Ne quid res publica detrimenti capiat: Hostiserklärung e lotta politica nella tarda repubblica ro... more Ne quid res publica detrimenti capiat: Hostiserklärung e lotta politica nella tarda repubblica romana 1. Le fervide celebrazioni fasciste del bimillenario augusteo (1937-1938) contemplaro-no anche una «conferenza tenuta da S. E. l'on. Barone prof. Pietro De Francisci nel salone dell'Alessi a Palazzo Marino il giorno 8 gennaio 1938-XVI», che terminava con queste parole: «Oggi l'imperatore è risorto in tutta la sua gloria. E in questo ritorno, mentre più alto suona il canto del poeta dell'impero che sull'alba della rinascita svelava agli Italiani il sacro destino di Roma immortale, anche l'ingenua leggenda ci appare come l'annuncio di un evento necessario; perché, per concludere con la parola di Dante, a confondere coloro che amano l'iniquità è nato il Titano che porterà la pace e farà rinverdire la giustizia; e noi non chiediamo che di lavorare con Lui, secondo il suo comando, in pura fede e in costante obbedienza».1 Il discorso di De Francisci, professore di storia del diritto romano all'università di Roma, ministro di Grazia e Giustizia dal 1932 al 1935, accademico dei Lincei, accademico d'Italia, si inscrive nella girandola dei bimillenari caduti nel corso degli anni Trenta, abilmente sfruttati dalla propaganda fascista: da quello di Virgilio (1930) e di Orazio (1935) fino alla ricorrenza augustea (1937), furono circostanze nelle quali «la retorica vecchia da seminario e la retorica nuova nazionalistica, facili alleate, celebrarono i loro trionfi», come osservò Antonio La Penna nel saggio dedicato a Orazio, La lirica civile di Orazio e l'ideologia del principato.2 L' "occupazione fascista del tempo", dopo quella del calendario introdotta nel 1926 con l'indicazione dell'anno dell'era fascista accanto a quella dell'anno dopo Cristo, 1 1 P. De Francisci, Celebrazioni del bimillenario di Augusto, Edizioni d'arte Emilio Bestetti, Milano 1938-XVI, p. 30. 2 Edito in rivista nel 1961, poi in volume nel 1963 presso Einaudi. La citazione è a p. 21. Cfr. M. Cagnetta, L'edera di Orazio. Aspetti politici del bimillenario oraziano, Edizioni Osanna, Venosa 1990.
[Problèmes de la guerre en Grèce ancienne, a cura di Jean-Pierre Vernant, 1968; traduzione italia... more [Problèmes de la guerre en Grèce ancienne, a cura di Jean-Pierre Vernant, 1968; traduzione italiana, 2018] L'Occident ne peut plus aujourd'huj prendre sa pensée pour la pensée, ni saluer dans l'aurore de la philosophie grecque le lever du soleil de l'Esprit.1 1. Considerazioni Che πόλεμος sia πατήρ e βασιλεύς, nonché ξυνός, accoppiandosi anche a 1 F 3 0 ε ρήνη, è convinzione assai nota dopo la ζήτησις di Eraclito, nonostante la recriminazione ciceroniana valde Heraclitus obscurus [de divin., II 64, 133]: il conflitto e la tensione sono perennemente connaturati alla φύσις che ne è dinamicamente unificata nel momento stesso in cui produce incessante metamorfosi, il mondo si produce nell'ineluttabile Auseinandersetzung. Ciò vale in particolar modo per i processi che pertengono alla vita sociale, alla scena politica, nella quale si dispiegano compiutamente le risorse dell'essere umano nel momento in cui, disponendosi alla συνοικία, abbisogna di 1 F 3 0 α δώς e δίκη, doni di Zeus, pei quali soltanto agli uomini è dato di coesistere in una comunità/πόλις. La qual istoria [sc. l'inimicizia fra nobili e plebei] i greci ci conservarono in questa etimologia, per la quale, appo essi, da πόλις, «città», πόλεμος è appellata la «guerra». [Giambattista Vico, Principj di scienza nuova 1744, II, V, 1, 588] L'etimologia proposta da Vico è bollata come "fantasiosa" da Fausto Nicolini nel commento al passo. E tale è anche la posizione degli studiosi di linguistica. Infatti la radice di πόλις è oggi ricercata mediante la comparazione con lessemi sumero-accadici significanti 'cittadella, comunità, comando', che permettono di stabilire che "con πόλις s'intendeva in origine l'autorità del comando in un determinato territorio" (Semerano). La scrittura cuneiforme è decifrata da anni; conviene dunque verificare l'eventuale bontà dell'origine indoeuropea. Πόλις intanto trattiene un dualismo concettuale: Omero intende con quel termine la