Paesaggio agrario

The research field is the landscape shaped from the early 19 th century in the Piedmont plain among Vercelli, Novara and the Lomellina region after the Cavour canal construction (an hydraulic engineering work realized from the 1863 till the 1866 to mainly support the rice cultivation) whose effects have deeply characterized the agricultural landscape provoking cultural, social and architectural phenomena which became later a local landmark.

La lettura delle fonti documentarie e bibliografiche esistenti, unita all’analisi delle tracce e dei segni ancora riconoscibili, consente di ricostruire per sommi capi l’evoluzione storica del paesaggio agrario milanese, individuando i principali fattori di trasformazione e cambiamento.
Ripercorrere a grandi linee le vicende storiche del territorio provinciale significa in gran parte anche seguire il filo del legame, stretto e continuo, instauratosi tra il capoluogo e la campagna circostante, individuando gli effetti del reciproco sostegno tra le due economie, quella urbana e quella rurale, che nel corso del tempo hanno caratterizzato lo sviluppo di questo ambiente.
Fin dalle origini l’evoluzione del paesaggio e lo sviluppo dell’economia agricola e delle stesse attività antropiche di questa porzione di pianura si fondarono naturalmente per lo più sulle caratteristiche geografiche della regione, sulla fisionomia e sulla natura dei terreni così come sulle risorse idriche presenti, dando luogo ad ambienti diversi, distinguibili grosso modo in due differenti zone, l’alta e la bassa pianura, e in una zona intermedia di raccordo.
Quella più settentrionale, altimetricamente più elevata e definita asciutta perché costituita in prevalenza da ghiaie e materiali alluvionali grossolani e permeabili, si differenzia infatti per la sua maggiore aridità dalla pianura meridionale, formata invece da argille fini e impermeabili, più facili ad irrigarsi, e dalla fascia intermedia, composta da un’alternanza di sabbia e argille e caratterizzata dal risorgere in superficie delle acque che, inghiottite dalle ghiaie nella regione alta, non hanno potuto proseguire verso sud, oltre lo sbarramento del materiale argilloso. La zona intermedia, comunemente denominata fascia delle risorgive o dei fontanili, segue quindi l’andamento della linea pedemontana, da cui si tiene distante poco meno di 30 chilometri circa, ed occupa una striscia di una ventina di chilometri, compresa più o meno tra Magenta, Rho, Sesto San Giovanni, a nord, e Rosate e Melegnano, a sud.
Le diverse caratteristiche di questi ambienti e i differenti comportamenti idrici delle acque meteoriche e fluviali hanno fortemente influito sui fenomeni antropici ed economici, determinando la formazione di due principali sistemi agricoli connessi con i caratteri strutturali del territorio: quello dell’agricoltura irrigua della bassa pianura, basata sul riso e sulle colture foraggere, con i prodotti derivati dall’allevamento del bestiame e dalla lavorazione del latte, e quello dell’alta pianura asciutta, caratterizzata dalla gelsicoltura e dallo sviluppo di attività manifatturiere. Alle medie e grandi aziende agricole della bassa, con prevalenza di grandi cascine monoaziendali sparse, fanno riscontro le piccole aziende dell’alta pianura, dove le corti pluriaziendali accentrate e di minori dimensioni rispecchiano condizioni socio-economiche e di vita sostanzialmente diverse.

Se risulta difficile definire la parola paesaggio, è ancora più problematico stabilire cosa tutelare in un paesaggio rurale, come valorizzare tale patrimonio 1 e in che modo farlo fruire alla popolazione per tramandarne non solo la memoria, ma anche e soprattutto il ricordo.

Premessa Il paesaggio agrario è il risultato delle interazioni tra l'ambiente naturale e l'attività dell'uomo. La sia evoluzione va allora posta in relazione alle dinamiche che si instaurano tra il contesto naturale e l'ambiente operativo dell'uomo che lo abita e, nello specifico, lo utilizza per l'esercizio dell'agricoltura. Scopo del presente lavoro è quello di evidenziare le dinamiche ed i fattori che hanno interessato il processo costruttivo del paesaggio, i suoi cambiamenti nel tempo. 1. L'epoca delle bonifiche All'inizio c'è stata la bonifica delle terre, intesa come l'azione, antica, volta a rimuovere le cause che rendono le terre infruttifere o scarsamente fruttifere, e che si collega strettamente a quei fattori, economici e sociali, del regime fondiario e dell'ordinamento agrario che la bonifica trasforma ai fini di una maggior produzione e di più civile vita rurale. Fin dall'inizio dello Stato unitario era obiettivo la realizzazione della bonifica integrale, consistente nel prosciugamento delle paludi e nella costruzione di strade ed acquedotti al fine di restituire coltivabili ai contadini e aria salubre, che avrebbe migliorato il tenore di vita rurale. Con la legge organica in tema di bonifica del 1882 (legge Baccarini) l'impegno dello Stato si risolveva nell'affidare le opere di bonifica a società consortili private. Il cambio di rotta si ebbe con la legge n. 3134 del 28/12/1928 cosiddetta "legge Mussolini" che faceva perno sulla volontà dei privati. Fino ad arrivare con la legge n. 215 del 13 febbraio 1933 (Testo Unico sulla bonifica integrale) detta Legge Serpieri, con la quale l'azione dello Stato intendeva integrare la bonifica agraria con quella idraulica, al fine di adattare il regime fondiario e lo stesso territorio ad un più elevato livello di produzione e di vita. Così oltre alla sistemazione idraulica, delle paludi e dei terreni paludosi, si è arrivati a comprendere nell'intervento pubblico anche opere stradali, di difesa idraulica, di rimboschimento e di

