L'orda d'oro, pubblicato per la prima volta nel 1988 e ora ampliato e
aggiornato,è un formidabile... more L'orda d'oro, pubblicato per la prima volta nel 1988 e ora ampliato e aggiornato,è un formidabile "strumento della memoria". Balestrini e Moroni montano il materiale accumulato dalla "grande ondata rivoluzionaria" con serenità e rigore, aprendo fra la mole dei frammenti, dei documenti e degli interventi strade e percorsi accessibili a tutti i lettori, giovani e meno giovani. Sono dieci anni di storia italiana, un'emozionante ricapitolazione di idee, gesti, tensioni, una lunghissima "primavera di intelligenze".
II grande elogio che Martin Heidegger pronunciò il 20 maggio del
1928 per ricordare la figura di ... more II grande elogio che Martin Heidegger pronunciò il 20 maggio del 1928 per ricordare la figura di Max Scheler*, spentosi il giorno precedente, valse in certo modo come elogio funebre non soltanto per l'uomo ma anche per il suo pensiero. Fino al 1928 la fama e l'incidenza teoretica di Scheler furono commisurabili a quelle di Husserl e alla crescente influenza di Heidegger, e fu proprio Heidegger ad apparire negli anni successivi come l'unico beneficiario ed il degno erede delle istanze più feconde del pensiero scheleriano. In Sein und Zeit non compariva soltanto una generica affinità con Scheler nel contestare l'«impostazione idealistica» della fenomenologia husserliana, ma anche i temi specifici su cui Heidegger concentrava l'analisi erano spesso di chiara ascendenza scheleriana: il valore ontologico delle tonalità emotive, la costitutività per Tesserci del conessere, il legame tra la costituzione spaziale dell'ente e la sua natura di utilizzabile intramondano, ecc. Ulteriormente in Kant una das Problem der Metaphysik, non a caso dedicato alla memoria di Scheler, Heidegger affrontò proprio il tema dell'immaginazione produttiva, nucleo della tarda speculazione scheleriana.
In this article the following questions have been addressed: does a unifying point exist in Schel... more In this article the following questions have been addressed: does a unifying point exist in Scheler's philosophy? Who is Man? The author argues that Scheler defines man as person. A person is a unifying centre of actions: he interacts with other people and with God. Also God is person and man has a constitutive relation with Him.
Desiderare la libertà è assente, è Altro dalla storia. Il
potere è il risultato soggetto. La nost... more Desiderare la libertà è assente, è Altro dalla storia. Il potere è il risultato soggetto. La nostalgia per un'identità piena e realizzata, per una comunità di uomini liberi e felici muove la storia, ma questa identità, questa comunità è assente, è Altro dalla storia. Il potere è il risultato di questa dialettica fra presenza e assenza: esso appare non come violenza al desiderio di libertà ma come sua espressione. A questo punto la memoria della libertà e dell'unità originaria scompare, la pretesa di riacquistare quello stato felice viene cancellata: il potere è l'espressione, qui ed ora, del desiderio di essere liberi. Una volta costituito questo orizzonte di discorso ogni richiesta di libertà si trasforma in un dibattito sull'uso del potere o sulla sua sostituzione con un contro-potere. La Boétie rompe questo incantesimo e ripropone i termini primordiali della questione. Il "Discorso" appare come l'inizio di un pensiero «negativo» sul potere che emerge nei momenti critici della nostra storia e rappresenta un modello teoretico di pensiero lontano da ogni piatta sociologia delle forme di potere.
Nessuno dovrebbe mai lavorare.
Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo.
Quasi tu... more Nessuno dovrebbe mai lavorare. Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo. Quasi tutti i mali che si possono enumerare traggono origine dal lavoro o dal fatto che si vive in un mondo finalizzato al lavoro. Per eliminare questa tortura, dobbiamo abolire il lavoro. Questo non significa che si debba porre fine ad ogni attività produttiva. Ciò vuol dire invece creare un nuovo stile di vita fondato sul gioco; in altre parole, compiere una rivoluzione ludica. Nel termine "gioco" includo anche i concetti di festa, creatività, socialità, convivialità, e forse anche arte.
