoche. Riflettiamo un momento, ad
esempio, sui cosiddetti «poemi omerici», considerati costitutivi e una sorta
di modello per la nostra cultura: essi sono il tentativo — riuscito — di
trasmettere ordine e significato, una struttura, al mondo. In una civiltà
ancora illetterata, risulta prezioso il tramandarsi racconti orali significativi
nei quali abbondino esempi di virtù e di forza, di coraggio e di lealtà, di
virilità e femminilità, di tenerezza e di durezza, di amicizia e di odio, di
rispetto e delle conseguenze della mancanza di esso, ma anche indicazioni
pratiche su come si apparecchia una tavola, su come ci si arma per andare in
battaglia, su come ci si prepara alla morte, su come si sceglie e si esegue un
approdo e molto, moltissimo altro. I poemi omerici rappresentano dunque,
al tempo stesso, compendi morali e breviari pratici, sono il vero e proprio
tentativo collettivo e complessivo da parte di una cultura (non a caso la loro
fissazione avviene dopo secoli di passaggi orali) di organizzare e ordinare
la realtà offrendone repertori di interpretazione per i singoli soggetti e per
le comunità. Non solo a livello individuale, dunque, ma anche a livello
Rendere capaci di orientarsi attraverso le narrazioni 39
respirare, serve a darci ragione di ciò che ci è accaduto e, come si vedrà più
avanti, ad attribuirvi senso e significato. Il fatto che nella telefonata con
Francesca tra i tanti eventi disponibili di quella giornata io ne selezioni
soltanto quattro e li disponga in un ordine non casuale è già un doppio
processo di tipo interpretativo: una selezione (avrò dunque considerato gli
eventi che ho scartato meno importanti o rilevanti per la mia interlocutrice
e una collocazione temporale (forse perché voglio già suggerire a Francesca
dei rapporti di causa-effetto nel disporsi degli eventi, oppure perché voglio
costruire un effetto particolare per farle apprezzare la particolarità della mia
giornata… o chissà).
Mentre il pensiero logico-scientifico è un sistema descrittivo e mate-
matico che ricorre alla categorizzazione e alla concettualizzazione, teso a
trascendere il particolare e a conseguire un elevato grado di astrazione, il
pensiero narrativo è quel tipo di pensiero che si occupa del particolare, delle
intenzioni e delle azioni dell’essere umano, delle vicissitudini e dei risultati.
Il suo intento è quello di situare l’esperienza nel tempo e nello spazio. Esso
si collega fortemente alle vicende e alle azioni dei protagonisti, alle loro
intenzioni, ai loro desideri e alle credenze.
Le ricerche in questo campo (Smorti, 1994; 1997; Bruner, 1992; 1997)
hanno evidenziato come il bambino sia capace di comprendere l’origine sia
dei suoi comportamenti che di quelli altrui attraverso la rappresentazione della
mente propria e di quella delle altre persone, come cioè sia in grado di com-
prendere le intenzioni, i desideri, e le credenze proprie e altrui. Nei contesti
relazionali si evidenzia, tradizionalmente, come i «racconti mentali» siano
costituiti da due macroelementi: azioni e intenzioni. Attraverso le seconde
(attraverso l’interpretazione che ho di esse) metto in collegamento le azioni
tra di loro. Raggiungendo il linguaggio verbale a due o tre anni, il bambino
conquista una crescente capacità di interpretare i rapporti interpersonali e
tenta di agire sugli stati mentali altrui per modificarne, intenzionalmente,
i comportamenti: acquisisce dunque una strategia comportamentale che
comporta un continuo dialogo tra sé (ciò che voglio ottenere, le mie attese,
le mie intenzioni) e gli altri (le intenzioni, i desideri, le attese che muovono
le loro azioni), interpretando la realtà ed esercitando la previsione sulle
conseguenze di determinati comportamenti o discorsi.
In contesto orientativo, la competenza interpretativa risulta di fon-
damentale importanza al fine di selezionare ciò che è importante e ciò che
Rendere capaci di orientarsi attraverso le narrazioni 41
non lo è, per collocare in un certo modo gli eventi che mi hanno condotto
sino a un certo punto, per stabilire nessi e relazioni.
Come si può esercitare questa competenza? Per esempio attraverso
l’utilizzo di narrazioni (racconti, poesie, romanzi, film) e la discussione
su di esse, facilitando il confronto e l’emersione di altre interpretazioni
possibili. Un dispositivo particolare è poi costituito dalla reiterazione della
scrittura dello stesso evento per consentire il progressivo modificarsi del-
l’interpretazione dello stesso. Anche il semplice utilizzo della narrazione o
del racconto scritto di eventi ed esperienze che abbiamo vissuto costituisce
un utile allenamento di questa competenza.
Visto che le narrazioni, le storie sono l’unica realtà vissuta dagli esseri
umani (o viceversa gli esseri umani costruiscono una realtà che raccontano,
almeno in una prospettiva narrativa e culturale), la socializzazione delle
narrazioni è un processo fondamentale di condivisione della realtà. Questo
non significa che la realtà non esiste affatto: la materialità dello svegliarsi
di mio figlio e del figlio del mio amico è chiara, ma, come abbiamo visto,
quella stessa materialità può assumere connotazioni differenti e, addirittura,
opposte; ciò che cambia è dunque il significato che l’individuo attribuisce
alla realtà, un significato così importante da determinare il modo di vivere la
realtà stessa (e la mia mancanza di occhiaie rispetto a quelle, così profonde,
del mio amico).
Sintetizzando quanto esposto sopra, potremmo asserire che la vita umana
è contraddistinta dai significati, ovvero che la nostra vita è condizionata più
dalle opinioni e dai significati che attribuiamo agli eventi che dagli eventi
medesimi (Bruner, 1992; Watzlawick et al., 1971; 1978; Weick, 1997). Le
narrazioni giocano un ruolo centrale proprio nel processo di significazione
degli eventi: i racconti con cui — in cui — i soggetti organizzano le esperienze
e gli eventi in genere costituiscono il fondamento della percezione che hanno
di se stessi, degli altri, del mondo esterno. A differenza di altre modalità
argomentative, la narrazione consente di dare voce contemporaneamente
alla ragione, all’immaginazione e all’emozione e dunque permette di non
scindere aspetti la cui unità e fecondazione reciproca sono fondamentali,
per esempio, quando occorre prendere una decisione.
Quando la storia non rimane all’interno di un soggetto, le pratiche
narrative, specie se gestite in gruppi, sono anche un’ottima modalità per
socializzare le interpretazioni, le emozioni e i progetti, sviluppando una
competenza fondamentale per la piena realizzazione dell’individuo: la capa-
cità di confrontarsi con persone diverse da lui, essere capace di affermare le
interpretazioni del reale che propone e al tempo stesso rispettare le interpre-
tazioni altrui. Riuscire a raccontare e comunicare le proprie emozioni mette
al riparo dalla solitudine profonda, da forme alienate o deviate di espressione
delle stesse o da una sorta di autismo emozionale (alessitimia). La capacità
di raccontare i propri progetti consente ai progetti stessi di prendere vita.
