Conference Organization by Alice Collavin
Articles by Alice Collavin
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 100, 2020
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 99, 2020
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 97, 2020
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 97, 2020
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 96, 2019
Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia, 2019
Annalena Döring, Franz Hefele, Ulrich Pfisterer (Hg.), Platz da im Pantheon! Künstler in gedruckten Porträtserien bis 1800, Ausst. Kat. (München), Passau 2018, S. 315-318

Ulrich Pfisterer, Cristina Ruggero (Hg.): Phönix aus der Asche. Bildwerdung der Antike-Druckgrafiken bis 1869 / L' Araba fenice. L' antico visualizzato nella grafica a stampa fino al 1869, Ausst. Kat. (München), Petersberg 2019, S. 116-118., 2019
Die verschwundene, zerstörte, leblose Antike ersteht seit Jahrhunderten immer wieder neu auf, ähn... more Die verschwundene, zerstörte, leblose Antike ersteht seit Jahrhunderten immer wieder neu auf, ähnlich wie der mythische Vogel Phönix aus der Asche seines verbrannten Leibes. Bilder -seien es reine Fantasien, dokumentierende Aufnahmen der Überreste, Rekonstruktionen, Repliken oder Reiseimpressionen -spielen dabei eine zentrale Rolle. Erst diese kontinuierlichen "Bildwerdungen" begründen, zumindest seit der Renaissance, die Faszination der Antike. Die Bilder machen zugleich besonders deutlich, dass das Interesse nie nur auf eine "klassische", römisch-griechische Antike beschränkt war, sondern stets die lokalen Antiken der anderen Länder in Europa, Kleinasien und Nordafrika miteinschloss, ja selbst die Kulturen in Fernost und Amerika zum Vergleich heranzog. Für diese Bildwerdung der Antike kommt insbesondere dem Medium der Druckgrafik, das seit dem späten 15. Jahrhundert eine weite Verbreitung von Abbildungen ermöglichte, entscheidende Bedeutung zu. Der Katalog Phönix aus der Asche untersucht die epistemischen Funktionen dieser Grafiken, ihre eigenständigen Möglichkeiten, aber auch die Grenzen des durch sie Darstellbaren, ihr "Nachleben" durch Neuauflagen, Nachstiche und Übernahmen wie auch ihr Verhältnis zu begleitenden Texten. Ein Ausblick beleuchtet den Übergang zu den neuen, mit der zweiten Hälfte des 19. Jahrhunderts aufkommenden Möglichkeiten moderner Bildgebung und Vervielfältigung, allen voran der Fotografie.

Un aspetto tra i più affascinanti del collezionismo in età moderna riguarda le raccolte assemblat... more Un aspetto tra i più affascinanti del collezionismo in età moderna riguarda le raccolte assemblate da artisti. L'analisi di varie tipologie di fonti e in particolare la consultazione degli inventari permette di osservare da un punto di vista privilegiato la personalità e il ruolo sociale del collezionista, risultando di grande interesse nel caso in cui il creatore della raccolta sia un artista. Nelle abitazioni, nelle botteghe e negli studi si incontrano, insieme ai beni attinenti alla pratica del mestiere, opere esposte seguendo validi criteri di allestimento, oltre a pezzi d'antichità e oggetti di varia natura. Non sempre si tratta di un'accumulazione arbitraria, ma generalmente il possesso di queste opere riflette una precisa volontà collezionistica, frutto di orgoglio personale, di pura speculazione commerciale o del desiderio di collocarsi a un livello più alto nella scala sociale. Il volume intende affrontare i molti aspetti di un tema delicato e problematico e fornire l'occasione di un valido confronto tra epoche e contesti cittadini diversi dal punto di vista sociale. per immagini nell'età del digitale, a cura di Federico Bellini Tradizione, innovazione e modernità: il disegno a Roma tra Cinque e Seicento (1580 ca.-1610 ca.) a cura di Stefan Albl e Marco Simone Bolzoni Francesca Parrilla si è laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Parma e ha proseguito i suoi studi alla Sapienza Università di Roma, dove ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca con una tesi monografica su Marcello Venusti. Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca nazionali sul tema del collezionismo delle famiglie romane tra il XVI e il XVII secolo. Ha ottenuto una borsa di studio dall'Università di Chieti e dalla Fondazione 1563 per l'arte e la cultura, ente strumentale della Compagnia San Paolo di Torino. È stata assegnista di ricerca presso Università degli Studi di Salerno e attualmente è Research Fellow all'Università "Notre-Dame Rome Global Gateway" nell'ambito del Frutaz Project. Matteo Borchia si è laureato, specializzato e addottorato presso la Sapienza Università di Roma, dove è stato anche assegnista di ricerca. È stato borsista presso il Preussischer Kulturbesitz di Berlino ed è membro dal 2009 del comitato redazionale degli "Studi sul Settecento Romano". Ha dedicato numerose pubblicazioni a vari aspetti della cultura artistica della Roma settecentesca, al collezionismo e alle relazioni tra l'Italia e il mondo tedesco nel XVIII secolo. Ha in preparazione un libro sulla corrispondenza diplomatica del cardinale Alessandro Albani.