"Gelassenheit", "Abbandono": come si inscrive nell'ormai conchiuso
itinerario filosofico di Marti... more "Gelassenheit", "Abbandono": come si inscrive nell'ormai conchiuso itinerario filosofico di Martin Heidegger un'opera come "Gelassenheit"? Che significato assume l'adozione di questa parola fondamentale della mistica speculativa cristiana nel contesto di una ricerca che ha per oggetto l'essenza del pensiero e il suo destino? Grazie a quale singolare processo ermeneutico una parola del "Religioso" diviene parola del "Pensiero"? Una risposta adeguata a tali interrogativi può unicamente trovarsi nella considerazione di un tema o problema che la letteratura su Heidegger raramente ha affrontato nei suoi termini essenziali, nella considerazione cioè del rapporto tra filosofia e religione, fra linguaggio filosofico e linguaggio religioso lungo tutto l'arco del suo pensiero.
Di formazione proudhoniana, marxista dagli anni sessanta,
organizzatore delle prime formazioni so... more Di formazione proudhoniana, marxista dagli anni sessanta, organizzatore delle prime formazioni socialiste in Francia e in Spagna, intellettuale militante e polemista, Lafargue riprende e sviluppa la celebre questione sollevata da Étienne de la Boétie nel Discours de la servitude volontaire, nel 1554: come è possibile che i molti subiscano il potere di uno? Questa domanda apparentemente ingenua, che chiamava in causa la complicità dei molti per paura e la cooptazione di pochi nelle oligarchie di potere, diventa nuovamente centrale in Francia quando dal fronte antifeudale della borghesia e del quarto stato emerge in tutta la sua forza il nuovo potere borghese, e il capitalismo industriale diventa il modo di produzione dominante in Europa e, dall’Europa, nel mondo. I sanculotti della Rivoluzione francese diventano i proletari dell’industria, i nuovi schiavi della produzione di merci; è il paesaggio sociale descritto da Engels nella Situazione della classe operaia in Inghilterra (1845), è la dinamica storica sintetizzata da Marx ed Engels nel Manifesto dei comunisti (1848) che individua nel proletariato la forza con cui l’umanità intera (schiavi e padroni) si libererà dell’orrore economico del capitalismo e costruirà nuove società fondate sulla socializzazione dei mezzi di produzione e sul libero sviluppo delle potenzialità umane.
Il presente lavoro si propone di dare un contributo agli studi diltheyani sul
tema della storia e... more Il presente lavoro si propone di dare un contributo agli studi diltheyani sul tema della storia e dell’ermeneutica. Trattandosi di un vasto argomento, lo studio si è concentrato su quei testi di Wilhelm Dilthey parzialmente trascurati in rapporto al tema. In particolare, nei primi due capitoli ci si è concentrati sull’analisi delle impostazioni della filosofia diltheyana, dandone una lettura di continuità prendendo come punto di riferimento la Einleitung in die Geisteswissenschaften del 1882,1 e il saggio Leben und Erkennen. Ein Entwurf zur erkenntnistheoretischen Logik und Kategorienlehre, del 1892-93.2 Pur non mancando i riferimenti alle altre opere di Dilthey, tra le quali quelle fondamentali dell’ultimo periodo (Novecento), il lavoro si è prefissato di portare ad analisi il periodo denominato del “medio Dilthey”. A partire da questi lavori, infatti, è stato possibile rivedere la lettura dell’intera opera dell’Autore. In particolare Leben und Erkennen può essere considerato un tassello fondamentale per comprendere il tentativo di Dilthey di fondazione delle scienze dello spirito, all’insegna di una logica gnoseologica che infine si mostra bio-logica, onto-logica. Nel terzo e quarto capitolo abbiamo affrontato invece l’influenza di Dilthey su Heidegger, e infine il problema della metafisica e della filosofia. Così facendo si è cercato di dare un contributo di analisi delle prospettive aperte da Dilthey e recepite da Heidegger da una parte; delle questioni poste dai due autori, a partire da un’analoga impostazione filosofica, nei confronti della contemporaneità, del ruolo del pensiero, della metafisica e della filosofia, dall’altra
The essay offers a few comments on some of the most significant
implications of solidarity princi... more The essay offers a few comments on some of the most significant implications of solidarity principle, which affect, on the one hand, the more general issue of the institutional framework of the legal order and, on the other hand, the necessary subjective extension of constitutional duties and the correlated problem of the universality of subjective legal positions. The aim is to combine constitutional provisions and possible interpretations imposed by new social dynamics, using, as far as possible, arguments that permit to put individual rights in a position of equality than the duties. This in order to assert that nowadays an evolution towards a new “primacy” of individual duties can help to go beyond social, cultural and ethnic differences, and to direct legal systems – not only national ones – towards a real satisfaction both of equality principle and social citizenship.