Rendere capaci di orientarsi attraverso le narrazioni 45
Negoziare i significati
noscimento del senso, della coerenza e della continuità del racconto, della sua
adeguatezza, si configura come narrazione sulla propria narrazione. Si tratta
di un procedimento tipicamente metacognitivo, e come la metacognizione
costituisce un procedimento di controllo sulla propria conoscenza, così la
narrazione interna consente l’esercizio del controllo sulla realtà.
motivazioni che stanno dietro ai loro atti; ci sono chiare le radici della condotta
umana e anche le loro conseguenze, a che cosa portano, che effetti hanno, e
qual è il risultato: si ha la sensazione di un grande ordine, di un’organizzazione
della vita, dell’essere umano, che ci dà sicurezza. Narrare e narrarci la realtà
ottiene lo stesso effetto (http://www.scuolaholde.it)
In effetti, noi non siamo, dal punto di vista della biologia e della fisiolo-
gia, così differenti gli uni dagli altri: è la storia, la nostra storia, la somma di
esperienze, incontri e narrazioni che ci fa estremamente differenti, ognuno
di noi, disponendosi come un racconto
[...] costruito di continuo, inconsciamente da noi, in noi e attraverso di noi
— attraverso le nostre percezioni, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre
azioni; e non ultimo, il nostro discorso, i nostri racconti orali. (ibidem)
Capitolo terzo
Lavorare in aula
con le narrazioni
Strumenti e strategie
L’ascolto e l’empatia
Sottolineare l’importanza dell’ascolto e del dialogo all’interno del
processo educativo significa privilegiare una concezione problematizzante e
Lavorare in aula con le narrazioni 55
Per approfondimenti
F. Batini (a cura di), Manuale per orientatori, Trento, Erickson, 2005 (capitolo
L’ascolto)
F. Batini e G. Capecchi (a cura di), Strumenti di partecipazione, Trento, Erickson,
2005 (capitolo L’ascolto attivo).
Infatti, l’esigenza di essere nel vero, di dire cose corrette e giuste sembra
essere un enorme ostacolo alla produzione di idee innovative.
Edward de Bono a tal proposito afferma:
I maggiori pericoli della necessità di essere sempre nel vero sono i se-
guenti:
– Un’arrogante certezza accompagna il corso del pensiero che, pur corretto
in sé, può essere partito da premesse errate.
– Un’idea scorretta che avrebbe condotto a un’idea corretta (o a una
sperimentazione utile) viene messa da parte in uno stadio troppo precoce
se non può venire giustificata.
– Si suppone che essere nel vero sia sufficiente: una elaborazione adeguata
blocca la possibilità di un’elaborazione migliore.
– L’importanza attribuita all’essere nel vero in ogni momento alimenta la
paura inibitoria di compiere errori. (De Bono, 1998, p. 107)
Per approfondimenti
Per approfondimenti
Per approfondimenti
– Mantenersi vicini alla realtà dal punto di vista delle conoscenze trasmesse,
ma soprattutto accettando l’esistenza di punti di vista discordanti dal
nostro. Se il docente è il primo a chiudersi a riccio, probabilmente anche
i partecipanti reagiranno nello stesso modo, faranno gruppo, ma contro
di noi.
– Essere sinceri, se non sappiamo una cosa diciamo «non lo so» e non co-
minciamo a girare intorno alle parole. Parlare anche delle proprie sensa-
zioni, facendo attenzione a non trasformare la formazione in un circolo
di autoaiuto.
– Far capire bene che l’aula è un luogo protetto, dove i soggetti possono
esprimersi liberamente. Alle persone riesce meglio esporsi quando sono
sicure che il docente non utilizzerà quanto detto o fatto per altri scopi. Se
la committenza chiede report degli incontri, fateli soltanto sull’esperienza,
non sulle persone.
– Facciamo attenzione alle domande che poniamo, soprattutto spieghiamo
il motivo per cui facciamo una domanda, in modo da facilitare le rispo-
ste. È più facile rispondere a quesiti che chiedono cosa, come e quando
piuttosto che a domande che chiedono perché.
– Se vogliamo fare in modo che le persone partecipino durante gli incontri,
diamo loro la possibilità di non partecipare. Sembra una contraddizione,
ma se le persone non si sentono forzate parteciperanno di più. Ciò vale,
naturalmente, anche per il formatore.
– Evitiamo colloqui separati, a meno di non dover impartire istruzioni per
un’attività. Sembra infatti che i colloqui separati attivino negli altri una
sorta di conflitto edipico, minando la coesione del gruppo e accrescendo
il senso di estromissione. Evitiamo di parlare all’orecchio di qualcuno
mentre altri stanno parlando e chiediamo che gli altri non lo facciano.
– Facciamo in modo di non parlare degli assenti. Si parla alla persona, non
della persona, anche quando quella è presente.
– Se durante l’attività emerge un problema, dobbiamo essere pronti a dargli
la precedenza rispetto a tutto il resto. Sia che si tratti di un problema tec-
nico (per esempio il proiettore si rompe e non si può fare assolutamente
senza), sia che si tratti di un problema interpersonale. È difficile andare
avanti quando in aula sorgono tensioni tra i partecipanti.
– Bisogna evitare generalizzazioni. Le persone capiscono meglio e agiscono
con più passione nel momento in cui riescono a fare associazioni chiare.
62 L’orientamento narrativo a scuola
Anche rispetto alle attività utilizziamo il nome delle persone per puntua-
lizzare e commentare.
– Parliamo in prima persona singolare. L’utilizzo di forme impersonali po-
trebbe sembrare un modo per evitare responsabilità rispetto alle proprie
dichiarazioni. Chiediamo anche ai partecipanti di fare la stessa cosa.
Per approfondimenti
Il monitoraggio
Per approfondimenti
S. Giusti, F. Batini e G. Del Sarto, Narrazione e invenzione, op. cit. (scheda Story
budget)
(continua)
(continua)
(continua)
(continua)
(continua)
(continua)
(continua)
Domande aperte
Domande non specifiche di incoraggiamento: «E poi, cosa è successo?
Dimmi ancora».
Richieste di indovinare
Raccontare una parte di storia e chiedere al bambino di indovinare cosa
succederà e perché.
Interventi a specchio
Ripetizioni letterali di quello che dice il bambino. Parafrasi di quello che il
bambino dice, rispettando le sue intenzioni comunicative.
Espansioni
Ripetizione di ciò che dice il bambino con aggiunta di qualcosa:
Bambino: «Cane».