città fisica, il complesso degli edifici e del centro urbano contrapposto al territorio/χώρα o ad altri nuclei insediativi; solo dal V secolo evocherà per metonimia gli abitanti della città; metaforicamente significherà l'organismo vivente cittadino: 1 F 3 4 1 F 1 0 1 F 2 1 1 F 1 4 1 F 7 2 1 F F 6 ε περ γάρ στι κοινωνία τις πόλις, στι δ κοινωνία πολιτ ν πολιτείας, scrive Aristotele [1276b], individuando la città quale comunità di cittadini partecipi della πολιτεία e dunque sciogliendo l'ambivalenza terminologica e fissando il punto di partenza per le successive riflessioni, cioè la comunità installata in un determinato luogo. A sua volta Tucidide riconosce la peculiarità dell'Attica nella strutturazione 1 F 7 0 κατ πόλεις, di contro a quella 1 F 7 0 κατ κώμας propria di Sparta [II 15, 1; I 10, 2]: di nuovo la contrapposizione tra agglomerati sparsi e villaggi. Se tali distinzioni sono generalmente accolte nel campo degli studi storici, dopo essere state enunciate ad es. da Edmond Lévy, che pose a suo tempo il quesito relativo alla cité grecque in quanto invenzione moderna oppure dato storico antico, all'identificazione della πόλις quale "città-stato" provvidero autori quali J. Burckardt, Fustel de Coulanges, Madvig, che assegnarono ai Greci il ruolo di nostri antenati nel campo della politica. Vernant e Vidal-Naquet, Meier e Murray in tempi più recenti pervennero, per così dire, alla identificazione tra λόγος e πόλις, ipotizzando una sorta di "città della ragione" in grado di esprimere in maniera compiuta quella razionalità politica di natura aristotelico-weberiana che si pone come criterio dell'identità politica degli Ateniesi, a dispetto del processo 'formativo' dal sinecismo alla città, teleologicamente intravisto da Aristotele: analizzando 1 F 7 8 τ σύνθετον
Navis pro re publica, navicula pro ecclesia: periegesi circa la simbolica nautica tra politica e ... more Navis pro re publica, navicula pro ecclesia: periegesi circa la simbolica nautica tra politica e teologia.
ragazza del Mar Nero, Paoline Editoriale Libri, Milano 2016, ISBN 978-88-315-4707-9, pp. 224, € 1... more ragazza del Mar Nero, Paoline Editoriale Libri, Milano 2016, ISBN 978-88-315-4707-9, pp. 224, € 15.00 Il Novecento, Il secolo del male 1 , non ha visto all'opera solo Hitler e Stalin. Nelle pieghe della storia, così come negli anfratti della geografia, si sono rintanate altre 'opere' meno enfaticamente tràdite, altrettanto nefaste; opportunamente celate dalla menzogna geopolitica, esse tuttavia sono scavate e riportate in luce e diffuse, come i canti dissepolti e dispersi che Ungaretti rinviene nel porto di Alessandria d'Egitto 2 : Nella loro ostinatezza i fatti sono superiori al potere; essi sono meno transitori delle formazioni di potere, che nascono quando gli uomini si riuniscono per un fine ma scompaiono quando il fine è raggiunto o mancato 3 .
Digressioni semantiche intorno al lessico della solitudine: tra Seneca, Agostino, Eucherio e Petr... more Digressioni semantiche intorno al lessico della solitudine: tra Seneca, Agostino, Eucherio e Petrarca. Quia solitudo est maxime amica viris sapientibus et virtuosis. [Benvenuto da Imola, Comentum super Dantis Aldigherij Comoediam -Purg. I 31] O solitudine, tu patria mia, solitudine! Come a me parla, tenera e beata, la tua voce! [Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, III. Il ritorno a casa]
Dell'hymnus ad Vesperas de pluribus Martyribus sono dati di seguito il testo latino secondo la ... more Dell'hymnus ad Vesperas de pluribus Martyribus sono dati di seguito il testo latino secondo la liturgia romana [Liber usualis Missae et Officii, 1941] e la "parafrasi armonica" condotta da Loreto Mattei [HINNODIA SACRA / PARAFRASI ARMONICA / De gl'HINNI del nuouo Breuiario Romano, 1689].
Di fronte all'estesa diffusione del culto dei martiri Cosma e Damiano, piuttosto scarna risulta i... more Di fronte all'estesa diffusione del culto dei martiri Cosma e Damiano, piuttosto scarna risulta invece la dotazione eucologica, ovvero la serie di preghiere che a loro erano innalzate durante la messa e l'ufficio; almeno nei riti occidentali, comprendendo le varie famiglie liturgiche, senza considerare in questa sede preghiere e canti di natura 'popolare'.
