LIBERISMO e LIBERALISMO
LIBERISMO e LIBERALISMO
LIBERISMO e LIBERALISMO
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e soprattutto - sul rispetto delle minoranze.
Dall'inizio del XIX secolo, liberale cominciò a divenire equivalente di "favorevole al
riconoscimento delle libertà individuali e politiche". La prima citazione in lingua inglese con questo
significato risale al 1801. In senso moderno si ritiene che il termine liberalismo sia stato usato per la
prima volta nel 1812 in Spagna nel parlamento regionale (Cortes) di Cadice. Le radici del
liberalismo sono tuttavia molto più antiche. Possono essere trovate nelle dottrine giusnaturalistiche
di John Locke, nelle teorie dei filosofi scozzesi David Hume e Adam Smith e nell'illuminismo
francese.
Liberalismo e illuminismo
Il liberalismo è di solito considerato, insieme alla democrazia moderna, una filiazione
dell'Illuminismo. Infatti esso si ispira agli ideali di tolleranza, libertà ed eguaglianza propri del
movimento illuminista, contesta i privilegi dell'aristocrazia e del clero e l'origine divina del potere
del sovrano.
Montesquieu (1689-1755) nella sua opera Lo Spirito delle Leggi fissa un altro punto fondamentale
della dottrina politica liberale: la separazione dei poteri (potere legislativo, potere esecutivo e potere
giudiziario) come garanzia contro l'arbitrio del potere statale. Immanuel Kant esprime il suo credo
liberale parlando di "libertà, uguaglianza e indipendenza" come dei principi che devono reggere uno
Stato civile.
Bisogna osservare comunque che non tutti gli illuministi sostennero concezioni politiche liberali.
Voltaire e Jean-Jacques Rousseau, ad esempio, pur avendo influito sulla nascita del liberalismo
non possono essere considerati liberali. Voltaire non è infatti interessato alla questione della
rappresentanza politica e della divisione dei poteri: per lui l'ideale resta quello di un dispotismo
illuminato retto da un re-filosofo saggio e tollerante. Rousseau, da parte sua, rifiuta la democrazia
rappresentativa preferendo la democrazia diretta. La sua concezione della volontà generale alla
quale i cittadini devono sottomettersi non sembra prevedere inoltre la tutela delle minoranze.
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l'essere norme generali applicabili a tutti, in un numero indefinito di circostanze future;
l'essere norme atte a circoscrivere la sfera protetta dell'azione individuale, assumendo con ciò
il carattere di divieti piuttosto che di prescrizioni;
l'essere norme inseparabili dall'istituto della proprietà individuale.
Si sviluppa la consuetudine di fissare in un documento solenne questi diritti, sull'esempio del Bill of
Rights inglese: le Carte dei diritti dei nuovi Stati americani indipendenti e i primi emendamenti alla
Costituzione degli Stati Uniti d'America sono gli antenati degli elenchi di diritti previsti dalle
Costituzioni ottocentesche e da quelle attuali.
Rivoluzioni liberali
La presa della Bastiglia segna l'inizio della Rivoluzione francese, prototipo delle rivoluzioni liberali
in Europa.
La rivoluzione francese del 1789 e la maggioranza delle rivoluzioni della prima metà del XIX
secolo sono dette rivoluzioni liberali: esse hanno infatti come scopo la concessione di una
Costituzione che limiti i poteri del monarca, e hanno di solito a capo la borghesia benestante (per
questo sono anche dette rivoluzioni borghesi). I pareri in proposito tuttavia non sono concordi;
alcuni pensatori liberali come ad esempio Karl Popper, Marcello Pera, Lucio Colletti, vedono nella
rivoluzione francese (e nel suo sostrato culturale prodotto dal pensiero di Voltaire e Rousseau)
l'origine dei totalitarismi del Novecento.
Le colonie che daranno origine agli Stati Uniti d'America si trovano invece in un differente contesto
politico. Il potere contro il quale si lotta non è una monarchia nazionale ma la Corona inglese.
Inoltre la popolazione bianca degli Stati Uniti non è stratificata socialmente come quella europea:
non esiste un'aristocrazia contro cui lottare né un clero organizzato (i coloni americani sono
protestanti), né esiste una classe di veri e propri nullatenenti (proletariato) a causa dell'abbondanza
di terreni. Anche la guerra d'indipendenza americana può essere vista come una rivoluzione liberale,
ma facendo per queste ragioni le dovute distinzioni: essa non porta all'instaurazione di una
monarchia costituzionale ma di una Repubblica.Tra i documenti più celebri dell'epoca delle
rivoluzioni liberali è necessario menzionare la Dichiarazione di Indipendenza Americana che,
contrariamente alla filosofia di John Locke, indica come diritti naturali "vita, libertà e ricerca della
felicità" e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, emanata durante la Rivoluzione
francese.
Lo Stato liberale classico che si instaura a seguito di queste rivoluzioni è lo Stato minimo, le cui
funzioni sono limitate a compiti di difesa e ordine pubblico. Per lo più il diritto di voto era ristretto a
coloro che hanno un certo livello di reddito (suffragio censitario) e che sapevano leggere e scrivere.
NOTE
1. Brown, Wendy. Edgework: critical essays on knowledge and politics. Princeton University
Press, 2005. p. 39