Adulto: «Il cane a pallini che salta».
PERCORSO
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––––––––––––––––––
––––––––––––––––––
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––––––––––––––––––
––––––––––––––––––
(inserire titolo, scuola e DIARIO DEL
ordine della scuola o altro)
PERCORSO
(continua)
(continua)
(continua)
Metodologie e ……………………………………………………………………
strumenti utilizzati:
……………………………………………………………………
……………………………………………………………………
……………………………………………………………………
……………………………………………………………………
……………………………………………………………………
……………………………………………………………………
Testi e supporti
multimediali: ……………………………………………………………………
Firme
Il tutor
L’esperto
In rappresentanza dei
partecipanti
Scheda guida per intervista (anche collettiva, cercando di riportare qualcosa per ogni utente del percorso)
Scheda guida per intervista (anche collettiva, cercando di riportare qualcosa per ogni utente del percorso)
Questa scheda può essere uno strumento utile per riuscire a individuare
le proprie caratteristiche in relazione a un’esperienza vissuta. Se usata in
modo individuale può essere un valido aiuto per la stesura di un diario pro-
fessionale, in una attività di gruppo è un potente attivatore del confronto e
dell’analisi di situazioni e atteggiamenti.
Diario professionale
Tutti sappiamo cos’è un diario; una volta riusciti a trovare uno stile personale
di scrittura e abbattute le barriere pregiudiziali e di pudore che proviamo nei
nostri confronti, possiamo utilizzarlo in primo luogo come traccia su cui rico-
struire la nostra evoluzione professionale, in secondo luogo come archivio di
strumenti e di soluzioni da utilizzare in aula.
Narrare, a se stesso o agli altri, l’esperienza professionale vissuta è un contri-
buto alla costruzione di spazi di significato e non la descrizione di momenti.
Inclusa in quest’atto c’è la capacità di legare l’agire quotidiano alle proprie ra-
gioni, che dà la possibilità di ricostruire le proprie routine positive e negative.
Cosa è accaduto?
(continua)
(continua)
Se mi ritrovassi a dover
ripercorre lo stesso per-
corso, cosa farei?
Note utili:
Il formatore…
Questa scheda ha come obiettivo quello di permetterti di esprimere la tua
percezione della formazione che hai ricevuto. Esprimi un giudizio indicando
un punteggio da 5 a 1 (5 = estremamente positivo; 1 = estremamente negati-
vo). I tuoi commenti aiuteranno certamente a migliorare questo corso.
Stare in aula
Parla troppo velocemente per poterlo seguire bene. 5 4 3 2 1
È amichevole e disponibile. 5 4 3 2 1
Stare insieme
Incoraggia gli alunni a partecipare attivamente. 5 4 3 2 1
Il sapere
Ha una conoscenza molto estesa del proprio argomento. 5 4 3 2 1
(continua)
(continua)
Talvolta è in ritardo. 5 4 3 2 1
Capitolo quarto
Percorsi di orientamento
narrativo
Il percorso
Il percorso prende le mosse dalla sequenza spazio-temporale «Ieri,
oggi e domani», con la finalità di promuovere e sostenere il processo di
costruzione dell’identità personale attraverso la narrazione, la condivisione
e la valorizzazione di vissuti quotidiani.
I bambini fin dall’età di tre anni sono in grado di raccontare esperienze
relative a eventi personali e di routine (singoli eventi che hanno interessato
persone specifiche in un dato momento, oppure azioni che si ripetono nel
88 L’orientamento narrativo a scuola
tempo), mentre è necessario aspettare i sei anni di età prima che siano capaci
di inventare storie di fantasia. Per questo motivo si è preferito pianificare le
attività di orientamento all’interno di un contesto di riferimento limitato
alla sfera familiare/educativa del bambino nelle tre dimensioni temporali
passato, presente e futuro (quest’ultimo introdotto attraverso il concetto
più semplice e diretto di «domani»).
Il percorso è articolato in sei incontri di un’ora e mezza ciascuno, per
un totale di nove ore.
Signor La paura
Pennarello fa 90? Buonanotte,
Incontri
e Signora Meglio riderci a domani
Matita sopra…
alla loro visione prospettica (presenti nel bambino, ma non esplicitate dal
rispetto della consegna), è opportuno intervistare ciascun bambino durante
la realizzazione del disegno e riportare le risposte in una scheda.
• I materiali prodotti possono essere raccolti nel «quaderno dei racconti»,
una sorta di carta di identità narrativa che i bambini costruiscono incontro
dopo incontro, con il chiaro intento di sistematizzare il lavoro svolto e
dare loro modo, a conclusione del percorso, di riconoscere quanto narrato
come piccoli pezzetti di sé.
Il percorso
Il percorso è articolato in 3 incontri di 4 ore ciascuno e uno conclusivo
di 2 ore, per un totale di 14 ore.
La casa
Il baule
Incontri degli inventori
dei sogni
di sogni
(continua)
Percorsi di orientamento narrativo 99
(continua)
(continua)
Percorsi di orientamento narrativo 101
(continua)
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(continua)
3 Il percorso è stato progettato, scritto e messo in pratica da Fabio P. Corti con le classi
prime della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo di Manciano
(Grosseto).
Percorsi di orientamento narrativo 105
(continua)
(continua)
106 L’orientamento narrativo a scuola
(continua)
Il quarto volume delle avventure di Har-
ry Potter ci ha lasciato con il fiato so-
speso: Lord Voldemort è tornato. Che
cosa succederà ora che l’Oscuro Si-
Harry Potter gnore è di nuovo in pieno possesso dei
e l’Ordine suoi terrificanti poteri? Quanta morte
della Fenice e distruzione seminerà nel tentativo di
– 5° anno riprendere il dominio del mondo?
(2003) Sono lo stesse domande che si pone
Harry Potter, disperatamente segre-
Traduzione di gato — come tutte le estati — nella
Beatrice Masini casa dei suoi zii Babbani, lontano dal
(2003) mondo magico che gli appartiene. Ma
qualcosa è cambiato anche in lui. Or-
mai quindicenne, lo ritroviamo divora-
to dalla frustrazione, la rabbia e l’ansia
di ribellione tipiche della sua età.
Alla fine dello scorso volume, abbia-
mo lasciato Harry Potter sconvolto,
solo e preoccupato. Il suo amato pa-
drino Sirius Black è morto, e le pa-
Harry Potter role di Albus Silente sulla profezia gli
e il Principe confermano che lo scontro con Lord
Mezzosangue Voldemort è ormai inevitabile. Nien-
– 6° anno te è più come prima: l’ultimo legame
(2005) con la sua famiglia è troncato, perfino
Hogwarts non è più la dimora acco-
Traduzione di gliente dei primi anni, mentre Volde-
Beatrice Masini mort è più forte, crudele e disumano
(2006) che mai. Harry stesso sa di essere
cambiato. La frustrazione e il senso
di impotenza dei quindici anni hanno
ceduto il posto a una fermezza e una
determinazione diverse, più adulte.