Gli studiosi di agiografia, a partire dal grande Hippolyte Delehaye che la rinnovò profondamente,... more Gli studiosi di agiografia, a partire dal grande Hippolyte Delehaye che la rinnovò profondamente, sono d'accordo nel ritenere il caso dei santi Cosma e Damiano uno dei più complessi e problematici. Dopo un secolo, ormai, di ricerche e di scoperte, essi tuttavia concordano almeno su due punti essenziali: 1) il luogo iniziale del loro culto si colloca nell'area compresa tra la Siria del Nord o Siria Prima e l'Eufratense; 2) il culto incomincia nel V secolo e maggiormente si diffonde nel corso del VI.
Il Canon Romanus, ovvero la preghiera di offerta e di rendimento di grazie che costituisce il pun... more Il Canon Romanus, ovvero la preghiera di offerta e di rendimento di grazie che costituisce il punto centrale della celebrazione eucaristica, ha origini e sviluppi ancor oggi in buona parte sconosciute. Per quanto se ne faccia risalire il nucleo centrale almeno al IV secolo con Damaso (366-384), dovrebbe tuttavia datarsi al pontificato di Gregorio Magno (590-604), tra l'altro, anche la definitiva selezione dei santi che sono ricordati nella sezione del Communicantes, il cui elenco si conclude coi nomi di Cosma e Damiano: privilegio di non poca importanza, essendo essi gli unici rappresentanti del santorale orientale, a documentarne fama e venerazione.
"il nastro rosso" è un romanzo di Simone Rotunno (febbraio 2015) che racconta le vicende del borg... more "il nastro rosso" è un romanzo di Simone Rotunno (febbraio 2015) che racconta le vicende del borgo brianzolo di Orsenigo in provincia di Como, dove il 18 aprile del 1948 la Democrazia Cristiana ottiene un risultato elettorale che ribalta quello del 1946.
Apro questo mio brevissimo intervento con le parole che Mario Luzi avrebbe dovuto pronunciare nel... more Apro questo mio brevissimo intervento con le parole che Mario Luzi avrebbe dovuto pronunciare nel Senato della Repubblica Italiana dopo la sua nomina a senatore a vita da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 14 ottobre 2004: «L'Italia è un grande paese in fieri, come le sue cattedrali. Lo è secolarmente, non discende da una potestà di fatto come altre nazioni europee, viene da lontani movimenti sussultori fino alla vulcanicità dell'Otto e del Novecento. La nazione si unisce e ascende a se stessa, la sanzione di quella ascesa è lo Stato, per il quale penso si debbano avere, data la nostra storia, speciali riguardi. Révolution e amélioration possono equamente curarlo, ma tradirlo e spregiarlo non dovrebbe essere consentito a nessuno». Parole che Luzi non pronunciò: morì di lì a poco a Firenze, il 28 febbraio 2005, a novantuno anni (essendo nato nel 1914); pochi giorni prima aveva trasmesso il testo all'allora presidente del Senato, Marcello Pera.
Potrà parere una suggestione peregrina, ma le date sulle carte cantano con esse. Cloisonné come s... more Potrà parere una suggestione peregrina, ma le date sulle carte cantano con esse. Cloisonné come smalto prezioso tra Il cimitero cinese (1958) 1 e La compromissione (1965, premio Campiello) 2 , Il nuovo corso esce pei tipi di Bompiani nel 1959: da una parte «un racconto di svolta, il segno d'una accresciuta attenzione ai temi e ai richiami della storia del proprio tempo» 3 , dall'altra «il romanzo della crisi ideologica e morale della generazione uscita dal dopoguerra, e in particolare degli intellettuali che affiancarono le sinistre senza riconoscersi nel marxismo, con un giudizio esteso all'intera società e al suo rientro nel conformismo» 4 , disvelamento dell'inettitudine della classe media dall'innata tendenza compromissoria in quel versante -e non solo -della storia italiana; nel mezzo la «elegia della libertà che in forme metaforiche s'ispira alla rivolta ungherese del 1956 (ma sembra anche preludere alla Primavera di Praga del 1968)» 5 .
