RivistaAD 01 Soggetto e Istituzione
RivistaAD 01 Soggetto e Istituzione
RivistaAD 01 Soggetto e Istituzione
SOGGETTO E ISTITUZIONE
L’EREDITÀ DI FRANCO BASAGLIA
Foto di copertina
Danno il loro patrocinio a questa pubblicazione:
Mark Edward Smith.
Coop Acli, Cordenons; Coop Fai, Porcia; Coop Itaca, Pordenone.
Internet Amministrazione Provinciale di Pordenone.
www.montagnaleader.org
Per la realizzazione un particolare ringraziamento a:
Andrea Di Bert, Giovanni, Alessandro e Alberto Dreossi,
Questa edizione è composta Daniele Gortan, Anna Piva e Carlo Sartor
in carattere Garamond Simoncini
ed è stampata su carta Arcoprint
da 100 g/mq della cartiera Fedrigoni.
Questa edizione viene pubblicata
Stampato in Pordenone con il contributo della Fondazione
nel mese di settembre 1999. Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone
PRESENTAZIONE
Ospedale Psichiatrico di Udine. La fotografia documenta uno dei tentativi più significativi di cambiamento:
l’esperienza della Comunità Terapeutica del Reparto 14, condotta all’inizio degli anni ’70 dal dottor Mario Frangipane.
Queste sono contraddizioni del presente che venire, e, come certamente egli vorrebbe che
spingono le loro radici nei lontani-vicini uni- venisse detto, di tutti coloro che hanno raccol-
versi delle istituzioni totali, forse chiuse (nem- to e continuato la sua battaglia, si pongono an-
meno sempre), ma mai superate nelle loro lo- cora oggi come uno strumento fondamentale
giche di funzionamento e nella loro forza di ri- per comprendere la situazione attuale e per tra-
produzione di se stesse. sformarla in una direzione che contemperi l’e-
Ricordando la famosa e lapidaria domanda di tica professionale, civile, umana, l’onestà intel-
Sergio Zavoli a Franco Basaglia ne I Giardini lettuale, i diritti costituzionali e di cittadinan-
di Abele: «Professor Basaglia, le interessa più za, il rispetto della dignità umana, la dignità
la malattia o il malato?», nella sua essenzia- “scientifica” di alcuni “saperi”dimenticati in
lità il problema che sembra porsi ancora oggi una lunga eclisse.
è se al centro dell’attenzione e dell’azione dei D’altra parte, anche chi non ne condivideva
Servizi sia la persona, con la sua complessità le idee, riconosceva a Franco Basaglia una ec-
psico-sociale, con la sua storia e la sua vita, la cezionale onestà intellettuale, così tagliente
persona nella Storia, soggetto di diritti/dove- da essere spesso insopportabile (ma era forse
ri e cittadina di un paese democratico di cui il principale strumento del suo reale “magi-
segue e determina l’evoluzione, la persona stero”) ed un profonda cultura che sgorgava-
nella sua dimensione antropologica e fenome- no da una intensa eticità umana, civile e pro-
nologica esistenziale, oppure la “malattia” op- fessionale.
pure i Servizi stessi (è la questione della ri- Superare il Manicomio in Friuli significa anche
produzione dell’istituzione e del rapporto so- proporre ed offrire a operatori ed a cittadini un
cietà/Servizi). L’esperienza ed il pensiero di così straordinario patrimonio di cultura, di eti-
Franco Basaglia, nel completo arco del suo di- ca, di passione civile e di esperienze.
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SOGGETTO E ISTITUZIONE
L’EREDITÀ DI FRANCO BASAGLIA
Ma quale è stata la verità basagliana che ha re- della legge e l’oggettività del dato. La psicoana-
so possibile il suo effetto e che può oggi, anco- lisi esige la singolarità della parola e l’unicità
ra, rappresentare un insegnamento indelebile? del desiderio, ovvero la costruzione di un di-
Penso di riconoscerla primariamente nella teo- scorso-testo, unico ed irripetibile, che chiamia-
ria e nella pratica della demistificazione del Pa- mo soggetto e soggettività.
ternalismo Medico-Psichiatrico, ossia nello sve- Ora il soggetto non è l’individuo, né la perso-
lamento di ogni discorso del padrone (in senso na, il soggetto è un discorso e come tale esiste
lacaniano), quando si rivolge all’altro per il suo e può continuare ad esistere solo nella logica
bene cucendogli la bocca, riducendolo a cosa e del dire.
misconoscendo la sua titolarità giuridica e la sua Un convegno, come quello di oggi, è un dire.
inalienabile titolarità soggettiva di parola. Resta aperto il nostro impegno a garantire, nel
In questo punto, mi sembra, si può reperire un quotidiano, molti luoghi dove tutti, operatori e
forte aggancio tra lotta antistituzionale e psi- pazienti, possano continuare a dire, a narrare
coanalisi. La psicoanalisi non è una scienza e ed a narrarsi, perché la parola, anche vana, por-
non può esserlo. La scienza esige l’universale ta sempre con sé un frammento di verità.
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
A vent’anni dalla “180” Circa un mese fa manicomio, dove al penultimo posto stava l’in-
sono andato a trovare Lucio Schittar, uno dei fermiere e all’ultimo il paziente. È questo il
principali collaboratori di Franco Basaglia, con grande merito e l’eredità di Franco Basaglia. È
cui ha condiviso, alla fine degli anni ’60, l’espe- una vera rivoluzione antropologica. Basaglia,
rienza di Gorizia e di Parma, vero e proprio uomo enorme e innamorato dell’umanità, come
cantiere di quella che sarebbe stata la grande tutti i grandi uomini aveva un carattere “diffici-
riforma psichiatrica italiana sfociata, giusto 20 le”, forse non era così gratificante come gli altri
anni fa, nella approvazione della Legge 180. È avrebbero voluto. Lui divideva l’umanità in
stato poi, dal 1972 al 1981, direttore dei Servi- “deficienti e delinquenti”. Fra l’altro curò e
zi psichiatrici pordenonesi, da lui fondati su ba- scrisse libri importanti per la psichiatria: Che
se territoriale. Dicevo, sono andato a trovarlo – cos’è la psichiatria? e L’istituzione negata (ri-
per invitarlo al convegno odierno e per una in- stampati proprio quest’anno)»3.
tervista, che verrà pubblicata il mese prossimo Mi sembra opportuno, dicevo, iniziare con
in un Quaderno denominato «L’Ippogrifo» – e questa testimonianza perché pone alcune que-
gli domandavo una sua opinione sul passaggio stioni nodali sulla lotta anti istituzionale, che
della psichiatria italiana, dall’uso del manico- vado a riprendere di seguito, ma anche perché
mio, attraverso la lotta anti istituzionale, fino al- il ricordo è tratteggiato con parole che sono
la riforma della psichiatria. particolarmente icastiche, hanno la capacità di
Mi sembra opportuno aprire questa giornata di evocare l’immagine e la voce, quel particolare
studio con la sua opinione: «Alla fine del 1972, modo di parlare di Franco Basaglia, senza man-
quando venni chiamato a dirigere il Centro di cargli di rispetto, anzi, evocano l’affetto e il ri-
Igiene Mentale di Pordenone, non nel secolo ferimento ideale che ancora oggi ci lega alla sua
scorso, ma “solo” ventisei anni fa, c’era una persona e alla sua opera.
Mercedes nera che girava per la neo costituita Intanto non si parla più di ricovero nei manico-
provincia di Pordenone e “catturava” i pazien- mio, e non è cosa da poco, anche se rimane an-
ti “pericolosi a sé e agli altri e di pubblico scan- cora da lavorare per il suo effettivo superamen-
dalo” per ricoverarli nel manicomio di Udine. to – e il Ministro della Sanità ne ha la consape-
La Legge 180 (cui, è appena il caso di ricordar- volezza –: i numeri sottolineano che ancora
lo, non seguì alcun Regolamento di applicazio- 6658 persone sono ospiti nelle ex strutture ma-
ne) con i suoi pregi e i suoi difetti, ha sancito la nicomiali, 4218 vengono definiti pazienti psi-
fine dei manicomi, anche se ancora oggi si sta chiatrici e 2440 pazienti non psichiatrici4.
operando per il loro definitivo superamento. L’emanazione della legge del 13 maggio 1978
Non è stata cosa da poco. Intanto non si parla fu il coronamento di un processo di trasforma-
più di ricovero in manicomio»1. E più avanti, zione istituzionale, un processo riformatore,
nel parlare di cosa ha rappresentato l’incontro sempre difficile nel nostro paese, un processo
con Franco Basaglia afferma: «Un’apertura af- che andava a mettere in «discussione ideologie
fascinante ad un mondo nuovo. Prima di allora e modelli antropologici socialmente diffusi, che
lavoravo a Mestre, conoscevo solo un primario, avviava un’etica della tolleranza e dell’accetta-
che batteva, letteralmente, i pugni per terra zione del diverso»5, strada il cui percorso è an-
quando si adombrava, il che succedeva spesso. cora lungo e irto di difficoltà.
Ora, il discorso di Basaglia sul potere, sulla
messa in discussione dei ruoli gerarchici, con il La lotta anti istituzionale La lotta anti isti-
medico al vertice e in fondo il paziente, era pro- tuzionale è andata a porre al centro, antropolo-
prio una affascinante apertura, una ridefinizio- gicamente, il soggetto, la persona che soffre.
ne “strutturale” del rapporto»2. E continua: «È È un lotta che incontra la contraddizione da cui
solo con la legge promossa da Franco Basaglia trae origine in Inghilterra, nella seconda metà
che si destruttura la piramide gerarchica del del ’700, dove, prevalentemente nei pressi del-
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
le città industriali, sorgono i lunatics asylums – neurosis, 1956; E. Goffman, Asylum, 1959;
ricoveri per lunatici, alienati mentali – ove si – in un battaglia culturale e pratica contro la
depositano, in misura via via crescente i “folli sette cause della istituzionalizzazione:
poveri”. A detta del medico J. Aikin i folli sono 1. la perdita di contatto con il mondo esterno;
«nocivi ed angoscianti per gli altri, sono un 2. l’inattività imposta e perdita del senso di re-
ostacolo alla crescita economica e i manicomi sponsabilità;
pubblici…»6 – che verranno costruiti negli an- 3. la perdita delle amicizie e degli oggetti per-
ni successivi in tutti i paesi europei – rappre- sonali, di una propria privacy;
senterebbero un van- 4. la sottomissione al
taggio multiforme: personale medico e
«… invece di essere infermieristico;
un peso, essi sarebbe- 5. i danni e il condi-
ro un risparmio per zionamento farmaco-
la comunità, un sol- logico;
lievo per le famiglie 6. il clima del reparto;
private e per le par- 7. la perdita di ogni
rocchie»7. aspettativa esterna al-
La psichiatria cerca, l’istituzione.
nel suo costituirsi co- La “nevrosi istituzio-
me scienza, soffocata nale” comporta spes-
nell’abbraccio morta- so l’assunzione di po-
le che la lega alla giu- sture caratteristiche e
stizia, nell’impossibi- in generale un atteg-
le tentativo di coniugare cura e custodia, cerca giamento complessivo di passività. Potremmo
all’interno dei lunatics asylums le cause della dire, utilizzando una immagine di Dino Cam-
malattia mentale. Ma per tutta l’era del manico- pana, una condizione in cui «del… tempo fu
mio l’assistenza al malato di mente è stata sino- sospeso il corso»10, un tempo di vita immoto.
nimo di contenzione e di segregazione, di in- La lotta anti istituzionale ha operato per favori-
comprensibilità; oggetto magari di umanitaria re il passaggio: da un tempo “sospeso”, in cui la
indignazione, spesso pietistica, nella coscienza sofferenza segregata nell’istituzione totale è
di tutti. Franco Basaglia nel 1953 con lo scritto spogliata del suo significato, resa incomprensi-
Il mondo “‘incomprensibile” dello schizofrenico, bile, ad un tempo “vissuto”, in cui la sofferen-
attraverso la “Daseinanalyse”8, saggio esemplare, za si storicizza nella «storia del paziente e non
retroterra culturale del processo di trasforma- nella storia clinica»11.
zione perseguito con la lotta anti istituzionale, Per favorire questo passaggio devono sussistere
saggio che volge lo sguardo sulla persona del alcune condizioni preliminari che non lo garan-
paziente, in quanto soggetto, e che contribuisce tiscono, ma lo rendono ipotizzabile. Tali condi-
– insieme ai lavori di altri studiosi come Callie- zioni attengono alla sfera dei bisogni fonda-
ri, Carniello, Borgna ecc. – ad un processo di mentali, all’ambiente, al corpo dell’individuo:
sprovincializzazione della psichiatria italiana e – la disponibilità di uno spazio proprio, in sen-
all’orientamento, minoritario, verso una forma- so etologico, personale e ambientale;
zione non più centrata sul paradigma biologico- – disponibilità di un proprio reddito adegua-
neurologico. Ma non basta. Diviene sempre più to, il denaro come equivalente generale dello
urgente per Franco Basaglia agire, trasformare scambio e traccia di ogni rapporto significativo,
concretamente le condizioni di vita degli “inter- il che chiama in campo il lavoro, il sussidio, la
nati”. La lotta anti istituzionale è andata infatti pensione ecc..;
a porre al centro della sua pratica, in quanto – l’accesso a servizi specifici e aspecifici;
«tecnici del sapere pratico»9, le condizione di vi- – la presenza di punti di riferimento familiari e
ta dei pazienti ricoverati in manicomio, recupe- ambientali che possono essere coinvolti nel
rando la cultura critica sviluppata negli anni ’50 processo di deistituzionalizzazione;
dalle scienze sociali verso l’isti- – l’accettazione da parte del-
tuzione manicomiale – solo per Franco Basaglia organizza l’ambiente e la messa in discus-
citare i contributi più noti: la mostra fotografica
Parma 1968.
sui manicomi.
sione, l’attraversamento critico
D.V. Martin, Istitutionalisati- Foto di Carla Cerati. degli stereotipi sociali relativi
on, 1955; R. Barton, Istitutonal alla malattia mentale;
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
gica come punto di arrivo del modello medico, quelli relazionali e sociali. Concludendo, quin-
incentrato sulla malattia e non sul malato17. di, sulla lotta anti istituzionale: se per tutta l’e-
Lo svelamento della struttura del rapporto me- ra del manicomio l’assistenza al malato di men-
dico/paziente è paradigmatico e lascia intrave- te è stata sinonimo di contenzione e di segrega-
dere alcune categorie politiche del moderno, zione, di incomprensibilità; oggetto magari di
sviluppate in questi anni da G. Agamben, che umanitaria indignazione, spesso pietistica, nella
richiameremo più avanti. Occorre precisare coscienza comune. Con la chiusura dell’era ma-
che tale svelamento è stato reso possibile dal nicomiale si favorisce l’apertura di un discorso
fatto che la lotta anti istituzionale ha agito con- non più pietistico verso il povero folle, ma di ri-
temporaneamente su più livelli: spetto per la persona che soffre; la sua soffe-
a) sul fenomeno specifico oggetto di delega renza non è più segregata, spogliata del suo si-
professionale (malattia, devianza); gnificato, è visibile e inquietante per tutti noi.
b) sulla disciplina e sui ruoli professionali, at- Inquietante perché oramai non si può negare
traverso la critica sul ruolo sociale del tecnico; che la malattia mentale, così come ce la rappre-
c) sulla conseguente evidenziazione delle disu- sentiamo, è una delle conseguenze del mondo
guaglianze sociali nell’accesso ai servizi-quelle moderno e ci riguarda molto da vicino. È molto
condizioni preliminari di cui abbiamo sopra più rassicurante avere un alibi, pensare al mala-
fatto cenno, che attengono alla sfera dei bisogni to di mente come a un povero infelice per cau-
fondamentali, all’ambiente e al corpo del sog- sa oscura, piuttosto che a una immagine specu-
getto sofferente. lare di quel disagio meno eclatante e silente che
La lotta anti istituzionale, quindi, operando attanaglia proprio le radici della nostra civiltà.
contemporaneamente su più livelli, anche se In questo senso la follia è anche un modo oscu-
portata avanti sostanzialmente da un piccolo ro di dire la verità. Quando lavoriamo con i sof-
gruppo, oltre a innescare un processo di tra- ferenti psichici per connotare gli ambienti di cu-
sformazione irreversibile, ha fatto emergere ra con una certa ricchezza di comunicazioni in-
una nuova domanda di salute mentale che valo- terpersonali, con fatica, stiamo curando anche
rizza il concetto di salute come diritto sociale e noi, la nostra comunicazione impoverita e la
di cittadinanza, un concetto di salute che si sal- mancanza di senso che spesso attraversa i nostri
da con la costruzione non professionale della rapporti con gli altri. Il rispetto e non la pietà, il
salute di cui parla l’Oms in Salute per tutti en- prendersi cura di ciò che dal (non) senso comu-
tro il 2000: è questo il quarto ed ultimo ele- ne, dalla mentalità dominante viene scartato,
mento che mi preme sottolineare. destituito di significato, ma che da qualche in-
Il concetto di salute si è evoluto da quello di un terstizio, da qualche fessura lascia balenare pro-
bene naturale ed individuale da mantenere e tu- prio ciò a cui evitiamo di pensare.
telare, a quello di un interesse collettivo da La psichiatria occupa una posizione istituziona-
promuovere attraverso un’azione preventiva le che è un avamposto, un punto di osservazio-
che coinvolge fattori sociali, economici, politi- ne sulla frontiera del disagio sociale, un luogo
ci, culturali, individuali e professionali. dove emergono domande che non hanno una
La salute pubblica è diventata, infatti, un con- risposta univoca.
cetto definibile solo con l’ottica multidimensio- Ma dopo la “180” la nostra pratica istituziona-
nale di un modello ambientale-ecologico e so- le produce ancora feticci?
ciale, come un conflitto che attraversa non solo Il tessuto sociale e urbano è solo istigatore di
il rapporto uomo-natura, ma anche il rapporto discordia in una città in-abitabile per anziani,
uomo-società bambini ed emarginati?
Simmetricamente il concetto di malattia si è così È possibile dare un senso allo prendersi cura di
notevolmente ampliato, sotto la forma del disa- chi soffre, un significato non punitivo alla tossi-
gio attraversa di fatto tutti i momenti della vita codipendenza?
sociale ed attorno ad esso si è coagulata una do- È come un sasso gettato in uno stagno compat-
manda enorme di meccanismi istituzionalizzati to e opaco: non risolve nulla, ma comunque
extra-familiari con costi sociali sempre crescenti. smuove le acque e lascia intravedere qualcosa
La Legge 180 offre, nel suo insieme, uno spazio che si cela al di là.
aperto per misurarsi con il disturbo là dove es-
so si origina e manifesta. Questo spazio per- Dopo la “180” Dopo la “180” si intravede
mette di configurare un’assistenza psichiatrica qualcosa al di là, ma l’immagine è molto confu-
attenta ed aperta sia agli aspetti medici, che a sa, sembra essersi offuscata l’identità culturale
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
degli operatori psichiatrici, “muri oltre il mu- il malato di mente come ricuperabile – non è in
ro”; si intravede, oltre allo spazio aperto ad una grado di creare per lui un ruolo sociale soddi-
cultura della salute mentale, anche un ritorno sfacente, né una realtà umanamente vivibi-
alla psichiatria, alle gerarchie, all’ottundimento. le[…]. Il compito dei tecnici all’interno di que-
È un dejà vu, sembra di rivedere il percorso che sto sistema è quello di usare le proposte tecni-
ha accompagnato la Comunità Terapeutica, che come mezzi per evidenziare le contraddizio-
tecnica che ha permesso di iniziare un processo ni in cui si vive. Senza questo smascheramento,
di cambiamento del manicomio. Riprendendo che viene ad assumere un significato essenzial-
l’intervista a Lucio Schittar «in effetti si tratta- mente politico, ogni soluzione tecnica si riduce
va dell’applicazione di una tecnica di gruppo, e ad agire da copertura a problemi che nulla han-
il gruppo, come Voi sapete, funziona sempre no a che vedere con la malattia e con la scien-
“contro” un altro gruppo, anche per ottenere il za»20. Mi sembra piuttosto chiaro.
consenso dei partecipanti. La Comunità Tera- Per quanto concerne invece la resistenza della
peutica era uno, solo uno degli strumenti del medicina, fra nuove separatezze e tecnicismi,
possibile cambiamento, ha funzionato in un essa può essere colta almeno a tre livelli: il pri-
primo tempo; ha funzionato fino a quando c’e- mo, strutturale – è che il rapporto medico pa-
ra un “nemico comune” da combattere… Do- ziente che, nonostante la critica condotta, non
po la “180” molto è cambiato; si è palesata, so- si è sostanzialmente modificato; il secondo, a li-
prattutto, la resistenza della Medicina»18. vello istituzionale, è che le aspettative riposte
Dopo la “180”, dopo la lotta “contro” il mani- nella rottura del monopolio terapeutico della
comio, emerge una resistenza specifica della medicina, ad esempio con il ruolo degli psico-
medicina alla trasformazione istituzionale, tale logi, non hanno trovato il riscontro atteso, non
resistenza contribuisce ad alimentare l’ambigua si è resa visibile ed evidente la possibilità di un
ambivalenza della malattia mentale, sia come rapporto diverso con il paziente, anzi spesso la
fatto specifico, sia come fatto sociale. percezione prevalente quella della riproduzio-
Per quanto concerne l’ambigua ambivalenza ne del modello medico; terzo – e ultimo non
della malattia mentale, voglio rammentare la re- come importanza – inavvertita spesso, ma sem-
lazione di Franco Basaglia tenuta al Convegno pre decisiva la funzione dell’ideologia medico-
La società e le malattie mentali, Roma 1968, scientifica nel sistema di potere, con l’uso cre-
trent’anni fa in occasione della cosiddetta rifor- scente di pseudo concetti scientifici a fine di
ma Mariotti, che introduceva la forma del rico- controllo politico, con una medicalizzazione di
vero “volontario” e la non iscrizione del ricove- sfere sempre più ampie della vita umana e del-
ro coatto nel casellario giudiziale. Citando Sar- l’immaginazione individuale.
tre, afferma che «Le ideologie sono libertà men- Un accenno soltanto sull’ultimo punto: lo svi-
tre si fanno, oppressione quando sono fatte»19. luppo della società moderna – riprendendo Fou-
E continua: «Se si vuole agire all’interno di que- cault punto di riferimento imprescindibile nella
ste istituzioni, non si può non tenere conto del lotta anti istituzionale – lo sviluppo della società
doppio livello in cui si muovono i problemi. La moderna non è possibile senza il controllo disci-
cura del malato presenta sempre due facce: la plinare attuato dal potere politico con caratteri-
lotta contro la malattia come fatto specifico; e la stiche, per così dire, “biologiche” nei manicomi,
lotta contro la malattia come fatto sociale, nel nel carcere e in genere nelle istituzioni totali. Un
senso che il ruolo del malato si presenta, nella potere che si è creato, attraverso una serie di tec-
nostra società, ambiguamente confuso con quel- nologie appropriate – la psichiatria in primis –, i
lo del debole da mettere fuori gioco, da esclu- «corpi docili»21 di cui aveva bisogno. Foucault
dere, da tagliare dalla vita sociale. Parlare di per cogliere questo fenomeno ha organizzato i
nuove istituzioni psichiatriche significa voler suoi studi in due direzioni:
trovare un approccio al malato di mente che in- 1. Verso l’analisi delle tecniche politiche;
tenda agire contemporaneamente sulla malattia 2. Verso l’approfondimento delle tecnologie
di cui soffre, e sulla immagine e la cultura che il del sé.
malato – quindi l’opinione pubblica – ne con- E nei suoi ultimi lavori, in particolare in Detti e
serva. Ma se l’azione sulla malattia come fatto scritti, afferma: «Lo Stato occidentale moderno
specifico è una questione tecnica, l’azione sul ha integrato in una misura senza precedenti tec-
suo aspetto sociale non può essere che politica, niche di individualizzazione soggettiva e proce-
se è vero che il tecnico – pur potendo incidere dure di totalizzazione oggettiva, costituendo un
sul formarsi di una nuova cultura che consideri doppio legame di tipo bio-politico»22.