(continua)
a Harry, nella sua disperata ricerca della
Harry Potter verità, ripercorriamo le avventure appa-
e i Doni rentemente già vissute, riviviamo picco-
della Morte li fatti e grandi eventi, seguendo il filo
– 7° anno della consapevolezza che si dipana e si
(2007) acuisce in un crescendo di colpi di scena,
perdite e conquiste.
Il percorso
Il percorso si sviluppa seguendo le avventure del celebre Harry Potter e
dei suoi amici, utilizzate per dare vita a giochi di ruolo e attività di gruppo,
durante i quali vengono ripercorse le tappe fondamentali della crescita del
protagonista.
L’obiettivo principale dell’attività è quello di incrementare le capacità
di creare ipotesi e di immaginarsi nel futuro, costruire una traccia di «pro-
getto su di sé», aumentare la percezione di controllo della propria vita e
delle proprie scelte.
Per poter raggiungere questo scopo, il percorso è articolato in cin-
que incontri, ognuno dei quali è contraddistinto da obiettivi specifici,
opportunamente scelti e ponderati per i destinatari dell’attività di orien-
tamento.
(continua)
108 L’orientamento narrativo a scuola
(continua)
La Pozione
Incontri L’Ordine della Fenice
Polisucco
Lavorare sulla Favorire una riflessione sulle persone
capacità di im- significative nella vita di ciascuno.
maginazione e di Sviluppare una piena consapevolezza
distacco da sé (ve- del valore «orientativo» che tali presenze
dersi dal di fuori). hanno avuto.
Obiettivi Incrementare la Immaginare se stessi nel futuro.
percezione di
autoefficacia attra-
verso l’identifica-
zione con modelli
positivi.
(continua)
(continua)
112 L’orientamento narrativo a scuola
(continua)
Successivamente, divisi in piccoli gruppi, i par-
tecipanti sono invitati a disegnare il loro Patro-
nus, accompagnato da una didascalia descrit-
tiva e dalla formula dell’incantesimo. Ciascun
gruppo presenta, in conclusione, i propri dise-
gni agli altri.
4 Questo esercizio è stato utilizzato più volte per introdurre proprio il lavoro sul futuro.
Si tratta di un esercizio da noi già descritto, e che ha dato nome al volume dedicato
all’orientamento narrativo Foto dal futuro. Orientamento narrativo (Batini e Zaccaria,
2002).
Percorsi di orientamento narrativo 115
Suggerimenti e riflessioni
• Nel primo incontro, al momento della condivisione, è stato interessante
annotare le integrazioni che diversi alunni apportavano agli interventi
dei compagni, elencando interessi che erano stati dimenticati («… ti sei
dimenticato di mettere il calcio…»).
• Nel secondo incontro si è passati a sceneggiare il momento della scelta
delle bacchette, seguendo i copioni preparati dai ragazzi suddivisi in
sottogruppi. Questo «teatrino» non è servito soltanto per rafforzare il
significato del lavoro svolto nella prima parte della giornata, ma è anche
risultato utile a favorire l’inserimento dei ragazzi più timidi o comunque
più imbarazzati nel rapportarsi con gli altri.
• Nel terzo incontro, invece, i partecipanti sono stati invitati ad attingere
dai loro ricordi per poter realizzare un Incanto Patronus: un simulacro
costruito con ricordi felici che non può essere abbattuto da ricordi infe-
lici. L’attività è servita a favorire la ricostruzione positiva di sé, attivando
competenze memoriali utili per riflettere su risorse necessarie ad arrivare
alla costruzione dell’immagine di sé. I ragazzi hanno dimostrato un alto
livello di riflessione, riportando in alcuni casi ricordi legati a esperienze
importanti e cruciali del proprio vissuto. Il lavoro di restituzione in gruppo
è stato poi rappresentato su cartelloni che sono andati a decorare le «pareti
del castello di Hogwarts», trasformando l’aula in un luogo che racconta
storie, le loro storie.
• Nella quarta giornata si è lavorato per incrementare la percezione di au-
toefficacia attraverso l’identificazione con modelli positivi, utilizzando la
Pozione Polisucco: una pozione che permette, a chi la beve, di trasformarsi
nella persona che si desidera. Al gruppo sono state illustrate 10 possibili
situazioni; ogni ragazzo è stato chiamato a decidere in chi trasformarsi nei
differenti contesti presentati. Successivamente, ciascun alunno ha scelto
una sola trasformazione, fra le 10 immaginate, che poi ha narrato al grup-
po. Al termine della condivisione dei lavori di gruppo si sono sceneggiati
gli elaborati degli alunni. La riflessione più interessante scaturisce dalla
condivisione in plenaria, poiché le risposte positive della classe al compa-
gno di turno che esponeva la propria Pozione Polisucco non hanno fatto
altro che favorire e rafforzare la costruzione di sé, traendo risorse positive
dal lavoro di immedesimazione presente nel prodotto narrativo.
Corvonero Grifondoro
Fondatore: Fondatore:
Cosetta Godric
Corvonero Grifondoro
(Rowena Quale (Godric
Ravenclaw) Casa di Griffindor)
Simbolo: un corvo Simbolo: un leone
Hogwarts
Colori: Bronzo e blu Colori: Giallo e oro
Fantasma: Dama Grigia ha scelto Fantasma: Sir Nicholas...
Direttore: prof. Vitious per te il alias Nick-quasi-senza-testa
Direttrice:
Cappello Minerva McGrannit
Parlante?
Serpeverde Tassorosso
Fondatore: Fondatore:
Salazar Tosca
Serpeverde Tassorosso
(Salazar Slitherin) (Hufflepuffle)
Simbolo: un serpente Simbolo:
un tasso
Colori: Verde e argento
Colori: Giallo e nero
Fantasma: Fantasma: Frate Grasso
Barone Sanguinario Direttrice:
Direttore: prof. Severus Piton prof.ssa Sprite
(Severus Snape)
PERCHÉ?
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Il percorso
Il percorso è articolato in 6 incontri di 1,5 ore ciascuno, per un totale
di 9 ore. Mentre nei primi 2 incontri si lavora sulla dimensione del reale,
nel 3° modulo comincia a emergere l’aspetto ideale, che caratterizzerà il
4° incontro. Nel 5° il reale s’incontrerà con il possibile che, nell’ultimo
incontro, avrà il sopravvento.
Fuga Scappare
Incontri Il labirinto
dagli altri da se stessi
(continua)
5 Il percorso è stato progettato e sperimentato da Simone Cini con gli alunni delle classi
prime e seconde dell’Istituto «Fibonacci» di Follonica (GR).
