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InSanità
L’impatto della corruzione sulla nostra salute
Prefazione
Gian Carlo Caselli
Presidente Onorario di Libera
9 dicembre 2020
In occasione della sedicesima Giornata Internazionale Contro la corruzione
di Francesca Rispoli, Peppe Ruggiero, Alberto Vannucci
Introduzione di Gian Carlo Caselli
Si ringraziano Massimo Brunetti, Nerina Dirindin, Leonardo Ferrante, Enza Rando
Si ringraziano gli studenti del SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina
(in particolare Andrea Panvini, Sofia Brucia, Giada Prestianni,
Nicola Ferrara, Raffaele Ragone, Matteo Machet, Alice Lupato)
e gli studenti del presidio universitario di Libera a Catania Dario Capolicchio
Edizioni Lavialibera
© 2020
Sede legale e operativa: corso Trapani 95 | 10141 Torino
Codice Fiscale/Partita Iva 12186210014
Tel. 011/3841093
ISBN 9788894513820
Ad offrire i migliori insegnamenti per capire i guasti della corruzione non è stato né un giurista, né un criminologo e
neppure un sociologo. È stato un uomo che è “soltanto” Papa,
non un ricercatore specializzato. Le sue parole possono costituire una perfetta introduzione a questo importante Report di
Libera e Lavialibera su corruzione e salute.
Papa Francesco dal giorno della sua elezione ha trattato
il tema della corruzione in moltissime occasioni con parole
sempre chiare e forti1: la “doppia vita dei corrotti li rende simili a una putredine verniciata. Gli amministratori
corrotti, danno da mangiare ai propri figli ‘pane sporco’.
Corruzione è non guadagnare il pane con dignità. La
corruzione, come gravità, viene subito dopo la tratta delle
persone”. È diventata “una pratica abituale nelle transazioni
commerciali e finanziarie, negli appalti pubblici, in ogni negoziazione che coinvolga agenti dello Stato. Meritano maggiore
severità le forme di corruzione “che causano gravi danni in
materia economica e sociale”. Per esempio, “le gravi frodi
contro la pubblica amministrazione o l’esercizio sleale
dell’amministrazione”. Quanto alla sanzione penale, essa
“è come una rete che cattura solo i pesci piccoli, mentre
1
Le citazioni sono ricavate da due interventi. Il primo del marzo 2014 durante la messa in San Pietro davanti a 492 parlamentari e una trentina fra ministri e
sottosegretari. Il secondo con la delegazione dell’Associazione internazionale di diritto penale (ottobre 2014)
Progetto grafico: Elisabetta Ognibene
Impaginazione: Francesco Iandolo
Stampato il 9 dicembre 2020
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Di speciale e fondamentale importanza sono poi le parole
del Papa sui “gravi danni” della corruzione: “Se parliamo dei
corrotti politici o dei corrotti economici (degli affari) chi
paga per questo? Pagano gli ospedali senza medicine, gli
ammalati che non hanno cura, i bambini senza educa-
zione. Loro sono i moderni Nabot che pagano la corruzione dei grandi”.
Tra i danni della corruzione, come si vede, il Papa introduce esplicitamente proprio quelli della sanità come evidenziati
dal Report di Libera e Lavialibera. Ma soprattutto il Papa ci
ammonisce che la povertà – anche in Italia - cresce in misura
esponenziale. Sia quella assoluta (le persone che non hanno
nulla o quasi da spendere); sia quella relativa (le tante persone che non riescono ad arrivare a fine mese con il loro misero
reddito). Su questa drammatica situazione, ha certamente un
peso assai rilevante la gravità della crisi economica (esasperata dal Covid). Ma a sua volta ha un ruolo decisivo l’illegalità,
che con la crisi economica interagisce in un perverso circolo
vizioso di reciproca incentivazione. L’illegalità economica, in
tutte le sue declinazioni (corruzione, mafia, evasione fiscale),
non è soltanto violazione di norme di legge e precetti morali
(non rubare!), ma anche se non soprattutto impoverimento,
devastante impoverimento, della collettività.
Seguiamo il pensiero del Papa. Oltre che una vergognosa tassa occulta, la corruzione è una pesante sottrazione di
risorse. Che se le avessimo a nostra disposizione vivremmo
certamente meglio. Anche grazie, e il rapporto InSanità di Libera e Lavialibera lo spiega con precisione, ad una sanità più
efficiente. Così il Papa ci aiuta a capire che la legalità ci conviene, ci fa del bene: in quanto precondizione fondamentale
per avere concrete prospettive di una vita in cui la giustizia
distributiva possa avviarsi a diventare una pratica vera e non
solo un’illusione.
Ne deriva che ogni recupero di legalità è un recupero di
reddito a vantaggio di noi tutti. Che la legalità è la chiave giusta
per affrontare i problemi economici e sociali che ci affliggono.
Che la legalità è la strada per aspirare ad una migliore qualità
della vita (a partire dalla tutela della salute!) anche attraverso
uno sviluppo economico ordinato, che non favorisca sempre e
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7
lascia i grandi liberi nel mare”; inaccettabile è “qualsiasi
sorta di ostacolo frapposto al funzionamento della giustizia con l’intenzione di procurare l’impunità per le proprie malefatte o per quelle di terzi”.
Parlando di “pratica abituale” papa Bergoglio ci porta
a considerare, per prima cosa, che la corruzione sembra riprodursi all’infinito. C’è quindi un problema di regole, di leggi
capaci di rendere la corruzione non conveniente. Questo problema investe l’adeguamento delle pene (non solo carcerarie; anche e soprattutto interdittive), nonché una definizione
delle fattispecie chiara e rigorosa, non confusa e annacquata.
Gravi sono anche i problemi connessi alla certezza della pena.
Se i tempi del processo sono biblici, ecco che alla fine “la rete
cattura solo i pesci piccoli e lascia liberi i grandi”.
“Pratica abituale” significa anche prendere atto che la corruzione non è riconducibile ad un circolo delimitato per quanto esteso, ma è sempre più un vero e proprio sistema, che
a sua volta mette in crisi l’intero sistema economico-sociale
nazionale (e mondiale). Per poter fotografare questa realtà,
le norme anticorruzione devono a loro volta essere inserite in
un sistema di misure ed interventi che le supportino. Alla base
sta il dato che la corruzione è un fenomeno occulto, per cui il
controllo più efficace è quello interno. Obiettivo ultimo è uno
Stato con mura di vetro e porte blindate, da perseguire con la
trasparenza integrale della pubblica amministrazione (specie
in punto svolgimento ed esiti di gare e concorsi; dati sull’uso
delle risorse; bilanci). Trasparenza che rientra - per così dire
- nello “statuto” di Libera e che il Report ripropone con forza.
soltanto i soliti privilegiati. Va da sé infine che la battaglia va
combattuta con determinazione. Dice infatti il Papa che tutti
quanti dobbiamo “avere la forza di andare avanti, di non
scoraggiarci ma di continuare a lottare contro la corruzione. E questo deve partire da dentro, dalle coscienze,
in modo da risanare i comportamenti, le scelte, il tessuto
sociale. Così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi,
si radichi e prenda il posto dell’iniquità”.2
Questa determinazione è da sempre nel dna di Libera e
la ritroviamo ora nelle motivazioni profonde del Report su
corruzione e sanità. Che tra gli altri pregi ha quello di essere di grande attualità. Purtroppo: perché l’attualità è sinonimo di Covid-19. E da più parti si è rilevato che il post pandemia potrebbe addirittura avere effetti “criminogeni” sulle
pratiche corruttive. Ad esempio l’UIF (Unità di informazione
finanziaria operante presso la Banca d’Italia come autorità
antiriciclaggio) ha ammonito circa il rischio di ipotesi corruttive negli affidamenti per l’approvvigionamento delle forniture e dei servizi necessari all’assistenza e alla ricerca, in
particolare nel settore della sanità. Il fenomeno per altro ha
proporzioni globali. Secondo OCSE (Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico) e GRECO (Groupe
d’Ètats contre la corruption) del Consiglio d’Europa, infatti,
la corruzione travalica, come il nuovo virus, i singoli confini
nazionali. Il rischio di corruzione interessa in generale l’immissione di ingenti somme di denaro nel circuito economico
per alleviare la crisi e soprattutto il settore sanitario, pubblico
o privato. OCSE e GRECO indicano come antidoti trasparen
za, responsabilità e controlli, oltre al rispetto delle normative
2
Già nel 1991 un documento della Cei, intitolato “Educare alla legalità”,
denunziava come inquietante “la nuova criminalità così detta dei ‘colletti bianchi’, che volge ad illecito profitto la funzione di autorità di cui è investita, impone tangenti a chi chiede anche ciò che gli è dovuto, realizza collusioni con
gruppi di potere occulti e asserve la pubblica amministrazione a interessi di
parte”. Preferendo “ più il favore che il diritto, il ‘comparaggio’ politico o criminale che il rispetto della legge e della propria dignità”.
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nazionali e sovranazionali.
Anche i privati devono farsi carico della gestione del rischio corruzione: praticando la ‘tolleranza zero’ nei confronti
della corruzione e rifiutando le scorciatoie dell’illegalità per
fronteggiare le difficoltà del momento.
Ma attenzione: in azione ci sono anche agguerriti sostenitori della bellezza del fare snello e veloce (sull’esempio della
ricostruzione del ponte Morandi a Genova). Si sentono proclami tipo: se dobbiamo seguire tutte le procedure è finita; basta
con la legislazione fiorita negli ultimi anni che ha penalizzato
chiunque facesse qualcosa; l’attuale normativa sugli appalti va
derogata; mai più gabbie d’acciaio burocratiche; l’immobilismo
della burocrazia va sconfitto. Ora, premesso che3 “complessità
e farraginosità delle procedure pubbliche e dell’apparato burocratico non sono frutto di una piaga biblica, ma la risultante
di politiche scientemente perseguite”; va detto come la storia
italiana ci insegni che la scelta pubblica in deroga, “figlia primogenita di qualsiasi emergenza, è la via maestra della corruzione e dell’infiltrazione mafiosa”.
Una via che le nuove mafie praticano anche con un’azione di
arruolamento, lautamente remunerato, di operatori specializzati sulle diverse piazze del mondo. Si tratta di persone colte,
preparate, plurilingue, con importanti e quotidiane relazioni al
servizio del business mafioso, che proprio grazie a loro assume
e consolida un’apparenza “per bene” anche transnazionale e
globale.
Così, con questi nuovi modelli, la mafia agisce su livelli
più sofisticati rispetto al passato, riuscendo a trovare sempre
più accesso ai salotti “buoni” dove si fanno gli affari migliori.
Aspetti, questi, che questo dossier su corruzione e sanità aiuta
a riconoscere.
3
I virgolettati che seguono sono tratti da un blog di Alberto Vannucci su
“ilfatto quotidiano.it” del 17 aprile 2020.
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Premessa
La Repubblica tutela la salute
come fondamentale diritto dell’individuo
e interesse della collettività,
e garantisce cure gratuite agli indigenti
Art. 32 della Costituzione
10
La corruzione è un fenomeno pervasivo all’interno
dell’ambito sanitario e in larga parte rischia di essere normalizzato, come elemento strutturale del settore: per questa ragione, in occasione della Giornata Internazionale
Contro la Corruzione 2020, abbiamo deciso di realizzare un
report che punta ad accendere la luce su alcune delle condotte che maggiormente espongono il mondo dell’assistenza
alla salute.
Le pratiche corruttive non sempre sono comprese da chi
lavora nel settore e non vi è piena consapevolezza di quanto queste minino la qualità del lavoro degli operatori; allo
stesso modo chi si occupa di lotta alla corruzione non sempre riesce a comprendere la complessità e la pervasività che
questa assume in un ambito tanto nevralgico e sensibile.
Senza la pretesa di essere esaustivi, consci che sia un
campo sul quale esistono validi riferimenti di studio e ricerca, proposte di carattere politico, importanti report di enti
istituzionali e NGO, con questo rapporto presentiamo una
sintesi che può rappresentare un punto di partenza per chi
voglia approfondire le diverse declinazioni del fenomeno.
11
Perché InSanità
La sanità è uno dei settori nei quali la pubblica amministrazione investe maggiormente: è prevedibile per questo che esso risulti maggiormente esposto sia al condizionamento improprio di interessi privati che all’infiltrazione
delle mafie, anche attraverso pratiche corruttive. I dati ufficiali ci dicono che nel 2019 in sanità sono stati spesi 114,5
miliardi, con una crescita di 900 milioni rispetto all’anno
precedente. Diverse caratteristiche peculiari, alcune delle
quali esclusive di questo settore, rendono la sanità un terreno particolarmente fertile per la corruzione, nonché un contesto di particolare interesse per la criminalità organizzata1.
In primo luogo, in ambito sanitario sono allocate ingenti
risorse economiche, che si traducono anche in appalti per
forniture di materiale sanitario e assunzioni. Il valore delle
risorse in gioco non è peraltro misurabile soltanto in termini
monetari, entrando in gioco componenti ulteriori, di cruciale rilevanza per la tutela effettiva di diritti fondamentali alla
salute e alla vita. Ad esempio la tempistica o la stessa possibilità di accesso a determinate prestazioni possono fare la
differenza in termini di decorso di determinate patologie, se
non di sopravvivenza.
In secondo luogo, quello sanitario è un settore sensibile a
diverse forme di condizionamento esterno. Da un lato, esso
consente di realizzare un collocamento clientelare di personale, rafforzando così un controllo politico e sociale sul
territorio di riferimento, utilizzando le risorse erogate dal
sistema sanitario come strumento di elargizione di favori in
chiave personalistica, così da ottenere consenso elettorale:
1
“I sistemi sanitari sono particolarmente esposti alla corruzione
per il grande ammontare di risorse in gioco, le asimmetrie informative, il
numero di attori coinvolti, la complessità e la frammentazione, e la natura
globalizzata della catena di fornitura di farmaci e strumenti medici”. Così
K. Hussmann, Health sector corruption, U4 Issue, 2020, p.3.
12
una strategia utile a creare relazioni e collegamenti con altri
esponenti delle istituzioni e del mondo politico.
In terzo luogo, nel settore sanitario si creano opportunità per creare rapporti cooperativi, collusivi e corruttivi che
coinvolgono il settore privato, tra imprenditori, professionisti, cliniche private, centri diagnostici, farmacie, società
farmaceutiche, in una rete di relazioni nelle quali molteplici
attività irregolari, informali e illegali si saldano tra di loro.
Un giro d’affari potenzialmente molto lucroso, che genera
interessi, tra cui quelli delle organizzazioni mafiose, che
possono tradursi nel condizionamento delle scelte di manager, funzionari e professionisti del settore pubblico, ossia
dei soggetti che operano scelte di programmazione, aprono
o chiudono i rubinetti della spesa pubblica, forniscono la
cornice regolativa in cui si svolgono tali attività.
Da ultimo, nel contesto sanitario si manifestano frequentemente condizioni di monopolio dei fornitori privati (dovuto ai brevetti relativi a prodotti farmaceutici e apparati
medicali, ad esempio), elevata discrezionalità nelle decisioni di spesa, condizioni di urgenza (talvolta legate all’inefficienza delle procedure ordinarie, che richiedono acquisti
con procedure straordinarie), opacità delle scelte e difficoltà di supervisione, dovuta anche alle severe “asimmetrie di
informazioni” tra i diversi soggetti coinvolti (un problema
che va al cuore dello stesso rapporto medico-paziente, in
cui il secondo deve affidarsi alle conoscenze del primo), frequenti situazioni di “conflitto di interessi” tra i ruoli pubblici
e gli interessi privati di alcuni operatori sanitari. Tutti questi
fattori creano un terreno fertile alla corruzione, assicurando a diversi attori pubblici operanti nel settore sanitario la
possibilità di ottenere – con un rischio limitato – significativi
vantaggi a livello privato, abusando dei poteri loro conferiti e dell’utilizzo delle risorse loro affidate. Le politiche di
esternalizzazione dei servizi e di “privatizzazione” tramite
13
meccanismi di accreditamento, formulate e implementate
con maggiore o minore intensità da molti sistemi sanitari
regionali, hanno sicuramente accentuato il potenziale criminogeno di questi fattori. L’impatto sul sistema sanitario
dell’emergenza da pandemia Covid-19, come vedremo, li ha
moltiplicati all’ennesima potenza.
Nel 2016 un Report di Transparency International –
“Diagnosticare la corruzione nel settore sanitario” – individuava 36 tipi diversi di corruzione, che possono manifestarsi entro contesti molto differenziati, coinvolgendo una
varietà di soggetti pubblici e privati: la governance complessiva del settore sanitario, la sua regolazione, le attività
di ricerca e sviluppo, il marketing dei prodotti sanitari, gli
appalti, la distribuzione e l’immagazzinamento dei prodotti, la gestione finanziaria e del personale, l’offerta di servizi
sanitari2. Si tratta di una classificazione sicuramente incompleta. La gamma di “abusi di potere affidato per fini privati”
– secondo l’ampia definizione di corruzione offerta dal piano
nazionale anticorruzione dell’Anac – osservabile in ambito
sanitario è purtroppo ben più estesa, considerando che spazia dai casi di micro-corruzione, come la richiesta di una visita privata come precondizione necessaria per un accesso
rapido o un “occhio di riguardo” al momento dell’erogazione
della prestazione pubblica, fino ai condizionamenti messi in
campo dalle lobby del settore assistenziale privato o delle
lobby farmaceutiche sulla regolazione del sistema, sulla fissazione dei prezzi dei farmaci, etc.
“La gestione degli appalti pubblici della sanità siciliana
appare affetta da una corruzione sistemica con il coinvolgi2
“Ci sono diversi effetti negativi della corruzione in ambito sanitario: la
distorsione delle politiche e delle priorità legislative e cliniche; una perdita di denaro;
un accesso negato o ritardato a servizi di cura e alle terapie; e una perdita di fiducia
nel sistema, nel personale medico, nei governi nazionali: Transparency International,
Diagnosing Corruption in Healthcare, a cura di M. Petkiv e D. Cohen, 2016, p.3.
14
mento, con compiti e ruoli diversi, di funzionari e dirigenti
pubblici infedeli, faccendieri e imprenditori senza scrupoli
disposti a tutto pur di aggiudicarsi appalti milionari”: queste parole non vengono dalle cronache polverose di “mani
pulite”, si tratta della descrizione offerta dai giudici del reticolo criminale che ha portato nel maggio 2020 nell’ambito
dell’inchiesta Sorella Sanità della Guardia di Finanza all’arresto di due alti dirigenti siciliani, uno dei quali commissario
per l’emergenza Covid-193. “Mi compri coi soldi... facendomi vedere che rispetti gli impegni. Salvo farmi dire
però che è scontato… che è il cinque netto dei contratti
dei grandi impianti”, così nel 2018 – sei anni dopo la legge
Severino e l’istituzione dell’Autorità anticorruzione – continuano a essere negoziate le tangenti nel nuovo ecosistema
inquinato delle aziende sanitarie. Un equilibrio tenace, cristallizzato in reti di corruzione sistemica specie nel regno
della cosiddetta grand corruption, quella dei grandi affari
e dei grandi appalti.
Un esempio di corruzione sistemica arriva in questi giorni
dal j’accuse di Emilio Campos, vicepresidente della Società
oftalmologica italiana, che in una mini-serie di sette lezioni
pubblicata in rete, dal titolo “Quale direzione sta prendendo l’Oftalmologia accademica italiana?”, spiega nel dettaglio
quali siano i meccanismi di reclutamento del personale,
come la ricerca sia pilotata dalle case farmaceutiche, quali
forme di ricatto siano operate all’interno al mondo accademico. “Le metodologie adottate per promuovere o bocciare
un candidato docente in un concorso - argomenta - sono
lasciate agli accordi tra i commissari più che alla valutazione
delle capacità dell’esaminando”. “Per intraprendere la carriera universitaria - continua - bisogna, innanzitutto, dimo3
La Repubblica, Palermo, 21 maggio 2020, in
https://palermo.repubblica.it/cronaca/2020/05/21/news/palermo_arrestato_per_corruzione_il_manager_anti-tangenti_la_mazzetta_del_5_per_gli_appalti_della_sanita_10_arresti-257206677/.
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strare di essere un ottimo e fidato portaborse; in secondo
luogo, bisogna essere lievemente meno brillanti del maestro
per non oscurarne i meriti e, infine, non guasta essere figli
o affini di un oculista o, ancora meglio, di un professore di
Oftalmologia”.
“La cosiddetta ricerca negli ultimi anni è tutta farlocca:
pagata dalle industrie farmaceutiche che hanno bisogno di
dati da raccogliere per ottenere la certificazione dei loro
prodotti e aprire canali speciali per la pubblicazione dei risultati conseguiti”. “Di questa ricerca, si fanno belli molti
oculisti. È un sistema utilizzato da tante aziende per creare
degli opinion leader su temi specifici, dalla retina al glaucoma. Questa ricerca, però, è inutile: gli articoli pagati dalle
ditte farmaceutiche, spesso vengono addirittura scritti dal
loro personale anche se gli autori figurano essere gli oculisti
che, in questo modo, diventano di volta in volta, esperti delle maculopatie, esperti del glaucoma, etc.” .4
Corruzione di sistema dunque. Contrariamente a una
diffusa rappresentazione autodenigratoria, in Italia sembra
invece esservi – oggi come ieri – un livello relativamente
modesto di corruzione spicciola: il dipendente pubblico di
rado chiede soldi o altri tipi di favori per fare (o non fare, se
svolge funzioni di controllo) il suo lavoro confrontandosi coi
comuni cittadini – per quanto ovviamente vi siano eccezioni. L’ultimo sondaggio di Eurobarometro, nel 2017, certifica
che solo il 4 per cento dei cittadini italiani ha visto o vissuto
un episodio di corruzione nell’ultimo anno, un dato molto al
di sotto della media europea, e solo il 7 per cento dei cittadini conosce personalmente qualcuno che prende tangenti
– la percentuale più bassa tra i paesi dell’Unione Europea. Il
personale di base del sistema sanitario, come vedremo, non
fa eccezione5.
Più che nella quotidianità della vita amministrativa,
dunque, le radici più profonde della corruzione endemica
sembrano affondare in quel terreno opaco di relazioni dove
viene selezionata e si forma l’élite economica, politica, professionale del paese, entro il quale si plasmano i valori della classe dirigente. E dunque anche tra i professionisti del
mondo della sanità, gli imprenditori che operano in ambito
assistenziale e ospedaliero, i fornitori e i produttori di prodotti medicali, le case e le lobby farmaceutiche.
