Lago Del Fucino

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FUCINO IL PROSCIUGAMENTO DEL LAGO LA PIANURA DEL FUCINO

2009 Luigi Tudico

Video Il Gabbiano del Fucino

Dipinto murale Scuola Media A. Vivenza

Avezzano

Giulio Cesare: sta pensando di recuperare quel territorio fertile, prosciugando il lago Fucino

Link = Foto: Pianura Fucino

Suetonius scrisse: per Giulio Cesare il Grande Padre dellantica Roma il prosciugamento del Lago Fucino rappresentava il progetto pi prestigioso e straordinario per lornamento di Roma, per la bellezza e la ricchezza aius dellImpero. Per questo voleva costruire un Emissario per prosciugare lalveo del Lago Fucino e recuperare quel territorio fertile e tanto vasto, in quanto lImpero non produceva sufficienti risorse alimentari e sovente era costretto ad importare il grano dallEgitto, dalla Spagna, dalla Sicilia, dallAfrica, dalla Sardegna, dalla Crimea e dallOriente. Il Gran Cesare, bramava altres di innalzare a Marte il pi grande tempio che sia mai stato sino ad allora edificato. Labile Imperatore aveva intenzione di realizzare un porto ad Ostia e costruire una strada che congiungesse gli Appennini dal litorale Adriatico al Tevere. Anelava inoltre di creare un anfiteatro immenso ai piedi della Rupe Tarpea. Era deciso anche a riformare il codice civile per eliminare tutte le leggi inservibili e lasciare solo quelle indispensabili, descrivendole con chiarezza e precisione. Cesare, che amava il suo Popolo, ambiva inoltre la costruzione di una grandissima biblioteca popolare di opere Latine e Greche e porvi a capo Varrone. Aveva in programma la bonifica delle paludi Pontine, ed infine per ridurre i pericoli ed abbreviare la navigazione dallOriente: tagliare lIstmo di Corinto; sennonch il vile ferro dei miserabili cospiratori giunse prima di siffatti nobili ed avanguardistici propositi, ponendo fine al GrandUomo ed ai suoi stupendi e lungimiranti progetti. Dopo la morte di Cesare, i Marsi ricorsero ad Augusto, ma questi non possedeva il genio e le viste di Cesare ritenne il prosciugamento del Lago Fucino una pazzia ed arriv persino a vietare che se ne parlasse. In seguito nulla cambi sotto il Sole, perch anche il truce Tiberio e il sanguinario Caligola figlio di Germanico il quale aveva nominato senatore il suo cavallo, furono dello stesso avviso. Roma: la padrona del mondo, rigurgitante di splendore, di gloria e di ricchezze era la citt dove sovente si pativa la fame.

ATTENTE CONSIDERAZIONI
PRIMA DINIZIARE

Lago Fucino Veduta panoramica da: Brisse & De Rotrou

di intraprendere questi argomenti, il caso di sbrogliare dalle solite favole e dissacrare serenamente tutte le fanfaluche (1a) che sono state dette in passato e che, ancora oggi ribadiscono gli sdruciti profeti di sventura, RIMA concernenti i travolgimenti climatici e le conseguenze catastrofiche che, si sarebbero verificate a causa del licenziamento nel Tirreno delle acque che ristagnavano nellalveo del Fucino. Premesso che, in qualche caso, e quindi non sempre cos le profonde e distese acque dei laghi, possono mitigare lievemente il clima degli ambienti circostanti e, nel fuori Fucino, di norma si riscontrava in modo del tutto irrilevante o quasi, perch il Lago Fucino, pur essendo, per estensione il terzo dItalia, tranne alcune aree, era pi palude che lago. Per rendersene conto basta rievocare le orripilanti e disastrose gelate (1) che si verificarono nei secoli XVI, XVII, XVIII e, ancora pi a ritroso nel tempo, negli anni che trascorsero dal 1167 al 1595, che, pertanto, aumentarono a dismisura la precariet e la miseria delle popolazioni domiciliate nella Cerchia intorno al Fucino. Avvenimenti questi di dimensioni devastanti, in cui risulta chiaro il rapporto che cera effettivamente tra la presenza dellacqua del Lago e la sua reale influenza con il clima delle zone circostanti. Per tutto ci incoerente sostenere ancora che, a causa del suo prosciugamento, le piante da frutto, di olivo e delle viti si inaridirono e che le coltivazioni degli agrumi scomparvero del tutto. (2) Niente di pi falso Sappiamo bene tutti che gli specchi dacqua dei laghi influenzano molto le fantasie ed in particolare quelle dei verseggiatori; per la realt unaltra cosa!. Intanto necessario rendersi conto che nella Marsica non mai stato possibile coltivare le piante di: arancio, di limone e mandarino e, se nel fuori Fucino si fossero realmente coltivate in abbondanza e senza problemi: le piante di olivo, le derrate, la vite, i cereali e, gli agrumi; quali sarebbero stati i veri motivi, che sino dai tempi pi remoti, abbiano spinto, prima il grande imperatore di Roma, Giulio Cesare (3) e in seguito, particolarmente Claudio Tiberio, (4) che nellintento di prosciugare lacqua dallalveo del Fucino per renderlo coltivabile, tent con i limitati mezzi di quellepoca, riuscendo a realizzare una cos grandiosa e ardita opera idraulica? E poi, perch mai, ininterrottamente e con ripetuta perseveranza, gli abitanti del circondario, hanno supplicato ogni governo che, per pi di diciotto secoli, si sono succeduti a proseguire in questo obbiettivo? Erano tutti pazzi?

2009 Luigi Tudico

Fucino
Trasacco Luco Dei Marsi

Pianura Del Fucino oggi la Terra pi fertile D'Italia per per parecchi millenni, Questa era continuamente stata sommersa dallacqua del Lago Fucino. Quando c'era il lago, su di Esso volavano stormi di Folaghe e di Gabbiani e i Pescatori e le Popolazioni circostanti da ogni parte della conca, li vedevano volteggiare nel cielo e sull'acqua. Dopo A tanti anni dal prosciugamento definitivo del lago, che ebbe luogo per la grandiosa Opera Ingegneristica iniziata nellanno 1854 da Alessandro Torlonia meriter il titolo di: Principe di Fucino (5). Questi, ricercher a livello mondiale e individuer a Marsiglia (Francia) degli ottimi ingeneri idraulici: Frantz Mayor De Montricher (6) che svilupper il progetto e sar anche il direttore generale; Henry Samuel Bermont, lingegnere capo (7) e Alexandre Brisse, il direttore dei lavori (8). La splendida struttura monumentale dellIncile che costituisce la testata del grandioso Emissario Torlonia, su cui svetta imponente la grande Statua di Maria Immacolata Concezione, fu opera di: Nicola Carnevali (9), architetto di Roma. Dalla Francia, per raggiungere il Fucino, emigr un consistente numero di operai specializzati: minatori, tagliapietre, muratori, capi squadra, carpentieri, geometri, carrettieri, ed altri. La forza lavorativa complessiva, all80% importata da fuori assieme a quella locale, raggiunger picchi giornalieri di 4.000 unit. Alessandro Torlonia, volendo dar piena vita al progetto del Gran Cesare in armonia con il Gruppo Dirigente e le maestranze: realizz una nuova galleria a forma ovoidale a base concava (10), avente una sezione costante di metri quadrati 19,611 netti, per una lunghezza di metri 6.301,48; con la pendenza del 2 per i primi 250 metri e lo scoscendimento dell1 per i restanti 5.941,48 metri. La galleria la rivestirono: con mattoni di qualit per 315 metri, e per metri 3.412 con ottima pietra da taglio, legata con cemento idraulico, calce e malta pozzolanica. La portata nominale di progetto era di 50 (*) metri cubi dacqua al secondo; m3/s 49,60 massima per secondo (178.560 metri cubi per ogni ora), e m3/s 3540 desercizio. Il che comporta una velocit di scorrimento dellacqua di metri 1,90 per ogni secondo: peculiarit queste in grado di garantire un funzionamento continuo regolare, di tutto riposo e sprovvisto di ogni e qualsiasi problema. ( ) * La portata massima del Fiume Liri: di 50 metri cubi dacqua per ogni secondo.

Galleria Torlonia Sezione


La sezione trasversale di mq2 19,611 netti. Sezione che costante per tutta la sua lunghezza Progetto di: Frantz Mayor De Montricher

Galleria Romana Sezione tipica.


La sua sezione era molto variabile, si ristringeva fino a m 3,73
2

Galleria Torlonia

SEZIONI TRASVERSALI

Galleria Romana

Le acque iniziarono a defluire dal Lago il 9 Agosto del 1862; il 30 Aprile del 1868 era affiorata: la Terra pi fertile d'Italia. Nel 1876 quellOpera Idraulica di grande interesse e pi prestigiosa, sino allora eseguita, era definitivamente conclusa: onestamente Alessandro Torlonia venne onorato e gratificato. Peccato per che Frantz Mayor De Montricher non pot vedere finita la grandiosa Opera che Lui, con passione e capacit unica e originale aveva progettato, poich, a Napoli, il 28 Maggio del 1858, a soli 48 anni era deceduto. Henry Samuel Bermont, ebbe problemi di salute, e per essere curato dovette tornare in Francia, mor a Montpellier il 20 Maggio del 1870. Solo Alexandre Brisse, rest fino allultimo nel Fucino, e forse, solo Lui, pot vedere compiuto in modo definitivo quel sogno a cui con altri Amici avevano collaborato con dotta professionalit, passione, competenza e seriet per trasformarlo in realt. Prima di Alessandro Torlonia, a prosciugare quel Lago, ci avevano provato, probabilmente senza mai riuscirci, anche imperatori e re; per primo, Claudio Tiberio Druso (11) che nellanno 41 d.C. (dopo Cristo), fece scavare una galleria lunga 5.653 metri che, dal Lago Fucino, attraversava i calcarei sotto il Monte Salviano, fino a raggiungere il Fiume Liri (nella Valle Roveto, nei pressi di Capistrello (LAquila). Sui due versanti opposti del Monte Salviano, i Romani realizzarono 8 cunicoli a sezione inclinata; maestoso il Cunicolo Maggiore (12) costituito da tre grandi arcate sovrapposte una pi sopra dellaltra, comunicanti tra loro e con la galleria sottostante, inoltre sul tracciato della medesima, scavarono 40 pozzi a sezione quadrata, che raggiungevano il piano della quota di fondo del tunnel che, oltre all'accesso e alla risalita dei lavoratori, servivano soprattutto per l'aerazione, indicare le direzioni per scavare tra un pozzo e l'altro, tirare fuori l'acqua, i materiali di risulta e introdurre il necessario per il rivestimento interno della galleria stessa. Per fare questo, in condizioni inumane, impiegarono circa 22.500 schiavi e 7.500 maestranze per 11 anni. Gaio Plinio, detto Il Vecchio (che era sceso nella galleria) ci lasci la sua umana testimonianza: Si dovette tagliare con lo scalpello la roccia viva ed ogni lavoro si dovette approntare a turni implacabili, nelle viscere del monte nella pi totale oscurit; cose queste che, non possono essere concepite se non da chi le vide, n il linguaggio umano capace di descriverle.

Il giorno dell'inaugurazione dei lavori, che avvenne nell'anno 52 d.C., finito lo spettacolo gladiatorio, che si tenne su unampia piattaforma galleggiante tra gli urli di gioia e dincitamento degli spettatori; si diede seguito al deflusso delle acque che, si rivel un colossale fiasco, perch la quota di base della galleria e del letto del canale proveniente dal Lago, erano solo di poco pi basse del livello delle acque. Dopo aver provveduto ad abbassare la quota del canale e parte della galleria, si procedette ad un secondo tentativo; ma, anche questa volta, l'esito fu sfavorevole, poich, in precedenza, forse per una madornale distrazione, era stato realizzato un tratto di galleria in direzione errata, che rimase pertanto inutilizzata. All'apertura delle paratoie dell'emissario Incile (13) lacqua inizi ad incanalarsi velocemente anche nel tratto della galleria realizzata nella direzione imprecisa e, senza sbocco, la quale, raggiunta la pressione critica, con la forza del riflusso fragore dello scroscio, determin un violentissimo Colpo dariete (14) che, simile a un terremoto, fece crollare una parte della galleria utile, e cos, dopo gli iniziali agevoli entusiasmi, le espressioni dalle facce degli astanti si trasformarono e il riso si gel sulle loro labbra; segu poi una frustrazione spasmodica collettiva, e
Cunicolo Imperiale Ingresso del Pozzo Romano N23

lacqua del Lago Fucino, rimase al posto di sempre.

Allimponente cerimonia, Claudio era involto dal Paludamentum, era una specie di manto scarlatto porpora, di cui si coprivano gli imperatori nelle grandi cerimonie quando uscivano da Roma per capitanare i loro eserciti o nelle funzioni religiose. Claudio, si rec a codesta festa, chegli immaginava dovesse essere la conferma della sua gloria. A questa solennit era presente anche Plinio Il Vecchio in qualit di ammiraglio e di uomo dotto. Il Principe era seguito da quella corte imperiale che gi molto aveva preso del lusso dalle monarchie imperiali, dal figlioccio Nerone e da tantissima gente accorsa da Roma e da tanti altri luoghi; era presente anche lImperatrice (15) che, senza mezzi termini, attribu il fallimento alle frodi perpetrate dal liberto di fiducia di suo marito Narciso Tiberio (16) sovrintendente ai lavori, il quale avrebbe usato solo una parte delle somme di conquibus che lo Stato gli aveva messo a disposizione per realizzare tutte le attivit lavorative doverose e di essersi, nel contempo, per cupidigia, arricchito risparmiando a danneggiamento non solo dellopera eseguita, ma anche dellImperatore e dellImpero Romano. Poich Narciso sapeva che Agrippina non era particolarmente influente, si sentiva tranquillo, perci, a sua volta, la rimprover di superbia e di smisurata ambizione di donna. E cos, Narciso, per questa volta e, per adesso, pot farla franca. Sic! Sempre lei, Agrippina, con esaltata vanit femminile, indifferente del dolore e della miseria degli altri, sfoggiava una clamide (mantella) tessuta tutta in fili doro che contraddiceva con la susseguente carneficina che, con il sangue umano, colorer di rosso, l'onda vitrea dell'acqua del Lago Fucino. Infatti, Claudio, per festeggiare l'avvenimento e camuffare l'insuccesso, per deliziarsi e divertire gli astanti: fece macellare a pezzi circa 19.000 persone in un costretto, feroce e sanguinario combattimento navale ma!... lasciamo perdere!.
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Il Cunicolo del Ferraro, lungo il suo tragitto inclinato, intercettato dal Pozzo N 23 G J G J G J G J G J G

2009 Luigi Tudico

Cunicolo Maggiore

ingresso

uscita

Fucino

Paterno Dei Marsi

2009 Luigi Tudico

IL PERCORSO DELLE ACQUE


Per prosciugare il Fucino nel Collettore Centrale confluirono circa 1,270 G (giga) di metri cubi dacqua che giunsero alla Testa monumentale dellIncile per immettersi nel Nuovo Emissario Torlonia che li condurr come si deve nel fiume Liri poi Garigliano e, dopo lungo e sinuoso percorso, si riverseranno definitivamente nel Mar Tirreno. Lopera di prosciugamento effettivamente iniziata nel 1854 fu ultimata dopo 22 anni. I Commissari delegati del Genio Civile, lingegnere Pacifico Barilari e il professore Alessandro Betocchi, nella loro relazione al Ministro dei Lavori Pubblici del 1 Ottobre del 1868 scrissero: Perfettamente ultimata la grandiosa opera del Prosciugamento del Fucino, che tanto onore e vantaggio reca allItalia. Sua Maest, Vittorio Emanuele II, Re dItalia, il 17 Gennaio 1875, udito il Consiglio dei Ministri, per concedere un attestato di benemerenza pubblica, decret la coniazione di una medaglia doro al Principe Alessandro Torlonia, la quale segnalasse ai posteri, il nome di chi aveva condotta a fine, la invano fino allora tentata Opera. Il Re, a nome suo e della Nazione, le concesse anche il Brevetto di: Principe di Fucino Principe Fucino Sulla Medaglia doro, incisa la seguente iscrizione:

Paterno Dei Marsi

San Pelino

2009 Luigi Tudico

MA VOI: LO SAPEVATE ?
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Sono in molti a sapere che il Bacinetto quellarea della Pianura del Fucino, che si estende dalla Centrale idrovora di Ottomila, verso nord-est, sud-est, fin quasi sotto San Benedetto dei Marsi, Venere e Ortucchio dei Marsi. La stragrande maggioranza delle persone sa anche che lavvallamento di quella zona la parte pi depressa del Fucino. Resta comunque un nutrito numero, anche residenti del luogo, che non conoscono il motivo e non sanno che venne progettato da Alexandre Brisse, ingegnere e direttore dei lavori di Alessandro Torlonia e, che fu realizzato allo scopo di utilizzarlo come invaso di ritenuta nelleventuale necessit di effettuare la manutenzione del canale collettore esterno, o per interventi e riparazioni nella galleria sotterranea (17). La sua estensione di 2.270 ettari e pu contenere 55 M (mega) di metri cubi dacqua: quantit prevista che si potrebbe accumulare nel tempo di tre mesi. Dal Bacinetto, vennero movimentati circa 5 milioni di metri cubi di terra e, su gran parte del suo perimetro fu costruita una diga in terra battuta, larga oltre 7 metri nella parte superiore, per unaltezza di metri 2,50. Sulla spalla del terrapieno venne costruita una strada carrozzabile lunga km. 17,850, tutta costeggiata da alberi; al lato esterno di essa, furono scavati due canali detti Allaccianti le cui acque, possono confluire sul canale Collettore centrale o, deviate da apposite chiuse, sul Collettore a mancina, nel Collettore destro, oppure nel Bacinetto.

