Pintacuda Acustica
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Pintacuda Acustica
Storia della
Musica
Musicologia
sistematica
Musicologia
applicata
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Musicologia sistematica
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Musicologia applicata
L’ETNOMUSICOLOGIA
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1. il problema delle origini della musica, col quale quasi ogni storico del ‘700 e
‘800 si era cimentato. Qui l'etnomusicologia ha mostrato in primo luogo come
sia ardito presumere che un fenomeno complesso quale la musica (portatrice di
significati e valori che variano da cultura a cultura) abbia potuto avere una sola,
unica radice; in secondo luogo, ha messo in dubbio alcune ipotesi che avevano
avuto credito fino ad allora, per esempio che il ritmo abbia preceduto
storicamente la melodia;
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Le teorie etnomusicologiche
MONOGENETISMO -
DIFFUSIONISMO - EVOLUZIONISMO
Teorie monogenetiche
(una sola TEORIA a spiegazione di fenomeni complessi)
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Curt Sachs
Secondo Sachs la musica è cominciata col canto e la più antica forma di canto
conservata è quella dei Pigmei formata da due note soltanto.
L’evoluzione successiva arriva quando le note diventano 3, poi 4 e così via,
secondo il principio che dalla melodia più semplice si arriva poi alla più
complessa.
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Marius Schneider
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Richard Wallaschek (La musica primitiva, 1893) affermò che nell'origine della musica
riveste una grande importanza il ritmo.
Lo seguì in questa direzione Karl Bucher in Lavoro e ritmo (1896) il quale sostenne che
l'origine dei fatti musicali e nel ritmo che accompagna i movimenti delle attività
collettive di lavoro presso le comunità tribali.
Fausto Torrefranca, autore delle Origini della Musica (1907), sostenne che i suoni
vocali sono il risultato di "gesti sonori" prodotti dall’organo di fonazione. La
ripetizione di gridi, di note, dl intervalli, è il primo passo in direzione della musica.
Carl Stumpf poté avvalersi, nei propri studi (Le origini della musica, 1911) di
fonogrammi registrati presso popoli primitivi. La musica nacque dalla necessità di
produrre dei "segnali con la voce”. Dai segnali ebbero origine suoni di diversa
altezza emessi simultaneamente o successivamente e quindi si definirono intervalli
determinati e trasponibili.
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Anche lo studio dei diversi stili di canto venne costretto entro un sistema rigido. Gli
studiosi viennesi, ad esempio, indicarono diversi stili musicali sulla base dello
sviluppo delle civiltà, le quali si sarebbero sviluppate secondo un modello simile ad
una piramide rovesciata:
Secondo Wiora la storia della musica può essere classificata come segue:
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IL PARTICOLARISMO CULTURALE
ANTIEVOLUZIONISTA
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LO STUDIO DELL’ETNOMUSICOLOGIA E
GLI INFLUSSI DA QUESTA ESERCITATI
SULLA MUSICA DEL ‘900
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Strumenti musicali
Uno studio approfondito degli strumenti dei popoli primitivi fu compiuto dal musicologo
tedesco Curt Sachs
Egli classificò gli strumenti basandosi sui caratteri morfologici (idiofoni, membranofoni,
aerofoni, cordofoni) e ne illustrò la distribuzione geografica e culturale.
I più diffusi (e quindi secondo l’opinione di Sachs, più antichi), anche perché si possono
costruire con oggetti di uso comune, sono gli idiofoni: dalla percussione del corpo
umano o di sue parti si passa alla percussione del terreno con i piedi. Altri idiofoni
primitivi sono: tronchi d’albero distesi sul terreno, o aperti, o scavati nel senso della
lunghezza (tamburi a fessura, di solito con funzioni rituali). La percussione è effettuata
con i piedi, o con le mani, o con mazze o battagli. Idiofoni di legno si possono anche
sfregare tra di loro o raschiare. Invece si agitano i vari tipi di sonagli ottenuti riempiendo
di sassolini o di semi frutti essiccati (zucche) o dal guscio duro (noci di cocco), pelli di
animali, vasi, o infilando pezzi di metallo in contenitori di legno, d'argilla e più tardi di
metallo. I tipi più complessi di idiofoni sono gli xilofoni di varie fogge, i litofoni, i gong.
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raschiatore
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sonagli di conchiglie
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flauto di osso
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Arco musicale
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Fonografo Edison
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Musica e mitologia
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Il dio indiano Prajapati con la sua voce creò il cielo, le acque e la terra; alcune
popolazioni indiane d'America ritenevano che il loro dio avesse creato il mondo
cantando tre volte.
