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18 DICEMBRE 2024 | di
Il  murale che ricorda Franco Bomprezzi alla Cascina Rossa di Milano con, accanto, la poesia che gli dedicò Antonio Giuseppe Malafarina, scomparso lo scorso febbraio
Il murale che ricorda Franco Bomprezzi alla Cascina Rossa di Milano con, accanto, la poesia che ...

Il suo volto sornione è sempre lì, in prima fila nella “crew”, nella squadra di InVisibili. Anche se “definirmi inVisibile è un po’ difficile”, affermava nel suo profilo. In cui si descriveva così: “In sessant’anni di disabilità a tempo pieno credo di aver vissuto intensamente e in pubblico, senza mai nascondere la mia realtà, ma cercando di viverla con la massima normalità possibile. Oggi ho uno strumento in più per orientare la bussola dei miei convincimenti rispetto ai diritti e alle opportunità delle persone con disabilità: è la Convenzione Onu, la prima carta dei diritti varata in questo millennio dalle Nazioni Unite. È legge anche in Italia, ma pochi se ne accorgono. Io faccio il giornalista, mi occupo di parole e di pensieri, racconto quello che vedo e cerco di scrivere sempre quello che penso per davvero”.

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Liberi di essere, liberi di muoversi” è lo slogan della Giornata Nazionale 2024, l’evento di sensibilizzazione e raccolta fondi della UILDM – Unione Italiana Lotta Distrofia Muscolare, che si tiene in diverse piazze italiane dal 14 al 20 ottobre. Il filo conduttore dell’evento di quest’anno è la mobilità universale, scelto per garantire alle persone con la distrofia muscolare un trasporto attrezzato in tutte le sessantacinque sedi UILDM d’Italia. (altro…)

Commozione e ammirazione. La morte di Sammy Basso ha avuto grande eco in tutti i giornali. Normale, giusto, doveroso per una persona della famiglia degli invisibili che è riuscito a regalare una luce radiosa a una delle malattie più rare tra le rare, la Progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford. Ma credo che nel sentimento di ogni articolo ci fosse qualcosa di più: il valore sempre più necessario, ormai quasi come l’aria, di una storia esemplare per positività, impegno, leggerezza, che contrasta con la cupezza  di un mondo dilaniato dai conflitti dove si sta disimparando a pensare alla pace. (altro…)

Del Festival delle Abilità, che torna a Milano per la quinta edizione dal 16 al 24 settembre, mi è sempre piaciuto innanzitutto il nome. Che rispecchia l’attitudine di guardare avanti, di avere fiducia in un’evoluzione della società. Sullo sfondo del festival c’è certamente la disabilità, ma qui il prefisso “dis” che rappresenta lo scarto di opportunità, di accessibilità rispetto all’ambiente circostante, viene smentito mettendo in campo un concetto più nobile: le diverse abilità che ciascuno di noi, nessuno escluso, possiede.

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Andare oltre il concetto di sedia a rotelle, non subire in modo passivo una condizione dovuta a un incidente. Verrebbe da pensare alle parole del nostro “nume” Franco Bomprezzi che definiva la carrozzina “il mio strumento di libertà”. Certo, Franco, nato con un’osteogenesi imperfetta, non conosceva il passaggio forzato dallo stare in posizione eretta allo stare forzatamente seduti. Ma ci siamo pensare che Paolo Badano, abbia voluto seguire la scia della parola libertà per realizzare la sua invenzione.

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L’occupazione abusiva degli stalli dedicati alle persone con disabilità da parte di  automobilisti non disabili è sempre stata oggetto di discussione e di attenzione pubblica. Parcheggiare nei posti riservati da parte di chi non ne ha diritto, va oltre l’infrazione, è un chiaro indice di egoismo e menefreghismo nei confronti delle difficoltà oggettive delle persone con disabilità. (altro…)

Ci sono muri e muri. Quelli che separano fisicamente le persone e i territori, i muri della Storia, ferite della nostra memoria difficili da risanare. E ci sono i muri che restano la piattaforma più emotiva, anche in epoca digitale, per esprimere la forza del pensiero e la libertà creativa. Pensiamo all’effetto comunicativo di un Keith Haring nella metropolitana di New York o di un Banksy che riesce persino ad apparire tra le rovine delle città ucraine bombardate.