San Benedetto Dei Marsi

Tra le tante opere realizzate, fu costruito un capace Canale Collettore con la larghezza del letto di 15 metri, che, muovendo dallIncile, si sviluppa, dritto come un fuso per otto chilometri, sino a raggiungere la Centrale idrovora di Ottomila sita davanti la diga del Bacinetto. Lo stesso canale si prolunga per altri 3.220 metri anche nellesteso bacino di ritenuta, sito nella parte posteriore della centrale idrovora.

Da Ottomila, sia alla destra che a sinistra del Collettore centrale e, paralleli ad esso, vennero realizzati altri due canali complementari. Si aprirono anche altri nove canali pi piccoli; si sistemarono nove torrenti; alla distanza di un chilometro uno dallaltro, si crearono trenta grandi fossati di scolo. Lintero complesso di canali e di fossi risult essere di 285 chilometri e richiese la costruzione di 238 ponti e quattro importanti chiuse sui canali allaccianti. Vennero Centrale Elettrica realizzate inoltre moltissime strade rotabili per la lunghezza di oltre 202 chilometri, tra queste famosa la Circonfucense, che da sola si estende per 52 chilometri. Furono edificati 150 fabbricati, un grande zuccherificio, due centrali idroelettriche, pi caseifici dove si producevano: burro, formaggi grana e stracchini. Si costruirono anche grandi stalle per allevamenti.

Nello svolgimento dei lavori, non manc mai il sentimento umano di Alessandro Torlonia che, in Avezzano, fece realizzare a suo onere un ospedale, affinch gli addetti ai lavori, nei malaugurati infortuni, vi potessero essere ricoverati e curati con la massima attenzione e tutta la scrupolosit possibile; fece costruire anche una cappella, ad uso dellintero personale preposto alle attivit lavorative. Nellanno 1862, alla linea dellacqua del Lago di ogni comune litoraneo, venne posta una statua in ghisa della Vergine Santissima, rivolta verso il Fucino, nel cui piedistallo calcareo scolpita la seguente dicitura:
A DEVOZIONE DI TORLONIA ALESSANDRO TORLONIA POSTA ALLA SPONDA DEL FUCINO ANNO MDCCCLXII

Alessandro Torlonia

2009 Luigi Tudico

Busto Monumentale di Alessandro Torlonia con lo sguardo rivolto verso lEmissario esposto in Avezzano

Madonnina posta alla Sponda del Fucino

LA MONUMENTALE BATTAGLIA NAVALE


NAUMACHIA
Gaius Suetonius, Dione Cassio e Cornelio Tacito, lasciarono scritto: per la realizzazione dellopera, ci vollero circa 11 anni di massacranti ed ininterrotti lavori, ad alternanze implacabili, in cui vennero impiegati, sotto la sferza pi di 30.000 schiavi e che, Claudio, desider commemorare linaugurazione dei lavori del prosciugamento del Lago, con una solennit tale, che ne superasse ogni altra, sia in grandezza che in splendore. Lo spettacolo pi monumentale a quei tempi era la Naumachia che, come una grande e importantissima partita di calcio di oggi, mandava letteralmente in visibilio le platee e, particolarmente, Claudio. La naumachia consisteva nella simulazione di una battaglia navale con combattimenti veri allultimo sangue fino alla morte. Per leccellente riuscita della rappresentazione, Tacito e Sifilino, ci informano che furono costruite circa un centinaio di galere, a tre e a quattro ordini di remi, che vennero organizzate su due flotte, una rappresentava i Rodiesi (Rodiani) e laltra i Siculi (Siciliani). Per reperire i numerosissimi combattenti, si rastrellarono da tutte le prigioni circa 19.000 persone per far guerreggiare su queste imbarcazioni. Per il suddetto gigantesco avvenimento, con annesso spettacolo, sulle rive del Lago Fucino, si rec ad assistere tutta Roma. Limperatore con la sua sposa, il figlioccio Nerone e gli altolocati della sua splendida corte, presero posto su un apposito chiosco, alluopo predisposto ed a questi riservato, nelle immediate prossimit dellinghiottitoio dellEmissario. Dopo che le galee si erano disposte in posizioni antagoniste, in cerchio a queste, si posizionarono numerosissime zattere ed altre imbarcazioni occupate da guardiani armati di baliste, catapulte ed altre armi, con il compito di impedire che i combattenti potessero avere modo di sfuggire al loro destino. Gli obbligatori guerrieri, prima di iniziare gli scontri, si guardarono intorno; e, resesi conto del triste destino, sfilarono davanti al principe, a cui indirizzavano il funereo saluto di rito: Have Cesare imperator, morituri te salutant Claudio, fuori di s dalla gioia, dimentic la formula del cerimoniale e, impaziente di godersi lo spettacolo, rispondeva con laugurio: Avete et vos il che significa: salute a voi. Dalle acque del Lago emerse un Tritone dargento, segu un infelice clangore di tromba per dar principio agli scontri, ma nessuno si mosse, e tutti si rifiutarono di ingaggiar battaglia, perch lImperatore aveva augurato loro buona salute; Claudio colmo di collera, angosciato di vedere il suo spettacolo andare in fumo, li minacci di farli uccidere tutti se non avessero subito iniziato a combattere la carneficina fu tale che londa vitrea dellacqua del Lago Fucino, si colorer di rosso con il sangue umano erano migliaia e migliaia di uomini, moltissimi di questi persero la vita, in gran quantit finirono di esistere per dissanguamento, altri per le gravi ferite riportate, parecchi rimasero per sempre orrendamente deturpati: storpi, monchi, ciechi, mutilati, paralizzati; solo pochissimi si salvarono e, Claudio, vedendo quel Lago: Plenum di sanguine, forse temendo lira del dio Fucino, concesse loro la libert. Publio Cornelio Tacito, racconta: Di l vedevi un urtarsi e un cozzare di zattere contro zattere, e repente di qua un inoltrarsi, dalzarsi, inabissarsi di barche su barche, impetuosamente: da per tutto un cozzare, un azzuffarsi, un ferire, in lottar rabbiosamente, un vincere, un cader di mille schiavi, un romper darti, di gemiti, di sangue, di dolore e di uno sfasciar di navi. Come consuetudine di quei tempi, tutto si svolgeva tra strilli dincitamento e di gioia, insaporito da eccelso godimento di Claudio e del suo popolo, entrambi assetati sempre della sofferenza e del multum vulnerum sangue degli altri.

Dopo la carneficina e la festa, si apr il passaggio alle acque e, ben presto si scopr lerrore nel livellamento dello spiano, sicch il lago non avrebbe potuto essere prosciugato, n fino al fondo, n a mezzacqua. Dopo alcun tempo, approfondito il sotterraneo, per radunar di nuovo il popolo alla riapertura dellEmissario, si dette su unarena a ponti, lo spettacolo dun combattimento di gladiatori a piedi. Si apprest anche un convito vicino al luogo ove dovevano prender corso le acque, il che fu grande spavento per i commensali. Le acque si precipitarono con tal furia, da trascinar seco le cose vicine e smuover le lontane, atterrendo con fragore dello scroscio poi limpeto delle acque si plac: Agrippina, voltasi a Narciso, le disse di aver lui fatto male la prova; e lo accus di aver rubato.

2009 Luigi Tudico

INCILE

EMISSARIO TORLONIA

2009 Luigi Tudico

GRAN PROFILO EMISSARIO CLAUDIO TORLONIA


Nel contratto di concessione, si parla sempre di ristrutturazione dellEmissario di Claudio, per Alessandro Torlonia: non stato il restauratore di quei lavori perch quelle opere rivelavano parecchie carenze strutturali; Alessandro, volendo dare piena attuazione al progetto del Gran Cesare costru un Emissario nuovo. vero! nessuno lo ha mai negato lEmissario Torlonia recupera in parte il percorso della galleria Romana, per non ne ha semplicementeabbassato solo lievemente il fondo, al contrario: questo stato sprofondato mediamente di metri 2,50 a quasi 5,00 metri su tutta la lunghezza della leggendaria e gloriosa Galleria fatta costruire dallimperatore Claudio dal 41 d.C. al 52. d.C. Siffatto conferma pienamente che gli Ingegneri di Torlonia ritennero valevole ed apprezzarono notevolmente lantico progetto Romano; ed un vero peccato che i vetusti scrittori non ci hanno tramandato i nomi degli abili architetti e dei competenti ingegneri che elaborarono lo studio di quel grandioso e stupendo progetto
LEGENDA DEGLI ELABORATI TECNICI: A = Fondo del nuovo Emissario Torlonia. B = Fondo dellEmissario di Claudio. C = Volta dellEmissario Torlonia.
D = Roccia calcarea compatta. E = Ghiaie e ciottoli. F = Concrezioni calcaree. G = Argille e sabbie. H = Terra vegetale.

Nuovo Emissario Torlonia


Profilo Longitudinale

Sezione

N.B. Gli elaborati tecnici peculiari, danno limpressione che il Monte Salviano sia molto alto e ripido, e i cunicoli esageratamente scoscesi. Questo fatto, dipende solo dalla scala delle rappresentazioni grafiche, perch laltezza del Monte notevolmente pi grande rispetto alla sua lunghezza. Nella realt il Salviano ed i cunicoli presentano uninclinazione razionale tantoch, questi ultimi, sono praticabili e percorribili a piedi, con carriole ed altri mezzi. LA TAVOLA IN FIGURA: dai Tomi di: Alexsandre Brisse & Lon De Rotrou Nella rappresentazione grafica, il colore celeste identifica lantica Galleria di Claudio che, dalle vasche dellIncile Romano, attraversava sotto il Monte Salviano e i Campi Palentini per metri 5.653,54 fino a raggiungere il Fiume Liri. Tutta la zona colorata in rosa, indica labbassamento del fondo della galleria di Claudio che venne operato con la costruzione del Nuovo Emissario Torlonia. Nel corso dei lavori, oltre a fare scendere decisamente la quota di base; la trasformazione fu radicale; come quando dal percorso di un sentiero si costruisce unautostrada: si port la sezione trasversale, da incostante e irregolare che era, a metri quadrati 19,611 netti per tutta la sua lunghezza, a regolarizzare la pendenza, ad eseguire i rivestimenti a Regola dArte: sotto i Campi Palentini con ottimi blocchi di pietra da taglio squadrata per i piedritti, per la base e la volta, con particolari accorgimenti sul novo tratto partente dal nuovo Incile, e con mattoni di qualit fino a sotto il Monte Salviano. Nel tratto realizzato nella roccia, perch inutile, non fu eseguito nessun rivestimento. Si inoltre aumentato lestensione della galleria per metri 660,84; cio da dove erano ubicate le Vasche Romane fino a raggiungere il nuovo Incile, dove inizia lEmissario Torlonia, sulla cui sommit, a guardia, svetta imponente la grande statua della Vergine Maria Immacolata Concezione, alta metri sette.

GRAN PROFILO EMISSARIO CLAUDIO


I rilievi tecnici e la rappresentazione grafica in figura, furono eseguiti dagli ingegneri: Alexsandre Brisse, Samuel Bermont e dai loro collaboratori durante la costruzione del Nuovo Emissario Torlonia. In essa visibile la sezione longitudinale del percorso dellantico Emissario Romano. che, dalle Vasche delloriginario Incile proseguiva attraversando sotto il Monte Salvino e i Campi Palentini fino a raggiungere lo sbocco sul Fiume Liri sotto labitato di Capistrello, LAquila. Sono evidenziati anche i pozzi identificati dai numeri corrispondenti, nonch i tracciati e i nomi dei principali Cunicoli.

Emissario Claudio
Profilo Longitudinale

Sezione

Emissario Claudio Torlonia


Sezione longitudinale e percorso in pianta sotto i Campi Palentini

Sezione

Nuovo Emissario Torlonia


Profilo attraverso i Campi Palentini
Argille e sabbie

N.B. Si noti la deviazione J K L dellemissario che venne realizzata tra i pozzi N 19 e N 20 per aggirare una brutta frana della galleria. La linea nera irregolare al centro, era il fondo della Galleria di Claudio. La striscia rosa sotto quella linea nera, indica di quanto venne abbassato il fondo della stessa quando venne costruito lEmissario Torlonia.

Nuovo Emissario Torlonia


Sezione tra il Fucino, le Vasche Romane Incile ed il Salviano
La linea ondulata al centro del nuovo Emissario: era il fondo della galleria di Claudio.

Chiunque abbia anche poche nozioni di disegno tecnico, se con attenzione, esamina il Gran Profilo dellEmissario, con queste rappresentazioni grafiche, sar in grado, di conoscere a colpo docchio: lantico Emissario Romano e il nuovo Emissario Torlonia, come se avesse l'uno e l'altro percorsi ed esaminati palmo a palmo nei loro pi piccoli particolari. Difatti il Gran Profilo dellEmissario riporta le relative ordinate, quotate e rilevate di 10 metri in 10 metri, e le sezioni trasversali delle Gallerie sotterranee, prese nei punti corrispondenti alle progressive dello stesso Profilo longitudinale.

Cunicolo Maggiore. Da unantica incisione dellinizio del XX secolo 1900

Sezioni Sinottiche Trasversali Confronto tra lEmissario Romano e lEmissario Torlonia


Qui sono riportate solo una parte delle sezioni riassuntive trasversali, rilevate ogni 10 metri lineari per tutta la lunghezza dellEmissario. I rilievi tecnici, furono eseguiti dagli ingegneri: Alexsandre Brisse & Lon De Rotrou, e provengono dallAtlante Del Fucino, pubblicato nel 1883 degli stessi Ingegneri.
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In queste figure si vedono le sezioni del nuovo tratto della galleria Torlonia ed alcune sezioni di quella Romana. Sono evidenziate inoltre, le sezioni del canale collettore esterno sia di Claudio che di Torlonia.

Riassuntive Sezioni Trasversali Riassuntive. Evidenziano: lEmissario Romano e lEmissario Torlonia


Questo un documento adattato per il Web; per tale motivo e per quanto possibile, lautore cerca di usare un idioma semplice e scorrevole, in modo che sia comprensibile a tutti, o almeno lo spera! Le sezioni Sinottiche delle gallerie non sono riportate tutte. Ne sono evidenziate comunque una quantit tale per rendersi conto delle differenze tra di esse, sia del piano della base che delle sezioni di passaggio. Le sezioni mettono in evidenza sia la Galleria di Claudio, sia quella di Torlonia. I rilievi trasversali, sono stati eseguiti ogni 10 metri lineari per tutta la lunghezza dellEmissario.

Qui, sono evidenziate le sezioni dalla progressiva 54 alla progressiva 107.

Sezioni Sinottiche Trasversali Emissario Romano ed Emissario Torlonia


In questa pagina, le sezioni delle gallerie: dalla progressiva 162 alla progressiva 215.

Per farsi unidea di quanto fu abbassato il fondo della nuova galleria Torlonia rispetto a quella Romana, interessante riflettere che, nei pressi del Pozzo N 26: labbassamento non inferiore a metri 4,64, mentre dalla progressiva 4.372,64 alla progressiva 4.652,64 Vedi Profilo Emissario di metri 4,267.

