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L'amuleto
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E-book104 pagine1 ora

L'amuleto

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Un romanzo struggente che ha come protagonista una donna, e la sua ricerca di un’esistenza diversa da quella a cui l’insieme delle norme sociali e delle ideologie del tempo l'avevano relegata.  

Neera, pseudonimo di Anna Zuccari Radius (Milano, 7 maggio 1846 – Milano, 19 luglio 1918), è stata una scrittrice italiana.
Esordì nel 1875 come scrittrice di novelle pubblicate in importanti riviste del tempo - il Pungolo, L'illustrazione italiana, il Marzocco - viaggiando ed entrando in contatto con Verga e Capuana, esponenti della corrente letteraria del Verismo, alla quale ella stessa aderì.
Nel 1890 fu tra i fondatori della rivista Vita intima, che tuttavia cessò le pubblicazioni l'anno dopo.
Negli ultimi anni Neera fu probabilmente colpita da un tumore che le impedì di scrivere - ma riuscì a dettare le sue memorie, Una giovinezza del secolo XIX, pubblicate postume nel 1919 - e la condusse alla morte nel 1918.

Scrittrice prolifica e di successo, il tema dominante della sua narrativa è l'analisi della condizione femminile.
LinguaItaliano
EditorePasserino
Data di uscita15 apr 2019
ISBN9788832577563
L'amuleto

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    L'amuleto - Neera

    L'amuleto

    L'amuleto

    Quando morì carico d'anni e d'onori il generale Maurizio di Rocca Tournion, un piemontese di vecchia razza che aveva fatte le sue prime armi in Crimea e diventò poi tanto celebre nelle guerre fortunose della nostra indipendenza, i suoi eredi che erano parenti lontani, si divisero le suppellettili del suo piccolo appartamento da scapolo. Ad uno di essi toccò fra le altre cose un astuccio di una forma bizzarra in cuoio lavorato, evidente provenienza di qualche bazar di Oriente. L'astuccio era largo poco più di un palmo, chiuso con un cordoncino di seta stinta ed emanava un profumo misto di essenza di rosa e di tabacco fino. In un angolo dove gli arabeschi del cuoio avevano lasciato un breve spazio, erano state impresse a secco due spade incrociate sormontate da una rosa. Fra il raso della fodera c'era un manoscritto, un centinaio di foglietti di carta sottile, resistente, coperti con una di quelle calligrafie nervose non larghe nè alte come porta oggi la moda, ma spezzate, minute, eppure non prive di una intima eleganza che noi dobbiamo cercare, per farcene una idea, nelle lettere delle nostre bisavole. Il testo era in francese. Poche note a matita traversavano i margini - scritte queste dalla mano pesante del generale. Del generale era pure un foglio congiunto al manoscritto a guisa di prefazione e di schiarimento; prova che il defunto ci teneva e che se avesse pensato a fare testamento, il misterioso manoscritto avrebbe avuto probabilmente una destinazione diversa che non quella di cadere sotto gli occhi del pubblico.

    Ma ecco senz'altro le parole del generale. "Avevo vent'anni. Sotto le mura di Sebastopoli la vita andava con un treno d'inferno: guerra, gioco e vino. Ci si coricava senza sapere se al domani si avrebbe potuto fare lo stesso, incerti d'ogni ora, d'ogni minuto, avendo la morte sulla soglia e bivaccando nelle nostre tende con una spensieratezza fatalistica per cui qualcuno di noi perdeva in una notte metà della sua sostanza. Nessuno pensava all'avvenire. La punta delle nostre baionette, la bocca dei nostri cannoni, tutto era lì. Il mio capitano salutava sempre l'alba con queste parole: Buon giorno, madama Morte, è oggi che mi prendi?

    "Io non ricordo nella mia vita un tempo più pazzo e più eroico di quello.

    "Un giorno, in un periodo di tregua, il pranzo che ci accolse tutti insieme per festeggiare l'onomastico del nostro colonnello prese, dalla solennità della circostanza e dal momentaneo riposo, un carattere di ricevimento mondano che fece penetrare sotto la tenda un soffio della patria lontana, delle nostre famiglie, delle abitudini care e signorili della nostra infanzia. C'era un mazzo di fiori sulla tavola, se non mi sbaglio; ma quello di cui sono sicuro, è che un sottotenente lesse dei versi. Avendo perduto la sera prima fino al mio ultimo soldo mi trovavo nella migliore disposizione per fare dei brindisi e non a parole soltanto.

    "Col crescere dell'allegria i discorsi si portarono sulle donne. Io, avendo già molto brindato alla salute del colonnello, mi trovavo sprovvisto di argomenti sentimentali e inforcai lì per lì un tema sulla inferiorità della donna sostenendo che non sa amare se non in un modo meschino, gretto e privo di poesia. Lanciai anche con molta energia e discreta fortuna alcuni aforismi di questo genere: L'amore della donna è come la spuma dello sciampagna, se non si beve subito ricade sul piede del calice. La donna non ama che per vanità, per trovare una conferma della sua bellezza. La donna ecc. ecc.