In molte culture orientali (India, per es.) grande importanza hanno gli animali, le cui
grida avrebbero mantenuto intatte le caratteristiche della voce creatrice. In seguito
(intorno al 1000) alcuni teorici dell’antichità hanno tentato di interpretare le voci
degli animali in un’ottica musicale. Lo schema seguente è tratto dal trattato indiano
Sangita-Ratnakara (XII-XIII secolo ca.) ma lo si ritrova tal quale anche nell’ampio
Musurgia Universalis di Attanasius Kirchner del XVII secolo
fa do sol re la mi si
Gallo Aquila Gru Pavone Uccelli Toro sacrif Pesce.
Leone Elefante
Leone vinto Rana
Toro Rana, Bue
San Cugat
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Grecia e Roma
Mesopotamia
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– già prima del 3000 aC compare un’arpa arcuata. Una simile arpa da
11 fino a 15 corde si trovano raffigurate nelle tombe regali di UR (2450 aC),
insieme a grandi lire (di oltre mezzo metro d’altezza) e oboi d’argento, oboi
semplici e doppi, oltre ad arpe angolari. Le arpe potevano essere orizzontali o
verticali a seconda di come venivano suonate.
– troviamo inoltre: grandi tamburi, nacchere o castagnette,
tamburelli.
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Fra queste, alcuni rilievi del 668– 627 aC (regno di Assurbanipal). Ritraggono
il re che beve sdraiato nel suo giardino, sventolato dagli schiavi, la testa
decapitata di un nemico appesa a un albero, mentre la musica viene offerta
da un’orchestra di quattro arpisti, un suonatore di tamburo, un liutista e un
oboista.
Egitto
Se le orchestre appaiono solo saltuariamente in Mesopotamia prima del 1000 aC,
in Egitto esse erano comuni già nell’Antico Regno (prima del 2181 aC).
Erano spesso rappresentate in dipinti tombali o in scene di banchetto.
Gli strumentisti sono generalmente maschi, e mostrati per lo più in ginocchio,
mentre le donne danzano e battono le mani a tempo.
Una curiosa caratteristica di queste scene musicali è che di fronte agli strumentisti,
inginocchiati a loro volta, ci sono uomini che eseguono una varietà di gesti stilizzati
con le braccia e le mani. Questi “chironomisti” sembrano dirigere la musica, o
mimarla con una sorta di linguaggio da sordomuti.
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Estremo Oriente
Ne fanno parte Cina, Corea e Giappone, tutti paesi che posseggono patrimoni culturali
molto antichi.
In tutti i paesi dell’Estremo Oriente il concetto di musica è più ampio rispetto a quello
occidentale. Il termine yue non indica soltanto la musica intesa come i suoni
organizzati creati dall’uomo ma anche la danza, i costumi, alcune forme teatrali
nonché i testi verbali utilizzati per il canto.
Nella sua più ampia accezione la musica non era semplicemente qualcosa da ascoltare
per ricavarne piacere. Nel pensiero di Confucio essa aveva anche una rilevante finalità
didattica, poiché quella buona e morigerata avrebbe potuto avere un effetto positivo
sulla morale e sulla condotta degli ascoltatori.
Se quindi i governanti si fossero accertati che nelle cerimonie civili venisse proposta
soltanto buona musica, ciò avrebbe avuto un effetto positivo sulla plebe.
Proprio in virtù dell’importanza che la musica ricopriva nella cultura cinese, questo
popolo ha creato un proprio sistema di notazione musicale già prima del 200 aC.
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I cinesi hanno classificato gli strumenti musicali sulla base del materiale di cui
sono fatti. Essi hanno individuato 8 differenti “materiali sonori”:
1. metallo
2. pietra (litofoni)
3. seta
4. bambù
5. zucca
6. terra
7. pelle
8. legno
Audio – organo
a bocca
Strumenti
della cultura
cinese
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Gli indiani
Nessuno dei popoli extraeuropei può vantare una
storia musicale cosi estesa nel tempo e varia nella
teoria e nella pratica quanto gli indiani.
La musica ebbe sempre una grande importanza nella
loro cultura. I Veda contengono numerosi canti dello
stadio più antico. Le varie dinastie, indigene o
straniere, conferirono sempre un posto di rilievo alla
musica; nelle cerimonie religiose e in quelle di corte
nei trattenimenti privati, nella letteratura e nei
trattati.
Assai complesso è il sistema musicale indiano, che risale al II secolo a.C. e si basa sopra
un numero grandissimo di scale. Base comune a tutte le scale è l'ottava, suddivisa, come
nel sistema occidentale, in sette tra toni e semitoni Ma l’organizzazione di questa scala
era molto complessa, in quanto ognuno degli intervalli era suddiviso in due, in tre o
quattro srutis o elementi: in tutto 22 srutis come si vede dal seguente schema ricostruito
dal Sachs:
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Strumenti
della cultura
indiana
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