A P P U N T I Un nuovo antifonario per Santa Maria della Sanità e una proposta per il soggiorno n... more A P P U N T I Un nuovo antifonario per Santa Maria della Sanità e una proposta per il soggiorno napoletano di Paolo Bramè (Andrea Improta) -Un polittico di Wenzel Cobergher e qualche traccia di una provenienza napoletana per la 'Sacra Famiglia Spinola' (Andrea Zezza e Stefano De Mieri) PARAGONE Rivista mensile di arte figurativa e letteratura fondata da Roberto Longhi ARTE Anno LXVIII -Terza serie -Numero 133 (807) Maggio 2017
Books by Alice Collavin

PENSIERI AD ARTE N. 2 - Artemide edizioni, 2019
Un aspetto tra i più affascinanti del collezionismo in età moderna riguarda le raccolte assemblat... more Un aspetto tra i più affascinanti del collezionismo in età moderna riguarda le raccolte assemblate da artisti. L'analisi di varie tipologie di fonti e in particolare la consultazione degli inventari permette di osservare da un punto di vista privilegiato la personalità e il ruolo sociale del collezionista, risultando di grande interesse nel caso in cui il creatore della raccolta sia un artista. Nelle abitazioni, nelle botteghe e negli studi si incontrano, insieme ai beni attinenti alla pratica del mestiere, opere esposte seguendo validi criteri di allestimento, oltre a pezzi d'antichità e oggetti di varia natura. Non sempre si tratta di un'accumulazione arbitraria, ma generalmente il possesso di queste opere riflette una precisa volontà collezionistica, frutto di orgoglio personale, di pura speculazione commerciale o del desiderio di collocarsi a un livello più alto nella scala sociale. Il volume affronta i molti aspetti di un tema delicato e problematico e fornisce l'occasione di un valido confronto tra epoche e contesti cittadini diversi dal punto di vista sociale.