    "Ero all'apice de' miei trionfi oratori, quando mi accorsi di un personaggio che non avevo visto prima; me ne accorsi per la profonda tenacia dello sguardo che teneva fisso su di me, con una espressione inquietante, dove si poteva leggere tanto la disapprovazione quanto una non celata simpatia. E veniva quello sguardo dagli strani occhi bizantini, pieni di mistero, nerissimi, di un vecchio aitante nella persona, altero nel portamento, con una occulta sovranità di pensiero che si tradiva nel gesto regale, nella maestà tranquilla degli atti, nel corruscare delle pupille.

    "Domandai al mio vicino chi fosse quell'ignoto commensale, ma non me lo seppe dire o lo dimenticai. In realtà dimenticai molte altre cose di quel pranzo memorabile. Dopo il cognac noi giovani formammo un gruppo a parte e quando mi mossi non vidi più al suo posto il vecchio dagli occhi nerissimi; tuttavia, forse per una allucinazione della mia mente esaltata, mi pareva che qualche cosa di luminoso fosse rimasto al di sopra del suo posto vuoto.

    "Il giorno dopo stavo fuori della tenda, non ancora perfettamente snebbiato dai fumi della sera prima ed ero malinconico. Pensavo a mia madre; mi pareva di vederla nella sua poltrona di velluto verde, così bella ancora e così interessante nel suo pallore di donna delicata, volti il cuore e la mente all'unico figlio che adorava e che si trovava tanto lontano. Per la prima volta la morte mi si presentò sotto il suo terribile aspetto di divisione eterna. Potevo morire senz'aver riveduto mia madre, e lasciarla sola nel mondo, sola a piangermi! Tenevo il gomito appoggiato sul ginocchio e la fronte sulla mano, per cui non Lo vidi avvicinarsi, ma Egli mi raggiunse, e mi toccò sulla spalla - Egli, il vecchio.

    "La stessa espressione di rimprovero triste e dolce stava sul suo volto. Mi alzai di botto, quasi obbligato a mettermi in una attitudine di rispetto davanti a quell'uomo singolare.

    " - Fanciullo - Egli disse con voce tenera e grave - ieri voi avete bestemmiato.

    " - È vero, - risposi, chinando la testa perchè nel ricordare i discorsi del giorno prima sentivo salirmi una vampa di rossore.

    "Il vecchio sempre tenero e grave, senza mostrare di accorgersi del mio turbamento, soggiunse:

    " - Siete così giovane!

    "Queste erano le parole di mia madre. Sì; ella pronunciava spesso le identiche parole passandomi nei capelli la sua mano sottile. In quel momento, già disposto dai pensieri precedenti, ebbi un brivido. Non ho vergogna a confessarlo; ero commosso, come preso nella rete di un fascino sopranaturale.

    " - Pensate a vostra madre? - soggiunse Egli con una penetrazione che già non mi meravigliava più. - È in suo nome che vi prego di accettare questo ricordo. Nei nostri paesi si crede ancora alla virtù degli amuleti.

    "Mi porse il piccolo astuccio di cuoio contenente il piccolo manoscritto; e siccome io guardavo dubbioso ora il dono ed ora il donatore, disse:

    " - La storia che leggerete in questo manoscritto è assolutamente vera. Non mi chiedete il nome dei personaggi, nè il luogo, nè il tempo; questo non vi occorre. Occorre a voi sapere che in tal modo amò una donna.

    "Pronunciate queste ultime parole si allontanò così rapidamente che non potei soggiungere nulla e rimasi col curioso amuleto tra le mani, ricordo materiale di una avventura che altrimenti mi sarebbe parsa un sogno. Aspettai invano di rivedere il misterioso vecchio. Il giorno seguente si riprese l'attacco della fortezza e non pensai più a lui, cacciando l'astuccio di cuoio in fondo al bagaglio.

    La prima persona che lesse l'anonima storia raccolta in questi fogli fu mia madre. Io la posi sul suo grembo il giorno del mio ritorno ed ella mi disse poi che ne era rimasta molto colpita e commossa. Si fecero insieme delle induzioni, ma senza poter stabilire precisamente nulla, nè sulle persone, nè sui luoghi, nè sul tempo. Dopo tutto il vecchio aveva ragione. Che cosa importa?

    Il Manoscritto

    So il mese - era febbraio - e la giornata: - una giornata splendida - e l'ora. Era l'ora in cui il mio salotto divampa così stranamente colle sue cortine di seta rossa di contro al sole e i mobili cupi, quasi austeri, sembrano animarsi di un occulto ardore in quella atmosfera di fiamma.

    Mi trovavo in piedi accomodando dei fiori in un vaso; il mio piccolo Alessio, seduto sul tappeto cantarellava colla sua vocetta tanto commovente:

    M'alzo col sole della mattina,

    mando una prece dal core a Dio.

    - Alessio - gli dissi - sta zitto un

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