Evidenze: tra lEmissario Romano e lEmissario Torlonia videnze:


Sezioni delle Gallerie di Claudio e di Torlonia: dalla progressiva 474 alla progressiva 500

di: Curiosit. Prossimamente si parler di


La Battaglia di Tagliacozzo. DAngi. Fucino. Carlo 1 DAngi. Il duca Ildebrando di Spoleto. La contessa Doda e i privilegi ecclesiali nel Fucino. Stanghe: Le Stanghe

Cosa erano, chi le gestiva, che scopo avevano, dove erano ubicate, chi ne traeva vantaggi.

INAUGURAZIONE DEL NUOVO EMISSARIO TORLONIA


Inaugurazione dellinizio dei lavori del prosciugamento del Lago Fucino 15 Febbraio 1854

Dal tempo di Claudio, erano trascorsi 1800 anni e, in tutto quel tempo, la Marsica non aveva pi visto tanti uomini occupati nello stesso luogo ad eseguire unopera di pace, di civilt e di progresso; persone di buone abitudini quali erano i Marsi, forti e robusti lavoratori, sani e di buone tradizioni, per operosit, e impegno superavano le aspettative degli ingegneri, Enrico Bermont e Alessandro Brisse, a questultimo sar riservata la gioia di portare a compimento la colossale impresa. Ling. A. Brisse, era sempre presente in tutti i luoghi pericolosi, dove mangiava e sovente vi dormiva e, non si allontanava se non quando i pericoli e le emergenze erano stati superati. Lattaccamento e la responsabilit che ognuno sentiva al buon compimento dellopera, proveniva soprattutto dal buon esempio dato dal principe Alessandro, che sovente arrivava da Roma a cavallo, affrontando a volte insidie e pericoli, superando i monti abruzzesi, sfidando i disagi delle stagioni, il freddo, i temporali improvvisi, la neve e lafoso caldo dellestate. Alessandro scendeva spesso dai pozzi, si infilava nei cunicoli e nella galleria in costruzione; si recava nei posti e nei passaggi pi rischiosi che si possono immaginare. Nel 1862. furono ultimate le opere necessarie alla costruzione dellEmissario, del bacino di scaricamento e dello sbarramento per regolare lo scolo delle acque. Con Decreto Reale, Il 30 Aprile dello stesso anno, si ordinava di procedere in via amministrativa alla constatazione del limite esterno del Lago. I rilievi di limitazione vennero effettuati secondo il regolamento annesso al Regio Decreto e, nei giorni 21 e il 22 Luglio, si ratificarono i processi verbali. Stabiliti i limiti del perimetro del Lago, si scelse il giorno 9 Agosto per effettuare la prima emissione delle acque attraverso lEmissario Torlonia. Emissario che sino ad allora era stato costruito per unestensione di metri 4.452, esclusa una piccola galleria a sifone, realizzata per immettere le prime acque nella galleria principale, della quale, per raggiungere la testa monumentale dellIncile del nuovo Emissario si dovevano costruire ancora metri 1.449. Dopo 8 anni di smisurati sacrifici e di sforzi che, per molti aspetti, sembravano superiori alle capacit umane, superate in modo splendido le enormi difficolt, vide la luce il giorno che i Marsicani avevano desiderato invano per 18 secoli.

Per assistere allinaugurazione di unopera, bench non ancora completata, e che, aveva in ogni caso del meraviglioso. Oltre tutta la cittadinanza del circondario del Fucino, accorse una moltitudine di persone, da Roma, Sulmona, LAquila, Sora, Cassino, Napoli e da tante altre localit. Nei pressi della piccola galleria a sifone, fu disposto uno spazio per accogliere i rappresentanti della Provincia di LAquila, le autorit militari, civili ed ecclesiali. Federico Di Giacomo, in quel tempo, vescovo della Diocesi dei Marsi, dopo aver officiato il consuetudinario rito, pronunci alcune locuzioni di circostanza, quindi, bened i lavori ed espresse gratitudine alla Divina Provvidenza per aver protetta la ciclopica impresa di Alessandro Torlonia. Con gioia ed emozione del principe Alessandro, degli ingegneri: Brisse e Bermont e di tutte le persone intervenute, furono aperte, progressivamente, le paratoie che trattenevano le acque, le quali, stramazzarono con fortissimo gorgogliamento nel bacino di scaricamento, addentrandosi poi nella galleria sotterranea. Allora ne usc una densa nube dacqua nebulizzata che avvolse le persone presenti, e le acque, inabissandosi nellEmissario, rimbombavano come il tuono. Sui volti degli astanti era viva lespressione di felicit, di meraviglia, di stupore e di gioia, tantoch lun laltro, guardandosi si dicevano fra la contentezza e lattonito: questa volta se ne va davvero lacqua del Lago Fucino! Alessandro condivise la gioia di questo avvenimento storico per la Marsica, elargendo doni in denaro a tutte le famiglie bisognose dimoranti nel circondario del Fucino.
Quanta differenza tra questa modesta e commovente cerimonia e le clamorose feste che si celebrarono in quegli stessi luoghi 1.808 anni prima; in questa circostanza non scorreva il sangue delle persone massacrate nella Naumachia; non cerano nemmeno gli applausi, le grida e i gemiti di dolore dei feriti e dei morenti, ma lagrime di gioia e allegri canti che rintronavano nellaria di tutto il Popolo della Marsica festante.

Monumento dellIncile.
Posa della Statua di Maria Immacolata Concezione sulla Testa dellEmissario. alta metri sette. Ritratto di Alessandro Torlonia In un dipinto nella sua Residenza.

Planimetrico. Redatto Heny Rilievo Planimetrico. Redatto dallingegnere: Heny Samuel Bermont

La Conca Del Fucino, ha unestensione di 150 chilometri quadrati; la superficie coltivabile attuale di circa 16.000 ettari. la Storia Continua!

Fucino Eterne Bellezze

Fucino, quintali 500 metri quadrati di terreno di Fucino, producono fino a 50 quintali di patate
ottime da gustare: fritte, lesse, al forno ed in qualsiasi altro modo gustare: forno

Grano, Radicchio, Carote, Finocchi, Pomodori, Mais, Broccoletti: Quanta Grazia di Dio! Ricchezza che dona Fucino oggi

PR E CONTRO IL PROSCIUGAMENTO CHI FURONO COSTORO


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Dopo la morte di Claudio avvenuta nel 54 d.C., la storia non da pi notizie sul Lago Fucino. Solo verso la fine dellanno 114 e linizio del 115 d.C., Traiano Marco Ulpio Nerva, effettu lavori di miglioramento di modesta entit allopera di Claudio, cosa che fu rilevata da una lapide rinvenuta nella chiesa di San Bartolomeo di Avezzano in prossimit della fine del XV secolo, scritta che fu illustrata da Mutio Febonio, Camarra e Raffaele Fabretti (18) e che, in seguito, non si pi ritrovata. Comunque sia, il sapiente Henzen fu dellavviso che i lavori di Traiano sono certi. Nel 117 d.C. subentr Publio Elio Adriano. Elio Sparziano scrisse: Lacum Fucinum emisit e Girolamo in un passo di Eusebio aggiunse Fucinum exiccavit e Grevio nella descrizione di una medaglia concluse purgatae fuerunt aqua stagnante Fucini paludes. Adriano, fece approfondire il fondo del Collettore esterno, per nonostante i successi ottenuti i lavori furono sospesi e in seguito abbandonati. Le opere fatte realizzare da Adriano, probabilmente, permisero il prosciugamento totale del lago, o quantomeno, la riduzione drastica delle acque per alcuni secoli. Fin qui le opere ed i lavori eseguiti dai Romani. Opere che apportarono grandi benefici per il Paese. Infatti, allepoca di Adriano e per i successivi due secoli, la Marsica visse un elevato grado di prosperit. Il Lago si ridusse ad una superficie di circa 6000 ettari: permettendo ampie e pi regolari colture. Purtroppo questo stato di cose, con il tempo venne meno, perch lEmissario abbandonato a se stesso, aveva piano, piano perso del tutto lefficienza e, di conseguenza, iniziarono di nuovo le odiate inondazioni. Gli anni successivi furono carichi di incertezze e di fame nera; ma dalla memoria dei Marsicani non era mai svanito il ricordo di quegli anni di prosperit, pertanto, con ripetuta perseveranza, essi chiedevano ai vari governi che si succedevano di aprire nuovamente lEmissario di Claudio. Da Adriano fino al XIII secolo non si parl pi dellEmissario di Claudio. A seguito dei reclami dei Marsi, Federico II con un editto diretto al Giustiziere , degli Abruzzi, Boamondo Pisano, dove si rileva come il suddetto aveva dato ordine ad Ettore Montefuscolo, perch si desse inizio ai lavori, atti a riaprire lEmissario Romano e ripulire i canali del lago. Questi lavori per furono di scarsa utilit. Carlo Afan De Rivera cita tre strani personaggi: il Biondo, il Bacci ed il Loschi, che nel XV secolo, su ordine di Alfonso DAragona, avrebbero fatto dei tentativi di restauro dellEmissario; per di queste operazioni non ne rimasta traccia. Era dal tempo del grande imperatore Giulio Cesare, che i Marsicani chiedevano ripetutamente che si accorresse in loro soccorso, dando fuoruscita alle acque del Lago Fucino, ma non furono mai seriamente ascoltati. Febonio ci lasci scritto che, nel XVI secolo fino allinizio del XVII, lescrescenza del lago assunse proporzioni spaventose, che invase le mura di numerose case di Luco, incutendo timore di ricoprire d'acqua San Benedetto ed Ortucchio. Questo avvenimento fece piombare le persone nel terrore; tanto che, il conte Lorenzo Colonna, radun i Comuni feudali in consorzio, interpellando larchitetto Domenico Fontana e lingegnere Mario La Cava, per studiare i problemi e porvi i rimedi. Dopo quella terrificante escrescenza segu la contrazione tanto che, nel 1670 si pot procedere allelencazione catastale delle terre riemerse dalle acque. Nel 1780 si verific unaltra catastrofica escrescenza, che peggior dal 1783 al 1788 e che, secondo i calcoli dellarchitetto Ignazio Stile, fece innalzare il livello ordinario del lago per pi di otto metri. La devastazione fu irriferibile e gli abitanti, ridotti alle ristrettezze estreme, erano talmente prostrati che Ferdinando II Re di Napoli, invi degli ispettori a vagliare lentit dei danni. Questi, udito il responso, venne in aiuto dei Marsicani: esent subito dallimposta fondiaria le terre allagate e incaric l per l, larchitetto Ignazio Stile, competente e particolarmente abile in idraulica, affinch trovasse i modi e i mezzi per riattivare lantico Emissario.

Nel 1789, larchitetto Stile si rec nel Fucino: constatate le condizioni degli abitanti e studiati i mezzi per porvi riparo, invi al Re una dettagliata relazione, nella quale segnalava come le principali difficolt per il prosciugamento delle acque del Lago, provenivano in modo particolare da squallido intereresse di quei proprietari, che, non avevano nulla a temere dalle disastrose inondazioni. Simmaginavano, non avendo concorrenti, di avere tutto da guadagnare dalla rovina dei loro concittadini; e con chiarezza designa questa opposizione, che con lo scopo vile e malvagio, lavor in modo losco per quasi sessantanni. Ecco un brano del resoconto: Danno in anno, come si detto, le acque del Fucino dilatate si sono, adducendo la devastazione delle fertili campagne dellintorno. Taluni dei pi facoltosi possidenti vengono alla miseria ridotti, ed altri con gli occhi pieni di lagrime le acque del lago gi vicine a sommergere lavito podere, lunico mezzo donde ricavare il sostentamento per i teneri figli, la consorte e i deboli genitori. Un tanto compassionevole stato mosse lanimo dei cittadini migliori di quelle contrade, e si rivolsero a pensare ai mezzi onde addurre riparo a si grave male, ed insieme con gli altri salvare se stessi dalla comune ruina (rovina). Sono ben pochi i facoltosi di quelle contrade che non desiderano un tale soccorso. Costoro sono appunto quelli che sulle altezze dei vicini colli hanno i loro averi, onde non avendo a temere inondazioni, sperano accrescere il valore dei loro prodotti sulla miseria dei loro compaesani. Per buona parte di questi ingrati figli non ferace quel suolo. Come si desume dalla relazione, larchitetto Ignazio Stile, complimenta i prospetti per il prosciugamento del lago e mette in evidenza quelli che pongono impedimenti per sollevare gli abitanti che lavorano i terreni sul bagnasciuga del lago. Elogia altres, Domenico Jatosti che, a sue spese, applic un insieme di canaletti sulla sponda della Petogna per rendere pi funzionali gli inghiottitoi naturali. Magnifica anche labate, don Giuseppe Lolli, il quale sensibile dallaffetto per il suo paese, senza interruzione prese parte attiva per il prosciugamento del lago; infatti, don Lolli persuaso che per sollevare i Marsi dal tormento degli allagamenti, indispensabile ristrutturare lEmissario Romano; finch la sua lotta, sempre inasprita dalla sorda opposizione, ebbe risultato felice; per tale motivo, Giuseppe Lolli: si deve considerare, il precursore del prosciugamento del Fucino. Larchitetto Ignazio Stile invece, all'altezza ed degno di ben figurare negli annali e negli archivi storici dellevoluzione dellIdraulica. La relazione dellarch. Stile presenta un quadro esauriente dello stato dellEmissario e del prosciugamento del Fucino lago; mette soprattutto in avviso per linsensibile e attivissima reazione di tali: Carletti dotto in idraulica e del professore Lippi, i quali sostenevano che era impossibile scaricare lacqua del lago con un emissario. La relazione dellarchitetto Stile, fece decidere il Governo ad intraprendere lespurgo dellantico Emissario, e nellanno 1789 si mise mano allopera e, giustamente, labate Lolli, fu deputato a sovrintendere i lavori. Questi sotto la direzione dellarch. Stile, svolse unattivit senza pari, in poco tempo fece ripulire centinaia di metri allimbocco della galleria, i vari cunicoli e un elevato numero di pozzi, ma lintraprendenza di don Lolli fu ostacolata e poi fermata dai disaccordi e dalla rivoluzione Francese. Dal 1783 al 1793, il livello dellacqua del lago era rimasto stazionario e sebbene nellultimo periodo e fino al 1816 avesse iniziato ad aumentare, labate Lolli si rivolse con raccolte di firme e suppliche ai vari governi, che in quegli anni di agitazione si succedettero nel regno di Napoli. Solo Giuseppe Bonaparte, fu interessato a questa impresa: desider controllare i progetti e quanto altro, recandosi perfino sul luogo per vedere tutto con i propri occhi, ma malauguratamente, la breve durata del suo regno non gli permise di far riprendere i desiderati lavori. Intanto gli avversari al prosciugamento nellinsistere nei loro intrighi, ricorsero ad ogni mezzo, ottenendo che, il progetto dellarch. Ignazio Stile fosse esaminato non da una commissione di tecnici esperti, ma dallAccademia Storica di Napoli. Questi, nellintento di esercitare pressioni sia sullAccademia, sia sul Governo, tra i quali il gi citato Carletti, diffusero delle pubblicazioni povere di scienza: Un certo non meglio identificato Targioni scrisse: che un canale scoperto doveva seguire i Piani DAlba e Palentini. Gaetano La Pira invece, pretendeva di squarciare in altezza il Monte Salviano per farvi passare il suo importante canale inabissato.

Scorcio panoramico Pianura Fucino

Luigi Tudico

Paterno Dei Marsi

Fucino Immenso Paradiso Fiorito


Paterno

Fucino: Meraviglie! Le Colture di Fucino sono Meraviglie! nelle Meraviglie!

