Jersild
Jersild
Jersild
medico, quindi ha una grande impostazione scientifica. Debutta nel 1960 e firma
un manifesto con altri scrittori (“front mot formers tyranni”) contro l’esparato
sperimentalismo letterario che rischia di perdere di vista sia la spontaneità della
creazione letteraria sia l’utilizzo della letteratura come mezzo per indagare alcuni
temi sociali. In realtà usa alcuni temi sperimentali e può essere accostato alla
tradizione postmoderista anche se I suoi testi migliori tengono imbigliata la
sperimentazione formale per dedicarsi alla tematica e critica sociale, utilizzando
molti generi letterari diversi: la satira, fantastico, la fantascienza e la distopia.
Possiamo raggruppare questi genere in un macrotema che è quello dell’alienazione
dell’individuo nella società (oltre a manipolazione, spersonalizzazione fatta da
strutture di potere). Quindi anche dal punto di vista tematico Jersild è molto vicino
a temi postmodernisti.
Essendo un medico un altro argomento che lo interessa molto è l’etica della
scienza, il suo atteggiamento non è dettato da un impostazione anti-scientifica
(come di solito negli autori postmodernisti), tuttavia si interroga su alcuni
problemi etici relativi alla sua professione, soprattutto si interroga su come
un’ottica eccessivamente razionalistica possa condurre a vedere l’altro individuo
come uno strumento o un mezzo per ottenere qualcosa (che sia in termini di
guadagnoe conomico o di conquista di una maggiore conoscenza) invece di vedere
l’altro come un soggetto con diritti, detentore di un valore intrinseco. Questo tema
viene declinato in vari modi, per esempio vi è un romanzo del 1973 (il dottore
degli animali) in cui si discute la sperimentazione sugli animali, in un altro testo
del 1978 viene esplorato l’ambiente ospedaliero e ci si interroga su come vengono
trattati I pazienti. In un romanzo del 1982 viene messa in scena una classica
distopia postatomica, in un romanzo del 2009 viene messa in scena una società in
realtà virtuale che offre ai propri utenti esperienze che permettono di vivere delle
avventure che superano tutti I tabù della società reale e nel corso del romanzo
questa società virtuale diventa una sorta di setta che colonizza l’immaginario dei
suoi clienti.
Spesso abbiamo un osservatore che affronta un determinato problema come se
fosse un esperimento scientifico quindi con un ottica positivistica che fa perdere di
vista la componente umana, empatica.
In questo testo il nostro soggetto ha una serie di rapporti sia con soggetti umani
che gestiscono l’esperimento sia con soggetti non umani, animali. La presenza
degli animali è molto visibile sul piano del linguaggio metaforico la condizione di
Ypsilon è spesso descritta attraverso metafore del mondo animale. Queste
metafore ricalcano il processo di deumanizzazione che Ypsilon subisce, viene
associato ad animali tradizionalmente rivoltanti.
All’interno del laboratorio c’è anche una cavia canina che cerca di elemosinare
compassione e amore dai ricercatori non sapendo che sono I suoi carcerieri,
Ypsilon guarda questo cane con disprezzo perchè non si rende conto o non vuole
rendersi conto della situazione in cui è e non si ribella.
Un’altra cavia, una scimmia diventa amica di Ypsilon racconta telepaticamente il
suo passato, le racconta di quando viveva in libertà ed è stata rapita dai trafficanti
di animali per essere venduta, fornendo così a Ypsilon una sorta di passato, di
“identità” a cui aggrapparsi. Con il contatto di un soggetto non umano, il nostro
personaggio può quantomeno sognare un contatto di libertà per sfuggire alla realtà
tecnocratica in cui si trova. Il romanzo ci racconta Ypsilon come vari soggetti,
diventando così un “soggetto nomade”, in bilico tra l’animale,l’umano e la
macchina.