L’evidenza ricavabile dai principali casi di corruzione, da
“mani pulite” ai giorni nostri, mostra la sussistenza di un
fenomeno che non ha natura anomica e occasionale. Al contrario, si può osservare la presenza di meccanismi di coordinamento, talora assai sofisticati. Vi sono regole non scritte,
come quella che nella sanità siciliana, dalle risultanze giudiziarie, prescriveva un cinque per cento del valore dell’appalto da restituire come tangente, negoziabile al tre per cento
in caso di pagamento contestuale “cash”. Regnano prassi informali, ma di conoscenza e accettazione condivisa, che nella “zona grigia” di attività criminali interconnesse legano tra
loro politici, funzionari, imprenditori, professionisti, faccendieri, attori criminali. Credenze e aspettative dei partecipanti convergono nel rappresentare un’architettura di ruoli,
accordi consolidati e “norme di condotta” – un politico arrestato ai tempi di “mani pulite” parlò di un “galateo della corruzione” – che favoriscono il consolidarsi di una rete stabile
di contatti tra i partecipanti agli scambi occulti, disciplinano
le loro azioni, coordinano le rispettive attività, assicurano
ordine e prevedibilità nelle loro relazioni, punendo comportamenti fraudolenti o inaffidabili6. E che trovano una for-
4
https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/12/06/news/universita_in_sette_video_le_rivelazioni_shock_dell_ex_barone_concorsi_pilotati_e_ricerche_
farlocche_-277194891/?ref=RHTP-BH-I274300569-P1-S8-T1
5
European Commission, Special Eurobarometer 470, Corruption, Ottobre
2017, in https://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/ResultDoc/
download/DocumentKy/81007
6
A. Vannucci, Atlante della corruzione, Torino, Edizioni Gruppo Abele,
2012.
16
17
ma perversa di giustificazione e auto-legittimazione, come
emerge dalle parole intercettate di un faccendiere coinvolto
in una vicenda di corruzione negli appalti lombardi: “perché
è vero che ci poteva essere corruzione, ma non puoi trasformare per un po’ di corruzione… non puoi distruggere tutto.
Questo è il punto del problema, cioè la legalità: non è un
valore, è una condizione, e quindi se tu la tratti come l’unico
valore che un Paese ha, scassi tutto… L’illegalità c’è in tutto il mondo, bisogna trattarla con… normalità”7. Purtroppo,
questa proclamata normalità dell’illegalità e della corruzione, quando investe il sistema sanitario, va a incidere sulla
carne viva delle persone, generando costi umani intollerabili
a seguito della negazione di fatto di fondamentali diritti alla
salute e alla vita.
Una fotografia delle
più frequenti condotte
sensibili in campo sanitario,
tra normalizzazione
ed emergenza
Il contagio corruttivo
7
Il fatto quotidiano, 15 maggio 2014.
18
La corruzione nel nostro Paese è un cancro le cui metastasi si sono allargate in modo generalizzato. E che non
scava soltanto voragini nei bilanci pubblici ma genera un
pericoloso deficit di democrazia. La corruzione con i suoi
costi diretti e indiretti è un fardello pesante per i disastrati
bilanci dello Stato, per l’aumento del debito pubblico, ma
ancora più allarmanti sono i danni politici, sociali e alla salute: la delegittimazione delle istituzioni e della classe politica,
il segnale di degrado del tessuto morale della classe dirigente, l’affermarsi di meccanismi di selezione che premiano
corrotti e corruttori nelle carriere economiche, politiche,
burocratiche. La sanità — tra assunzioni, convenzioni, appalti — rappresenta una tra le principali cinghie di trasmissione. La criminalità organizzata da sempre è interessata al
settore sanitario non soli per i tanti soldi che girano, anche
nei periodi di crisi economica, ma perché la sanità è uno
strumento per mantenere il consenso e il controllo del ter19
ritorio. Uno strumento di consenso di cui si serve molto anche la politica. Perché la politica condiziona le nomine nella
sanità guardiamo ai primari oltre che ai vertici di ospedali
e aziende sanitari. E la lottizzazione è “federale” in mano
ai cosiddetti “potentati locali”, quelli che hanno voti, spesso legati a interessi economici o personali che nulla hanno
a che fare con le esigenze della collettività e con la tutela
della salute. Il dilagare dell’illegalità nella filiera sanitaria si
alimenta quasi sempre anche grazie alla connivenza della
cosiddetta “zona grigia”, fatta di colletti bianchi, funzionari
e tecnici compiacenti, imprenditori e politici corrotti1. La
corruzione ci ruba il futuro e rompendo il patto di fiducia distrugge il senso del sentirsi comunità. Crea disuguaglianze,
indebolisce e distorce le politiche sociali, e tiene in ostaggio
la democrazia. Una corruzione presente in tutti gli aspetti
della nostra vita quotidiana, che in alcuni periodi affiora, in
altri rimane sottotraccia, ma che resta una pratica che affonda in profondità le sue radici velenose nelle istituzioni,
nell’economia, nella società, nella storia italiana2. La corruzione costa ma non tutti pagano allo stesso modo. A farne le
spese sono le fasce in termini economici e sociali, i poveri,
le cooperative sociali che chiudono, gli enti assistenziali che
devono tagliare i servizi, le mense scolastiche che devono
abbattere la qualità dei pasti o “esternalizzano” l’erogazione
a privati, i cittadini che devono affrontare una drammatica “transumanza” per potersi curare. Un cancro che mina
quotidianamente il rapporto di fiducia tra cittadini ed istituzioni, alimentando un clima diffuso di sospetto3. Quando
1
R. Sciarrone, La mafia, le mafie. Capitale sociale, area grigia, espansione territoriale, in L’Italia e le sue Regioni, Istituto dell’Enciclopedia Italiana,
Roma, 2015, pp. 263-281; V. Mete, ‘Ndrangheta e sanità in Calabria”, in P. Fantozzi
e M. Mirabelli (a cura di), Legalità e sanità in Calabria e Sicilia, Soveria Mannelli,
Rubbettino, 2017, pp.182-216.
2
I. Sales e S. Melorio, Storia dell’Italia corrotta, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2019
3
“La corruzione corrode la struttura di una società intaccando i suoi beni
intangibili: è elusiva e agisce nella società minando il grado di fiducia nelle istituzioni
20
il pagamento delle tangenti diventa prassi comune per ottenere licenze e permessi, vie preferenziali per aggirare le
liste d’attesa con offerte o richieste di denaro o favori per
interventi chirurgici e oncologici il bene comune diventa
ostaggio di poteri opachi e irresponsabili: se i diritti si trasformano in disponibilità a pagare, ciò che viene sacrificato
sull’altare dei furbetti di turno è soprattutto la credibilità
dello Stato. Con un doppio rischio: da un lato un’illegalità
sdoganata in virtù della sua diffusione, in un clima di generale rassegnazione; dall’altro l’aggravio della burocrazia, la
ridondanza di controlli, leggi e leggine che diventano una
sorta di persecuzione dello Stato sui cittadini onesti, messo
in atto nel tentativo di colpire chi viola le regole. Anche la
macchina della giustizia ormai appare inefficace, con una
successione di indagini che spesso si vanificano nella prescrizione o si chiudono con sentenze prive di effetti concreti. E sul fronte della politica, in particolar modo i partiti
hanno rinunciato ad esercitare qualunque giudizio etico sui
loro iscritti, rinviando ogni valutazione all’attesa del giudizio
penale. Tutto questo alimenta un clima di disillusa rassegnazione. Andando a leggere le carte delle indagini spesso
gli illeciti riguardano la gestione dei fondi regionali o gli appalti ospedalieri. E non è un caso. La Sanità e le Regioni,
quest’ultime attraverso l’arrivo dei finanziamenti europei,
sono settori chiave, perché sono quelli che inghiottono la
maggioranza del denaro pubblico. La corruzione sistematica
organizzata riesce a cambiare pelle e diventa “corruzione
decentrata”, definizione di Piercamillo Davigo: si ruba nella
periferia del potere, dove è più facile siglare accordi sottobanco e dove sono concentrate le risorse4. Una corruzione
federale. Cambia la qualità della corruzione ma non la sua
intensità. Corruzione, sprechi e inefficienza si alimentano a
e nel tessuto civile”. Così M. Arnone e E. Iliopulos, La corruzione costa, Milano, Vita
e Pensiero, 2005, p. 8.
4
P. Davigo, “Se la crisi continua c’è il rischio di una tangentopoli bis”, intervista a cura di L. Palazzoli e L. Gherlinzoni, reporternuovo.it, 18 febbraio 2017.
21
vicenda, in un processo circolare, e producono le medesime
conseguenze. Le procedure, numerose e spesso gestite da
persone incompetenti, la lunghezza e l’imprevedibilità dei
tempi di risposta della macchina amministrativa, incoraggiano il ricorso alle tangenti per aggirare gli ostacoli burocratici
o accelerarne i passaggi: nei casi peggiori, si è disposti a pagare persino per l’avanzamento di una pratica dimenticata
su un tavolo o di un intervento chirurgico urgente. Al contrario, un’amministrazione che seleziona i propri funzionari
in base a criteri di merito, opera nel rispetto dei principi
di trasparenza e soddisfazione degli utenti, applica controlli
sul prodotto finale delle scelte pubbliche, prosciuga il brodo
di coltura della corruzione. In questo caso, infatti, né i privati né gli agenti pubblici hanno vantaggi indebiti, piccoli e
grandi privilegi da promettere o richiedere, né vi sono zone
d’ombra sulle procedure che possano giustificare il ricorso
alla corruzione.
solito io vedo che le sue pazienti fanno la visita privata con
lui e poi arrivano da noi». Ed ecco l’incontro di Francesca
Biagiotti, telecamera nascosta, nello studio del professore.
Domanda: «Volevo fare un intervento di chiusura delle tube.
Adesso sono qua per le vacanze di Natale. Volevo capire un
po’ i tempi e costi». Risposta: «Mah... I costi... Lo facciamo con il servizio sanitario nazionale. Non deve spendere
soldi». «E per i tempi?» «I tempi... Forse marzo... Teoricamente a gennaio non... Non ce la facciamo per gennaio. Ho
interventi già tutti programmati, cioè tutti in lista... Perché,
anche a farlo privatamente, spende soldi eh... Sette, ottomila...» «No, vabbè, no».
Nel gennaio 2018, in occasione dei quarant’anni del Servizio
Sanitario Nazionale, il programma Petrolio di Duilio Giammaria, andato in onda su Raiuno, ha svolto un’inchiesta a
cura di Francesca Biagiotti. La giornalista - come riporta
Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera- chiama il Centro Unico Prenotazioni di una Asl veneta: «Vorrei fare un
intervento di chiusura delle tube». «Per questo intervento,
signora, siamo a febbraio 2018». «Mi hanno parlato di un
professore molto bravo che lavora presso di voi, il professor “Beeeeep”. Secondo lei è possibile fare l’intervento con
lui?» «Eh, se lei fa una visita privata con lui poi diventa sua
paziente. Di conseguenza la segue lui». «Ma perché devo
fare una visita privata per diventare sua paziente?». «Eh
perché non mi risulta che faccia visite giù agli ambulatori. Di
A quel punto- si legge nell’articolo del Corriere- il primario, prima che la paziente se ne vada, butta lì: «Sarebbe l’ideale farlo ora. Ma significa forzare un po’ la mano. Cioè...
Forzare la mano significa... Facciamo le cose come si deve
senza rischiare nulla...» «Ci mancherebbe...». «No, no, non
rischiare nel senso di... Però significa entrare nei compromessi... Io chiedo qualcosa a lei e in cambio mi dà qualcosa».
«Cioè? Che vuol dire? Me lo spiega?» «No... Nel senso di...
Farlo nelle vacanze... Facciamo le cose legali... Cioè...». La
reporter finge di non capire: «Perché, lei dice che forse si
potrebbe trovare un modo per farlo adesso?» E a quel punto il professore supera ogni imbarazzo: «Eh... Però significa... dare un po’ di soldi... Cioè... Bisogna che ci mettiamo...
Barattiamo tra di noi...» «Mi dica lei». «Un paio di mill...
Duemila euro». «Duemila a lei direttamente?» «Si, si...» «E
riusciamo a farlo prima?» «Tra Natale e Capodanno». «In
ospedale?» «Sì». Ma questa è concussione!”, sbotta Raffaele
Cantone, allora Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, invitato a vedere in anteprima il servizio Rai. Quello
che lo sbalordisce, prima ancora che indignarlo, è il senso di
impunità del primario. Come fosse tutto normale. Come se
22
23
La speed money
anni e anni di inchieste, manette, arresti, processi, fossero
trascorsi invano: «Finché ci sarà questa gente con la sanità
dove andiamo?»
L’ episodio raccontato non è altro che quello che gli investitori internazionali chiamano speed money – la tangente
che accelera i tempi della pratica – che produce in realtà
conseguenze di segno opposto sulla generalità dei cittadini.
I funzionari corrotti infatti hanno tutto l’interesse a lavorare più lentamente possibile, a fornire in prima istanza l’interpretazione delle regole più cavillosa e sfavorevole per gli
utenti. Quanto più si allunga la fila davanti al loro ufficio e
cresce la pila di pratiche da sbrigare, infatti, tanto maggiore è la preoccupazione di chi rischia di essere danneggiato
dalle loro decisioni, o dalla loro inerzia. Cresce così il loro
potere di fatto, e dunque anche quello che possono guadagnare dal suo esercizio. Più prezioso è il tempo di chi si
trova in lista d’attesa, tanto più agevole sarà per funzionari,
dirigenti e politici monetizzare in tangenti l’inserimento o
lo scorrimento della procedura5. Alcuni soggetti sono particolarmente vulnerabili: imprenditori in crisi di liquidità, ad
esempio, ma anche individui in attesa di trapianti o di altre
prestazioni cliniche. Dai 100 ai 300 euro è il corrispettivo
da versare a un oculista per avanzare di qualche posizione
nella lista d’attesa per un intervento di cataratta a Palermo,
come ricorda una paziente in un articolo de La Repubblica
del 2011 “È stato lui a prospettarmi che potevo eseguire
l’intervento chirurgico alla clinica Demma ma che c’erano
tempi lunghi di attesa. Ho chiesto se quest’ attesa si poteva ridurre, perché dovevo tornare presto a lavorare. Bellina
mi ha detto che si sarebbe preoccupato personalmente di
prenotare la data dell’intervento. Per l’incombenza mi ha
5
Quanto la corruzione non velocizzi come un lubrificante, ma al contrario
inceppi come ruggine i processi decisionali pubblici viene dimostrato, tra gli altri, da
D. Kaufmann e S. Wei, Does Grease Money speed up the wheels of commerce?, IMF
Working Paer, n.64, 2000.
24
chiesto 300 euro”6.
I tempi burocratici del resto mal si conciliano con quelli
dettati dall’orologio biologico. Questo il dramma personale
delle donne che tentano la strada della procreazione assistita, trovandosi in balìa di chi può dettare l’avvio o la rapidità
dell’iter di un percorso di per sé difficile e accidentato. “La
lista è il vero potere” chiarisce in un’intercettazione il primario di un piccolo ospedale di Pieve di Cadore, 100 donne
ammesse ogni anno alla procedura, un quarto con successo. Secondo gli inquirenti, il prezzo per avanzare nella lista
era di 2.500 euro, da pagare in contanti al primario, ufficialmente in cambio delle prestazioni di un laboratorio esterno
come rivela un articolo de La Repubblica nel 20117.
Allerta arancione sui vaccini
Lo scorso 2 dicembre l’Interpol pubblica un’allerta arancione (quello per le minacce imminenti) per mettere in guardia
le forze di polizia del mondo da potenziali attività illegali
legate ai vaccini, sia quelli contro il Covid, sia quelli contro l’influenza. “Mentre i governi si preparano a distribuire
i vaccini, le organizzazioni criminali stanno pianificando di
infiltrarsi o irrompere nelle catene di approvvigionamento”,
ha dichiarato Jürgen Stock, segretario generale dell’organismo di cooperazione tra le forze di polizia di 194 Stati. Potrebbero avvenire furti di stock e ricettazione, oppure contraffazioni e truffe online. Le reti criminali è probabile che
agiranno anche telematicamente, ha segnalato l’Interpol,
tramite siti falsi e link trappola che promettono cure contro
il Covid che – di fatto – non esistono o non sono affidabili.
Come ha dichiarato Jürgen Stock, il segretario generale: “È
essenziale che le forze dell’ordine siano il più preparate pos6
7
La Repubblica-Palermo, 3 maggio 2011, p.9.
La Repubblica, 21 dicembre 2011, p.23.
25
sibile per quello che sarà un vero e proprio assalto da parte
di tutte le attività criminali legate al vaccino Covid, motivo
per cui l’Interpol ha emesso questo avvertimento globale”8.
Del resto è sempre più crescente l’interesse per le mafie
per il settore farmaceutico: traffico di medicinali, contraffazione, furti e manipolazione. La conferma arriva dalla stessa
Agenzia italiana del farmaco (Aifa) “Quando c’è un picco
di domanda, arrivano anche le offerte illegali”, commenta
Domenico Di Giorgio, responsabile dell’ufficio qualità dei
prodotti e contraffazione di Aifa. … Dobbiamo evitare che
si ripeta quello che è successo nel 2018 con i farmaci contro
l’Epatite C – rimarca Di Giorgio – finiti nel mirino della criminalità perché erano inizialmente riservati a pochi pazienti
ma la richiesta era molto elevata, e il costo era oneroso, da
10mila a 30mila euro per una confezione”.
I dati ci dicono che nel 2020, fino a novembre, sono stati
registrati 15 furti, in calo, complice il lockdown, rispetto ai
60 del 2019. “I prodotti più rubati, oltre agli antiepatite C,
sono stati gli antitumorali, come Avastin, Herceptin, Mabthera, gli stessi che venivano fatti sparire nel 2013, l’anno in
cui è esploso il fenomeno in Italia”, spiega Di Giorgio. Allora
i casi di furto segnalati sono stati 109 per un valore di oltre
50 milioni di euro. Nel 2018 la refurtiva ammontava a circa
15 milioni, mentre nel 2019 a più di 20.
Negli ultimi anni è stato creato il database Fakeshore
“Sulla piattaforma vengono caricate le vendite illegali attraverso i siti web non autorizzati, la produzione di farmaci
falsificati e i casi di furto e riciclaggio di medicinali. In questo modo abbiamo potuto creare una lista nera di farmaci
e abbiamo chiesto agli altri Paesi europei di intercettare
l’offerta illegale di questi prodotti e di caricare a sua volta i
dati. Questo ci ha consentito di chiudere i canali di esportazione illegale e di rendere invendibile quella merce. Dal
2016 collaborano sistematicamente al progetto Fakeshare
8
https://quifinanza.it/editoriali/video/vaccino-covid-interpol-criminalitaorganizzata/438726/
26
Gran Bretagna, Spagna e Portogallo, mentre gli altri Stati
raccolgono i dati solo sporadicamente. Stiamo preparando
una risoluzione da presentare al Consiglio d’Europa in cui
chiediamo di rendere obbligatoria per tutti la partecipazione alla banca dati per rafforzare la tracciabilità delle refurtive. Un farmaco contraffatto, o rubato dai frigoriferi degli
ospedali e poi conservato non si sa dove e non si sa a quali
temperature, è rischioso per la salute dei pazienti. … C’è
l’aggravante della salute pubblica, chi alimenta il mercato
nero dei farmaci non può cavarsela con poco”9 commenta
Domenico di Giorgio. Il fenomeno riguarda i prodotti di marca come quelli generici, compresi farmaci molto costosi che
suscitano maggior interesse per la criminalità, che genera
un mercato nero lucrando sulla salute delle persone e la disperazione di chi ha necessità di curarsi a ogni costo.
Lo stesso allarme era stato lanciato neanche un mese fa
dal capo della Polizia Franco Gabrielli in particolare relativamente al rischio di infiltrazione della ‘ndrangheta nella
fase post-Covid: “Pensate solo all’attenzione che c’è per la
ricerca di nuovi vaccini, di strutture per l’accoglienza dei
pazienti o per i dispositivi di protezione individuale. Oltre a
tutta la partita sui farmaci per curare le malattie: alcuni valgono più dell’oro”.10 E a conferma che siamo davanti ad un
rischio concreto arriva anche la segnalazione dell’Agenzia
delle dogane sul rischio di immissioni di vaccini pericolosi.
In una nota di fine novembre l’Agenzia invita gli operatori
della logistica ad elevare i propri standard di sicurezza per
prevenire l’immissione in consumo nel territorio della Repubblica Italiana di pseudo vaccini di provenienza extra Ue,
potenzialmente pericolosi per la salute pubblica.
9
Brani tratti dall’intervista pubblicata all’indirizzo https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/03/vaccini-covid-e-traffici-illegali-aifa-si-prepara-con-picco-di-domanda-arriva-la-criminalita-i-dati-sui-furti-di-farmaci-e-lallerta-per-le-dosi/6024513/
10
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/24/laltro-virus-gabrielli-lemafie-potrebbero-cannibalizzare-i-settori-in-crisi-per-il-covid-ndrangheta-punta-afarmaci-e-vaccini/5846572/
27
La filiera della sanità è minacciata da attacchi informatici.