Nel 1816 i Marsicani ricaddero nella desolazione e nella miseria, perch le acque del lago avevano raggiunto laltezza di metri 6,083 sopra il livello che occupavano nel principio dellescrescenza al finire dellultimo secolo. I Marsi ricorsero a Ferdinando I , il quale incaric di effettuare lo studio della situazione lingegnere capo, Giuliano De Fazio che, sulla scorta del rapporto dellarch. Ignazio Stile, formul il lavoro che nel Settembre del 1816 present al Direttore Generale del Genio Civile, che provvide a trasmetterlo al Consiglio Superiore di Ponti e Strade, il quale senza esitare approv la ripresa dei lavori sospesi nel 1792. I nemici della bonifica del Fucino non desistettero dagli intrighi, e mentre essi tramavano magistralmente sul Consiglio della Provincia, facevano sollevare critiche ed ostacoli quasi insormontabili contro la decisione del Re e del Consiglio di Ponti e Strade: da un mineralogista Carminantonio Lippi di Napoli, fecero diffondere il grido dallarme. Questo non fu in misura minore del Targioni e del La Pira, al contrario, li oltrepass per lesuberanza e lassurdit degli argomenti. Per rendercene conto basta leggere qualcosa delle sue opere e, particolarmente questo titolo: Canale delle Alpi per la congiunzione di tre mari, o vista di un monumento il pi magnifico, il pi utile e della pi grande durata, che potrebbe stabilirsi sul Moncenisio, per trasmettere alla posterit la pi remota il ricordo dei prodigi operati nel 1814 e 1815 dai potenti alleati di Francia per il riposo del mondo, contenente la teoria dei canali di navigazione nei terreni elevati, Napoli, 1818. Pu darsi che il Lippi dopo essersi introdotto per le polverose e buie discenderie di chiss quali miniere, spingeva la sua immaginazione tanto da a spiccare lardito volo di fantasia: non sintimoriva di far levare l'ancora alle navi ed ai vascelli sulla sommit del Cenisio, tantoch, ritenne semplice, ed ancor pi economico, ricongiungere i due mari: Adriatico e Mediterraneo attraverso un pratico canale di navigazione, dando amichevole appuntamento nella parte pi irta dellAppennino Centrale, precisamente nel Fucino, il quale, ridotto a bacino di carenaggio doveva essere il grande serbatoio dalimentazione di questo monumento idraulico di pubblica utilit, per tramandare ai posteri pi remoti il felice ritorno di S. M. Ferdinando I sul trono, nellanno 1815. Per dimostrare la stramberia ed il vaneggiamento del professore Lippi invocato con tanto strepito a difensore degli oppositori del prosciugamento del Fucino, basti sapere che egli scrisse: di aver scoperto che le citt di Ercolano e Pompei erano si state distrutte, ma non a causa delleruzione del Vesuvio, ma: per via umida. Sic! Nel frattempo le combriccole formatesi a Napoli e le pretese del Consiglio di LAquila in favore e contro la riapertura dellEmissario, sollevarono tale confusione che, il Re interpell lingegnere Pietro Ferrari di Roma, mettendo da subito a sua disposizione, il conte Persichelli, direttore di Ponti e Strade, affinch rifacesse nuovi studi. Ling. Pietro Ferrari esegu lo studio con scrupolosit e con pi larghe vedute del tutto simile a quello realizzato dallarchitetto Ignazio Stile e dallingegnere Giuliano De Fazio, era tuttavia pi particolareggiato e poneva in evidenza, limprudenza di questi e quella del Consiglio Superiore, che aveva approvato le relazioni meno minuziose. Tra questi cera: il maggiore del Genio Civile, Carlo Afan De Rivera, che era altres dirigente dellUfficio Topografico del Regno. Il Direttore, per farsi unidea al di sopra delle parti di una questione cos ingarbugliata, si mise a studiare i progetti del prosciugamento del Fucino, ma tra i documenti che disponeva, ad eccezione dei pochissimi dati rilevati dellabate Giuseppe Lolli, mancavano: la planimetria aggiornata del lago, le notificazioni idrologiche, le osservazioni idrografiche e perfino lo scandaglio; e pensare che si era discusso per pi di trentanni, degenerando addirittura nel ridicolo, senza la minima conoscenza dellargomento! erano manchevoli perfino le relazioni sullEmissario di Claudio.

Carlo Afan De Rivera, nel pubblicare la sua opera riusc ad azzittire tutti quelli che, con i loro articoli suggestionavano lopinione pubblica, rendendola vittima della propria inconsapevolezza. Nel 1824 tale genere di pubblicazione, gli fece conferire le nomine di Direttore Generale di Ponti e Strade, delle Acque e Foreste e della Caccia. A Ferdinando II successe Francesco I e, il Direttore di Ponti e Strade, consigli al novello regnante, per assicurarsi la simpatia dei Marsicani, lo studio per il restauro dellEmissario di Claudio. Ricevuta lapprovazione, nel 1825 fece controllare tutte le parti accessibili dellEmissario, ricevendo anche 10.000 ducati. Per compiere i lavori, collabor attivamente con i migliori ingegneri della sua amministrazione, affidando alling. Luigi Giura la direzione dei lavori. Nel 1835 si inizi lo sgorgo dellEmissario che comport notevoli difficolt. La ripulitura venne completata nello stesso anno. Lopera eseguita dal direttore del Genio Civile, Carlo Afan De Rivera e dallingegner Giura, offr i mezzi per redigere un progetto per prosciugare il Lago Fucino, progetto che labile Direttore di Ponti e Strade, compil e pubblic nellanno 1836 con il titolo: Progetto della Restaurazione dellEmissario di Claudio e dello Scolo del Fucino (19). Carlo Afan De Rivera era commendatore, aveva il grado di maggiore del Genio Civile ed era il direttore di Ponti e Strade del Regno di Napoli. A seguito della realizzazione del Libro da Lui scritto, che da considerare come Tesi di laurea in Ingegneria che: per completezza ed eccellenza dellOpera, merita non solo il massimo dei voti ma, anche la Lode. Perci, da adesso in poi sar chiamato: Ingegnere. Questo progetto venne sottoposto allesame del Consiglio Superiore, che lo approv dopo due anni. La Consulta di Stato e del Reale Decreto, in data 17 Luglio 1838, approvava la restaurazione dellEmissario di Claudio da realizzare a spese dello Stato, per, questo si riservava di cederla a privati. Nel frattempo a Napoli si dibatteva tra la proposta delling. Giura, alla quale aderiva anche Ferdinando II che desiderava la bonifica integrale dellalveo del Lago, eseguito da privati e, quella dellingegnere Afan De Rivera che chiedeva che il prosciugamento fosse fatto a spese dello Stato. Intanto gli abitanti della Marsica, a seguito del rialzarsi del livello delle acque al punto di essere inghiottiti del lago, rinnovavano suppliche e lagnanze al Governo. Le conseguenze degli avvenimenti del 1848 e 49 e ancor pi gravi del 1850 e 51 fecero dimenticare i lavori del Fucino. Nel 1846 ci fu un decrescimento che sinterruppe poi nel 1850; subito dopo segu una nuova risalita; per tali motivi, i Marsicani replicarono al Re e al Ministero le suppliche sempre pi accorate. Questa volta i ripetuti lamenti mossero lanimo di Ferdinando II , che si era finalmente liberato dalle inquietudini dei moti del 1848; perci a seguito delle continue insistenze del 1850 e 1851 dei Marsicani, il Re, conoscendo la storia di Claudio e non volendo lui creare un nuovo Narciso, preferiva affidare lopera del prosciugamento del Fucino ad una compagnia privata. Ordin al Direttore Generale dei Lavori Pubblici di indire una gara dappalto, affinch qualcuno potesse presentare lofferta. Alla gara rispose il conte, Thomas Auguste Dagiout, un francese domiciliato a Napoli che, dopo avere visionato il progetto, nel Febbraio del 1852 present al Re una domanda di concessione, con la quale si vincolava a svolgere le opere a rischio e pericolo della Societ che andrebbe a costituire, a condizione per che tutte le terre prosciugate, emerse dalle acque, rimanessero propriet del concessionario. Con Sovrana risoluzione presa nellordinario Consiglio di Stato, del 26 Aprile dello stesso anno, si consentiva il restauro dellEmissario di Claudio ed il prosciugamento integrale del Lago Fucino, concedendo in cambio tutti i terreni emersi dalle acque. Con la concessione si faceva obbligo al Conte di costituire entro un anno, una Societ che doveva chiamarsi Anonima Regia Napolitana con sede nel Regno e se, in tale termine, non si fossero iniziati i lavori, la concessione sarebbe stata annullata. Frattanto i dirigenti amministrativi del Governo, sovente indegni, oltre che incapaci, indispettiti perch non avevano potuto mercanteggiare nulla per proprio conto in merito a questa attribuzione. Rassegnati che, sarebbe stato difficilissimo o addirittura impossibile, far rimuovere il Re dalla presa deliberazione, sottoposero la concessione ai pi ponderosi presupposti in modo da impressionare il concessionario e, mandare il tutto a carte quarantotto vale a dire a vuoto.

Questo era un mezzo abilissimo, perch allapparenza dava limpressione di fare gli interessi dello Stato, tuttavia, allopposto, si osteggiava in modo ignobile e disonesto il piano di lavoro e la determinazione del Sovrano. Thomas Dagiout non si sgoment minimamente per questi disonorevoli intrighi. Nel frattempo lanno assegnato per la formazione della Societ stava per terminare e, gli avversari, presuntuosi comerano, pensavano che sarebbero tutti arretrati di fronte alle esuberanti spese ed i vincoli da loro inseriti nel contratto per lesecuzione dei lavori e che, sarebbe stata respinta qualsiasi domanda di proroga; per questi presupposti, gi pregustavano la gioia. Ci nonostante le cose andarono diversamente, perch questi oppositori, erano gi stati smascherati dalling. Ignazio Stile. Checch ne sia, sovente gli eventi sono pi vigorosi degli sforzi meglio architettati dai malvagi. Giunse finalmente il momento che tutto aveva a cambiare daspetto. Leccesso del male la vinse al fine sulla forza di resistenza, ed il lungimirante desiderio di Giulio Cesare, il pi raziocinante e grandioso imperatore di Roma, dopo tanti secoli di vicissitudini, stava per accedere nella fase della sua completa e definitiva realizzazione. In data 2 Giugno 1853, il conte Thomas Dagiout depositava presso il Ministro latto di costituzione della Societ e, a nome del Consiglio dAmministrazione della stessa, sollecitava di stipulare il contratto con le condizioni per il prosciugamento integrale del Lago Fucino e la stipula della conclusiva concessione. La Storia Continua
Monte Tino Serra

Celano

Fucino: Coltivazioni Fiorite

2009 Luigi Tudico

Fucino: Suggestiva e Romantica Visuale sulle Sue Terre

Nota dellautore:
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Riconoscenza senza limiti la meritano tutti i Grandi dellantica Roma: Cesare Claudio Cesare, Claudio, Traiano, Traiano, Adriano e, particolarmente, quei Marsicani rotagonisti Marsicani che furono i Veri Protagonisti della dellalveo Fucino. della bonifica dellalveo del Lago Fucino Tutte quelle Persone che con coraggio e i limitatissimi mezzi di allora, affrontarono le monolitiche rocce nelle viscere del Monte Salviano, Salviano la lotta con la massa dacqua, lo scontro con le insidiose argille e le traditrici sabbie mobili al di sotto dei Campi Palentini, costruendo loriginario Emissario Emissario. Non si devono dimenticare poi i tantissimi durissimi frusta, Martiri Uomini morti nei durissimi lavori e sotto la frusta, nonch i Martiri della Naumachia. Aragona, II Gratitudine va anche ad Alfonso I DAragona a Ferdinando II e al principe di Fucino, Aragona Torlonia; Alessandro Torlonia questultimo afflitto da mille difficolt, con formidabile intuizione e coraggio, ha reso finalmente concreti i sogni del Popolo Marsicano realizzando un Marsicano, nuovo, pi moderno, sicuro e funzionale Emissario che porta il Suo nome. Emissario Emissario Riconoscenza, Questi, Riconoscenza, perch: Questi con tenacia, checch se ne dica, si prodigarono per il bene dei nostri progenitori e delle future generazioni, creando le condizioni per un avvenire pi luminoso e sicuro benessere della Marsica e dellItalia intera. Italia Ammirazione destano anche tutti gli Scrittori che ci hanno tramandato la Storia. La stessa cosa non si pu dire a riguardo di quelli che hanno fatto diatriba, scrivendo di tutto ed il contrario di tutto, perch questi: hanno generato una confusione tale da dare adito alle pi disparate e strampalate interpretazioni soggettive che sono oggetto di interminabili dissertazioni da parte di quei letterati, convinti, dessere sapienti. riverenza, Grandi. Dopo aver fatto riverenza, e tanto di cappello a questi Grandi La mia devo pur pronunciare; e non pu essere che questa: Le regole e i modi d'esprimersi nel linguaggio storico, vanno rispettati e seguiti da tutti, compresi quegli autori contemporanei che nellatteggiamento vanaglorioso si ostentano da grandi e, nella paranoica presunzione dessere eruditi, a volte sciorinano con astio e sovente fanno pi polemica che Storia, perch come sappiamo bene tutti: noblesse oblige. oblige Luigi Tudico

Fucino: Raccolta dei prodotti

Note inserite nel Documento:


Nota N (1) A proposito del cambiamento climatico che, nella Marsica, sarebbe stato provocato dal prosciugamento del Lago Fucino, bene sapere che ampiamente documentato che negli anni: 1117, 1159, 1167, 1225, 1226, 1325, 1595, 1638, 1683, 1726, 1835, 1836, 1853, 1862, le acque del Lago Fucino si ghiacciarono. Le terrificanti gelate, distrussero gran parte dei gi miseri raccolti e bruciarono a ripetizione gli oliveti, i vigneti, i noceti, i mandorleti, le piante dei fichi, delle ghiande e degli altri alberi da frutta; le notizie sono riportate dalle cronache di allora: Richard Keppel Craven, Escursion in the Abruzzi and Northen Provinces of Naples, 1837. Colantoni, Storia dei Marsi, Ediz. Carabba Lanciano 1883: Fissanova e Riccardo S. Germano: in modo che da un'estremit all'altra del Lago Fucino diacciato, si poteva attraversare a piedi: Giuseppe Del Re. Descrizione Topografica Fisica Economica Politica de' Reali Dominij al di qua del faro nel Regno delle Due Sicilie con cenni storici fin dai tempi avanti il dominio de' Romani, 1835. le sue acque durante linverno, rimanevano bloccate in una prigione di ghiaccio, le cui mura, si spesse da potervi camminare sopra senza tema, impedivano agli uomini ogni tipo di pesca, cos come accadde nel Febbraio del 1167. Annale Ceccanses, Monumenta Germaniae Historiae. Schopenhauer: Le acque del lago Fucino agghiaddarono in modo tanto profondo per il ghiaccio, che la maggior parte de' pesci morti o intermentiti ne rimasero: Riccardo Di Giacomo Cessinese, scrisse: In questanno 1225 il lago Marso che viene chiamato Fucino, gel fino al punto che gli uomini che vi passavano sopra si trascinavano dietro i buoi con travi e ogni altro tipo di legname. Si deve inoltre considerare che nell'Aprile del 1815, dal vulcano Indonesiano Tambora, furono emessi oltre 450 G (giga) - corrispondenti a 450 miliardi - di metri cubi di materiali misti a ceneri sottili come la cipria che raggiunsero la stratosfera causando il parziale offuscamento del Sole e la conseguente diminuzione della temperatura terrestre; tantoch l'anno successivo alla spaventosa eruzione, venne ricordato sia in Europa che in America come: l'anno senza estate o l'anno morto di freddo; a New York, nel mese di Giugno, si verificarono diverse nevicate. In Francia, per le basse temperature e la scarsit dei raccolti, si ebbero conseguenze drammatiche. Queste condizioni si protrassero per diversi anni non solo in America, ma anche in Europa, Italia compresa e, di conseguenza nella Marsica. I profeti di sventura (sapienti di allora, presuntuosi non meno di quelli di oggi), non essendo capaci di capire i veri motivi della diminuzione della temperatura nel Pianeta, vollero subito un capro espiatorio Ci fu persino chi tir in ballo le collere celesti e, nella Marsica, il prosciugamento del Fucino, mentre in America e in Europa, si accus indirettamente lo scienziato Beniamin Franklin, di avere con linvenzione del parafulmine, sottratto alla Terra una quantit di corrente elettrica tale da provocare il cambiamento del clima. Solo diverso tempo dopo non loro ma altre persone compresero le vere cause. Da notare che a quei tempi, non si parlava ancora di inquinamento, di effetto serra, d'anidride carbonica, di buco nell'ozono, di erosione dei terreni, di scioglimento dei ghiacciai, di desertificazione, di piogge acide, di polveri sottili, smog, rifiuti tossici e, tantomeno di CO2. Oggi invece al contrario di ieri, tutto uno smisurato disquisire sul surriscaldamento globale del pianeta. Si invocavano troppo prima e si continua a parlare ancora oggi, purtroppo, solo di capri espiatori, invece di capire i fenomeni e le giuste cause che li hanno generati e, conseguentemente studiare i rimedi che, giudiziosamente, per quanto possibile, si possono applicare. Risulta pertanto chiaro, lampante e senza la minima ombra di dubbio che, le basse temperature verificatesi sia prima del prosciugamento che dopo, non avevano nessuna relazione con la presenza o meno dell'acqua del lago, ma erano fenomeni del tutto estranei, legati anche e soprattutto alla Piccola et glaciale che in quellepoca si stava attraversando. Per quanto concerne poi la tanto - osannata mitigazione climatica - di quelle acque: non si devono trascurare i dati raccolti con esattezza negli inverni del 1834, 1835 e 1836, particolarmente nei mesi da Novembre a Marzo, in cui il clima fu cos rigido che: le acque del Lago Fucino rimasero completamente ghiacciate per un mese intero: Carlo Afan De Rivera, Progetto della Restaurazione dell'Emissario di Claudio e dello Scolo del Fucino, pagina 207, stampato in Napoli nel 1836. Se quanto sin'ora riferito e documentato, non fosse ancora esauriente, per concludere, si pu scorgere conferma dal famoso detto ancora oggi in uso nella Marsica: Una volta sola ci pass Carlo per Fucino. Che sta a ricordare la triste esperienza di quando, Carlo 1 D'Angi, con il suo esercito - cavalleria compresa pass sulle acque del Lago Fucino completamente congelate... e allora? In tutti quegli anni, con gli inverni cos freddi: Quale clima circostante temperavano le acque gelate di Quel lago? Nota N (2) Quando c'era il Lago Fucino, solo in alcuni luoghi esposti a Sud del suo circondario potevano essere coltivati gli alberi di ulivo, ma pur sempre con redditi da fame, ed per tale motivo che in seguito, quelle piante verranno man mano abbandonate e poi sradicate per far posto ai vitigni che davano la possibilit di bere qualche misero bicchiere di vino (citella). Dopo lo scolo dell'acqua dall'alveo del Lago e alla comparsa di quella che la Terra pi fertile d'Italia, le scarne coltivazioni poste sui terreni scoscesi delle colline e quelle abbarbicate sulle aride e pietrose scarpate e sulle montagne vennero per sempre abbandonate; cosa che oggi possibile riscontrare non solo nella Marsica, ma dappertutto e in tutta Italia. Una trentina di anni or sono, per tradizione, sono state messe a dimora delle piante di ulivo, alle pendici delle Colline Della Bellezza (sotto i Tre Monti), esposte a sud della Pianura Del Fucino. Tale luogo, sia al tempo che dopo il prosciugamento del Lago, ospitava gi qualche centinaio di piante di ulivo che furono in seguito sradicate per impiantarvi dei vigneti. Questo posto si chiamava e tutt'ora porta il nome di: Oliveto. Oggi a distanza di quasi 150 anni dal prosciugamento: le piante fruttificano e, checch se ne dica, godono di buona salute.