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18 MARZO 2022 | di
Franco Bomprezzi e Lucio Moderato
Franco Bomprezzi e Lucio Moderato

di Giangiacomo Schiavi

Una mail richiama ricordi e nostalgie. Un anno fa abbiamo perso il professor Lucio Moderato, scrive un lettore, e molti amici disabili si sentono più soli. Verrebbe voglia di battere i pugni sul tavolo per la rabbia: quelli come lui, o come Franco Bomprezzi, altro insuperabile abbattitore di barriere, dovrebbero essere sempre qui, a ricordarci che se si vuole si può fare, se c’è la passione, la competenza, l’onesta e la fantasia, si possono sfondare i muri e fare miracoli in difesa dei deboli, dalla parte dei meno tutelati, di quelli che chiamano invisibili.

Di Moderato si è parlato lunedi 14 febbraio a Milano. Gli hanno intitolato l’aula magna della Scuola Lavoro Futuro, inventata da un padre per il figlio e i ragazzi Asperger. Era come se ci fosse ancora lui in quella stanza. Assenza più acuta presenza, dice una struggente poesia di Attilio Bertolucci. In ogni intervento si citavano le sue parole:

“Se li aiutiamo sviluppare le loro abilità questi ragazzi potranno costruirsi un futuro…”.

Moderato insegnava alla Cattolica e lavorava alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Passava giorno e notte a rispondere al telefono a mamme e papà disperati che non sapevano come fare ad andare avanti con il figlio autistico. Aveva messo in piedi un laboratorio d’avanguardia, con terapie mirate case per caso, senza protocolli, con percorsi personalizzati. Ci teneva a questo concetto: l’autismo non è una malattia, ma una condizione. Ai suoi ragazzi e alle loro famiglie offriva umanità per dare opportunità.

Se Milano è avanguardia in certi campi si deve al coraggio di gente così, capace di dare ai meno fortunati la possibilità di avere una vita degna di questo nome. L’autismo non è una passeggiata per chi lo vive e per chi deve assistere. Quando i mesi diventano anni subentra la rassegnazione e tracollano i pensieri. Moderato conosceva il rischio della resa: doveva convivere con una tetraparesi spastica, ma la disabilità gli aveva dato la determinazione a superarla, a non farsi condizionare. Esercitava sui ragazzi un fascino didattico: mai arrendersi.

E qui viene in mente Franco Bomprezzi. L’ho incontrato la prima volta a Padova, in Procura, durante un processo ai militanti dell’Autonomia operaia, dopo la retata del 7 aprile 1979. Lavoravamo entrambi per il Resto del Carlino e lui si muoveva nei corridoi inseguendo i magistrati su una carrozzina. Era il più bravo a decrittare i messaggi deliranti di Toni Negri e i volantini che avevano connessioni con la lotta armata. Avrebbe potuto occupare un posto di vertice nei giornali italiani. Ha scelto di occuparsi delle difficoltà delle persone disabili, rivoluzionando anche la comunicazione.

“Non scrivete più: costretto alla sedia a rotelle. Io ci vivo e ci lavoro così. Grazie alla sedia a rotelle sono libero, senza sarei immobile perché non riesco a camminare. La carrozzina è libertà”.

Da Milano ha condotto battaglie pionieristiche contro i luoghi comuni e le barriere architettoniche, spesso solo, con tanto entusiasmo ma anche tanta fatica. Oggi è ricordato come simbolo di battaglie giuste, c’è una Fondazione e un premio: portano il suo nome.

Moderato e Bomprezzi. Due giganti. Che dovevamo ascoltare di più. Che tornano preziosi e utili nel vuoto di pensiero che cresce e nel bisogno di esempi imitabili. Ma i giovani ne sanno qualcosa?