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
tori. È comunque certo che la gestione del di- trasformazione interna del pubblico: da un ser-
sagio sociale funziona prevalentemente per slo- vizio pubblico di diritto, diviene un servizio
gan e alle amministrazioni molte volte basta pubblico di commercio, fondato sulla logica di
trovare un appoggio più o meno scientifico, “quello rende di più”, o per lo meno con il ri-
una definizione più o meno documentata di ef- schio che prevalga tale logica, anche se il tutto
ficienza, per investirci del denaro, ovvero per è accompagnato da una retorica, un poco fasul-
lesinare gli investimenti necessari. Infatti il di- la, sulla libera concorrenza che si imporrà in
scorso centrale della sanità attuale è quello dei forza della sua efficacia. Vari economisti obi-
costi, o più precisa- ettano sull’efficacia
mente del rapporto dell’introduzione di
costi/benefici. Il mo- criteri di mercato alla
dello bocconiano im- domanda di salute, in
perversa anche se è quanto là dove mag-
difficilmente applica- giore è il bisogno di
bile nel campo della flessibilità la compe-
salute mentale, e non tizione viene spesso a
solo in quello. La sa- mancare. Ad esempio
lute mentale è in un nell’assistenza ai ma-
certo senso il campo lati terminali in un
della obiezione per- bilancio costi – bene-
manente a questa lo- fici, intendendo il be-
gica di aziendalizza- neficio strettamente
zione della sanità. economico e non
Certamente non è facile di questi tempi, a quello sociale in senso più ampio, il beneficio si
vent’anni dalla legge di riforma della psichia- riduce a fronte dei costi sempre crescenti: una
tria, ricreare quella sensibilità verso la malattia quota esigua di popolazione assorbe volumi ri-
mentale che Franco Basaglia aveva costruito at- levanti di spesa che è difficilmente abbattibile
torno alla sua pratica anti istituzionale, che, da in termini di concorrenza per le caratteristiche
questo punto di vista, si sembra collocarsi in un intrinseche al tipo di assistenza erogata.
tempo che appare ancora e più lontano da noi. Un altro aspetto da non sottovalutare è che
Da questo punto di vista entrare nel campo del- qualità ed efficacia di molti servizi sociali ed as-
la valutazione significa non solo cercare di ri- sistenziali sono difficili da misurare e che di-
creare una rinnovata sensibilità su queste tema- pendono dai criteri e dagli standard che si ven-
tiche, ma anche trovare alcune formulazioni gono presi come riferimento. Spesso le agenzie
che le rendano attuali e ritornino a sottolineare pubbliche sono costrette ad accettare le misure
la questione etica che la malattia mentale pone di processo come misure di esito, con conse-
agli operatori e alla nostra comunità sociale. guente difficoltà ad una verifica di qualità reale
Certamente la trasformazione sociale in atto è sui servizi concorrenti e/o appaltati.
una trasformazione dello stato di diritto, che La logica aziendalistica ha comunque sottrat-
porta in sé la ridefinizione di tutta una serie di to attenzione, per utilizzare il linguaggio cli-
garanzie sui diritti civili e che attraversa sia l’ac- nico, sia al sapere causale della eziologia, sia
cesso ai servizi che lo stesso diritto costituziona- alla verifica della prognosi ed dell’epicrisi, si è
le alla salute. Si sta assistendo alla trasformazione focalizzato cioè prevalentemente l’interesse
verso uno Stato-Azienda, uno Stato in cui attra- sul binomio diagnosi - terapia. Lo stesso di-
verso la cosiddetta “managerializzazione” vengo- scorso sulla medicina fondata sull’evidenza,
no ridefinite una serie di funzioni sociali fonda- l’utilizzo di linee guida e di protocolli diagno-
mentali: dalla scuola alla sanità e altre ancora. stici e terapeutici, elementi certamente signi-
Si sta configurando un diritto che non si fonda ficativi sul piano culturale, tendono ad essere
sui valori o diritti civili, ma sui principi e valori utilizzati con un approccio economicistico:
economici. è importante cogliere che tale pro- «Quanto si risparmia?». Vengono cioè posti
cesso di aziendalizzazione di in secondo piano i tre quesiti
alcune funzioni dello Stato e L’abbattimento del cancello. essenziali:
delle sue articolazioni non è un Trieste, marzo 1973. 1. Dal punto di vista della co-
passaggio dal pubblico al pri- Foto di Neva Gasparo. munità si tratta di assistenza
vato, ma è semplicemente una necessaria?
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
via, o per accogliere nel nostro paese i rifugiati co di quello precedente, manicomiale. I sogget-
albanesi e curdi e altri ancora. ti sono già in movimento: si muovono le auto
È con questa chiave di lettura che possono esse- dei Servizi lungo il territorio; gli operatori den-
re lette le nuove forme di disagio, di es-clusione. tro le abitazioni, le strutture, i reparti, i luoghi
di inserimento lavorativo, le cooperative, i cor-
Nuove forme di disagio e segregazione si d i formazione, il volontariato.
Esiste sempre, nel rapporto soggetto-istituzione, Ma all’interno di questo movimento sorgono
un rischio di segregazione, più o meno evidente. alcuni dubbi, gli stessi che si pone Ota de Leo-
«Oggi questo rischio nardis nel suo ultimo
– che fino a ieri pare- libro31:
va confinato alle isti- – forse l’immagine e
tuzioni totali – si anche la pratica del
estende a tutto il tes- cosiddetto terzo set-
suto sociale. Non ab- tore, la sua capacità
biamo solo a che fare di immettere effetti-
col pericolo dell’e- vamente nella econo-
sclusione fisica, quan- mia di mercato valo-
to, piuttosto, con ri quali altruismo,
quello della parteci- solidarietà, interesse.
pazione di massa, collettivo, è un poco
“forzata” e passiva»29. retorica?
Il pericolo non riguar- – i meccanismi fon-
da soltanto una perdi- dati sul pre giudizio
ta sul piano dei beni o ed sulla esclusione
dei diritti generali, non sono facilmente
quanto a livello del rintracciarli anche al-
senso più umano del- l’interno della coope-
l’esperienza. Abbia- razione sociale?
mo un soggetto che, – molti appalti sono
pur essendo il desti- assegnati solo per ri-
natario di infiniti mes- sparmiare, di fatto
saggi e attenzioni, è dequalificando i ser-
escluso dal senso vizi?
profondo di quanto – la cooperazione so-
gli accade intorno, se- ciale e l’impresa so-
gregato in mezzo a una marea di beni di consu- ciale non sono la stessa cosa, come si tende a far
mo. Tanto più alienato quanto più appagato in credere?
relazione ai suoi bisogni, veri o indotti che siano. Si sta smarrendo una identità culturale degli
C’è, in particolare, «un’insidia portata al di- operatori psichiatrici, tutto è diventato a speci-
scorso umano dagli sviluppi dell’informazione fico; l’esperienze di volontariato sono molto di-
e della tecnologia. Esse da un lato mirano alla somogenee e poco si sono saldate con la coope-
semplificazione dei percorsi di apprendimento, razione sociale e con i servizi… e così via…
sostituendo al dialogo e alla trasmissione sog- Comunque, l’istituzione di oggi, erede di quel-
gettiva la comunicazione asettica e scevra da la reclusiva e derivazione di quella affannata del
complicazioni umane; dall’altro tendono alla dopo-riforma, facilita più di un tempo la possi-
facilitazione delle complessità appiattendo le bilità, per chi vi è dentro, di strutturare uno
differenze, saturando ogni possibile e, a questo spazio di pensiero? O ci troviamo di fronte, con
punto, benefica mancanza: l’incessante produ- tutte le modernizzazioni apportate, con la demo-
zione in serie di oggetti, tra l’altro, assottiglia cratizzazione, piuttosto relativa fra l’altro, delle
sempre più il tempo dell’attesa, cosicché non vi gerarchie, ci troviamo di fronte solo ad una nuo-
è quasi più alcun differimento va forma di burocratizzazione
nella risposta ai bisogni»30. Marco Cavallo medico-assistenzialistica?
davanti alla Direzione dei Servizi
L’istituzione moderna, demo- Psichiatrici. Trieste, agosto 1999. Viene da chiedersi:
cratica, riformata è, senza dub- Foto di Mario Rigoni. «Quanto realmente si pensa a
bio, un organismo più dinami- quello che si fa?».
17
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
«Il paziente prima celato nel manicomio, oggi è con il gruppo determinando così un ingorgo in-
“esposto” nella vetrina mobile dei Servizi so- dissolubile, patologico e regressivo. Il caso Di
cio-sanitari”32. Sorge il dubbio che tutto questo Bella è l’estrinsecazione pratica di come possa
affaccendarsi talvolta corrisponda ad un suo e definirsi nel sociale la faccia aggressiva di un
nostro rincretinimento. gruppo, di un gruppo tenuto insieme della sua
Dando per scontato che in molti casi l’istituzio- grottesca rivendicazione sociale – a cui fa da
ne serve, è possibile, nel tempo, affiancare alla contraltare un altro gruppo connotato dalla
necessaria dipendenza la costruzione di una sua presunzione e dal disprezzo: quello degli onco-
autonomia concreta, logi-ufficialmente ri-
lo spazio per la for- conosciuti –.
mulazione di una do-
manda? Conclusioni È in-
D’altra parte attorno dispensabile articola-
alle forme emergenti re un rapporto fra l’e-
di disagio – emergen- mergere della do-
ti negli interstizi di manda del soggetto e
queste istituzioni più gli interventi medici,
mobili e manageria- sociali, riabilitativi,
lizzate – si strutturu- sottoponendo questi
rano in nuove forme passaggi ad un pro-
di controllo sociale cesso di ripensamen-
che assumono talvol- to, critica e valutazio-
ta il noto volto delle ne la pratica attuale
istituzioni totali, come nelle strutture per gli della psichiatria. La Riforma ha dislocato la
anziani e nelle comunità per tossico dipenden- pratica della psichiatria nello spazio istituziona-
ti, altre volte si esprimono con forme di parte- le deputato alla tutela della salute.
cipazione massificate, “forzata” e passiva. Non Ma il mandato sociale di delega al controllo è
solo. Ci sembra di poter affermare che alla tra- stato superato solo “formalmente” dalla norma,
dizionale connessione fra uomo e cittadino, “sostanzialmente” manca ancora, prima di tut-
stia subentrando quella fra l’esistere, biologica- to fra gli operatori, una cultura che lo sospinga
mente inteso, e le forme di vita riconosciute al di là della delega sociale esplicita ed implici-
come una identità giuridico-sociale definita ta che tuttora permane.
proprio dalla medicina e dalla clinica – buro- L’attività psichiatrica per dispiegare una valen-
cratizzata –: l’anziano non autosufficiente, il za realmente terapeutica deve puntare sul po-
sieropositivo, l’invalido, il malato di mente in- tenziamento dell’autonomia dell’utente, sulla
collocabile al lavoro, il bulimico, l’anoressico, sua presa di coscienza, sull’assunzione di re-
il depresso, l’alcolista in trattamento, l’espian- sponsabilità anche in rapporto al problema so-
tato ecc.. stanziale dei diritti propri dei familiari, delle al-
Voglio dire che nelle nuove forme di disagio tre persone della collettività, operando sempre
possiamo incontrare una artificosa separazione sui due livelli prima considerati.
fra il soggetto e il “suo” sintomo. Di conse- Nonostante le difficoltà in questi anni si assiste
guenza il disagio sembra dal non identificarsi ad un processo contraddittorio, spesso ambi-
con il soggetto: «io sono Pinco Pallino e ho guo, ad una dialettica che esprime nuovi sog-
questo problema»; ma tende a identificarsi con getti ed istanze sociali: le famiglie e le loro As-
la fittizia identità di un gruppo tenuto insieme sociazioni, le Cooperative Integrate, le Associa-
da una diagnosi e/o da una delle identità giuri- zioni di volontariato. È in questo ambito che
dico-sociali definite dalla clinica: io sono tossi- emergono alcune indicazioni sulla complessità
co, io sono anoressico, io sono depresso, io so- sociale del problema.
no un non autosufficiente che ha diritto a quel La cultura della salute mentale si può svilup-
contributo ecc. In tal modo le categorie dia- pare all’interno della consapevolezza che la
gnostiche tendono a presentar- cultura manicomiale non è di
si direttamente come categorie Si prepara il corteo. per sé superata, che la malat-
sociali che danno accesso – o Trieste, marzo 1973. tia psichica è il punto limite
escludono – ad alcuni diritti. Foto di Mark Edward Smith. del disagio della nostra ci-
Il soggetto tende a identificarsi viltà, dell’anomia, della cadu-
18
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
ta di senso dei nostri principali riferimenti può infatti far breccia nella staticità delle istitu-
culturali (le strutture religiose, familiari e so- zioni, ripristinandone un’autorevolezza; può
ciali); ma è un problema cioè che ci appartie- “commuovere” la burocrazia e portarla dalla
ne, che fa parte della vita di tutti noi, un pro- propria parte, convincendola a ritornare a esse-
blema che interpella la comunità sociale nel re strumento e non fine di un percorso educati-
suo insieme. vo o di cura, riportando il processo di riprodu-
La comunità – viene intesa nell’accezione data zione sociale – caratterizzato dall’inerzia istitu-
da Roberto Esposito nel suo recente libro Com- zionale e dalla deviazione dai fini, tipica di tut-
munitas e che condi- te le organizzazioni
vidiamo – la comu- sociali – all’interno
nità nel suo insieme, delle effettive finalità
non è una proprietà, istituzionali.
non è un pieno, non è Mi sembra che ope-
un territorio da di- rare in questa dire-
fendere e da separare zione significhi ritor-
rispetto a coloro che nare a Franco Basa-
non ne fanno parte, è glia.
cum munus, ciò che è Tornando all’intervi-
tenuto insieme da un sta a Lucio Schittar:
legame collettivo ve-
nuto a connettere in- Lo sa che dall’Univer-
dividui prima separa- sità, oggi, escono me-
ti, un legame che si dici e psicologi che a
esplica attraverso un pegno nei confronti del- mala pena sanno chi era Basaglia.
l’altro. L’essere della comunità è la sua incom- Risposta. «Ah, sì? [sorride] Questa tendenza
piutezza, siamo accomunati da un vuoto, da un alla “dimenticanza” si chiama revisionismo
difetto, da una caduta – riprendendo Kierke- storico. è per questo che è essenziale testimo-
gaard – da una condizione difettiva. Compito niare e valutare sempre con metodo ciò che si
del soggetto nella comunità è di aver cura del- fa, e non solo fare, agire. Certo, ho constatato
l’altro, con cui condividiamo l’esistenza, nel «la- con una certa amarezza che nel fascicolo del
sciarlo essere nella sua alterità da sé stesso, nel- «Gazzettino» sui trent’anni della Provincia di
la comune responsabilità della cura»33. Pordenone non veniva ricordata la vicenda,
Cosa significa tutto ciò? Il nucleo di questa rifles- così importante culturalmente, della psichia-
sione conclusiva è relativo al mai facile rapporto tria nella nostra zona. Ma nessuno potrà mai
tra la soggettività, cioè la particolarità di ciascu- cancellare quanto è stato fatto a partire dal-
no, e l’istituzione come istanza generale. Rifles- l’insegnamento di Basaglia, qui e altrove, so-
sione che rappresenta un po’ il presupposto per prattutto se noi ancora sapremo dar voce a
gettare dei ponti tra l’istituzione centripeta (che quanto, su quella scia, ancor oggi pensiamo e
mira al bene collettivo ma spesso si incista nel suo facciamo».
meccanismo burocratico e in una riproduzione
sociale inerte) e il singolo che pone una serie di Dopo la 180, c’è bisogno di un’altra rivoluzione,
questioni sempre un poco centrifughe. di un altro passaggio?
Con ogni probabilità, oggi spetta a soggetti riu- Risposta. «L’importante è la modificazione del
niti insieme e animati da finalità comuni svolge- “modello medico”, l’apertura reale al territorio.
re questa funzione di ponte, indispensabile per Certo il territorio, rispetto all’Ospedale, produ-
evitare lo scollamento tra la dimensione istitu- ce una certa dispersione. Ad esempio, per
zionale e quella del singolo, e per ricreare una quanto riguarda la formazione del personale, si
dialettica tra le parti. finisce per non avere più punti di riferimento
A condizione che sappiano essere aperti e fon- precisi: oggi non è più reperibile il maestro, chi
dati non nell’uniformità dei membri, e meno insegna».
che meno su una qualche omo-
geneità ideologica, ma nella Marco Cavallo a Villa Fulcis. Un consiglio, allora, a chi si for-
singolarità che li accomuna, un Ponte delle Alpi, marzo 1975. ma oggi.
piccolo gruppo – come dimo- Foto di Mark Edward Smith. Risposta. «L’ascolto della per-
stra la lotta anti istituzionale – sona. Persona nel teatro antico
19
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
era la maschera che permetteva tra l’altro l’am- smo, gli studenti anti autoritari e il loro rapporto con il
plificazione della voce dell’attore. Certo, se terzo mondo in Die ribellion der studenten, pp. 47-134,
pensiamo al faraone egiziano che riceveva i Feltrinelli, 1968.
suoi dignitari indossando una maschera d’oro, 13. F. Ongaro Basaglia, Muri oltre il muro, in Vent’an-
ni da matti, p. ii, «il Manifesto», 22 marzo 1998.
vediamo come essa possa celare la necessità di 14. Pier Paolo Pasolini, Passione e ideologia, titolo del-
“non far vedere” (ad esempio i segni del pas- la raccolta di saggi critici scritti fra il 1948 ed il 1958,
sare del tempo sul volto), di cancellare i limiti Garzanti, Milano, 1982.
e la complessità dell’esistenza. Ecco, bisogna 15. A. Gehlen, Uomo e istituzioni, in Prospettive An-
sempre introdurre la dimensione della com- tropologiche, pp. 95-106, Il Mulino, Bologna, 1987.
plessità, e a questo proposito ritengo che oggi 16. F. Rotelli, L’istituzione inventata, in Per la norma-
la psicoanalisi possa rappresentare un modo di lità, pp. 129 -140. Trieste, 1994.
tenere conto della complessità come ricchezza 17. F. Ongaro Basaglia, Analisi critica, cit.
della persona. L’importante è comunque sem- 18. Dal manicomio alla 180 e oltre. Intervista a Lu-
pre pensare a quello che si fa»34. cio Schittar, pubblicata su «L’Ippogrifo - La Terra vi-
sta dalla Luna», Quaderno, pp. 13-14, estate 1998,
Pordenone.
19. F. Basaglia, Scritti, cit.
1. Dal manicomio alla 180 e oltre. Intervista a Lucio 20. Ibidem.
Schittar, pubblicata su «L’Ippogrifo - La Terra vista dalla 21. M. Foucault, La volontà di sapere, Milano, 1984.
Luna», Quaderno, pp. 13-14, estate 1998, Pordenone. 22. M. Foucault, Detti e scritti, Paris, 1994.
2. Ibidem. 23. G. Agamben, Homo sacer, Einaudi, Torino, 1995
3. Ibidem. (cfr. anche W. Benjamin, Il dramma del teatro barocco e
4. A. Curchi, Manicomi una chiusura impossibile, in H. Arendt, Homo laborans).
«Il Sole 24 ore del Lunedì», 5, n. 81, 23 marzo 1998. 24. C. Viganò, Come valutare?, relazione non pubbli-
5. F. Giacanelli, Per legge il malato diventa persona, in cata, Milano, 1997.
«Il Sole 24 ore», 44, n.126, 10 maggio 1998. 25. Ibidem.
6. K. Dörner, Il borghese e il folle, Laterza, Bari, 1978. 26. T. Negri, Un nuovo pubblico, in L’inverno è finito,
7. Ibidem. pp. 8-22, «Manifesto-Libri», Roma, 1997.
8. F. Basaglia, Scritti, Vol. i, Einaudi, Torino, 1981. 27. G. Agamben, Mezzi senza fine, Bollati Boringhieri,
9. F. Basaglia e F. Ongaro Basaglia (a cura di), Tecni- Torino, 1996.
co del sapere pratico, in Crimini di pace, pp. 151-280, 28. Ibidem.
Einaudi, Torino, 1975 . 29. F. Stoppa, Editoriale su «L’Ippogrifo - La Terra vista
10. Dino Campana, La Notte, in Canti Orfici-Die dalla Luna», p. 5, Quaderno estate 1998, Pordenone.
Tragödie des lezten Germanen in Italien, p. 13, Marcos 30. Ibidem.
y Marcos, Milano, 1972. 31. O. De Leonardis, In un diverso welfare, Feltrinelli,
11. F. Ongaro Basaglia, Analisi critica del modello me- Milano, 1998.
dico, in La pratica terapeutica fra modello clinico e ripro- 32. F. Stoppa, Compagni di viaggio, in Ripensare la psi-
duzione sociale, Atti del Convegno di Trieste 22-24 set- cosi, p. 200, Udine, 1993.
tembre 1986, 13-20, Pistoia, 1987. 33. R. Esposito, Communitas, Einaudi, Torino 1998.
12. R. Dutschke, Le contraddizioni del tardo capitali- 34. Intervista a Lucio Schittar, cit.
20
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Mi piacerebbe oggi mettere a fuoco alcune im- nario collettivo di pensare ad un futuro com-
magini. La prima è l’immagine di una torre: l’im- pletamente diverso dal presente e dal passato.
magine di un luogo che in qualche modo è stato Sicuramente, nel percorso di cui stiamo parlan-
capace di produrre il massimo della violenza e do, tutto ciò ha giocato un suo ruolo. Cerchiamo
che contemporaneamente è stato capace di esse- di ricordarci come ne L’istituzione negata si com-
re per molte persone una scuola di libertà. pia una doppia operazione: si dà conto della pra-
Il manicomio è stato ciò che noi tutti conoscia- tica emancipativa della Comunità Terapeutica
mo, ma è stato anche il luogo in cui si sono for- che si sta costruendo, di un manicomio che va
mate alcune generazioni di operatori psichiatri- trasformandosi e diventa comunità, si dà conto
ci, un luogo che è stato attraversato anche da di tutto questo e nello stesso tempo si identifica-
molte altre persone – non necessariamente fi- no lucidamente i limiti dell’esperienza che si sta
gure sanitarie – che hanno portato le loro varie costruendo. Anche se, comunque, questa de-
esperienze in quella che poi si è chiamata “la nuncia dei limiti si associa appunto alla testimo-
scuola di libertà”. nianza e all’individuazione di una pratica.
Penso si debba riflettere su questa contraddi- Un movimento senza l’altro avrebbe rischiato di
zione: cioè su come, in un luogo siffatto, sia sta- rappresentare la fine del discorso. Infatti, evi-
to possibile costruire pratiche di pensiero dota- denziare i limiti sarebbe stata solo una denuncia
te di grande emancipazione, pratiche di pensie- ideologica, mentre la positivizzazione assoluta
ro che hanno creato ricerca di libertà, ricerca di della pratica sarebbe stata semplicemente la co-
un certo concetto di libertà come raramente si struzione e la celebrazione di un nuovo model-
è dato nella storia del nostro secolo e raramen- lo, con una finalità quasi pubblicitaria.
te si è dato nella storia d’Italia. Credo possa esistere una possibilità di speri-
In qualche modo questo luogo – il manicomio mentazione positiva, la costruzione concreta di
– ha dunque segnato il massimo dell’ignominia, un ambito, di un contesto, di una istituzione
ma ha segnato anche la capacità di costruire che dia conto di un suo progresso, di un suo
una scuola. Noi, oggi, ci troviamo di fronte ad processo, di un suo vivere, e che contempora-
un lutto, il lutto della fine del manicomio. neamente sappia riconoscere e affrontare ciò
Da Cuba all’Unione Sovietica c’è chi, in passa- che la mette in crisi; un’istituzione che, insom-
to, ha immaginato che fosse possibile costruire ma, non fugga la contraddizione e la critica.
un uomo nuovo, un uomo diverso, a partire da Qui incontriamo una grossa questione: di che
luoghi chiusi, a partire da isole, da mondi sepa- tipo di comunità dobbiamo parlare per il futu-
rati. E ha immaginato che per costruire questo ro, posto che di comunità dobbiamo comun-
uomo nuovo fosse necessario costruire dei mu- que parlare, di relazionalità dobbiamo comun-
ri, e all’interno dei muri, in buona o cattiva fe- que parlare? E di qualche strategia dobbiamo
de, c’è chi immaginava fosse possibile rivolu- comunque parlare se vogliamo far evolvere la
zionare l’uomo. situazione in cui ci troviamo, e in qualche mo-
Questo tentativo è fallito, e si è capito che den- do proprio il “deserto” nel territorio ci ripro-
tro le mura non è possibile costruire nessun uo- pone la questione.
mo nuovo. Si costruisce soltanto la repressione, La fine, gloriosa o ingloriosa, del manicomio ci
la finzione dell’uomo nuovo. ripropone un luogo desertico, un luogo estinto,
Tuttavia noi continuiamo a misurarci con que- ci ripropone la contraddizione di un luogo che
sta contraddizione data dal fatto che le grandi non è un luogo, e quindi ci priva degli stru-
idee, le grandi utopie, sono sempre state in menti che l’utopista può immaginare per elabo-
qualche modo legate ai muri, legate a spazi, si- rare una teoria della riforma, ci priva di una
ti, tempi racchiusi che consentivano il costituir- strategia concreta; a meno che la nostra strate-
si di grandi laboratori, che consentivano la spe- gia concreta non sia il farmaco, non sia il diva-
rimentazione, che consentivano ad un immagi- no, non sia l’ambulatorio, non sia il posto letto.
21
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Posto che nessuno di questi strumenti ci sem- re di dover continuamente salvaguardare e di-
bra adeguato o comunque sempre utilizzabile, fendere il valore di quella battaglia, di doverla
dove è la comunità, lo spazio in cui noi possia- giustificare, insomma senza più dover accettare
mo portare avanti questa pratica terapeutica inaccettabili mediazioni.
che non può non essere fonte di emancipazio- Allora, una delle grandi questioni è che oggi
ne? Dove è il luogo concreto, il sito, dove è lo l’ideologia del farmaco e l’ideologia del biolo-
strumento per emanciparci ed emancipare, se il gismo sono tornate ad essere dominanti nei
muro è crollato e se, al di là di esso, spazi capa- Centri di Salute Mentale. Ora io credo che, co-
ci di dar forma al le- sì come in tutto ciò
game sociale non esi- che la psicoanalisi
stono? aveva tentato di met-
Questa è secondo me tere in scena in una
la questione sulla delle sue aspirazioni
quale stiamo dibat- più significative, così
tendo abbastanza an- come in tutto ciò che
gosciosamente da pa- avviene dentro il di-
recchi anni. scorso di una comu-
Io credo che oggi sia- nità che si libera, di
mo nella situazione in una comunità di sog-
cui possiamo final- getti che si liberano
mente archiviare la attraverso il conflitto
storia sulla Legge e la reciproca conte-
180, siamo in una si- stazione, il problema
tuazione diversa da quella di pochi anni fa, sia- al centro, al cuore delle grandi questioni è ap-
mo nella situazione in cui nessuno di noi può punto il potere. E, all’interno del dibattito sul
realisticamente immaginare che la Legge 180 potere, stanno le grandi questioni poste dalla
possa essere commutata, cambiata, che si possa esclusione sociale, in particolare la questione
tornare indietro rispetto a quanto acquisito. dell’incorporazione della logica del potere.