a mia nonna partigiana, che non ha mai consegnato il suo coltello agli alleati… e mi ha insegnato... more a mia nonna partigiana, che non ha mai consegnato il suo coltello agli alleati… e mi ha insegnato a toccare il cielo con la punta delle dita alla nazione degli indiani Seminole, che non hanno mai firmato un trattato di pace con gli Stati Uniti "…Per prima cosa, ho trovato bello darmi al rovesciamento della società in un epoca in cui ciò sembrava ben lontano, e da allora io non ho, come gli altri, cambiato idea una volta o più volte, con il mutare dei tempi; sono piuttosto i tempi ad essere cambiati secondo le mie idee". Guy Debord "Se uccido chi mi reprime, sarà stato per una svista, in un impeto gioioso, senza voltarmi". Raoul Vaneigem "Tutto quello che so l'ho imparato dalle puttane dabbene, dai pazzi, dai poeti e dai bambini che tiravano i sassi alla luna".
Maestro di non violenza anche per Ghandi Tolstoj mostra un cristianesimo diverso, lontano dal far... more Maestro di non violenza anche per Ghandi Tolstoj mostra un cristianesimo diverso, lontano dal fariseismo e dai caratteri anarchici.
Mikhail Bakunin è figura controversa nella storia del pensiero politico. Pur nella molteplicità d... more Mikhail Bakunin è figura controversa nella storia del pensiero politico. Pur nella molteplicità di ricostruzioni della vita del Russo e delle sue idee, deve in genere costatarsi una sorprendente propensione a sottovalutare ed addirittura a svalutare la dimensione teorica della sua opera. Si sottolinea e si drammatizza piuttosto il lato biografico, esistenziale ed anzi psicologico del personaggio. L'articolo si propone di tematizzare il significato più schiettamente filosofico del pensatore russo con specifica attenzione al suo radicamento nello studio del sistema hegeliano. Le idee di Bakunin pigliano l'abbrivio dai dibattiti dei "giovani hegeliani" a Berlino, ai quali il Russo dà un contributo significativo radicalizzando il lato differenziante o negativo del movimento dialettico dello "spirito". A tale ispirazione hegeliana Bakunin rimarrà fedele anche nel séguito della sua militanza politica, ben oltre la fase berlinese. Da quell'ispirazione, sia pure con l'aggiunta di altri materiali, egli trarrà il programma di una metafisica antiessenzialista ed antiautoriaria, critica della nozione normativa di legge. Questa sfocia infine in una concezione "dialettica" della libertà.
Italian translation of P. Ricoeur, The Metaphorical Process as Cognition, Imagination, and Feelin... more Italian translation of P. Ricoeur, The Metaphorical Process as Cognition, Imagination, and Feeling. The paper will focus on a problem arising on the boundary between a semantic theory of metaphor and a psychological theory of imagination and feeling. Ricouer addresses the question whether an inquiry into the capacity of metaphor to provide true insights about reality may be completed without including as a necessary component a psychological moment of the kind usually described as " image " or " feeling ". What is suggested here is a structural analogy between the cognitive, the imaginative, and the emotional components of the complete metaphorical act.
Che cos'è una regola, se essa sembra confondersi senza residui con la vita? E che cos'è una vita ... more Che cos'è una regola, se essa sembra confondersi senza residui con la vita? E che cos'è una vita umana, se in ogni suo gesto, in ogni sua parola, in ogni suo silenzio non può più essere distinta dalla regola? È a queste domande che il libro di Agamben cerca di dare una risposta attraverso un'appassionata rilettura di quel fenomeno affascinante e sterminato che è il monachesimo occidentale da Pacomio a San Francesco. Se il libro ricostruisce nei particolari la vita dei monaci nella loro ossessiva attenzione alla scansione temporale e alla regola, alle tecniche ascetiche e alla liturgia, la tesi di Agamben è, però, che la vera novità del monachesimo non sta nella confusione fra la vita e la norma, ma nella scoperta di una nuova dimensione, in cui forse per la prima volta la "vita" come tale si afferma nella sua autonomia e la rivendicazione dell'"altissima povertà" e dell'"uso" lancia al diritto una sfida con cui il nostro tempo deve ancora fare i conti. "Come pensare una forma-di-vita, cioè una vita umana del tutto sottratta alla presa del diritto e un uso dei corpi e del mondo che non si sostanzi mai in un'appropriazione? Come pensare la vita come ciò di cui non si dà mai proprietà, ma soltanto un uso comune?"
