Pettini in osso longobardi

Il contributo si concentra sulla presentazione dei materiali, in gran parte metallici, collegabili ad un orizzonte di età longobarda, rinvenuti nel sito fortificato della Piana di San Martino (Pianello V.T., Piacenza). Il paper si concentra soprattutto sui materiali provenienti dal vano 3, ambiente probabilmente utilizzato da un artigiano-metallurgo attivo sulla Piana proprio nel periodo longobardo. Si spera in nuovi suggerimenti!!!!

Durante gli scavi condotti nel 2005-2006 nell'area del Tribunale a Pavia 1 sono stati rinvenuti alcuni scarti e residui di lavorazione di osso, provenienti dalla U.S. 43 (fase VIII) e dalla U.S. 774 (fase IX), databili tra l'età basso medievale e il XVIII secolo. Si tratta di dodici lamine di osso frammentarie di varie forme (spessore variabile da 0,2 cm a 0,45 cm), con fori circolari di dimensioni omogenee, rimasti dopo l'asportazione mediante taglio di corrispondenti rondelle . Le lamine sono lisce su un lato e presentano la parte spongiosa sull'altro lato, a eccezione di un esemplare liscio su entrambe le facce. I diametri dei fori variano da un minimo di 1,1 cm a un massimo di 1,5 cm. Su una delle lamine si può osservare, su un lato, parte dell'abbozzo mediante incisione di due rondelle con un piccolo foro centrale non ancora asportate, mentre sull'altro lato è rimasto l'abbozzo di una sola di queste rondelle 2); su un'altra lamina è visibile una scheggia di rondella conservata in un foro ). Le lamine sono state ricavate da coste di mammiferi di grossa taglia, presumibilmente bovini, ad eccezione di due casi per i quali si può ipotizzare l'utilizzo di una scapola e di un frontale cranico 2 . La tecnica di lavorazione prevedeva il taglio in misura delle lamine e l'incisione delle rondelle, dapprima su un lato, e poi sull'altro, fino a rendere possibile l'asportazione. Per tale operazione era utilizzato uno strumento a tre punte molto affilate (centre-bit): la punta centrale più lunga serviva a perforare l'osso, mentre le due laterali più corte permettevano mediante ripetuta rotazione di incidere progressivamente la lamina 3 . Per questa lavorazione erano impiegate lastre di osso ottenute per lo più da mammiferi di grossa taglia, bovini ed equini, ricavate prevalentemente da parti piatte come scapole e coste, ma anche da ossi lunghi, come, ad esempio, metapodi e tibie, opportunamente tagliati. La tecnica era occasionalmente utilizzata in età romana per la produzione di gettoni e pedine di forma discoidale, come è attestato dal rinvenimento di alcuni scarti di lavorazione che presentano fori di diametro regolare, quali le lamine rettangolari da Sainte-Colombe-lès-Vienne 4 , un frammento di scapola da Augst 5 , numerosi resti di lamine frammentarie da Orange 6 e le lastre ricavate da coste da Parigi, di datazione però incerta 7 . 1 invernizzi 2007. 2 La determinazione osteologica si deve alla dott.ssa Silvia Di Martino, alla quale porgo i miei più sentiti ringraziamenti.

Progetto Valle del Pescara - I rapporto preliminare di attività. Primi interventi della Soprintendenza archeologica dell'Abruzzo in contesti altomedievali della Valle del Pescara - Progetto Valle del Pescara - I Rapporto preliminare di attività: 1) Villa romana con fasi tardoantiche e rinvenimento di pettine longobardo in osso nella località Villa Oliveti - Taverna Nuova - Tratturo di Rosciano; 2) villaggio altomedievale a case di terra e capanne in località Ventignano - Case Fiucci di Cepagatti (scavi Vendittelli 1981); 3) Prime indagini di scavo presso l'abbazia di San Clemente a Casauria