A questo punto, terminata e archiviata la batta- Tutti questi scenari, tutti questi terreni di rifles-
glia, è necessario che si riapra un discorso mol- sione, di trasformazione, tutti questi terreni di
to più ampio. Ad esempio, non possiamo non guerra, debbono ritornare ad essere il terreno
preoccuparci se vediamo psichiatri “democrati- su cui si misurano gli sforzi dell’immaginario.
ci” darsi da fare perché nella loro città si rad- Discutendo con un filosofo, tempo fa, ho rice-
doppino i Servizi di Diagnosi e Cura, che rap- vuto da lui un flash che mi pare molto interes-
presentano l’aspetto certamente meno innova- sante: la biologia molecolare e la neurofisiologia
tivo, se non deteriore, del processo legislativo potranno avere poteri ancora enormi, le neuro-
di riforma della nostra assistenza psichiatrica. scienze potranno dirci molto sul cervello, mol-
Dobbiamo preoccuparci parecchio, perché to ci dirà la genetica, però c’è una cosa su cui
questo vuol dire che non solo si è perso il sen- mai, filosoficamente, potremmo avere risposte
so dei motivi per i quali stiamo lavorando, ma da queste scienze: sull’etica, cioè sulla modalità
che si è pure smarrito il senso di una dignità, di con cui gli uomini decidono di stabilire un con-
un percorso culturale, scientifico. tratto sociale, sui valori e sui punti in base ai
Ecco che qui, probabilmente, riscopriamo tut- quali gli uomini decidono di stabilire la moda-
to il gusto di essere in minoranza. Il gusto di lità del proprio relazionarsi.
immaginarci terreni vivi in una battaglia in no- Ebbene, io penso che Franco Basaglia abbia sa-
me della quale siamo stati a suo tempo costret- puto fare questa operazione: ha saputo porre la
ti – noi che eravamo una minoranza – a tentare questione al massimo livello, l’ha posta cioè a
di essere in maggioranza, all’interno di un per- partire dall’etica. E ciò per riaffrontare il pro-
corso storico costruito per secoli. blema della malattia, della medicina, della rela-
Oggi siamo costretti a tentare di tornare ad es- zione, a partire dal cuore dell’etica stessa, a par-
sere minoranza per tornare a tire dai valori, a partire da co-
riflettere sulle reali riforme che Michele Risso, Leo Nahon me questi valori si strutturano.
e Franco Basaglia.
stanno alla base del percorso Trieste, settembre 1977. A partire, ancora, dalla que-
che stiamo portando avanti in Foto di Carla Cerati. stione di come le istituzioni or-
questi anni. Senza più accetta- ganizzano concretamente que-
22
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
sti valori, li rendono pratici, danno loro un vol- Siamo schiacciati da nuove regolamentazioni
to concreto, buono o cattivo che sia. che molto spesso vengono identificate con una
Partendo da qui noi possiamo ripensare la psi- forma progressista di gestione del potere e del-
chiatria muovendoci al massimo livello scienti- le istituzioni. Probabilmente questa è una fase
fico e culturale: il livello dei valori della rela- quasi inevitabile o comunque c’è qualche cosa
zione, e riflettendo su come le relazioni si strut- di inevitabile in tutto ciò, però è anche impor-
turino nel potere e il potere si strutturi nelle re- tante che questa fase veda contemporaneamen-
lazioni, su come tutto questo si organizzi in te la nascita di un nuovo discorso sulla libertà
una società data, nel- e sull’identità delle
l’arco istituzionale in persone. Libertà e
cui viviamo. Non c’è identità che non pos-
dubbio, io credo, che sono essere monopo-
su questo il pensiero lio del mondo dell’e-
di Lacan si è soffer- conomia, ma debbo-
mato a lungo, non c’è no tornare ad essere
dubbio che su questo monopolio di chi in-
la psicoanalisi ha fat- tellettualmente e pra-
to uno dei più grandi ticamente cerca di di-
sforzi culturali del segnare qualche cosa
nostro secolo. E non per il mondo futuro.
c’è dubbio che l’e- A me sembra che
sperienza e il pensie- dentro al problema
ro di Franco Basaglia delle relazioni ci sia
proprio su questo si sono insistentemente im- tutto il grande problema della affettività, il
pegnati. Qui bisognerebbe riaprire un grande grande problema degli affetti e anche della fisi-
scenario che abbia al centro il tema della rela- cità degli affetti e delle relazioni, delle energie
zione, di quante cose si giochino nella relazio- che i gruppi, i collettivi possono scatenare nel
ne. Aspetti che hanno a che fare con la que- progresso della collettività. E su questo abbia-
stione materiale, la questione della gente, del- mo imparato molto dalla scuola del manicomio.
l’esclusione sociale, dell’affiliazione, della di- È straordinario come nella scuola di liberazio-
saffiliazione del mondo moderno; la questione ne si impari, all’interno della ricchezza della re-
della complessità, delle nuove forme di libertà, lazione, questa fisicità che è in qualche modo
della perdita dei valori e della conquista di anche intellettuale, che è scontro e incontro di
nuovi valori. (A questo proposito penso alla poteri, che è l’unica possibilità di immaginare
grande, apparente armonia delle Americhe, che, relazionandomi, io posso liberare qualche
questa grande apparente armonia di una cultu- cosa per me e per l’altro e quindi posso chia-
ra che, non essendo protetta da forme di wel- marmi terapeuta. Di tutto questo noi non solo
fare, di tanto in tanto si scatena in questa li- dobbiamo recuperare memoria, ma dobbiamo
bertà apparentemente senza freni, con il gran- anche immaginare il futuro.
de fascino che tutto ciò ha e con la grande per- Dobbiamo quindi immaginare luoghi, meccani-
dita che tutto ciò determina). smi, istituzioni che possano dar conto e che
Si gioca attorno a tali questioni la necessità di possano essere produttori di scambi e di salute.
riprendere in mano un interrogativo di prima- Sarà mai un Diagnosi e Cura un luogo siffatto?
ria importanza, e cioè come sia possibile che i Sarà mai un ambulatorio un luogo siffatto? E
giochi del potere e i giochi di potere possano allora dove, come e con chi? Io non so rispon-
costituire anche i luoghi in cui si costruisce la dere, abbiamo tentato nella nostra esperienza
possibilità di cambiamento e di emancipazione. di creare questi luoghi, abbiamo tentato di
Noi siamo, mi pare, in Italia, in una fase in cui creare nei Centri di Salute Mentale dei luoghi
si gioca la nostra entrata in Europa, e in cui sia- pieni di gente, di lavoro, di ricerche e di rela-
mo sommersi, fino allo schiacciamento, fino al- zioni, dei luoghi in cui questo scambio, questo
la distruzione, da unità infinite mercato della vita potesse esse-
di regole, regolamenti, regola- Franco Basaglia re prodotto e riprodotto; e at-
ed i suoi collaboratori.
mentazioni e normativizzazio- Trieste, ottobre 1979. traverso questo la gente potes-
ni di tutto, fino al livello mi- Foto di Neva Gasparo. se mettersi in cammino in un
croscopico del quotidiano. percorso di cambiamento, di
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
liberazione, in un percorso di proposte, di mo- per essere motore di un impegno sociale, in cui
dalità di vita liberanti e liberali. i Servizi pubblici siano l’impresa che fa vivere il
Abbiamo tentato di dare vita a un luogo dove sociale, che fa vivificare la comunità.
questo in qualche modo accada, lo si è tentato, Ecco, questo doppio movimento di aziendaliz-
a volte riuscendovi, come all’interno di alcuni zazione da un lato e di investimento nel sociale
dei mondi della cooperazione sociale, o di asso- dall’altro può essere un’occasione per la nuova
ciazioni, gruppi-famiglia, familiari che final- Sanità pubblica in Italia, come però – se mal in-
mente decidono di essere protagonisti colletti- terpretato – può rappresentare un’occasione
vi. Lo si tenta qua e là, anche se lo si sta ancora persa dentro una logica di riduzione alla razio-
tentando con troppa timidezza, con troppo ti- nalizzazione della prestazione e alla nuova mec-
more, e soprattutto sotto una cappa ideologica canizzazione produttiva, con effetti di nuovo
che tende ad impedire questo processo perché impoverimento.
tutto dev’essere riportato al mondo delle scien- Siamo di fronte a queste grosse questioni da al-
ze, della tecnica, della valutazione. Perché tutto cuni anni. C’è un ottimismo rispetto al passato
dev’essere riportato in un mondo in cui i tecni- perché grandi battaglie sono state vinte e forse
ci, riciclati, riformati, resi più abili, più astuti, si non ci immaginavamo neanche di riuscire a vin-
riaccorgano degli errori e in qualche modo pos- cerle. C’è un certo pessimismo in riferimento al
sano codificare in termini di prestazione quello dato attuale, perché certamente quando cerca-
che è invece ineffabile, incodificabile, indicibile vamo di vincere determinate battaglie avevamo
perché appartiene appunto al mondo della re- dei sogni molto più ampi di quanto non sia sta-
lazione. Della relazione ricca, della relazione ta la loro realizzazione.
che non accetta di tradursi in scambio di pre- C’è, ancora, un grande disorientamento, che
stazioni, ma vuol essere scambio di valori, personalmente sento, rispetto alla necessità di
scambio di corpi e pensieri. ritrovare dei possibili punti di arresto, di arti-
E qui c’è la grande questione della sanità oggi, colazione logica del discorso. La cappa dell’i-
perché non possiamo immaginarci che il razio- deologia impedisce infatti di trovare i punti di
nalismo di tutti i movimenti che qualche volta arrivo di questo discorso, poiché ti prende il
affiorano alla luce non sia un preciso segnale. cervello e te lo porta tutto da un’altra parte,
Anche se, contemporaneamente, abbiamo il cercando di impedirti di riannodare alcuni fili.
segnale proveniente da una grande, nuova ri- Credo che per rimediare a questo dobbiamo ri-
chiesta di relazione che non può ridursi alle pristinare alcuni laboratori, dobbiamo ritornare
prestazioni sanitarie di “provata efficacia” e al- ad alcuni estremismi minoritari che ci consenta-
la “Medicina fondata sulla provata efficacia”. no di prendere distanza e, in un certo senso, di
Se c’è dunque un bisogno di maggior raziona- ricostruire la ricchezza di quel conflitto che ha
lità che la Medicina deve produrre, c’è con- portato alla trasformazione e al superamento
temporaneamente un movimento nuovo, fon- dell’istituzione manicomiale, in modo tale che ci
dato appunto sulla ricchezza della relaziona- sia ancora possibile capire il senso del percorso.
lità, di cui la Medicina stessa deve ancora una Perché molte cose sono state raggiunte, molte
volta tener conto e al quale un’altra volta la cose sono state già generalizzate, estese cioè al-
Medicina deve tornare ad inchinarsi, perché il la teoria e alla pratica della moderna psichia-
problema della salute dell’uomo ha ancora tria. Molto di più di quello che immaginavamo
molte pagine di mistero. La Medicina non de- è stato prodotto su scala generale in certi ambi-
ve e non può allora ardire di pensare di aver ti, e in riferimento a certe, molteplici questioni.
identificato, pianificato, il cammino, il percor- Però qualcosa, indubbiamente, rischiamo di
so di salute dell’uomo. aver perso. Dobbiamo ritrovare il filo del di-
Io credo che il movimento di aziendalizzazione scorso perduto.
– se aziendalizzazione significa modernizzare
qualche cosa che deve costituirsi a pieno titolo Trascrizione a cura di Luciana Molinari
nello scioglimento di grumi di assistenzialismi, e Francesco Stoppa.
di grumi di federalismi, di grumi di spreco, di
grumi di corporativizzazione – debba tradursi
soprattutto in investimento sulla risorsa umana,
cioè utilizzo del welfare, utilizzo dei Servizi da
investire, a loro volta, sull’uomo, da investire
sugli individui, da investire sulla collettività,
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Premessa Chiedendoci, a vent’anni dalla sere comprensione dello scritto. Poiché rotola
legge di riforma, “che cos’è la psichiatria” (co- nelle mani di tutti, lo scritto non sceglie coloro
s’è “diventata” nell’oltrepassamento, vero o con cui conviene parlare e coloro con cui con-
presunto, del paradigma manicomiale; e di qua- viene tacere; non è in grado di rispondere a chi
li saperi, di quali “tecniche” dev’essere provvi- lo critica. Per sua stessa natura non può porta-
sto l’operatore1 è impossibile non cogliere la re aiuto a sé medesimo e ha sempre bisogno del
provocazione di una domanda che Basaglia per soccorso del proprio autore. Il vero discorso –
primo sollevò nel 67, per cercare nel confronto dice Platone – non è quello scritto sui rotoli di
tra quegli anni e il presente le tracce di doman- carta, ma si dispiega nell’oralità dialettica, da
de che perdurano e si ostinano nella psichiatria. colui che sa nell’anima di chi impara, mediante
Ho quindi deciso di ricavare alcune risposte i rigorosi e impegnativi metodi della scienza2.
non dai criteri delle “buone pratiche”, come Se dunque oggi nel rileggere Basaglia vogliamo
nella formazione spesso si fa, ma nei contorni stabilire la portata del suo insegnamento, le co-
delle figure dell’agire e nei passaggi obbligati se di maggior valore che ha lasciato, dobbiamo
del conoscere in psichiatria, in tutto ciò che ricostruire la sua “oralità”: come ha seminato e
nella mia formazione io devo a Franco Basaglia. piantato i suoi discorsi, in quali luoghi e in qua-
Iniziando la riflessione, già dalle prime battute li tempi, in maniera che questi discorsi fossero
ho avvertito il contrasto tra i ricordi “intellet- in grado di difendere se stessi e di dare frutti,
tuali” del Basaglia di Gorizia, che leggevo e di- creando altri discorsi nelle anime multiformi a
scutevo nel ’68 senza conoscere, e quelli colle- cui si è rivolto e che lo hanno recepito.
gati alle emozioni – a tuttora forti e strane – del È un’impresa molto vasta, ma volendo intanto
contatto personale e del lavoro con lui a Parma testimoniare di questo sono partita da me: dalla
e poi a Trieste, già nei primi anni ’70. Ricordi constatazione che, di tutto il lascito di Basaglia,
ed emozioni che si intensificano dopo il ’75, quel che a me davvero è rimasto è prima di tut-
quando la frequentazione quotidiana venne au- to una posizione, una “gestualità”. Potrei già
torizzata dal fatto che Basaglia era diventato il chiamarla un’etica, se questo vuol dire non of-
mio direttore di ricerca. frire vie d’uscita verbali. Ma preferisco qui chia-
Lavorando con lui si era coinvolti nel copensa- marla pedagogia della realtà, in contrappunto a
re e, per le attività di ricerca, anche nel con- quella pedagogia del potere che lui diceva di
scrivere; si diventava parte responsabile nella aver esercitato con noi, suoi “allievi” a Trieste3.
enunciazione e validazione dei concetti, senza Coll’andare del tempo mi sono infatti convinta
che vi fossero chiari confini tra lo spazio del che è la “realtà”, continuamente evocata da
pensare e il tempo pressante dell’agire. Forse Basaglia ed utilizzata in diversi contesti discor-
anche per questa ragione molti di noi si sono sivi, il centro gravitazionale di un pensiero che
astenuti finora dallo scrivere su Basaglia: per si incarica di trasportare in sé, e di mettere al-
non dare a lui in appalto i propri pensieri la prova nel suo stesso farsi, riferimenti testua-
creando un nuovo personaggio, e per non sfrut- li e citazioni, quasi blocchi di pensiero in mo-
tare nell’autorità del suo pensiero quel che re- vimento: il lessico delle avanguardie e il “par-
sta ancora difficile da capire nelle nostre emo- lato” dei gruppi, le teorie veicolate nelle mode,
zioni. Per non tradire le mie emozioni del Basa- le opinioni della società civile, il senso comune.
glia di Trieste sono riandata agli scritti del Ba- È imbattendosi in questo speciale impasto – al
saglia di Gorizia. Ma nel dilemma della mia ri- tempo stesso linguistico, di riferimenti cultura-
cerca c’è un avvertimento che vale in generale: li e di differenti registri discorsivi – che leg-
gli scritti non sono mai autosufficienti. Platone gendo Basaglia taluni cadono nell’equivoco di
diceva che comunicano in modo adeguato solo datarne il pensiero nell’epoca, o di confrontar-
a coloro che già conoscono gli argomenti di cui lo e ricondurlo per forza a una scuola, a un
trattano; senza precomprensione non vi può es- orientamento filosofico o socio-politico4.
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Rileggendo Basaglia nella chiave del presente scia aperte le contraddizioni, scoperto l’insolu-
occorre invece, “basaglianamente”, liberare il bile, polarizzate le tensioni che derivano da di-
suo discorso dalle incrostazioni e dai travesti- suguaglianze non occultate. Asimmetrie e con-
menti che volutamente si dà o che riceve nelle flitti di poteri non si riposavano nel “farsi co-
diverse fasi di sviluppo delle pratiche, cui resta mune” della decisione, ma gettavano luce sul-
saldamente ancorato. È qui, nel lento evolve- l’indecidibile ed erano quasi obbligati dal loro
re di una posizione costrittiva, vincolata alle peso, dalla loro oppressione, a inventare luoghi
prove di realtà, che tiene lo psichiatra e il mala-“altri” in cui spostarsi, oltrepassarsi. Teso e
to uniti insieme in contraddittorio dove-
una relazione forzata, va essere anche il rap-
“coatta”, che va rico- porto tra le due gran-
stituita l’originalità di classi di soggetti
epistemologica e la che secondo Basaglia
coerenza di un pen- si spartiscono il fare
siero mai gratuito. del mondo: gli “in-
Pensiero sobrio e ventori di contraddi-
scarno, anche quan- zioni” e i “narratori”.
do ridondante e co- Coloro che agiscono
me imprigionato nel il cambiamento assu-
suo camminamento, mendosi l’apertura
in una sorta di mono- indefinita al moltepli-
tona ripetitizione mai ce di ogni cosa, di
sazia. Posizione dura, ogni gesto e atto (con
scontata centimentro dopo centimetro, e in tutte le conseguenti precarietà, incertezze, cri-
questo senso radicalmente anti-intellettualisti- si); e coloro che invece descrivono, commenta-
ca, in critica opposizione e competizione con i no, raccontano, categorizzano6.
teorici della “liberazione” degli anni ’60, cui Inventore di contraddizioni, con Basaglia tutta
Basaglia viene a torto assimilato. la scala dei valori dell’agire in psichiatria è sci-
Poiché d’altra parte questo stesso pensiero vie- volata, si è mostrata, si è “smascherata”; così che
ne da altri inscritto nella costellazione delle uto-
si può coerentemente attribuire alla sua azione
pie di questo secolo (non senza che trapeli allo- ciò che lui affermava essere della massima im-
ra l’accusa di un umanesimo ingenuo, anziché portanza. Non l’imparare le “tecniche del cam-
scoprirvi le matrici di un pensiero altro, origi- biamento”, ma il capire la logica delle trasfor-
nario, che ha piuttosto a che fare con Venezia e mazioni nel loro valore contestuale, locale, cioè
con l’oriente), cercherò indirettamente di anche storico. Non le tecniche che si ri/produ-
esplorare in che senso la realtà costituiva per cono, ma le contraddizioni – cioè anche le nuo-
Basaglia un’utopia5. Attorno a questo asse di ve responsabilità – che si fanno scaturire. Non
lettura, seguendo una sorta di mappa dei temi l’attenersi a un sapere in quanto tale, ma il di-
che a mio parere restano cruciali nel fare e nel ventare esperti della contraddizione tra sapere e
pensare attuale della psichiatria, procederò per potere. Soprattutto non presumere che la tra-
tentativi ed approssimazioni, facendomi guida- sformazione dipenda dalla nostra bontà/capa-
re dal ritmo narrativo e dall’intento analitico cità tecnica o umana di rapporto con il malato,
della mia doppia memoria, senza presumere a ma rischiare e reinventare le proprie capacità
una sintesi dato che anch’io mi sto inoltrando implicandosi in un lavoro di frontiera, sulla li-
in una nuova ricerca. nea sottile e continuamente reversibile che in
psichiatria deve “tradurre” – quasi fisicamente,
L’inventore di contraddizioni Più volte spazialmente – l’oppressione in liberazione, la
ho dovuto constatare che di Basaglia mi resta- dipendenza in reciprocità7, la terapia nella vita.
no “parabole”: racconti brevi in cui il valore Nel riproporre oggi la domanda «Che cos’è la
delle definizioni delle cose non era dato dalle psichiatria» ci si potrebbe chiedere se è ancora
parole, ma dagli atti (le parole l’ambiguità delle designazioni,
essendo se mai il coronamen- Franco Basaglia. l’arbitrarietà dei sistemi dia-
to, il commento, la cornice de- Trieste 1975. gnostici, la violenza normativa
gli atti). Sono parabole colle- Foto di Claudio Ernè. dei “gesti di esclusione” che
gate a un agire speciale che la- dobbiamo interrogare nella
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
psichiatria, come Basaglia faceva alla fine degli il movimento della conoscenza. C’è stato il pro-
anni ’60. I paradossi da lui denunciati si sono blema di adattare, irrobustire, selezionare le
davvero sciolti con la fine dell’universo manico- prove empiriche e gli obiettivi per dimostrare la
miale? Domande di domande, che Basaglia si durata di quella concezione, la validità e la te-
poneva, sembrano eclissate nei nuovi scenari di nuta dei nuovi concetti e stili di lavoro. Di col-
governo della riforma, là dove è parso difficile, po è venuta meno la protezione dell’esperimen-
già negli anni immediatamente successivi alla to, insieme al suo carattere costrittivo, mentre
Legge 180, ostinarsi nell’elogio della contraddi- diventava lecita e necessaria la coesistenza di di-
zione. Agire i conflit- verse teorie, un certo
ti – non dico fra le eclettismo nell’espor-
classi sociali, ma fra i si al confronto per
poteri amministrativi diffondere e ripro-
e i codici tecnici e durre, cioè anche
professionali – è di- “conformare” quegli
ventato fuori moda; stili e quei concetti.
al più un disturbo Così mi sono accorta
della comunicazione, che in tutti questi an-
un problema d’ineffi- ni, dovendo anche in
cienza. Da un pezzo certo senso dimenti-
anche il pensiero del- care Basaglia, mi ca-
la dialettica è stato pitava di restare at-
dichiarato morto, fi- taccata a certe sue pa-
nito. Che cosa resta role come a delle an-
dunque di quella domanda, di quella “posizio- core. Via via scoprivo una straordinaria fertilità
ne” che Basaglia ci ha trasmesso? nel parafrasare al presente alcune speciali paro-
Una cosa è certa: la sua morte, subito dopo l’e- le che sempre ritornano nei suoi scritti, strin-
manazione della legge di riforma, segna una genti connessioni che nella critica della psichia-
profonda cesura tra la fase decostruttiva e la fa- tria rinviano le cose liberate al futuro. Ciò che
se di riorganizzazione, sia delle pratiche che dei soprattutto a Gorizia, nell’iniziale “rovescia-
saperi. Con Basaglia avevamo vissuto per tutti mento” dell’istituzione in comunità, non solo
gli anni ’70 un ciclo in cui la radicale novità di veniva per la prima volta allo scoperto come il
concezione dell’agire ci allenava alla scoperta rimosso della psichiatria, ma che per forza di co-
giorno per giorno di un’impressionante se- se e per altri versi rimaneva in sospeso, incerto e
quenza di fatti, di connessioni e coincidenze. indeterminato come la parte buona, il possibile
Tutto quel che veniva prodotto nell’agire non si che un giorno sarebbe emerso dopo aver tanto
accordava a quella concezione spontaneamen- scrostato il modello di malattia ereditato dal po-
te, ma vorrei dire “inevitabilmente” e in un cer- sitivismo organicista.
to senso anche “costrittivamente”, lungo un Ad esempio la nozione di realtà. Quel vivere lo
percorso costellato di rotture, sviamenti, erro- psichiatra al “riparo della realtà” del paziente,
ri, enormi rischi. L’esperimento che Franco Ba- che fa da specchio alla parallela nozione di ri-
saglia aveva cominciato a Gorizia e proseguito schio, di “esposizione del curante” come con-
a Trieste era autentico: non conosceva in anti- dizione di tendenziale reciprocità nel rapporto.
cipo il suo risultato8. Gli obiettivi erano dirom- Ma – mi sono chiesta più volte – cos’era per Ba-
penti, ma in nessun modo predefiniti; le prati- saglia quella “realtà” cui faceva continuo ap-
che erano davvero sperimentali, finalizzate alla pello e riferimento? A volte è un pieno (di sof-
formazione di nuovi concetti e di nuovi stili di ferenze e bisogni, di violazioni e conflitti) che
lavoro. Tutto ciò che accadeva nella più quoti- l’artefatto della malattia ricopre e nasconde, e
diana trivialità delle cose assumeva un’impor- in cui bisogna soggettivamente progredire co-
tanza estrema; riceveva il supporto, il dissenso, me in un accumulo graduale di conoscenze. È
il commento ininterrotto di una comunità in un avvicinamento incerto e precario, perché la
cui ognuno si sentiva di volta realtà è piena di doppi fondi e
in volta elevato al rango di Franco Basaglia e le donne. resta largamente inattingibile.
pensatore, scienziato, politico. Trieste, ottobre 1979. Così che l’andamento illusorio
Negli anni ’80 un ciclo comple- Foto di Neva Gasparo. o decisamente ingannevole
tamente diverso ha rovesciato della conoscenza può trovare il
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
limite e lo stimolo della propria forza solo nella dopo l’altro, attraversando tutte le materiali e
coscienza (altra parola molto usata da Basaglia) simboliche concatenazioni, i legami e i vincoli
di tutto ciò che resta inattingibile della realtà, nella trama di molteplici interdipendenze.
che in qualche modo protegge ciò che in essa Solo così, a condizione di non ricorrere a sape-
deve rimanere inestinguibile. Perciò altre volte ri preconfezionati, il sociale “utilizzato” dalla
la realtà corrisponde per Basaglia a ciò che re- psichiatria potrà uscire dalle sue determinazio-
sta del movimento dello svuotare (dalle illusio- ni astratte, dai suoi determinismi categoriali. È
ni e dai pregiudizi del sapere)9; o la constata- anche evidente che in questo percorso di avvi-
zione che ci prende – come diceva Barthes – cinamento alle realtà del sociale gli psichiatri
davanti al ritratto di una persona o di una cosa, sono – per ruolo e statuto professionale – degli
quando diciamo «sì, è proprio così, è esatta- sprovveduti, degli inadatti, degli incapaci. Non
mente così» e indichiamo col dito. Un essere solo non potranno farlo da soli, ma ogni volta
davanti alla cosa o alla persona senza remore, che crederanno di poterlo fare dall’interno del
senza potersi sottrarre; senza poter uscire da un loro sapere e del loro ruolo non potranno che
puro linguaggio deittico10. generare un artefatto psichiatrico del sociale.