Nota N (3) GIULIO CESARE: grande Imperatore di Roma, dal 65 a.C. ricopr la carica di Pontefice Massimo e nel 59 a.C. era stato nominato Console. Durante il suo consolato estese la cittadinanza Romana alla Gallia Cisalpina e, per limitare il potere della nobilt Romana, alcuni abitanti della Spagna e della Gallia Cisalpina vennero ammessi al Senato. Inoltre distribu ai veterani le terre pubbliche che si trovavano nel territorio dellImpero. Nel 58 a.C. assunse il governo dellIlliria, della Gallia Cisalpina e della Gallia Narbonense. Dal 58 a.C. al 51 a.C., Cesare riusc a conquistare tutta la Gallia Settentrionale e un enorme tesoro venne portato a Roma. Nel 50 a.C., il console Pompeo e il Senato, non rinnovarono a Cesare la carica di Proconsole della Gallia e gli ingiunsero di ritornare a Roma come un normale cittadino senza il suo esercito. Cesare non pot accogliere quella decisione e allinizio del 49 a.C., con le sue legioni varc il Rubicone. Quel fiume era il confine imposto da Silla, che nessuno esercito poteva superare. Larrivo delle legioni di Cesare e il sostegno delle forze popolari che Cesare incontrava, misero in difficolt gli avversari; Pompeo e parte dei senatori scapparono da Roma rifugiandosi in Grecia. Cesare li insegu con le sue legioni. A Farsalo avvenne la resa dei conti. Pompeo si rifugi in Egitto presso il re Tolomeo XIII dove venne assassinato. Cesare assunse il titolo di Imperator, Generale vittorioso, e di Padre della patria e capo supremo dellesercito, perch aveva ottenuto i poteri dai tribuni della plebe dei Censori; si fece nominare anche dittatore a vita ottenendo linviolabilit tribunizia che lo rese Sacrosantus. Egli, in Senato aveva il diritto di sedere su un seggio dorato, al mese Quintile venne dato il suo nome, Iulius, in suo onore nei templi vennero collocate statue che lo raffiguravano e furono coniate monete con la sua effige. Le Istituzioni repubblicane erano ancora in vita, ma nella sostanza tutti i poteri civili, militari e religiosi erano solo nelle sue mani. Giulio Cesare, a differenza di Silla, per, non ne abus mai, al contrario,

dopo le sue vittorie, non attu nessuna repressione nei confronti degli avversari. Si comport con senso del governo senza precedenti e con magnanimit, dando inizio ad una nuova organica politica riformatrice. Eman nuove leggi che favorivano lo sviluppo dellagricoltura, del commercio e dellartigianato. Si impegn a migliorare la guida delle provincie, controllando i magistrati che le
governavano, stabilendo con precisione i tributi che i pubblicani dovevano riscuotere, per impedire che questi continuassero ad abusare della loro posizione di privilegio. Razionalizz il sistema di distribuzione gratuita degli alimenti: dimezzando il numero delle persone che ne avevano diritto, assicurandosi, per, che chi di diritto, ricevesse quanto dovuto; per ridurre la disoccupazione diede inizio a grandi opere pubbliche: Il Tevere fu arginato, il Foro venne sistemato e le Paludi Pontine prosciugate. Ma allaristocrazia senatoria non interessava che nel tempo di un solo anno la pace e lordine fossero stati ripristinati ed erano state poste le condizioni per unamministrazione razionale ed efficiente. Gli ottimati temevano che Cesare ambisse a diventare sovrano assoluto, instaurando una monarchia di tipo orientale: dicevano che ad indirizzarlo verso questa strada fosse laffascinante Cleopatra, lultima regina dell'antico Egitto e l'ultimo membro della Dinastia Tolemaica dalla quale Cesare aveva avuto un figlio a cui era stato dato nome Cesare comunemente chiamato Cesarione. Cesare, sposato con Calpurnia, era cinquantaduenne quando venne sedotto dalla bellezza e dal fascino conturbante di Cleopatra di 31 anni pi giovane di lui. Giulio Cesare era detestato dalloligarchia senatoriale, che ambiva a riconquistare il potere perduto, e da alcuni sinceri repubblicani, persuasi che egli volesse privare Roma della libert. In questo stato di cose matur il contesto che lo doveva portare alla morte, segretamente decisa da un manipolo di congiurati di cui faceva parte anche Marco Giunio Bruto, figlio adottivo di Cesare. Il 15 Marzo del 44 a.C. secondo il calendario romano le Idi di Marzo, Cesare, pur sapendo dellesistenza del complotto si rec in Senato. L arrivato vi trov il passo sbarrato dai cospiratori, capeggiati da Bruto e da Cassio. Il primo a colpirlo fu Cimbro Casca che, a tradimento, gli sferr un colpo di pugnale alla gola, Cesare, come folgore riusc ad afferrare il pugnale ma, vedendo tra i suoi nemici il figlio adottivo, cap che per lui era finita; segu poi la pugnalata di Tillio e il fuoco di fila del ferro degli altri sovvertitori che lo avevano circondato, anche Bruto gli inferse un vile fendente allinguine. Cesare, Dopo aver pronunciato lultima delle frasi passate alla storia: Tu quoque, Brute, fili mi!, Anche tu, Bruto, figlio mio! si tir la toga sul capo, offrendo la sua vita agli dei, e sotto ventitre colpi di pugnale si accasci nei pressi della statua di Pompeo. Il popolo, che aveva sempre amato Cesare, era venuto a conoscenza che Egli, per testamento, aveva lasciato 300 sesterzi ad ogni membro del proletariato urbano e ai legionari. Sar Ottaviano Augusto, suo successore, a distribuire alla plebe ed ai soldati il denaro a loro destinato da Cesare. Il 30 Marzo, durante le onoranze funebri, la folla, infuriata si abbandon alla disperazione ed a violente manifestazioni di protesta, chiedendo le teste degli assassini. Le residenze di Bruto e di Cassio e quelle degli altri capi della congiura vennero date alle fiamme. Bruto e Cassio si rifugiarono in Macedonia dove riunirono un esercito di circa 80.0000 soldati. Marco Antonio e Ottaviano, li raggiunsero per forzarli alla battaglia, che mise fine agli anticesariani. Il combattimento ebbe luogo nel 42 a.C. nella pianura di Filippi, tra la Tracia e la Macedonia. Bruto e Cassio si uccisero; tutti gli assassini di Cesare, vennero braccati, individuati, uno dopo laltro furono ammazzati. Nel 40 a.C., i Triunvari si spartirono i domini romani: a M. Antonio lOriente, a Ottaviano lOccidente, a Lepido lAfrica. Nel 36 a.C., Marco Antonio, dopo essersi stabilito in Egitto alla corte della regina Cleopatra, che era la sorella ed anche la consorte di quel Tolomeo che uccise Pompeo a tradimento, la spos. Nel 31 a.C. Ottaviano, nella battaglia navale di Anzio, in Grecia, si affront con Marco Antonio e segn la disfatta di Marco Antonio e Cleopatra. Antonio, apprendendo la falsa notizia che Cleopatra era morta, si suicid gettandosi sulla sua spada. Cleopatra non don ai vincitori la gloria di trascinarla a Roma in catene dietro il loro carro tra gli insulti della plebaglia: con dignit e coraggio, si tolse la vita facendosi addentare da un aspide.

Nota N (4) Claudio: Imperatore. Dopo luccisione del sanguinario Caligola ci fu un violento scontro tra fazioni per decidere chi doveva essere il nuovo imperatore. Alla fine vinse Claudio che era membro della dinastia Giulio Claudia. Egli era un erudito, per questo si trovava a suo agio pi in una biblioteca che non in un accampamento militare. Aveva scritto opere sulla storia di Cartagine e dellEtruria; scribacchi anche sulle vicende della sua famiglia, in quanto poteva districarsi in quella parentela, dove si annoveravamo divorzi, adozioni, donne con tre o pi mariti e imperatori con pi di cinque mogli. Descrisse altres quei fratelli e nipoti morti suicidi o avvelenati; riport pure le vicende di sua zia Giulia, figlia di Augusto, scacciata dalla corte per ordine del padre per la condotta scandalosa e poi morta in esilio a Reggio. Svel anche la causa dellesilio di Ovidio, la verit del suo incesto con Giulia Glavinia, la storia di una sorella di Caio che per due volte venne espulsa da Roma e poi uccisa; parl pure di Brusilla, amante di suo fratello Caligola che, dopo morta, venne divinizzata. Di tutti questi fatti, Claudio riemp due volumi, per quando comprese che non avrebbe potuto riportare i misfatti dei fratelli, della mamma, della nonna e della sua famiglia si ferm. Claudio aveva scarsa esperienza amministrativa, per una volta assunto il potere, lo resse con abilit e moderazione e, volendo realizzare i grandi disegni concepiti da Cesare, intraprese grandi opere tra le quali il prosciugamento del Lago Fucino. Ebbe 4 mogli: Plazia Urgulanilla; Elia Petina; Valeria Messalina che, quando la spos era una bambina di soli 14 anni, mentre Lui era gi anziano, pieno di tic, balbuziente e pure zoppo. Valeria aveva 23 anni allorch, per questioni di corna fu fatta uccidere dal marito nellanno 48 d.C., l'ultima moglie fu la sua bella nipote Agrippina Minore, figlia di suo fratello Caligola, favorita di Pallante schiavo di Antonio e liberto di Claudio. Per intelligenza Agrippina, super Elia Petina protetta da Narciso e Lollia Paolina tutelata da Callisto. In seguito, Agrippina pens non solo al futuro di suo figlio Nerone, ma anche a sistemare per le feste il marito che, continuava ad incanutire, per troppo a rilento, secondo le mire dellambiziosa figlia di Germanico, che aveva gi pensato di affrettarne la fine. Infatti, Claudio smise di vivere nel 54 d.C. in preda a violenti e atroci rantoli di dolore, avvelenato da una ciotola di funghi, somministratoli dalla famosa Locusta aiutata dal medico Senofonte, quasi sicuramente per opera della sua ultima amata, cio: la cara nipotina e bella mogliettina Agrippina. Nota N (5) Alessandro Torlonia, Principe di Fucino. (Vedi nota nella pagina dedicata). Nota N (6) Frantz Mayor De Montricher, ingegnere. 19.4.1810 (Jean-Franois) Lully (VD), 28.5.1858 , in Abruzzo, rif., di Morges e Lully. Figlio di Jean-Charles-Louis, commerciante, e di Marie-Nicolette-Pauline-Franoise Chamot. una Mathilde. Frequent l'istituto di educazione di Gottstatt (1820-21), e dal 1826 studi al Politecnico di Parigi; nel 1828 fu promosso all'Ecole des ponts et chausses. Fu ingegnere in Francia nei Dipartimenti di Basses-Alpes (1829), Loira (1830) e Drme (1833). In seguito fu incaricato di svolgere gli studi per la realizzazione della linea ferroviaria Lione-Marsiglia (1834-35). Costru il canale di Marsiglia (1839-45), con il ponte acquedotto di Roquefavour (1842-47), e diresse il servizio generale del Dip. Bouchesdu-Rhne (1848-54). Nel 1852 fu nominato ufficiale della Legion d'onore. Fu direttore generale e progettista dei lavori dellEmissario per il prosciugamento del Lago Fucino per conto del principe Alessandro Torlonia. Si ammal, durante la costruzione della galleria sotterranea nel Fucino (Abruzzo), che stava dirigendo con Henry-Samuel Bermont e Alexandre Brisse. Mor a Napoli. Nota N (7) Henry Samuel Bermont, ingegnere. 4.5.1823 Assens, 20.6.1870 Montpellier, rif., di Assens. Figlio di Charles-Henri-Victor, cancelliere della giudicatura di pace, deputato al Gran Consiglio, e di Susette Ortlieb. Fratellastro di Louis-Auguste. Lontine-Jeanne Senaux, di Bdarieux ( 1910). Ingegnere, si form quasi certamente con Frantz Mayor de Montricher. Con quest'ultimo collabor alla costruzione del canale della Durance nei pressi di Marsiglia, poi ai lavori di prosciugamento del lago Fucino in Italia; nel 1858 gli succedette alla direzione dei lavori. Dopo la morte di Henry Samuel Bermont, la Direzione dei lavori fu affidata ad Alexandre Brisse. Nota N (8) Alexandre Brisse, Scrittore, Commendatore, ingegnere, direttore dei lavori del prosciugamento e della bonifica del Fucino. Era nato a Parigi nel 1882. Dopo aver diretto i lavori del prosciugamento e della bonifica della Pianura del Fucino, scrisse assieme a Lon De Rotrou le pi grandi Opere Letterarie e Scientifiche riguardanti il Fucino e, non solo il Fucino; realizz pure il monumentale Atlante Del Fucino. Tali grandiose Opere, in qualche caso, vengono scimmiottate da altri autori. Resta solo da aggiungere che, a tuttoggi, sono ancora insuperabili Capolavori di Ingegneria Idraulica, Storica e Letteraria. La sua vita si concluse a Roma, dove le sue spoglie, nella stessa Citt, riposano nel Cimitero monumentale, Il Verano. Nota N (9) Nicola Carnevali. stato un valente architetto dellUrbe; fu anche uno dei migliori architetti di Casa Torlonia per la quale sovente svolgeva la sua opera. Tra le tante altre opere, ha progettato e diretto i lavori del grandioso Monumento dellIncile che costituisce la Testa del nuovo Emissario Torlonia.