Conferences by Alice Collavin
by Rome Art History Network, Francesco Lofano, Roberta Piccinelli, Cecilia Vicentini, Linda Borean, Valentina Frascarolo, Riccardo Gandolfi, Ginevra Odone, Teresa Leonor Magalhães M E Vale, Davide Dossi, Alice Collavin, and Francesca Parrilla Convegno internazionale di studi
a cura di Francesca Parrilla e Matteo Borchia
in collaborazione... more Convegno internazionale di studi
a cura di Francesca Parrilla e Matteo Borchia
in collaborazione con The British School at Rome (BSR)
su iniziativa del Rome Art History Network (RAHN)
JEUDI 22 FÉVRIER et VENDREDI 23 FÉVRIER 2018 MUSÉE D'ARTS DE NANTES AUDITORIUM https://regnier-20... more JEUDI 22 FÉVRIER et VENDREDI 23 FÉVRIER 2018 MUSÉE D'ARTS DE NANTES AUDITORIUM https://regnier-2018.sciencesconf.org/ Laboratoire de recherche ARchéologie et Architectures Nicolas Régnier, Autoportrait, vers 1623-24. Harvard Art Museums / Fogg Museum, Gift of Mrs. Eric Schroeder
Papers by Alice Collavin

Avviando il ragionamento sull'impostazione della presente ricerca, sin dagli inizi del percorso d... more Avviando il ragionamento sull'impostazione della presente ricerca, sin dagli inizi del percorso del dottorato, ad emergere con urgenza fu l'interrogativo riguardante l'identità e la veste dell'elaborato finale, che avrebbe accolto i risultati delle indagini sulla vicenda artistica di Johann Carl Loth (Monaco di Baviera, 1632 -Venezia, 1698). A sollevare la questione non fu tanto la constatazione che l'approccio o il metodo monografico, seppur ancora valido per lo studio di una singola personalità, sarebbe risultato 'fuori moda' o meno accattivante rispetto alle sfide e ai propositi attuali della storia dell'arte, quanto la considerazione obiettiva che le tempistiche imposte da un dottorato non avrebbero potuto colmare, in termini di esiti, il grado di esaustività richiesto a una monografia tradizionalmente intesa, comprensiva, dunque, di un catalogo ragionato delle opere dell'artista. Non si poteva prescindere, oltretutto, dal fatto che uno studio organico sul pittore bavarese fosse già sfociato in uno scritto monografico, seppur in tempi remoti, nel 1965, quando Gerhard Ewald, studioso tedesco, allora conservatore della Staatsgalerie di Stoccarda, diede alle stampe il frutto delle sue ricerche decennali su Loth. All'artista Ewald aveva già dedicato la sua dissertazione dottorale, discussa nel 1956 presso l'Università di Friburgo, cui seguirono, nel 1959, due contributi dedicati rispettivamente alle tele del pittore conservate presso i Musei Civici veneziani e alle pale d'altare nelle chiese lagunari. Era l'anno, il 1959, in cui a Ca' Pesaro, per la prima volta, sotto la direzione di Pietro Zampetti, si era tentato di mettere in luce, attraverso una mostra antologica, i risultati delle ricerche fino a quel momento svolte sulla pittura barocca veneziana e, dunque, di scalfire, se non demolire, quei giudizi novecenteschi perentori o troppo severi -in primis quello longhiano del Viatico per cinque secoli di pittura veneziana (1946) -che avevano contribuito a relegare la produzione pittorica e scultorea del Seicento veneziano in una posizione del tutto marginale nella storia dell'arte. Accolto come «a formidable achievement» e «a model of its kind» -questi furono i giudizi di Ellis Waterhouse nella sua recensione al libro apparsa su The Burlington Magazine del 1966 -la monografia di Ewald si distinse sin da subito come uno strumento prezioso, destinato a una fruizione ed a un utilizzo longevi da parte di un vasto pubblico (storici dell'arte, connoisseurs, conservatori museali, antiquari o mercanti, amatori d'arte e appassionati). Una cospicua messe di informazioni e di dati, emersi da un minuzioso e ! 1 Lemoine dedicata a Nicolas Régnier (2007) o il libro di Chiara Accornero su Pietro Liberi (2013). Per quanto riguarda Loth, invece, dopo il medaglione dedicatogli da Pallucchini nel 1981, sono comparsi svariati contributi relativi perlopiù a novità o a espunzioni dal suo catalogo pittorico e grafico, ma anche volti a esplorarne la poliedrica vicenda professionale, e quindi a ricostruire la rete dei suoi contatti (Paola Rossi 1994), o a restituire i tratti della sua attività di collezionista (Lux 1999). A questi si sono aggiunti approfondimenti dedicati a una particolare fase della carriera del tedesco, come gli esordi (Bikker 2002 e Mancini 2010), o alla riverberazione del suo linguaggio lungo l'arco alpino austriaco, veicolato da allievi e seguaci, che è l'oggetto della recente pubblicazione di Dagmar Probst (Der
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a cura di Francesca Parrilla e Matteo Borchia
in collaborazione con The British School at Rome (BSR)
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