 

* pubblicato su Scarp de’ Tenis 

Oggi, primo febbraio, è un giorno speciale. Per noi di InVisibili; ma anche per me, personalmente. Il nostro blog nasceva esattamente dieci anni fa, il primo febbraio 2012. In un’epoca in cui questo mezzo di comunicazione via internet era in forte crescita, InVisibili è stato il primo blog dedicato al tema della disabilità in un giornale generalista di diffusione nazionale, il secondo per nascita su Corriere.it dopo “La 27esima ora”, diventato nel frattempo un autorevole faro di dibattiti e una straordinaria macchina di iniziative sul tema della condizione femminile. (altro…)

«Forza giovani, scatenatevi. Io vorrei riposare». Il suo ultimo articolo chiudeva così, con un testamento spirituale. Da li pochi giorni, il 18 dicembre 2014, Franco Bomprezzi ci avrebbe lasciato dopo un lungo ricovero in ospedale a causa di un’embolia polmonare.
Riuscire a ricordarlo, a raccontare la sua vita, l’impegno civico, il suo lungo lavoro non è certo un’impresa facile. Da qui l’idea di lasciare meno spazio alla commemorazione e dedicargli invece un vero e proprio progetto. Nasce così l’Associazione Premio Bomprezzi, con l’obiettivo duplice di promuovere un premio giornalistico dedicato all’informazione sulla disabilità e produrre studi e indagini statistiche per fare luce su questo mondo ancora non del tutto conosciuto.

Questa mattina si è conclusa la prima edizione del Premio: «Sono passati sette anni da quando Franco Bomprezzi ci ha lasciato. – ha commentato la presidente dell’associazione Simonetta Morelli – Oggi celebriamo una persona che esiste ancora profondamente nelle nostre menti e nei nostri cuori e di cui abbiamo raccolto l’eredità che vogliamo far rivivere. Vogliamo con questo Premio metterci alla prova e stimolare l’informazione, la politica e la società civile su una tematica che ha necessità di essere raccontata, di essere rappresentata e di essere sostenuta. Franco è stata la persona che più di ogni altra in Italia ha contribuito a cambiare la comunicazione sulla disabilità».

Il riconoscimento ha assegnato nella categoria dei migliori lavori giornalistici che raccontano la disabilità realizzati nel corso dell’ultimo anno il primo premio ex aequo a Laura Badaracchi, Superabile Inail e Nello Del Gatto “Tre soldi” di Radio 3 Rai, secondo posto a Veronica Rossi, Altreconomia, terza classificata Cristina Carpinelli, Radio24. Per la categoria progetto giornalistico da realizzarsi con il contributo del premio vincono Ylenia Sina e Angela Nittoli, Fanpage.it.

La cerimonia di premiazione è stata preceduta dalla presentazione del primo rapporto dell’Osservatorio Cittadini e disabilità, l’indagine è stata condotta da SWG. Emerge che le persone con disabilità sono state colpite duramente dalla pandemia, sia lo Stato che i cittadini non fanno abbastanza per la loro l’inclusione, le famiglie hanno in media un reddito basso e scivolano verso la marginalità a causa di fattori di rischio come il mantenimento della persona con disabilità e l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. L’atteggiamento verso la disabilità è improntato alla “sensibilità” e alla solidarietà, ma restano forti gli approcci ostili e distanti. Oltre un terzo dei cittadini italiani ha assistito a episodi di discriminazione. Allo stesso tempo i media ignorano il tema della disabilità per la stragrande maggioranza degli italiani (79%) e in Italia nella società c’è limitata attenzione sulle principali esigenze e diritti delle persone con disabilità.