Anno dopo anno. In tutto il mondo. Un dato su tutti: dal
2005, gli hacker hanno sottratto più di 300 milioni di cartelle
cliniche, andando a colpire circa un consumatore su 10 per
quanto riguarda l’assistenza sanitaria secondo il Black Book
Market Research. Lo rivela l’ultimo Rapporto Clusit sulla
sicurezza ICT (Information and Communications Technology) a cura dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica11. Nel 2019 sono stati registrati 1.670 attacchi informatici (+ 7,6% rispetto al 2018) di particolare gravità che
hanno avuto un impatto significativo per le vittime in termini di perdite economiche, di danni alla reputazione, di diffusione di dati sensibili (personali e non), o che comunque
prefigurano scenari particolarmente preoccupanti, avvenuti
nel mondo (inclusa l’Italia). In particolare il settore sanitario è stato il terzo per maggior numero di attacchi gravi, con
un aumento del 17 per cento rispetto al 2018. E in Italia gli
attacchi gravi ai dati sanitari sono raddoppiati. La ragione è
piuttosto semplice. Le cartelle cliniche sono il tipo di dati
sottratti più prezioso venduto sul darkweb, con acquirenti
disposti a pagare fino a centinaia di dollari per una singola
cartella. Infatti, in questi preziosi file si trovano codici fiscali, informazioni personali identificabili, dati finanziari e
altri dettagli molto preziosi e utilizzabili per furti d’identità
e frodi. Si ruba e si rivende di tutto. Si parte dalle semplici
tessere sanitarie o dalle prescrizioni mediche per acquistare
farmaci ai quali non si avrebbe diritto, ma si arriva anche agli
elenchi dei pazienti curati per malattie gravi come i tumori,
o infettive come l’Aids (furto molto praticato negli Usa), o ai
dati riguardanti le dipendenze (molto ambiti da certi datori
di lavoro). C’è un prezzo per ogni informazione e queste,
rispetto alle carte di credito, hanno il maledetto pregio di
non essere monouso. Gli incidenti informatici costano più
all’assistenza sanitaria che per qualsiasi altro settore. Ogni
cartella clinica persa o rubata può costare oltre 400 dollari a
un’unità sanitaria, rendendo quindi un attacco informatico
di successo piuttosto costoso. E come si legge nel Rapporto
“ gli attaccanti non sono più “hackers”, e nemmeno gruppetti effimeri (più o meno pericolosi) di “artigiani” del cybercrime: sono decine e decine di gruppi criminali organizzati
transnazionalmente che fatturano miliardi, multinazionali
fuori controllo dotate di mezzi illimitati, stati nazionali con
i relativi apparati militari e di intelligence, i loro fornitori e
contractors, gruppi state-sponsored civili e/o paramilitari ed
unità di mercenari impegnati in una lotta senza esclusione
di colpi, che hanno come campo di battaglia, arma e bersaglio le infrastrutture, le reti, i server, i client, i device mobili, le piattaforme social e di instant messaging. E con una
nuova frontiera nel mirino: i dispositivi medici controllabili da remoto attraverso la rete. Secondo il report Fortinet
(che raccoglie i dati di 450 fornitori di programmi di sicurezza informatica nel mondo) nel 2018 si sono intensificati
gli attacchi soprattutto contro il cosiddetto «Internet delle
cose» (IoT, Internet of Things) cioè l’estensione di Internet
al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti12. Un bracciale conta-calorie, un cardiofrequenzimetro collegato ad una
app o anche dispositivi medici più complessi che lavorino
attraverso la rete sono già stati hackerati. Per fortuna, finora, senza conseguenze dirette sulla salute dei malati - certo,
la violazione di dati sensibili può produrre effetti altrettanto
gravi - perché l’obiettivo principale di chi mette a segno i
«colpi» è ricattare la struttura messa sotto attacco per ricavarne soldi. Il problema del cybercrime nel settore sanitario
è un dato di fatto, e richiede una reazione immediata. Una
11
Clusit, Rapporto 2020 sulla sicurezza ICT in Italia, ottobre 2020, in
https://clusit.it/rapporto-clusit/.
12
Fortinet, Global Threat Landscape Report, agosto 2020, in https://www.
fortinet.com/content/dam/fortinet/assets/threat-reports/threat-report-h1-2020.pdf.
28
29
Furti di sanità
prima risposta possibile è quella di investire ingenti risorse in cybersicurezza ed in questa direzione si riscontrano i
primi risultati in Italia: secondo i dati a disposizione del Politecnico di Milano i finanziamenti in Italia sono cresciuti di
circa il 9% dal 2017 al 2018 e in due anni la crescita è stata
di oltre il 22-23%, nonostante si tratti di cifre ancora non
particolarmente elevate in termini di valore assoluto, vi è di
certo un aumento della consapevolezza del fattore rischio.
Le esternalizzazioni e la privatizzazione
Negli ultimi decenni in molti contesti regionali si è consolidato un orientamento delle politiche sanitarie che, in alcune sue manifestazioni, ha generato maladministration e
corruzione, nonché aperto la strada alle infiltrazioni criminali. Si tratta delle politiche di esternalizzazione e appalto
a fornitori esterni, privatizzazione, accreditamento di soggetti privati nell’offerta di servizi, prestazioni, assistenza
sanitaria. L’evoluzione dei fenomeni di corruzione si innesta
in una tendenza di più ampio respiro, di matrice neoliberista: deregolamentazione, tagli al welfare e privatizzazione di
servizi pubblici e beni collettivi sono stati presentati come
la risposta più efficace per promuovere sviluppo, sostenere investimenti, attrarre capitali, e nel contempo ridurre
gli spazi per opacità e abusi inevitabili in presenza di una
gestione pubblica di tali risorse. Sugli effetti negativi di questa “governance orientata al privato” della sanità a seguito
dell’emergenza per la pandemia da Covid-19 si prenda un
solo dato, riferito alla Regione Lombardia, quella che più di
ogni altra si è avventurata sulla via dell’accreditamento di
strutture sanitarie private, depotenziando parallelamente la
medicina di comunità. Secondo una ricerca pubblicata su
Lavoce.info, il calcolo dell’eccesso di mortalità tra i comuni lombardi e quelli di altre regioni confinanti si arriva alla
30
conclusione che esistono differenze statisticamente significative: “se le si estendono a tutta la regione, si traducono
in un ‘effetto Lombardia’ che va dai 4 mila ai 9 mila morti”
soltanto nel periodo coperto da questa analisi preliminare,
che si limita ai dati fino al 4 aprile 202013.
Un’inchiesta giudiziaria sui rimborsi regionali dei servizi di assistenza medica esternalizzati ha dimostrato il ruolo
cruciale di alcuni mediatori, provvisti di solidi ancoraggi a
referenti politico-istituzionali di spicco. Questa la descrizione illuminante dell’attività di uno di essi entro il fitto reticolo di scambi occulti e di pratiche corruttive nella descrizione
di un dirigente di una fondazione operante in ambito sanitario, beneficiaria di tali decisioni politiche: “è un personaggio
con cui chi svolge attività nel settore sanitario in Lombardia
deve avere relazioni perché è risaputo che ha moltissima
influenza nell’Assessorato alla Sanità ed è un uomo molto
importante in Comunione e Liberazione in particolare per i
suoi rapporti con il Presidente della regione Lombardia …
Nel corso degli anni diversi direttori generali di strutture sanitarie lombarde mi dissero che (…) era una persona molto
importante e intesi che era opportuno, se da lui richiesto,
intraprendere operazioni economiche ed imprenditoriali
con le società da lui presentate … se proprio c’è la necessità di un lavoro è bene scegliere l’azienda proposta (…)
Proprio questa nostra “benevolenza” nei suoi confronti mi
consentiva, per conto della fondazione, di usufruire a volte
di benefici non ben definiti (…) conosceva dal punto di vista
del vertice della Regione gli orientamenti delle politiche sanitarie (…), mi forniva informazioni su quello che avrebbe
fatto la Regione sul punto di vista delle regole sul sistema
sanitario(…) La cosa andò avanti per qualche anno finché
(…) mi prospettò l’imminente emanazione di provvedimen13
P. Frumento e M. Sylos Labini, Mortalità da coronavirus: quanto vale
l’effetto Lombardia, 20 aprile 2020, in https://www.lavoce.info/archives/65752/mortalita-da-coronavirus-quanto-vale-leffetto-lombardia/.
31
ti normativi (…). Grazie a tali provvedimenti la Fondazione
(…) beneficiò di finanziamenti per 30 milioni di Euro.”14
Anziché prosciugare l’opaco e vischioso brodo di coltura
dell’inefficienza, generatore di corruzione, il ricorso estensivo ad operatori di un immaginario “libero mercato” – laddove spesso prevalgono logiche collusive e di parentela
politica – in virtù di deregolamentazione e privatizzazioni
di servizi pubblici, ha moltiplicato piuttosto le occasioni di
scambio occulto in nuovi contesti, dove la gestione privatistica o “liberalizzata” degli interessi pubblici – per via ufficiale, disinnescando il controllo pubblico mediante cessioni
a soggetti privati, accorgimenti societari o formule gestionali e di affidamento (general contractor, project financing,
concessioni, etc.), oppure informalmente, mettendo a libro
paga i decisori pubblici – ha consentito piuttosto di incrementare oltremisura i proventi attesi ricavabili dalla corruzione.
La ratio che è stata proclamata è che queste politiche migliorino la qualità dei servizi e ottengano anche un contenimento dei costi. A ben guardare, l’effetto è spesso l’opposto,
visto che i servizi vengono erogati in una contorta filiera di
passaggi dei quali si fa fatica a ricostruire la natura. Nella relazione 2019 della Commissione parlamentare antimafia (in
parte riferitasi alla relazione Agenas e Coripe che si ritrova
più avanti nel dossier) si sviluppano considerazioni sul rischio di presenze criminali nel sistema sanitario che si applicano pienamente anche ai fenomeni corruttivi: un ulteriore
elemento di debolezza del sistema sanitario (…) è la diffusa
tendenza ad avvalersi per la gran parte dei servizi accessori – talvolta anche sanitari – di fornitori esterni. Adottata
con l’obiettivo, spesso non raggiunto, di risparmiare risorse,
l’esternalizzazione di servizi (…) costituisce (…) una soluzione di grande interesse per la criminalità organizzata e per
l’illegalità, perché crea spazi per infiltrazioni e condizionamenti per i clan e per la cattiva politica. (…) È innegabile
che molti degli accordi a danno della sanità pubblica messi
in atto dalle organizzazioni criminali, con la collaborazione
diretta o implicita della politica e dell’amministrazione sanitaria, hanno riguardato i servizi esternalizzati: raccolta e
smaltimenti rifiuti, preparazione e distribuzione pasti, pulizia, vigilanza, noleggio e lavaggio biancheria, centri unificati
di prenotazione, elaborazione stipendi, morgue, eccetera15.
In questo solco si inserisce anche la gestione del personale che, incardinato nelle aziende sanitarie o ‘prestato’
tramite agenzie interinali o cooperative di servizi, dà la possibilità alle mafie di inserire risorse umane, controllando il
territorio e facendo accrescere il consenso popolare, con ciò
consolidando il proprio potere. Nel caso estremo della Asl di
Palmi, sciolta per infiltrazione mafiosa nel 2008 dopo essere
confluita nella ASP5 di Reggio Calabria, il 20% del personale nel 2007 era segnalato nelle banche dati delle forze di
polizia o aveva precedenti penali, tra cui appartenenza mafiosa e reati contro la pubblica amministrazione. Le organizzazioni criminali possono così condizionare scelte cruciali,
come quelle relative all’accesso a prestazioni mediche o a
dispositivi salvavita, rafforzando così reputazione, autorità,
controllo sociale16. Naturalmente, un personale così “sele-
14
Tribunale di Milano, Richiesta di applicazione di misura cautelare personale, p.p. n. 33847/11 R.G.N-R., 5 aprile 2012, p. 69.
15
Commissione Parlamentare Antimafia, Relazione Conclusiva, 7 febbraio 2018, Doc. XXIII, n.38, p. 197, in http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/
BGT/1066861.pdf.
16
“Essere l’arbitro della vita e della morte è la forma di forza più violenta
e penetrante che si possa immaginare e pensare che questa forza possa essere nelle
mani della criminalità organizzata deve spingere ad effettuare una riflessione più profonda e a favorire, invece, criteri di assistenza medica più trasparenti e accessibili”.
S. Amerio e A. Sergi, La mafia ai tempi del Covid-19. Espansione o contrazione degli
“affari”, in “Magistratura indipendente”, in https://www.magistraturaindipendente.it/
la-mafia-ai-tempi-del-covid-19-espansione-o-contrazione-degli-affari.htm.
32
33
zionato”, in base alla propria disponibilità o appartenenza
(partitica, familiare, massonica, etc.), sarà costituito da
figure di fiducia, volenterose nel fornire coperture, protezione, accomodamenti e informazioni utili al rafforzamento
dei reticoli corruttivi. Il ricatto morale, che vede vittima il
personale onesto, fa inoltre arretrare la tutela per tutte le
lavoratrici e i lavoratori.
Altrettanto vulnerabile all’illecito è il ricorso estensivo al
meccanismo di accreditamento di operatori sanitari privati,
che si sostituiscono al pubblico. Il presupposto che queste
politiche orientate al privato valgano ad assicurare servizi
più efficienti, tagliando le liste di attesa e assicurando servizi migliori ha conosciuto innumerevoli smentite, certificate
da inchieste giudiziarie. Quando i privati ottengono quegli
accreditamenti mettendo a libro paga o comunque condizionando – tramite finanziamenti politici, assunzioni di congiunti o altri favori personali – i decisori pubblici, ne consegue il venire meno dei meccanismi di controllo pubblico, e
in assenza di un’attenta supervisione dell’apparato pubblico
la stessa logica del massimo profitto privato porta quei soggetti a impoverire la qualità di servizi e prestazioni rese ai
cittadini, con un fallimento di quelle stesse ragioni di ipotetica “efficienza”. Quando la sanità pubblica delega agli enti
privati accreditati le proprie funzioni, perde autorevolezza
e autorità nella tutela di diritti fondamentali dei cittadini. E
apre spazio a soggetti che percepiscono la propria attività
in ambito sanitario come un mero business orientato al profitto, che nelle logiche di mercato – in assenza di adeguate
barriere morali e normative – può anche sconfinare nell’illecito e nell’illegalità.
ruota attorno alla galassia di società di un’imprenditrice,
che le ha consentito di esercitare un semi-monopolio (“la
quasi totalità degli appalti”, secondo i magistrati) nell’assegnazione delle gare attraverso varie società – per un controvalore tra il 2004 e il 2015 pari a circa 400 milioni di euro. Un
politico – medico, ex senatore, consigliere regionale e firmatario come presidente della commissione permanente sulla
sanità di una riforma del settore – e un suo collaboratore in
Regione (odontoiatra) avrebbero contribuito ad assicurare
all’imprenditrice il successo nelle gare d’appalto, in cambio
di retribuzioni, talvolta dissimulate da prestazioni professionali di consulenza, e della partecipazione con una quota del
50 per cento delle rispettive compagne come prestanome in
una società della quale l’imprenditrice deteneva il restante
50 per cento, redistribuendo così parte delle tangenti sotto
forma di dividendi. Tra i meccanismi utilizzati per generare
profitti l’utilizzo di materiale odontoiatrico di qualità inferiore rispetto a quanto previsto dai capitolati – il dirigente
di un’azienda ospedaliera commenta: “Quelle corone sono
fatte con il culo” – e l’influenza sul tariffario regionale, reso
simile a quello della prestazione privatistica: “La quota del
ticket arriverebbe a costare verosimilmente quanto ci costa in solvenza, e quindi gli possiamo dire… allora col ticket costa per dire quaranta euro, senza ticket costa quarantacinque però ce l’ha subito… capito?” è la spiegazione
dell’imprenditrice in un’intercettazione. L’esternalizzazione
in questo caso non migliora la qualità, al contrario genera inefficienza programmata del servizio pubblico affidato
ai privati, in modo da dirottare gli utenti sulla “solvenza”,
ossia sui servizi privati a pagamento, resi all’interno della
struttura pubblica: “Noi, allora – programma l’imprenditrice
– sposteremo la maggior parte dell’attività sulla solvenza, e
faremo delle liste d’attesa che vanno alle calende greche”. 17
Gli effetti perversi delle politiche di privatizzazione ed
esternalizzazione dei servizi pubblici emergono chiaramente in un’inchiesta sui servizi di assistenza odontoiatrica in
Lombardia, che ha svelato un reticolo di scambi occulti che
17
https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2016/02/16/tangenti-inchiesta-rizzi-pazienti-truffati-su-costi_ffb37c42-bb4f-493e-8327-af54b3ea1a2b.html
34
35
Per mantenere buone relazioni coi politici e favorirne il consolidamento nei ruoli di potere, l’imprenditrice ne finanzia
generosamente le campagne elettorali: “Ho fatto tanti soldi,
ne ho regalati tanti”. Alla fine dei giochi, è il soggetto privato
che detta le condizioni allo pseudo-decisore pubblico, ormai
a libro paga, fino a definire gli stessi contenuti delle gare
d’appalto: “La gara va fatta così, nel calderone va dentro tutto, anche perché non puoi farla a parte, che così ce la vince
qualcun altro. Io sull’aggiudicazione di questa gara io ti do
x, farò un contrattino con il quale dico: facciamo una consulenza di ottantamila euro all’anno, dieci fatture in modo che
nessuno dice niente e siamo tutti belli e apposto.”.18 Non
solo i politici, anche dirigenti delle strutture sanitarie erano
stati messi a libro paga, come nel caso descritto: “la propria
funzione di dirigente pubblico preposto anche alla vigilanza
della corretta gestione dei centri, è totalmente svilita ed assoggettata a favore del pressoché quotidiano interessamento e intervento in via riservata al fine di favorire [l’imprenditrice], mettendola al corrente di informazioni riservate,
concordando con la stessa condotte e strategie da tenere
nell’ambito della gestione dei centri e scagliandosi contro i
suoi più solerti colleghi”.19
Contro la logica dell’emergenza
Nel dibattito pubblico sulle esigenze di ricostruzione economica e sociale post-coronavirus si è consolidato una sorta
di mantra emergenzialista che ha nel “modello ponte di
Genova” il proprio ossessivo termine di riferimento. Secondo questa prospettiva, l’ingente ammontare di investimenti
18
La Repubblica, 17 febbraio 2016, in
https://www.repubblica.it/cronaca/2016/02/17/news/la_spectre_della_sanita_lombarda_consigliere_a_libro_paga_della_zarina_tu_hai_pezzi_da_500_euro_in_soffitta_-133593112/.
19
Corriere della Sera, 17 febbraio 2016, in https://milano.corriere.it/cronaca/cards/scandalo-sanita-intercettazioni-pianto-dirigente-l-assunzione-figlio/paolacanegrati-mandrake-sanita_principale.shtml.
36
pubblici – a partire da una quota cospicua dei 209 miliardi
di euro destinati all’Italia dal Recovery Fund europeo – che
dovrebbe favorire la “ripartenza” del motore imballato del
sistema amministrativo e produttivo andrebbe governata
secondo un modello di gestione straordinaria, ossia “in deroga a tutte le norme e le disposizioni vigenti”. Negli appalti,
in particolare, si invoca il ritorno a procedure straordinarie
di gestione delle gare, di fatto identiche a quelle utilizzate
dalla cosiddetta “cricca” della Protezione civile ed emerse
grazie a un’inchiesta giudiziaria nel 2011. Un “sistema” che
è stato così ricostruito da uno dei suoi protagonisti – l’imprenditore che “rideva del letto” la notte del terremoto in
Abruzzo pregustando gli appalti della ricostruzione – in
un’intervista:
“Il sistema Protezione civile, la deroga assoluta per ogni
appalto pubblico, inizia con il Giubileo del Duemila (…).
Nelle intenzioni pubbliche si doveva creare una macchina
che riuscisse a costruire opere in un paese in cui la burocrazia e i veti bloccano tutto, ma nel corso delle stagioni
le missioni diventano un sistema di arricchimento personale. Famelico, sfruttato a sinistra e a destra. L’ho visto con i
miei occhi, l’ho vissuto dall’interno: una montagna di denaro
pubblico per dieci stagioni è stata messa a bilancio per realizzare auditorium, stadi, caserme, svincoli e in percentuale è stata trasferita a parlamentari, ministri, sottosegretari,
magistrati contabili, funzionari della Protezione civile, alti
dirigenti delle Opere pubbliche. Nessuna istituzione, nessun
partito, tutto ad personam (…) Nelle gare bandite dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici, e in particolare quelle
della Protezione civile, non c’era notaio, non c’erano vincoli.
Tutto nella discrezione del presidente (…), poteva assegnare ottanta punti al progetto che voleva spingere. (…) Sulla
carta erano gare europee, ma tutti gli appalti erano pilotati
37
(…), il Consiglio superiore ratificava silenzioso”.20
Era il 1989 quando la Corte dei Conti lanciava un allarme - rimasto inascoltato - contro il potenziale distorsivo sui processi decisionali dell’affermarsi di una sorta di “cultura dell’emergenza”.
“Il permanere di difficoltà di gestione delle procedure e
degli apparati produce una fuga dalle regole e una ricerca
sistematica dell’eccezionalità, che si riflette nella incessante
emanazione di norme di accelerazione dei procedimenti e
nella moltiplicazione dei centri di spesa, per poi approdare sempre più spesso alle “ordinanze in deroga a qualsiasi
contraria norma”, comprese quelle di contabilità generale
dello Stato. Non è un caso quindi che negli ultimi anni alle
politiche di settore (…) si siano sostituite una molteplicità
di emergenze, collegate talora a fatti imprevedibili (eventi
sismici, calamità naturali) ma spesso a circostanze di altra
natura dove l’emergenza non può certo dirsi “sopravvenuta”: basti pensare alle infrastrutture per “Italia ‘90”, alle
opere connesse alle Celebrazioni Colombiane del 1992, all’emergenza casa e all’emergenza parcheggi nelle grandi aree
metropolitane”.21
Al contrario, la “cultura dell’emergenza” avrebbe trovano
nei decenni successivi innumerevoli predicatori, apostoli e
discepoli, rivelando tutte le sue storture. La storia italiana
dovrebbe aver insegnato che una simile tipologia di scelta
pubblica, figlia primogenita di qualsiasi emergenza vera o
fittizia, è potenzialmente criminogena, strada maestra della
corruzione e dell’infiltrazione mafiosa. Il suo esito prevedibile sono lavori pubblici, forniture e servizi di pessima qualità
assegnati a prezzi esorbitanti a imprenditori ben introdotti
nei circoli giusti – anticamere di politici e alti funzionari,
potentati locali, comitati d’affari, logge massoniche, o altri
circoli. Paradossalmente, l’ideologia sottesa a questa “cultura dell’emergenza” sbandiera la contrapposizione tra l’ottusità della burocrazia e la snellezza del “fare”. Sappiamo
però che nella desertificazione delle regole ordinarie i primi
a scendere in campo sono da sempre i più seri e competenti
professionisti dell’illegalità, meglio per loro se spalleggiati
da protettori mafiosi.
Come ogni situazione critica, anche l’emergenza postpandemia apre invece una finestra di opportunità. C’è da
chiedersi se l’attuale classe di governo saprà raccogliere la
sfida per una riforma o almeno una “selezione” semplificatrice delle norme da utilizzare in via preferenziale. Una diversa
gestione amministrativa post-emergenza è possibile, purché
si ispiri ai pilastri auspicabili di una sostanziale prevenzione della corruzione: trasparenza integrale di ogni spesa e
acquisto pubblico; utilizzo di quelle procedure e norme già
esistenti – tra cui quelle del vituperato codice degli appalti
– che già autorizzano un drastico snellimento in caso di urgenza, senza abdicare al controllo; valorizzazione ed estensione di quelle “buone pratiche”, tra cui la vigilanza collaborativa, che nel 2014 permise all’ANAC di raddrizzare in
corso d’opera gli appalti inquinati dell’Expo; rafforzamento
dei controlli successivi sulla qualità finale di lavori, servizi e
prestazioni; iniezione massiccia di competenze professionali
tecniche nella pubblica amministrazione (ingegneri, informatici, statistici, economisti, aziendalisti, etc.), che facciano da contrappeso alla cultura giuridico-formalistica oggi
dominante; rafforzamento ed estensione degli strumenti di
prevenzione diffusa e controllo sociale degli abusi di potere,
come il monitoraggio e l’accesso civico.