"Le origini del totalitarismo" (1951) è un classico della filosofia politica e della politologia ... more "Le origini del totalitarismo" (1951) è un classico della filosofia politica e della politologia del Novecento. Per la Arendt il totalitarismo rappresenta il luogo di cristallizzazione delle contraddizioni dell'epoca moderna e insieme la comparsa in Occidente di un fenomeno radicalmente nuovo. Le categorie tradizionali della politica, del diritto, dell'etica e della filosofia risultano inutilizzabili; quanto avviene nei regimi totalitari non si può descrivere nei termini di semplice oppressione, di tirannide, di illegalità, di immoralità o di nichilismo realizzato, ma richiede una spiegazione "innovativa". Lungi dal presentare una struttura monolitica, l'apparato istituzionale e legale totalitario deve rimanere estremamente duttile e mobile, al fine di permettere la più assoluta discrezionalità. Per questo gli uffici vengono moltiplicati, le giurisdizioni tra loro sovrapposte e i centri di potere continuamente spostati. Soltanto il capo, e una cerchia ristrettissima di collaboratori, tiene nelle sue mani gli ingranaggi effettivi della macchina totalitaria. Nelle Origini tale macchina viene smontata e analizzata pezzo per pezzo: i metodi propagandistici, le formule organizzative, l'apparato statale, la polizia segreta, il fattore ideologico e, infine, il campo di sterminio, istituzione suprema e caratteristica di ogni regime totalitario.
et partielle, visant à éclairer la question sous un angle inusité. Mais, quoi qu'il en soit de le... more et partielle, visant à éclairer la question sous un angle inusité. Mais, quoi qu'il en soit de leur portée immédiate, les remarques formulées par Fanon à cette occasion sont précieuses dans la mesure où elles permettent de rejeter toute interprétation subjectiviste de son attitude. « Les conséquences de (l')irruption européenne à Madagascar, écrit-il, ne sont pas seulement psychologiques, puisque, tout le monde l'a dit, il y a des rapports internes entre la conscience et le contexte social. » -Étudiant sur le plan psychanalytique le cas d'un malade nègre qui rêve qu'il devient blanc, il conclut que ce rêve réalise un désir [14] inconscient, dont on doit libérer le malade pour lui éviter une dissolution de sa structure psychique ; mais il ajoute aussitôt que « si ce nègre se trouve à ce point submergé par le désir d'être blanc, c'est qu'il vit dans une société qui rend possible son complexe d'infériorité, dans une société qui tire sa consistance du maintien de ce complexe, dans une société qui affirme la supériorité d'une race ; c'est dans l'exacte mesure où cette société lui fait des difficultés, qu'il se trouve placé dans une situation névrotique. Ce qui apparaît alors, c'est la nécessité d'une action couplée sur l'individu et sur le groupe. En tant que psychanalyste, je dois aider mon client à « conscienciser » son inconscient, à ne plus tenter une lactification hallucinatoire, mais bien à agir dans le sens d'un changement des structures sociales ». Un peu plus loin, il observe qu' « à certains moments le « socius » est plus important que l'homme », et cite un passage de Psychologie, marxisme, matérialisme, où Pierre Naville énonce que « ce sont les conditions économiques et sociales des luttes de classe qui expliquent et déterminent les conditions réelles dans lesquelles s'exprime la sexualité individuelle ». Et c'est pour elle que je dois vivre. »
L'orda d'oro, pubblicato per la prima volta nel 1988 e ora ampliato e
aggiornato,è un formidabile... more L'orda d'oro, pubblicato per la prima volta nel 1988 e ora ampliato e aggiornato,è un formidabile "strumento della memoria". Balestrini e Moroni montano il materiale accumulato dalla "grande ondata rivoluzionaria" con serenità e rigore, aprendo fra la mole dei frammenti, dei documenti e degli interventi strade e percorsi accessibili a tutti i lettori, giovani e meno giovani. Sono dieci anni di storia italiana, un'emozionante ricapitolazione di idee, gesti, tensioni, una lunghissima "primavera di intelligenze".