Penso poi alla nozione di sociale, che – diceva Se dunque, nel suo oltrepassarsi, la psichiatria
Basaglia – la psichiatria utilizza come una cate- non potrà più essere la stessa, come potrà la
goria precostituita, veicolo irriducibile delle “malattia mentale” essere ancora la stessa?
norme cui adattarsi. O, nella migliore delle ipo- Penso infine, soprattutto, alla nozione di vio-
tesi, come un ordine interazionale: un sociale lenza dell’istituzione13. Se l’istituzione psichia-
pre-supposto e pre-categorizzato come sfondo trica vive e si nutre fin dalle origini di ambi-
di interazioni guidate da tecniche psicologiche guità tra un paradigma medico di cura e un pa-
o psicodinamiche11. Ma se il sociale va assunto radigma sociale di controllo dei comportamen-
come popolato di soggetti (cioè di diritti e di bi- ti, e se è piegata a servire finalità normative che
sogni); di classi (cioè di diseguaglianze e di po- negano i valori, i diritti e i bisogni della perso-
vertà); di comunità (cioè di legami e apparte- na oggetto di cura, di quale “istituzione nega-
nenze, di simboli e rappresentazioni, terreni ta” e di quale altra istituzione parla Basaglia
più o meno edificabili, istituzioni e beni più o quando indica nella messa in discussione della
meno accessibili); se questo è il sociale, di qua- “legge” – cioè nell’evoluzione continua del
le “convivenza con la malattia” parla Basaglia? normativo e del normato ai limiti di ogni pos-
Fin dalle origini la psichiatria ha dovuto inclu- sibilità/capacità interpretativa – la strada per
dere nel suo paradigma il sociale per esplicita liberare, ancora una volta, la “realtà”, per
delega: compenetrarne le esigenze di esclusione avanzare nella realtà?
e asettizzarle nella sua “clinica”; ricoprirne le
forme oscene, fastidiose o immorali distanzian- Antinomie irriducibili Nell’esserci diventa-
do i corpi e le esperienze dei “malati”; conte- te falsamente familiari, queste ed altre nozioni,
nere e amministrare queste forme dentro le mu- attorno a cui si è sviluppato il consenso ottuso
ra dell’asilo, riproducendo in un doppio le par- e l’acquiescenza di tanta psichiatria della rifor-
venze di un sociale ordinato, cioè buono. Come ma, sono state semplificate e degradate ad equi-
potrà, una psichiatria che rifiuti di subire o di voco di volta in volta umanitario, sociologico,
legittimare l’organizzazione del sociale, oltre- anti-psichiatrico. Basaglia viene allontanato sul-
passare i propri confini fino a raggiungere il so- lo sfondo dei pionieri, degli antenati: più in una
ciale nella realtà della sua follia, della sua mise- radicalità politica e pragmatica in qualche mo-
ria e sofferenza? do datata, che nella scoperta e rivoluzione epi-
Per andare nel sociale di certo non basta – dice stemologica.
Basaglia – «ridurre nella psichiatria l’ideologia Certo Basaglia non disprezza di essere ricorda-
medica a favore di quella sociologica»: si otter- to come uno psichiatra che si è “situato”; ma lui
rebbero solo nuovi effetti di menzogna e di oc- stesso aveva previsto che la straordinaria no-
cultamento. Il «riconoscimento autentico» del vità, le prospettive aperte dalla sua esperienza e
sociale consiste nell’attraversare tutte le «impli- dal suo pensiero nell’agire psichiatrico di que-
cazioni sociali presenti nella malattia»12. In altre sto secolo sarebbero state oscurate da nuove ri-
parole, se la psichiatria è fatalmente obbigata ad mozioni dopo la riforma. Poiché la Legge 180
includere il sociale nelle proprie pratiche, dovrà sgravava la psichiatria del suo carico di control-
impegnarsi “praticamente” a riconoscerlo, cioè lo dei comportamenti, integrandola per la pri-
a ri-costruirlo nella propria esperienza un pezzo ma volta pienamente nel sanitario (in ciò costi-
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
tuendo anche per Basaglia un compromesso), ni umane nelle “istituzioni totali”15) vengono
molti hanno ritenuto subito dissolte le antino- qui imboccate senza esitazione alcune direzioni
mie che il pensiero basagliano ha individuato di analisi che non saranno più abbandonate.
nel cuore del paradigma medico della psichia- Le argomentazioni ricevono dal gruppo gori-
tria, lungo tutta l’ampiezza del tracciato clinico ziano eccezionale rigore e autorevolezza nel lo-
della malattia mentale. ro coincidere con la mappa del “che fare” nel
Un’eziologia e una patogenesi oscure e confuse; rovesciamento delle finalità e dell’organizzazio-
una nosografia costruita sulla falsa riga di quella ne dell’ospedale psichiatrico. Attraverso l’espo-
neurologica; una sintomatologia – psichica – che sizione in pubblico del procedere graduale ed
sorregge classificazioni diagnostiche prive – tut- incerto di un’impresa di cambiamento, la psi-
te – di un substrato organico accertato. «La ma- chiatria per la prima volta cerca la verifica del-
lattia mentale – scriveva Risso negli anni di Go- le proprie pratiche fuori di sé, in un altro da sé.
rizia – è uno stato di cui non si conosce ancora L’asse principale dell’analisi che viene suggerita,
l’origine, mentre viene dato per scontato che su cui tutto andrà a convergere sempre più
questa origine non possa essere che organica»14. esplicitamente negli scritti degli anni successivi,
E poi una diagnosi, che anziché includere il me- riguarda lo statuto d’eccezione di un sapere che,
dico come responsabile della soluzione, in pro- avendo inscritto nel proprio mandato e nell’idea
porzione della gravità lo alleggerisce, lo esonera, della guarigione il ritorno della persona alla nor-
mentre parallelamente stigmatizza, cioè danneg- malità, non riesce a determinare autonomamen-
gia colui/colei che la riceve. Una cura che sem- te i parametri della normalità. E come potreb-
pre isola, separa, cioè decontestualizza la malat- be? Quale normalità, definita da chi e in rap-
tia situandola nella mente e nei comportamenti porto a che cosa? A partire da questa falsa au-
del suo portatore, spezzando in un nuovo co- tonomia della norma, che la psichiatria chiusa
strutto la continuità della storia della persona, i nel manicomio non determina ma subisce, si in-
suoi ruoli sociali e i legami della co-esistenza. nesca una catena di terrificanti conseguenze.
Una guarigione/riabilitazione che viene pro- «Nella sua routine, la cui finalità sembra essere
messa solo in quanto il singolo si rieduca, si ria- lo smistamento fra ciò che è normale e ciò che
datta alla normalità di cui si è ammalato e da cui non lo è – scrive Basaglia nella prefazione a Che
è stato espulso. Nell’introdurci a queste antino- cos’è la psichiatria? – questo sapere rigido e dog-
mie, già nell’incipit di Che cos’è la psichiatria? matico, questa scienza diventata ideologia riesce
Basaglia ci avverte della loro natura non teoreti- del suo oggetto di ricerca solo a ribadire la di-
ca. Non si tratta qui dei modi, per quanto con- versità e l’incomprensibilità, precludendosi
troversi, che una disciplina utilizza per fondare qualsiasi possibilità di azione nel momento stes-
e produrre le proprie conoscenze nel rinvio tra so in cui, utilizzando un certo numero di sinto-
la teoria e la pratica, tra l’ipotesi scientifica e la mi, crea il fantasma della malattia». Emettendo
verifica di realtà. Sono invece strutture parados- la diagnosi come per magia lo psichiatra perde il
sali e antinomie irriducibili dell’agire psichiatri- suo oggetto; «l’essere umano sfuggirà ai suoi oc-
co: talmente immanenti da generare ad ogni chi una volta codificato definitivamente nel ruo-
passo concatenazioni necessarie, automatismi lo di malato e tradotto in un nuovo status»16.
scientifici, “routines tecnicamente perfette”. La Dunque, fra le diverse scienze mediche la psi-
perfezione di queste routines – dice Basaglia – chiatria possiede il potere speciale di creare ex
consiste nel rendere insignificanti i “fatti veri” e novo uno status. Come diceva anche Goffman,
nel creare “nuovi fatti” che, mentre annientano sostituisce i ruoli sociali, che la persona prima
l’identità personale del malato, rendono impo- bene o male possedeva, con un unico ruolo che
tente e passivo, ininfluente e insignificante il si gioca fuori dalle metafore del teatro: l’attore-
ruolo del curante, se non fosse per le gerarchie malato non avrà più altre maschere da indossa-
dell’autorità e della forza che presiede. re. Non ce la farà con le sue forze ad uscire dal-
Riprendendo e ampiamente citando i risultati le regole di una rappresentazione che sarà ob-
della ricerca condotta da Erving Goffman già bligato a recitare ininterrottamente, giorno e
alla metà degli anni ’50, (la mole enorme di pro- notte, qualsiasi cosa dica o faccia, mentre gli al-
ve empiriche e osservazioni accurate, raccolte tri – i medici, gli infermieri – potranno di volta
nel Saint Elisabeth Hospital di Washington da in volta riposarsi, astenersi, uscire di scena, in-
un sociologo allora quasi sconosciuto e non par- dossare altre maschere.
ticolarmente interessato a contestare la psichia- L’atto medico-psichiatrico, oltre che avvallare
tria, bensì a descrivere gli effetti delle interazio- decisioni di esclusione prese altrove e agite da al-
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
tri, dev’essere colto – dice Basaglia in altro testo persona dice, pensa, sente o crede diventa og-
del ’69 – come la legittimazione scientifica del getto di una valutazione essenzialmente norma-
togliere-sradicare la persona dalla realtà. Questa tiva: viene cioè giudicato come più o meno ade-
cancellazione dal reale avviene introducendo guato al contesto sociale di riferimento, dato
una suddivisione manichea tra ciò che si com- che è là che si tratterebbe eventualmente di rin-
prende (il buono, l’umano, il giustificabile) e ciò viarlo. In seguito, nell’adattamento all’istituzio-
che resta incomprensible (il cattivo, l’osceno, il ne, tutto ciò che la persona sente, crede o pensa
ripugnante, l’inaccettabile)17. Poiché ai fini della verrà screditato, profanato, annientato. Durante
cura si esige una dele- il tempo della cura –
ga completa al potere infinito, indetermina-
medico da parte della to – tutto ciò che la
famiglia e della comu- persona cercherà di
nità, la distanziazione agire diventerà sinto-
che lo psichiatra sta- mo e sarà reso coe-
bilisce rispetto al ma- rente con la classifica-
lato non ha conse- zione diagnostica.
guenze solo metafori- Non le verrà conces-
che o transitorie, giu- so di fare nulla che
stificate dall’interven- non rientri nel ruolo
to su una parte loca- di malato, anche se la
lizzata del corpo o su guarigione dovrebbe
una specifica disfun- essere commisurata
zione. La sospensione proprio sulla sua ca-
del malato dai ruoli pacità di smettere di
sociali sembrerebbe essere solo questo18.
ricalcare una regola
aurea della medicina Totalità e totali-
ospedaliera affinché il tarismo Se Basa-
medico possa dispor- glia si fosse limitato a
re della parte malata a suo piacimento o – come denunciare queste circolarità paradossali, diven-
voleva Parson – per sanzionare la malattia co- tate per noi adesso sempre più chiare e pregnan-
munque e sempre come devianza, incoraggiando ti, avrebbe contribuito a fare della buona lettera-
la persona attraverso un sistema di restrizioni a tura psichiatrica e niente più. Per quanto la pre-
rientrare il più presto possibile in ruoli sociali fazione a Che cos’è la psichiatria?, contenga già
anche indesiderati. Ma in psichiatria le cose van- tutti gli enunciati principali, nessuno allora pote-
no in altro modo. va prevedere fino a che punto, nel suo oltranzi-
Intervenendo su ciò che si è sviato nelle con- smo fenomenologico, Basaglia avrebbe preso sul
dotte e deviato nei comportamenti, dato il pre- serio la sfida e la promessa di attenersi alla realtà
supposto che tali condotte derivano da una delle conseguenze che quei paradossi avevano,
malattia fisica, lo psichiatra applica la cura so- oltre che sul malato, sul rapporto tra il medico e
lo sul portatore dei comportamenti anziché sul il malato, tra l’istituzione psichiatrica e la medi-
contesto e nelle relazioni, in tutto ciò che è sta- cina, tra la psichiatria e il sociale.
to distrutto o turbato nell’organizzazione so- Era la realtà di un malato povero e senza dirit-
ciale e familiare. Invece di ricostruire le media- ti, escluso perché inservibile e improduttivo; un
zioni tra il malato e il mondo, e di preoccupar- medico onnipotente, ma completamente inca-
si di ciò che è in pericolo per la persona in que- pacitato a sostenere qualsiasi livello del reale,
ste mediazioni, la psichiatria si appropria del- reso passivo e destinato anche contro volontà
l’intero corpo della persona in cui viene depo- ad amministrare una violenza brutale e auto-
sitata la pericolosità sociale. matica. Era l’eccesso di autonomia della norma
Come dirà anche Goffman, anzichè intervenire dentro i muri della psichiatria, che misurava in
sul sé più esterno, sulle immagini del sé che la realtà una completa mancanza di potere nel de-
persona o gli altri hanno pervertito o distorto, lo cidere alcunché, un essere succubi della norma
psichiatra è legittimato ad agire il rifacimento di stabilita altrove, da altri.
tutta l’identità, di tutto il sé più vero e intimo Comincia qui l’azione instancabile di Basaglia nel
dell’individuo. Nell’anamnesi tutto ciò che la ribadire che la psichiatria non è libera, nel suo
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
proprio statuto, di accedere a una dimensione sposizione della scienza medica a trattare gli es-
teoretica, speculativa, metodologica. Non può in- sere umani come cose, ignorando per principio
terrogarsi veramente sulle sue antinomie e sui le condizioni in cui si svolgono gli esperimenti?
suoi fallimenti e l’ospedale psichiatrico lo dimo- Questo è anche il senso delle parole di Basaglia
stra. Qui, dove la scienza ha voluto erigere uno all’indomani della Legge 180, quando dirà che la
spazio di autonomia, definire un proprio tempo chiusura dei manicomi era da considerarsi
nel riapprendimento della norma, riprodurre nient’altro che un elementare atto di giustizia, un
l’organizzazione societaria in un doppio, distan- ultimo capitolo della guerra di liberazione21.
ziare l’oggetto di cura Insieme, ma anche al
dalla sua realtà per as- di là della valutazione
sicurare un riparo alla storica, Basaglia sarà
ricerca, proprio qui la continuamente gui-
psichiatria si è sottrat- dato dalla disposizio-
ta a qualsiasi possibi- ne a respingere tutto
lità di verifica dei ri- ciò che nei saperi
sultati. Si è autoaffer- pretende al modello,
mata come pura spe- alla riduzione a senso
culazione, cioè come unico della totalità, al
sperimentazione tota- significato. In questa
le e totalitaria. avversione si potreb-
Indubbiamente vi era be inquadrare il suo
in Basaglia, ancor pri- rapporto con l’istitu-
ma di accostarsi all’o- zione psicanalitica e
spedale psichiatrico, con le psicologie cli-
la personale disposi- niche: non la condan-
zione a indignarsi con na, che non era nel
le diverse forme in suo stile pronunciare,
cui si manifestava il ma l’ostilità che ripe-
totalitarismo, da lui tutamente ha manife-
colto prima di tutto come macchina di produ- stato verso l’impiego di tecniche psicoterapiche
zione del falso e dell’assurdo. In questa indigna- o psicanalitiche nel processo di cambiamento
zione egli sembrava quasi indifferente alle di- dell’organizzazione psichiatrica. Come se leg-
mensioni – più grandi, epocali e “storiche”, o gesse nei modelli e nella loro reductio ad unum
più minute e quotidiane – in cui la sopraffazio- un vizio soggiacente a tutti i saperi che, nelle
ne del totalitarismo si presentificava, le cui for- soluzioni che promettono, pretendono di legit-
me e figure venivano da lui subito spogliate di timarsi e di riprodursi in un Ego tecnico-scien-
qualsiasi ridondanza e ricondotte all’elementa- tifico. L’errore poi in definitiva di voler sostitui-
rità degli interessi cui servivano. Spesso raccon- re, a ciò che nel totalitarismo psichiatrico entra
tava che proprio nel suo rapporto con la medi- in crisi, un qualsiasi altro sapere che pretenda
cina, prima ancora che con la psichiatria, aveva alla totalità. Vizio ed errore che diventano negli
sentito l’odore di questa sopraffazione mortife- anni ’70 la principale minaccia, fascinazione e
ra: l’odore della sala anatomica, simile a quello seduzione di un sapere migliore, più buono e
della prigione dov’era stato rinchiuso da stu- giusto, da cui occorreva proteggere le pratiche
dente in lotta col fascismo, simile a sua volta al- nascenti nella precaria, conflittiva trasformazio-
l’odore speciale dei manicomi19. ne dell’organizzazione manicomiale. Proprio
L’analisi dell’istituzione totale veniva dunque a allora, quando i “soggetti” delle pratiche dove-
proposito a confermare la visione della psichia- vano ancora costituirsi, e l’infermiere insieme al
tria come una delle grandi macchine sperimenta- medico erano obbligati a sporcarsi le mani in
li messe a punto secondo la logica del laborato- un fare molto concreto, la realtà doveva restare
rio, applicate alla manipolazione e al controllo per forza aperta e multiforme.
delle grandi masse umane nelle società industria-
li20. Non era il nazismo ad aver giustificato con la Un posto vuoto Così, per tutto quel tem-
sperimentazione medico-clinica i campi di ster- po che è stato necessario a dimostrare la possi-
minio? Coincidenza tragica dell’asservimento bilità di uscire dal manicomio, per tutti gli ulti-
della medicina a teorie sociali totalitarie, o predi- mi vent’anni della sua vita dedicati a questo,
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Basaglia sembra impegnarsi a presidiare un po- gruppo goriziano si presenta carico di libri: au-
sto vuoto22, che deve restare vacante. Vorrei tori che studia, traduce e divulga; quasi a dire
soffermarmi nell’ultima parte del mio interven- «Ecco qui, le prove provate ci sono già tutte».
to proprio su questo punto, lì dove si sono ac- Se mai la domanda che Basaglia sollevava, inter-
cumulate le obiezioni e le critiche, le distinzio- loquendo con la psichiatria riformatrice euro-
ni e le rotture da Basaglia anche da parte di chi pea, era: «Perché queste prove non bastano?».
gli sembrava spontaneamente alleato negli stes- Ad esempio non bastavano agli psichiatri fran-
si obiettivi. Ad esempio l’accusa che gli veniva cesi che fin dalla seconda metà degli anni ’40 si
mossa di aver lasciata irrisolta la domanda del erano impegnati a smontare il malentendu psi-
terapeutico e scoperta la questione della relazio- chiatrique. Avevano prodotto una pregevole
ne o – come altri dicevano – “dell’ascolto della quantità di riflessioni critiche, anche molto ra-
follia”. L’accusa poi di aver negato, insieme al- dicali, seguendo diverse ispirazioni: sociologi-
l’istituzione repressiva – arretrata, arcaica – la che, psicanalitiche, di riorganizzazione del mo-
validità e la ricchezza dei saperi accumulati nel- dello assistenziale. Avevano fatto evolvere le co-
le psichiatrie e nelle psicologie moderne, ribut- noscenze sul rapporto medico-malato, discusso
tando tutta la questione sul sociale. E anche approfonditamente le teorie dei gruppi e lo psi-
l’accusa, all’origine soltanto imbecille, che tra- codramma di Moreno. In alcune esperienze lo-
sformava l’atto basagliano del “mettere la ma- cali era stata riorganizzata e mobilitata tutta l’i-
lattia fra parentesi”, di nobili ascendenze feno- stituzione, con la nascita di club terapeutici e in
menologiche, nella negazione pura e semplice quella che Daumezon chiamava une clinique
della malattia mentale, da cui derivava l’altra d’activitées. Ma già alla metà degli anni ’50, e in
imputazione di aver appiattito la lettura della maniera sempre più sostenuta nei primi anni
malattia nelle categorie di un determinismo so- ’60, le differenti sperimentazioni derivate dal
ciale e sociologico. La stupidità del lemma “la movimento unitario di psichotérapie institutio-
malattia mentale non esiste”, che attualmente nelle erano confluite o nel tentativo di rilegitti-
ha esaurito i suoi effetti, ha avuto in premio per mare l’autonomia del terapeutico (nella varian-
alcuni anni una divulgazione che non è stata pri- te lacaniana del movimento, con Tosquelles e
va di influenze sul senso comune, se non altro Oury23), o nella rifondazione scientifica della
nel fornire argomenti a un nuovo mistero. psichiatria (nell’indefesso lavoro sincretico
Documentare puntualmente le circostanze sto- svolto da Henry Ey con la sua rivista, L’évolu-
riche di queste formulazioni accusatorie sareb- tion psichyatrique), o nell’organizzazione tecni-
be una ricerca molto remunerativa, il tema al- co-amministrativa del settore (in cui si teorizza-
meno di un libro, che potrebbe tra l’altro svela- va una vera e propria psicocrazia da parte della
re i diversi codici di incoerenza, etica e pragma- psicanalisi ortodossa). L’atto ufficiale di rottura
tica, che si spartivano in quegli anni il campo dell’unità del movimento veniva, proprio da
della psichiatria, e la violenza neanche tanto dis- Tosquelles, ricondotto alla discussione sulla
simulata in quelle che dovevano essere civili di- formazione psicanalitica degli infermieri, nello
spute tra tecnici della psiche e scienzati della scontro tra le due nozioni di entourage o di
mente. Non posso qui fare nulla di tutto ciò; de- équipe, sostenute da opposte correnti24.
vo invece riprendere la coerenza di Basaglia nel- La vicenda francese, forse perché geografica-
l’approfondire e nell’attenersi alla realtà di quel- mente e culturalmente più vicina, era anche la
le antinomie dell’agire psichiatrico già chiara- più paradigmatica per Basaglia. Gli offrì soste-
mente enunciate in Che cos’è la psichiatria?. gno nella lungimiranza di prevedere, già nei
Anche leggendo gli scritti degli anni immediata- primi anni ’70, quel nascere di tante psichiatrie
mente successivi ci si accorge che l’intento di litigiose e inette che lasciavano il paradigma
Basaglia non è anti-psichiatrico: non si limita medico-asilare saldamente al centro del dispo-
cioè a contestare le basi mediche e scientifiche sitivo dell’assistenza, finché sarebbe stato via
della psichiatria. Revocarne in dubbio l’autorità via indebolito negli anni ’80 e ’90 solo d’auto-
e la legittimità non era un fatto originale e nuo- rità amministrativa, per la crisi del Welfare.
vo né in quell’epoca, né nelle cicliche revisioni Certo è dal confronto con la psichiatria più
di paradigma che la psichiatria aveva conosciu- avanzata, europea e nordamericana (oltre che
to fin dal suo nascere. Oltre a Goffman, i Basa- con i francesi, con Maxwell Jones e con la rifor-
glia avevano già letto e scritto della ricerca di ma kennediana dei Center Mental Health) che
Foucault; e poi Martin, Stanton e Swarz, Burton Basaglia si convince che i paradossi della psi-
e molti altri. Alla prima uscita in pubblico il chiatria manicomiale non si estinguono nell’o-
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
incontro con il reale, poiché sfugge alle verifiche comprendere qualcosa che anche nel ’68 non
che attraverso la realtà potrebbe attuare, la psi- eravamo liberi di capire: che cosa significava ren-
chiatria – scrive Basaglia – continua a fare della dere pubbliche le registrazioni delle assemblee
letteratura, dell’ideologia, e rischia adesso di sa- dei malati di Gorizia sul lavoro e sui soldi. Quel-
turare il suo senso di colpa in un impulso uma- le scene, in cui il malato si esprime come un nor-
nitario, capace soltanto di confondere nuova- male essere umano, vennero fraintese dalla mag-
mente i termini del problema. Il malato, che è gioranza come la possibilità di fare qualcosa di
un povero, rischia ora di diventare il “povero positivo dentro ai manicomi: una “buona comu-
malato” per il quale nità terapeutica”. Gi-
necessita progettare ocando onestamente
nuove strutture a ca- sull’ambiguità degli
rattere prevalente- altri, Basaglia ottenne
mente riparatorio; il grazie a questo equi-
“cattivo malato” ri- voco molti consensi
schia di diventare il da tutte le parti, nella
“buon malato” da pedagogia cristiana
reintegrare nella so- come nell’etica comu-
cietà attraverso nuove nista. Il mondo della
strutture terapeutiche follia prometteva di
il cui scopo dovrebbe uscire dal suo scanda-
essere quello di co- lo e di rappacificarsi
munque preservare e con i valori dell’uma-
garantire la società da nità e della scienza.
