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ragazza del Mar Nero, Paoline Editoriale Libri, Milano 2016, ISBN 978-88-315-4707-9, pp. 224, € 15.00 Il Novecento, Il secolo del male 1 , non ha visto all'opera solo Hitler e Stalin. Nelle pieghe della storia, così come negli anfratti della geografia, si sono rintanate altre 'opere' meno enfaticamente tràdite, altrettanto nefaste; opportunamente celate dalla menzogna geopolitica, esse tuttavia sono scavate e riportate in luce e diffuse, come i canti dissepolti e dispersi che Ungaretti rinviene nel porto di Alessandria d'Egitto 2 : Nella loro ostinatezza i fatti sono superiori al potere; essi sono meno transitori delle formazioni di potere, che nascono quando gli uomini si riuniscono per un fine ma scompaiono quando il fine è raggiunto o mancato 3 .
Piccola ma intensa è la mostra allestita a Pontorme (vicino a Empoli, in provincia di Firenze) per celebrare l’artista che vi ebbe i natali: Jacopo Carucci, detto il Pontormo, viene ricordato a 520 anni dalla nascita con la mostra Pontormo e il suo seguito nelle terre d’Empoli, un’anticipazione della grande esposizione che si terrà in primavera presso il fiorentino Palazzo Strozzi e che decreterà il 2014 come anno pontormesco.
Si tratta di documenti che narrano le vicende del "Salone della parola", un "Festival della filologia" che ideai e organizzai a Pesaro nel 2010 e 2011 al tempo della mia direzione della Biblioteca e dei Musei Oliveriani: una presentazione, una breve allocuzione, e due comunicati satmpa conclusivi.
Il pensiero filosofico novecentesco, non nella sua interezza ma probabilmente nelle sue parentesi più significative, ha spesso esibito la propria vocazione, la propria torsione e, forse, il proprio destino genealogico, e con esso l'inscindibilità della relazione tra il pensare nella sua concretezza e determinatezza storica, epocale, e gli strumenti, i media, attraverso cui esso si esplicita. Istintivamente, e nonostante le profonde differenze, viene da pensare a nomi come Foucault, Derrida, Sini, a come ciascuno a suo modo ha fatto propria l'eredità di Nietzsche e Husserl ma non solo, con effetti speculativi che siamo ancora ben lungi dall'aver sviluppato esaustivamente. Tuttavia è a un altro autore che si ricorrerà per indagare il rapporto pensiero-strumento, autore che tradizionalmente non viene accostato al termine genealogia (e a ragione, non avendolo mai adoperato), Henri Bergson, e più precisamente a delle lezioni tenute al Collège de France nel 1904, di cui esiste un'edizione italiana: Storia della memoria e storia della metafisica, a cura di Rocco Ronchi e Federico Leoni. L'intenzione delle lezioni bergsoniane, con occhio fermo inizialmente all'antichità classica di Platone e Aristotele, è tutta volta a determinare il momento, o i momenti, in cui si è palesata la modalità, la possibilità di quella scissione, tutta occidentale, della θεορία in idealismo da un lato e materialismo dall'altro, scienze dell'anima e scienze delle cose, soggettivismo funzionalista e realismo metafisico si potrebbe dire in termini più moderni. La chiave di ingresso utilizzata da Bergson per la sua indagine di natura appunto storico-genealogica è quella del rapporto tra dominio noetico (ciò che per Bergson attiene alla sfera dei concetti, degli intelligibili, delle idee) e dominio psichico (nel senso di tutto ciò che attiene alla percezione, alla memoria, all'atto intenzionale di coscienza), separati e distinti nella comprensione greca del mondo, coincidenti e difficilmente distinguibili nella comprensione moderna del mondo. Tuttavia, al di là degli scopi precipui del corso, ci si servirà del procedimento esposto dal suo autore, dal quale emerge un rapporto pensierostrumento, pensiero-medium, non ingenuo o che almeno evita quelle ingenuità messe in luce da Hegel nell'Einleitung della Fenomenologia dello spirito, allorquando prende le distanze certamente da Kant ma in generale dalle tradizioni empiriste e razionaliste che sono alle sue spalle. In queste celebri pagine iniziali della sua opera Hegel chiama in questione le due concezioni tradizionalmente accettate del conoscere, la prima quella per cui il conoscere appunto è considerato come «lo strumento attraverso cui ci s'impadronirebbe dell'assoluto 1 », la seconda quella per cui sempre il conoscere è «il mezzo attraverso cui si guarderebbe ad esso 2 », come se vi fosse o fosse seriamente pensabile una netta linea di demarcazione tra il conoscere (e dunque la sua natura strumentale, mediatica) e l'assoluto, ossia per Hegel ciò che è in sé, la realtà:
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Era la prima trasgressione, la prima concessione, un premio… Attraversare la Cassia per andare al prato a giocare era come approdare su un nuovo continente. Se fatto clandestinamente, poteva costare un'aspra reprimenda; se sotto concessione, era una gratificazione, una speciale iniziazione, un rito di passaggio dalla prima alla seconda infanzia. In ogni caso, era il gusto inebriante ed esclusivo della libertà. Era tremendamente eccitante, varcato il limite di una trafficata Cassia dei primi anni '60, poter scorrazzare senza limiti né pericoli su quell'immenso prato, nei lunghissimi pomeriggi di estati che non finivano mai. Che felicità, dopo aver copiosamente sudato per aver rincorso una palla o saltato alla corda, sdraiarsi sull'erba fresca e stare lì, immobili, a mordicchiare lo stelo acidulo di un trifoglio leggendo le nuvole, o a premere sulla fronte madida o sul dorso della mano un po' sporca i piccoli cuori dell'erba raperina…E che gusto (pure un po' melenso) avevano le more del grosso gelso che si ergeva sulle prode del fosso ombroso, luogo di fortini e di nascondino! Oggi quel luogo non c'è più; al suo posto è stata realizzata una grossa area di parcheggio scoperto, parte della quale ricopre un certo numero di garage. Tutto è ordine. Tutto è nettezza ed efficienza: niente più lenzuola sciorinate al sole, dopo il lavaggio a mano nel vicino rigo; niente partite di calcio improvvisate o di campionato, niente più guerre civili tra gli opposti fortini del Borgo e del Castello; niente più ginocchia sbucciate, né macchie verdi indelebili sui calzoncini corti. Più niente di niente. Si sacrifica al progresso. Quello che comunemente era chiamato Prato e che per decenni è stato utilizzato come campo sportivo della nostra cittadina, aveva la denominazione di Prato Rigo e per secoli è stato oggetto di grande interesse da parte della comunità bolsenese perché ritenuto di fondamentale importanza per il tessuto urbanistico, ma fu solo nel 1931 che fu acquisito al patrimonio pubblico. A questo proposito, ritengo opportuno che si sfati il mito locale – nato dalla fiabesca credenza che principi buoni (e preferibilmente azzurri) giungano infine a salvare la fanciulla – per il quale detta acquisizione risulterebbe dalla donazione disinteressata di un principe alla nostra Comunità. Prova ne sia che anche il nostro bravo e simpatico concittadino Rodolfo Cerica, nel suo interessante opuscolo dal titolo Le Botteghe di Bolsena, nel quale elenca e descrive con colore e precisione le attività artigianali e commerciali locali del tempo che fu, così scrive a pagina 5: " Proseguendo ancora per la Cassia, a destra, si trova Prato Rigo, un appezzamento di terra donato al Comune di Bolsena dal Principe Rodolfo Del Drago perché fosse destinato alla creazione di impianti sportivi ". Le cose non stanno esattamente così e forse vale la pena raccontare la storia di Prato Rigo, almeno nelle sue ultime battute che si snodano con alterne vicende e senza soluzioni accettabili per oltre trent'anni. Per avere un'idea di come si presentava l'area di cui parliamo-ma quasi tutti i Bolsenesi che abbiano superato i quindici anni ne hanno memoria-possiamo avvalerci di questa descrizione tratta dal verbale di deliberazione del suo acquisto nel 1931, che la dice lunga su quanto la nostra Comunità tenesse all'area stessa, riconoscendone la valenza urbanistica e ambientale e individuandone l'importanza e la strategicità nel contesto urbano. Ecco quanto scrive l'allora segretario comunale nella deliberazione: " Quasi nel cuore dell'abitato, attiguo alle due principali piazze della Città, si estende il vasto Prato Rigo, di proprietà del principe Rodolfo Del Drago. Di figura quasi triangolare, i due lati principali confinano con il magnifico Viale del lago e con la strada Nazionale Cassia. E' pianeggiante, circondato da alberi, vicinissimo all'abitato e pure naturalmente isolato. Apporta alla Città un vasto respiro ed interrompendo la zone delle costruzioni, unisce Bolsena
Luziana. Rivista internazionale di studi su Mario Luzi e il suo tempo (V), 2021
Riassunto • Il saggio analizza il dramma Felicità turbate (1995) da un punto di vista letterario, teatrale e musicale. Nella prima parte si analizza il testo luziano da una prospettiva genetica, ipotizzandone il rapporto con varie fonti letterarie e contestualizzandolo all'interno della produzione luziana. Nella seconda parte si tenta una lettura (grazie anche all'analisi degli schizzi originali) degli interludi di Giacomo Manzoni, composti per lo spettacolo luziano, indagandone le possibili sinergie (e discrasie) con il testo drammatico di Luzi. Parole chiave • Pontormo, Rinascimento, «illuminazioni acustiche», teatro, interdisciplinarietà. Abstract • Voices, colours and "acoustic illuminations". The rediscovered Pontormo of Mario Luzi and Giacomo Manzoni • This essay looks into the play Felicità turbate (1995) from a literary, theatrical and musical perspective. The first part analyses Luzi's text from a genetic perspective, making assumptions about its relationship with diπerent literary sources and putting it in the context of Luzi's career. The second part tries to give a reading (partly through an analysis of the original sketches) of the interludes composed by Giacomo Manzoni for Luzi's play by investigating its potential synergisms (and dyscrasias) with Luzi's play.
Notes from the Field, 2014
AKCE International Journal of Graphs and Combinatorics, 2016
Jurnal Kebidanan Malahayati
Indian Streams Research Journal, 2015
2011 11th IEEE International Conference on Nanotechnology, 2011
Il coccodrillo. Il più cattivo, 2017
Journal of Earth System Science, 2019
Choreographing Space, 2021
Journal of Manual & Manipulative Therapy, 2006
2022 IEEE Congress on Evolutionary Computation (CEC), 2022
Journal of Applied Polymer Science, 2016