20
La Repubblica, 20 ottobre 2012, in
https://www.repubblica.it/politica/2012/10/20/news/piscicelli_politici_aquila44898892/?ref=search,
21
Corte dei Conti, relazione annuale al Parlamento, vol. II, Roma, 1989, p. 407
38
39
Il segno del Covid-19 negli appalti
per il materiale sanitario:
il rischio corruzione si materializza
Un recente editoriale del British Medical Journal sottolinea come l’emergenza della pandemia abbia esasperato
molte distorsioni osservabile in ambito clinico, nel peggiore
dei casi ponendo cinicamente le presunte “verità scientifiche” al soldo di interessi privati: “La scienza è stata soppressa per ottenere guadagni politici e finanziari. Il Covid-19
ha scatenato una corruzione su grande scala dannosa per
la salute pubblica. I politici e l’industria sono responsabili
di un’opportunistica appropriazione indebita. Questo vale
anche per scienziati ed esperti. La pandemia ha svelato
come il complesso medico-politico possa essere manipolato
nell’emergenza.”22 Al di là del Regno Unito, il sovraccarico
di domande e aspettative rivolte al sistema sanitario ha amplificato ovunque le criticità esistenti, e l’Italia non fa certo
eccezione. Anzi, casi di abusi, favoritismi, frodi, inefficienze,
corruzione hanno costellato le cronache degli ultimi mesi.
Un’indagine conoscitiva condotta da ANAC in relazione agli
affidamenti di forniture di dispositivi di protezione nel periodo marzo-aprile 2020 conferma a pieno la sussistenza di
criticità, sprechi, inefficienze, evidenziando come: “gli affidamenti di forniture di mascherine abbiano presentato in
circa un caso su due varie tipologie di criticità con particolare riferimento al mancato rispetto dei tempi di consegna
segnalato per circa il 25% degli affidamenti. Si registrano altrettante criticità relativamente al mancato rispetto di consegna dei quantitativi ordinati, nonché delle caratteristiche
qualitative richieste. Nel 5% dei casi si sono inoltre registrate negative verifiche del possesso dei requisiti da parte degli
22
K. Abbasi, When good science is suppressed by the medical-political complex, people die, in British Medical Journal, 13 novembre 2020, in https://www.bmj.
com/content/371/bmj.m4425.full
40
aggiudicatari. L’incidenza di tali criticità si riduce fortemente, mantenendo comunque livelli di attenzione, per le altre
categorie merceologiche constatando percentuali ridotte ad
un terzo per gli altri dispositivi di protezione individuale e
per i ventilatori polmonari per scendere a circa un sesto per
i disinfettanti e per le altre categorie merceologiche23. Le
maggiori criticità si concentrano nel mancato rispetto dei
tempi di consegna (32 su 52 segnalate), sulla qualità della
fornitura (8 su 52), sulle quantità della fornitura (7 su 52)
nonché sul mancato rispetto del possesso dei requisititi di
partecipazione (5 su 52), come mostra la tabella:
Fonte: Elaborazione Libera su dati Anac
Può l’emergenza giustificare la tolleranza diffusa da parte
degli enti pubblici di “criticità” e irregolarità, brodo di coltura di frodi e pratiche corruttive, nelle forniture ad opera
dei fornitori? Purtroppo la risposta è affermativa, secondo
quanto rileva la stessa Autorità Anticorruzione: “A fronte di
tale diffusa presenza di criticità si deve registrare soltanto
in 7 casi su 311 il ricorso all’applicazione di penali o risoluzioni contrattuali ed un solo caso di segnalazione all’ANAC
di esclusione per mancato possesso dei requisiti ovvero per
grave inadempimento”. Il calcolo è semplice, 7 casi di san23
ANAC, Indagine conoscitiva sugli affidamenti in regime emergenziale di forniture e servizi sanitari connessi al trattamento ed al contenimento dell’epidemia da COVID 19 – Report di seconda fase, 4 agosto 2020, in https://
www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/
anacdocs/Attivita/Pubblicazioni/RapportiStudi/ContrattiPubblici/IndagineCovid19.
fase2.13.08.20_.pdf.
41
zioni su 52 di anomalie, pari al 13%; 1 caso di risoluzione del
contratto su52, pari allo 2%: ciò significa che nel 85% dei
casi, pur in presenza di anomalie evidenti nelle caratteristiche o nella tempistica delle forniture da parte degli imprenditori, gli enti pubblici non sono stati in grado di rilevarle o
le hanno ignorate. Può essere solo oggetto di speculazione
in che misura la tolleranza o l’inerzia dei funzionari pubblici
alle “anomalie” nelle forniture trovi motivazioni giustificabili
pubblicamente – la condizione emergenziale, appunto – e
quanto sia invece frutto di inefficienza o di collusione sottobanco. Di certo, mostra la sussistenza di gravi carenze nel
sistema di controllo amministrativo interno agli stessi enti
pubblici, almeno in parte spiegabile dalla situazione di sovraccarico cui questi sono stati soggetti.
Di certo, nella stessa indagine conoscitiva dell’Autorità
Anticorruzione viene certificata la sussistenza di altre due
condizioni che, accanto alla debolezza dei meccanismi di
supervisione e controllo, possono rendere più allettanti le
opportunità di corruzione: l’ampiezza delle “rendite” – in
questo caso, l’esborso di prezzo superiore al valore di mercato nell’appalto – ricavabili grazie alla scelta pubblica; e il
grado di “discrezionalità” della scelta, ossia l’esercizio di un
potere arbitrario, da parte del decisore pubblico, di determinare l’identità del beneficiario e l’ammontare. Sotto entrambi questi profili la gestione emergenziale dei processi di
approvvigionamento durante la fase acuta della pandemia
ha amplificato questi fattori di rischio corruzione. Per un
verso, come mostra la tabella che segue, la quasi totalità degli oltre 52mila appalti è stato assegnato tramite procedure
ad alto contenuto discrezionale, nell’87,7% dei casi tramite
affidamento diretto.
42
Fonte: Elaborazione Libera su dati Anac
Si registra poi – vedi tabella seguente – una notevole divergenza tra le spese sanitarie proattiva (ossia direttamente
rivolta all’acquisto di dispositivi di protezione e per il contenimento del virus) pro-capite delle diverse Regioni, solo
in parte spiegabile dall’incidenza molto differenziata della
pandemia. Tra la Toscana che ha speso 78,8 euro pro-capite
al Molise che ne ha spesi solo 2,3 – ma anche con il Lazio coi
suoi 6,6 euro - c’è un vero abisso. Di certo, i 4,6 miliardi spesi solo tra marzo e aprile nella prima fase emergenziale, così
come le ingenti spese successive, hanno rappresentato per
gli operatori privati – imprenditori, importatori, fornitori,
consulenti, professionisti, mediatori, faccendieri – una grande, per molti versi irripetibile, occasione di arricchimento.
43
La tabella seguente mostra l’enorme divario tra i prezzi
minimi e massimi osservabili negli acquisti di alcuni strumenti di protezione, particolarmente marcato anche per
i prodotti caratterizzati da omogeneità qualitativa – come
guanti monouso e tipologie di mascherine. Nel caso dei
guanti, ad esempio, tra il prezzo minimo e quello massimo
la differenza è di oltre 40 volte tanto, il 4000% in più, tra
il prezzo medio e quello massimo è “solo” sei volte e mezzo, circa il 650% di differenza. Una mascherina chirurgica è
stata pagata in alcune forniture 40 centesimi, in altre 1,82
euro, in media 90 centesimi. Come osserva giustamente l’ANAC: “Tale livello di variabilità può essere, in parte, attribuibile alla crisi di mercato innescata dall’emergenza sanitaria,
durante la quale si è registrato un aumento repentino della
domanda a cui è corrisposta una difficoltà di reperimento
dei prodotti sul mercato”.24 Quale altra parte di quella “variabilità” di prezzo sia invece da imputare a inefficienza delle procedure, frodi, abusi, conflitti di interessi, inefficacia
dei controlli, corruzione, non è possibile stabilirlo. Diverse
inchieste giudiziarie hanno tuttavia cominciato a proiettare
un po’ di luce sulle modalità di gestione dell’emergenza pandemia da Covid-19 da parte dei decisori pubblici. E quanto
affiora può destare più d’una legittima preoccupazione.
Fonte: Elaborazione Libera su dati Anac
24
ANAC, Indagine conoscitiva sugli affidamenti in regime emergenziale di forniture e servizi sanitari connessi al trattamento ed al contenimento
dell’epidemia da COVID 19 – Report di seconda fase, 4 agosto 2020, p. 54.
44
La casistica di anomalie nelle forniture di materiale sanitario incappate nelle reti degli organi di controllo giudiziario
è fin d’ora piuttosto ampia. Nel dicembre 2020 un’inchiesta,
a seguito di una segnalazione della Banca d’Italia per operazioni finanziarie sospette, la Guardia di Finanza ha avviato
accertamenti in relazione a un possibile reato di “traffico
di influenze” relativo a un appalto per la fornitura di mascherine per 72 milioni di euro a un imprenditore, di cui 12
milioni sarebbero stati destinati come “commissione” a un
mediatore: “l’impressione è quella di un sottobosco di persone ben inserite nei ministeri e con conoscenze da sfruttare che hanno cercato di cavalcare l’emergenza per trasformarla nell’occasione della vita”.25 Non è che l’ultima di una
lunga serie di inchieste che negli ultimi mesi ha confermato
i timori di una vulnerabilità a frodi e corruzione delle procedure emergenziali con le quali nella fase acuta della pandemia da Covid-19 si è gestita e si va gestendo l’acquisizione
di forniture di materiale sanitario: “Intere partite reperite
nel momento peggiore della pandemia con finte fideiussioni
e vendute agli enti pubblici a costi esagerati, anche dieci,
cento volte più del valore reale. Con un esborso di soldi da
parte dello Stato per centinaia di migliaia di euro”.26 Una
decina gli indagati dalla Procura di Roma per frode in commercio, in un’inchiesta che ha già portato a sequestri di 4,8
milioni di mascherine e 26 milioni di guanti, non conformi
alle norme o con certificazione fasulla. Un imprenditore è
stato arrestato ad aprile dopo aver vinto una gara Consip di
253 milioni di euro per 24 milioni di euro di mascherine da
consegnarsi in tre giorni – ma semplicemente non erano né
sarebbero mai state nella sua disponibilità. Aveva suscitato
attenzione – e preoccupazione – ad aprile l’assegnazione a
cinque imprenditori italiani di una commessa per la produzione di mascherine, con una commessa che – a un prezzo
25
26
La Repubblica, 5 dicembre 2020
Corriere della Sera, 16 settembre 2020
45
medio unitario di 38 centesimi – prevederebbe un esborso
di 250 milioni di euro per 660 milioni di pezzi: solo due tra le
cinque imprese hanno esperienze nel campo dei dispositivi
di protezione, ma nessuna ha mai prodotto mascherine, altre sono specializzate nella produzione di pannolini e assorbenti27. Si trattava di un allarme giustificato: la via italiana
verso l’autarchia nella produzione di mascherina, lastricata
di buone intenzioni, ha condotto “all’inferno” dei possibili
abusi. Ad ottobre 2020: “documenti alla mano, si scopre che
il business viene ancora in buona parte gestito secondo una
logica dell’emergenza”, in cui centinaia di aziende hanno
ricevuto il via libera del ministero della Sanità con “un’autorizzazione in deroga rispetto alle procedure ordinarie”. E’
sufficiente un’autocertificazione accompagnata dai risultati
di alcuni test di laboratorio per poter entrare nel lucrosissimo mercato, i controlli – eventuali e infrequenti – scatteranno solo a posteriori, tanto che tra le imprese che producono
o importano mascherine, accanto a grandi gruppi industriali, si trovano “meccanici, gommisti, fabbriche di materassi
o confezioni per gioielli”.28 Ancora una volta, il potenziale
criminogeno dell’emergenza emerge in tutta evidenza.
L’importanza della trasparenza
e della “leggibilità” dei dati
I dati del rapporto di ANAC “La corruzione in Italia 20162019” denuncia che il settore più a rischio di corruzione nel
campione di 152 casi considerati è quello dei lavori pubblici,
che rappresenta il 40% degli episodi corruttivi; la sanità rappresenta il 13%, con casi che riguardano forniture di farmaci, apparecchiature mediche, strumenti medicali e servizi di
pulizia. Si tratta di una corruzione che colpisce soprattutto
le amministrazioni comunali, nel 41% dei casi, ma nel 16%
27
28
L’Espresso, 10 maggio 2020, p.28
L’Espresso, 25 ottobre 2020, p.20
46
le società partecipate e nell’11% dei casi le aziende sanitarie. Gli attori protagonisti della corruzione sono soprattutto
dirigenti amministrativi – il 22% dei casi – e funzionari e
dipendenti pubblici – anch’essi al 22% - mentre più limitato
è il ruolo e il peso degli attori politici.
Nel settore sanitario, come si è accennato, le sacche di
opacità e l’esercizio arbitrario di poteri traggono alimento
da situazioni non dichiarate e non evidenti di conflitto di
interessi, nonché da una marcata asimmetria nella distribuzione di informazioni rilevanti e competenze tra utenti,
operatori pubblici e privati. Nel settore sanitario molti – tipicamente, i soggetti più deboli ed esposti, come i malati –
conoscono poco o pochissimo, mentre pochi sanno molto, e
possono trarne vantaggio e arricchimento indebito da quelle
informazioni. Se ne evince che in questo ambito, forse ancor più che in altri, la trasparenza è essenziale, come mezzo
attraverso il quale consentire un maggior controllo a tutti i
livelli e rendere più difficili le infiltrazioni criminali. L’opacità nella gestione della spesa sanitaria, la scarsa leggibilità
dei dati, la difficile accessibilità ai risultati conseguiti sono
fattori che per un verso attenuano la responsabilità dei decisori, incoraggiando abusi, distorsioni, inefficienze, frodi,
corruzione29; per un altro, l’oscurità dei processi decisionali
tende a incrinare la fiducia dei cittadini, delegittimando così
quelle scelte.
La legge 190/12 (“Disposizioni per la prevenzione e la
repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica
amministrazione”), cosiddetta legge Severino, ha messo in
campo una serie di strumenti per rispondere al bisogno di
trasparenza. Al momento l’impegno richiesto alle aziende
sanitarie appare composto da molti adempimenti, senza
29
L. Picci e A. Vannucci, Lo zen e l’arte della lotta alla corruzione, Milano, Altreconomia, 2018.
47
che vi sia un’adeguata formazione dei responsabili per la
prevenzione della corruzione e per la trasparenza (RPCT).
Pertanto sarebbe auspicabile un’applicazione della legge
che vada oltre i formalismi e che si sostanzi nel lavoro quotidiano di coloro che prestano il proprio servizio presso un’azienda sanitaria.
Una strategia di contrasto alla corruzione che parta dalla
garanzia di accesso ai dati e dunque dalla piena trasparenza
è la prima azione concreta per prevenire l’infiltrazione della
criminalità organizzata e inizia dalla promozione fra gli operatori della percezione dei rischi che si corrono e di come il
comportamento e l’attenzione individuale li possa prevenire
efficacemente. Una trasparenza, in altri termini, che non sia
solo accumulazione spesso confusa di dati – quasi sempre
non “leggibili” né trattabili – sulle sezioni “amministrazione trasparente” degli enti pubblici, secondo un approccio
formalistico e “burocratico” ancora dominante. Al contrario,
seguendo lo spirito (e le parole) del d.lgs. n. 33 del 2013,
una trasparenza da intendersi “come accessibilità totale dei
dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni,
allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la
partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e
favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle
funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche”.
Un altro strumento potenzialmente utile richiede lo sviluppo e la condivisione di “indicatori di rischio” di anomalie nei processi decisionali, ossia “campanelli d’allarme” di
possibile spreco e corruzione. L’ANAC sta sviluppando un
approfondimento in questa direzione, anche guardando agli
scostamenti rispetto ai “prezzi di riferimento” nei diversi
ambiti di spesa pubblica. In particolare, nella relazione annuale ANAC 2016 sono presentati i risultati di una ricerca
che mostrano enormi dislivelli nel prezzo pagato – a parità
di altre condizioni – da Asl diverse per servizi di pulizia e ri-
storazione ospedaliera, arrivando alla conclusione che “laddove i contratti che presentano prezzi superiori a quelli di
riferimento si allineassero a questi ultimi, i risparmi potenziali complessivi (…) sono pari a circa 700 milioni di euro”.30
Viene segnalato, negli appalti per la pulizia in ambito sanitario, a titolo di esempio, il caso di una Asl della Campania
che ha il livello di “spesa in eccesso” più alto, pari al 135%,
ossia paga quei servizi più del doppio di quello che sarebbe
possibile affidando l’appalto secondo il prezzo di riferimento
praticabile.
L’attenzione ai rischi e la promozione di un ambiente lavorativo “immune” dalle tossine della corruzione e trasparente, sono i presupposti per evitare che si sviluppino episodi di cattiva amministrazione o maladministration, prassi
che diventano terreno fertile per lo sviluppo di pratiche corruttive e per l’infiltrazione criminale.
L’ambito sanitario infatti rappresenta uno spazio vulnerabile a condizioni di debolezza che diventano varchi per
le pratiche di corruzione e l’ingresso delle mafie. Si tratta
di elementi che possono in larga parte essere ricondotti
alla cattiva gestione, talvolta frutto di inefficienze amministrative, talvolta segnale della presenza di emissari della
criminalità all’interno della macchina amministrativa. Lo
dimostrano le numerose inchieste che hanno condotto allo
scioglimento di sette ASL per infiltrazione mafiosa. Si tratta
di provvedimenti ai quali si è arrivati dopo un’azione ispettiva cha ha messo in luce i meccanismi che generano cattiva
amministrazione. Come si osserva nella relazione 2019 della
Commissione antimafia: “Disordine amministrativo, mancanza di atti regolamentari, instabilità dei vertici, assenza
di meritocrazia, abnorme contenzioso legale, bassa qualificazione professionale, dimensione dei debiti fuori bilancio,
48
49
30
ANAC, Relazione annuale al Parlamento 2016, Roma, 16 luglio
2017, pp. 163-4, in https://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/Pubblicazioni/RelazioniAnnuali/2017/rel.
anac.2016.doc.06.07.2017_.pdf
sono tutti fenomeni che possono essere considerati indicatori di inefficienza e al contempo di grave rischio di infiltrazioni criminali”, del resto questi fattori costituiscono anche
un lasciapassare per corrotti e corruttori.31
Ne consegue che è a partire dalla prevenzione, da una
pratica paziente e tenace di diffusione di valori e modelli
etici, di saldarsi di “comunità civiche” in grado di esercitare,
nei diversi contesti lavorativi e professionali, strumenti di
controllo e monitoraggio dell’erogazione di servizi pubblici,
puntando a un’amministrazione di qualità e capace di farsi
carico di domande, aspettative e diritti dei cittadini, che si
possono contrastare tanto gli abusi di potere che la corruzione e le infiltrazioni mafiose.
In Italia, al contrario, il minimo comun denominatore dei
principali interventi di contrasto alla corruzione, dalla legge
190 del 2012 alla legge 3 del 2019, cosiddetta “spazzacorrotti”, è stato la miope prospettiva dell’inasprimento delle
pene. I promotori si sono affidati per un verso all’effettoannuncio dei provvedimenti, generando aspettative che, se
deluse, rischiano di alimentare ulteriore distacco e disincanto; per un altro verso, ci si è concentrati sull’arma della
deterrenza conseguente il timore della pena, trascurando la
scarsa probabilità che i procedimenti penali vadano in porto – sia a causa dell’intreccio tra prescrizione incombente e
vischiosità delle procedure giudiziarie, che delle sofisticate
e più elusive tecniche di corruzione apprese dai protagonisti
dell’illecito.
Ma l’arma del contrasto penale sconta un limite insuperabile: trascura gli innumerevoli altri abusi “legittimi” di potere pubblico – fino alle forme di “corruzione legalizzata”,
in cui le leggi non sono violate, ma piegate a vantaggio di
oligarchie corrotte – che generano cattiva amministrazione
e sfiducia.
Il ruolo dei cittadini:
tra segnalazioni e monitoraggio civico
La normativa 190 del 2012 relativa alla prevenzione della
corruzione, e ancor più il decreto attuativo 97 del 2016, affida espressamente a tutte e tutti i cittadini il compito di un
“controllo diffuso” sull’operato delle Amministrazioni pubbliche. Per dirla in altre parole, è la stessa legge che rende
tutti compartecipi della tutela del bene comune.
Inoltre con la legge n.179/2017 sono state introdotte nuove tutele per i whistleblower, i soggetti che volontariamente segnalano un illecito, in particolare nel settore pubblico.
ANAC, nei primi sei mesi del 2019, ne ha ricevute oltre 430,
di cui 35, l’8%, si riferisce al settore sanitario32 . E a ricevere
segnalazioni è anche Transparency Italia, che con il servizio Allerta Anticorruzione (ALAC) che nel 2019 ha ricevuto
13 segnalazioni sul settore sanità: tra queste si è registrato
il caso di una struttura ospedaliera costretta a ritirare una
fornitura di dispositivi di protezione individuale non certificati e quindi non adeguati alla tutela del personale sanitario,
grazie a una segnalazione fatta da un dipendente con il supporto di Transparency Italia33 .
Tra le tipologie di illeciti segnalati ce ne sono alcune ricorrenti: nomine irregolari, malagestione di reparti ospedalieri o strutture distaccate, appalti irregolari, “malasanità”,
favori ai pazienti da parte dei medici, false invalidità, ospedalizzazioni irregolari, favori elettorali in cambio di prestazioni mediche.
Anche Libera ha raccolto attraverso il suo servizio telefonico Linea Libera numerose segnalazioni sul tema corruzione: alcuni accompagnamenti alla denuncia e segnalazioni di
31
Commissione Parlamentare Antimafia, Relazione Conclusiva, 7 febbraio 2018, Doc. XXIII, n.38, p. 196, in http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/
BGT/1066861.pdf.
32
Si legga il rapporto Anac reperibile al sito
http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Comunicazione/Eventi/2019/Anac.4.Rapporto.WB.pdf
33
Si legga il rapporto sul whistleblowing 2019, reperibile sul sito https://
www.transparency.it/images/pdf_pubblicazioni/report-whistleblowing-2019.pdf
50
51
malasanità. Complessivamente le telefonate che riguardano
la sanità sono state circa il 50%.