Foglio 63 DA REGENSBURG AD ORSENIGO: peripezie di un Tantum ergo. Riflessi ceciliani in terra di ... more Foglio 63 DA REGENSBURG AD ORSENIGO: peripezie di un Tantum ergo. Riflessi ceciliani in terra di Brianza Enrico Meroni 71 RIASSUNTO: Un anonimo Tantum ergo, da lungo tempo cantato nella parrocchia di Orsenigo e ritenuto appartenente al repertorio "popolare", alla prova dei fatti si è rivelato inequivocabilmente opera del compositore ratisbonense Michael Haller, fra i maggiori esponenti del "cecilianesimo" tedesco. Come esso sia approdato ad una parrocchia così periferica è argomento di ipotesi qui suggerite. L'autore non trascura di informare essenzialmente sull'origine di tale inno eucaristico, nonché di divagare fra taluni testi letterari alla ricerca di testimonianze al riguardo. N°63 -DA REGENSBURG AD ORSENIGO: peripezie di un Tantum ergo / Enrico Meroni
Secondo la tradizione orale che si è tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nost... more Secondo la tradizione orale che si è tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri, il diritto di legnatico, che si esercita da parte dei parrocchiani orsenighesi nella brughiera comunale [113,52 ettari superficie totale], risalirebbe ai "privilegi" riconosciuti dal Comune di Milano ai "castellani" di Orsenigo per l'efficace concorso ai combattimenti presso il castello di Carcano fra le truppe imperiali del Barbarossa e i Milanesi il 9 agosto 1160. In occasione del convegno tenutosi ad Orsenigo il 4 agosto 2006, lo studioso erbese Roberto Andreoni e il sottoscritto hanno sostenuto, argomentando le attuali conoscenze storiche, l'infondatezza di tale convincimento mai fin allora revocato in dubbio, almeno presso la storiografia locale 1 .
Ne quid res publica detrimenti capiat: Hostiserklärung e lotta politica nella tarda repubblica ro... more Ne quid res publica detrimenti capiat: Hostiserklärung e lotta politica nella tarda repubblica romana 1. Le fervide celebrazioni fasciste del bimillenario augusteo (1937-1938) contemplaro-no anche una «conferenza tenuta da S. E. l'on. Barone prof. Pietro De Francisci nel salone dell'Alessi a Palazzo Marino il giorno 8 gennaio 1938-XVI», che terminava con queste parole: «Oggi l'imperatore è risorto in tutta la sua gloria. E in questo ritorno, mentre più alto suona il canto del poeta dell'impero che sull'alba della rinascita svelava agli Italiani il sacro destino di Roma immortale, anche l'ingenua leggenda ci appare come l'annuncio di un evento necessario; perché, per concludere con la parola di Dante, a confondere coloro che amano l'iniquità è nato il Titano che porterà la pace e farà rinverdire la giustizia; e noi non chiediamo che di lavorare con Lui, secondo il suo comando, in pura fede e in costante obbedienza».1 Il discorso di De Francisci, professore di storia del diritto romano all'università di Roma, ministro di Grazia e Giustizia dal 1932 al 1935, accademico dei Lincei, accademico d'Italia, si inscrive nella girandola dei bimillenari caduti nel corso degli anni Trenta, abilmente sfruttati dalla propaganda fascista: da quello di Virgilio (1930) e di Orazio (1935) fino alla ricorrenza augustea (1937), furono circostanze nelle quali «la retorica vecchia da seminario e la retorica nuova nazionalistica, facili alleate, celebrarono i loro trionfi», come osservò Antonio La Penna nel saggio dedicato a Orazio, La lirica civile di Orazio e l'ideologia del principato.2 L' "occupazione fascista del tempo", dopo quella del calendario introdotta nel 1926 con l'indicazione dell'anno dell'era fascista accanto a quella dell'anno dopo Cristo, 1 1 P. De Francisci, Celebrazioni del bimillenario di Augusto, Edizioni d'arte Emilio Bestetti, Milano 1938-XVI, p. 30. 2 Edito in rivista nel 1961, poi in volume nel 1963 presso Einaudi. La citazione è a p. 21. Cfr. M. Cagnetta, L'edera di Orazio. Aspetti politici del bimillenario oraziano, Edizioni Osanna, Venosa 1990.
Ne quid res publica detrimenti capiat: Hostiserklärung e lotta politica nella tarda repubblica ro... more Ne quid res publica detrimenti capiat: Hostiserklärung e lotta politica nella tarda repubblica romana 1. Le fervide celebrazioni fasciste del bimillenario augusteo (1937-1938) contemplaro-no anche una «conferenza tenuta da S. E. l'on. Barone prof. Pietro De Francisci nel salone dell'Alessi a Palazzo Marino il giorno 8 gennaio 1938-XVI», che terminava con queste parole: «Oggi l'imperatore è risorto in tutta la sua gloria. E in questo ritorno, mentre più alto suona il canto del poeta dell'impero che sull'alba della rinascita svelava agli Italiani il sacro destino di Roma immortale, anche l'ingenua leggenda ci appare come l'annuncio di un evento necessario; perché, per concludere con la parola di Dante, a confondere coloro che amano l'iniquità è nato il Titano che porterà la pace e farà rinverdire la giustizia; e noi non chiediamo che di lavorare con Lui, secondo il suo comando, in pura fede e in costante obbedienza».1 Il discorso di De Francisci, professore di storia del diritto romano all'università di Roma, ministro di Grazia e Giustizia dal 1932 al 1935, accademico dei Lincei, accademico d'Italia, si inscrive nella girandola dei bimillenari caduti nel corso degli anni Trenta, abilmente sfruttati dalla propaganda fascista: da quello di Virgilio (1930) e di Orazio (1935) fino alla ricorrenza augustea (1937), furono circostanze nelle quali «la retorica vecchia da seminario e la retorica nuova nazionalistica, facili alleate, celebrarono i loro trionfi», come osservò Antonio La Penna nel saggio dedicato a Orazio, La lirica civile di Orazio e l'ideologia del principato.2 L' "occupazione fascista del tempo", dopo quella del calendario introdotta nel 1926 con l'indicazione dell'anno dell'era fascista accanto a quella dell'anno dopo Cristo, 1 1 P. De Francisci, Celebrazioni del bimillenario di Augusto, Edizioni d'arte Emilio Bestetti, Milano 1938-XVI, p. 30. 2 Edito in rivista nel 1961, poi in volume nel 1963 presso Einaudi. La citazione è a p. 21. Cfr. M. Cagnetta, L'edera di Orazio. Aspetti politici del bimillenario oraziano, Edizioni Osanna, Venosa 1990.