quella diversità che la malattia mentale continua Ora sappiamo che nel mostrare quelle scene di
a rappresentare. Di fronte a questi nuovi scena- “normalità” le ragioni erano proprio quelle che
ri di ambiguità, in cui è grande il potere delle Basaglia esplicitava: il bisogno disperato che la
parole di designare o di ricoprire, Basaglia cita psichiatria aveva, nell’ambito in cui era obbliga-
il discorso di Sartre sul ruolo della letteratura, ta a stare e non avendo a disposizione nient’al-
attraverso l’esempio della distanza incommen- tro, di trovare un limite, alla propria impoten-
surabile che separa la fame di un bambino dal za/onnipotenza, nella realtà del suo proprio ma-
potere di un libro. Scriveva Sartre: «…se è l’e- lato. Attribuendo all’internato parti di norma-
mozione che provo davanti alla fame che mi lità, fornendogli gli elementi per attaccarsi a una
spinge a scrivere, non è possibile riempire quel qualche realtà si otteneva l’effetto di obbligare
vuoto. Per lottare contro la fame bisogna cam- medici e infermieri a “situarsi” di fronte a un
biare il sistema politico ed economico, e la let- malato che poteva esigere qualcosa da loro. Un
teratura non può giocare in questa lotta che un modo per trasformare – scriveva Franca Basa-
ruolo secondario. Un ruolo secondario che glia – l’aggressività malata, la sola che la psi-
però non è nullo. C’è un’ambiguità nelle paro- chiatria riesce a produrre, in una aggressività ve-
le: da un lato non sono che “parole”, “lettera- ra, rivendicante un qualche contratto28.
tura”; dall’altro designano qualcosa, e a loro È solo l’inizio di un nuovo paradigma, che per
volta agiscono su ciò che designano: modifica- noi oggi si traduce nell’imperativo di non attri-
no. Conservando fermamente questa ambi- buire più alla persona sofferente solo il ruolo di
guità, lo scrittore non deve sacrificare né l’uno malato, ma di lasciare – fare in modo – che ab-
né l’altro aspetto delle parole. Solo così si sarà bia sempre almeno un altro ruolo con il quale
già a buon punto per fare la vera letteratura: – difendersi dagli attacchi che subisce prima di
una contestazione che contesta se stessa». tutto dai curanti, cioè da noi. Affinché possa
Vi sono analogie – dice Basaglia – tra il bambi- scegliere fra l’identità di malato e almeno un’al-
no affamato davanti al quale non resiste nessun tra identità, in maniera da proteggere e con-
libro, e il malato che per il fatto stesso di esiste- trollare il più possibile la sua immagine, il suo
re così com’è contesta la psichiatria. Perciò la self esterno nel rapporto con gli altri. A questa
psichiatria deve trovare la propria verifica nella questione si collega – e anche Basaglia esplici-
realtà di questo malato; e nella realtà che ha tamente collegava – il dislivello di potere tra il
prodotto questo malato deve trovare gli ele- malato e l’operatore che bisogna colmare se si
menti di contestazione per contestare se stessa27. vuole agire la tendenziale reciprocità quale con-
Queste precise e chiare parole ci servono oggi a dizione indispensabile al rapporto di cura. È un
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
tuzioni: l’eredità di Franco Basaglia, organizzato a Udi- e pratica della comunità terapeutica, Etas Kompas, Mi-
ne dal Dipartimento di Salute Mentale in collaborazio- lano, 1970.
ne con la Scuola Europea di Psicoanalisi. Sezione Ita- 12. ib.
liana (Sisep), 22 maggio 1998. 13. Con il saggio di Franco Basaglia Le istituzioni della
2. Platone, Fedro, a cura di Giovanni Reale, Fonda- violenza si apre L’istituzione negata - Rapporto da un
zione Lorenzo Valla, Mondadori, Milano, 1998 (cito li- ospedale psichiatrico (a cura di Franco Basaglia), Einau-
beramente dalla quinta parte del dialogo e dal com- di, Torino, 1968.
mento del curatore). 14. Michele Risso, Presupposti a una psicoterapia istitu-
3. Tracce di discussione su “pedagogia istituzionale” e zionale, in Che cos’è la psichiatria? (a cura di Franco Ba-
“pedagogia del potere” è contenuta nel mio testo Fasi saglia), Einaudi, Torino, 1973.
della deistituzionalizzazione: alcune parole-chiave, in G. 15. Erving Goffman, Asylums, Einaudi, Torino, 1969.
Gallio, M. G. Giannichedda, O. De Leonardis, D. 16. Introduzione a Che cos’è la psichiatria?, cit.
Mauri (ed.): La libertà è terapeutica? L’esperienza psi- 17. Franco Basaglia, in Scritti, pp. 47-72, vol. ii, cit.
chiatrica di Trieste, Feltrinelli, Milano, 1983, pp. 24-30. 18. Cfr. Tom Burns, Erving Goffman, Il Mulino, Bolo-
4. Faccio qui riferimento ad alcuni interventi conte- gna, 1997.
nuti in Follia e paradosso - Seminari sul pensiero di Fran- 19. «Quando entrai per la prima volta in una prigione
co Basaglia, primo tentativo di una rilettura di testi di ero studente di medicina. Lottavo contro il fascismo e
Basaglia da parte di giovani filosofi (a cura del Labora- fui incarcerato. Mi ricordo della situazione allucinante
torio di filosofia contemporanea di Trieste (diretto dal che mi trovai a vivere. Era l’ora in cui venivano portati
prof. Pieraldo Rovatti) e del Centro Studi e Ricerche fuori i buglioli dalle celle; vi era un odore terribile, un
per la Salute Mentale del Friuli-Venezia Giulia. Edizio- odore di morte. Mi ricordo di aver avuto la sensazione
ni «e», Trieste, 1995). di essere in una sala di anatomia dove si dissezionano i
5. L’utopia della realtà è il titolo di un saggio di Fran- cadaveri. Quattro o cinque anni dopo la laurea divenni
co Basaglia, in Scritti, Vol. 2, Einaudi, Torino, 1982. direttore di un manicomio e, quando entrai là per la
6. F. Basaglia, Conferenze brasiliane, a cura di D. De prima volta, sentii quella medesima sensazione. Non vi
Salvia e A. Reale, Collana dei Fogli di Informazione, era l’odore di merda, ma vi era un odore simbolico di
Centro di documentazione, Pistoia, 1979. merda. Mi trovai in una situazione analoga, una inten-
7. Circa il significato e le ricorrenze del termine “reci- zione ferma di distruggere quella istituzione» (F. Basa-
procità” in Basaglia (cfr. anche nell’ultima parte di que- glia, Conferenze brasiliane, cit, p. 38).
sto testo), si osserva l’imparentamento di questa nozio- 20. Definizione di istituzione totale in Goffman, cit.
ne a quella di “potere” e di “uguaglianza”, cioè di ca- 21. F. Basaglia, G. Gallio: La vocazione terapeutica. Per
pacità di “contratto” del malato nel rapporto con il cu- un’analisi critica della “via italiana” alla riforma psichia-
rante. Ciò appare evidente anche dall’esempio da lui trica. In Salute Mentale. Pragmatica e complessità, a cura
utilizzato per spiegare questa nozione in una delle con- di Augusto Debernardi, Roberto Mezzina, Bruno Nor-
ferenze brasiliane. Dice Basaglia: «… nel manicomio cio. Ed. Trieste, 1992. Collana Per la Salute Mentale,
non si può mettere in pratica nessuna terapia a causa Centro Studi Salute Mentale, Vol ii.
della relazione di potere del medico sul malato. La te- 22. ibidem.
rapia ha senso quando esiste reciprocità tra malato e 23. Là dove, nella teorizzazione dello spazio della fol-
medico, e la terapia analitica come mezzo di gestione è lia, paradossalmente accadde a un certo punto che la
molto significativa a tale riguardo. All’interno della te- parola institionalisation designasse l’inverso e il contra-
rapia analitica la cosa più importante è il denaro; cioè il rio dell’analoga parola anglosassone, che anche noi ab-
paziente deve pagare. Questa situazione – e non sto di- biamo adottato per designare gli effetti devastanti del-
cendo se sia giusta o sbagliata – pone medico e pazien- l’ospedale psichiatrico sul malato. Cfr. fra gli altri:
te in una posizione di uguaglianza: il medico ha un ruo- J.Oury, Thèrapeutique institutionnelle, Enciclop. Medi-
lo per il denaro che riceve, e il paziente per il denaro co-Chirurgical, 1972, 37930 G(10); «Quelques problè-
che dà. Questa è una situazione di reciprocità, e i due mes théoriques de Psychothèrapie institutionnelle»,
sono impegnati nel trattamento terapeutico» (Confe- 1967, Recherches, numero speciale “Enfance alienée”.
renze brasiliane, cit., p. 33). 24. François Tosquelles, Histoire critique du mouve-
8. Sul carattere “costrittivo” e vincolante delle prati- ment de psychothérapie institutionnelle dans les hopi-
che, secondo la logica dell’esperimento, si dovrebbe taux psychiatriques français, in Psychot. Institutionnelle,
più ampiamente riflettere. n. 2-3, 1966. Inoltre, dello stesso autore: Le travail thé-
9. Sulla nozione di realtà in Basaglia ho scritto anche rapeutique à l’hopital psychiatrique, 1967, Scarabée ed.,
nel testo Il pensiero del confronto planetario, in Salute Paris; Désir et institution, 1973, Récherches n.11.
Mentale - Pragmatica e complessità, a cura di A. Deber- 25. cfr. La maggioranza deviante, a cura di Franco e
nardi, R. Mezzina, B. Norcio. Ed. Centro studi e ricer- Franca Basaglia, Einaudi, Torino, 1969.
che regionale per la salute mentale del Friuli-Venezia 26. Cfr. la voce Follia/delirio, di Franca Basaglia Onga-
Giulia, Trieste, 1992, vol. ii. ro, Enciclopedia Einaudi.
10. Roland Barthes, La camera chiara. Nota sulla foto- 27. In Prefazione a Che cos’è la psichiatria?, cit.
grafia, Einaudi, Torino 1980, pp. 6-7. 28. Franca Ongaro Basaglia, Commento a Erving Goff-
11. Franco Basaglia, Franca Basaglia Ongaro, Ideologia mann, in Che cos’è la psichiatria?, cit.
36
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
La Comunità Terapeutica
e i destini della cura
Francesco Stoppa
Premessa Questo intervento L’istituzione tradizionale ha quella cioè del rapporto tra il par-
prende le mosse da una rivisita- avuto per il ricoverato la fun- ticolare e l’universale –, l’unica so-
zione di alcuni testi di Franco Ba- zione che una madre schizo- luzione fondata sta nel percorso e
saglia, in particolare quelli dedi- frenogena ha per il figlio cui non nel raggiungimento di un
cati al tema della Comunità Tera- impedisce l’evoluzione natu- obiettivo prestabilito; nella fatti-
peutica [d’ora in poi: Ct]. rale e spontanea che lo porte- specie, in quei percorsi capaci di
Una prima proposta di lettura rebbe a staccarsi da lei. Ma produrre una costante trasforma-
potrebbe intitolarsi così: Il pro- non è detto che tutte le isti- zione degli equilibri istituzionali.
blema di fondo non è il manico- tuzioni (come non tutte le
madri) abbiano da essere ca-
La pratica della trasformazione è
mio. Sarebbe infatti un errore stratrici e schizofrenogene. l’unica garanzia affinché il sog-
confinare il pensiero di Basaglia (Da Corpo e istituzione di getto possa abitare con una certa
all’interno di una questione con- Franco Basaglia). creatività le istituzioni del socia-
tingente a una certa epoca e alle le. Per non esserne vittima non
condizioni che potevano esserle proprie, così può che darsi da fare per rinnovarne o rilan-
come sarebbe riduttivo relegare il suo contri- ciarne il senso.
buto teorico al solo campo della psichiatria. C’è, però, anche un interesse clinico che respi-
In realtà, ciò che è al cuore di quel pensiero è la ra sotto tutte le considerazioni etiche e politi-
più complessa questione del rapporto tra il sog- che contenute negli Scritti, nonostante la prio-
getto e l’istituzione. Si avverte tra le righe degli rità storica data al bisogno di avviare il proces-
Scritti che il problema dell’istituzione totale – so pratico di deistituzionalizzazione. Ci ritor-
che nel presente tanto lo impegna – in un certo nerò, ma c’è da dire subito che si tratta di una
senso a Basaglia sta già stretto, consapevole clinica che delinea un soggetto per il quale le vi-
com’è di come, dopo l’era del manicomio, si cissitudini intrapsichiche e quelle sociali si in-
apriranno nuove, più moderne e più sofisticate trecciano insieme, facce di una stessa medaglia
forme d’istituzionalizzazione. che è la vicenda che lega il destino del singolo
È proprio la Ct – da lui adottata come stru- all’Altro: alla famiglia, al linguaggio, alle istan-
mento di trasformazione dell’Ospedale psichia- ze e ai luoghi che istituiscono, fin dall’esordio,
trico –, con la sua tendenza a farsi ideologia, ad il suo vivere.
anticipargli questa certezza. Il pericolo di se- Si tratta di una dialettica su cui è bene farsi po-
gregazione insito nella relazione soggetto/isti- che illusioni, come ben sapeva anche Freud,
tuzione è dunque, anche nelle nuove realtà isti- perché all’ordine universale il soggetto è chia-
tuzionali, sempre immanente, potenzialmente mato a sacrificare qualcosa del proprio essere,
capace di dischiudere esiti letali sul singolo e della propria libertà e della propria particola-
sulla comunità. rità. Ciò non deve comportare necessariamente
Non che Basaglia pensi che si tratta di un pro- un obbligo alla rassegnazione. Se l’uomo ha un
blema che va risolto una volta per tutte. Anzi, compito etico prioritario, è proprio quello di
su null’altro insiste tanto, quanto sulla necessità costruire la propria esperienza senza appiattire
che le contraddizioni che sono proprie della la dimensione del particolare sull’universale (né
complessa vicenda soggetto/istituzione si man- viceversa), valorizzando e reinventando, invece,
tengano aperte, convinto che la ricetta vincente forme di organizzazione dell’esistenza capaci di
non stia, a tal riguardo, in un risultato realizza- far parlare tra loro queste due dimensioni.
to definitivamente. Anche perché ogni proces-
so compiuto rischia di ispessirsi in ideologia. La critica alla Comunità Terapeutica La
L’importante è anzi proprio superare la tentazio- posizione di Basaglia sulla Ct è riassumibile co-
ne di trovare la soluzione esaustiva, magari quel- sì: la Ct è stata – e noi possiamo, entro certi li-
la esportabile a ogni situazione. In realtà, trat- miti, dire è – indispensabile per introdurre pro-
tandosi della questione umana per eccellenza – cessi di trasformazione istituzionale. Tuttavia,
37
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
va presa per ciò che è, cioè uno strumento e Per questa via la Ct finisce per obbedire alla lo-
non un fine in sé. Consideriamone i pregi. Il cli- gica della «scienza organica», come la chiama
ma di libertà, di partecipazione e discussione Basaglia, quella che stereotipizza le dinamiche
che essa favorisce permette di mantenere aper- vitali da cui l’esperienza in origine era sorta. Il
to un dibattito sull’organizzazione esistente, processo di trasformazione in tal modo si are-
sulle suddivisioni dei ruoli e le forme di potere na, e prova ne è il fatto che ai pazienti viene co-
interne. È un salutare spazio di espressione del- munque indotta una forma d’identificazione al-
le contraddizioni, che porta ad interrogare la la nuova faccia dell’istituzione, questa volta po-
segregazione, innan- sitiva e democratica.
zitutto quella vigente Il cerchio istituzionale
nell’istituzione – che – affermano Franca e
riguarda pure il per- Franco Basaglia nel-
sonale, spesso segre- l’introduzione a Ideo-
gato in compiti di cu- logia e pratica della
stodia e non di cura psichiatria sociale di
–, ma poi anche la Maxwell Jones –, reso
condizione di segre- più elastico, non viene
gazione specifica di rotto ma in fondo for-
ciascun malato, il tificato. E per farci ca-
quale ha scarsa co- pire che la spinta che
scienza di sé e della viene a essere annac-
realtà, del proprio quata è proprio quella
ruolo, storia e malat- che sarebbe cruciale
tia. Grazie a tale modello è quindi possibile ai fini di un’autentica cura, e cioè quella virtù tra-
sfruttare ai fini della cura le contraddizioni rea- sformativa che presiede ogni rilancio possibile
li, e, a tal scopo, viene favorito un uso terapeu- del soggetto, rilevano come la nuova istituzione
tico di tutte le risorse dell’istituzione. Non va non sia che «l’esatto opposto della vecchia», ma
poi sottovalutato come, sia la possibilità di rela- non una sua reale alternativa.
zioni alla pari all’interno della comunità, sia la Nel suo contributo al libro a più voci L’istitu-
condivisione di regole sul senso delle quali si zione negata, Lucio Schittar rincara la dose.
può ragionare, siano passaggi implicitamente Quale era poi – si chiede –, nella Ct, al di là
importanti anche per la ricostruzione del rap- dell’ideologia, la reale partecipazione dei pa-
porto con se stessi. zienti al potere? Non si è forse prodotta una
Venendo ad una critica della Ct – soprattutto manipolazione di gruppo con sistemi moderni,
qualora essa si faccia sistema o ideologia, e si as- innovativi? E, soprattutto, non è forse vero che
solutizzi come modello generale, “scientifico” e l’integrazione di gruppo è avvenuta sotto la gui-
universale delle cure –, c’è subito da mettere in da del buon leader, sorta di resurrezione mo-
guardia dalla sua quasi naturale tendenza a di- derna del padrone, che lavora e dirige per un
ventare, sotto le spoglie di una trovata del tutto buon fine comune? Le tecniche di gestione pro-
democratica, una raffinata copertura delle con- prie del neocapitalismo si sono rivelate quindi
traddizioni. Essa infatti mira a proporsi come un funzionali al controllo sociale del comporta-
apparato comunitario che spiega, scioglie e ri- mento patologico. (Non potremmo anche oggi
solve le contraddizioni, imponendone una più dire qualcosa di analogo, a proposito dell’idea-
matura, adulta e cosciente interpretazione, senza le riabilitativo cognitivo-comportamentale, cioè
che tutto ciò, però, costituisca un percorso dei che è fatto della stessa pasta della logica dell’a-
singoli soggetti. (È una situazione che evoca una dattamento e della produzione?).
certa impostazione della psicoanalisi, propria E, in conclusione, Schittar cita un passo di
della cultura d’oltre oceano, secondo la quale Marcuse, dove questi si sofferma a dimostrare
tutta la contraddizione propria della divisione come, servendosi proprio della sociologia e
soggettiva andrebbe risolta grazie ad una sorta della psicologia, il potere neocapitalista svilup-
di graduale prosciugamento pi una forma ambivalente di
dell’inconscio – quindi di ciò Pazienti giocano progresso. Il progresso – viene
con un’assistente sociale.
che rappresenta l’impadroneg- Gorizia 1978. detto – soddisfa nel momento
giabile per definizione – da par- Foto di Carla Cerati. stesso in cui in realtà esercita il
te dell’io, forte e coerente). suo potere repressivo, e repri-
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
il cui corpo manca degli intervalli necessari alla proposto dalla vita istituzionale che «non gli
difesa della propria intimità, ma anche colui a consente di vivere, offrirsi, ed essere con gli al-
cui «è impedita l’esperienza dell’estraneità» (se tri avendo – insieme – la possibilità di salva-
non in termini persecutori), esperienza che in guardarsi, difendersi, rinchiudersi».
termini psicoanalitici chiamiamo, appunto, divi- Quest’ultimo passo – tratto dallo scritto Corpo
sione soggettiva. E, «nel tentativo di trascendere e istituzione – delinea già quale dovrebbe inve-
senza accettarsi nella propria fattità, essi [gli psi- ce essere il giusto ritmo di un’istituzione che
cotici] anziché alterizzarsi si alienano» (chi ha cura anziché produrre ulteriore alienazione.
conoscenza del semi- Abbiamo un doppio
nario di Lacan sulle movimento, di aper-
psicosi, ritrova qui le tura e chiusura, di co-
stesse questioni; una struzione di una
tale concordanza tra realtà di scambio atti-
autori così distanti è vo, ma anche, all’oc-
probabilmente dovu- correnza, di recupero
ta alla comune fre- dell’intimità.
quentazione teorica La cosa è confermata
di Merleau-Ponty, ol- da un accenno per co-
tre che di Sartre). sì dire winnicottiano
C’è di più: l’idea, im- (anche se in realtà Ba-
plicita nel passo che saglia fa qui ricorso
sto per citare, che la ad Husserl e alla pre-
psicosi consista nel- minenza che questi dà
l’impossibilità di crea- al mondo della vita,
re scansioni nel lin- cioè a quel campo di
guaggio, nella diffi- esperienza che l’uo-
coltà, in fondo, di mo fa ad un livello di
umanizzarlo. «Nel evidenze originarie e
rapporto con l’altro la pre-scientifiche, ante-
parola può essere ele- cedenti alle operazio-
mento di incomunica- ni logico-oggettuali
bilità se essa non na- proprie della scienza
sce da un intervallo, – e che anzi costitui-
da uno spazio in cui scono il fondamento
sia stata fatta propria: dal silenzio». Silenzio che di queste): «è dalla matrice della comunità vissu-
Basaglia invoca qui come la pausa grazie a cui il ta che il corpo emerge, così come è dalla comu-
mondo, l’altro, entrano nel corpo e vi risuonano, nità vissuta della madre con il figlio che il bam-
causando, in retroazione, effetti di soggettivazio- bino emerge come corpo». E ancora: «È perché
ne. Il silenzio è quindi il ricettacolo del proprio il corpo incorpora la comunità operativa prima
e dell’altrui essere. di ogni differenziazione esplicita di sé e dell’altro
L’esempio clinico che segue, quello relativo alla che la comunità può essere terapeutica…».
relazione col paziente mutacico, è estremamen- Ecco come una comunità può de-istituzionaliz-
te pregnante, laddove Basaglia intravede nell’a- zarsi: non abdicando ideologicamente a ogni
stensione dal linguaggio – quindi dall’interpre- possibilità di intervento curativo sul soggetto,
tazione invasiva da parte dell’operatore – l’oc- ma riprogettandosi anche come spazio transi-
casione che si apre nientemeno che per una re- zionale, come mondo prima del mondo, luogo
staurazione del narcisismo primario, nella con- di sfumature idoneo al rigenerarsi di quel nar-
divisione del silenzio che diviene allora fattore cisismo primario – dimensione difettosa nella
di riconoscimento reciproco. schizofrenia – da cui ha origine il soggetto co-
L’idea di Basaglia è che l’istituzione tenda a me corpo e come psiche. Si tratta di un sito pre-
raddoppiare lo stato d’alienazione originaria edipico e pre-egoico dove la dimensione del
del paziente, quello causato dalla sua malattia. Simbolico, delle regole e dello scambio, trova la
L’effetto alienante dovuto alla perdita dell’in- sua radice per così dire affettiva.
tervallo nella relazione col proprio corpo e con Come si vede, l’assolutamente salutare espe-
quello degli altri, di cui dicevamo prima, è ri- rienza dell’alterità, cioè dell’assunzione delle
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
differenze, va pensata all’interno di una dialet- ne, quindi la burocrazia, anziché girare a vuoto
tica dove è inclusa anche un’esperienza vissuta compiacendosi di se stessa, dovrebbe convertir-
fatta di una certa immediatezza e indifferenzia- si in un «atto terapeutico». Ora, perché all’isti-
zione, esperienza questa che tende poi a fissar- tuzione non sia troppo facile specchiarsi in se
si più a livello di inscrizione corporea diretta stessa, bastarsi, in essa deve farsi strada qualcosa
che di linguaggio mediato. Il vantaggio della dell’ordine della mancanza: per essere de-idea-
capacità di differenziare, cioè di simbolizzare, lizzata, essa deve mancare a se stessa.