Libera, assieme al Gruppo Abele e per tramite del progetto Common - comunità monitoranti, ha da oltre 5 anni,
portato avanti un continuo lavoro di empowerment e accompagnamento dei coordinamenti territoriali. Espressioni
come “monitoraggio civico fondato sulle comunità”, “ruolo
dei territori nell’esercizio del diritto di sapere”, “vigilanza
dal basso”, “dati aperti”, “accesso civico” e “FOIA” sono entrate nel vocabolario e nella cassetta degli attrezzi di presidi, coordinamenti e reti associative.
Anche la salute, certamente tra le espressioni più luminose di bene comune, è monitorabile. O meglio: come cittadinanza, si può vigilare su come la macchina pubblica che
garantisce la salute di tutte e tutti spende, si organizza e
prende le decisioni, che siano tempi di ordinaria amministrazione o di crisi ed emergenza, come nel caso della COVID-19.
Dall’inizio della pandemia ad oggi, il sito dell’Autorità nazionale anticorruzione ANAC, organo competente anche in
merito ai temi della trasparenza, ci informa che, alla data del
17 novembre 2020, sono stati messi a bando per affrontare
la crisi sanitaria COVID-19 oltre 14 miliardi di euro. Sono
soldi spesi per l’acquisto massiccio di servizi e forniture,
dalle mascherine ai banchi di scuola, attraverso procedure
straordinarie.
non se ne ha traccia, nonostante la normativa relativa alla
trasparenza amministrativa, il decreto 33 del 2013 (e successive modifiche) non a caso applicativo della Legge sulla
prevenzione della corruzione 190 del 2012, affidi alla cittadinanza la responsabilità del “controllo diffuso”. Controllo e
compartecipazione che, senza dati, risulta impossibile.
Questi dati, incrociati anche con altre fonti come quelle
delle stazioni appaltanti, sono stati ripresi dalla Fondazione
Openpolis, che li ha organizzati nelle forme di un portale
della trasparenza anche al fine di renderli maggiormente
comprensibili a tutti: https://bandicovid.openpolis.it/
La stessa fondazione ha inaugurato una stagione di confronto e dialogo, utile ad avere proprio i dati mancanti, con
le stazioni appaltanti maggioritarie e chi le rappresenta, in
primis Domenico Arcuri in quanto Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19.
La trasparenza o è integrale o non è trasparenza. Significa che o abbiamo dati completi, continuamente aggiornati
e fruibili a tutti, oppure ogni dato è inutile. Significa anche
che l’intero Paese e chi lo rappresenta in questo momento
complesso di cui siamo consapevoli, di fronte a una sfida
come quella della gestione sanitaria, è chiamato a fare di
tutto per essere trasparente, senza porre il tema agli ultimi
posti dell’agenda degli impegni.
Gli stessi dati Anac ci informano però che a fronte di questi 14,13 miliardi, le stazioni appaltanti hanno comunicato
soltanto importi aggiudicati per 5,55 miliardi di euro.
Significa che per oltre il 60% (esattamente, il 61% del
totale) non si sa nulla. Non si sa cioè se siano stati erogati
o meno, in che forme, per farci che cosa. In poche parole,
Al sito https://bandicovid.openpolis.it/ è possibile, cliccando sulle specifiche regioni, avere contezza del quadro
costantemente aggiornato. Si riportano i dati per come al 17
novembre 2020, ricordando che si tratta di quelli che l’Anac
mette a disposizione e che, via via, le stazioni appaltanti,
52
53
mettono online in formati aperti che possono essere automaticamente elaborati.
Di seguito la situazione dei fondi suddivisa per regioni:
sono solo due le regioni nelle quali si ha una conoscenza
più diffusa della spesa (Emilia Romagna al 51% e Toscana
al 54%), mentre tutte le altre hanno dati molto bassi, con il
picco della Liguria (3%) e Sardegna (7%).
La corruzione
nel sistema sanitario:
esperienze e percezioni
in prospettiva europea
”
Tra Istat e Eurobarometro:
la fotografia degli italiani
Fonte: Elaborazione Libera su dati Anac e Openpolis
Un ampio sondaggio Istat su “La corruzione in Italia” realizzato nel 2017 ha fornito una precisa fotografia dei principali
settori di attività pubblica nei quali si manifestano forme di
“corruzione spicciola”: se nel complesso il 7,9% delle famiglie ha conosciuto almeno una richiesta di denaro (o favori) in cambio di servizi pubblici nel corso della vita (il 2,7%
negli ultimi tre anni, l’1,2% nell’ultimo anno), quello della
sanità è un settore particolarmente interessato (si veda la
tabella seguente)1. Se infatti nel corso della vita “solo” il
2,4% delle famiglie ha conosciuto fenomeni di corruzione
in ambito sanitario (il quarto settore per diffusione, dopo
lavoro, giustizia e assistenza), quanto più l’arco temporale
di riferimento si restringe tanto più la sanità vede crescere
la rilevanza delle richieste di denaro, favori e regali per gli
utenti dei servizi: negli ultimi tre anni tale esperienza avrebbe toccato l’1,2% delle famiglie (seconda solo all’assisten1
Istat, La corruzione in Italia: il punto di vista delle famiglie, 12 ottobre 2017, in
https://www.istat.it/it/files/2017/10/La-corruzione-in-Italia.pdf.
54
55
za), e soltanto nell’ultimo anno lo 0,5%.
Più in dettaglio, nel sondaggio si rileva che “sempre sul
fronte sanità, il 9,7% delle famiglie (5,5% negli ultimi 3
anni) ha ricevuto la richiesta di fare, per un suo componente, una visita a pagamento nello studio privato del medico
prima di accedere al servizio pubblico per essere curati (ad
esempio prima di un intervento chirurgico, un parto, o per
esami specialistici). Sebbene questi casi non rappresentino nella definizione giuridica italiana circostanze di vera e
propria corruzione, sono però rappresentativi di situazioni
in cui per avere un servizio pubblicamente disponibile in
realtà si è indotti a “pagare”, senza contare che, a livello internazionale, sono parte della “corruption” in senso esteso”.
Un “malcostume” che – dunque – assume caratteristiche di
massa, avendo coinvolto oltre 5 milioni di cittadini.
L’Istat offre anche una mappa approssimativa della diffusione a livello territoriale: “La corruzione in sanità è più
frequente in Abruzzo (4,7%) e in Campania (4,1%). A tale
proposito la richiesta di effettuare una visita privata prima
del trattamento nella struttura pubblica è elevata in Puglia (20,7%), Basilicata (18,5%), Sicilia (16,1%) e Lazio
(14,4%)”. Guardando alle macro-aree, emerge con chiarezza una maggiore vulnerabilità del centro-sud alla pratica
della corruzione, che si può ipotizzare correlata a una minore efficienza (tempi più lunghi di attesa, etc.) dei servizi,
che aumenta la domanda di un trattamento preferenziale.
In ambito sanitario hanno conosciuto richieste di denaro,
favori e regali in cambio di prestazioni l’1% dei componenti
di famiglie del nord-ovest – percentuale più bassa in assoluto – contro il 2,1% di quelle del nord-est, il 2,6% del centro,
per salire al 3,2% delle isole, fino al 3,6% del sud.
Guardando agli attori della corruzione, “in sanità la richiesta di denaro o altri beni è avvenuta da parte di un medico
nel 69% dei casi (da un primario di medicina nel 20,2%),
da un infermiere nel 10,9% o da altro personale sanitario
nel 19,6% dei casi, mentre per un altro 11,1% si è trattato
di figure professionali non sanitarie”. La contropartita dello
“scambio occulto” in ambito sanitario è stata il denaro – la
vera e propria “bustarella” – nella grande maggioranza dei
casi, pari al 61,2%, ma anche un regalo nell’8,5%, un favore
nell’8,9%, e addirittura una prestazione sessuale in una quota tutt’altro che irrilevante, pari al 5,1%.
Da ultimo – e non appaia consolante – l’82,8% delle famiglie che hanno “retribuito” indebitamente medici o personale infermieristico affermano che “aver pagato sia stato utile
per ottenere quanto desiderato”. Questo vale a dimostrare
come la pratica della corruzione in ambito sanitario risulta
quasi sempre “efficiente” per i suoi protagonisti, ossia capace di soddisfare le legittime aspettative di cittadini bisognosi di cure e assistenza medica soltanto trasformandoli in
favori, relegandoli nel dominio della “disponibilità a pagare”
e del mercato, e sottraendoli così alla tutela universale e imparziale di diritti fondamentali che dovrebbe essere assicurata dallo stato di diritto. Per questa via, inefficienze, storture, e abusi derivanti da un simile trattamento differenziato
accentuano le diseguaglianze sociali, ricadendo soprattutto
sulle categorie più deboli della popolazione, prive delle risorse economiche e relazionali necessarie ad avere accesso
quei circuiti di scambio costruiti su favoritismi, clientele,
corruzione.
56
57
Private companies
Officials issuing business permits
Banks and financial institutions
The healthcare system
Police, customs
Tax authorities
The Courts (tribunals)
Public prosecution service
Social security and welfare authorities
The education sector
In (OUR COUNTRY), do you think that the giving and taking of bribes and the abuse of power for
personal gain are widespread among any of the following? (MULTIPLE ANSWERS POSSIBLE)
(%)
Inspectors (health and safety, construction, labour,
food quality, sanitary control and licensing)
Un altro recente sondaggio di Eurobarometro su “Corruption”, anch’esso effettuato nel 2017, ci permette di inquadrare
il caso italiano in una cornice europea2. In termini generali, tangenti e abusi di potere vengono percepiti dai cittadini italiani
particolarmente diffusi nei partiti (66%), nella classe politica
(60%), tra i funzionari che assegnano appalti o permessi edilizi
(55%). Come mostra la tabella che segue, una quota significativa di cittadini italiani, pari al 45%, ritiene però la corruzione
sia pervasiva anche all’interno del sistema sanitario nazionale,
un livello significativamente superiore alla media dei paesi UE
(31%).
QB7
Officials issuing building permits
(*) dato con errore campionario superiore al 35%
Report
Report
Officials awarding public tenders
Fonte: Istat
Special Eurobarometer 470
October 2017
October 2017
Political parties
cevuto richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di favori
o servizi, per tipo di settore, nel corso della vita, negli ultimi 3 anni
e negli ultimi 12 mesi. Anno 2016, valori in migliaia e percentuali
Corruption
Politicians at national, regional or local level
PROSPETTO 1. Famiglie in cui almeno un componente ha ri-
EU28
56
53
43
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40
34
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33
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19
16
BE
BG
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14
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32
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29
5
12
10
1st MOST FREQUENTLY MENTIONED ITEM
2nd MOST FREQUENTLY MENTIONED ITEM
3rd MOST FREQUENTLY MENTIONED ITEM
Base: all respondents (N=28,080)
23
2
European Commission, Special Eurobarometer 470, Corruption, Ottobre
2017, in https://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/ResultDoc/
download/DocumentKy/81007
58
Fonte: Eurobarometro
59
(October 2017 - February-March 2013)
Base: respondents who had contact with public healthcare sector in the last 12 months (N=2178921,789)
Respondents in NMS13 countries (9%) are more likely than those in EU15 countries (3%) to say
that they Quando
had to give dalle
an extra
payment or valuable
gift alle
to a nurse
or doctor, personali
or make a donation
to
percezioni
si passa
esperienze
il
the hospital.
dato comparato migliora leggermente. Come mostra la tabella
Theresuccessiva,
are variations atlacountry
level,
in all
cases noche
morehanno
than a fifth
of thosefare
polled give
quota
di although
cittadini
italiani
dovuto
this answer. In Romania (19%) and Hungary (17%) just under a fifth say they had to make an extra
extra-pagamenti
indebiti
od
offrire
regali
di
valore
a
personale
payment on top of the standard fees, as do over one in ten of those polled in Lithuania (12%) and
medico
o infermieristico
per four
avere
le prestazioni
limi-give this
Greece
(13%). However,
in all but four these
countries
no more thandovute
one in tensi(10%)
ta aand
unin4%,
identico
europea.do.
response,
20 cases
no morealla
thanmedia
5% of respondents
di potere pubblico per fini privati – ossia la richiesta da parte
del personale medico di ricorrere preliminarmente a prestazioni private come condizione per poter accedere al servizio
pubblico. Si tratta di una “cattiva pratica” sperimentata da ben
il 27% dei cittadini che hanno risposto affermativamente a domande
di pagamenti indebiti, percentuale ben superiore alla
Corruption
Eurobarometer
470
media
europea e notevolmente in Special
crescita
rispetto
alla rilevaOctober 2017
zione di soli 4 anni prima.
Tables
QB3
Which of the following describe what happened? (MULTIPLE ANSWERS POSSIBLE)
(%)
Andando più nello specifico, il tipo di richieste indebite che
può essere formulato dagli operatori sanitari ai cittadini italiani
che hanno assecondato tali richieste assume forme diverse, a
volte piuttosto sfuggenti. Come mostra la tabella che segue,
tra chi ha avuto esperienze di85quel tipo pagamenti o regali di
valore, sono stati dati in anticipo rispetto alle cure/prestazioni
nel 3% dei casi, oppure dopo le cure nel 17% dei casi, perché i pazienti “sentivano” di doverlo fare – subendo così una
sorta di “pressione ambientale” al compenso informale e non
dovuto. Ma nell’11% dei casi i soldi o i regali sono stati offerti
dietro esplicita richiesta di medici o personale infermieristico, nel 15% questi ultimi si attendevano tale compenso come
parte della “procedura”. Per quanto preoccupanti, questi dati
mostrano comunque una realtà presente in misura inferiore o
analoga alla media dei paesi UE, e in calo rispetto a un analogo
sondaggio del 2013. Più preoccupante risulta invece il dato relativo a una forma specifica ed estremamente diffusa di abuso
Diff. EB88.2
- EB79.1
EB88.2
Diff. EB88.2
- EB79.1
EB88.2
You were asked to go for
a private consultation in order
to be treated in a public hospital
EB88.2
Diff. EB88.2
- EB79.1
Diff. EB88.2
- EB79.1
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0
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27
10
Fonte: Eurobarometro
T3
60
The doctor/ nurse expected
an extra payment or a valuable gift
following the procedure
EB88.2
The doctor/ nurse requested
an extra payment or
a valuable gift in advance
Diff. EB88.2
- EB79.1
EU28
Base: respondents who had contact with public healthcare sector in the last 12 months (N=21,789)
Fonte: Eurobarometro
You felt that you had to give
an extra payment or a valuable gift and
you did so after the care was given
EB88.2
You felt that you had to give
an extra payment or a valuable gift and
you did so before the care was given
(IF 'EXTRA PAYMENT', CODE 1 IN QB2)
61
Il Covid alimenta la Corruzione:
la ricerca Demos e Libera
Nel novembre 2020 Libera e Demos hanno condotto un’indagine sulla percezione delle mafie e della corruzione, anche
alla luce dell’emergere della pandemia.
L’indagine è stata condotta con metodo MIXED MODE (Cati
- Cami - Cawi), tra il 10 e il 13 novembre 2020.
Il campione, composto da 995 persone, è rappresentativo
della popolazione italiana con 18 anni e oltre, per genere, età,
titolo di studio e area, ed è stato ponderato in base alle variabili
socio-demografiche (con un margine di errore pari a 3.1 %).
Dal report dell’indagine, pubblichiamo qui alcune domande
inerenti al tema del dossier.
Le tabelle illustrano le risposte in senso assoluto e i risultati
riletti alla luce del profilo sociodemografico e del profilo politico.
spetto alla collocazione geografica, sono in prevalenza del Nord
Est (83%) e del Sud/isole (84%). Si tratta in prevalenza di persone che si collocano nel centro destra, con un picco di preferenze per la Lega (95%). Un’altra larga fetta dichiara di votare
il Movimento 5 stelle (88%).
Solo il 17% ritiene che la corruzione non sia lo specchio della società, con ciò ritenendo tali pratiche espressione di una
minoranza di politici ed esponenti della classe dirigente inclini
alla corruzione, in quanto slegati dai valori sociali prevalenti
nella popolazione. Tra questi prevalgono le persone che hanno
più di 55 anni, i pensionati, coloro che hanno un titolo di studio
più basso.
La prima domanda è un contenitore di opinioni su temi di
attualità, che traccia un perimetro ampio nel quale possiamo
trovare anche la corruzione.
Di particolare interesse sono infatti, stante il tema dell’approfondimento, alcune delle risposte raccolte.
Nel primo caso ‘la corruzione in politica è lo specchio della
società italiana’ si vede una schiacciante prevalenza di ‘molto e
moltissimo’, opinione che arriva all’81%, e che ci suggerisce la
sussistenza di una importante identificazione della società quale fattore facilitante il diffondersi delle pratiche corruttive. Si
tratta di una prospettiva non scontata, in quanto contrastante
con la visione auto-autoassolutoria che spesso ha visto – specie
in occasione dei principali scandali, da “mani pulite” in poi –
una sedicente società civile “onesta” indignarsi e contrapporsi
di fronte all’evidenza delle malefatte della società politica “corrotta”. Al contrario, riconoscere il coinvolgimento degli stessi
attori sociali ed economici nelle degenerazioni della sfera politica implica un’assunzione di responsabilità e uno sforzo di
comprensione che rappresentano la premessa per qualsiasi
possibile iniziativa di mobilitazione e di controllo diffuso di tali
“cattive pratiche”. Guardando al profilo sociodemografico, sono
soprattutto gli uomini a pensarla così, con una prevalenza tra
le persone più giovani, dai giovanissimi fino alla mezza età. Ri-
Tra i temi proposti con questa domanda, è interessante qui
sottolineare le prese di posizione rispetto all’idea che ‘Con l’emergenza Covid-19 la corruzione in Italia si sta diffondendo ancora di più’. In questo caso – pur essendo le risposte affermative anche in questo caso largamente prevalenti, per un totale
del 71% – rispetto al caso precedente i valori sono più bassi: si
passa al 19% di intervistati che si ritengono ‘moltissimo’ d’accordo (sulla precedente era il 31%) e il 52% dichiara ‘molto’
(prima 50%), In questo caso dal punto di vista demografico
non si assiste a una curva discendente rispetto all’età, come in
precedenza, ma le percentuali sono alternate tra tutte le fasce
d’età, con una prevalenza tra i più giovani (18-24) che sono
d’accordo con quest’opinione (82%). Tra le professioni, spicca
una prevalenza di casalinghe (82%) e operai (79%), mentre
come area geografica la maggioranza dei soggetti preoccupati è
del Nord Est (78%). Anche in questo caso sono il centro destra
(76%) e la destra (81%) a essere maggiormente indicati come
aree di auto-collocazione politica, con prevalenza per la Lega
(88%) e Forza Italia (79%). Il potenziale nesso tra rischio corruzione ed emergenza Covid, in altri termini, sembra soggetto
a una tendenziale “politicizzazione”, in quanto enfatizzato maggiormente da simpatizzanti di quelle forze politiche che attualmente si collocano all’opposizione. Si può ipotizzare, in altre
parole, che presso una quota di questi elettori che si identificano con le forze di opposizione politica questo orientamento,
più che una reale preoccupazione di carattere generale, rifletta
una sfiducia selettivamente indirizzata verso decisori pubblici
espressione della maggioranza.
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Le opinioni più specifiche, relative invece agli aiuti di governo e al loro essere possibile legame con la corruzione, nelle due
variabili ‘Gli aiuti economici del governo destinati alle imprese
e all’economia in crisi a causa del Covid-19 stanno favorendo la
corruzione’ e ‘Gli aiuti economici del governo destinati alle persone in difficoltà a causa del Covid-19 sono un veicolo di corruzione’ riscuotono minor consenso. Nel primo caso si arriva al
55% tra i moltissimo (10%) e i molto (45%) mentre nel secondo il totale è 47% (9% moltissimo e 38% molto). Il timore che
la gestione dei fondi si associa alla corruzione, in altre parole,
tende a decrescere quanto più ci si aspetta che a beneficiarne
siano singoli cittadini o imprenditori, in virtù di aiuti economici
e sussidi – sembra prevalere il timore per l’espandersi di una
corruzione di alto profilo, quella che investe l’allocazione di risorse per grandi opere e appalti, piuttosto che della “corruzione di piccolo cabotaggio”. Pur con le dovute distinzioni, anche
su queste due opinioni si registra una maggiore adesione dei
più giovani, con una curva che tende a scendere dalla mezza
età in avanti e, guardando al profilo lavorativo si nota una netta
prevalenza di disoccupati e casalinghe. Non si notano invece
particolari distinzioni sul piano geografico. Rispetto al profilo
politico, anche in questo caso prevale l’autocollocazione nel
centro destra o destra, con una forte prevalenza di intenzione
di voto per la Lega e Forza Italia.
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Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
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Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
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Un’altra domanda che riportiamo dell’indagine è quella che
poneva alcune misure, politiche o governative, legate alla lotta
alle mafie e alla corruzione, domandando agli intervistati quando positivamente le valutassero, in una scala da 1 a 10.
Polarizzando le opinioni, possiamo fornire un dato aggregato
tra coloro che hanno dato un giudizio tra 1 e 5 (dunque negativo) e coloro che hanno dato un giudizio tra 6 e 10 (dunque positivo). In questo caso ci interessa esaminare la terza variabile
proposta, vale a dire la richiesta relativa al giudizio inerente ‘il
Governo nella lotta alla corruzione’. Tra 1 e 5 si colloca il 57%
dei partecipanti, con una netta prevalenza della posizione mediana, il 5, che arriva al 23%. Tra 6 e 10, ovvero con un giudizio
sostanzialmente positivo (o quantomeno sufficiente) invece
troviamo il 41%, con una parabola discendente dal 6 (15%) al
10 (4%). Interessante notare che la stessa domanda, posta 5
anni prima (Governo Renzi) vedeva una sommatoria dei giudizi
tra 6 e 10 pari al 32%, dunque 9 punti percentuali in meno
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rispetto al risultato attuale. Un dato che corrobora, a livello di
opinioni diffuse nella popolazione, le “percezioni” degli esperti
certificate dal Corruption Perception Index elaborato annualmente da Transparency International; sia in termini assoluti
che relativi, l’Italia vede da alcuni anni un lieve miglioramento
della propria posizione.
