Etica templare
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Etica templare - Stelio W. Venceslai
note
Premessa
Le questioni etiche sono generalmente lontane dall’interesse della maggioranza delle persone. Da un canto tutti abbiamo una certa impostazione, magari inconsapevole, di eticità e, dall’altro, esiste una tale complessità concettuale che, approfondendo il problema, ci si perde tra i mille rivoli della speculazione filosofica.
L’ambizione di definire il problema etico ha attratto centinaia, forse, di pensatori. A prescindere dal pensiero religioso e, in particolare, cristiano , praticamente tutti gli intellettuali dell’era moderna, da Cartesio in poi, si sono interessati a questo problema.
Nella vita quotidiana l’etica avvolge continuamente la persona che si confronta in ogni momento con delle scelte che deve fare, grandi o modeste che siano.
È difficile avere sempre una strada diritta davanti a se stessi, senza possibili deviazioni. Interessi, piacere, necessità confliggono incessantemente fra loro. Nelle sue scelte l’uomo è sempre solo, con le proprie idee, la propria educazione, le proprie convenienze. La sua capacità di reagire è dettata da impulsi a volte istintivi, più spesso ragionati. Non sa di applicare criteri etici, più spesso moralistici. Ma qualunque evento nella storia personale di ognuno di noi ha un contenuto etico. L’etica, dunque, si applica pressoché dovunque, in misura diversa, anche se l’uomo etico lo è più per istinto che per convinzione. Reagisce agli stimoli esterni
In una recente silloge del pensiero etico moderno ¹ si possono contare infinite rappresentazioni, interpretazioni e classificazioni a proposito dell’etica, almeno una cinquantina, secondo la specialità del problema da affrontare. A ben vedere, c’è un’etica per tutte le occasioni e per tutte le ideologie.
Ma non è questo ciò che si vuole affrontare nell’analisi che segue. Tutto può essere eticamente accettabile, ma la questione di fondo è se l’Etica, con la E maiuscola, fa ancora parte del mondo degli uomini e non soltanto dei pensatori.
Occorre scendere dal quotidiano e tornare ai principi universali, a quelle leggi naturali che istintivamente, quasi inconsciamente, ci portano a soccorrere chi ne ha bisogno, a difendere il debole, a dare un giudizio di bene o di male, a capire quale sia la strada giusta che si dovrebbe seguire, salvo poi deviarne.
Buona o cattiva che sia la coscienza dentro di noi, registriamo comunque segnali etici di qualcosa che fa profondamente parte delle nostre radici e che geneticamente indica il modo nel quale si dovrebbe agire. Non a caso, da molti filosofi l’etica è stata considerata l’espressione spirituale del dovere.
L’interpretazione sociale o teosofica o esistenziale o bioetica, trascendente o materialista o economica, è un ricamo forse eccessivo per un fenomeno che, in fondo, è molto semplice.
Se si agisce ignorando questi segnali, contro queste regole implicite, infinite possono essere le motivazioni pratiche o morali del nostro agire, ma dentro di noi sappiamo bene se è giusto o no quel che facciamo. È forse un senso di cattiva coscienza che alimenta, in questi casi, il nostro spirito di contraddizione.
Senza chiedersi perché (il che semplifica di parecchio le cose), le persone agiscono motivate, in genere, da interessi di breve periodo. Nel corso della loro vita commettono errori e, spesso, anche soprusi. Ma sanno che sono errori e soprusi. Questa loro coscienza del male e del bene è il risultato di un processo etico. Non sappiamo da dove viene né se, eticamente agendo, si determinerebbero risultati più accettabili. Ma esiste.
Nella nostra società occidentale sono cadute le grandi illusioni associative, i clan , la famiglia, i partiti, le organizzazioni di volontariato. L’uomo è sempre più solo e privo di orientamenti comuni se non in modo molto approssimativo ² . La solitudine dell’essere umano è divenuta la norma, dalle costellazioni siamo arrivati alla monade. Per questo i valori etici, paradossalmente, diventano più importanti e, talvolta, decisivi.
In un sistema sociale in fase di profonda evoluzione, anche quello della morale tradizionale è travolto da nuovi miti, da abitudini diverse, dall’accettazione diffusa di comportamenti un tempo considerati riprovevoli o addirittura inconcepibili, ad esempio, sul piano scientifico. La morale tradizionale in mille modi è stata travolta dal nuovo, che non è necessariamente il meglio.
A questo punto l’etica individuale gioca un ruolo preponderante perché le singole persone, abbandonate a se stesse, non sempre sono in grado di agire responsabilmente di fronte alle alternative che si presentano. La strada maestra potrebbe essere la fede ma, se questa non c’è, non può che essere l’etica.