120 L’orientamento narrativo a scuola
Ho
Mondi Consuntivo
Incontri strumenti
possibili… a molte mani
per…
I giornata: Il labirinto
(continua)
Storie di muri 25 min. Con le parole del muro scrivere una breve storia
di «quella volta che proprio non ce l’ho fatta»
(5/10 righe).
Obiettivi: condividere le proprie difficoltà, ac-
cettare il limite, risignificare il passato, indivi-
duare i blocchi per iniziare a rimuoverli.
Punti di vista 55 min. «Ci sono molte persone che ci girano intorno,
da alcune siamo attratti, da altre fuggiamo. Al-
tre ci trovano interessanti e altre non ci sop-
portano. Pensate a persone reali, cambiate loro
nome se volete: presentazione delle Schede 4.4
e 4.5, Persone che (Lontano) e Persone che (Vi-
cino).
Obiettivi: riflettere sui punti di vista, sulle rela-
zioni, su come noi appaiamo agli altri e gli altri
appaiono a noi.
(continua)
Percorsi di orientamento narrativo 125
(continua)
Saluti 20 min. Per salutarsi viene scelta una frase tra tutte
quelle lette da parte di ognuno dei ragazzi.
Obiettivi: fissare dei significati attraverso delle
frasi stimolo.
nuovo il Gatto, seduto sul ramo d’un albero. — Hai detto porcellino o porcellana?
— domandò il Gatto. — Ho detto porcellino, — rispose Alice; — ma ti prego di
non apparire e scomparire con tanta rapidità: mi fai girare il capo! — Hai ragione,
— disse il Gatto; e questa volta svanì adagio adagio; cominciando con la fine della
coda e finendo col ghigno, il quale rimase per qualche tempo sul ramo, dopo che
tutto s’era dileguato.
Fonte: tratta da Alice nel paese delle meraviglie, Lewis Carrol.
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(continua)
(continua)
zavano frequenti razzie ai danni dei fazendeiros. L’invasione del nord-est da parte
degli olandesi nel 1630 indebolì ulteriormente la presa portoghese sul territorio.
Naturalmente gli abitanti di Palmares non tardarono ad approfittare della situazio-
ne: i ribelli organizzarono numerose spedizioni contro i coloni, costretti quindi ad
affrontare due nemici contemporaneamente. Gli olandesi vinsero impossessandosi
per qualche tempo delle terre del nord-est, entrando così in scontro diretto con
le forze del quilombo. La spedizione olandese del 1644 diretta contro Palmares
però non riuscì neppure ad arrivare e lo stesso accadde alla seconda spedizione,
inviata solo pochi anni dopo.
Se consideriamo che queste spedizioni erano composte da soldati esperti e
ben armati, possiamo capire la validità del sistema difensivo di Palmares, basato su
«la guerra della giungla» un sistema di guerriglia e imboscate, basato su sorpresa,
conoscenza del territorio e valore dei propri guerrieri, per i quali la capoeira si rivelò
uno strumento fondamentale. La storia ci tramanda il nome di Ganga Zumba,
re negli ultimi anni di vita del quilombo di Palmares, che in seguito alla prima
pesante sconfitta subita dall’esercito ribelle, nel 1676, entrò in contatto con le
autorità portoghesi per firmare un trattato che permettesse la reintegrazione degli
abitanti nativi di Palmares nella società coloniale come uomini liberi, abbando-
nando definitivamente il rifugio nelle montagne. Il nipote di Ganga Zumba è il
leggendario Zumbì dos Palmares, eroe immortale per il popolo brasiliano di origine
africana e simbolo di libertà e lotta alla schiavitù. Zumbì nasce nel quilombo, ma
viene catturato in tenera età durante una spedizione portoghese. Ribattezzato
Francisco e allevato con educazione europea da un padre gesuita è ricordato come
estremamente colto ed intelligente. Non avendo mai dimenticato la sua vera casa,
all’età di 15 anni tenta la fuga e riesce nell’intento di raggiungere di nuovo Palmares,
dove ben presto si distingue per le eccezionali doti di guerriero.
Non va ignorato la vicinanza etimologica del nome Zumbì a quella del termine
zombi, il morto vivente delle tradizioni haitiane, presumibilmente originarie delle
stese popolazioni africane deportate in Brasile. Zumbì già dalla sua storia infantile è
il redivivo, colui che torna dalla sconfitta (morte) per sistemare un conto rimasto in
sospeso, schiavo anch’esso, come il morto vivente, di un signore, ma in questo caso
il signore è il popolo o meglio la sua fame di vendetta e libertà. Zumbì si oppose
alla decisione dello zio Ganga Zumba e diventò il valoroso capo della resistenza
fino alla definitiva capitolazione del quilombo dos Palmares, avvenuta nel 1693,
per opera del capitano Domingos Jorge Velho, a capo di una spedizione di 14mila
uomini che assediò a lungo la fortezza, con l’ausilio anche di 200 cannoni.
Nonostante fosse stato dato per morto, Zumbì riuscì a salvarsi (o almeno
così dice la leggenda) e solo un anno dopo scorrazzava di nuovo per il nordeste al
comando di duemila ribelli. La morte di Zumbì avvenne il 20 novembre 1695
pugnalato dall’amico Antonio Soares, che imprigionato e torturato duramente
aveva promesso di tradirlo in cambio della libertà.
Fonte: tratta da http://musibrasil.net/articolo.php?id=1919)
La storia raccontata da Perét si può reperire in: L’arte della fuga a cura di Alberto Prunetti (Stam-
pa Alternativa, 2005): un testo nel quale un viaggio in Gran Bretagna rovistando tra vecchie
librerie polverose e mangiando in bettole diventa il pretesto per ricordare brani di scrittori molto
differenti tra loro: brani di Jack London (il diario dell’incontro con un uomo che ha deciso di
vivere a contatto diretto con la natura, senza beni materiali), di Daniel DeFoe (la storia della
piratessa Mary Read), di Bruno Traven (l’anarchico tedesco fattosi marinaio per sfuggire alla
cattura dopo i moti del ’18-’19), di Benjamin Péret (la storia del quilombo di Palmares, nella
jungla brasiliana, dove si rifugiavano gli schiavi africani in fuga), di Hakim Bey (la storia miste-
riosa della prima colonia inglese in Virginia, costituita da intellettuali che vollero farsi selvaggi)
e infine di Cesare Battisti.