In questo caso sono prevalentemente le fasce d’età più
avanzate a esprimere opinioni positive, con una maggioranza
tra le donne (44% vs 36%), con una netta prevalenza di studenti e casalinghe (45 e 46%). Incuriosisce il rilevante divario territoriale: infatti il nord est si ferma al 22%, dimostrando
poco favore verso l’azione dell’esecutivo in campo di lotta alla
corruzione, mentre il sud e le isole arrivano al 47% - forse in
relazione alla residenza prevalente di elettori con preferenze
politiche tali da guardare con maggiore o minore favore ai “successi” dell’esecutivo nella lotta alla corruzione. Non sorprende
infatti che siano coloro che si collocano a sinistra o nel centro
sinistra a prevalere (54 e 51%), con la maggioranza di elettori
del Partito Democratico (56%) e Movimento 5 stelle (72%) ad
avere un’opinione più favorevole, a conferma di come anche il
tema dell’anticorruzione – e della sua efficacia – non sia frutto
di un giudizio “freddo”, ma appaia significativamente associato
all’orientamento politico degli intervistati.
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
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Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
Un’altra domanda del sondaggio Demos - Libera chiedeva
agli intervistati di localizzare dove fosse maggiormente diffusa
la corruzione, tra nove possibili attività, scegliendo tra ‘molto
diffusa’ e ‘riguarda solo casi isolati’.
In questo caso la prevalenza delle grandi opere è netta e
arriva all’85%, un dato prevedibile visto il cospicuo numero di
inchieste giudiziarie e il risalto mediatico degli scandali relativi
a questo settore. La domanda nella quale si fa menzione della
sanità, nel novero dei servizi, totalizza il 65% di risposte “molto
diffusa”. Si nota una distinzione tra politica nazionale, considerata più assoggettabile allo scambio corruttivo (74%) e quella
locale, considerata meno suscettibile (62%), un dato coerente
con quanto emerge anche da simili rilevazioni di Eurobarometro: quanto più i decisori politici sono “lontani” dal territorio,
tanto più si allentano i controlli, e aumenta la percezione di una
possibile corruzione.
Confrontando il dato odierno con la rilevazione condotta da
Demos per l’Atlante politico del 2010, si nota che la forbice tra
politica nazionale e locale era già presente dieci anni fa, con un
divario ancora maggiore tra nazionale (69%) e locale (51%). I
18 punti percentuali del 2010 si sono ridotti a 12 punti nel 2020,
ed entrambe le variabili sono cresciute, segno di una percezione
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di maggior corruttibilità dei politici, a tutti i livelli.
Nella rilevazione del 2010 è altresì ravvisabile la variabile legata alle grandi opere e alla protezione civile: in questo caso la
distanza tra le due indagini è di 34 punti percentuali, perché nel
2010 si arriva al 51%, contro il già citato 85% del 2020. Dato curioso se si pensa che la precedente inchiesta era stata condotta
pochi giorni dopo lo scoppio dello scandalo della ‘cricca della
protezione civile’, indagine importante che avrebbe potuto condizionare la percezione rispetto alla diffusione della corruzione
in quell’ambiente. Nella risposta del 2020 potrebbero aver avuto
un peso alcune inchieste degli ultimi anni, come quella legata
al Mose, indagini che hanno mostrato la debolezza del sistema
appaltante e la sua permeabilità agli scambi corruttivi.
Rispetto alla corruzione nel campo dei servizi tra i quali la
sanità, si nota una prevalente adesione delle fasce anagrafiche
centrali, tra i 25 e i 55 anni, che si distaccano fortemente dalla
media. Non vi sono rilevanti connotazioni professionali, mentre
a prevalere geograficamente nella preoccupazione sulla diffusione della corruzione in sanità è il sud con le isole (70% contro
65% della media nazionale). Omogeneità si riscontra nell’autocollocazione politica, dove a livello partitico la prevalenza è di
simpatizzanti della Lega (72%) e di Forza Italia (74%).
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
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Dati in ordine decrescente in base
alla modalità di risposta MOLTO DIFFUSA
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
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pubblica”, che si rispecchia nelle proposte programmatiche dei
corrispondenti partiti: i simpatizzanti di sinistra ritengono che
i fenomeni siano ‘molto’ correlati nel 50% dei casi, a fronte del
38 di media. Il 45% dichiara di votare Partito Democratico.
Se si guarda però al dato aggregato dei ‘molto’ più ‘abbastanza’, gli elettori della Lega e del Movimento 5stelle hanno
percentuali importanti: 88% e 87% contro l’82% di media. Da
ciò si evince che non sussiste una chiara polarizzazione politica
su questa opinione e che, tolti gli elettori di Forza Italia e quelli
di Fratelli d’Italia (che sono maggiormente presenti sulla posizione definita ‘poco’, con una percentuale del 20% a fronte del
14% di media) tutti e tre i poli partitici sono ampiamente rappresentati: l’opinione che vi sia stato un legame tra pratiche di
corruzione ed efficienza sanitaria nel fronteggiare l’emergenza
coronavirus sembra avere un fondamento bipartisan.
L’ultima domanda è quella che sottolinea la correlazione tra
pratiche di corruzione e efficienza sanitaria nel fronteggiare l’emergenza del Coronavirus. In questo caso, forte probabilmente
anche di una nuova recrudescenza del virus nel mese di novembre 2020 (la cd. ‘seconda ondata’) è il 38% ha ritenuto
che i due fenomeni siano ‘molto’ correlati, seguito dal 44% che
li ritiene ‘abbastanza correlati’. Il totale dei due giudizi totalizza
l’82%, un dato significativo. In particolare il ‘molto’ prevale nella fascia tra i 55 e i 64 anni (80% a fronte di una media di 38),
mentre i più giovani si dimostrano più moderati, scegliendo ‘abbastanza’ nel 60% tra coloro che hanno tra i 18 e i 24 anni, dei
casi a fronte della media di 44%.
È la zona del Nord Est quella nella quale si ritiene che vi sia
minore correlazione tra corruzione e efficienza sanitaria nella
gestione dell’emergenza: qui è il 18% afferma che il legame sia
‘poco’ significativo, a fronte di una media nazionale del 14.
Rispetto alla collocazione politica, gli elettori di Forza Italia
sono quelli che con maggior enfasi negano che vi sia un collegamento: il 14% sceglie ‘per niente’ a fronte di una media
nazionale del 2, con quindi 12 punti percentuali di scarto. I più
convinti del legame sono gli elettori della sinistra, a conferma
di una loro maggiore attenzione verso l’efficienza della “sanità
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Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
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Corruzione in sanità:
l’inchiesta degli studenti di medicina
del SISM
L’ultima parte del dossier è dedicata al questionario anonimo “Corruzione in Sanità” promosso dallo Small Working Group
“Mafia e Corruzione in Sanità” del SISM – Segretariato Italiano
Studenti in Medicina – APS. L’inchiesta è stata rivolta a studenti
e neolaureati in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Professioni Sanitarie. La sua diffusione online è avvenuta dal 23 Ottobre
al 3 dicembre 2020 in varie università italiane grazie al lavoro
dei volontari del SISM tramite condivisione del relativo link al
modulo Google.
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
Il Segretariato Italiano Studenti in Medicina (SISM) è una libera Associazione di Promozione Sociale apartitica, aconfessionale, non lucrativa, che rifiuta discriminazioni di genere, razza,
lingua, nazionalità, religione, ideologia politica e orientamento
sessuale.
Come espresso nella sua Carta dei Valori e nello Statuto Nazionale, la legalità è uno dei valori fondanti: tutti i soci si impegnano nel promuoverla e ripudiano “ogni tipo di associazione
a delinquere e di stampo mafioso, la corruzione, i fenomeni di
criminalità echi li alimenta nella Società Civile in genere e soprattutto in ambito medico-sanitario”.
Lo Small Working Group ha scelto di inserire nel suo piano
d’azione la realizzazione di tale questionario anonimo al fine di
ottenere un quadro oggettivo e generale della percezione del fenomeno corruzione tra gli studenti universitari ed i neolaureati
di ambito sanitario. L’esigenza è nata dall’osservazione di una
scarsa consapevolezza da parte della comunità universitaria del
fenomeno della Corruzione in Sanità nelle diverse sfumature
sotto cui essa può presentarsi ed annidarsi.
Distribuzione e profilo del campione
Alla data 3 dicembre 2020 hanno risposto 1498 tra studenti e
neolaureati in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Professioni
Sanitarie. Poche le regioni assenti dalla rilevazione (Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Basilicata), buona la distribuzione tra
le diverse aree del Paese, con un prevalenza di Sicilia (16,3%),
Calabria (11,2%), Emilia Romagna (8,3%) e Lombardia (7,1%).
Fonte: Sondaggio Demos – LIBERA, Novembre 2020 (base: 995 casi)
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Maggioritaria la presenza di studenti di Medicina e Chirurgia
(85,2%), seguita da coloro che seguono il corso in professioni sanitarie (13,6%). Omogenea la distribuzione relativamente
all’anno di corso frequentato.
Le domande poste sono state quindici, di cui due con la possibilità di rispondere in forma aperta e le restanti in forma chiusa. Ne riportiamo in seguito una selezione.
Tra i problemi che affliggono l’Italia,
pensi che la corruzione sia un problema.
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Pensi che la corruzione sia:
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Facoltà frequentata
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Anno di corso
Nonostante la maggior parte dei partecipanti alla survey ritenga la corruzione un problema di entità grave o intermedia, il
10% del campione crede altresì che essa sia accettabile quando
non crea danno o quando è finalizzata al raggiungimento di un
obiettivo. Quattro persone hanno scelto la risposta “Sempre
accettabile”. Il dato dovrebbe indurre qualche preoccupazione:
nel complesso una quota tutt’altro che irrilevante, pari a uno su
dieci tra i futuri operatori del settore sanitario, prima ancora di
vivere le contingenze (e le tentazioni) della propria esperienza
professionale assume una posizione di potenziale “apertura”
alle pratiche di corruzione, proiettandole nella prospettiva di
una possibile autogiustificazione – “non arreca danno”, “è utile
a raggiungere uno scopo”.
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
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Secondo te in Italia negli ultimi 10 anni la corruzione è:
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Il 47,8% degli intervistati ritiene che la corruzione sia negli ultimi 10 anni fortemente aumentata (11,5%) o aumentata
(36,3%). Il 30,9% ritiene che sia invariata e il 7,9% la ritiene
diminuita.
Relativamente al periodo della pandemia, la domanda specifica segnala come la percezione sia variata in riferimento al
tempo e agli ultimi mesi: la percentuale che riconosce un aumento del rischio di corruzione nella nostra nazione durante la
pandemia passa dal 47,8% al 77,2%.
forbice percentuale del 10% in meno rispetto alla domanda precedente, segno che gli intervistati ritengono l’ambiente universitario più sano di quello sanitario. Anche in questo caso il picco
si ha sulla posizione 8, scelta dal 21,2% del campione, pari a 317
studenti. Colpisce comunque che le opinioni degli studenti siano
estremamente pessimistiche – in entrambe le rilevazioni il valore
più frequente è 8. È interessante anche notare come nella corruzione in ambito universitario – per la quale presumibilmente le
esperienze personali possono avere un peso maggiore rispetto
alle aspettative nel formarsi delle opinioni – la somma dei due
valori più pessimistici (9 e 10) sia pari al 31%, contro il 25% delle credenze di altissima diffusione della corruzione nel settore
sanitario, un dato opposto a quello generale sopra evidenziato.
In altre parole, gli studenti si mostrano leggermente più ottimisti
nel complesso, ma con una quota di pessimisti radicali più ampia quando si guarda alla corruzione nell’ambiente universitario
piuttosto che a quella in ambito sanitario.
Quanto pensi sia diffusa la corruzione
in ambito SANITARIO da 1 a 10?
Secondo te in Italia, durante la pandemia,
il rischio di corruzione è:
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Le due successive domande chiedevano agli intervistati quanto ritenessero diffusa la corruzione in ambito sanitario e in ambito universitario, in una scala da 1 (per niente) a 10 (completamente).
Rispetto al primo, se si sommano le risposte da 6 a 10 totalizzano il 91% delle risposte, con un picco sul grado 8 della scala,
dove convergono 505 intervistati, pari al 33,7%. Il 10,7% la ritiene a una diffusione massima, voto 10.
Rispetto alla diffusione in ambito universitario, se si sommano
le risposte da 6 a 10 totalizzano l’80,7% del campione, con una
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Quanto pensi sia diffusa la corruzione
in ambito UNIVERSITARIO da 1 a 10?
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
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La domanda successiva poneva un elenco di ‘buoni motivi’
per i quali gli intervistati avrebbero potuto chiedere un favore,
secondo una scala di gradimento da 1 (per nulla d’accordo)
a 5 (molto d’accordo). Le opinioni espresse denotano un sostanziale disaccordo rispetto alla pratica del favore, vista come
inaccettabile in percentuali consistenti (81% per un esame universitario, 87% per il massimo dei voti), ma si nota come l’ottenimento di un lavoro sia ritenuto un motivo maggiormente
valido per esporsi, arrivando al 49% tra i gradi 2 e 3 della scala.
Anche nel caso delle tre variabili relative alla salute (tampone,
posto letto e accorciamento dell’attesa per una visita medica)
si nota una curva più morbidamente distribuita tra le 5 possibilità, con una maggiore convergenza tra i gradi 2 e 3 della scala.
Si può riscontrare quindi come una possibile maggior tendenza all’accettazione di pratiche illegali comuni, seppur in modo
lieve, si manifesti soprattutto in relazione all’ambito lavorativo
e sanitario. Anche in questo caso a colpire è la quota non irrilevante di intervistati che esprime chiaramente una propria
disponibilità a derogare ovvero a “scendere a compromessi” a
valori e principi come quello di legalità, senso civico, dignità
personale, uguaglianza, cittadinanza, rispetto per gli altri quando si tratta di raggiungere i propri scopi, che riguardino la
carriera universitaria, il lavoro, un piccolo vantaggio economico (cancellare una multa), ovvero l’ottenimento di servizi sanitari - che da diritti si trasformano appunto in favori, dunque
in privilegi.
Chiederesti un favore per…
da 1 (Per nulla d’accordo) a 5 (Molto d’accordo)
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
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Con questa domanda si sonda il grado percepito di legame
tra burocrazia e corruzione: come prevedibile, per circa il 60%
dei rispondenti, pari a 892 studenti, la burocrazia aumenta il
rischio di corruzione. Sorprende la presenza di una quota cospicua – pari al 21% degli intervistati – che con un orientamento decisamente controcorrente associa una maggiore burocrazia, presumibilmente da intendersi depurando il termine dalle
connotazioni dispregiative, come attenzione alla regolarità dei
passaggi procedurali nei processi decisionali pubblici, quale
fattore che può invece ostacolare gli scambi corrotti.
Sei a conoscenza di casi, a te vicini,
in cui qualcuno ha ottenuto dei vantaggi
in cambio di regali, tangenti o favori?
Con quali delle seguenti affermazioni sei d’accordo?
(possibilità di selezionare più opzioni)
A: La presenza della burocrazia riduce il rischio di corruzione
B: La presenza della burocrazia aumenta il rischio di corruzione
C: La presenza della burocrazia non influisce sul rischio di
corruzione
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Agli studenti è stato altresì chiesto come valutassero l’impegno del proprio ateneo nella promozione della cultura della
legalità, in una scala da 1 a 5. Sommando i primi due livelli
(quindi 1 e 2) si arriva al 62,3%, pari a 933 studenti, segno
che non si ritiene sufficiente l’azione proattiva dell’università
in questo campo. un segnale forte e chiaro di una richiesta
di maggior impegno da parte delle istituzioni universitarie sui
temi della lotta alla corruzione e alle altre forme di illegalità e
criminalità organizzata.
Quanto valuti l’impegno della tua università
nel promuovere la cultura della legalità? (da 1 a 5)
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Si arriva quindi a sondare la condizione personale e dunque
la conoscenza di episodi di corruzione largamente intesa. Parità tra chi si espone dicendo di essere entrato in contatto con
tali richieste (50,2%) e chi invece dichiara di no (49,8%). In
questo caso era data la possibilità anche di raccontare i fatti
noti e un numero significativo di studenti, 185, ha risposto alla
domanda aperta. Si tratta di una percentuale sorprendentemente elevata - analoghe rilevazioni effettuate su un campione
casuale di popolazione riportano percentuali molto più basse
- e certamente molto preoccupante.
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Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Viceversa nel domandare quanto si ritenga importante parlare di corruzione all’interno del proprio corso di studi, l’81,3%
lo ritiene fondamentale, vale a dire che 1219 studenti hanno
segnalato un voto pari a 4 (27,8%, 417) o 5 (53,5%, 802). Può
qui aver pesato l’autoselezione dei rispondenti – che se disposti a impegnarsi nell’elaborare il questionario avevano probabilmente un interesse pregresso su questi temi – ma comunque
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è da intendersi come un segnale estremamente positivo di una
volontà di conoscenza e di approfondimento. Lo sviluppo di
percorsi formativi specifici sui temi della lotta alla corruzione
e per la cultura della legalità – oggi assenti – nei diversi ambiti
universitari potrebbe rappresentare infatti uno strumento potente per costruire efficaci presidi di legalità nel mondo delle
professioni e nella futura classe dirigente. L’esito del sondaggio
dimostra l’incoraggiante sussistenza di una “domanda” di conoscenza da parte dei possibili destinatari.
Cosa ritieni più efficace per contrastare
la corruzione in sanità?
(possibilità di selezionare massimo 4 opzioni)
Quanto pensi sia importante parlare di corruzione
in sanità nel tuo corso degli studi? (da 1 a 5)
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Fonte: Sondaggio SISM, Ottobre - Dicembre 2020 (base: 1498 casi)
Da ultimo si è chiesto agli studenti cosa ritenessero utile al
contrasto alla corruzione in campo sanitario, dando la possibilità di scelta multipla (fino a 4 risposte). Primariamente gli studenti si affidano agli organi inquirenti, con oltre 1600 scelte: il
68,1% conta sulla magistratura e il 43% sulle forze dell’ordine.
È però importante rilevare che una percentuale molto alta, pari
al 62,1%, è relativa alla formazione del personale: 931 studenti
hanno segnalato questa come misura efficacia al contrasto, sintomo di una volontà di proseguire l’impegno su questo terreno
anche dopo il conseguimento del titolo e l’inizio della carriera
lavorativa. Pesante anche il ruolo attribuito alle segnalazioni
anonime (il whistleblowing consegue il 42,5% delle risposte) e
alle inchieste giornalistiche (41,4%): evidenza che l’emersione
del fenomeno corruttivo dal basso è importante strumento di
contrasto.
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Dai dati raccolti si evince come gli studenti di area sanitaria siano consapevoli dell‘esistenza del fenomeno corruzione,
anche se non sembrano conoscerne tutte le declinazioni: se è
vero che la parola corruzione racchiude molteplici sfumature di
significato ed ambiti di azione, questi non sempre vengono riconosciuti come tali e ricondotti alle loro conseguenze avverse,
al punto che una quota non irrilevante degli studenti si dichiara disposto – a certe condizioni – a praticarla; emerge parallelamente una tendenza di una quota significativa di studenti a
considerare come una via percorribile quella di chiedere favori
per ottenere vantaggi personali in ambito di salute e lavoro.
Un altro dato rilevante è che nella percezione degli studenti il
sistema universitario risulta essere carente sul fronte dell’educazione alla legalità.
Gli studenti del SISM ritengono che la formazione a medicina e professioni sanitarie dovrebbe essere costruita su conoscenze tecnico-amministrative, e su forti basi etiche: solo
conoscendo pienamente il sistema in cui ci si troverà ad operare come professionisti, portando alla luce i rischi insiti nelle
dinamiche del suo funzionamento, ed essendo dotati di strumenti adeguati per farvi fronte, è possibile essere agenti attivi
di cambiamento.
Il SISM si propone di contribuire attivamente al raggiungimento di questo obiettivo, organizzando momenti di formazione rivolti agli studenti, creando spazi di condivisione e
dibattito, promuovendo progetti, attività e campagne di sensibilizzazione, facendo rete con altre realtà che si occupano di
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questi temi, portando la formazione etica maggiormente all’interno delle università. Si auspica un futuro in cui la corruzione
in ambito sanitario cessi di esistere a livello nazionale e globale,
in cui gli studenti possano avere un’adeguata formazione sul
fenomeno e sui rischi a cui sono esposti il Sistema Sanitario
Nazionale e la popolazione, per garantire al meglio il diritto alla
salute di tutti.
Appendice
Proposte di riforma
a cura di Nerina Dirindin
Il documento è frutto di un lavoro di studio e ricerca condotto da un gruppo di ricercatori ed esperti del Coripe Piemonte,
Consorzio per la Ricerca e l’Istruzione Permanente in Economia dell’Università di Torino e dell’Università del Piemonte
Orientale e dell’Age.Na.S., Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, con l’obiettivo di produrre una prima analisi
delle criticità presenti nella sanità pubblica connesse ai condizionamenti e alle infiltrazioni della criminalità organizzata, in
una prospettiva di riforma della normativa in materia.
La collaborazione fra le due istituzioni ha permesso di integrare le competenze e le esperienze presenti in ciascuno
dei due organismi, favorendo un’analisi – ancora preliminare
– di fenomeni al momento relativamente poco studiati, per lo
meno al di fuori degli organi di giurisdizione e delle strutture
investigative. I due gruppi di ricerca si sono avvalsi delle conoscenze raggiunte nel corso degli anni grazie a una pluralità di
esperienze in ambito economico, giuridico, organizzativo e di
policy, attraverso attività di studio, di formazione, di impegno
civile nonché di partecipazione a gruppi di lavoro, reti di operatori e di amministrazioni. In particolare il Coripe ha dato vita
nel 2012, insieme a Libera, Gruppo Abele e Avviso Pubblico,
al progetto “Illuminiamo la salute”, con l’obiettivo di realizzare
iniziative formative, di valutazione, monitoraggio e ricerca per
sostenere un sistema sanitario pubblico integro, efficiente e al
servizio di tutte le persone, in grado di rispondere agli obblighi
previsti dalla normativa sulla trasparenza e sull’anticorruzione
in modo compiuto e sistematico, andando oltre la logica del
mero adempimento burocratico.
I risultati del lavoro è stato presentato alla scorsa Commissione Antimafia presieduta dall’ Onorevole Rosi Bindi e che
riproponiamo, visto che appaiono ancora di grande attualità,
anche alla luce dell’emergenza Covid in corso.
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La mole di materiale disponibile, presso la magistratura e le
commissioni di inchiesta, relativa ai rapporti fra sanità e mafie,
con riferimento sia alle aziende sanitarie oggetto di scioglimento per infiltrazione della criminalità organizzata sia ai contesti
non interessati da provvedimenti di scioglimento delle aziende
sanitarie, costituisce un’importante fonte di informazioni per
conoscere le strategie adottate dalla criminalità e le sue modalità di infiltrazione nel settore. Lo studio di specifici casi consente di identificare elementi ricorrenti nelle differenti realtà
locali, migliorare le conoscenze sulle modalità e gli ambiti di
azione della criminalità con l’obiettivo di individuare i “punti di
attacco al sistema” e gli elementi di debolezza del Servizio sanitario che favoriscono l’ingerenza e l’occupazione dei territori
della sanità da parte delle mafie.