[Problèmes de la guerre en Grèce ancienne, a cura di Jean-Pierre Vernant, 1968; traduzione italia... more [Problèmes de la guerre en Grèce ancienne, a cura di Jean-Pierre Vernant, 1968; traduzione italiana, 2018] L'Occident ne peut plus aujourd'huj prendre sa pensée pour la pensée, ni saluer dans l'aurore de la philosophie grecque le lever du soleil de l'Esprit.1 1. Considerazioni Che πόλεμος sia πατήρ e βασιλεύς, nonché ξυνός, accoppiandosi anche a 1 F 3 0 ε ρήνη, è convinzione assai nota dopo la ζήτησις di Eraclito, nonostante la recriminazione ciceroniana valde Heraclitus obscurus [de divin., II 64, 133]: il conflitto e la tensione sono perennemente connaturati alla φύσις che ne è dinamicamente unificata nel momento stesso in cui produce incessante metamorfosi, il mondo si produce nell'ineluttabile Auseinandersetzung. Ciò vale in particolar modo per i processi che pertengono alla vita sociale, alla scena politica, nella quale si dispiegano compiutamente le risorse dell'essere umano nel momento in cui, disponendosi alla συνοικία, abbisogna di 1 F 3 0 α δώς e δίκη, doni di Zeus, pei quali soltanto agli uomini è dato di coesistere in una comunità/πόλις. La qual istoria [sc. l'inimicizia fra nobili e plebei] i greci ci conservarono in questa etimologia, per la quale, appo essi, da πόλις, «città», πόλεμος è appellata la «guerra». [Giambattista Vico, Principj di scienza nuova 1744, II, V, 1, 588] L'etimologia proposta da Vico è bollata come "fantasiosa" da Fausto Nicolini nel commento al passo. E tale è anche la posizione degli studiosi di linguistica. Infatti la radice di πόλις è oggi ricercata mediante la comparazione con lessemi sumero-accadici significanti 'cittadella, comunità, comando', che permettono di stabilire che "con πόλις s'intendeva in origine l'autorità del comando in un determinato territorio" (Semerano). La scrittura cuneiforme è decifrata da anni; conviene dunque verificare l'eventuale bontà dell'origine indoeuropea. Πόλις intanto trattiene un dualismo concettuale: Omero intende con quel termine la città fisica, il complesso degli edifici e del centro urbano contrapposto al territorio/χώρα o ad altri nuclei insediativi; solo dal V secolo evocherà per metonimia gli abitanti della città; metaforicamente significherà l'organismo vivente cittadino: 1 F 3 4 1 F 1 0 1 F 2 1 1 F 1 4 1 F 7 2 1 F F 6 ε περ γάρ στι κοινωνία τις πόλις, στι δ κοινωνία πολιτ ν πολιτείας, scrive Aristotele [1276b], individuando la città quale comunità di cittadini partecipi della πολιτεία e dunque sciogliendo l'ambivalenza terminologica e fissando il punto di partenza per le successive riflessioni, cioè la comunità installata in un determinato luogo. A sua volta Tucidide riconosce la peculiarità dell'Attica nella strutturazione 1 F 7 0 κατ πόλεις, di contro a quella 1 F 7 0 κατ κώμας propria di Sparta [II 15, 1; I 10, 2]: di nuovo la contrapposizione tra agglomerati sparsi e villaggi. Se tali distinzioni sono generalmente accolte nel campo degli studi storici, dopo essere state enunciate ad es. da Edmond Lévy, che pose a suo tempo il quesito relativo alla cité grecque in quanto invenzione moderna oppure dato storico antico, all'identificazione della πόλις quale "città-stato" provvidero autori quali J. Burckardt, Fustel de Coulanges, Madvig, che assegnarono ai Greci il ruolo di nostri antenati nel campo della politica. Vernant e Vidal-Naquet, Meier e Murray in tempi più recenti pervennero, per così dire, alla identificazione tra λόγος e πόλις, ipotizzando una sorta di "città della ragione" in grado di esprimere in maniera compiuta quella razionalità politica di natura aristotelico-weberiana che si pone come criterio dell'identità politica degli Ateniesi, a dispetto del processo 'formativo' dal sinecismo alla città, teleologicamente intravisto da Aristotele: analizzando 1 F 7 8 τ σύνθετον
Navis pro re publica, navicula pro ecclesia: periegesi circa la simbolica nautica tra politica e ... more Navis pro re publica, navicula pro ecclesia: periegesi circa la simbolica nautica tra politica e teologia.