Nota N (10) *Nota N (11) Emissario Torlonia. La testa dellEmissario Torlonia, si trova a metri 644,073 s.l.m., lo sbocco della stessa sul fiume Liri, si scorge a quota 637,521 metri s.l.m. La differenza tra i due valori di 6,552 metri. A sinistra dellEmissario, al termine della galleria, si vede limpervia parete rocciosa del Monte Salviano, la cui superficie per circa 300 meri quadrati, dai Romani, fu scalpellata e finemente levigata. Nota N (12) Il Cunicolo Maggiore la struttura principe dellEmissario di Claudio. Questopera fu realizzata durante i lavori eseguiti dal 41 al 52 d.C. per il prosciugamento del Lago Fucino. Il monumentale complesso strutturale formato da tre grandi arcate esterne sovrapposte e rientranti una pi sopra dellaltra. Sia questo che gli altri *Cunicoli, seguono un percorso pi o meno inclinato verso il basso e sono in diretta comunicazione con la galleria sottostante. Oltre ad altri scopi a noi sconosciuti, servivano anche per l'accesso dei lavoratori, per introdurre i materiali per le lavorazioni, estrarre quelli descavazione e immettere luce e, con lunghe catene umane, estrarre con i secchi, la grandissima quantit dacqua sorgiva e di infiltrazione. La loro particolare configurazione, del tutto simile a grandi maniche a vento, creava una sorta d'Effetto Venturi sull'aria atmosferica esterna: trasferimento daria che si attivava precipitando nella sottostante galleria a seguito dell'apertura dei pozzi; per tale motivo, non furono impiegati altri mezzi, perch questi, con certezza, immettevano unapprezzabile quantit d'aria di ricambio, sufficiente ad ossigenare comunque lambiente dove si svolgevano le attivit lavorative.

terminologia: Linguaggio & terminologia:


* N.B. Le gallerie inclinate che costruirono i romani furono circa 80; queste, nel caso specifico si chiamano: CUNICOLI, in Latino Cuniculus; suddetto termine, non ha sinonimi; a proposito, il Nuovo Dizionario Italiano Garzanti recita: Cunicolo: s. m. piccola galleria o passaggio sotterraneo. Il lemma: Cunicolo, a sua volta, pu essere seguito da un nome che lo distingue, ad esempio: Cunicolo della Lucerna, oppure: Cunicolo della Macchina, ecc. Per questi motivi; vocaboli diversi da CUNICOLO a volte utilizzati da, tali autori, sono inesatti; pertanto: si devono sempre escludere nel linguaggio storico; e perch no! Vanno estromessi anche nellidioma comune. Nota N (13) Incile: parola latina che con il suo significato passa alla Lingua Italiana e che, secondo Clap, vuol dire una scanalatura, un fossato, un canale o condotto lungo il quale scorre lacqua. Altri pretendono che Incile, nel suo significato, voglia indicare lo spazio tra il bacino pieno dacqua e la testa del canale che dovr dare lo scolo; in altre parole la parte scavata per avviare nel canale le acque del bacino. Nel nostro caso: Incile quellinsieme costituito dal monumento, dalle vasche, dalle paratoie e dagli organi di manovra che regolano limmissione delle acque provenienti dal Canale Collettore esterno, nonch dalle due gradinate a chiocciola vere opere dArte vedi la fotografia che conducono una alla sala di manovra e laltra all Emissario sotterraneo. Nota N (14) Colpo dariete: I Colpi dariete, da non confondere con i colpi sferrati da quelle rozze macchine utilizzate anticamente nelle guerre e fino alla fine del Medioevo, per sfondare robusti potali e spesse mura. Nel caso specifico: sono quegli eventi che si manifestano allinterno delle condutture idrauliche quando il movimento dellacqua viene arrestato bruscamente, ad esempio per la chiusura rapida o improvvisa di un organo di sezionamento: saracinesca, paratoia, valvola, cateratta, rubinetto o altro dispositivo. In parole tecniche: i Colpi dariete, sono provocati dallenergia cinetica, ceduta o sottratta al fluido in movimento a cui si varia la velocit di scorrimento in modo non graduale, vale a dire, quando il moto dello stesso con la velocit acquisita viene istantaneamente bloccato, ad esempio: con limmissione ad alta capacit in unampia condotta posta in pendenza e chiusa allestremit opposta. Anche in questo caso, il Colpo dariete, pu sprigionare il massimo della sua potenza, ovvero: pu essere violentissimo. Nota N (15) Limperatrice: Agrippina Minore Agrippina Giulia Augusta era sorella di Caligola, figlia di Cesare Germanico e Agrippina Maggiore; questa era quella zia di Claudio che sullisola di Venotene, allora Pandataria, mor di patimenti. Agrippina Minore, era la nipote di Claudio, prima che si unisse con lui in matrimonio, era gi stata sposa di altri due individui ed aveva avuto pure un figlio da Gneo Domizio Enobardo: Lucio Domizio Enobardo, questultimo, in seguito prender il nome di Nerone Claudio Cesare e, dopo la morte di Claudio, a 17 anni diventer imperatore di Roma, perch Agrippina, alleata di Seneca, persuase Claudio a proporre suo erede, non il suo figlio legittimo di nome Britannico che aveva avuto dallodiata Valeria Messalina ma suo figlio Nerone, il quale sposer Ottavia figlia di Claudio e sorella di Britannico. Nerone, con il pretesto che Ottavia non gli dava figli la ripudi, per prendere prima come amante e poi sposa la bella Poppea Sabina che, a sua volta, fu vittima della sua brutalit. Nerone; con la correit di Tagellino, prefetto del pretorio, fece eliminare prima il cognato Britannico e, con un fortissimo calcio nel ventre soppresse: Ottavia e il figlio che portava nel grembo; non contento e ancora del tutto soddisfatto, per ringraziamento, nel 59 d.C., uccise o fece assassinare pure sua madre Agrippina. (sic!).

Nota N (16) Narciso Tiberio Claudio, liberto schiavo liberato protetto da Claudio: dirigente assoluto dei lavori per il Prosciugamento del Lago Fucino, era complice di Messalina e rivale del tesoriere Pallante, a cui Agrippina concedeva i suoi favori. Dione Cassio, scrisse che per lesecuzione dei lavori, il tesoro dellImpero era stato gravato da enormi spese; e che non vi era da meravigliarsi nel vedere Narciso ammassare, in 12 anni, una fortuna di 400.000.000 di sesterzi, e che, Pallante, anchegli liberto, e suo rivale in favori, non si era fatto superare di molto e, non pochi altri liberti di Claudio, avevano depredato il pubblico tesoro. Dopo la morte di Claudio avvenuta nel 54 d.C., i nodi vennero al pettine: Agrippina, che da sempre non sopportava la prepotente arroganza di Narciso e che, tra l'altro, non aveva mai dimenticato che dopo la morte di Valeria Messalina, dovendo Claudio scegliere unaltra donna da prendere per moglie, aveva tifato contro di lei. Narciso bench diminuito di credito, rimase presso il suo padrone sino alla morte di questo. Malato e forse ancor pi angosciato daglintrighi dellambiziosa Agrippina, nel 54 d.C. si ritir a Sinussa in Campania. Questa volta per, Agrippina pot fargliela pagare cara: Narciso si dette la morte. Nota N (17) Ulteriore Galleria Torlonia: Nella prima met del 1900, Alessandro Torlonia costru una nuova galleria a forma policentrica, simile a quella del grande Emissario gi ampiamente descritta avente per tutta la sua lunghezza 12 metri quadrati di superficie trasversale netta, che, dallIncile raggiunge il fiume Liri. Lo scopo di questa nuova galleria: quello di disporre di un Emissario di emergenza, allo scopo di scongiurare, in caso di interventi prolungati o di manutenzioni del grande Emissario, linondazione forzata dei terreni del Bacinetto. Attualmente lacqua immessa in questa galleria, v ad alimentare le turbine Kaplan o Pelton che siano, per azionare i possenti alternatori dalla Vita Alta della centrale idroelettrica di Canistro, sita nella Valle Roveto, nonch a soddisfare i fabbisogni idrici, tecnologici e contingenti dei numerosi stabilimenti dislocati nel Nucleo Industriale di Avezzano. Turbina Kaplan (Sx) Centrale Idroelettrica

Nota N (18) Raffaele Fabretti, basandosi su uniscrizione trovata sulla soglia del Cunicolo Maggiore asserisce che, Nerone, pur abbandonando lopera di Claudio, vi lasciasse comunque un sorvegliante o un procuratore, in cui si leggeva: NOBILIS PROC CAES AVG HIC TVMVLATVS EST Nobile procuratore di Nerone Cesare Augusto qui sepolto Pi tardi quando Mutio Febonio lesse questiscrizione, non riusc a decifrare bene le due parole Neronis

Caes e immagin vedere una G al posto della C di PROC., e a modo suo, rifece liscrizione:
NOBILIS PROGENIES AVG Un nobile di Augusto qui sepolto M. Febonio, forse non potendo trovare nella storia chi fosse questo discendente di Augusto sepolto nelle sponde del Fucino, immagin che al momento dellinaugurazione dei lavori, Agrippina fosse gravida e che, per il forte spavento dovuto allimmissione delle acque nellEmissario fragore dello scroscio abortisse; ma, chiaramente, Mutio Febonio, non ricordava la disputa avuta con Narciso e, come dice Alexandre Dumas (padre) non rifletteva, che colei che mostrando al figlio assassino il seno che laveva portato, aveva esclamato: Colpisci al ventre! . Agrippina, era tuttaltro che una donnetta comune da abortire per si poca cosa. Nota N (19) Carlo Afan De Rivera per la verit nel 1823 aveva scritto il libro dal titolo: Considerazioni sul progetto di prosciugare il Fucino, e di congiungere il Mediterraneo con lAdriatico a mezzo dun canale di navigazione. Per questo, Egli chieder scusa ai Marsi, per aver perso tempo. Il libro: Progetto della Restaurazione dellEmissario di Claudio e dello Scolo del Fucino; lo scrisse in seguito (1836).

alla Citt e Paesi attorno alla Pianura Del Fucino


Iniziamo da Paterno Dei Marsi, perch proprio dietro Paterno Spallato, aveva inizio la Vera Marsica, l restano ancora le vestigia delle fortificazioni costruite dai Marsi per difendersi da Roma; poich il territorio di Avezzano e di Alba Fucense apparteneva agli Equicoli, proprio oltre quei ruderi che iniziava la Terra dei Marsi, che i Romani chiamavano: Gens Paterno Dei Marsi ferox, fortissima, pugnacissima . I Marsi, che erano gli Avi degli abitanti della circoscrizione del Fucino, erano bellicosi. Appiano di Alessandria scrisse, Che gli eserciti Romani non avevano mai trionfato dei Marsi, n senza i Marsi . Fino al 13 Gennaio del 1915, Paterno Vecchio, era edificato nel territorio e nella posizione pi incantevole della Cerchia Attorno alla Pianura del Fucino. Lo era allora e lo ancora, rinomato per una fonte dall'Acqua prodigiosa, detta di Sant'Onofrio. La sorgente localizzata ad alta quota, subito sotto la Piazzetta di SantOnofrio e pi in alto del nuovo Paese odierno; in quel luogo che, i Patrnesi, sovente si recano per ossequiare il Santo Operatore di miracoli, per domandare grazie; bere l'acqua miracolosa, bagnarsi le mani, la fronte e il viso, o semplicemente per passare un po' di tempo fuori dallo stato di affaticamento dellesistenza comune; per respirare a pieni polmoni aria serena, vale a dire: Aria di casa nostra. Paterno, oggi si estende sotto l'incanto delle Selvette Sommacco Rus Tiphina che adornano di rosso porpora le Colline della Bellezza: lo spettacolo unico al mondo incantevole e indescrivibile, dominato anche dalla Grande Croce e dalle vestigia di una vetusta rocca medioevale. Paterno Dei Marsi Bellezza Le Colline della Bellezza

Paterno, fu riedificato con criteri moderni ad unaltitudine decisamente inferiore di dove era situato prima che venisse demolito dal violentissimo terremoto che si abbatt sullintera Marsica alle ore 7:48 nella mattina del 13 Gennaio del 1915, dove persero la vita moltissimi dei suoi abitanti migliori. Il sisma provoc dolore e danni immensi, la distruzione totale della citt di Avezzano ed altri Paesi della Marsica e, decret la fine di quasi 30.000 persone. Parte del moderno abitato, al presente si sviluppa anche nel Livellario della Pianura Del Fucino e, a ridosso della Via Circonfucense o di Circonvallazione che chiamar si voglia, tale Strada, venne realizzata dal principe Alessandro Torlonia durante i lavori di urbanizzazione e di bonifica dei vasti territori della fertile Pianura del Fucino. Lorigine del nome Paterno non si conosce e, per quanto si ha memoria, il Paese, si sempre chiamato: Paterno ed anche Paderno. C chi presume che tale nome, sia quello di un console che visse al tempo dellantica Roma, il quale eresse una villa nei pressi di dove venne poi edificato Paterno Vecchio. Il Di Berardino, nel suo libro: Il Paese Paterno, a pagina 11 asserisce che, nei tempi antichi, Paterno apparteneva al territorio degli Equi; e, nelle pagine 12 e 13 lo ribadisce. Per! se si tiene conto che, al tempo dellantica Roma, era proprio dietro a Paterno Vecchio, che erano state costruite le fortificazioni per difendersi da Roma, ed era esattamente da quel confine che iniziava la Terra dei Marsi, o meglio, la Vera Marsica. Si evince, senza la minima ombra di dubbio che: Paterno, era territorio Marsicano e i suoi abitanti erano Marsi. Se si considera poi che in Italia, c un notevole numero paesi identificati con questo stesso nome. Nel solo Abruzzo, oltre a Paterno di cui stiamo parlando, ne esistono almeno altri quattro, eccoli: Paterno vicino ad Atri, Paterno nei pressi di Campli, Paterno prossimo a Capitignano, Paterno adiacente a Loreto Aprutino. Per questo motivo, per distinguerlo da tutti gli altri paesi che hanno lo stesso nome, giusto, oltre che doveroso, sia chiamato: Paterno Dei Marsi.

Proseguendo verso levante si incontra Celano, che don al mondo il vescovo scrittore, Pietro Corsignani. Celano, con il suo forte castello, s'innalzava su una vetta del Monte Tino. Il conte Tommaso di Celano e Molisio (titolo che acquisisce sposando Giuditta figlia di Ruggero Di Mandra), questi era anche quel Tommaso che nel 1222 liber al bottino le sue orde vandaliche su Paterno e lo incendi. Con il favore del padre Pietro, allora Giustiziere, si dichiar a favore di Ottone IV di Brunsvick (che era stato incoronato imperatore e in seguito scomunicato dallo stesso papa Innocenzo III) e contro Federico II della famiglia Sveva degli Hohenstaufen. Nellanno 1223, Federico II 1194 1250 fondatore della citt di: LAquila, che, fino alla sua morte, venne chiamata Citt di Federico. Per rivalsa, Questi li assedi e si impossess di Celano e del suo grande castello. La vendetta di Federico a dir poco fu terrorizzante, tantoch: fece demolire il paese dalle fondamenta preservando solo la chiesa della comunit dei credenti, allora San Giovanni Evangelista, oggi Madonna Delle Grazie. Dopo aver fatto elano passare per filo di arma bianca tutti gli abitanti Celano caduti nelle sue grinfie, abbindol i fuggiaschi e, con la complicit del suo disonesto luogotenente Enrico Di Morra (*), con il pretesto di riportarli di nuovo in paese, li fece prigionieri e, con imbarcazioni sdrucite, da questi, condurre nelle pi malsane coste di Malta, in Calabria, e della Sicilia. Lo sdegno di Federico per i celanesi dur per parecchio tempo. Fu solo nellanno 1227 che acconsent ai superstiti esiliati di ritornare nella terra d'origine, con l'obbligo per, di non riedificare pi la citt sul vecchio suolo, e non doverla chiamare mai pi Celano ma Cesarea. Dopo la caduta del conte Tommaso, Federico DAntiochia, figlio di Federico II, avuto dalla principessa Beatrice DAntiochia, riun sotto il suo dominio, le contee di Celano e di Alba. Solo dopo lavvenuto sonno definitivo di Federico II, con listituzione dei Giustizierati che avevano inserito la Marsica nellAprutium; Ruggero, figlio di Tommaso e Giuditta di Molise, con lappoggio del papa Innocenzo IV, si riapproprier dei beni e consegner alla citt di Cesarea il vecchio nome e, da quel momento, gli abitanti di Cesarea, in ricordo del paese distrutto, iniziarono a chiamare questo insediamento: Celano. Durante tutto il Medioevo, dopo la caduta di Marruvium e di Alba, Celano divenne la citt ed il centro pi prestigioso della Marsica. Fu Antonio Piccolomini, duca di Amalfi e di Celano che verso la fine del XIV secolo, incominci ad edificare l'odierno castello che, nel 1541 port a termine il conte Lionello Acclozamora. Questo all'epoca era il pi imponente e forte maniero di tutta quella regione, ma c di pi, le sue torri dominavano tutto il piano, fino a Tagliacozzo; dominio che per secoli fu chiamato Il piano di Celano il quale, a Nord dei Monti Cupoli e Tino, questultimo, a Celano solitamente chiamato, La Serra, alto circa 2.000 metri: Serra il varco agli invasori. Celano diede anche il suo nome al Lago, nome che rimase per diversi anni. Dopo la conquista del Regno di Napoli, Carlo I DAngi don questa Citt, ad uno dei suoi pi valenti e fedeli cavalieri, detto Accroche Mur, soprannome che deriva dalla destrezza e dallardimento dimostrato negli assalti. MORRA, a Celano, e anche nella Marsica, ancora in uso il detto: Tu, non sei cane di morra che, tranne pochissimi, forse nessuno, sa o ricorda pi, cosa significava all'origine questo detto: stava ad identificare quei Celanesi che, fortunatamente, erano sfuggiti alle lusinghe del luogotenente Di Morra Dopo Celano, pi ad Est, ci sono i paesi: Aielli, una volta Angellum; e poi Cerchio. Gli etimologisti dicono che il nome Cerchio viene da Circe, sorella di Oete e moglie di Minosse da cui i Marsi discenderebbero. A meno di 10 kilometri da Cerchio, c Pescina, dove il 14 Luglio 1602 durante il viaggio di Olimpia Bufalini e Pietro, venne alla luce il facchino Giulio Raimondo Mazzarino, che sar cardinale e successore di Richelieu. Sotto Luigi XVI, tocc il pi alto grado di governo. Pescina bagnata dallantico fiume Giovenco,
(*) DI

Pescina

in altri tempi chiamato Pitonius. Ha dato vita al poeta, Paolo Marso, che comment: i Fasti di Ovidio ed allo scrittore, Ignazio Silone, celebre per i suoi scritti e particolarmente per il libro: Fonte Amara.