è quello di permettere una trascrizione, in se- Bisogna che un anello dell’istituzione venga, al-
gni o significanti, di l’occorrenza, a porsi in
quella matrice reale posizione tale da con-
del soggetto, in mo- traddirla, cioè da de-
do tale che non vada completarla, da poter-
dispersa o non si in- la interrogare nei suoi
cisti nei sintomi. fondamenti: in ciò si
Ora, se la Ct può rap- sostanzia la posizione
presentare ancora un etica dell’operatore e,
mezzo efficace di cu- soprattutto, del grup-
ra, è in virtù del fatto po di lavoro.
che la sua struttura A condizione che sap-
aperta – per quanto pia essere aperto e
rappresenti solo un fondato non nell’u-
sembiante di socialità niformità, ma nell’u-
– rende possibile in- no per uno delle sin-
terrogare quotidiana- golarità che lo com-
mente il senso della pongono, il piccolo
convivenza, della re- gruppo è probabil-
gole che si dà, ma mente, oggi, la risorsa
proprio per arrivare a maggiore nel lavoro
interrogare il fonda- istituzionale al fine
mento delle regole so- del mantenimento di
ciali e della organizza- quell’intervallo e quel
zione della realtà nel silenzio che Basaglia
suo complesso. Il suo ritiene fonti di salute
vero obiettivo deve mentale. La cura è in-
essere quello di favorire una vivificazione del nanzitutto la custodia del posto del silenzio al-
fondamento simbolico delle relazioni. l’interno delle nostre istituzioni. Ma questo pun-
La pratica rivela spesso come, dal tentativo di to di silenzio, indispensabile alla parola, punto di
ridare complessità e dinamicità alle strutture scaturigine di questa, è anche necessariamente
istituzionali (dalla stessa Ct, alla famiglia, ad al- uno spazio di non-risposta. Bisogna sapere che
tri snodi sociali), derivi una ricaduta di effetti resistere alla tentazione di rispondere sempre, di
curativi sul singolo e sul gruppo. dare comunque, di operare per il bene degli al-
tri, comporta una trasformazione di sé, una rivi-
«Entrare nel rischio» In un testo del sitazione non sempre indolore del proprio ruolo.
1965, La Comunità Terapeutica come base di un Vale la pena di allargare un po’ il discorso per
servizio psichiatrico, a proposito della lotta svol- dire che la segregazione di oggi non è più tanto
ta contro l’istituzionalizzazione interna all’O- quella fisica dell’istituzione totale, quanto quel-
spedale psichiatrico e della rottura dei suoi ruo- la indotta dalla logica dei consumi; non la pri-
li cristallizzati, Basaglia afferma che si trattò di vazione, ma la saturazione, l’esilio degli interval-
entrare nel rischio. li e delle soste, giudicati improduttivi entrambi.
Per gli operatori, il rischio da assumere coincide, La segregazione della soggettività si esercita, og-
in fondo, con una dis-identificazione dall’istitu- gi, nella produzione di oggetti di soddisfazione
zione, con la messa in crisi della propria natura- in serie infinite, come antidoto all’emergenza
le tendenza a fare gruppo nella logica del potere delle contraddizioni strutturali del soggetto. Es-
o dell’ideale, che sono logiche dell’esclusione sa si esemplifica bene nell’universalizzazione
dell’alterità. Per Basaglia, la stessa organizzazio- delle cure, garantite standard, democraticamen-
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Questo titolo contiene due provocazioni. La C’è una data, innanzi tutto, che segna una sin-
prima provocazione sta nel definire Franco Ba- golare coincidenza di inizi: è il 1961, anno in cui
saglia un maestro di pensiero: non è accettabile Michel Foucault pubblica la sua prima grande
né per chi è contro Basaglia e ne disconosce le opera, la Storia della follia4, e Franco Basaglia
qualità intellettuali per considerarlo un pratico, diventa direttore del manicomio di Gorizia.
in fondo solo un ingenuo rivoluzionario, né per La Storia della follia si rivela subito un’opera
chi è con Basaglia perché definirlo maestro di straordinaria, assolutamente innovativa, inau-
pensiero può apparire una pericolosa intellet- guratrice di una nuova stagione di pensiero:
tualizzazione del suo messaggio. un’opera che ancora oggi rappresenta un pas-
La seconda provocazione sta nell’approcciare saggio ineludibile per chi voglia confrontarsi
Franco Basaglia come una proposta di lettura, con un discorso storico intorno alla follia. Però,
il che significa spostare immediatamente l’at- il piano di Storia della follia, come afferma Ro-
tenzione sul versante teorico, tralasciando bert Castel, è essenzialmente un «piano non
provvisoriamente l’evidenza e la priorità di una pratico»5. Il progetto che gira intorno alla Sto-
pratica anti istituzionale che ha letteralmente ria della follia non ha nulla a che vedere con la
rovesciato la psichiatria. scienza psichiatrica e psicologica, né tantome-
Qualcuno però potrebbe obiettare che Basa- no con progetti di trasformazione delle prati-
glia, quando cerca di definire il modo di fare che e delle istituzioni manicomiali. Foucault di-
cultura, sostiene decisamente che non si tratta ce chiaramente che la sua è una «storia non del-
di scrivere libri, ma di cambiare la realtà, di far la psichiatria ma della follia stessa, nella sua vi-
nascere pratica sociale nuova1. E tuttavia Basa- vacità, prima di ogni cattura da parte del sape-
glia stesso ha scritto dei libri, spesso grazie alla re»6; il testo è in primo luogo una tesi di dotto-
preziosa collaborazione di Franca Ongaro, libri rato, un lavoro universitario di argomento filo-
importanti che hanno rappresentato alla fine sofico, un progetto teorico su come pensare un
degli anni sessanta e negli anni settanta degli discorso della follia.
eventi culturali anche al di fuori dello specifico Tuttavia, Foucault, prima di scrivere questo li-
psichiatrico – si pensi alla fortuna de L’istitu- bro – fondamentale per tutto il suo percorso fu-
zione negata2 nel 1968 – e che hanno raccolto la turo di pensiero – è stato molto vicino ai saperi
collaborazione di buona parte dell’intellighen- e alle pratiche del mondo psi: il suo interesse,
zia del tempo – si pensi a Crimini di pace3 –, te- nato nei primi anni cinquanta alla Scuola Nor-
stimoniando i contatti ripetuti di Basaglia con male Superiore di Parigi, seguendo le lezioni di
Sartre, Foucault, Goffman, Laing, Castel ed al- psicologia generale e di psicologia sociale di
tri. Una proposta di lettura potrebbe essere Daniel Lagache e sotto la spinta di Louis
giocata sul piano di un confronto fra due spon- Althusser, lo ha portato a lavorare intensamen-
de intellettuali: in altri termini per suffragare te sulla riflessologia di Pavlov, sulla teoria di
una lettura di Franco Basaglia come maestro di Jean Piaget e sugli apporti fenomenologici di
pensiero si può operare un confronto con uno Jaspers e di Binswanger – sua l’introduzione di
dei più importanti maestri di pensiero del no- Sogno ed esistenza7 del 1952. Anche la psicoa-
stro secolo, Michel Foucault. Confronto che di- nalisi ha esercitato un notevole fascino su di lui
venta ben presto una vivace scena di rivalità e attraverso uno studio approfondito dell’opera
permette utilmente di pensare il nesso possibi- di Freud e una frequentazione, a partire dal
le fra teoria e pratica, tra metodo e azione, tra 1953, dei seminari di Jacques Lacan al Sainte-
indagine storica e partecipazione politica: in Anne. Approfondisce il test di Rorschach e le
breve, di definire lo spazio di intervento di una tecniche sperimentali, soprattutto quelle di
nuova figura di intellettuale, peraltro sul terre- elettroencefalografia, e frequenta, dopo aver
no specifico della psichiatria, o meglio della conseguito il diploma di psicologia patologica,
questione istituzionale della psichiatria. in qualità di tirocinante, l’ospedale Sainte-Anne
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
e in seguito la prigione di Fresnes. Tuttavia l’en- micia di forza. Ma la psichiatria spinge le sue ra-
tusiasmo di Foucault si spegne ben presto per mificazioni ben oltre: la si ritrova nelle assisten-
dare spazio a una lettura più lucida delle istitu- ti sociali, negli orientatori professionali, negli
zioni della psichiatria: «Erano i tempi della na- psicologi scolastici, nei medici che fanno la psi-
scita della neurochirurgia, dei primi passi della chiatria di settore – tutta questa psichiatria del-
psicofarmacologia, il regno dell’istituzione tra- la vita quotidiana che costituisce una sorta di
dizionale. In un primo momento accettai que- terzo ordine della repressione e della polizia.
ste cose come necessarie, ma dopo tre mesi Quest’infiltrazione si estende nelle nostre so-
(evidentemente sono cietà senza contare
un po’ lento a capi- l’influenza degli psi-
re!) cominciai a chie- chiatri che attraverso
dermi perché quelle la stampa diffondono
cose dovessero essere i loro consigli»10.
necessarie. Dopo tre Foucault in altri ter-
anni lasciai il lavoro e mini individua l’o-
partii per la Svezia in biettivo della sua
uno stato di prostra- azione nella psichia-
zione e di forte disa- trizzazione della vita
gio personale: comin- quotidiana, piuttosto
ciai allora a scrivere che nella lotta all’isti-
la storia di queste tuzione manicomiale,
pratiche»8. La situa- è atterrito soprattutto
zione cambia dopo il dalla penetrazione
1968: Foucault – che del condizionamento
ha già spostato il psichiatrico nelle di-
campo della sua os- namiche della fami-
servazione e iniziato glia, negli schemi del-
a perlustrare altri ter- l’educazione scolasti-
ritori di confine come ca, nel controllo della
penalità, sessualità, diritto, corpo, discipline in- sessualità: distribuire, inquadrare, selezionare,
certe nelle quali si costituiscono i saperi/poteri escludere, sottoporre gli individui a una forma
della modernità – è in prima fila nelle manife- sottile di repressione e tutto «in nome della psi-
stazioni di protesta contro i poteri costituiti, sfi- chiatria e dell’uomo normale, cioè in fondo, in
la nei cortei, firma appelli con altri intellettuali, nome dell’umanesimo»11. La diffidenza di Fou-
indice pubbliche assemblee, interviene fre- cault nei confronti della lotta contro l’istituzio-
quentemente sui mass-media per denunciare la ne deriva proprio dal timore che gettare giù le
repressione contro gli studenti, gli operai, gli mura del manicomio non basti perché una rete
immigrati, si adopera per la costituzione di invisibile di potere si è già stesa sulla quotidia-
un’agenzia libera di stampa che poi darà vita a nità fuori dell’ambito dell’ospedale. Anche l’an-
un grande quotidiano come Libération, fonda tipsichiatria non è esente da questo rischio, la
con altri intellettuali tra cui Gilles Deleuze il sua azione può portare semplicemente a un’e-
Gip (Groupe d’informations sur les prisons) sportazione del problema all’esterno, a una psi-
con lo scopo di fomentare forme di protesta al- chiatrizzazione del territorio, in fondo la stessa
l’interno delle carceri per denunciare le gravi ideologia che fonderebbe il “settore” francese.
forme di brutalità e di oppressione a carico dei Peraltro, non è un gran vantaggio che siano gli
detenuti, ai quali spesso vengono negati diritti psichiatri a tenere le fila di un progetto di rove-
fondamentali di espressione e di dignità. sciamento della psichiatria, per quanto illumi-
«E gli ospedali psichiatrici?» gli domanda qual- nati o progressisti si proclamino. Come per le
cuno9. Domanda davvero imbarazzante. Michel prigioni dovrebbero parlare le vittime. Ma le
Foucault è prudente quando si tratta delle isti- vittime del manicomio sono mute: «A differen-
tuzioni della psichiatria: «Il ruolo repressivo za delle rivolte dei prigionieri, il rifiuto dell’o-
dell’ospedale psichiatrico è noto: vi si rinchiude spedale psichiatrico da parte del malato avrà
la gente e la si consegna a una terapeutica – chi- probabilmente molta difficoltà ad affermarsi
mica o psicologica – sulla quale non hanno nes- come un rifiuto collettivo e politico. Il proble-
suna presa, o a una non-terapeutica che è la ca- ma è di sapere se i malati, sottoposti alla segre-
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
gazione del manicomio, possono sollevarsi con- plesse, dove non c’è più spazio protetto o divi-
tro l’istituzione e denunciare alla fine quella sione da mantenere, dove l’azione terapeutica
stessa divisione che li ha designati ed esclusi co- rompe e trasforma tutto, perché «la contestazio-
me malati mentali»12. Però, dice Foucault, un’e- ne si può muovere solo in un clima di libertà e la
sperienza forse si salva, un nome merita rispet- libertà ha i suoi rischi»15. Sembra la quadratura
to, l’esperienza italiana di Gorizia, Franco Ba- del cerchio: né trasformazione umanitaria del
saglia. La sua comunità terapeutica sembra di- manicomio, né estensione del controllo sociale
versa dalle altre, vuole restituire dignità politica all’esterno e psichiatrizzazione del territorio.
all’internato: «Basa- Foucault è sconcerta-
glia ha tentato in Ita- to, paradossalmente è
lia delle esperienze di stato scavalcato – sul
questo tipo: riuniva i terreno che abitava da
malati, i medici e il anni – da un’azione
personale ospedalie- trasformativa di cui a
ro. Non si trattava af- malapena può riven-
fatto di rifare un so- dicare una certa pa-
cio-dramma durante ternità culturale. Co-
il quale ognuno me dire, è arrivato in
avrebbe fatto uscire i ritardo e non riesce a
suoi fantasmi e ripro- nascondere di sentirsi
dotto la scena primi- geloso: «Ho scritto
tiva, ma di porre que- tempo addietro un li-
sto interrogativo: le bro sulla storia della
vittime del manico- follia. È stato accolto
mio avvieranno una molto male, eccetto
lotta politica contro qualcuno come Blan-
la struttura sociale chot e Barthes. Anco-
che li denuncia come ra di recente, nelle
pazzi?»13. Riunirsi, università, quando si
porre interrogativi, avviare una lotta politica: parlava di questo libro agli studenti, si faceva no-
quanta differenza dalla follia muta e invisibile tare come non fosse stato scritto da un medico,
che Foucault ha pazientemente inseguito appe- e che di conseguenza bisognava fuggirlo come la
na dieci anni prima! Improvvisamente anche peste. Ora, una cosa mi ha colpito: dopo qualche
per le vittime del manicomio sembra aprirsi uno anno si è sviluppata in Italia, intorno a Basaglia,
spazio di lotta e di rivendicazione. Foucault ed in Inghilterra, un movimento che si chiama
s’accorge che l’importanza del rovesciamento l’antipsichiatria. Queste persone hanno, certo,
istituzionale proposto da Basaglia non consiste sviluppato il loro movimento a partire dalle loro
affatto in un tentativo di umanizzazione del ma- idee e dalle loro esperienze di psichiatri, ma han-
nicomio né in una semplice apertura delle sue no visto nel libro che avevo scritto una specie di
porte, quanto in una prospettiva molto più am- giustificazione storica, e l’hanno in qualche mo-
pia di messa in discussione dell’intera struttura do assunto per proprio conto, vi si sono, fino a
sociale attraverso l’esplosione della contraddi- un certo punto, ritrovati, ed ecco che questo li-
zione psichiatrica fuori del manicomio. bro storico sta avendo una specie di esito prati-
Basaglia aveva scritto qualche anno prima: «È co. Allora, diciamo che sono un po’ geloso e che
dunque facile farsi un’immagine falsa della co- adesso vorrei fare le cose io stesso»16.
munità terapeutica come di un mondo ideale do- Ma di che cosa si sente davvero geloso Foucault?
ve tutti sono buoni, dove i rapporti sono im- Si può senz’altro dire che Basaglia è per Fou-
prontati al più profondo umanitarismo, dove il cault un interlocutore diverso dagli altri: uomo
lavoro risulti altamente gratificante»14. Foucault delle pratiche, anti-intellettuale non solo a paro-
avverte che questa concezione della comunità te- le ma nei fatti ovvero nuova figura di intellettua-
rapeutica – della comunità tout court, si potreb- le, operatore all’interno di una situazione reale di
be dire – è la negazione del mondo ideale, il lotta, quotidianamente impegnato nel particola-
mondo dei buoni e dei valori dell’uomo, è una re della politica, nella microfisica del potere, è un
comunità dove esplodono le contraddizioni, do- esempio raro di trasformazione dell’utopia del
ve le dinamiche si fanno ogni giorno più com- pensiero nella concretezza dell’azione.
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Di fronte a Basaglia, è come se Foucault avver- espressi dall’internato insieme con il tecnico. Il
tisse la sensazione di aver commesso un passo sapere di Basaglia non parte da una pretesa di
falso: il suo ingresso sulla questione della follia neutralità di pensiero, ma da una scelta etica ra-
– ingresso filosofico, letterario, volontà di sape- dicale e senza mediazioni; e la sua etica è un’e-
re che cos’è la follia, volontà di conoscere la sua tica del sacrificio: «Il nostro grosso problema,
voce mai udita – lo condanna a una posizione nel momento in cui facciamo questa azione di
teorica, per così dire bloccata. Foucault deve rottura, è che noi perdiamo l’identità»19. Perdi-
cercare l’azione altrove, la partita intorno all’i- ta di identità intesa come sacrificio del tecnico,
stituzione psichiatri- dissipazione del suo
ca gli è già sfuggita di ruolo istituzionale,
mano. della sua vita, delle
La sua sorprendente sue energie in funzio-
Storia della follia fini- ne dei bisogni dell’in-
sce col sorprendere ternato. Ma non si
anche lui. tratta soltanto di que-
Aveva scritto nella sto, non è solo una
prefazione del 1961 difesa acritica dei di-
all’opera: «Il linguag- ritti dell’internato: è
gio della psichiatria, una posizione etica
che è monologo della che Basaglia mantie-
ragione sulla follia, si ne di fronte al sapere.
è potuto stabilire solo Il sacrificio del tecni-
su tale silenzio. Non co è la dissipazione
ho voluto fare la sto- del sapere inteso co-
ria di questo linguag- me sapere-rifugio,
gio; semmai l’archeo- come dato acquisito e
logia di questo silen- inalienabile, è la dis-
zio»17. Foucault acca- sipazione della psi-
rezza l’idea di scrive- chiatria, delle aber-
re una storia del silenzio della follia. Ma con ranti teorie dell’istituzione e dei crimini di pace
quali parole si può parlare di questo silenzio? perpetrati in nome della scienza.
Come parlare del silenzio della follia se non L’abolizione del manicomio è certo una condi-
dalla parte della ragione, con il linguaggio della zione indispensabile, ma non perché si tratta di
ragione?. Anche per parlare del silenzio della una risposta pratica al problema della follia,
follia bisogna usare il linguaggio della ragione. piuttosto perché fa esplodere una contraddizio-
Foucault si illude di poter restare fuori della ra- ne nella società e apre un confronto sociale po-
gione. Ma è proprio questa posizione che pre- tenzialmente infinito. «L’importante è che ab-
tende di mantenere che si rivela ai suoi occhi biamo dimostrato che l’impossibile può diven-
sorprendentemente folle. tare possibile. Dieci, quindici, venti anni addie-
Il gesto di Foucault, cauto e misurato nel tenta- tro era impensabile che il manicomio potesse
tivo impossibile di preservare il linguaggio mu- essere distrutto. D’altronde, potrà accadere che
to della follia, finisce con il rinforzare l’esclu- i manicomi torneranno ad essere chiusi e più
sione; il gesto di Basaglia violento e smisurato chiusi di prima, io non lo so! Ma, in tutti i mo-
accetta l’esclusione per potervi ingaggiare un di, abbiamo dimostrato che si può assistere il
corpo a corpo. Quando Foucault aggiusta il ti- folle in un’altra maniera e questa testimonianza
ro, Basaglia ha già abbandonato l’illusione che è fondamentale»20. Se la chiusura del manico-
si possa mantenere sulla follia una posizione di mio ha il carattere di un evento – di qualcosa
neutralità. che poteva anche non accadere ma che è acca-
«Il sapere non è fatto per comprendere, è fatto duto e per ciò stesso costringe a un confronto –
per prendere posizione»18: così scrive Foucault ecco che Basaglia, con ammirevole energia di
nel 1971. Basaglia ha già preso posizione: ha pensiero, si domanda come dare un senso a tut-
scelto di essere a fianco dell’internato, con tutti to questo, come spiegarlo, come trasmetterlo,
i rischi e le obiezioni che questo comporta, al che cosa fare per saperne di più. In altri termi-
servizio dei suoi bisogni, non quelli preconfe- ni, si domanda quale sapere è possibile dopo
zionati dall’istituzione, ma i bisogni reali, questo evento e quali parole – parole nuove,
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soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
parole che non siano complici col passato – stricabile tra il sapere e il potere, il loro reci-
possano ancora essere usate: «Voi mi potete an- proco rinforzo nel vincolo di una spirale perpe-
che chiedere perché non rifletto sulle contrad- tua. E soprattutto l’ineludibilità di una doman-
dizioni che ho aperto. Io vi rispondo: molto da di sapere all’interno della nostra società, la
probabilmente perché non ho le armi per farlo, pervasiva potenza di una volontà di sapere23.
dato che tutte le armi che ho sono gli strumenti «C’è d’altra parte una diffusa tendenza e vo-
di riflessione che mi dà l’organizzazione sociale, lontà di produrre cultura, riflessioni, tecniche,
sono cioè delle armi preformate, che mi porte- scienza; secondo me si tratta solo di un’esaspe-
rebbero comunque rata ricerca di pro-
in una trappola, in durre a tutti i costi
una situazione che qualcosa, ma questo
non può essere asso- qualche cosa non vie-
lutamente di avanza- ne alla luce»24.
mento ma di regres- Forsennata ricerca di
sione. Certo, il ri- cultura, volontà sen-
schio del nostro agire za limiti di sapere: ma
è quello di fare del- che cosa? Che cos’è
l’empirismo, che fa- che stenta a venire al-
cilmente può diven- la luce?
tare una forma di Basaglia con Fou-
semplice pragmati- cault si accorge che la
smo. Questa è una domanda intorno al
nostra preoccupazio- sapere ne nasconde
ne costante. Del resto un’altra: una doman-
non è ben chiaro, nel- da intorno alla sog-
la situazione attuale, gettività. Se l’etica di
che cosa si dovrebbe Basaglia comporta un
trasmettere»21. Basa- sacrificio sia del sape-
glia non si sottrae e, re psichiatrico sia del
pur nel primato della pratica, si rivela profon- ruolo del tecnico, la domanda insopprimibile
damente intellettuale, perché combatte contro che monta è sia una domanda di nuovo sapere
il sapere violento e ossificato della psichiatria, sia una domanda di nuova soggettività. La vo-
lasciando comunque aperto lo spazio per un’al- lontà di sapere è una volontà di soggettività,
tra domanda di sapere: una domanda di sapere una volontà di ridefinire il proprio statuto di
nuovo. Dalla sicurezza delle pratiche, dal sape- soggetti all’indomani del crollo dell’istituzione.
re fatto per prendere posizione a fianco dell’in- Una volontà di articolare questa soggettività
ternato a un sapere ancora senza parole. L’im- con l’evento della follia liberata.
magine che emerge nella produzione degli ulti- Basaglia sempre più spesso si trova a dover af-
mi anni è quella di un Basaglia insoddisfatto, frontare non più o non soltanto l’angoscia del-
inquieto, dubbioso, talvolta stanco, in qualche l’ex internato, che ha perso il guscio protettivo
modo provato dai lunghi anni di lotta anti isti- dell’istituzione totale, ma anche l’angoscia del
tuzionale. Un Basaglia che adesso procede con tecnico; e si chiede: «Ma che cosa succede a
cautela e incertezza. Sa molto bene che la pro- volte? Succede che queste stesse persone che
duzione di un nuovo sapere è pericolosa perché hanno finito per esercitare un certo potere nel-
rischia di rinchiudere la contraddizione sociale l’ospedale, che hanno “rotto” coraggiosamente
appena aperta. «Il pericolo, nella situazione at- le situazioni più cristallizzate e istituzionalizza-
tuale, è che tutta questa esasperata volontà di te e che hai l’impressione che siano al tuo fian-
produrre cultura finisca per produrre solo un co, cadono poi nell’angoscia e vogliono “sape-
aumento di ideologia»22. E qui Basaglia s’accor- re” il perché, non riescono più a stare dentro al-
ge di quanto sia preziosa l’opera di Michel Fou- la situazione. Esigono da noi una protezione e,
cault, non tanto forse le sue prime tragiche rap- attraverso mille razionalizzazioni, riaffermano
presentazioni della follia classica quanto la ri- per sé e per gli altri un ruolo istituzionale…»25.
flessione sul potere degli anni settanta: il tra- Qualcosa eccede, qualcosa non rientra nello
monto dell’illusione di un sapere puramente schema della lotta fin lì impostata, il bisogno di
pratico, libero da ogni ideologia, il nesso ine- un ruolo, di un privato, il desiderio inaggirabi-
47
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
le del tecnico che cerca una forma nuova di stoire de la folie à l’age classique (1961)”, in Archivio
soggettività per sé e per l’utente e non la trova. Foucault, trad. di G. Costa, vol. I, p. 50, Feltrinelli, Mi-
Soggettività interdetta, impossibile da esprime- lano 1996.
re, eppure continuamente ricercata, irraziona- 7. M. Foucault, Introduzione a L. Binswanger, Sogno
ed esistenza, trad. di L Corradini, SE, Milano 1993.
lità: «…ciò che ritengo fondamentale nella no- 8. R. Martin, “Verità, potere, sé Intervista a Michel
stra pratica è il nostro bisogno di incontrarci Foucault, 25 ottobre 1982”, in Tecnologie del sé, trad.
con l’irrazionalità del soggettivo»26. La contrad- di S. Marchignoli, p. 6, Bollati Boringhieri, Torino
dizione si allarga. Follia liberata e irrazionalità 1992.
del soggettivo. Di fronte a questa contraddizio- 9. M. Foucault, Microfisica del potere, a cura di A. Fon-
ne Foucault rilancia e scrive a proposito dell’e- tana e P. Pasquino, p. 64, Einaudi, Torino 1977.
sperienza italiana: «Ed ecco che nasce il pro- 10. Ivi, p. 65.
blema dell’eventuale affrancamento della follia 11. Ivi, p. 66.
in rapporto a quella singolare forma di potere 12. Ibidem.
sapere che è la conoscenza. È possibile che la 13. Ibidem.