ragazza del Mar Nero, Paoline Editoriale Libri, Milano 2016, ISBN 978-88-315-4707-9, pp. 224, € 1... more ragazza del Mar Nero, Paoline Editoriale Libri, Milano 2016, ISBN 978-88-315-4707-9, pp. 224, € 15.00 Il Novecento, Il secolo del male 1 , non ha visto all'opera solo Hitler e Stalin. Nelle pieghe della storia, così come negli anfratti della geografia, si sono rintanate altre 'opere' meno enfaticamente tràdite, altrettanto nefaste; opportunamente celate dalla menzogna geopolitica, esse tuttavia sono scavate e riportate in luce e diffuse, come i canti dissepolti e dispersi che Ungaretti rinviene nel porto di Alessandria d'Egitto 2 : Nella loro ostinatezza i fatti sono superiori al potere; essi sono meno transitori delle formazioni di potere, che nascono quando gli uomini si riuniscono per un fine ma scompaiono quando il fine è raggiunto o mancato 3 .
Digressioni semantiche intorno al lessico della solitudine: tra Seneca, Agostino, Eucherio e Petr... more Digressioni semantiche intorno al lessico della solitudine: tra Seneca, Agostino, Eucherio e Petrarca. Quia solitudo est maxime amica viris sapientibus et virtuosis. [Benvenuto da Imola, Comentum super Dantis Aldigherij Comoediam -Purg. I 31] O solitudine, tu patria mia, solitudine! Come a me parla, tenera e beata, la tua voce! [Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, III. Il ritorno a casa]
Dell'hymnus ad Vesperas de pluribus Martyribus sono dati di seguito il testo latino secondo la ... more Dell'hymnus ad Vesperas de pluribus Martyribus sono dati di seguito il testo latino secondo la liturgia romana [Liber usualis Missae et Officii, 1941] e la "parafrasi armonica" condotta da Loreto Mattei [HINNODIA SACRA / PARAFRASI ARMONICA / De gl'HINNI del nuouo Breuiario Romano, 1689].
Di fronte all'estesa diffusione del culto dei martiri Cosma e Damiano, piuttosto scarna risulta i... more Di fronte all'estesa diffusione del culto dei martiri Cosma e Damiano, piuttosto scarna risulta invece la dotazione eucologica, ovvero la serie di preghiere che a loro erano innalzate durante la messa e l'ufficio; almeno nei riti occidentali, comprendendo le varie famiglie liturgiche, senza considerare in questa sede preghiere e canti di natura 'popolare'.
Gli studiosi di agiografia, a partire dal grande Hippolyte Delehaye che la rinnovò profondamente,... more Gli studiosi di agiografia, a partire dal grande Hippolyte Delehaye che la rinnovò profondamente, sono d'accordo nel ritenere il caso dei santi Cosma e Damiano uno dei più complessi e problematici. Dopo un secolo, ormai, di ricerche e di scoperte, essi tuttavia concordano almeno su due punti essenziali: 1) il luogo iniziale del loro culto si colloca nell'area compresa tra la Siria del Nord o Siria Prima e l'Eufratense; 2) il culto incomincia nel V secolo e maggiormente si diffonde nel corso del VI.
Il Canon Romanus, ovvero la preghiera di offerta e di rendimento di grazie che costituisce il pun... more Il Canon Romanus, ovvero la preghiera di offerta e di rendimento di grazie che costituisce il punto centrale della celebrazione eucaristica, ha origini e sviluppi ancor oggi in buona parte sconosciute. Per quanto se ne faccia risalire il nucleo centrale almeno al IV secolo con Damaso (366-384), dovrebbe tuttavia datarsi al pontificato di Gregorio Magno (590-604), tra l'altro, anche la definitiva selezione dei santi che sono ricordati nella sezione del Communicantes, il cui elenco si conclude coi nomi di Cosma e Damiano: privilegio di non poca importanza, essendo essi gli unici rappresentanti del santorale orientale, a documentarne fama e venerazione.