A poca distanza dalla citt di Pescina, sopra e sotto il Livellario del Fucino, sincontra il paese, San Benedetto Dei Marsi che, in origine si chiamava Marruvium e Valeria ed era anche la capitale dei Marsi; nel Medioevo, il nome Marruvium venne sostituito da Civitas Marsorum, denominazione che conserv fino al XIII secolo, epoca nella quale venne distrutta dai Conti di Celano. In onore dei Benedettini, risorse con il nome di San Benedetto. Il papa, Bonifacio IX, don al monastero, tutti i suoi beni. Nellantica comunit dei praticanti di Santa Sabina, si pu ammirare la porta dellantico tempio di Giove, ornata di splendidi bassorilievi; lanfiteatro Romano, e numerose vestigia recentemente venute alla luce. Proseguendo in senso orario si incontra Venere che era ed ancora ricco di sorgenti dacqua che si riversavano nel Fucino. A pochi chilometri c poi Ortucchio Dei Marsi, che anticamente si chiamava Ortigia, in cui allepoca, il duca Antonio Piccolomini, edific un castello e cinse di mura il paese. Oggi ospita la grande Stazione Tele spazio del Fucino. Sempre per la strada Circonfucense si arriva a Trasacco, che al tempo dellantica Roma si chiamava: Trans-acquas, che significa, al di qua delle acque; in parte edificato sotto il Monte Carbonario, o anche Trasacco Trans-acquas. Labrone. Lantico Paese conserva ancora integra la sua torre medievale dei Feboni; inoltre il Paese dove nacquero: il prete, Mutio Febonio, che fu lillustre e autorevole scrittore della Marsica, morto il 3 Gennaio 1663; la prima edizione di Historiae Marsorum del 1678. Il cardinale, Cesare Baronio, fu autore di una storia ecclesiastica. Pi in l troviamo Luco Dei Marsi, che in passato si chiamava Lucus Angitiae; si dice che sia stato distrutto dai Romani quando sfondando le fortificazioni: entrarono nella Marsica, perch oltre a dietro Paterno Vecchio, laltra porta di ingresso nella Marsica, si trovava a Lucus Angitiae. I Romani, cancellarono definitivamente anche le citt: Milonia, Plestonia e Tresilia. Nei pressi di Lucus Angitiae cera il Bosco Sacro con la dea Angitia e, un po pi in basso di Angizia, gi nellalveo del Fucino, sorgeva il paese Penna, che fu abbandonato per laria malsana e una funesta epidemia di malaria dovuta forse anche a uninvasione di serpenti. Penna, in seguito venne sommersa dalle acque del Lago e poi scomparve per sempre. La irreperibilit attestata da un documento del 1376. Antinori: Annali dAbruzzo. Gli abitanti di Luco Dei Marsi, laboriosi per natura, erano in parte dediti alla pesca. Luco dette il pi gran numero ed i migliori operai anche con mansioni qualificate alla grande opera del prosciugamento e di bonifica del Fucino. Luco oggi ricco di un elevato numero di abili imprenditori agricoli e di altre redditizie realt economiche. Da Luco Dei Marsi costeggiando il Monte Salviano, per incamminarci verso Avezzano, a ridosso del Nucleo Industriale, incontriamo il Cunicolo Maggiore, il Pozzo N 23 ed il Cunicolo del Ferraro dellantico Emissario Romano e, al di sotto di questi, trovasi gi allinterno della Pianura Del Fucino, il Monumento dellIncile, che anche la Testa e linsieme, dove attraverso il Canale Collettore Centrale, confluiscono le acque per essere immesse nel Nuovo Emissario Torlonia, oppure nella Nuova Galleria complementare di sezione pi piccola, questultima approvvigiona dacqua le industrie della Marsica e le possenti turbine che azionano gli alternatori della Centrale idroelettrica di Canistro nella Valle Roveto.

Incile - Testata Emissario Torlonia


MARIA
SINE * LABE * CONCEPTA AVSPICE OPVS * AB * IMPERATORIBVS REGIBVSQUE FRVSTRA * TENTATVM ALEXANDRE * TORLONIA ROMANUS * V * P INGENTI * ANIMI ET * AERIS * VI
COEPIT * A * D * MDCCCLIV PERFECIT * A * D *MDCCCLXXVI

Pozzi & Cunicoli I Pozzi Romani


Tutti i 40 pozzi realizzati dai romani erano a forma quadrata, allineati e perfettamente in asse con il tracciato della galleria; questi venivano scavati fino ad arrivare al piano quotato che era stato determinato in sede di progetto come piano del fondo della galleria. Alla base dei pozzi, dopo aver riportato con la massima precisione lallineamento dei margini degli stessi, si procedeva allo scavo della galleria nelle due opposte direzioni. Quasi sempre i pozzi, tranne quelli scavati nella roccia, erano rivestiti con mattoni o reticolare.

I Pozzi Romani e le armature lignee


Nel riaprire il pozzo N 20 durante i lavori del principe Torlonia, si ebbe lopportunit di conoscere le armature lignee utilizzate dai Romani per puntellare i pozzi. Nello stesso si ritrovarono molte travi di quercia ormai carbonizzate dal tempo, ma tutte a posto e intatte, misuravano metri 0,222, corrispondente a un palmo maggiore romano, che formava i tre quarti del piede romano (metri 0,296) o la met del cubito di Vitruvio (metri 0,444). Dietro a queste travi, vi erano dei grossi tavoloni di sostegno dello spessore di metri 0,10 a metri 0,11, posti verticalmente a contatto con le pareti del pozzo. Questi erano squadrati su tre facce, e la quarta, senza rifinitura, aderiva alla parete. La luce del pozzo formava un quadrato di metri 4,44 di lato, ossia di 20 palmi maggiori, o di 10 cubiti di Vitruvio. Sottraendo lo spessore delle travi, dei tavoloni e delle traverse, la luce netta del pozzo risulta di metri quadrati 14,20 e il lato interno del pozzo puntellato di metri 3,78. Una cos grande lunghezza, difficilmente avrebbe permesso alle travi, per quanto vicine tra loro, di resistere alla forte spinta del terreno, per rinforzarle le avevano puntellate di dietro, appoggiando sul lato interno di ciascuna di esse le estremit di due pezzi di legno della stessa riquadratura, formanti una croce che divideva la luce del pozzo in quattro scompartimenti, ciascuno di metri 1,80 per 1,80 di lato, che corrisponde a metri quadrati 3,24 di superficie libera netta. Armatura in legno di un pozzo romano

dellAntico Sul Percorso dellAntico e Nuovo Emissario


Il Cunicolo della Macchina Nel lontano 1826 in occasione dellespurgo dellEmissario Romano, lingegnere Carlo Afan De Rivera, sul pozzo N 14 di nome Villabianca, profondo metri 78,14, sito nel bel mezzo dei Campi Palentini, per estrarre i materiali di occlusione, posizion il primo argano a tamburo (sembra inverosimile ma una forza irresistibile spinge le persone che passano nei pressi dei pozzi o nelle immediate imboccature delle gallerie a gettarvi dentro pietre, ciottoli e quanto altro che, con il tempo, finisce per riempirli). La galleria inclinata adiacente al pozzo la chiam: Cunicolo Della Macchina. Questo scavato per intero nella roccia calcarea del Monte Salviano. La sua imboccatura esterna realizzata in muratura composta da pietrame del luogo, calce e malta dellera. Dal Cunicolo, si entrava (oggi laccesso precluso da un muro che lo separa dallEmissario) nella sottostante galleria tramite una gradinata incisa nella roccia. Nelle vicinanze del Cunicolo della Macchina, durante i lavori del principe Torlonia, cerano dei grandiosi laboratori per la costruzione del cordame, imponenti officine meccaniche per fabbri, maniscalchi e meccanici, segherie e laboratori di falegnameria, e poi smisurate fornaci con spaziose tettoie per la fabbricazione dei mattoni ed unimmensa scuderia con duecento cavalli dediti al servizio delle ferriere e degli argani. Questi opifici erano dotati di molte attrezzature e vi erano addetti una moltitudine di persone. Nei pressi della Macchina esiste ancora lantica cappella progettata dal direttore generale di Torlonia, Frantz Mayor De Montricher. La graziosa chiesetta dedicata alla Madonna Della Purezza e fu inaugurata dal sovrano del Regno di Napoli Ferdinando II.

Reperti storici rinvenuti nellalveo del Fucino


Durante i lavori per la costruzione del nuovo Emissario Torlonia, nellIncile Romano, nella parete di congiunzione tra il pozzo e lala dellavanbacino, precisamente nel muro dangolo, si ebbe la felice sorpresa di ritrovare dei bellissimi frammenti di un bassorilievo. In uno di questi raffigurato lo scorcio di un paesaggio e linsieme delle attivit della costruzione dellEmissario di Claudio. Un altro frammento ci fa conoscere il macchinario utilizzato dai Romani per Bassorilievo di una citt Fucense il sollevamento degli sterri dalla sottostante galleria per mezzo degli argani posizionati sui pozzi. Su un altro pezzo pi piccolo invece, rappresentata parzialmente una citt, probabilmente Angizia, sul versante di un monte. A Marruvium, furono ritrovati i resti di un anfiteatro e di muraglie antichissime. Inoltre vennero rinvenute le statue di Claudio, di Agrippina e di Nerone; nel 1752 queste sculture furono trasferite a Caserta.

Bassorilievi ritrovati nel Fucino e nellincile Romano


nel corso dei lavori del principe Torlonia

Bassorilievo In questo Bassorilievo sono rappresentati: sterri. il Lago, le barche e gli operai dediti agli argani sui pozzi per il sollevamento degli sterri.

Bassorilievo: Pezzo di Bassorilievo: colonnato tempio. in cui raffigurato il colonnato di un tempio.

Frammento di Bassorilievo: agitato. rappresenta uomini con imbarcazioni che navigano sul Lago molto agitato.

Il Funzionamento degli argani sui pozzi


Due argani erano collocati sopra ad ogni pozzo coperti da una piccola pensilina, ognuno composto da un albero verticale, sostenuto da un perno di ferro che passava sopra un dado di bronzo, ed armato da un cilindro nella parte superiore, intorno al quale si avvolgeva una fune che scorreva nella gola duna carrucola: ciascuno dei due capi, a cui, a un uncino di ferro era agganciata una secchia di rame rosso, che saliva e discendeva in uno dei quattro scompartimenti del pozzo. La secchia di forma troco conica, era cerchiata e rinforzata da larghe fasce di ferro. Il manico pure di ferro, aveva nella sommit un occhiello, che riceveva luncino fissato allestremit della corda. La capacit delle secchie era di circa 40 litri e con esse si salivano gli sterri dai pozzi e dalla sottostante galleria, e si facevano discendere i materiali di costruzione. I due argani erano azionati da uomini che facevano girare per mezzo di sbarre di legno infilate nellalbero del tutto simili ai razzi infilati nei mozzi delle ruote dei carretti senza il cerchio esterno. Ogni pozzo aveva un servizio di quattro secchie, ordinato in modo che, mentre si riempiva una Schiavi addetti agli Argani secchia nella galleria, unaltra saliva piena, la terza veniva svuotata nella superficie e la quarta discendeva piena di materiale per la costruzione oppure vuota. I due argani di ogni pozzo erano in continua attivit. Tutti questi particolari sono desunti da un bassorilievo ritrovato durante i lavori di costruzione del nuovo Emissario Torlonia. Questo bassorilievo, doveva forse far parte di un monumento innalzato davanti la testa dellEmissario.

DellOliararo Il Pozzo DellOliararo


Questa storia stata riferita dal Signor Silvio Giovannone di Luco

A meno di due chilometri da Luco Dei Marsi, nella localit conosciuta come la Petogna, dove esistono ancora, oggi parzialmente ostruite, le famose fessure naturali, chiamate altres inghiottitoi; nella parte sovrastante di queste spaccature del massiccio, precisamente al disopra dei declivi del Monte Salviano, si rinviene il famoso Pozzo DellOliararo. Questa voragine nella roccia molto profonda, tantoch, se vi si fa cadere dentro una pietra, il rumore dimpatto si ode solo dopo qualche minuto. Subito dopo la bonifica dellalveo del Lago Fucino, alla comparsa delle fertilissime terre emerse dalle acque, il territorio limitrofo di tale Pianura agricola, gi popolata, si increment di circa 50.000 persone giunte da ogni dove Italia. naturale che questa nuova marea umana, inizi a trarre vantaggi dalla nuova fertile terra. Queste genti, trasformarono subito le proprie condizioni di vita, non solo sociali ma soprattutto economiche e, conseguentemente, con il benessere acquisito, iniziarono a richiedere prodotti e servizi di ogni genere. Nei paesi attorno alla fruttuosa Pianura Del Fucino, si insediarono anche venditori girovaghi, artigiani, e commercianti, i quali offrivano merci e prestazioni di qualsiasi genere: vendita di bestiame, attrezzi, vino, olio, castagne, formaggi, utensili, piatti, bicchieri, posate, indumenti di ogni tipo, scarpe, mobilio ed altro. Tra i numerosi venditori ambulanti, cera: lOliararo che, una volta la settimana, visitava, a turno, tutti i centri abitati della Pianura Del Fucino. LOliararo, dopo avere indossato un lungo camice, calzate le ciocie ai piedi e caricato sulla schiena una capace tanica piena dolio, partiva dalla Vallata Valle Del Liri e nei giorni stabiliti, attraversava a piedi i Campi Palentini, quindi, per recarsi a Luco Dei Marsi, saliva il Monte Salviano, e lo discendeva. L giunto, per vendere e rifornire dolio alimentare i suoi clienti, passava per le strade del paese gridando: arrivato lOliararo! ecco lolio! ecco lolio della Vallata! lOliararo se ne v! LOliararo era conosciuto dagli abitanti del circondario della Pianura Del Fucino. Una notte, una brutta notte, lonesto e familiare Oliararo della Vallata, dopo aver fatto chilometri e chilometri a piedi per le vie di Luco Dei Marsi con la tanica dellolio sulle spalle, riprese il lungo e faticoso percorso per tornare dai suoi cari che, come sempre, lo aspettavano con ansia. Quella notte non cera la Luna a rischiarare il cielo ma unimprovvisa pioggia dirotta forse, stremato dalla fatica, per distrazione, oppure per qualsiasi altro motivo; fatto sta, che nessuno ha mai saputo come sia potuto accadere; nelloscurit totale, interrotta solo dalaccecante bagliore dei fulmini e dal terrificante boato dei tuoni, precipit dentro un pozzo che lo immortal per sempre, perch da allora in poi, a ricordo perenne, quel pozzo, fu chiamato il Pozzo DellOliararo

Il Pozzo Villabianca
Il pozzo N 14, prende la denominazione: Villabianca, sito nei Campi Palentini, ed profondo metri 82,613, dista 195 metri dal pozzo N 16, che si trova nei pressi del Cunicolo della Macchina.