(continua)
lavoravano insieme. Rubò quindi la scienza del fuoco di Efesto e la perizia tecnica
di Atena e le donò all’uomo. Da questo dono derivò all’uomo abbondanza di risorse
per la vita, ma, come si narra, in seguito la pena del furto colpì Prometeo, per colpa
di Epimeteo. Allorché l’uomo divenne partecipe della sorte divina, in primo luogo,
per la parentela con gli dei, unico fra gli esseri viventi, cominciò a credere in loro,
e innalzò altari e statue di dei. Poi subito, attraverso la tecnica, articolò la voce con
parole, e inventò case, vestiti, calzari, giacigli e l’agricoltura. Con questi mezzi in
origine gli uomini vivevano sparsi qua e là, non c’erano città; perciò erano preda
di animali selvatici, essendo in tutto più deboli di loro. La perizia pratica era di
aiuto sufficiente per procurarsi il cibo, ma era inadeguata alla lotta contro le belve
(infatti gli uomini non possedevano ancora l’arte politica, che comprende anche
quella bellica). Cercarono allora di unirsi e di salvarsi costruendo città; ogni volta
che stavano insieme, però, commettevano ingiustizie gli uni contro gli altri, non
conoscendo ancora la politica; perciò, disperdendosi di nuovo, morivano. Zeus
dunque, temendo che la nostra specie si estinguesse del tutto, inviò Ermes per portare
agli uomini rispetto e giustizia, affinché fossero fondamenti dell’ordine delle città e
vincoli d’amicizia. Ermes chiese a Zeus in quale modo dovesse distribuire rispetto
e giustizia agli uomini: «Devo distribuirli come sono state distribuite le arti? Per
queste, infatti, ci si è regolati così: se uno solo conosce la medicina, basta per molti
che non la conoscono, e questo vale anche per gli altri artigiani. Mi devo regolare
allo stesso modo per rispetto e giustizia, o posso distribuirli a tutti gli uomini?« «A
tutti — rispose Zeus — e tutti ne siano partecipi; infatti non esisterebbero città,
se pochi fossero partecipi di rispetto e giustizia, come succede per le arti. Istituisci
inoltre a nome mio una legge in base alla quale si uccida, come peste della città,
chi non sia partecipe di rispetto e giustizia». [323] Per questo motivo, Socrate, gli
Ateniesi e tutti gli altri, quando si discute di architettura o di qualche altra attività
artigianale, ritengono che spetti a pochi la facoltà di dare pareri e non tollerano,
come tu dici — naturalmente, dico io — se qualche profano vuole intromettersi.
Quando invece deliberano sulla virtù politica — che deve basarsi tutta su giustizia
e saggezza — ascoltano il parere di chiunque, convinti che tutti siano partecipi di
questa virtù, altrimenti non ci sarebbero città. Questa è la spiegazione, Socrate. Ti
dimostro che non ti sto ingannando: eccoti un’ulteriore prova di come in realtà
gli uomini ritengano che la giustizia e gli altri aspetti della virtù politica spettino a
tutti. Si tratta di questo. Riguardo alle altre arti, come tu dici, se qualcuno afferma
di essere un buon auleta o esperto in qualcos’altro e poi dimostri di non esserlo,
viene deriso e disprezzato; i familiari, accostandosi a lui, lo rimproverano come se
fosse pazzo. Riguardo alla giustizia, invece, e agli altri aspetti della virtù politica,
quand’anche si sappia che qualcuno è ingiusto, se costui spontaneamente, a suo
danno, lo ammette pubblicamente, ciò che nell’altra situazione ritenevano fosse
saggezza — dire la verità — in questo caso la considerano una follia: dicono che
è necessario che tutti diano l’impressione di essere giusti, che lo siano o no, e che
è pazzo chi non finge di essere giusto. Secondo loro è inevitabile che ognuno in
qualche modo sia partecipe della giustizia, oppure non appartiene al genere umano.
Dunque gli uomini accettano che chiunque deliberi riguardo alla virtù politica,
poiché ritengono che ognuno ne sia partecipe. Ora tenterò di dimostrarti che essi
pensano che questa virtù non derivi né dalla natura né dal caso, ma che sia frutto
di insegnamento e di impegno in colui nel quale sia presente. Nessuno disprezza
né rimprovera né ammaestra né punisce, affinché cambino, coloro che hanno
difetti che, secondo gli uomini, derivano dalla natura o dal caso. Tutti provano
compassione verso queste persone: chi è così folle da voler punire persone brutte,
piccole, deboli? Infatti, io credo, si sa che le caratteristiche degli uomini derivano
dalla natura o dal caso, sia le buone qualità, sia i vizi contrari a queste. Se invece
qualcuno non possiede quelle qualità che si sviluppano negli uomini con lo stu-
dio, l’esercizio, l’insegnamento, mentre ha i vizi opposti, viene biasimato, punito,
rimproverato.
Fonte: Platone, Protagora, 320 C - 324 A)
Trama
Hans, un ragazzo ebreo di sedici anni che vive a Stoccarda, ha un nuovo
compagno di classe: il suo nome è Konradin, è figlio di una nobile e ricchissima
famiglia. Hans è subito colpito dal suo comportamento (si muoveva con eleganza e
altezzosamente) e vuole diventare suo amico, esita un po’ a causa della sua timidezza,
ma infine vi riesce e divengono amici inseparabili. Ben presto si scopre però che la
famiglia di Konradin è favorevole alla politica hitleriana contro gli ebrei (per questo
Hans era invitato a casa di Konradin quando i genitori erano assenti), ed anche
Konradin, inizialmente di tutt’altra opinione, si converte poi alle idee di Hitler
(che, a detta sua e di molti altri, pareva l’unico in grado di far tornare la Germania
quella di un tempo), ma, seppur segretamente, rimane comunque amico di Hans.
Circa un anno dopo l’inizio della loro amicizia, Hans è costretto dalle persecuzioni
razziali a partire per gli Stati Uniti. Negli Stati Uniti diviene un uomo di successo,
molto ricco e dopo circa trent’anni dalla sua partenza, riceve una lettera: era una
richiesta di fondi da parte della sua ex-scuola, il liceo che aveva frequentato quando
era in Germania. Hans esita un po’… ad aprire la lista che accompagna la lettera:
una lista di nomi degli allievi della sua classe che erano deceduti a causa della
guerra. Hans legge senza dolore della morte dei suoi due peggiori persecutori …
e quando ha il coraggio di andare avanti legge che Konradin era stato giustiziato
perché implicato nel complotto per uccidere Hitler…
C’erte volte trovare la strada giusta non è facile. Proviamo a seguire una
strada e ci ritroviamo davanti un muro. Muro dopo muro e passo dopo passo
riusciamo, quasi sempre, a trovare una via d’uscita.