La prevenzione e il contrasto delle mafie non possono che
partire infatti dalla conoscenza degli approcci che esse adottano e degli strumenti che impiegano: numerosi casi documentano la destrezza con la quale le organizzazioni criminali
programmano le loro azioni (anche nel lungo periodo), si specializzano nelle diverse “linee” di intervento, affinano gli strumenti impiegati, con una sorprendente capacità di adattare il
proprio modo di operare alle nuove opportunità affaristiche,
fenomeni la cui conoscenza non può che essere di grande aiuto per la prevenzione dei condizionamenti mafiosi e per il sostegno fattivo agli operatori che quotidianamente affrontano il
rischio di ingerenze.
La conoscenza dell’avversario (delle organizzazioni criminale e di tutte le mafie) e delle debolezze del sistema sanitario (e
della Pubblica amministrazione) non possono che essere alla
base di ogni strategia di contrasto di tutte le forme di condizionamento dentro il sistema di tutela della salute.
Il contributo che segue trae origine dallo studio realizzato
nel 2014-2015 su incarico della Commissione parlamentare di
inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni
criminali, anche straniere sulle criticità connesse alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore della sanità, in
particolare nelle 6 aziende sanitarie che all’epoca risultavano
sciolte per infiltrazioni della criminalità organizzata. Sono prese in considerazione le seguenti aziende sanitarie: ASL Napoli
4 (sciolta nel 2005); ASL Locri n. 9 (2006); ASL Reggio Calabria n. 11 (2008); ASL Palmi n.10 (2008); ASP 5 di Reggio
90
Calabria (2008); ASP Vibo Valentia. (2010). Successivamente,
sono risultate oggetto di provvedimenti: Azienda ospedaliera
Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta (sciolta nel 2015) ASP
Cosenza, ASP di Reggio Calabria (nel 2019); ASP di Catanzaro
(nel 2019).
1. Una naturale condizione di rischio
La sanità è uno dei settori della pubblica amministrazione
più importanti e quindi più esposti al rischio di attenzioni e
condizionamenti da parte della criminalità organizzata in ragione di un insieme di specificità che sono fisiologiche al settore
stesso e che inevitabilmente la rendono di particolare interesse
per le organizzazioni criminali: dalle ingenti risorse economiche gestite su tutto il territorio nazionale all’importante assorbimento di forza lavoro, qualificata e non; dalla fondamentale
utilità per i clan per perizie mediche e assistenza sanitaria a
favore dei propri affiliati alla elevata complessità professionale
e relazionale che inevitabilmente agevola l’innesto di discrezionalità e favoritismi; dalle dimensioni dei rapporti con i fornitori
privati, spesso interessati a mettersi al riparo dai rischi di una
seria competizione di mercato, ai collegamenti con un mondo
della politica alla continua ricerca di facile consenso e finanziamenti, e così via. Non si tratterebbe quindi di una maggiore fragilità, permeabilità o arrendevolezza degli operatori del settore
rispetto alle sollecitazioni e alle interferenze della criminalità,
ma di una sua specifica e connaturale condizione di maggiore
esposizione al rischio di attenzioni, ingerenze e penetrazioni.
Tale caratteristica accomuna tutta la sanità, sia quella pubblica
sia quella privata, ed è presente – pur con diversa intensità - in
tutti i sistemi di tutela della salute e in tutti i paesi.
2. Perché la criminalità è interessata
(anche) alla sanità
Le specificità che rendono la sanità un terreno di particolare
interesse per la criminalità organizzata sono numerose, alcune
delle quali sono esclusive del settore, il che rende il mix di opportunità particolarmente appetibile per la criminalità.
Volendo tentare una prima sintesi dei fattori che possono
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contribuire a spiegare l’interesse mostrato dalle organizzazioni
criminali per la sanità, può essere utile raggrupparli in alcune
macro-categorie. La sanità è oggetto di particolare interesse
per la criminalità perché:
I) è un settore che gestisce ingenti risorse economiche e
in quanto tale può essere terreno anche di operazioni di varia
natura (dal riciclaggio di denaro all’aumento del giro di affari,
dallo sbocco occupazionale al controllo dei territori);
II) i clan hanno bisogno di strutture in grado di garantire
l’assistenza sanitaria ai propri affiliati in condizioni di particolare riservatezza e hanno necessità di professionisti in grado di
fornire perizie mediche compiacenti;
III) le organizzazioni mafiose hanno bisogno di instaurare
rapporti con ambienti in grado di facilitare il collegamento con
settori importanti dell’apparato statale e della politica, di cui
necessitano per proteggere ed allargare i loro interessi.
Le tre caratteristiche di cui sopra costituiscono l’essenza dei
rischi a cui è esposta la sanità nei confronti della criminalità e
più in generale dell’illegalità e della corruzione.
per dimensioni e disprezzo di valori morali e sociali, appaiono
molto preoccupanti, soprattutto in prospettiva.
4. La cattiva amministrazione è causa
ed effetto delle infiltrazioni criminali
In quanto settore particolarmente interessante per la criminalità organizzata, il sistema sanitarionon sempre ha saputo
mettere in atto azioni di prevenzione e gestione dei rischi, rischi di cui talvolta i decisori e gli operatori paiono non essere
neanche pienamente consapevoli. Ciò si osserva non solo nei
territori storicamente condizionati dalla presenza di organizzazioni mafiose in molti ambiti dell’economia e della vita delle persone, ma anche in territori in cui la penetrazione della
criminalità organizzata è solitamente ritenuta meno diffusa e
invasiva. Per quanto difficilmente quantificabile, tutti gli studi
recenti sulle organizzazioni criminali, e più in generale sulla illegalità, sottolineano come non sia più possibile pensare a tali
fenomeni come relegati essenzialmente a una specifica parte
del Paese, tanto che a proposito della presunta minore presenza delle mafie al Nord si è parlato della “fine di un luogo
comune”. Tale affermazione vale anche per il settore sanitario:
la sanità delle regioni centro-settentrionali è coinvolta, pur con
modalità e intensità differenziate nel territorio, in casi di corruzione e illegalità connesse alla criminalità organizzata che,
Oltre alla diffusa presenza di condizioni naturali di interesse per la criminalità organizzata (di cui al punto 2), nel servizio sanitario nazionale possono essere presenti anche veri e
propri elementi di debolezza che originano all’interno del sistema stesso e che possono favorire l’ingerenza delle mafie. Si
tratta di elementi che sono al contempo causa ed effetto delle
infiltrazioni criminali e che possono complessivamente essere ricondotti alla cattiva amministrazione. La cattiva gestione
non è infatti solo effetto dell’incapacità e dell’inefficienza della
macchina amministrativa, ma è anche il “risvolto della presenza di interessi illeciti” nella vita dell’azienda, i quali trovano
nella cattiva gestione terreno fertile per attecchire e crescere
(come dimostra la presenza in alcune aziende sanitarie di personale dipendente autore di reati contro la P.A. e al contempo appartenente alle organizzazioni criminali, in particolare
nei casi di aziende sciolte per infiltrazioni mafiose). Disordine
amministrativo, mancanza di atti regolamentari, instabilità dei
vertici, assenza di meritocrazia, abnorme contenzioso legale,
bassa qualificazione professionale, dimensione dei debiti fuori
bilancio, sono tutti fenomeni che possono essere considerati
indicatori di inefficienza e al contempo di grave rischio di infiltrazioni criminali.
Sotto questo profilo, maggiore attenzione dovrebbe essere
riservata nella politica dei Piani di Rientro alle connessioni fra
disavanzi di bilancio e criminalità organizzata. Le relazioni delle
gestioni straordinarie delle aziende sanitarie sciolte per infiltrazioni di carattere mafioso in Calabria, regione sottoposta a
Piano di Rientro, descrivono le enormi difficoltà incontrate dalla Commissione straordinaria di fronte a “un assoluto sfacelo
amministrativo, strutturale, finanziario ed alla pressoché totale
assenza di risorse umane e professionali in grado di cooperare”,
situazione che ha costretto la Commissione, chiamata ad eliminare le ingerenze mafiose, ad “occuparsi di ben altre e gravi
disfunzioni” (dalla “Relazione conclusiva sulla gestione straordinaria dell’ASP n. 5 di Reggio Calabria” del 2010).
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3. La fine di un luogo comune
Ne consegue che “fare buona amministrazione ordinaria” è
una delle condizioni fondamentali anche per prevenire e contrastare l’illegalità e la criminalità anche nel settore sanitario.
5. Il crescente impoverimento
degli apparati amministrativi
Più in generale, un importante punto di debolezza delle amministrazioni sanitarie (che pure si possono considerare per
molti aspetti all’avanguardia rispetto al resto della P.A.) è il
crescente impoverimento della qualità del personale sotto il
profilo dimensionale, professionale e motivazionale. Dall’inizio
del secolo ad oggi, a fronte di maggiori competenze del livello
regionale e di una crescente complessità del settore, si è assistito ad un modesto rafforzamento della qualità dei funzionari
pubblici regionali e aziendali, anzi, proprio là dove tale rafforzamento sarebbe stato più indispensabile, si registra un progressivo peggioramento della dotazione e della preparazione di
una parte dei funzionari pubblici (basti pensare che nel 2013 la
spesa per il personale del SSN è in valore assoluto addirittura
inferiore a quella del 2008, MEF 2014) o meglio della capacità
degli stessi di far fronte agli attacchi che alla buona amministrazione provengono da settori esterni molto ben preparati e
attrezzati. A fronte di tanti tecnici con un’ottima esperienza
professionale, ciò che è venuto meno è la presenza di funzionari con specifica preparazione di tipo manageriale/gestionale/
giuridica in grado di guidare l’intero operato dell’azienda entro le regole della buona amministrazione e della legalità. Nel
contempo anche la qualità dell’amministrazione statale sembra
essersi in parte depauperata, da cui un abbassamento generalizzato della qualità dei funzionari pubblici. Spesso inoltre lo
scollamento del tessuto politico non fornisce ai funzionali capaci e coraggiosi l’indispensabile sostegno.
biettivo (spesso non raggiunto) di risparmiare risorse, l’esternalizzazione di servizi – soprattutto di quelli molto impegnativi
dal punto di vista economico – costituisce, per la sanità come
per tutti gli altri settori della pubblica amministrazione, una
soluzione di grande interesse per la criminalità organizzata e
per l’illegalità, perché crea spazi per infiltrazioni e condizionamenti per i clan e per la cattiva politica. L’esternalizzazione è di
per sé un semplice fattore di rischio, al pari di quello connesso
all’acquisto di beni, e non una causa dell’illegalità, ma è innegabile che molti degli accordi a danno della sanità pubblica messi
in atto dalle organizzazioni criminali, con la collaborazione diretta o implicita della politica e dell’amministrazione sanitaria,
hanno riguardato i servizi esternalizzati: raccolta e smaltimenti
rifiuti, preparazione e distribuzione pasti, pulizia, vigilanza, lavanolo (lavaggio e noleggio biancheria, NdR), centri unificati di
prenotazione, elaborazione stipendi, morgue, ecc. Sotto questo
profilo la scelta di imporre importanti restrizioni al personale
dipendente ha avuto come conseguenza non solo la privatizzazione dei servizi ma anche, inaspettatamente, la creazione di
nuovi mercati per le organizzazioni che prosperano grazie alla
contiguità fra interessi mafiosi, politica legata agli affari, lavoro sottopagato e cattiva amministrazione. E nella fornitura di
servizi “l’imprenditoria vincente è quella di chi unisce alla forza
del capitale la capacità di intimidazione … anche nei rapporti negoziali con le pubbliche amministrazioni” (dai documenti
della commissione d’accesso dell’Asl di Palmi).
7. I clan considerano il personale un
importante punto di attacco del sistema
Un ulteriore elemento di debolezza del sistema sanitario, che
trova origine nella normativa degli ultimi decenni, è la diffusa
tendenza ad avvalersi per la gran parte dei servizi accessori (e
talvolta anche sanitari) di fornitori esterni. Adottata con l’o-
Pur escludendo i casi estremi come quello dell’Asl di Palmi
dove, nel 2007, il 20% del personale dipendente era segnalato dalle banche dati delle Forze di Polizia o aveva pregiudizi
di carattere penale (compresa l’appartenenza a organizzazioni
criminali di tipo mafioso o l’imputazione o la condanna per reati
contro la P.A.), il livello di integrità del personale che opera
all’interno della sanità è elemento fondamentale per contrastare i rischi di condizionamento. Proprio per questo i clan
considerano il personale un importante “punto di attacco” del
sistema, attraverso il quale possono precostituirsi la disponibilità di figure “di fiducia” in grado di fornire informazioni, coper-
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6. Le esternalizzazioni creano spazi
di mercato per le organizzazioni criminali
ture e accomodamenti; ciò può avvenire attraverso il diretto
inserimento di personale affiliato o comunque vicino ai clan,
oppure attraverso il condizionamento di personale già presente
nell’azienda. La casistica è molto varia e comprende sia persone con limitata qualificazione e posizioni di scarso rilievo, sia
figure di elevata professionalità e ruoli decisionali; all’interno
degli apparati pubblici appaiono inoltre in aumento i casi di
rapporti – indiretti ma determinanti – della malavita con posizioni insospettabili di vertice. L’attenzione delle mafie al sistema di reclutamento del personale sanitario può arrivare a livelli
di sofisticazioni tali da prevedere il coinvolgimento degli atenei
che devono garantire la laurea ad affiliati “all’uopo” selezionati
(come risulta nel caso calabrese e dell’università di Messina,
di cui alla relazione della Commissione di accesso all’Asl 11 di
Reggio Calabria e all’indagine “Panta Rei”).
pochi mesi (3 o 6 mesi al massimo) e di prevedere rinnovi “a
canguro” (ovvero saltando un turno) estende ulteriormente la
platea dei potenziali beneficiari e ne rafforza i legami di soggezione e sottomissione con i capi clan.
Precarietà ed esternalizzazione del lavoro, unita alla insufficiente preparazione professionale dei funzionari rappresentano il tunnel diretto di infiltrazione della criminalità organizzata,
su cui si ritiene necessario un rapido ripensamento.
9. La “vocazione imprenditoriale”
delle organizzazioni criminali
Le organizzazioni mafiose hanno interesse a inserire fra il
personale della sanità (dipendente o precario) loro amici e
conoscenti non solo per avere persone di fiducia su cui poter
contare (di cui al punto 7), ma anche per accrescere il proprio
consenso popolare e consolidare il proprio potere, garantendo
posti di lavoro, occasioni di guadagno e carriera. Non a caso in
alcuni territori la popolazione ritiene che “l’unico modo di lavorare … sia quello di continuare ad essere vicini a chi “conta” o
comunque di appoggiare certi personaggi”.
Per le organizzazioni criminali, la possibilità di offrire, attraverso i numerosi e ricchi servizi che la sanità deve acquisire
dall’esterno, un posto di lavoro a persone che altrimenti non
avrebbero avuto alcun reddito costituisce un potente strumento, spesso una condizione, per costruire consenso a favore del
loro operato.
Tale fattore è estremamente preoccupante perché, soprattutto in un contesto in cui le aziende sanitarie devono rispettare vincoli stringenti sul personale, le aziende sanitarie ricorrono sempre più diffusamente alla somministrazione di lavoro
temporaneo e all’appalto di servizi all’esterno, il che amplia
il terreno sul quale le organizzazioni criminali possono agire.
Inoltre, la prassi di offrire contratti a tempo determinato per
L’intreccio delle diverse esigenze ed opportunità delle organizzazioni criminali, da quelle più tradizionali a quelle più recenti, hanno prodotto una continua evoluzione delle politiche
messe in atto dalle mafie attraverso modalità e strumenti che
- per quanto si è potuto osservare - appaiono estremamente sofisticati e specialistici. La casistica analizzata mette in evidenza
come la criminalità organizzata sia sempre più in grado di mettere in atto strategie “particolarmente sofisticate e complesse”,
con programmi di lungo periodo e proiezioni di livello nazionale
e internazionale (documenti sull’accesso all’Asl di Palmi).
Il Tribunale di Napoli, in occasione delle recenti indagini
sull’Ospedale di Caserta, osserva che “emerge … una vera e
propria vocazione imprenditoriale del gruppo camorristico
capace di gestire direttamente e/o indirettamente attività imprenditoriali o comunque di eccezionale rilevanza economica.”.
Analoghe evoluzioni sembrano potersi intravvedere nelle
inchieste che interessano la sanità di alcune regioni dell’Italia
settentrionale, dalla Lombardia al Piemonte.
La criminalità sembra quindi organizzarsi con veri e propri
“rami imprenditoriali” che si occupano del controllo di appalti
e subappalti e mirano ad imporre l’affidamento di forniture a
ditte amiche attraverso l’impiego di tangenti e altri “gravi illeciti, compresi quelli contro la persona” (come risulta dagli atti
delle indagini sull’ospedale di Caserta). L’obiettivo ultimo è la
gestione del denaro pubblico, l’inserimento in maniera quasi
monopolistica in molti servizi (dai rifiuti alle pulizie, da alcuni
servizi sociali a quelli esternalizzati), riuscendo così a gestire
enormi ricchezze (si veda anche la relazione della Commissione di accesso all’Asl di Napoli).
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8. Un settore per offrire lavoro
e consolidare il potere dei clan
10. Un elemento indiziario: il vorticoso
avvicendamento dei vertici aziendali
11. L’intreccio fra criminalità organizzata
e corruzione politica
L’ingerenza della criminalità nel personale della sanità riguarda anche i vertici delle aziende, ovvero gli incarichi conferiti dagli organi politici (direttore generale), gli incarichi apicali di natura strettamente fiduciaria (direttore amministrativo
e sanitario) e i responsabili di strutture complesse e semplici
(come i primari).
Con riguardo ai direttori generali, un elemento presente in
alcune aziende condizionate dalla criminalità organizzata è il
vorticoso avvicendamento degli stessi: i DG restano in carica
spesso meno di un anno, sottraendoli così da ogni responsabilità agli occhi della società civile e anche degli inquirenti. Le
responsabilità dei ripetuti cambi dei vertici aziendali sono in
capo alle regioni che li nominano (in Calabria i DG restano mediamente in carica circa 1,5 anni, contro gli oltre 8 anni della
provincia di Bolzano). Appare tuttavia poco probabile che i direttori nominati, e subito dopo sostituiti, non siano in qualche
modo almeno in parte conniventi con il sistema. Significativo è
l’avvicendamento dei direttori generali e dei commissari nell’azienda di Vibo Valentia dove negli ultimi 7,5 anni si sono succeduti ben 8 responsabili. Oltre ad essere un elemento di debolezza per la gestione dell’azienda, la continua sostituzione dei
manager sembra essere lo strumento attraverso il quale si perseguono obiettivi di natura clientelare o illecita. Significativa
è la vicenda del Direttore Amministrativo dell’Asl 4 di Napoli,
nominato nel 2001 per “combattere un ambiente infestato dalla
criminalità organizzata che aveva trovato fortissime sponde a
livello politico”, rimosso dopo solo 10 mesi dal suo insediamento per la sua attività di ripristino della legalità negli appalti e anche in seguito a un “asfissiante pressing” sul Direttore Generale
da parte di non ben precisati “poteri locali” (documentazione
commissione di accesso Asl Napoli 4).
Si noti che il continuo avvicendamento dei vertici rende superfluo il condizionamento degli organi di governo (“non sarebbe sensato mirare a condizionare chi dura pochi mesi”, documentazione commissione di accesso Asl di Palmi) e induce
le organizzazioni criminali a concentrarsi sullo “zoccolo duro”,
ovvero il personale dell’azienda.
La criminalità organizzata è strettamente legata a tutte le
forme di corruzione, in primo luogo a quella della politica. La
corruzione politica è infatti un essenziale strumento su cui fa
leva la criminalità organizzata. La criminalità considera la politica un importante interlocutore non solo per le funzioni che
essa svolge nel settore sanitario (programma gli investimenti,
disciplina i rapporti con le strutture private, assegna budget,
ecc.) ma anche per il ruolo che svolge in ambiti non sanitari,
che costituiscono importanti terreni di affari e di potere per le
mafie. La criminalità ha quindi bisogno di instaurare rapporti
con la politica e la sanità costituisce un buon terreno per creare
tali collegamenti. In cambio i clan offrono consenso elettorale,
reti di relazioni e finanziamenti occulti. Nella gran parte dei
casi di illegalità si osserva infatti un forte intreccio fra i boss
della criminalità organizzata e i vertici politici delle istituzioni
territoriali (dalla Calabria alla Lombardia).
Sulla direzione del rapporto fra criminalità e corruzione
(quale delle due genera l’altra) le evidenze non sono sufficientemente chiare, anche se alcuni studi indicano, per l’Italia, una
maggiore capacità del mondo della corruzione a creare contiguità con la criminalità organizzata, anziché viceversa (Center
for the Study of Democracy, 2010).
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12. Un campanello di allarme:
la permeabilità delle amministrazioni locali
I territori di competenza delle aziende sanitarie oggetto di
indagine e scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata sono spesso caratterizzati dalla presenza di più consigli
comunali sciolti per condizionamento mafioso (ad esempio, al
momento dell’accesso all’Asl Napoli 4 erano già stati sciolti ben
12 comuni su 35). Lo scioglimento di un consiglio comunale
potrebbe quindi essere considerato un campanello di allarme
del rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata anche
nelle aziende sanitarie. I legami sul territorio e gli ambiti contigui di competenza non possono che favorire la diffusione della
contaminazione presente sul territorio, spesso infiltrata in territori decentrati ma progressivamente estesa anche a comuni
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di maggiori dimensioni. Sotto questo profilo, le aziende sanitarie sul cui territorio sono presenti consigli comunali sciolti
per condizionamento della criminalità organizzata dovrebbero
procedere ad una specifica valutazione dei rischi (in occasione della predisposizione dei piani anticorruzione di cui alla L.
190/2012) e alla identificazione di adeguati strumenti di prevenzione e diagnosi precoce di situazioni a rischio di illegalità.
Analoghe considerazioni possono essere formulate in presenza di inchieste della magistratura su fenomeni mafiosi, corruzione o gravi illegalità, anche in assenza di scioglimento di
consigli comunali.
13. Una normativa imponente,
solo parzialmente efficace
La normativa vigente è unanimemente ritenuta copiosa e
avanzata, ma al contempo può costituire un potenziale fattore
di debolezza per l’integrità della sanità.