Il Pozzo Villarossa
Questo anche il pozzo N 16, scavato nel tratto roccioso del Monte, per una profondit di metri 82,644.

Il Pozzo Gaetano
Il pozzo N 18, prende il nome: Gaetano ed scavato nellargilla compatta dei Campi Palentini, per una profondit di 89 metri. Questo lunico pozzo che, a differenza di tutti gli altri, che sono di conformazione quadrangolare, a sagoma rotonda; tutta la superficie interna, da cima a fondo, rivestita con mattoni.

Il Cunicolo del Calderaro


Il Cunicolo attiguo al pozzo N 21 chiamato, Cunicolo del Calderaro; pi largo degli altri due, ed stato scavato integralmente nella roccia; sui lati dello stesso piedritti sono incisi dei gradini affinch vi potessero transitare sui due lati dei piccoli carri per il trasporto dei materiali necessari alla costruzione e di escavazione e, con estenuanti file umane, eliminare con i secchi, la notevolissima quantit dacqua sorgiva e di infiltrazione dalla sottostante galleria. Ling. Carlo Afan De Rivera, riattiv tale Cunicolo e spurg il pozzo fino metri 122 di profondit. Il Cunicolo del Calderaro intercetta e bay passa il pozzo N 22. Questo ubicato tra le falde del Monte Salviano e i Campi Palentini. In questi paraggi si trovano altre gallerie inclinate Cunicoli Anche su questo pozzo vennero applicati gli argani a tamburo a tiro verticale. Oggi da questo Cunicolo, laccesso alla galleria sottostante impedito dal rivestimento eseguito in pietra da taglio nel nuovo Emissario Torlonia. Pure nella sommit, il pozzo stato chiuso.

della Il Cunicolo della Lucerna


A differenza del Cunicolo della Macchina e del Cunicolo del Ferraro; Il Cunicolo della Lucerna, nel piano inclinato non ha gradini. Questo Cunicolo intercetta e bay passa il pozzo N 9 la cui profondit di metri 85,303. Il Cunicolo ed il pozzo sono stati riutilizzati per eseguire i lavori durante la costruzione del nuovo Emissario Torlonia. Allo scopo di evitare che persone, animali e detriti potessero accedere nella galleria, la parte finale del Cunicolo stata definitivamente chiusa con robusta muratura cos pure il pozzo.

Il Cunicolo del Ferraro


Questo Cunicolo anchesso inclinato, si trova pi sotto e non molto distante dal Cunicolo Maggiore, nel suo percorso in discesa verso la galleria, intercetta il pozzo N 23, profondo metri 65,395. Il Cunicolo bay passa il pozzo sul lato destro e va raggiungere il Cunicolo Maggiore. Il Cunicolo Ferraro pi lungo degli altri due Cunicoli ed ai lati dello stesso ci sono incise delle nicchie di sosta per facilitare la circolazione dei carri. Anche su codesto pozzo vennero applicati gli argani. Dalla parte finale di questo Cunicolo, non possibile accedere nella galleria Torlonia, perch il passaggio sbarrato dai grossi blocchi squadrati di pietra da taglio che costituiscono il rivestimento interno della stessa, mentre il suo ingresso, per evitare pericoli ai visitatori eccessivamente curiosi e intraprendenti, stato chiuso da robuste e fitte sbarre dacciaio.

Il Cunicolo Imperiale
Dal versante del Salviano, tra il Cunicolo del Ferraro e la Testa monumentale dellIncile Torlonia, trovasi lingresso del Cunicolo Imperiale. Questo fu realizzato in muratura mista a pietrame per le parti esterne e in pietre lavorate per lingresso ad Arco Romano. LImperiale stato scavato per una profondit di metri 75; nel suo percorso pendente, raggiungere la galleria ed sprovvisto di rivestimenti, perch fu scavato interamente nella roccia del Salviano. Per impedire che materiali detritici od altro, possano finire nellinterno dellEmissario Torlonia, la parte terminale di questo Cunicolo, stata sbarrata da una robusta muratura; mentre lingresso esterno sprangato da una robusta cancellata in acciaio.

I Pozzi Romani
I pozzi realizzati in Epoca Romana dalla parte del Lago, erano meno profondi di quelli scavati nei Campi Palentini, o Piani Palentini; questi sempre di forma quadrangolare, non avevano alcuna armatura in legno, per in tutta la loro profondit erano rivestiti di mattoni e qualche volta in opera reticolare. Lingegnere Carlo Afan De Rivera, nel 1835, in occasione dei lavori per lespurgo dellEmissario rinvenne 32 pozzi. Da un controllo pi attento, durante la costruzione del Nuovo Emissario Torlonia, i collaboratori di Alexandre Brisse, si accorsero che, i pozzi di Claudio, erano 40. la Storia continua!

Curiosit
La Pompa di: Ctsebio a pistone aspirante & premente
Premesso che, i pozzi e i Cunicoli, oltre agli scopi gi descritti, servivano anche per estrarre, con i capienti secchi applicati ai ganci delle funi degli argani azionati a mano dagli schiavi, la notevolissima quantit d'acqua sorgiva e di infiltrazione proveniente dalla galleria sotterranea. La direzione di scavo della galleria, come gi detto, veniva stabilita riportando in profondit i margini superiori della forma geometrica di ogni pozzo. La pompa centrifuga, allepoca dellantica Roma non esisteva. Questa, risale all'era industriale del XVIII secolo, venne utilizzata la prima volta per espellere l'acqua dalle miniere. Esisteva per la Vite di Archimede e la Pompa inventata dal greco, Ctsebio aspirante e premente questultima assai imperfetta, richiedeva molta fatica con scarsissimo effetto; per leggi fisiche: non pu aspirare a dislivelli superiori a 10 metri. Non si deve trascurare che, nel 41 d.C., non esistevano le macchine utensili, che sono indispensabili per le lavorazioni di precisione, per tali presupposti, le macchine idrauliche pompe si potevano realizzare solo per grezza fusione oppure per forgiatura; ma ci nonostante, Il Vecchio scrisse, che i Romani le utilizzarono; per non si pu e non si deve escludere che Gaio Plinio, parlando di macchine si riferiva agli argani che venivano impiantati sui pozzi. Pompa di Ctsebio Vite di Archimede

Cenni Cenni sul Gran Lago & i Campi Palentini


I Campi Palentini, o Piani Palentini; nei tempi geologici erano completamente ricoperti dalle acque che formavano assieme alla pianura di Avezzano e Alba Fucense ununica immensa distesa dacqua la cui profondit, in pi zone, doveva superare i 200 metri. vedremo in seguito come questa si sia originata e, come nel corso degli eventi a cui non possibile assegnare una data, sia venuta a ridursi al solo Lago Fucino Questo smisurato bacino idrologico, che chiameremo Mare Dei Monti Abruzzesi doveva avere una superficie stimabile dai 35.000 ai 40.000 ettari e si estendeva fino sotto il Monte Velino, separato solo dal Monte Salviano. Tali territori conservano tuttora la forma pressoch primitiva e sono circoscritti da alte montagne. Nella periferia si trovano: tra le altre, laltura di Capistrello, il Monte Salviano, le montagne del Cicolano e di Sora. Nellinterno esistono diversi centri abitati tra i quali: Cese, Corcumello, Magliano Dei Marsi, Alba Fucense, Cappelle Dei Marsi, Villa San Sebastiano, S. Pelino, Paterno Dei Marsi, Celano, Cappadocia, Antrosano, Avezzano, Trasacco, Luco Dei Marsi; pi a Ovest c Scurcola Marsicana, e la citt di Tagliacozzo, questultima divenne famosa perch il 23 Agosto del 1268, dette il nome alla violentissima battaglia che ebbe luogo tra gli eserciti dellallora sedicenne biondo Corradino di Svevia e Carlo 1 DAngi
(La Storia Continua)

Prossimi argomenti:
Tagliacozzo. La Battaglia di Tagliacozzo. Carlo 1 DAngi; e i privilegi ecclesiali Spoleto. La privilegiati. Il duca Ildebrando di Spoleto. La contessa Doda e i soliti privilegiati.
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BIBLIOGRAFIA AUTORI, TOMI & FONTI CONSULTATI:


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Alexandre Brisse & Lon De Rotrou

Il Prosciugamento Del Lago Fucino fatto eseguire da S.E. il Principe Alessandro Torlonia. Descrizione Storica e Tecnica 1 volume ( Italiano, Francese, Inglese - Roma 1883)
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Alexandre Brisse & Lon De Rotrou

Il Prosciugamento Del Lago Fucino fatto eseguire da S.E. il Principe Alessandro Torlonia. Descrizione Storica e Tecnica 2 volume ( Italiano, Francese, Inglese - Roma 1883)
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Alexandre Brisse & Lon De Rotrou Atlante del Fucino (Roma 1883)
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Alexandre Brisse Lon De Rotrou

Compendio Storico e Tecnico del prosciugamento del Lago Fucino (1876 Francese, Inglese)
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Alexandre Brisse

Dessechement du Lac Fucino Rapport Le Prince Alexandre Torlonia Osservations sur le Regime du Lac (Francese)
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Lon De Rotrou

Il Prosciugamento Del Lago Fucino fatto eseguire dal Principe D. Alessandro Torlonia Confronto tra lemissario di Claudio e lemissario di Torlonia (1871)
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Arch. Ignazio Stile

Realizzazione del Lago Fucino e dellEmissario di Claudio Scritta sul cadere del secolo XVII
(a cura di Ferdinando De Luca)
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Salvatore De Filippis

Storia del prosciugamento del Lago fucino (Citt di Castello 1893)


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Giovanni Rocco

Delle Antichit Del Lago Fucino: Memoria (Napoli 1854)


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Carlo Afan De Rivera

Considerazioni sul progetto di prosciugare il Fucino, e di congiungere il Mediterraneo con lAdriatico a mezzo dun canale di navigazione (Napoli 1823)
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Carlo Afan De Rivera

Progetto della Restaurazione dellEmissario di Claudio e dello Scolo del Fucino (Napoli 1836)
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T. Brogi La Marsica antica e medioevale, fino allabolizione dei feudi (Roma 1900)
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Luigi Colantoni Storia Dei Marsi (Lanciano 1889)


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Gianni Granzotto La battaglia di Lepanto (Milano 1975)


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G. Girauti Il Fucino e le aree limitrofe nellantichit


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F. Zarlenga

I Depositi continentali nel Bacino del Fucino


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Alexandre Dumas De Rome a Naples (Stab. Edit. Del Plebiscito, 1863)


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M. Follieri

Il Fucino e le aree limitrofe nellantichit


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L. Mammarella

La vita in Abruzzo al tempo di Roma (Cerchio 1887)


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Febonio Mutio Marso Historia Marsorum, Monachum, (Napoli 1678)


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E. Cerasani

Storia dei terremoti in Abruzzo (Sulmona 1990)


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Nicola Marcone

Il Lago dei Marsi e suoi dintorni (Roma 1886)


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A. De Nino Usi e Costumi abruzzesi (Firenze 1879 1897)


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Cesare Letta

I Marsi e il Fucino nellantichit (Milano 1972)


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Mario Di Berardino

Il Paese Paterno
Monografia Storica di un Centro della Marsica (Avezzano 1982)
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I. Lopez Lago del Fucino e dintorni, Iapadri (LAquila 1975)


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P. Fracassi

San Pelino la capitale antica dei Marsi Anxantini (LAquila 1988)


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Ezio Burri

Lemissario sotterraneo del lago Fucino (LAquila - senza datazione)


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B. Capasso

Sul catalogo dei feudi e dei feudatari delle province napoletane sotto la dominazione Angioina (Napoli 1870)
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Sandro DAmato Il Primo Prosciugamento del Fucino Centro Studi Marsicano (Avezzano 1980)
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Paolo Marso

Ovidius de Fasti, cum duo bus commentariis Antonii de Fano et Pauli Marsi (Venezia 1502)
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G. Grossi

Il Fucino e le aree limitrofe nellantichit (Roma 1991) Topografia antica della Marsica, Equi, Marsi e Volsci 15 anni di ricerche 1974/1989
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L. Tocci

Analisi antica, moderna del Lago Fucino e suo emissario (Roma 1866)
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Del Giudice

Codice diplomatico di Carlo I e II DAngi (Napoli 1869)


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Capecelatro Storia del Regno di Napoli (Napoli 1769)


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Ignazio Silone

Fontamara
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G. Grossi

Radar Abruzzo Le origini di Avezzano (LAquila 1989)


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Ludovico A. Muratori Annali DItalia (1745)


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R. Filangieri

Archivio Angioino presso larchivio di Stato di Napoli (Napoli1950)


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R. Slocchi Storia dei Marsi (LAquila 1912)


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Mutio Phoebonio Marso Historiae Marsorum Libritres (Neapoli)


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R. Martinelli Climatologia marsicana (Avezzano 1883)


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Loreto Orlandi

I Marsi e lorigine di Avezzano (Napoli 1967)


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Pietro Corsignani Reggia Marsicana (Napoli 1781)


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Aldo Gabrielli Fiona McDonald, Mark Bergini

Nellantica Roma di Augusto


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N. F. Faraglia

Coreografia abruzzese medioevale (Napoli 1892)


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Redazioni Garzanti

Il Nuovo Dizionario Italiano Garzanti (Ristampa Aprile 1999)


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Di Costanzo

Storia del Regno di Napoli (Napoli 1869)


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C. Pansa

Miti, leggende e superstizioni dAbruzzo (Sulmona 1924)


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Roberta Di Renzo, Leonello Farinacci, Angelo Melchiorre, Eliseo Palmieri, Evelina Torrelli Avezzano la citt del Lago (Editore Paolo De Siena Pescara 2008)
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Carminantonio Lippi

Lago Fucino ed Emissario di Claudio nella Regione dei Marsi ecc. ecc. (Napoli 1818)
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Eva Cantarella, Giulio Guidorizzi Profilo di storia antica e medievale (Einaudi Scuola Milano 1993)
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A. De Bernardi, S. Guarracino, R. Maragliano Le Civilt e La Storia (Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori 1991)
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E. Beniamino Stumpo

Antichit e Medioevo 1 & 2 volume


per il biennio (Edizioni Stumpo Firenze 2003)
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Carlo Barberis

Let Antica e Medievale 1 & 2 volume


per il biennio degli Istituti Tecnici (Edizioni Principato Milano 1999)
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Chiara Melani, Francesca Fontanella, Giovanni Alberto Cecconi Storia illustrata di Roma Antica dalle origini alla caduta dellImpero
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Renzo Cantagalli, Andrea Cavalli DellAra, Cesare Salmaggi, Luciano Satta Come Parlare e Scrivere Meglio Guida pratica alluso della Lingua Italiana (Milano 1981)
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C. Mancini

Emporio Pittoresco La Marsica e lemissario di Claudio XVII - XVIII (Napoli 1856, 57, 58, 59)
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NOMI DI ALTRI AUTORI & FONTI CONSULTATI


Ignazio Stile Giuseppe Lolli Gaio Plinio Dione Cassio Aelius Spartianus Publio Cornelio Tacito Appiano Alessandrino Gaius Suetonius Tranquillus Cesare Baronio Raffaele Fabretti Teodoro Mommsen Pietro Corsignani Ludovico Antinori Mutio Fhoebonio Carminantonio Lippi Augusto Cantelmi Archivi Privati in Italia Biblioteche Italiane Biblioteche Francesi Archivi privati in Francia Biblioteche Svizzere Archivi Privati in Svizzera Archivi privati a Filadelfia Enciclopedia libera WikipediA Rete Web nel Pianeta Terra Ricerche su Google Google Libri Istituto Nazionale di Geofisica. Sono stati consultati anche: Notizie fornite da privati, manoscritti e immagini depoca, articoli pubblicati nel tempo, dalle riviste e dai giornali di tutto il Mondo. La lista completa dei Nomi degli Autori, dei Personaggi, dei Tomi e di tutte le Documentazioni consultati che qui non compaiono, saranno tutti dettagliatamente menzionati in seguito.

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