Penso di aver capito alcune cose di me, ci sono persone dalle quali scappo
sempre, dalle quali voglio restare il più lontano possibile. Ormai le riconosco
quasi subito sono quelle come ___________________________________________________________, persone
che…
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…e penso di rendermi conto di cosa è che spinge altre persone a non cer-
carmi, a restare lontane da me…
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Penso di aver capito alcune cose di me, ci sono persone con le quali starei
sempre, dalle quali non mi separerei mai. Ormai le riconosco quasi subito,
sono quelle come ___________________________________________________________, persone che…
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…e penso di rendermi conto di cosa è che piace di me agli altri, che li spinge
a cercarmi e a stare con me…
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144 L’orientamento narrativo a scuola
Il percorso
Questo percorso è strutturato in 4 incontri di 4 ore ciascuno. Nel pri-
mo incontro — «Il castello d’If» — si lavora sulle fratture intervenute nel
percorso formativo e di vita al fine di evidenziare gli ostacoli e le capacità
necessarie a superarli. Il secondo incontro, denominato «Il tesoro», è fina-
lizzato alla presa di consapevolezza delle risorse interne e delle opportunità
esterne, mentre nel terzo — «Le maschere, gli incontri» — l’obiettivo è
quello di incrementare le competenze di analisi di situazioni comunicati-
ve e relazionali. Nel quarto e ultimo incontro, che abbiamo chiamato «Il
riconoscimento», si lavora sulla capacità di decentramento e di lettura dei
giudizi e delle emozioni.
Le maschere,
Incontri Il riconoscimento
gli incontri
(continua)
Percorsi di orientamento narrativo 147
(continua)
II giornata: Il tesoro
IV giornata: Il riconoscimento
Prima dell’arresto
EDMOND: Che cosa non avreste mai fatto se foste stato libero?
ABATE FARIA: Forse nulla. L’eccezionalità delle mie capacità mentali
si sarebbe volatilizzata in futilità. Occorrono le sventure per scavare certe
miniere nascoste nell’intelligenza umana; occorre la pressione per far
scoppiare le polveri. La prigionia concentrò in una sola direzione tutte le
mie capacità fluttuanti qua e là; esse si urtarono in uno spazio ristretto e,
come sapete, dall’urto dei nembi nasce l’elettricità dell’aria, dall’elettricità
nasce il lampo, dal lampo la luce.
Gli ostacoli
Arrestare significa principalmente fermare, interrompere, bloccare
qualcuno o qualcosa durante il suo percorso verso una direzione. Ci si
arresta per propria volontà o perché si incontrano degli ostacoli durante il
percorso. Prova a dare un nome agli ostacoli che possono aver provocato in
passato un arresto al tuo cammino.
(continua)
(continua)
Le capacità
Gli ostacoli esterni possono anche — lo sostiene l’Abate Faria — dare
un senso, una direzione a capacità che altrimenti rischiano di essere spreca-
te. La prigionia, dice l’Abate, «concentrò in una sola direzione tutte le mie
capacità fluttuanti qua e là; esse si urtarono in uno spazio ristretto e, come
sapete, dall’urto dei nembi nasce l’elettricità dell’aria, dall’elettricità nasce
il lampo, dal lampo la luce».
Prova a dare un nome alle capacità che hai sviluppato a seguito degli
ostacoli incontrati.
OSTACOLI DIO
RISORSE IDENTITÀ
PROGETTO FUTURO
PASSATO DETERMINAZIONE
LA MISSIONE
OPPORTUNITÀ
RISORSE
Situazione comunicativa:
Obiettivi prefissati:
Strategie adottate:
Efficacia:
(continua)
(continua)
Lord Wilmore
PARLARE PER AIUTARE
Situazione comunicativa:
Obiettivi prefissati:
Strategie adottate:
Efficacia:
(continua)
Sinbad il marinaio
PARLARE PER AFFABULARE
Io conduco la vita più felice che si possa sognare: una vera vita da
pascià. Sono il re della creazione. Se mi piace un luogo ci resto, se mi
annoia ne riparto; sono libero come gli uccelli; ho le ali come loro; le
persone che mi circondano obbediscono a ogni mio cenno. Ogni tanto mi
diverto a burlarmi della giustizia strappandole un bandito che essa cerca
o un criminale che insegue. E poi ho una mia propria giustizia, bassa e
alta, senza proroghe e senza appelli, che condanna o assolve e che dipende
solo da me. Ah, se voi aveste gustato la mia vita non ne desiderereste mai
altra! E non rientrereste più fra gli uomini, a meno che non aveste qualche
grande progetto da realizzare.
Situazione comunicativa:
Obiettivi prefissati:
Strategie adottate:
Efficacia:
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Percorsi di orientamento narrativo 161
Il bilancio quotidiano
Seguendo l’ordine cronologico, prova a fare un bilancio della tua
giornata, a partire dai FATTI (per esempio «Mi sono fatto la doccia», «Ho
fatto colazione», ecc.), a cui assocerai i PENSIERI E GIUDIZI e le relative
EMOZIONI e SENSAZIONI. Per ciascuna riga occorre poi dare una
VALUTAZIONE soggettiva, da - 10 a + 10)
Pensieri Emozioni
Fatti Valutazione
e giudizi e sensazioni
Il percorso
Il percorso si articola in 5 incontri che seguono il corso delle stagioni.
Il tragitto comincia quindi con la «Primavera» (vista come inizio della presa
di coscienza delle proprie potenzialità), prosegue con l’«Estate» (simbolo
del viaggio come apertura alle possibilità), l’«Autunno» (metafora del cam-
biamento e della sua accettazione) e l’«Inverno» (la fine di un ciclo come
possibilità di rinascita, di sviluppo e di crescita interiore), e si chiude con un
incontro sulla «Circolarità». Gli incontri durano un’ora e mezza ciascuno; i
partecipanti non dovranno superare il numero di 5 per gruppo, le persone si
divideranno in 2 gruppi per ripetere le stesse attività ogni giorno di incontro.
Sono previste un totale di 15 ore (5 incontri per ogni gruppo).
Le attività, che sono destinate a persone anziane ospiti di case di ri-
poso o centri diurni, hanno la finalità di sviluppare le capacità di ascolto
dei propri bisogni, prendere contatto con le risorse interne, incrementare
le capacità di creare ipotesi e valorizzare il presente, per viverlo in maniera
più soddisfacente e appagante.
7 Il percorso, che è stato elaborato da Federico Batini e Erika Archinucci, è stato speri-
mentato da quest’ultima nella casa di riposo di Orbetello grazie alla collaborazione della
Cooperativa sociale «Uscita di Sicurezza».
Percorsi di orientamento narrativo 163
I giornata: Primavera
II giornata: Estate
IV giornata: Inverno
Il racconto
dell’isola sconosciuta
Un uomo andò a bussare alla porta del re e gli disse «Datemi una barca».
La casa del re aveva molte altre porte, ma quella era la porta delle petizioni.