L’uomo moderno è solo, confuso fra i mille richiami fosforescenti della vita, attratto dai segnali lampeggianti del benessere, del miglioramento economico-sociale, del superamento delle difficoltà quotidiane. Ma come reagisce? Questo è il punto. Non ha riferimenti altro che in se stesso ³ . Di qui l’importanza d’indicare taluni valori fondamentali, neutri dal punto di vista fideistico, ma validi per essere una guida nel difficile cammino che ognuno di noi affronta nel suo percorso mortale.
Il mondo templare è molto variegato. Uomini e donne di Paesi diversi, tutti di fede cristiana, anche se appartenenti a confessioni diverse, si trovano accomunati da alcuni ideali comuni che traggono origine dagli antichi Cavalieri, " pellegrini di Cristo ". Questi ideali sono, al tempo stesso, troppo forti per essere dimenticati, e troppo vaghi per essere applicati nella vita di oggi. Mille anni di storia hanno travolto pressoché tutto ma, ciononostante, certi principi sono ancora vivi se, nel XXI secolo, esistono persone che per questi principi si associano e operano nella società civile.
Diventa allora imperativo, per questa loro fede che li accomuna, parlare di un’ etica templare , che non può non essere laica, per guidarli nella realtà quotidiana e dar loro argomentazioni plausibili, prima di tutto verso se stessi. L’etica non è negoziabile, ma va ricondotta ai casi più importanti, là dove le mistificazioni e le campagne promozionali, le polemiche fra gli studiosi e le incertezze dell’anima umana creano perplessità che si traducono nell’incapacità di un giudizio equanime.
Nel contrasto ideologico fra il mondo degli antichi Cavalieri e la realtà del mondo dei Templari moderni, l’analisi che segue è un tentativo di stabilire certi limiti e di tracciare un percorso spirituale attuale sulla scia dell’insegnamento della Regula antiqua .
Le domande che possiamo farci a proposito della questione etica, sono molteplici e non tutte attinenti allo specifico tema templare, ma riguardano comunque il comportamento della persona rispetto a talune scelte di campo che si presentano nella vita ⁴ .
Un primo aspetto è se il fine giustifica gli strumenti utilizzati per conseguirlo e la legittimità morale del ricorso a tutti i mezzi necessari (ad es., contro il terrorismo oppure, l’uso della tortura). Questo è un problema molto attuale anche se episodi di violenza legittima e illegittima sono stati frequenti nella storia. Basterà pensare agli omicidi politici e alle vittime, in genere, dell’anarchismo e alle repressioni seguite, ad esempio, durante la guerra civile spagnola, oppure alle tragiche esperienza delle guerre bosniache o del terrorismo jihadista.
La questione della legittimità etica della violenza è molto antica e si collega a quella, sempre attuale, della guerra giusta o ingiusta ⁵ . Mentre la reazione contro un sopruso è in genere condivisa, la reazione preventiva è spesso discutibile. Peggio ancora, se un’azione violenta è stata deliberatamente provocata.
Un secondo aspetto è quello se è accettabile un’etica dei trattamenti differenziati. Poiché ti conosco o mi sei amico, ti preferisco a un altro. Ciò crea una discriminazione contro il principio dell’eguaglianza del trattamento. Almeno in politica, questa discriminazione è una prassi consolidata. Qui si entra nell’impenetrabile mondo delle relazioni personali, della percettività insita in ognuno di noi, assolutamente non controllabile. Una persona può ispirarci fiducia mentre altre no. È difficile dare una valenza etica a queste impalpabili sensazioni. Le donne, ad esempio, in questo eccellono e difficilmente commettono errori nel valutare le persone con le quali vengono a contatto.
Un terzo tema etico insoluto è quello del contrasto tra la moralità e la legalità, intesa come rispetto del sistema di leggi esistenti. Non è moralmente concepibile che uno Stato proibisca le sostanze nocive (droga, tabacco, alcool) o il gioco d’azzardo e poi, con vari cavilli, ne regolamenti l’uso, guadagnandoci sopra, per poi intervenire finanziariamente per curarne gli effetti nocivi. C’è una contraddizione profonda in questo modo d’agire. Alcuni parlano, a questo proposito, d’incoerenza della cultura, lamentando il fatto che non c’è " un facile passaggio dalla sfera della legalità a quella della moralità, e viceversa ⁶ ." La constatazione dell’esistenza di queste difficoltà, tuttavia, non risolve il problema.
Ancora, da qualche tempo, anche legislativamente, si sta affrontando il tema dell’espansione dei diritti umani anche con riferimento alle altre specie viventi (piante, animali) oltre che all’ambiente in genere). Un tema piuttosto ampio.