"il nastro rosso" è un romanzo di Simone Rotunno (febbraio 2015) che racconta le vicende del borg... more "il nastro rosso" è un romanzo di Simone Rotunno (febbraio 2015) che racconta le vicende del borgo brianzolo di Orsenigo in provincia di Como, dove il 18 aprile del 1948 la Democrazia Cristiana ottiene un risultato elettorale che ribalta quello del 1946.
Apro questo mio brevissimo intervento con le parole che Mario Luzi avrebbe dovuto pronunciare nel... more Apro questo mio brevissimo intervento con le parole che Mario Luzi avrebbe dovuto pronunciare nel Senato della Repubblica Italiana dopo la sua nomina a senatore a vita da parte del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 14 ottobre 2004: «L'Italia è un grande paese in fieri, come le sue cattedrali. Lo è secolarmente, non discende da una potestà di fatto come altre nazioni europee, viene da lontani movimenti sussultori fino alla vulcanicità dell'Otto e del Novecento. La nazione si unisce e ascende a se stessa, la sanzione di quella ascesa è lo Stato, per il quale penso si debbano avere, data la nostra storia, speciali riguardi. Révolution e amélioration possono equamente curarlo, ma tradirlo e spregiarlo non dovrebbe essere consentito a nessuno». Parole che Luzi non pronunciò: morì di lì a poco a Firenze, il 28 febbraio 2005, a novantuno anni (essendo nato nel 1914); pochi giorni prima aveva trasmesso il testo all'allora presidente del Senato, Marcello Pera.
Potrà parere una suggestione peregrina, ma le date sulle carte cantano con esse. Cloisonné come s... more Potrà parere una suggestione peregrina, ma le date sulle carte cantano con esse. Cloisonné come smalto prezioso tra Il cimitero cinese (1958) 1 e La compromissione (1965, premio Campiello) 2 , Il nuovo corso esce pei tipi di Bompiani nel 1959: da una parte «un racconto di svolta, il segno d'una accresciuta attenzione ai temi e ai richiami della storia del proprio tempo» 3 , dall'altra «il romanzo della crisi ideologica e morale della generazione uscita dal dopoguerra, e in particolare degli intellettuali che affiancarono le sinistre senza riconoscersi nel marxismo, con un giudizio esteso all'intera società e al suo rientro nel conformismo» 4 , disvelamento dell'inettitudine della classe media dall'innata tendenza compromissoria in quel versante -e non solo -della storia italiana; nel mezzo la «elegia della libertà che in forme metaforiche s'ispira alla rivolta ungherese del 1956 (ma sembra anche preludere alla Primavera di Praga del 1968)» 5 .
Foglio 63 DA REGENSBURG AD ORSENIGO: peripezie di un Tantum ergo. Riflessi ceciliani in terra di ... more Foglio 63 DA REGENSBURG AD ORSENIGO: peripezie di un Tantum ergo. Riflessi ceciliani in terra di Brianza Enrico Meroni 71 RIASSUNTO: Un anonimo Tantum ergo, da lungo tempo cantato nella parrocchia di Orsenigo e ritenuto appartenente al repertorio "popolare", alla prova dei fatti si è rivelato inequivocabilmente opera del compositore ratisbonense Michael Haller, fra i maggiori esponenti del "cecilianesimo" tedesco. Come esso sia approdato ad una parrocchia così periferica è argomento di ipotesi qui suggerite. L'autore non trascura di informare essenzialmente sull'origine di tale inno eucaristico, nonché di divagare fra taluni testi letterari alla ricerca di testimonianze al riguardo. N°63 -DA REGENSBURG AD ORSENIGO: peripezie di un Tantum ergo / Enrico Meroni
Secondo la tradizione orale che si è tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nost... more Secondo la tradizione orale che si è tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri, il diritto di legnatico, che si esercita da parte dei parrocchiani orsenighesi nella brughiera comunale [113,52 ettari superficie totale], risalirebbe ai "privilegi" riconosciuti dal Comune di Milano ai "castellani" di Orsenigo per l'efficace concorso ai combattimenti presso il castello di Carcano fra le truppe imperiali del Barbarossa e i Milanesi il 9 agosto 1160. In occasione del convegno tenutosi ad Orsenigo il 4 agosto 2006, lo studioso erbese Roberto Andreoni e il sottoscritto hanno sostenuto, argomentando le attuali conoscenze storiche, l'infondatezza di tale convincimento mai fin allora revocato in dubbio, almeno presso la storiografia locale 1 .