Siccome il re passava tutto il tempo seduto davanti alla porta degli ossequi (degli
Il racconto dell’isola sconosciuta 173
ossequi che rivolgevano a lui, beninteso), ogni volta che sentiva chiamare da
quella delle petizioni si fingeva distratto e solo quando il risuonare continuo
del battente di bronzo diventava, più che palese, chiassoso, togliendo la pace
al vicinato (cominciavano tutti a mormorare: «Ma che razza di re abbiamo
noi, che non risponde») solo allora dava ordine al primo segretario di andare a
informarsi su cosa mai volesse il postulante, che non c’era modo di far tacere.
Il primo segretario, allora, chiamava il secondo segretario, questi chiamava il
terzo, che trasmetteva l’ordine al primo assistente, che a sua volta lo trasmet-
teva al secondo, e così via fino alla donna delle pulizie, la quale, non avendo
nessuno a cui comandare, socchiudeva la porta delle petizioni e domandava
dalla fessura «Che cosa volete?». (José Saramago)
Altri suggerimenti
Indicazioni/attività
Nuclei narrativi Modalità di verifica
proposte a conclusione di Obiettivi di ogni attività
e concettuali e feedback
ogni nucleo di narrazione
La richiesta Cosa chiedete al re? Lettura in gruppo ad alta voce, Aumentare la capacità di indi-
e l’attesa Attività con la quale, attraverso fornendo motivazioni per la viduare degli obiettivi, incre-
una piccola scheda o un sem- scelta delle tre richieste for- mentare la capacità di definir-
plice cartoncino colorato, si mulate da ciascuno. Dopo la ne l’importanza e la gerarchia.
chiede ai soggetti partecipanti lettura e l’esplicitazione delle
di esplicitare tre loro richieste. motivazioni, si lasciano pochi
È importante creare l’ambien- minuti per scegliere una sola
tazione e immergersi nella nar- della tre richieste individuate.
L’orientamento narrativo a scuola
razione.
L’insistenza Individuare le difficoltà e le mo- Lettura ad alta voce dei rac- Prevedere le possibili difficoltà,
e il risultato dalità della richiesta. Si chiede conti costruiti e richiesta di abituarsi ad anticipare even-
ai soggetti di comporre un mi- feedback agli altri partecipanti tuali ostacoli per strutturare
croracconto che espliciti le dif- al gruppo. modalità di fronteggiamento,
ficoltà che potranno incontrare incrementare le soluzioni in
nell’ottenere quanto hanno termini di coping, acquisire
chiesto al re nella prima atti- convinzioni circa la relazione
vità (solo per la scelta classifi- tra determinazione e risultato,
catasi prima) e come potranno imparare a gestire ansia e dif-
superarle, ovvero quale sarà la ficoltà.
loro insistenza.
Il dialogo con il re Utilizzo della Scheda Il tuo re: Condivisione dell’esito finale. Imparare a pensare in autono-
si tratta di una scheda che con- Vengono esplicitati i vari «re» mia, acquisire indipendenza
sente a ciascun soggetto di di ciascuno. A tutti è consenti- e responsabilità di fronte alle
(continua)
(continua)
Indicazioni/attività
Nuclei narrativi Modalità di verifica
proposte a conclusione di Obiettivi di ogni attività
e concettuali e feedback
ogni nucleo di narrazione
individuare attraverso un pro- to modificare le proprie scelte proprie scelte, essere capaci di
cesso di significazione (Che dopo il confronto con gli altri negoziare significati.
ruolo ha il re nel dialogo? Cosa (si possono porre domande su
rappresenta? Che tipo di dubbi come si è arrivati a individuare
pone?) chi o cosa svolge per lui il proprio re).
il ruolo svolto nel dialogo dal re.
Il dialogo Stessa modalità del precedente. Stessa modalità del precedente. Stessi obiettivi del precedente.
con il capitano
Compagni Stessa modalità del precedente. Stessa modalità del precedente. Imparare a condividere le pro-
di viaggio prie scelte, le responsabilità e
le decisioni con chi ci è vicino o
con chi condivide porzioni del
cammino, imparare il rispetto
dell’opinione altrui.
L’incredulità, Chi mette in dubbio i tuoi Far rappresentare brevemente Sollecitare la determinazione,
gli ostacoli progetti, quali ostacoli potre- agli altri le persone o i ruoli esplicitare la motivazione e im-
sti incontrare, cosa potrebbe che mettono in dubbio i pro- parare a ricordarla come ener-
scoraggiarti o farti desistere? getti di ciascuno, chiedendo gia guida, conoscere e affronta-
Come affrontare questi ostaco- loro di assumerne il punto di re gli ostacoli, gestire l’ansia e
li? Come far comprendere a chi vista, impostare una negozia- gli imprevisti, incrementare le
non ti crede quali sono i tuoi zione e sperimentare un dialo- capacità di fronteggiamento.
progetti? go a più voci con punti di vista
diversi; individuare modalità di
fronteggiamento possibili.
Il racconto dell’isola sconosciuta
(continua)
177
178
(continua)
Indicazioni/attività
Nuclei narrativi Modalità di verifica
proposte a conclusione di Obiettivi di ogni attività
e concettuali e feedback
ogni nucleo di narrazione
(Indicazione: prendere appunti Scrivere su cartoncini colorati
liberi per poter spiegare agli le proprie motivazioni e appen-
altri). derle nell’aula di fronte al sog-
getto durante l’esercizio.
Le paure Scheda Frane e fantasmi: cosa Esplicitare nel gruppo le pro- Individuare blocchi, tensioni
temiamo nel cercare di rea- prie paure creando un ambien- emotive e timori e imparare a
L’orientamento narrativo a scuola
lizzare i nostri progetti? Quali te di fiducia e non giudicante esplicitarli per poterli gestire
paure razionali abbiamo (se atto a esprimerle, ricevere meglio.
non ancora esplicitate nelle feedback, incoraggiamenti e
sessioni precedenti)? Quali consigli per gestirle.
paure irrazionali?
La partenza Scheda Azioni e timing: quali Lettura in gruppo delle due Incrementare le competenze
sono le prime azioni da com- schede o proiezione delle stes- progettuali, imparare a divi-
piere? Adesso è più chiaro se come diapositive commen- dere ogni azione complessa in
cosa stai cercando? Sai divi- tate dagli autori. Confronto a fasi e microazioni, incrementa-
dere l’azione in microazioni e voce alta tra la scheda iniziale re le competenze organizzative.
costruire un timing per i tuoi e la scheda finale contenente Rendere coscienti dei progressi
obiettivi? Si tratta di una sche- la rubricazione degli obiettivi e fatti e della maggiore consape-
da uguale a quella iniziale, che la relativa motivazione. volezza acquisita assieme alle
serve per ridefinire i propri competenze di scelta e gestio-
obiettivi in modo più completo ne dell’intero processo proget-
alla fine del percorso, accom- tuale.
pagnati dalle motivazioni.
Bibliografia 179
Capitolo quinto
Bibliografia