In materia di animali si può discutere se abbiano dei diritti naturali o piuttosto se siamo noi a dar loro tali diritti, ma è una questione piuttosto secondaria. La tutela degli animali è andata oggettivamente crescendo nel tempo, conseguenza di una maggiore sensibilità delle persone nei loro confronti. Lo stesso accade per le altre specie viventi e, in particolare per le piante, così preziose per la vita. La forestazione ad esempio, o il bando dei crittogamici pericolosi per l’uomo o le perplessità sugli OGM, sono tutte manifestazioni di una coscienza etica ampliata. Ciò porta, infine, a un tema ancora più ampio, quello della conservazione e del miglioramento ambientale. L’ecologia, quando non diventa uno strumento di mercato, è espressione di una visione etica complessiva.
Le sfide etiche della modernità tecnologica sono ancora più drammatiche ⁷ . Pensiamo alla questione dell’eutanasia o a quella dell’aborto e, più in genere, alle varie tematiche connesse alla genetica umana, dalla clonazione al prestito dell’utero alla manipolazione ed alla programmazione genetica, ai problemi posti dall’omofobia o dalle identità di genere.
L’uomo che si fa Dio è una prospettiva etica inquietante dai confini scientifici sempre più protesi verso un impossibile che diventa possibile.
Ma non basta. Altrettanto inquietanti sono i temi della vita bionica, per il tramite dell’ingegneria biomedica, con la sostituzione di arti meccanici a quelli organici umani ⁸ . Cosa c’è di etico in tutto questo? I nuovi esseri generati dalla scienza saranno anch’essi umani, con le stesse contraddizioni e gli stessi impulsi?
Come e quanto sarà possibile travalicare limiti cognitivi millenari, geneticamente impressi in ogni persona?
Capitolo I - Etica laica ed etica religiosa
- Una sovrapposizione.
Una questione prioritaria è, certamente, quella di rivalutare la funzione dell’etica. Si ha necessità di un’etica laica da contrapporre al personalismo diffuso, al culto del denaro e del potere a tutti costi, al degrado della moralità pubblica e privata. L’etica cristiana parte dal presupposto che siamo tutti Cristiani , ma non è così. Nel mondo, le diverse credenze religiose hanno sviluppato etiche e comportamenti diversi, tra loro spesso non conciliabili.
Esiste, tuttavia, una comune identità della specie umana cui va attribuita un’etica comune, indipendentemente dal credo religioso professato.
La questione etica si confonde, tradizionalmente, con quella religiosa. Siamo abituati, infatti, a considerare etica e morale come un tutt’uno e che questi principi siano strettamente coincidenti con l’etica e con la morale cristiane . I valori assoluti del passato sono stati tradizionalmente patrimonio della religione e la loro accettazione era connessa alla fede religiosa, escludendo qualunque processo razionale. Era inevitabile che, prima o poi, il predominio crescente della razionalità si contrapponesse ai tradizionali condizionamenti della fede, pur senza contrapporsi all’esistenza del divino.
Secoli di Cristianesimo e di studi teologici, infatti, hanno confinato queste concezioni nell’ambito religioso, facendone un solo insieme. Addirittura, parlare di un’etica laica sembra ambizioso ed ultroneo, come voler formulare una considerazione critica contro questo dato di fatto, perché il termine stesso di laico è comunemente considerato opposto a quello di religioso. La concezione cristiana è stata ed è talmente assorbente da sembrare quasi inconcepibile che vi possa essere un’etica laica. Ma laicismo non vuol dire ateismo.
Inoltre, come sostiene un brillante deputato europeo, Vincent Peillon: La laicità non è per niente tolleranza,
laissez-faire, ma è un insieme di valori che fanno la coesione della società e che bisogna imparare a condividere.
Nella realtà, la sovrapposizione religiosa è deviante. L’etica è una disciplina che vanta origini ben più lontane da quelle cristiane (basti pensare ad Aristotele oppure al pensiero indiano o buddhista) e va ricondotta all’uomo, a qualunque uomo, indipendentemente dalla sua fede.
Ogni credenza religiosa tende ad elaborare un insegnamento etico conforme alla propria dottrina. È un suo diritto, ma ciò vale per i suoi fedeli o per i suoi credenti. Non è e non può essere universale. Anche se il Cristianesimo si definisce ecumenico, lo è nella misura in cui tutti fossero Cristiani , il che non è. L’esistenza di differenti insegnamenti religiosi, infatti, traccia linee di etica e di morale diverse secondo la fede praticata.
Tra etica e morale esiste una profonda linea di differenziazione.
La morale è la risultante di un insieme di comportamenti, di norme e di leggi stabilite dall’uomo, storicamente considerate valide nell’arco di una determinata