Educazione permanente

Negli ultimi vent'anni, i cambiamenti demografici, epidemiologici, culturali e sociali hanno reso necessario ripensare l'organizzazione dei sistemi sanitari, le competenze dei professionisti e la loro formazione. L'esigenza di analizzare le dimensioni soggettive della malattia e l'urgenza di mettere a punto interventi centrati sulle persone nei loro contesti, hanno favorito l'adozione di metodologie di ricerca-intervento mutuati dalle scienze sociali, associate ai quadri teorici delle Cure Primarie di tipo Comprehensive e della Salute Collettiva. Il contributo presenta un'esperienza di ricerca-formazione-intervento italo-brasiliana, multilocale e multisituata, pensata per stimolare studenti di diversi ambiti disciplinari e professionisti sanitari a mettere in campo interventi trasformativi dei servizi e dei percorsi formativi offerti dalle università. Ne emerge quanto la programmazione dei servizi, verticale e standardizzata, risulti ancora lontana dalla soggettività dei singoli territori, un limite che spesso si accompagna alla rigidità dei percorsi formativi universitari. Risulta allora necessario impegnarsi in un continuo "lavoro di scavo" che, forzando i confini istituzionali, miri a modificare le pratiche lavorative e la compartimentalizzazione dei saperi, al fine di ripensare, all'interno dei luoghi stessi della produzione dell'assistenza, interventi prossimi alle persone e ai loro contesti di vita.

Il lavoro di ricerca che ho svolto si configura come studio sperimentale delle abilità sociali, competenze interculturali e modelli di ragionamento che possono essere sviluppati attraverso l’esperienza del gioco “Yangon Jam”, progettato ex novo, integrando nel game design aspetti pedagogici.
L’osservazione e valutazione delle potenzialità pedagogiche che ho condotto sullo stesso e che vado qui a presentare costituiscono il mio progetto di tesi per il Master “Intercultural Competence and Management” dell’Università degli Studi di Verona. L’analisi è stata condotta attraverso l’individuazione e il monitoraggio dei fattori che vanno ad alimentare le capacità che costituiscono le competenze interculturali.  L’obiettivo della ricerca è quello di capire in quale misura e con quali modalità le attività ludiche di intrattenimento – ovvero i giochi che hanno come prima finalità il divertimento e, nello specifico, il gioco da me ideato – possano fungere da strumento pedagogico in grado di fornire alle persone gli strumenti per agire nel contesto contemporaneo.

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My research concerns the educational potential of the board game for adult players named "Yangon Jam". The game, designed from scratch by Emanuele Bozzoni and Ester Bozzoni, is inspired by the experience of direct life in the location, so that gives correct cultural and social information, encourages critical thinking on local urban and social improvement. The game-design focused on increasing players’ cognitive knowledge and soft skills through a playful entertainment experiences.

The study I conducted constitutes the final academic project for the "Intercultural Competence and Management" Master Course; my work was also monitored and plaised by the academic team from the “Centre for Intercultural Studies” of University of Verona, Italy. It consists of an experimental research on social skills, intercultural competences and models of thinking that players can boost  while playing to “Yangon Jam”.

Il presente studio tratta l’intrattenimento ludico come processo induttore di apprendimento socioemotivo-relazionale nelle situazioni peer-to-peer con particolare focus sulle abilità utili alla gestione
dei conflitti.

Si basa sulle osservazioni da me condotte sui partecipanti a “Yangon Jam”, un gioco da tavolo progettato ex-novo in ottica cooperativa, e consiste in un approfondimento focalizzato sulle abilità di gestione del conflitto in seguito alla ricerca sperimentale che ho condotto ai fini della tesi laurea “Intrattenimento ludico e educazione interculturale: il game design per il potenziamento di abilità sociali e competenze interculturali”. Essa ha rilevato le potenzialità insite nel gioco come attività in grado di sviluppare una serie di abilità e competenze, che si fondano sull’interazione tra esseri umani e possibili solo grazie a essa. Il conflitto, come parte imprescindibile delle relazioni, chiama a prestare una particolare attenzione allo sviluppo delle capacità che ne permettono la gestione positiva.