La tempesta
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William Shakespeare
William Shakespeare was born in April 1564 in the town of Stratford-upon-Avon, on England’s Avon River. When he was eighteen, he married Anne Hathaway. The couple had three children—an older daughter Susanna and twins, Judith and Hamnet. Hamnet, Shakespeare’s only son, died in childhood. The bulk of Shakespeare’s working life was spent in the theater world of London, where he established himself professionally by the early 1590s. He enjoyed success not only as a playwright and poet, but also as an actor and shareholder in an acting company. Although some think that sometime between 1610 and 1613 Shakespeare retired from the theater and returned home to Stratford, where he died in 1616, others believe that he may have continued to work in London until close to his death.
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La tempesta - William Shakespeare
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Intro
La tempesta ( The Tempest) è una delle più celebri opere teatrali di William Shakespeare, che la scrisse in cinque atti tra il 1610 e il 1611. Il dramma, ambientato su un’isola imprecisata del Mediterraneo, racconta la vicenda dell’esiliato Prospero, il vero duca di Milano, che trama per riportare sua figlia Miranda al posto che le spetta, utilizzando illusioni e manipolazioni magiche. Mentre suo fratello Antonio e il suo complice, il Re di Napoli Alonso, stanno navigando sul mare di ritorno da Cartagine, Prospero invoca una tempesta che rovescia gli incolumi passeggeri sull’isola. Grazie alla magia e all’aiuto del suo servo, lo spiritello Ariel, Prospero riesce a riscattare il Re e a sposare sua figlia con il principe di Napoli, Ferdinando. La tempesta è ritenuta la penultima opera di Shakespeare - ultima interamente sua – e segna il suo l’addio alle scene. In questa edizione il testo è stato controllato e prudentemente normalizzato.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Sebbene non si sappia precisamente la data in cui fu scritta la Tempesta, pure il Malone - che è fra i più attendibili - la fa risalire al 1612, dandole così il penultimo posto nella serie delle produzioni shakespeariane. Ma sebbene il Chalmers e il Drake spostino di un anno questa data - l’uno facendola risalire al 1611 e al 1613 l’altro - è oramai certo che fu una delle ultime opere teatrali scritte da Guglielmo Shakespeare. Da dove abbia tolto l’idea di questa divina fantasia lirica, non si può stabilire con precisione. Il Warton cita un romanzo italiano - Aurelio e Isabella - che fu popolarissimo in Inghilterra verso il 1588 e nel quale perfino il personaggio principale di Aurelio o meglio Orelio, come apparve nella versione inglese, poteva avere suggerito la figura di Ariel. Ma quello che si può stabilire con precisione è da dove il poeta abbia tratto la parte descrittiva della sua commedia. In quello scorcio del secolo XVI si pubblicarono in Inghilterra molte relazioni di viaggi, che erano avidamente lette dal popolo. Fra questi il naufragio di Henry May alle Isole Bermuda (1598) il Reporte of the laste voyage of Capiteine Frobisher (1577) la History of travayle of John Barbot (1577) e la True relation of the travailes of William Davies barber and surgeon. Questa è del 1614, ma probabilmente correva già manoscritta fra i lettori inglesi avidi di avventure marinaresche. In tutti questi volumi si ritrovano particolari descrittivi che coincidono con quelli della Tempesta. Così nel viaggio del Frobisher è fatta parola di Sicorax, una povera selvaggia che egli trovò in un’isola e che ritenne essere una strega; e in quello del barbiere-chirurgo Davies si parla di Setebos che era una divinità adorata dai Patagoni. Inoltre tutti quei viaggiatori asserivano che le Bermude erano isole abitate da diavoli, da spiriti e da streghe e questa loro asserzione trovò tanto credito che la credenza se ne propagò fino agli ultimi anni delle guerre civili.
Quello che Guglielmo Shakespeare non poté togliere da nessun volume fu la festevolezza, la grazia e la poesia magnifica di questo lavoro che ottenne subito un grandissimo favore. Tanto grande che il Fletcher si affrettò ad imitarlo con un suo The sea voyage e lo imitò Sir John Sucling coi Gobelins, e perfino il Milton ne trasse non poche ispirazioni per The mask at Ludlow Castle. Del resto, una conferma del grande trionfo che dovette riportare questo lavoro si ha anche in una velenosa annotazione che il Ben Jonson fece alla sua Bartholomew Fair. «Se non vi è nella sua fiera un mostro servo» egli dice «chi può aiutarla? L’autore ha in odio di mostrare la natura spaventosa, nelle sue commedie come colui che inventa Racconti, Tempeste e simili scempiaggini del genere.» Ma i lettori contemporanei si troveranno più d’accordo col Warburton il quale osserva che « La Tempesta e il Sogno di una notte di mezza estate sono i più nobili sforzi di quella sublime e miracolosa immaginazione particolare allo Shakespeare, che si libra oltre i limiti della natura senza perderne il senso o - più propriamente - trascina la natura fuori di quei confini che ella stessa si era stabiliti».
LA TEMPESTA
PERSONAGGI
Alonzo, Re di Napoli.
Sebastiano, suo fratello.
Prospero, Duca legittimo di Milano.
Antonio, suo fratello, usurpatore del Ducato di Milano.
Ferdinando, figlio del Re di Napoli.
Gonzalo, vecchio e onesto consigliere del Re di Napoli.
Adriano, Signore
Francesco, Signore.
Calibano, schiavo deforme e selvaggio.
Trinculo, buffone.
Stefano, servo ubriacone.
Padrone della nave, Quartiermastro, Marinai.
Miranda, figlia di Prospero.
Ariel, spirito aereo.
Iride, spirito
Cerere, spirito
Giunone, spirito
Ninfe, spirito
Mietitori, spirito
Altri spiriti al servizio di Prospero.
La scena è a bordo di una nave sul mare, poi in un’isola disabitata.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
A bordo di una nave, sul mare. Una bufera con tuoni e fulmini. Entrano il Padrone della nave e il Quartiermastro.
IL Padrone.
Mastro...
Il Quartiermastro.
Eccomi, Padrone: che c’è?
IL Padrone.
Bene. Parla ai marinai e manovrate alla spiccia: altrimenti andiamo tutti a fondo. Presto! presto!
Esce. Entrano vari Marinai.
Il Quartiermastro.
Su, cuori miei: presto, presto, cuori miei! Forza! forza! Serrate il bompresso. Attenti al fischio del Padrone! Soffia finché tu non ne possa più, vento mio: finché abbiamo spazio!
Entrano Alonzo, Ferdinando, Antonio, Sebastiano, Gonzalo.
Alonzo.
Bravo mastro: mi raccomando di stare attento. Dove è il Padrone? Siate uomini!
Il Quartiermastro.
Fatemi la grazia di starvene giù, per ora!
Antonio.
Dov’è il Padrone, Quartiermastro?
Il Quartiermastro.
Non lo sentite? C’imbarazzate la manovra. Rimanete nelle vostre cabine: così, aiutate la tempesta.
Gonzalo.
Su, su, brav’uomo, un po’ di pazienza.
Il Quartiermastro.
Quando l’avrà il mare. Via di qua! Che importa a queste ondate il nome del Re? Alle vostre cabine!