14. F. Basaglia (a cura di), Che cos’è la psichiatria?, p. 20,
produzione della verità possa effettuarsi in for- Einaudi, Torino, 1973.
me che non sono quelle del rapporto di cono- 15. Ivi, p. 21.
scenza? Problema fittizio, si dirà, […] In realtà 16. M. Foucault, “Un problème m’intéresse depuis
esso si pone concretamente tutti i giorni a pro- longtemps, c’est celui du système pénal”, in Id Dits et
posito del ruolo del medico, del soggetto di co- écrits 1954-1988, IV voll. a cura di D. Defert e F.
noscenza, nell’impresa di depsichiatrizzazio- Ewald, con la collaborazione di J. Lagrange, vol. II,
ne»27. Foucault e Basaglia sono straordinaria- pp. 205-209, Gallimard, Paris 1994.
mente vicini, la domanda intorno al sapere è 17. M. Foucault, “Prefazione”, cit. p. 50.
una domanda intorno al ruolo del soggetto di 18. M Foucault, Microfisica del potere, cit. p. 43.
conoscenza. Ed entrambe sono domande che 19. F. Basaglia, F. Ongaro Basaglia e A. Pirella (intervi-
sta a) in S. Taverna (a cura di), La nave che affonda, p.
riguardano da vicino lo statuto della follia. 121, Savelli, Roma 1978.
Questo sapere che resta di fronte alla follia in 20. F. Basaglia, Conferenze brasiliane, trad. di M. Can-
fondo le assomiglia: è specchio della follia, è none, D. De Salvia, A. Rolle, p. 88, Ed. Centro di Do-
follia raddoppiata o, per dirla con Roland cumentazione, Pistoia 1984.
Barthes, “la follia non oggetto di una cono- 21. F. Basaglia, “Conversazione: a proposito della nuo-
scenza di cui bisogna reperire la storia; se vo- va Legge 180”, cit. p. 483-484.
gliamo, la follia non è altro che la conoscenza 22. Ivi, p. 485.
stessa»28. 23. La volontà di sapere è il titolo di un’opera fonda-
mentale di Michel Foucault, edita in Italia con la tra-
duzione di P. Pasquino e G. Procacci da Feltrinelli, Mi-
lano 1978.
1. F. Basaglia, Conversazione: a proposito della nuova 24. F. Basaglia, “Conversazione: a proposito della nuo-
Legge 180 in Scritti, vol II, p. 485, Einaudi, Torino 1982. va Legge 180”, cit. p. 484.
2. F. Basaglia (a cura di), L’istituzione negata, Einaudi, 25. F. Basaglia (intervista a), “Dopo l’ospedale nel ter-
Torino 1968. ritorio”, in E. Venturini (a cura di), Il giardino dei gelsi,
3. F. Basaglia e F. Ongaro Basaglia, Crimini di pace, Ei- p. 237, Einaudi, Torino 1979.
naudi, Torino 1975. 26. Ivi, p. 224.
4. M Foucault, Storia della follia nell’età classica, trad. 27. M. Foucault, La casa della follia, in F. Basaglia
di F. Ferrucci, Rizzoli, Milano 1963. e F. Ongaro Basaglia (a cura di), Crimini di pace,
5. Cfr. Didier Eribon, Michel Foucault, trad. di A Buz- p. 169, Einaudi, Torino, 1975
zi, Leonardo Editore, Milano 1981, p. 165. 28. R. Barthes, Sapere e follia, in Saggi critici, p. 268,
6. M. Foucault, “Prefazione a Folie et Déraison Hi- Einaudi, Torino 1972.
48
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Dovendo parlare dell’eredità di Franco Basa- Da questa brevissima premessa consegue che,
glia nell’ambito della sezione il pensiero di per me, l’eredità di Franco Basaglia consiste
Franco Basaglia ho rivisto la breve premessa principalmente nella testimonianza pratica del-
che, un anno dopo la sua morte, facevo al pri- la necessità, da un lato, e della possibilità con-
mo volume degli Scritti. creta dall’altro, di affrontare il problema della
«Questa raccolta di scritti è la storia di una vi- sofferenza mentale in modo diverso.
ta, di un’impresa, di un pensiero. Segue due fi- Questa testimonianza continua a mettere in di-
loni apparentemente distinti ma, in realtà, scussione un concetto di tutela che si appropria
profondamente intrecciati: il corpo (pesantez- dei corpi, un’istituzione che cancella l’indivi-
za, inerzia e passività, contemporanee ad una duo riducendolo a puro oggetto di violenza e di
soggettività che tenta di impadronirsene) e le repressione, una psichiatria che ha prodotto ta-
coercizioni di cui è oggetto (istituzioni, ideolo- li misure e tali istituzioni, avallandole scientifi-
gie, la scienza, l’organizzazione sociale). Quindi camente. Ma mette in discussione anche un
corpo e istituzione o, seguendo lo sviluppo cro- concetto di normalità tutto giocato in funzione
nologico dei lavori, dal corpo all’istituzione, fi- della eliminazione degli elementi di disturbo,
no all’identificazione dell’istituzione come cor- quindi dei conflitti.
po. Dalle analisi fenomenologiche del corpo, É questa testimonianza pratica, se vogliamo
prigioniero dell’ottica positivistica, a quelle so- questa eredità, che non è stato possibile cancel-
ciologiche delle istituzioni che discriminano e lare in questi anni e che tuttora – in un mo-
che segregano, fino al riconoscimento del carat- mento in cui la chiusura del manicomio è data
tere politico dell’intervento tecnico specialisti- per scontata e i rischi di soluzioni mistificate so-
co, un unico pensiero quasi ossessivo: l’oppres- no un po’ ovunque presenti – continua a pesa-
sione di cui è oggetto il corpo, quindi l’indivi- re impedendo – o almeno rendendo più diffici-
duo, e la ricerca, per passi graduali, dell’agente le – ogni comoda semplificazione.
primo di questa oppressione. Una lotta di libe- Consapevoli delle difficoltà vissute in questi an-
razione, dunque, che parte da una critica della ni da malati e familiari a causa della totale as-
scienza, dei suoi dogmatismi, delle sue istitu- senza di governo della riforma, ma consapevoli
zioni, della sua falsa neutralità, per arrivare ad anche delle resistenze e dei silenzi della psi-
una critica ed un coinvolgimento dell’organiz- chiatria accademica su quanto andava succe-
zazione sociale di cui scienza e istituzioni sono dendo nel settore, ora – nel ventennale della
uno dei sistemi di controllo. Critica e coinvol- Legge 180 – possiamo dire che, dopo quasi
gimento nate dallo scontro con una realtà che trent’anni, hanno vinto le esperienze che da
non deve più esistere: il manicomio». Trieste in poi hanno continuato nel tempo a di-
A quasi vent’anni di distanza la sintesi mi è mostrare fattibile il superamento del manico-
sembrata adatta al tema di questo convegno, mio, attraverso la creazione concreta della pos-
con una precisazione: non credo si possa par- sibilità di affrontare la sofferenza mentale senza
lare di un “pensiero” di Franco disgiunto da ricorrere all’internamento, alla violenza implici-
una pratica di cambiamento e di una pratica ta nella sua logica e senza abbandono dei mala-
che non produca un pensiero o che non sia ti: cioè creando risposte diverse.
soggetto e oggetto di un pensiero. Mi sembra In questo, sì, possiamo dire di celebrare una
dunque più corretto parlare di un’ “impresa” data importante perché coincide con il primo
che è insieme demolizione e costruzione di riconoscimento politico della validità di queste
realtà e demolizione e produzione di cultura, esperienze e con quello che si vuole sia un rea-
in cui il problema centrale risulta quello della le punto di partenza per un cambiamento in
salute e della malattia (non solo mentale) in tutto il Paese.
rapporto al potere contrattuale dell’individuo Si tratta, tuttavia, di una conquista culturale, ci-
come soggetto e corpo individuali e sociali. vile e sociale che, come ben sappiamo, non si
49
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
impone per legge. La cultura della popolazione, malattia quanto nel malato, cioè nella persona
degli utenti reali e potenziali dei servizi, così co- che si pretende di curare. Ricomposizione, dun-
me delle loro famiglie, può mutare solo se la que, di bisogni negati a chi era privo di diritti,
qualità delle risposte è capace di produrre, in- ma anche dalla parcellizzazione delle discipline.
sieme, cura, assistenza, supporto, qualità di rap- Accettando il rischio della libertà del malato e
porti e progetti di vita tali da modificare anche assumendosi la responsabilità di tale libertà con
la qualità delle domande individuali e sociali. il sostengo del gruppo, diventa allora possibile
Tali, quindi, da proporre una diversa normalità. reggere la sofferenza, accettarne l’espressione
Potremmo incomin- anche aggressiva, per
ciare a dire che ciò spostare il conflitto
che è avvenuto nelle che ogni soggetto
prime esperienze fin produce ad un livello
dall’inizio degli anni diverso. (Mi viene alla
’60 e che sarà poi fon- mente una frase para-
damento della Legge dossale di Franco, in
“180”, è stato essen- discussione fra noi, in
zialmente lo sposta- cui intuisce lo stravol-
mento della respon- gimento della logica
sabilità professionale corrente: «Il re dorme
e istituzionale dalla solo quando anche la
tutela della società, guardia dorme».
dalla presunta o reale Questo comporta una
pericolosità della ma- formazione degli ope-
lattia, alla tutela del malato nella società. Questo ratori che tenga conto di tutti gli elementi emer-
spostamento richiedeva e richiede tuttora un si nelle pratiche di questi anni. Una formazione
dovere professionale qualitativamente e quanti- capace di misurarsi e confrontarsi con questa
tativamente diverso nei confronti della persona complessità, tenendo conto del fatto che se il
sofferente, un diverso ruolo di responsabilità manicomio ha risposto ad un’esigenza della so-
che si sostituisce al ruolo di potere, di forza, di cietà nell’espellere gli elementi di disturbo, la
dominio, di manipolazione tradizionalmente psichiatria lo ha avallato e confermato scientifi-
implicita nell’esercizio delle discipline deputate camente. È dunque con questo fallimento che
a rispondere a questi problemi. deve misurare i propri paradigmi, mentre nella
Non si può certo dire che questa assunzione di formazione degli psichiatri e degli psicologi –
responsabilità sia generalizzata. Pure, dove c’è, salvo rarissime eccezioni – non c’è finora trac-
stata la presa in carico del problema complessi- cia di quanto è avvenuto negli ultimi trent’anni
vo, c’è stato il mutamento culturale che ha pro- in questo settore ed il silenzio si fa sempre più
dotto altra realtà, altro tipo di cura, di sostegno, paradossale.
di assistenza che includessero possibilità e pro- Da parte nostra, intendo da parte di chi ha cre-
getti di vita per chi viene assistito. Quindi un al- duto e operato secondo questa linea, si può di-
tro tipo di tutela che non si appropria più dei re che, a vent’anni di distanza dalla riforma, la
corpi ma che stimola l’autonomia e la respon- cultura va mutando soprattutto nelle esperien-
sabilizzazione di chi viene assistito. ze che sono passate attraverso il superamento
Si è trattato e si tratta di un processo di libera- vero del manicomio: il che significa dove si è
zione contemporaneo per il malato e per l’ope- vissuta la passione civile, etica e politica del
ratore. Il primo nell’uscire dalla prigionia della cambiamento e la convinzione forte della disu-
irrecuperabilità della malattia, dalla violenza del- manità/inutilità dell’internamento, di fronte
l’istituzione, nella conquista di diritti perduti o alla trasformazione di persone in precedenza
mai avuti; il secondo, nell’uscire dalla prigione annientate da una logica di controllo, sostenu-
del pregiudizio scientifico nei confronti della ta solo dalla forza e dalla sopraffazione. Resta-
malattia, nell’assumere doveri professionali che no, certo, sofferenza, difficoltà, disagi, inade-
vadano oltre la custodia, rico- guatezze (non è stata mai ne-
noscendo la necessità di una ri- Franco Basaglia. gata questa sofferenza), ma
composizione di tutti gli ele- Trieste 1975. con un aspetto umano che,
menti (biologici, psicologici e Foto di Gian Butturini. ponendo altre domande, ri-
sociali) presenti non tanto nella chiede altre risposte e che ri-
50
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
cevendo altre risposte pone altre domande. malità e di follia. Possibile, cioè, se, insieme al-
Chi non conosce direttamente il potere di tra- lo smantellamento dei vecchi ospedali, non ci si
sformazione della liberazione, che vale tanto è limitati ad organizzare semplici servizi ambu-
per il malato quanto per l’operatore, penso che latoriali, ma si è creata, per i vecchi e i nuovi
difficilmente possa rompere la logica in cui è malati, la possibilità di vivere e condividere in
stato formato e la funzione che per tradizione modo diverso la propria sofferenza vista come
gli compete. Per questo è utile continuare a il prodotto di un insieme di fattori e non solo
parlare di manicomio, non solo perché di fatto come segno di pericolosità sociale da reprime-
ancora esiste, ma an- re. A questa sofferen-
che perché non ci so- za, che si rivela più
no ancora sufficienti complessa e insieme
strumenti culturali e più semplice, occorre
sociali per non rico- cioè rispondere con
struirlo. L’operazione strutture e servizi
di smantellamento di che, oltre a garantire
mura reali e metafori- cura e assistenza, sia-
che, di grate e di rigi- no insieme luoghi di
de codificazioni ha vita, di stimolo, di
infatti richiesto il ri- confronto, di oppor-
spetto dei diritti della tunità, di rapporti in-
persona, sana o mala- terpersonali e collet-
ta, e un confronto tivi diversi, puntando
della propria discipli- ad un cambio di cul-
na con questi diritti: il che a sua volta esige la tura e di politica prima sociali che sanitarie.
capacità di reggere il conflitto che questo con- Un secondo elemento, direttamente legato al
fronto produce, senza cancellarlo. primo, è quello che, agli inizi, si definiva con lo
E allora mi sembra utile, rispetto al momento slogan: gestione e negazione. Di fatto si tratta-
attuale e alle prospettive future, ricostruire i va di un concetto fondamentale, fin nei primi
momenti essenziali del processo in cui questa anni goriziani, perché segnava la linea, lo stile
pratica e questo pensiero si sono evoluti. di lavoro in una contemporaneità di intervento
Un primo elemento caratteristico della peculia- che non consentiva l’abbandono dei malati,
rità del movimento che ha messo in crisi in Ita- mentre si operava per la distruzione del mani-
lia le radici materiali e teoriche dell’istituto ma- comio. Quindi negazione come demolizione
nicomiale ma anche della psichiatria: è il pri- del ruolo tradizionale del manicomio quale
mato della pratica, uno dei nodi problematici luogo di segregazione e di violenza; dello psi-
dal quale poter leggere il perché della sopravvi- chiatra e della psichiatria che, sotto l’apparen-
venza di questa battaglia, anche in tempi in cui za della cura, operavano per l’annientamento
si sono chiusi sempre più gli spazi di espressio- di chi veniva loro affidato. E gestione come as-
ne sia del soggetto individuale che di quello sunzione di responsabilità nei confronti di tut-
collettivo. Primato di una pratica intesa non so- ti gli aspetti materiali e non, di cui può essere
lo come mero “fare”, ma come produttrice di fatta la sofferenza psichica: gestione come sup-
altra realtà e di altra cultura, quando ci si trovi porto, sostegno e presa in carico della persona
ad agire contemporaneamente sulla struttura sofferente. Ma anche gestione e negazione del
materiale dell’istituzione, sul pregiudizio socia- ruolo, della propria disciplina, della scienza
le rispetto al malato mentale, sul pregiudizio che doveva misurasi con la pratica delle disu-
scientifico rispetto alla malattia. guaglianza sociale con cui la teoria non si mi-
Non si è dunque trattato di un semplice cambio sura mai e che attraverso la nuova pratica do-
di teoria, rimpiazzabile con una nuova ideolo- vevano modificarsi. Quindi, da parte di chi il
gia di ricambio, che facilmente lascia inalterata cambiamento lo voleva attuare, nessun abban-
la situazione di base, ma della demolizione pra- dono dei malati, nessuna teoria sulla non esi-
tica di una cultura, possibile stenza della malattia mentale,
solo se contemporaneamente Natalia Aspesi, Franca Ongaro come i detrattori della riforma
Basaglia e Franco Basaglia.
costruisci altro: altro sostegno, Trieste, settembre 1977. hanno per anni sostenuto.
altro supporto, altro concetto Foto di Carla Cerati. Ho cercato di segnare qui,
di salute e di malattia, di nor- senza un ordine preciso, altre
51
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
parole chiave attorno alle quali ruotava la lot- valore assoluto, la rigidità delle figure profes-
ta concreta al manicomio come istituzione, al- sionali, i ruoli fissi, la stereotipata scientificità
la teoria scientifica che lo sosteneva, all’orga- degli interventi settoriali.
nizzazione sociale che ne richiedeva l’esisten- Accettazione del conflitto. Secondo la logica del
za. Ogni parola ne contiene altre, così da for- più forte il conflitto viene sempre eliminato, eli-
mare una sorta di rete di supporto a un pen- minandone il polo più debole. Dall’accettazione
siero e ad un’azione in continua evoluzione: le del conflitto, invece, può nascere una reale pos-
parole di un processo di liberazione per il ma- sibilità di percepire, quindi di conoscere, i biso-
lato, per l’operatore, gni delle persone, per
per la comunità. spostare la contraddi-
Lotta all’istituziona- zione espressa dalla
lizzazione sia interna malattia ad un livello
al manicomio da di- via via sempre diver-
struggere, sia nella so. Si tratta di un con-
società. Cioè lotta al flitto di potere e di in-
farsi istituzione re- teresse fra il paziente
pressiva anche di e la famiglia, fra il me-
ogni istanza liberato- dico e il paziente, fra
ria, attraverso norme l’adulto e il giovane, il
e ruoli fissi che sovra- docente e lo scolaro,
stano – quando non fra l’uomo e la donna,
ignorano – i bisogni e l’individuo e la so-
gli interessi dell’indi- cietà. Accettare il
viduo cui formalmen- conflitto significa al-
te dovrebbero ri- lora tenere aperta la
spondere. Quindi la contraddizione, vi-
necessità di un pro- verla e spostarla ad
cesso di critica e con- un livello sempre più
trocritica permanente alto per mutare, attra-
che rimetta in discus- verso la risposta, la
sione norme e ruoli. qualità stessa delle
Rispetto della/delle domande. Nell’accet-
diversità, considerate tazione dell’altro e
non più come elemento da allontanare e da nel conflitto che produce c’è sempre il rischio
espellere, ma come un bene da inglobare quale della perdita di sé quando il ruolo non ti difen-
arricchimento della nostra vita e della nostra de più, non ti ripara, non ti copre. Ma è questa
cultura, su cui basare ogni possibilità di cam- uscita dal ruolo pur giocandolo che consente di
biamento. Inoltre differenziazione fra diversità passare da una domanda all’apertura di un’altra
naturale e disuguaglianza sociale e individua- domanda qualitativamente diversa.
zione del processo in cui l’una viene tradotta Esclusione/inclusione: il processo attraverso il
nell’altra in funzione del dominio. quale il più debole (economicamente, social-
Accettazione del rischio come primo atto di re- mente, culturalmente, emotivamente) viene al-
ciprocità nel graduale processo di liberazione lontanato ed espulso o si autoespelle per la con-
dell’internato (ma anche nell’avvio di qualun- sapevolezza di un’inferiorità o di una incapacità
que tipo di rapporto). Iniziale rischio della li- non accettate dal consorzio sociale in cui non
bertà del malato che via via si è trasferito a li- trova posto. Il manicomio aveva il compito di
velli diversi: il rischio del limite, della norma, accogliere e contenere tutto ciò che veniva
della perdita di sé e della propria identità. Il espulso o che si autoescludeva, mentre occorre
che è spesso avvenuto in molti operatori, non operare a tutti i livelli verso l’integrazione, l’in-
sufficientemente motivati alla lotta per il cam- clusione nel gruppo, nella cultura, nella società.
biamento o non sufficientemente ritenuti una Denuncia del carattere non esclusivamente
forza dal gruppo di lavoro e dalla comunità medico dei problemi psichiatrici che si allarga
coinvolta; operatori che hanno avuto bisogno alla denuncia del carattere non sempre stret-
di ripiegare su forme diverse di difesa e di di- tamente medico di altri problemi ritenti solo
stanza quali l’assunzione delle tecniche come di natura sanitaria.
52
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
Lotta nello specifico/lotta politica: appello a malato, della famiglia, della società, la psichia-
conservarsi legati al proprio settore specifico tria rappresenta ancora una delle contraddizio-
sulle cui contraddizioni si doveva continuare ad ni che in questi anni non si è riusciti a chiudere
agire. Ma insieme necessità di coinvolgere e con nuove ideologie di ricambio. Troppe prati-
coinvolgersi nella lotta delle forze politiche in- che (anche se purtroppo non tutte e non nel-
teressate al processo di cambiamento del paese. l’intero paese) sono lì a testimoniare che un
In quella fase di ricerca c’era il problema di non cambio radicale è possibile; che le semplifica-
porsi come modello: il tentativo cioè di prose- zioni portano sempre agli stessi risultati (la vit-
guire dalla negazione toria del polo più for-
del modello manico- te del conflitto); che
miale alla ricerca di la complessità com-
risposte alle nuove porta una messa in
domande che via via discussione dell’indi-
venivano poste, senza viduo, della colletti-
costruire nuovi rigidi vità, dei ruoli, delle
modelli con nuove ri- regole, della scienza,
cette che avrebbero della politica.
bloccato il processo Dobbiamo tuttavia
di liberazione avvia- dire, nonostante il
to, quindi la possibi- manicomio sia anco-
lità di espressione ra presente, che man-
soggettiva dei malati. chino servizi e strut-
In questo senso è da ture, che la qualità
leggere la difficoltà a dell’intervento sia
trasmettere i modi di troppo spesso sca-
intervento, per la dif- dente e insufficiente,
ficoltà a comunicare che molti familiari
quello che succedeva denuncino che trop-
nel rapporto, del rap- po spesso, senza aiu-
porto, per sé e per to e con pochi soste-
l’altro, perché nel tra- gni, devono reggere il
durlo si sarebbe facil- peso del parente ma-
mente trasformato in lato: nessuno accetta
teoria, formula astratta, regola fissa. Questo era più il vecchio manicomio. La cultura della vio-
il senso del “venite a vedere”, perché solo vi- lenza istituzionale gratuita e disumana passata
vendo direttamente la situazione si poteva co- per terapia è smascherata e delegittimata, se
glierne la circolarità affettiva che non è comu- non completamente vinta. Anche se la pratica
nicabile e che è percepibile sono se la si vive e dell’esclusione è viva e operante in tutti i setto-
se se ne è contagiati. ri della marginalità: tossicodipendenti, anziani,
Lotta all’ideologia che fa diventare altro da ciò immigrati, zingari, via via sempre più estesa ai
che sono i problemi – il “doppio” che cultural- giovani e ai disoccupati.
mente e socialmente si produce e che diventa Il rischio attuale in ambito psichiatrico è il
poi l’oggetto su cui si opera – così da poter of- passaggio ad una delega apparentemente me-
frire risposte preformate che non mettano in no cruenta ma altrettanto invalidante e repres-
discussione lo schema di riferimento di ciascu- siva; cioè alla pura medicalizzazione dei pro-
na disciplina, ma anche l’assetto sociale che blemi, che sotto l’apparente garanzia di cura e
ogni disciplina è delegata a garantire. di assistenza, deresponsabilizza tutto e tutti.
E ancora lotta al pregiudizio che continua a Ne consegue il rischio di una conferma della
riformarsi; all’inerzia, all’autodifesa e all’auto- netta separazione fra sociale e sanitario che ri-
referenzialità delle istituzioni che continua a ri- proponga la cancellazione della complessità
proporsi; è il problema centrale del potere che delle variabili di natura diversa presenti in ciò
continua a ripresentarsi con facce sempre di- che – soprattutto da parte della Psichiatria Ac-
verse e con risultati sempre uguali. cademica – si tende a riconsiderare e a tratta-
Ora, in Italia in un contesto generale di biso- re solo come malattia di un singolo individuo
gni/diritti spesso antagonistici quali quelli del e come pura alterazione di un organo.