Ne quid res publica detrimenti capiat: Hostiserklärung e lotta politica nella tarda repubblica ro... more Ne quid res publica detrimenti capiat: Hostiserklärung e lotta politica nella tarda repubblica romana 1. Le fervide celebrazioni fasciste del bimillenario augusteo (1937-1938) contemplaro-no anche una «conferenza tenuta da S. E. l'on. Barone prof. Pietro De Francisci nel salone dell'Alessi a Palazzo Marino il giorno 8 gennaio 1938-XVI», che terminava con queste parole: «Oggi l'imperatore è risorto in tutta la sua gloria. E in questo ritorno, mentre più alto suona il canto del poeta dell'impero che sull'alba della rinascita svelava agli Italiani il sacro destino di Roma immortale, anche l'ingenua leggenda ci appare come l'annuncio di un evento necessario; perché, per concludere con la parola di Dante, a confondere coloro che amano l'iniquità è nato il Titano che porterà la pace e farà rinverdire la giustizia; e noi non chiediamo che di lavorare con Lui, secondo il suo comando, in pura fede e in costante obbedienza».1 Il discorso di De Francisci, professore di storia del diritto romano all'università di Roma, ministro di Grazia e Giustizia dal 1932 al 1935, accademico dei Lincei, accademico d'Italia, si inscrive nella girandola dei bimillenari caduti nel corso degli anni Trenta, abilmente sfruttati dalla propaganda fascista: da quello di Virgilio (1930) e di Orazio (1935) fino alla ricorrenza augustea (1937), furono circostanze nelle quali «la retorica vecchia da seminario e la retorica nuova nazionalistica, facili alleate, celebrarono i loro trionfi», come osservò Antonio La Penna nel saggio dedicato a Orazio, La lirica civile di Orazio e l'ideologia del principato.2 L' "occupazione fascista del tempo", dopo quella del calendario introdotta nel 1926 con l'indicazione dell'anno dell'era fascista accanto a quella dell'anno dopo Cristo, 1 1 P. De Francisci, Celebrazioni del bimillenario di Augusto, Edizioni d'arte Emilio Bestetti, Milano 1938-XVI, p. 30. 2 Edito in rivista nel 1961, poi in volume nel 1963 presso Einaudi. La citazione è a p. 21. Cfr. M. Cagnetta, L'edera di Orazio. Aspetti politici del bimillenario oraziano, Edizioni Osanna, Venosa 1990.
Navis pro re publica, navicula pro ecclesia: periegesi circa la simbolica nautica tra politica e ... more Navis pro re publica, navicula pro ecclesia: periegesi circa la simbolica nautica tra politica e teologia.
1. Roma quanta fuit, ipsa ruina docet. La topica sententia in nitide lettere capitali adorna anco... more 1. Roma quanta fuit, ipsa ruina docet. La topica sententia in nitide lettere capitali adorna ancor oggi la fascia marcapiano dello scamozziano teatro di corte di Sabbioneta, inaugurato dal duca Vespasiano Gonzaga nel 1590, artefice di una "nuova Roma", ricalco topologico della καλλίπολις, dello "Stato felice" che dà forma alla "qualità dell'animo" dei cittadini, secondo le teorie discusse in quegli anni nella cultura urbanistica. Vincenzo Scamozzi ha ben presente il frontespizio del Terzo Libro dell'Architettura di Sebastiano Serlio, nel quale si figurano, e descrivono le Antiquità di Roma; pubblicato a Venezia nel 1540, il volume si apre con una fantasia di rovine sulle quali si imposta una trabeazione con la medesima sententia. Nell'ideazione dell'architetto e del committente il legame con la grandezza di Roma antica è siglato infine dall'erezione, all'incrocio del cardo e del decumanus, di una colonna romana sulla quale si installa una statua antica bronzea raffigurante Pallade Atena, probabilmente derivante dal bottino del padre di Vespasiano, durante il sacco di Roma del 1527: «l'anno 1527 venne la rovina di Roma, fu messa quella città a sacco, e spento molti artefici, e distrutto e portato via molte opere» annotò Giorgio Vasari nella Vita di Perino del Vaga. Così anche Francesco Guicciardini: «Restò Roma spogliata, dall'esercito, non solo di una parte grande degli abitatori, con tante case desolate e distrutte, ma eziandio spogliata di statue di colonne di pietre singolari e di molti ornamenti di antichità». [Storia d'Italia XVIII 17] E nel corso del saccheggio ci fu anche chi si premurò di approfittare per arricchire le proprie collezioni; il 22 maggio Ferrante Gonzaga segnalò al capitano Fabrizio Maramaldo il desiderio di «possedere alcuni pezzi antichi: teste, gambe, busti o statue complete, di bronzo o di marmo. Poiché sanno che tenete Roma alla vostra mercé apprezzerebbero la vostra 1
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