Andando più nello specifico: Il 63% degli italiani pensa che la divulgazione sulla disabilità sia insufficiente e il 79% ritiene che i media non diano spazio al tema, per avere informazioni scelgono l’azienda sanitaria locale (20%), internet (18%) e il medico di base (14%). La scarsa conoscenza della disabilità si accompagna ad una valutazione critica sull’attenzione della società agli aspetti più importanti della vita delle persone con disabilità. Il dopo di noi, le barriere architettoniche, i trasporti, la vita indipendente gli ambiti ritenuti più ignorati. Alla domanda su quale atteggiamento culturale prevale in Italia sulla disabilità si impongono quello della “sensibilità” (77) e “solidaristico” (71), ma fanno da contraltare negativo anche la tendenza al pregiudizio (66) e all’indifferenza (62) insieme all’impreparazione (53). A sottolineare l’allarme sulla condizione delle persone con disabilità in Italia anche la dichiarazione di un terzo dei cittadini che ha assistito a episodi di discriminazione. La mancata conoscenza del fenomeno e la marginalità percepita nell’opinione pubblica si riflette nell’idea che lo Stato destini pochissime risorse per le persone con disabilità, in media il 2,7% del Bilancio statale a fronte di un reale 5,6%. È il tema dell’inclusione quello su cui c’è il giudizio più negativo: la stragrande maggioranza degli italiani ritiene che sia lo Stato (74%) che i cittadini (72%) facciano poco o nulla per garantire la partecipazione paritaria delle persone con disabilità. Se per la scuola la percezione è positiva, anche se resta una quota critica e di incerti (24%), invece i servizi assicurati da Comuni per l’accessibilità sono visti da oltre un 60% dei cittadini come insufficienti. Gli italiani pensano che le famiglie con persone con disabilità siano segnate da forte fragilità economica, in media considerano il loro reddito inferiore ai 18mila euro, sotto la soglia nazionale. A pesare sulle famiglie le spese di mantenimento e cura medica della persona, vengono sottostimati i costi meno conosciuti come quelli relativi all’educazione e alla riabilitazione, agli ausili, al caregiver a tempo pieno e quindi l’abbandono del lavoro, alla ristrutturazione dell’abitazione, fino all’impostazione del Dopo di noi. Appena il 19%, infatti, considera un fattore determinante la costruzione del futuro delle persone con disabilità “alla scomparsa dei genitori”.

«La ricerca svela quanta strada ancora ci sia da fare per aumentare la consapevolezza delle esigenze e dei bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie.- ha dichiarato il vicepresidente dell’Associazione Simone Fanti – Abbiamo indagato quali tra una serie di azioni possibili agevolerebbe il superamento degli ostacoli che queste persone devono affrontare. Alcune sono prioritarie per l’opinione pubblica: occorre fare chiarezza sui diritti, ed è responsabilità dei media e di tutte le istituzioni. E subito dopo c’è il tema del lavoro, considerato importantissimo. Tra le ultime, per mancanza di comprensione, il Dopo di noi, il cohousing e il diritto alla sessualità. Sono gli italiani a dirci che c’è ancora una scarsa conoscenza della disabilità, una presa di distanza o non accettazione significative, una consapevolezza di muoversi poco in modo inclusivo. L’Osservatorio nasce proprio per far sì che si parta da qui per fare un vero cambiamento culturale».

La Cerimonia di premiazione è stata celebrata da Gerardo Bombonato, Massimo Maggio, Direttore di CBM Italia e Marco Rasconi, membro della Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo, Coordinatore della Commissione Servizi alla Persona e membro della Commissione Ricerca Scientifica.

Presente con un video messaggio anche la Ministra per le disabilità Erika Stefani: «Un giornalista che ha fatto la storia e rappresentato per questo mondo un cardine fondamentale nell’affermazione dei diritti un impegno sui diritti che oggi vede un importante risultato come il varo della Disability Card, la Carta Europea Della Disabilità, un modo per sconfiggere la burocrazia e garantire un accesso agevolato a beni e servizi. Siamo convinti che la disabilità non debba essere più approcciata in modo pietistico ed assistenzialistico. Con la stessa visione il Governo presenta al Parlamento la Legge Delega sulla disabilità, una norma procedurale per semplificare i passaggi che una persona con disabilità deve affrontare per costruire il proprio progetto di vita. Vogliamo costruire un contenitore in cui ci siano tutte le figure con cui la persona con disabilità è tenuto a dialogare. Non cambieremo nulla di quello che già c’è. Ci limitiamo ad aggiungere il concetto di valutazione multidimensionale in senso semplificativo».

«Siamo orgogliosi – ha commentato Massimo Maggio, direttore di CBM Italia Onlus – della nuova collaborazione che si inaugura oggi  con l’associazione Premio Bomprezzi, con cui noi di CBM condividiamo l’impegno a promuovere una cultura inclusiva della disabilità, che mette al centro i diritti delle persone con disabilità. Desideriamo portare anche in Italia l’esperienza che abbiamo maturato da oltre 110 anni nei Paesi in via di sviluppo con le persone con disabilità e le loro comunità, lavorando con progetti di salute visiva, educazione e lavoro, per spezzare il ciclo che lega povertà e disabilità».