53
soggetto e istituzione: l’eredità di franco basaglia
54
APPENDICE
ra del manicomio e politiche di salute mentale – La denuncia del trattamento dei malati men-
(con un gioco di parole potremmo dire: di chiu- tali, che li privava di ogni diritto umano e li rin-
sura del manicomio) oppure tra psicoanalisi ap- chiudeva in luoghi di esclusione sociale. Questo
plicata alla salute mentale e psicoterapia. trattamento non solo non curava, ma rinforzava
Un piccolo segno che il mutamento si sta pro- lo stato di emarginazione dei ricoverati. Questa
ducendo a livello della clinica, possiamo trovar- denuncia, anche se è diventata paradigmatica di
lo nella sostituzione del termine “malattia” con quella più generale della società neocapitalisti-
quello di “disagio” e – ad un altro livello – con ca, si è formata sul terreno della clinica.
quello di “disturbo di – L’apertura della psi-
personalità”. L’appa- cologia marcata prima
rente demedicalizza- dalla fenomenologia e
zione rivela subito poi dall’esistenziali-
un’altra faccia, che è smo a teorie sociologi-
quella dell’incremen- che anglosassoni che
to esponenziale del- si dimostravano sov-
l’approccio terapeu- versive della psicolo-
tico del malessere so- gia in quanto tale.
ciale: ai medici si af- La dimensione sociale
fiancano tutta una se- veniva sentita come di
rie di altri terapeuti. per sé capace di rivo-
In altri termini l’ag- luzionare la concezio-
giornamento delle ne della soggettività
procedure terapeuti- veicolata dalla psichia-
che tende ad occultare, se non a rinviare nel tria. Dobbiamo subito notare che in questo movi-
reale dell’intrattabile, i cambiamenti della clini- mento venne assimilato tutto ciò che era “psico-”
ca; vedremo come l’opera di Basaglia si avvici- e la psicoanalisi fu totalmente coinvolta nella con-
ni a quella di Lacan nello sforzo di andare al di testazione della psichiatria, della cui ideologia ve-
là della terapia per rendere attuale e trasmissi- niva considerata l’espressione più raffinata.
bile la novità clinica1. Credo che a questa assimilazione concorressero
due elementi. Da una parte la politica generale
Antipsichiatria, antipsicanalisi? Negli an- (cioè dell’ufficialità Ipa) della psicoanalisi pun-
ni ’60 l’insegnamento e la sperimentazione di tava a conquistarsi un posto nelle istituzioni
una gestione psichiatrica alternativa, iniziata a universitarie e di cura mimetizzandosi con le
Gorizia, coagulò attorno a Basaglia un vero e discipline psichiatriche e psicologiche. D’altra
proprio movimento – in qualche modo antici- parte – e di conseguenza – il bersaglio della
patore di quello legato all’ipotesi di gestione al- contestazione non potè essere, come logica-
ternativa di un’altra istituzione, l’Università. mente avrebbe dovuto, la concezione psicologi-
L’effetto di anticipazione non credo vada ricer- ca inerente alla psichiatria, proprio per il fatto
cato in una qualche analogia tra l’istituzione che essa rimaneva implicita. La psichiatria2 era
manicomiale e quella universitaria, ma proprio cioè il ricettacolo pratico e istituzionale di tutte
nel fatto che nel manicomio una sperimentazio- le teorie psicologiche, compresa la psicoanalisi
ne alternativa si articolasse così strettamente ad – da Musatti a padre Gemelli.
un insegnamento2. Il manicomio scuola di vita Devo subito precisare che per seguire il mio fi-
sociale e di trasformazioni culturali. Vedremo lo, che è quello dell’annodamento, devo rinvia-
come in Francia, negli stessi anni, si trovi que- re l’esame della valutazione storica che Basaglia
sto particolare annodamento tra la sperimenta- dava della psicoanalisi e quindi dei motivi per
zione di una gestione alternativa dell’istituzione cui non la riteneva, allora, un’alleata utile. Fac-
analitica e l’insegnamento di Lacan. Vedremo cio quindi l’ipotesi che in Italia l’opera di Basa-
come questa vicinanza strutturale abbia avuto glia abbia potuto assumersi – dall’esterno –
un peso che tende a diventare storico, molto al quel compito di denunciare deviazioni ed erro-
di là della storia d’una emozio- ri della psicoanalisi che in
ne, per citare il witz lacaniano Jacques Lacan, in piedi a sinistra, Francia l’insegnamento di La-
con altri intellettuali.
quando parlava dell’emoi de Al centro Pablo Picasso e, seduti,
can aveva iniziato proclaman-
mai. L’insegnamento di Basa- Jean-Paul Sartre e Albert Camus. do – dall’interno – la necessità
glia aveva almeno due radici: di tornare a Freud.
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appendice
Paranoia e istituzione Nel 1969 Lacan, in senta il frutto maturo del lavoro fatto da Lacan
pieno clima di contestazione, va a Vincenne per sul «fatto psichico fondamentale», la paranoia,
parlare agli studenti e prova a spiegare loro dove iniziato con la tesi di dottorato e che lo aveva
l’Università li sta tradendo. In quell’anno sta for- portato a Freud.
malizzando la struttura del legame sociale, che In questi stessi anni Basaglia e il suo gruppo
chiama “discorso”, a partire da quella fonda- partivano dalla paranoia per interrogare il giun-
mentale – il discorso del Padrone – che articola to tra malattia mentale e contesto sociale. Come
come “il rovescio della psicoanalisi”. Questo ro- dicevo essi non erano al corrente del lavoro pre-
vesciamento è la base cedente di Lacan sul-
per stabilire il posto la paranoia (in parti-
di altri due discorsi, colare il Seminario iii,
quello dell’isterica e Le psicosi)4 e quindi
quello dell’Università. non hanno potuto
Quattro discorsi e adottare la fonda-
non di più, e il passag- mentale denuncia che
gio dall’uno all’altro Lacan aveva fatta del
consiste in un quarto pregiudizio psichia-
di giro di quattro ele- trico. Si può riassu-
menti (sempre quelli: mere così: tutto nella
S1, S2, a, S/ ) in quat- clinica porta a ritene-
tro posizioni fisse: l’a- re che il perceptum al-
gente, l’Altro, il pro- lucinatorio e più in
dotto e la verità. La generale ogni “feno-
perversione contemporanea del discorso univer- meno elementare” della psicosi non sono attri-
sitario è legata alla sua contaminazione con quel- buibili ad un percipiens che coincida con l’Io
lo del Padrone: il sapere (S2) messo al posto del psicologico. Al contrario quest’ultimo si trova a
comando fuori del suo contesto discorsivo, tra- dovere dare un senso ad un perceptum comple-
mite la sua incorporazione con S1. Questa per- tamente alienato per reintegrarlo – in un secon-
versione delle strutture discorsive, prodotta dal do tempo – nel sistema dell’Io e questo è pro-
potere della scienza, è caratteristica del capitali- priamente il lavoro della paranoia.
smo che agisce sul discorso umano abolendo Mentre in Francia Lacan aveva aderito ad un
l’impossibilità logica del discorso stesso, quella disegno politico di critica della psicologia pro-
del rapporto tra prodotto e verità. La rivoluzio- mosso da Politzer, tanto che la pubblicazione
ne che Lacan propone è quella che fa il giro dei della sua Tesi fu segnalata da Paul Nizan come
quattro discorsi; ripassando per il discorso del- foriera di cambiamenti nel trattamento sociale
l’analista si può recuperare anche per il sapere della malattia mentale, il lavoro di Basaglia
un posto che non sia di potere e ridare così al- non ha interrogato la specificità soggettiva
l’università la capacità discorsiva di produrre dell’esperienza psicotica. Vedremo come sarà
soggetti divisi invece che professori3. a partire da questa mancanza che tutta la sua
L’affermazione di Lacan è esplicita: il posto e la critica storica al tecnicismo psicologico non
funzione della psicoanalisi nel sociale sono riuscirà a staccarsi dal livello puramente stra-
quelli di boucler il giro rivoluzionario dei di- tegico. Del resto il mancato incontro con l’a-
scorsi. Il matema del discorso serve a Lacan per nalisi di Lacan fu favorito dalla censura pres-
siglare definitivamente il fatto che il legame so- soché totale, se si fa eccezione per la voce di
ciale non si basa sull’intersoggettività, bensì sul- Fachinelli, che la psicoanalisi italiana mise sul-
la struttura stessa del soggetto. L’inconscio è re- l’opera di Lacan, alla ricerca di un’integrazio-
lazione con l’Altro, discorso dell’Altro, che non ne proprio con quella degenerazione universi-
si può ridurre a catena significante, per cui il le- taria che Lacan andava denunciando.
game sociale si stabilisce nel tempo di un recu- Il gruppo di Basaglia non ha preso in esame la
pero di godimento da parte del soggetto: il fat- paranoia a partire dalla clinica, dal caso per ca-
to più intimo dell’esperienza, so, ma dall’analisi che ne aveva
la nominazione dell’oggetto Lo studio fatta una certa sociologia ame-
di Jacques Lacan
originario e perduto, è al tem- in rue de Lille
ricana. In particolare Basaglia
po stesso la radice del legame a Parigi. studiò lo scritto di Norman
sociale. Questa logica rappre- Cameron The paranoid Pseu-
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docommunity, dove si affermava che «il com- tomo, che, quando non arriva ad essere il part-
portamento psicotico è da ritenersi il risultato o ner del soggetto, è ciò che origina il trattamen-
la manifestazione di un disordine nella comuni- to dello psicotico da parte degli “altri”.
cazione tra individuo e società». Più precisa-
mente «paranoide è colui che, in situazioni di Una contraddizione del pensiero di Basaglia
stress inusuale, è spinto – a causa della sua in- Il punto di fragilità dell’insegnamento di Basa-
sufficiente capacità di apprendimento sociale – glia, a mio avviso, sta in una linea di frattura
a reazioni inadeguate… Il paranoide organizza che si è mantenuta per tutto l’arco della sua vi-
simbolicamente una pseudocomunità le cui ta e che credo si possa suturare con gli stru-
funzioni egli percepisce come focalizzate su di menti della psicoanalisi di Lacan. Come Lacan,
sé»5. Lo psicotico sarebbe quindi qualcuno che Basaglia è sempre stato aderente al suo essere
reagisce in modo conflittuale a questa «comu- psichiatra, guidato cioè dalla sensibilità e dal-
nità immaginata». l’intelligenza cliniche, centrate sulla sofferenza
Basaglia utilizza questa analisi in modo piutto- particolare del malato; nella teoria invece ha
sto sorprendente: attribuisce la falsità di questa utilizzato il discorso filosofico, senza arrivare a
“comunità” al legame sociale come tale (quasi rovesciarlo al suo interno.
avesse letto Lacan) e, di conseguenza, «mette in Lo possiamo vedere nella risposta che ha sem-
questione il fatto che l’individuo possa essere pre data alla domanda “cosa è la follia?”: ha
un dato sufficiente allo studio della paranoia»6. sempre risposto su due livelli, trovandosi così
Ma è solo un’intuizione, non sostenuta dalla nella necessità di mantenere una certa oscilla-
teoria; infatti dimostra subito di non conoscere zione tra loro.
la critica lacaniana della fenomenologia del per- – «È la miseria, l’indigenza e la delinquenza,
cipiens e non vi può quindi trovare il sostegno resa muta dal linguaggio razionale della malat-
per tale intuizione. Al contrario passa ad attac- tia»8.
care la psicoanalisi come caposaldo della con- – «Non so cosa sia la follia. Può essere tutto e
cezione kraepeliniana della psicosi come «con- niente. È una condizione umana»9.
dizione o sindrome costituita da sintomi», la Quest’ultime frase è del 1979, un anno prima
cui causalità viene trovata nell’«arresto dell’e- della sua morte. Fino alla fine dovette mantene-
voluzione psicosessuale». re questa oscillazione per combattere, specular-
La denuncia del preconcetto di un percipiens mente, la risposta psichiatrica che dice “so-
come soggetto del fenomeno elementare psico- spendiamo la questione” e intanto parla al po-
tico viene così a prendere due strade opposte e sto del folle. La sua strategia fu di mantenere la
diversamente critiche. Lacan, partendo dall’e- follia nell’ambito enigmatico della sua dramma-
sperienza clinica del transfert, dimostra che ticità. Più presisamente: negare la follia come
l’interpretazione dell’allucinazione era stata vi- prodotto sociale per poterla incontrare come
ziata dall’attribuzione preconcetta al soggetto sofferenza.
della coscienza e la riporta ad un deficit del si- Era una strategia, dietro ci stava l’idea che si
gnificante che organizza il distacco di S1 da S2 trattasse solo di una tappa per una transizione
ed il punto di capitone che li connette a poste- verso una società più giusta e umana, la lotta
riori. Dunque una questione di posizione del per la liberazione dei matti si univa a quella più
soggetto nel linguaggio. Basaglia invece, par- generale per liberare l’intera società dalla per-
tendo dall’ipotesi sociologica di una pseudoco- vasività della logica del profitto. Basaglia è uno
munità paranoica, tende a collocare questo ele- psichiatra che dice che per poterlo essere si de-
mento cognitivo in un contesto di relazioni po- ve uscire dal proprio ruolo e confrontarsi con i
litiche, fino ad isolarne il nocciolo reale nel fat- problemi generali della società: «o c’è il corpo
to che «gli altri reagiscono in modo diverso nei del potere o c’è il corpo di tutti noi»10 e quello
suoi confronti, e questa reazione, abitualmente del matto è un corpo che soffre, «segno di una
se non sempre, implica un’azione segretamente soggettività che reagisce e rifiuta l’accerchia-
organizzata e un comportamento cospirativo in mento di cui è oggetto»10.
senso del tutto concreto»7. Come si vede questa strategia costringe Basa-
Mi pare che l’insegnamento che rimane valido glia ad omologare di fatto la follia ad un sinto-
della via basagliana a livello della clinica sia mo nevrotico, ad un messaggio decifrabile, do-
quello che porta a distinguere, ad opporre con- ve la decifrazione sarà un «lavoro di smista-
cettualmente, la patologia – quello che per La- mento»12 tra ciò che si può considerare prodot-
can è del soggetto, anche nella psicosi – e il sin- to dall’internamento e ciò che è da ritenersi il
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nucleo dell’originaria malattia. Come vedremo fidato ad un’etica che tende semplicemente a
il lavoro di Basaglia si arresta di fronte a questa negarlo o forse a sublimarlo. È un’etica che lo
seconda parte. porta a formulare due ingiunzioni:
Si potrebbe riassumere il progetto come Fou- Fare attenzione al particolare, lavorare sullo
cault + «ottimismo della pratica»: liberiamo il specifico della propria situazione istituzionale,
silenzio del corpo come inesprimibile e irrazio- conoscere e rispondere ai bisogni reali dell’u-
nale, portiamolo nella società e sarà la società a tente, individuandoli assieme con lui, per resti-
trasformarsi, ad accogliere l’irrazionale come tuirgli soggettività. Questo lo porta a considera-
componente “normale” della vita sociale. re che il principale ostacolo sia la frustrazione:
L’assenza di quella sutura o, per meglio dire, di «il lavoro in un ospedale psichiatrico in trasfor-
un’operazione di torsione interna del linguaggio mazione non è poi tanto rivoluzionario»19.
che lo renda atto a parlare della follia senza «ac- Per questo occorre:
cerchiare»13 il folle, costringe Basaglia a fidarsi Uscire dallo specifico della psichiatria, per at-
solo della pratica. «Il bisogno di una nuova taccare la logica dello stato borghese: «…quel-
“scienza” e di una nuova “teoria” si inserisce in lo che noi abbiamo affrontato è un problema
quello che impropriamente viene definito “vuo- più vasto che si allarga a tutti i settori, è il pro-
to” ideologico e che, in realtà, è il momento fe- blema di cui tutta la gente parla, quello della
lice in cui si potrebbe incominciare ad affronta- propria liberazione»20.
re i problemi in modo diverso»14. È esattamente
l’operazione che Lacan ha potuto compiere a Tecnici o intellettuali? La necessità di
partire dall’inconscio freudiano: nel discorso far tacere tutti i discorsi della psichiatria ha la-
dell’analista questo vuoto è messo in funzione sciato Basaglia privo di un discorso che fondas-
senza riempirlo, come base strutturale che scava se l’etica dell’operatore: agente di una rivolu-
nell’Altro del sapere un oggetto causa di deside- zione o di una “avanguardia”?
rio. Il desiderio dell’analista diviene il principio Quella di Basaglia ha potuto essere letta come
di una pratica che, al tempo stesso, rinnova la un’etica del sacrificio, egli parla infatti di una
teoria del soggetto e della follia. rinuncia, di una «scelta di autodistruzione no-
Di questo troviamo un punto di applicazione in stra personale al servizio degli internati»21. Ciò
questa frase: «Io credo che la storia dell’uomo che ci impedisce di considerare questa autodi-
sia un po’ la battaglia fra il suo sé e il suo corpo: struzione come una figura del desiderio è la
l’uomo incarcerato nel suo corpo, cerca in so- constatazione che nel passare dall’universale al
stanza di vivere in un rapporto dialettico il suo sé particolare, l’operatore si trova nella frustrazio-
e il suo contenitore»15. ne. È questo un passaggio ipotizzato come mo-
È la dialettica che presiede alla soggettivazione vimento sotterraneo, tenace ma infinito, una ri-
e che Lacan nel Seminario xi formalizza come voluzione silenziosa attraverso la quale la so-
alienazione-separazione, centrandola sulla per- cietà ritornerebbe alla follia.
dita di godimento introdotta dall’alienazione e Più realisticamente Lacan non ci propone un
sul suo ritrovamento come plus-godere (oggetto ritorno della società alla follia, dal momento
a) nella separazione. Basaglia invece deve affida- che essa già la contiene – addiritura come nor-
re il superamento di questa dialettica ad un’eti- malità – ma un ritorno del godimento, cattura-
ca sociale: «non può essere che un corpo social- to nel ricircolo superegoico dal capitalismo, al
mente e realmente partecipato»16, mentre è il si- desiderio del soggetto. L’analisi non è che l’at-
stema produttivo che «identifica corpo sociale e traversamento delle illusioni attraverso le quali
corpo economico»17. Così ancora, commentan- il godimento si pone come causa del desiderio,
do la foto del Che morto: «Si tenta di integrare fino a che si produca un desiderio che è invece
il suo corpo morto nel sistema che Che Guevara desiderio di sapere. È quanto si può contrap-
– morto o vivo – continua a negare, e noi non porre alla tecnica.
vogliamo essere i muti testimoni di questo se- A queste condizioni mi pare che sia auspicabile
condo assassinio»18. che l’attaccamento al particolare e la fedeltà al-
In sintesi l’intuizione di Basaglia è che per sov- la clinica che Basaglia ci ha insegnato si incon-
vertire il prevalere del discorso scientifico e la trino con l’etica della psicoanalisi, così come
sua portata di universalizzazione, si debba op- Lacan l’ha riscoperta, per non naufragare nella
porre al reale trattato dalla scienza quello della morale del sacrificio o della sopportazione del-
contingenza. Questo però non viene formaliz- la frustrazione. Per concludere vorrei passare in
zato come il reale della clinica e rimane così af- rassegna i motivi dell’opposizione basagliana
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appendice
alla psicoanalisi e sottoporli al vaglio di questa cura, capace di rinnovare la trasmissione, di produrre
ipotesi di lavoro. una discussione e un’autorità (decisione) che rinnovano
La psicoanalisi che conobbe Basaglia si era ac- la clinica rendendola più adeguata al reale in gioco nel
costata al problema della malattia mentale alla disagio sociale. Come in ogni significazione si produce
un resto: sta a noi, gli allievi, non farne il nucleo di ag-
luce della via aperta da Jaspers (vedi H. Hey), gregazione per la preclusione dell’opera.
che cioè essa si applicasse ai «rapporti di com- 2. Che cos’è la psichiatria?, a cura di F. Basaglia, Am-
prensione», per lasciare alla scienza il fenomeno ministrazione Provinciale di Parma, Parma 1967, Ei-
psichico fondamentale, il nucleo organico della naudi, Torino 1973.
malattia. Lacan ha presto rifiutato con veemen- 3. Le Seminaire xvii. L’envers de la psychanalyse. Le
za la lusinga di questo dualismo e ha riproposto Seuil, Paris.
l’ipotesi di una scienza che includesse l’incon- 4. J. Lacan, Il Seminario iii. Le psicosi, Einaudi, Tori-
scio. Basaglia semplicemente ha rifiutato il com- no, 1981.
promesso manicheo come «scienza borghese». 5. American Journal of Sociology, 46, 1943, pp.33-38.
In conseguenza di quel compromesso la psicoa- 6. Cit. in Franco Basaglia, La maggioranza deviante,
Einaudi, Torino 1971, p. 39.
nalisi operava un cortocircuito tra il malato e il 7. Cameron, cit.
terapeuta (“privatizzazione del conflitto”), in- 8. Basaglia, ibid., p. 41.
vece che immettere la soggettività in un circui- 9. Ibid., p. 40.
to molto più ampio, introducendo il luogo del- 10. Basaglia, Scritti, a cura di F. Ongaro Basaglia, Ei-
l’Altro come decentramento della relazione in- naudi, Torino 1981, vol II, p.430.
tersoggettiva. 11. Basaglia, Conferenze brasiliane, trad. it. a cura di M.
In sintesi il rifiuto della psicoanalisi aveva una Cannone, D. De Salvia, A. Rolle, p. 28, Centro di Do-
motivazione di tipo storico. La strategia basa- cumentazione di Pistoia Editrice, Pistoia 1984.
gliana si opponeva a quella che seguivano gli 12. Il giardino dei gelsi, intervista a cura di E. Venturini,
psicoanalisti, al di fuori di Lacan, che entrava- Einaudi, Torino 1979, p. 225.
13. Basaglia, Scritti, cit., p. 429.
no negli ospedali psichiatrici «paralizzandone i 14. Id., p. 472.
processi di cambiamento, spezzando i sistemi 15. Basaglia, Il giardino dei gelsi, cit., p. 224.
di alleanza e rafforzando la corporazione degli 16. Ibid., p. 225.
psichiatri»22. Perciò si riteneva che a livello po- 17. Basaglia, Scritti, cit., p. 427.
litico l’ingresso delle teorie psicoanalitiche per- 18. Ibid., vol I, p. 466.
mettesse di modernizzare e quindi di rinsaldare 19. Basaglia, Crimini di pace, p. 67, Einaudi, Torino 1975.
l’istituzione manicomiale. Così ad esempio ve- 20. La nave che affonda, intervista a cura di S. Taverna,
niva valutata l’esperienza francese del settore. p. 88, Savelli, Roma, 1978.
Oggi siamo in un tempo nuovo e si tratta di 21. Ibid., p. 146.
mettere alla prova il dispositivo del discorso 22. Intervento di G. Gallio, in Follia e paradosso, Edi-
zioni «e», Trieste 1995, p. 146.
analitico come erede di quell’uso foucaultiano 23. Uso parodistico, distruttore di realtà, dissociativo, di-
del senso storico23 che abbiamo trovato nell’o- struttore di identità, sacrificale, distruttore di verità.
pera di Basaglia24. 24. Ripensare il discorso del Padrone come il rovescio
Si può dire, in conclusione, che propongo un della psicoanalisi porta alla realtà di un soggetto diviso,
Lacan che interpreta il desiderio di Basaglia, ri- al desiderio dell’analista come rottura dell’identità pro-
proponendo la follia come limite della libertà fessionale, alla verità come causa e non più come sapere.
umana.
60
appendice
Franco Basaglia
Lucio Schittar
Gorizia, anno (probabile) 1967. Palazzina della Direzione, riunione del gruppo di lavoro dei “goriziani”
(da sinistra verso destra): Franco Basaglia, Domenico Casagrande, Antonio Slavich, Giovanni Jervis,
Agostino Pirella, Letizia Comba, Fruttini (capo infermiere) e Lucio Schittar.
l’ospedale di Dingleton, in cui Maxwell Jones la- funerali, e, fra il compianto generale, di aver
vorava, dove rimasi qualche giorno, riportando visto a Venezia la sua bara calata in una gon-
le mie impressioni della Comunità Terapeutica. dola che si avviava verso il Cimitero di San Mi-
Lavorai a Gorizia, dove ebbi un rapporto quoti- chele. Ricordo che, con la sua scomparsa, si-
diano con Basaglia e con gli altri medici, Slavich, curamente venne a mancare non solo una per-
Jervis, Pirella, Casagrande, Tesi, Alì, Gobbo. sona importante pubblicamente per il movi-
Ricordo di aver visto Franco Basaglia ammala- mento nazionale di cambiamento psichiatrico,
to, dopo la proclamazione della Legge 180, ma anche una persona che sapeva comunicare
dopo la costituzione del gruppo di Psichiatria anche con le persone poco colte, con le perso-
Democratica (che venne così chiamata, penso, ne qualsiasi che incontrava ogni giorno nel
per analogia con Magistratura Democratica), e corso del suo lavoro, costituendo un esempio
dei suoi Fogli di Informazione. Ricordo di per chi ne voleva seguire le orme.
averlo visto in coma fino alla sua morte, alla fi-
ne dell’agosto 1980; di aver partecipato ai suoi Pordenone, 19 luglio 1999
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INDICE
Superare il Manicomio
di Mario Novello
pagina tre
Soggetto e Istituzione:
l’eredità di Franco Basaglia
Introduzione alla Giornata di Studio
di Gelindo Castellarin
pagina sette
Appendice
Basaglia con Lacan
di Carlo Viganò
pagina cinquantacinque
Franco Basaglia
di Lucio Schittar
pagina sessantuno
annotazioni
L’IPPOGRIFO
Atti & documenti
Superare il Manicomio di Mario
Novello Introduzione alla
Giornata di Studio di Gelindo
Castellarin Dalla lotta anti
istituzionale alle nuove forme
di disagio e segregazione di Au-
gusto Casasola Quale politica
SOGGETTO E ISTITUZIONE
per la salute mentale alla fi- L’EREDITÀ DI FRANCO BASAGLIA
ne di un secolo di riforme? di
Franco Rotelli Franco Basa- GIORNATA DI STUDIO • UDINE 22 MAGGIO 1998
glia e l’utopia della realtà di
Giovanna Gallio La Comunità
Terapeutica e i destini della
cura di Francesco Stoppa Fran-
co Basaglia maestro di pensie-
ro: una proposta di lettura di
Mario Colucci L’eredità di
Franco Basaglia di Franca Onga-
ro Basaglia Basaglia con La-
can di Carlo Viganò Franco
Basaglia di Lucio Schittar