IL CONVEGNO
In questi anni grande attenzione è stata posta sul tema del paesaggio sia in termini discipli- nari che legislativi. Tuttavia la dimensione rurale che costituisce una parte rilevante del paesaggio è rimasta a lungo una questione di secondo piano. L’esiguità di studi teorici e ricerche empiriche in materia che ha caratterizzato gran parte della storia urbanistica del paese trova giustificazione in una conclamata attenzione per la sola realtà urbana, da sempre elemento principale delle riflessioni della disciplina. Il paesaggio rurale riveste, invece, un’importanza fondamentale nelle dinamiche territoriali. Contribuisce alla difesa del suolo, allo sviluppo economico, alla sostenibilità, agli equilibri ambientali, alla conser- vazione dei valori e dell’identità locale oltre che al disegno del territorio. Impone una rivalutazione della pianificazione degli spazi a bassa antropizzazione. Chiama in causa competenze e conoscenze variegate.
Il convegno intende porre al centro della riflessione il paesaggio rurale nelle sue più varie sfaccettature coinvolgendo esperti di diversa formazione chiamati a portare il loro punto di vista sul tema.
I TEMI
- paesaggi storici ed evoluzioni del paesaggio rurale - paesaggi rurali e fenomeni di urbanizzazione
- relazioni tra paesaggi rurali e processi economici
- paesaggi produttivi e identità locale
- rappresentazione e percezione dei paesaggi rurali
- mappe e cartografie tematiche
- rilievo e tutela del patrimonio culturale dei paesaggi rurali
- comunicazione, promozione, branding e marketing territoriale
- paesaggi rurali e servizi ecosistemici
- infrastrutturazione del paesaggio e tutela dei processi ambientali - costruzioni rurali, agricole e forestali
- paesaggi rurali e cambiamenti climatici
- paesaggi rurali e politiche territoriali
CALL FOR PAPERS
Il full paper dovrà essere inviato entro il 20 gennaio 2018 secondo le modalità specificate nel sito www.ruralandesign.com. E’ possibile partecipare con una presentazione scritta e orale o con una presentazione solo scritta. Il comitato scientifico e organizzatore si riserva- no di decidere le modalità di presentazione in base al numero di contributi, alla attinenza ai temi del Convegno e alla rilevanza scientifica del contributo proposto. Tutti i contributi accettati saranno comunque inseriti negli atti del convengo.

According to the data of CREA (Council for Agricultural Research and analysis of the Agrarian Economy) more than one third of the Italian territory is covered in woods, with an acceleration of 5.8% in the last decade. Of the 66,000 hectares that are generated on average per year, only a marginal quota is due to reforestation. Spontaneous reforestation has been seen mostly on plateaus and hills. In Abruzzo, INFC inspections (Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio-National Inventory of forests and forest carbon reserves) conducted in 2005 ascertained a forest surface (42%) superior to the national average. The source of this increase phenomenon of natural heritage is the progressive abandonment of traditional activities with a progressive reduction of inhabitants and cultivated fields. Along the hill slopes, processes of selective consolidation, intensification and crop specialization are taking place. The steepest hill sides are marked by uncultivated areas or are the sign of generational passages with little fields but extensive division of the farmland or the progressive coastal-valley extension of the city. ISTAT (National Institute of Statistics) points out that in twenty years (1990-2010) the cultivated soil in the region for productive purposes diminished by more than half (-57%). This contribution intends to agree with the thesis that the complex geography transforming the open spaces today shows variable geometries in the use of the soil and the resources used.

The concept of landscape in European culture, from Petrarca to Piero Camporesi, from Marc Bloch to Emilio Sereni, is the subject of the lecture here transcribed, held in the PhD course in Urban planning at a university in Brazil, where planning faces territories which man has had no time to " elevate to the rank of landscape through a slow and unremitting cohabitation " (Lévi-Strauss 1955). Conversely, in the old Continent forms and modes of living have their roots in archaic civilisations: territorial transformation constantly renews, confirms or destroys ancient settlement structures. In Italy, both non-urban and urban historical landscapes are therefore highly human labour-intensive artefacts. Planning treats both according to similar principles: since the 1960' s, every old town is considered a monument as a whole in the complexity of physical, aesthetic and social relationships existing between prominent buildings and minor architecture; today, the attribution of cultural asset value to rural territories as a whole is at an advanced stage of definition: which is evident in the case of Tuscany, described at the end of the paper.