La normativa antimafia, rilevante e sofisticata, è sistematicamente disattesa proprio in quelle realtà più esposte ai condizionamenti di tipo mafioso, come dimostrano i casi delle aziende
sanitarie sciolte per infiltrazioni mafiose nelle quali i controlli
risultano essere stati eseguiti solo quando ordinati dal prefetto
in occasione del commissariamento dell’azienda, o come provano i numerosi casi di affidamenti a “società gravate da interdittive antimafie”(documentazione commissione di accesso Asl
Napoli 4, Asl Palmi, ASP Vibo Valentia). I casi osservati sono
peraltro tutti precedenti lo sviluppo della più recente normativa.
La recente normativa sulla trasparenza e sulla prevenzione
della corruzione si propone di costruire un sistema di amministrazioni trasparenti, anche se le prescrizioni in essa contenute
non possono che rivestire il carattere di condizione necessaria
ma non sufficiente a contrastare l’illegalità. Inoltre, la completa
pubblicizzazione di tutte le informazioni previste dalla normativa comporta la creazione di banche dati che rischiano di essere
caratterizzate da dimensioni imponenti, elevati livelli di complessità e limitata fruibilità, con conseguenti potenziali effetti
negativi sulla reale efficacia della stessa.
Per quanto riguarda la normativa sanitaria, quella regionale
risulta in alcune realtà piuttosto precaria, in quanto sottoposta
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a continue modifiche in particolare in occasione di cambi di
maggioranza politica al governo della regione, mentre quella
nazionale risulta soggetta a frequenti contenziosi costituzionali: in entrambi i casi viene meno la certezza del diritto, elemento che sicuramente non ostacola gli interessi della criminalità
e degli affaristi.
Nello specifico, paiono opportune azioni concrete su due
versanti: in primo luogo di semplificazione e prosciugamento
della normativa (per renderla essenziale, di immediata comprensione e di meno agevole aggirabilità) e, in secondo luogo,
di sviluppo di politiche attive di sostegno della legalità, che superino la logica delle prescrizioni burocratiche e che puntino
soprattutto sulla formazione e sul sostegno ai pubblici amministratori nel lavoro quotidiano.
14. Un sistema di governance
per il rientro nella legalità
Da oltre un decennio, il settore sanitario si è dotato di un
sistema evoluto di governance volto a favorire la responsabilizzazione delle regioni nell’utilizzo delle risorse, in particolare
attraverso i Piani di Rientro dai disavanzi. Scarsa attenzione
è stata invece dedicata alla necessità di rafforzare i livelli di
integrità del sistema e, in particolare, di conoscere e superare
quelle sacche di illegalità che più o meno diffusamente si osservano in tutto il territorio nazionale. Il rientro nella legalità dovrebbe diventare un obiettivo del servizio sanitario al pari del
rientro dai disavanzi contabili. Le analisi mostrano infatti come
i disavanzi contabili siano sempre accompagnati da una diffusa
abitudine a considerare con relativa leggerezza il rispetto dei
principi dell’ordinamento giuridico, delle norme e dei fondamenti etici.
Pare pertanto opportuno prevedere che a fianco dei Piani di
Rientro dal disavanzo siano introdotti dei Piani di Rientro nella
legalità, in particolare nelle regioni al cui interno si sono sviluppati importanti fenomeni di illegalità e criminalità organizzata.
Il rientro nella legalità dovrebbe peraltro interessare anche
le regioni non sottoposte a Piani di rientro dai disavanzi: gravi
vicende di intrecci fra mafie, politica e sanità si sono infatti verificate anche in regioni tradizionalmente in grado di rispettare
gli equilibri di bilancio.
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L’introduzione di Piani di Rientro nella legalità potrebbe
contribuire a individuare specifici strumenti di affiancamento, formazione e sostegno di tutti i settori della sanità, definire
obiettivi di analisi e gestione dei fattori di rischio, favorire il
confronto e il trasferimento delle esperienze, nella consapevolezza che il recupero di adeguati livelli di integrità migliora le
condizioni di lavoro degli operatori, consente risparmi di risorse e contribuisce a qualificare l’assistenza incrementa erogata.
Specifica attenzione dovrebbe essere riservata alla necessità di
evitare che l’affiancamento si traduca in una mera sostituzione
del sistema di governance regionale.
15. I contratti di acquisto di beni e servizi
e rinnovi, anche per molti anni; la mancata richiesta o acquisizione delle informazioni antimafia sul conto delle ditte contraenti; la nomina delle commissioni giudicatrici; il conflitto di
interesse nella valutazione delle offerte; gli accordi da parte
dei possibili concorrenti; i criteri di selezione o di valutazione
eccessivamente duttili e oscuri; il frazionamento delle forniture per aggirare le soglie previste dalla normativa comunitaria;
l’inadeguato controllo dei servizi e delle forniture rese in adempimento del contratto.
16. Le debolezze
del processo di accreditamento
Particolare attenzione merita l’esame dei problemi connessi
ai contratti di acquisto di beni e servizi, uno dei settori più interessati da fenomeni di esercizio deviato di potere, amministrativo e politico, finalizzato a favorire interessi particolari.
I fenomeni patologici possono intervenire nella fase di scelta
del contraente (acquistando prodotti che non corrispondono
ad un reale bisogno della popolazione o in misura superiore
al reale fabbisogno; procedendo con atti di gara in modo da
favorire uno dei contraenti; formulando bando e capitolato con
l’aiuto del fornitore; nominando commissioni tecniche compiacenti; affermando una infungibilità del prodotto non reale
od oggettiva; ecc.), nella fase di esecuzione del contratto, fase
fondamentale che richiede grande cura e su cui troppo si è
abbassata la guardia (mancanza di controlli sulla prestazione,
accondiscendenza allo sforamento della spesa, doppia e tripla
fatturazione, nuovi accordi definiti per il tramite delle cosiddette “transazioni” che consentono di evidenziare vizi originari, ecc.), nella scelta della tipologia del contratto. I fenomeni
possono verificarsi in taluni casi nel rispetto apparente delle
forme amministrative e in altri casi con violazione delle forme
amministrative.
La presenza all’interno delle aziende sanitarie di personale
“di fiducia” delle organizzazioni criminali è fondamentale per
ottenere una o più degli abusi e delle deviazioni di cui sopra.
Nelle realtà esaminate in dettaglio, le pratiche più frequentemente osservate sono la predisposizione di capitolati su
misura per favorire determinate imprese; l’abuso di proroghe
L’accreditamento delle strutture, in particolare in relazione
a quelle private, è uno dei settori più intensamente interessati
dai condizionamenti della criminalità organizzata, come dimostrano tutti i documenti delle aziende sanitarie commissariate
per infiltrazioni mafiose, nonché molti casi di corruzione.
In generale, tutte le fasi che portano all’accreditamento e
agli accordi contrattuali sembrano carenti dal punto di vista
della trasparenza e della disciplina regionale; difficoltà si sono
osservate in relazione all’eccesso di tecnicità e di dettaglio dei
requisiti richiesti, ciò che facilita il mancato rilevamento degli
abusi. Nel corso nel lavoro si è osservato un abuso degli spazi di discrezionalità nella scelta dei soggetti erogatori; un diffuso, sistematico ed ingente sforamento dei tetti di spesa da
cui originano consistenti disavanzi; la presenza fra i soci delle
strutture private di soggetti coinvolti in procedimenti penali
per gravi reati, tra cui imputazioni di associazione mafiosa (ad
es. nell’Asl Locri); la commistione fra sanità, criminalità organizzata e politica (ad es. in Calabria, Lombardia e Piemonte);
la difficoltà a ricostruire l’esistenza dei contratti di fornitura
(gestione commissariale dell’ASP 5 di Reggio Calabria) e più in
generale una frequente assenza o carenza dei contratti.
A questo si aggiunga che spesso i controlli in loco sono deboli e non sistematici; gli accertamenti ai fini dell’accreditamento
definitivo sono carenti; la stipula degli accordi contrattuali è
spesso tardiva e carente nelle caratteristiche sostanziali, risentendo delle debolezze delle amministrazioni sanitarie rispetto
agli erogatori privati.
Un problema indiscusso è l’uso strumentale della forza lavo-
102
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ro coinvolta dalle strutture accreditate, di cui spesso le stesse
si fanno scudo per impedire l’effettiva decadenza di concessionari di pubblico servizio non meritevoli o non adeguati.
Rispetto a tali situazioni vanno rafforzati il sistema dei controlli e la capacità di negoziazione delle aziende sanitarie con
l’insieme degli erogatori; tenendo conto che nella fase contrattuale possono essere inseriti anche aspetti di valore (come
l’attività di prevenzione, il debito informativo o il rispetto dei
contratti di lavoro). Da valutare la possibilità di prevedere la
gestione diretta o l’affidamento a terzi di strutture accreditate
coinvolte in vicende di malaffare.
17. L’assistenza socio-sanitaria
e le politiche sociali
Il settore socio-sanitario e il settore socio-assistenziale non
sono immuni dai fenomeni di condizionamenti della criminalità.
Si tratta di settori con caratteristiche in parte diverse da quello sanitario, ma profondamente contigui non solo nell’ambito
delle politiche di tutela della salute ma anche negli interessi
delle organizzazioni criminali. Tali settori sono contraddistinti
da alta intensità di lavoro (operano, cioè, grazie ad un elevato
apporto di personale, spesso a rischio di intermediazione e con
livelli di specializzazione mediamente meno complessi), da bassi livelli di regolamentazione (delle caratteristiche strutturali,
delle attività e prestazioni da garantire, delle figure professionali coinvolte e della loro specifica formazione) e da inadeguati
sistemi di valutazione e verifica della qualità dei servizi erogati (mancando parametri e standard di riferimento). Inoltre si
tratta di settori spesso deputati a distribuire anche erogazioni
monetarie in base a criteri non sempre privi di discrezionalità e
destinati a quella parte della popolazione meno in grado di difendere i propri diritti. Per questo risultano terreno fertile per
le opacità, gli abusi di potere, le clientele, i favoritismi.
Fenomeni degni di considerazione sono la carenza di regole
per l’accreditamento socio-sanitario, l’intermediazione di mano
d’opera, l’utilizzo di gare al massimo ribasso, dietro le quali si
nasconde spesso il problema del costo del personale, le incertezze delle risorse disponibili e la debolezza della governance
pubblica nella programmazione e del controllo delle attività.
Tutti fattori che possono favorire la crescita di condizionamenti
e ingerenze deviate che meriterebbero maggiore attenzione.
104
18. Le infiltrazioni delle mafie
nel mercato dei medicinali
Le organizzazioni criminali sono alla continua ricerca di nuove occasioni di profitto e di potere. Un settore di crescente interesse per le mafie è quello farmaceutico: traffico di medicinali
(in particolare di quelli molto costosi o il cui utilizzo è sottoposto a specifica disciplina), vendita on-line, contraffazione, furti
di farmaci e loro successiva manipolazione, false documentazioni per farmaci contraffatti da introdurre sul mercato, etc. Il
fenomeno riguarda tutti i prodotti: di marca e generici, consolidati e innovativi, compresi farmaci molto costosi e pertanto di
maggior interesse per la criminalità (Interpol, 2014).
In Italia i casi osservati sono ancora relativamente pochi, ma
i furti negli ospedali risultano in preoccupante crescita. Interessano per lo più farmaci utilizzabili per fini illeciti e/o farmaci
invendibili in mercati meno controllati: si pensi all’uso di sostanze attive legali per finalità illegali (ad esempio, l’EPO nel
doping), alla vendita nel mercato illegale di farmaci particolarmente costosi (antitumorali, immunosoppressori e biologici) o
legati a specifiche esigenze (come il trattamento delle disfunzioni erettili), destinati sia al mercato interno sia ai paesi con
sistemi sanitari più deboli (es. Est Europa). La tipologia dei
farmaci sottratti e le modalità di ricettazione sembrano confermare l’ipotesi che in questa attività illecita possa essere coinvolta la criminalità organizzata, in grado di “piazzare” i medicinali sul mercato illegale (Riccardi M. et al, 2014). Carenze del
sistema di controlli della farmaceutica ospedaliera, soprattutto
nei grandi ospedali, e dell’appropriatezza nella prescrizione del
farmaco sono stati rilevati anche nei documenti delle aziende
analizzate.
Le conseguenze delle infiltrazioni delle mafie nel mercato
dei medicinali sono ampie: sulla salute delle persone (che rischiano di consumare farmaci impuri, tossici o inefficaci), sui
bilanci delle aziende sanitarie (che subiscono i furti e sono costrette a riacquistare intere partite di prodotti), sull’industria
farmaceutica (che rischia di perdere la fiducia dei pazienti).
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19. Le condizioni di impotenza
vissute dalle Commissioni straordinarie
considerare nel presente studio, testimonia la necessità di un
lavoro capillare per conoscere l’avversario (le organizzazioni
criminali) e le debolezze del sistema sanitario che rendono pos-
Particolarmente interessante è l’analisi delle attività messe in atto, dopo lo scioglimento delle aziende sanitarie, dalle
Commissioni Straordinarie incaricate di eliminare i condizionamenti mafiosi. Purtroppo le esperienze commissariali sono
poco note, anche in ragione del regime di segretezza attribuito
ai documenti prodotti.
Nel corso della gestione straordinaria, le Commissioni tentano di affrontare i gravi problemi loro segnalati attraverso
una intensa attività di approfondimento e riorganizzazione. In
generale registrano condizioni operative che sono di grande
ostacolo per la loro azione, tanto è vero che la commissione
straordinaria dell’ASP 5 di Reggio Calabria si premura di offrire
indicazioni circa le condizioni che dovrebbero essere garantite
in casi analoghi: disponibilità di una task force con poteri straordinari e con specifiche professionalità, fattiva collaborazione
dell’amministrazione regionale, sostegno e affiancamento da
parte di tutti gli organi dello Stato.
Si tratta di condizioni che difficilmente possono essere garantite nelle aziende sanitarie commissariate, a causa della
carenza di risorse e della diffusa contaminazione ambientale,
tanto che le Commissione appaiono talvolta impotenti di fronte a condizionamenti ramificati e consolidati. Impressionanti
sono ad esempio i tentativi di delegittimazione, i contrasti e gli
ostacoli frapposti all’azione della Commissione dell’ASP 5 RC.
Inerzie e indifferenze si rilevano anche nelle altre realtà soggette a gestioni commissariali, segno che la prolungata assenza
di regole, di controlli e di guida richiede interventi che vanno
oltre la semplice attività riparatoria delle singole disfunzioni,
implicando un articolato piano di recupero della legalità e della
buona amministrazione (si veda a proposito il punto 14).
sibili i condizionamenti e gli illeciti. La prevenzione e il contrasto
delle mafie non possono partire infatti che dalla conoscenza delle
politiche che la criminalità adotta e degli strumenti che essa impiega, tanto più che molti dei casi analizzati documentano la destrezza con la quale le organizzazioni criminali programmano le loro
azioni, si specializzano nelle diverse linee di intervento, affinano gli
strumenti impiegati, con una sorprendente capacità di adattare il
proprio modo di operare alle nuove opportunità affaristiche.
Se si prescinde dalle analisi giudiziarie, si ritiene che esistano
ancora ampi spazi di studio e approfondimento su aspetti della criminalità e dei mercati illegali tuttora poco conosciuti. Il recente
intensificarsi, a livello nazionale e internazionale, delle ricerche
sulla tematica sembrano peraltro prefigurare un progressivo ampliamento delle conoscenze e il superamento di livelli di ignoranza
che altrimenti non potrebbero che essere considerati colpevoli e
corresponsabili.
20. Più conoscenza per un efficace
contrasto della criminalità
La mole di materiale disponibile, acquisibile in via documentale o da fatti notori, sulle ingerenze della criminalità organizzata nella sanità, e che solo in minima parte è stato possibile
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Fonti
Nel rapporto sono riportate vicende che compaiono nelle carte delle
inchieste giudiziarie, nei documenti istituzionali, nei rapporti delle forze
dell’ordine e nelle cronache di stampa.
Per quanti vengano citati, salvo i condannati in via definitiva, valgono la presunzione di innocenza e i diritti individuali garantiti dalla Costituzione.
Le notizie raccontate sono raccolte da atti giudiziari, articoli di stampa e
altre fonti giornalistiche fino al 6 dicembre 2020.
Relazione annuale al Parlamento, vol. II, 1989, Corte dei Conti
Analisi delle criticità connesse alle infiltrazioni della criminalità organizzata
nel settore della sanità pubblica, in particolare nelle aziende sanitarie locali
e prospettive di riforma della normativa in materia, Rapporto Generale,
Sintesi dei principali punti chiave, 2015, Agenas, Coripe Piemonte
“Diagnosing Corruption in Healthcare”, 2016, Transparency International
http://ti-health.org/wp-content/uploads/2017/01/Diagnosing-Corruption-inHealth-Updated.pdf
“La corruzione in Italia: il punto di vista delle famiglie”, 2017, ISTAT
https://www.istat.it/it/files/2017/10/La-corruzione-in-Italia.pdf?title=La+cor
ruzione+in+Italia+-+12%2Fott%2F2017+-+Testo+integrale+e+nota+meto
dologica.pdf
“Businesses’ attitudes towards corruption in the EU”, sondaggio 457 di
Eurobarometro, 2017, https://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/
index.cfm/Survey/getSurveyDetail/instruments/FLASH/yearFrom/1974/yearTo/2018/search/corruption/surveyKy/2177
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle
altre associazioni criminali, anche straniere, XVII Legislatura, Relazione
conclusiva del Presidente Rosy Bindi, Doc. XXIII N. 38, § 4.4.2. Mafia e
sanità, pp 194-203, 2018
http://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/023/038/INTERO.pdf
Marotta Giulio, Le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle aziende
sanitarie e ospedaliere,
2019, Osservatorio sui sistemi sanitari, Corti supreme e salute
http://www.cortisupremeesalute.it/wp-content/uploads/2019/11/Marotta.pdf
“La corruzione in Italia 2016-2019”, 2019, Relazione di Anac
http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Comunicazione/News/2019/RELAZIONE%20+%20
TABELLE.pdf
“Quarto rapporto annuale sul whistleblowing”, 2019, Relazione di Anac
http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Comunicazione/Eventi/2019/Anac.4.Rapporto.
WB.pdf
“Whistleblowing 2019”, 2020, Rapporto di Transparency International Italia
https://www.transparency.it/images/pdf_pubblicazioni/report-whistleblowing-2019.pdf
“Indagine conoscitiva sugli affidamenti in regime emergenziale di forniture
e servizi sanitari connessi al trattamento ed al contenimento dell’epidemia
da COVID 19 – Report di seconda fase”, 2020, Relazione di Anac
https://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/Pubblicazioni/RapportiStudi/ContrattiPubblici/IndagineCovid19.fase2.13.08.20_.pdf
“Rapporto Clusit 2020 sulla sicurezza ICT in Italia”, 2020
http://securitysummit.it/rapporto-clusit
Openpolis
“Relazione della direzione investigativa antimafia” primo e secondo semestre del 2019, 2020
https://direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/page/relazioni_semestrali.html
“Relazione Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo anno 2019”,
2020
La rassegna stampa dalle seguenti agenzie, quotidiani e periodici:
Adnkronos, Agi, Ansa, Dire, Italpress, Askanews Antimafiaduemila, Avvenire, Corriere della Sera, Corriere del Mezzogiorno, il Fatto Quotidiano, Il
Giornale, Il Giorno, Italia Oggi, Libero, Il Mattino di Napoli, Il Messaggero,
Domani, La Repubblica, Lavialibera, Lavoce.info, La Stampa, Il Tempo.
www.anticorruzione.it; www.carabinieri.it; www.giustizia.it; www.interno.it;
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protezionecivile.it; www.camera.it; www.adm.gov.it
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LIBERA nasce 25 anni fa per andare incontro a un bisogno di giustizia, per
colmare o almeno mitigare una sete di verità. Nasce per costruire strade di
speranza e di cambiamento. Nasce per non lasciare solo chi ha avuto la vita
spezzata dalla violenza mafiosa, per tutti coloro che sono impegnati nel contrastare il crimine organizzato e la corruzione che lo rende possibile.
Libera è una storia di incontri una storia di confronti. Libera è una rete di più
di 1.600 tra associazioni nazionali e locali, movimenti e gruppi, cooperative
scuole, diocesi e parrocchie, gruppi scout, coinvolti in un impegno non solo
“contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta,
ma profondamente “per”: per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per
la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica
fondata sull’uguaglianza, per una memoria viva e condivisa, per una cittadinanza all’altezza dello spirito e delle speranze della costituzione. È presente
su tutto il territorio italiano in 20 coordinamenti regionali, 83 coordinamenti
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Oltre 4.000 sono i giovani che ogni estate partecipano ai campi d’impegno e
formazione sui beni confiscati, circa un migliaio quelli che animano progetti
di tutela ambientale in collaborazione con Carabinieri Forestale. Oltre 5.000
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e centinaia di insegnanti e docenti universitari. Libera è una storia condivisa
e responsabile grazie alla testimonianza dei familiari delle vittime innocenti
delle mafie che si impegnano affinché gli ideali, i sogni dei loro cari rimangono vivi. Libera è progetti e percorsi per la dignità delle persone e la giustizia
sociale e la convinzione che per raggiungerli sia necessario un impegno comune. Libera è da sempre mezzo, non fine il fine è un impegno quotidiano
per liberare il paese dalle mafie, dalla corruzione e dalle illegalità.
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nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, ma cresce nella dotazione
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di oggi.
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Il mondo è cambiato e sentiamo la necessità di parlare di mafie e corruzione in
modo diverso: un fenomeno in continua evoluzione non può essere analizzato
con strumenti vecchi o secondo un’unica prospettiva. Non possiamo ignorare
le diverse e nuove minacce alla democrazia e i grandi rischi del pianeta. Per
questo sotto la nostra lente di ingrandimento ci saranno anche la catastrofe
ecologica, il fenomeno migratorio globale e le nuove povertà. Vogliamo riscoprire l’utilità e il piacere di informare ed essere informati, creare un luogo di
dibattito capace di non fare sconti sulle ingiustizie, ma anche di non cedere
a facili indignazioni. Crediamo in un giornalismo che, nello scrivere ciò che
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La sanità è uno dei settori nei quali la pubblica
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all’infiltrazione da parte delle mafie, anche attraverso le pratiche corruttive.
I dati ci dicono che i miliardi spesi nel 2019 in
sanità sono stati 114,5, con una crescita di 900
milioni rispetto all’anno precedente.
Il dossier mira a mettere insieme la lettura delle evidenze derivanti dalle attività degli organi
inquirenti e la lettura della percezione del fenomeno, riferendosi a numerose fonti.
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