II grande elogio che Martin Heidegger pronunciò il 20 maggio del
1928 per ricordare la figura di ... more II grande elogio che Martin Heidegger pronunciò il 20 maggio del 1928 per ricordare la figura di Max Scheler*, spentosi il giorno precedente, valse in certo modo come elogio funebre non soltanto per l'uomo ma anche per il suo pensiero. Fino al 1928 la fama e l'incidenza teoretica di Scheler furono commisurabili a quelle di Husserl e alla crescente influenza di Heidegger, e fu proprio Heidegger ad apparire negli anni successivi come l'unico beneficiario ed il degno erede delle istanze più feconde del pensiero scheleriano. In Sein und Zeit non compariva soltanto una generica affinità con Scheler nel contestare l'«impostazione idealistica» della fenomenologia husserliana, ma anche i temi specifici su cui Heidegger concentrava l'analisi erano spesso di chiara ascendenza scheleriana: il valore ontologico delle tonalità emotive, la costitutività per Tesserci del conessere, il legame tra la costituzione spaziale dell'ente e la sua natura di utilizzabile intramondano, ecc. Ulteriormente in Kant una das Problem der Metaphysik, non a caso dedicato alla memoria di Scheler, Heidegger affrontò proprio il tema dell'immaginazione produttiva, nucleo della tarda speculazione scheleriana.
In this article the following questions have been addressed: does a unifying point exist in Schel... more In this article the following questions have been addressed: does a unifying point exist in Scheler's philosophy? Who is Man? The author argues that Scheler defines man as person. A person is a unifying centre of actions: he interacts with other people and with God. Also God is person and man has a constitutive relation with Him.
Desiderare la libertà è assente, è Altro dalla storia. Il
potere è il risultato soggetto. La nost... more Desiderare la libertà è assente, è Altro dalla storia. Il potere è il risultato soggetto. La nostalgia per un'identità piena e realizzata, per una comunità di uomini liberi e felici muove la storia, ma questa identità, questa comunità è assente, è Altro dalla storia. Il potere è il risultato di questa dialettica fra presenza e assenza: esso appare non come violenza al desiderio di libertà ma come sua espressione. A questo punto la memoria della libertà e dell'unità originaria scompare, la pretesa di riacquistare quello stato felice viene cancellata: il potere è l'espressione, qui ed ora, del desiderio di essere liberi. Una volta costituito questo orizzonte di discorso ogni richiesta di libertà si trasforma in un dibattito sull'uso del potere o sulla sua sostituzione con un contro-potere. La Boétie rompe questo incantesimo e ripropone i termini primordiali della questione. Il "Discorso" appare come l'inizio di un pensiero «negativo» sul potere che emerge nei momenti critici della nostra storia e rappresenta un modello teoretico di pensiero lontano da ogni piatta sociologia delle forme di potere.
Nessuno dovrebbe mai lavorare.
Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo.
Quasi tu... more Nessuno dovrebbe mai lavorare. Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo. Quasi tutti i mali che si possono enumerare traggono origine dal lavoro o dal fatto che si vive in un mondo finalizzato al lavoro. Per eliminare questa tortura, dobbiamo abolire il lavoro. Questo non significa che si debba porre fine ad ogni attività produttiva. Ciò vuol dire invece creare un nuovo stile di vita fondato sul gioco; in altre parole, compiere una rivoluzione ludica. Nel termine "gioco" includo anche i concetti di festa, creatività, socialità, convivialità, e forse anche arte.
"Gelassenheit", "Abbandono": come si inscrive nell'ormai conchiuso
itinerario filosofico di Marti... more "Gelassenheit", "Abbandono": come si inscrive nell'ormai conchiuso itinerario filosofico di Martin Heidegger un'opera come "Gelassenheit"? Che significato assume l'adozione di questa parola fondamentale della mistica speculativa cristiana nel contesto di una ricerca che ha per oggetto l'essenza del pensiero e il suo destino? Grazie a quale singolare processo ermeneutico una parola del "Religioso" diviene parola del "Pensiero"? Una risposta adeguata a tali interrogativi può unicamente trovarsi nella considerazione di un tema o problema che la letteratura su Heidegger raramente ha affrontato nei suoi termini essenziali, nella considerazione cioè del rapporto tra filosofia e religione, fra linguaggio filosofico e linguaggio religioso lungo tutto l'arco del suo pensiero.
Di formazione proudhoniana, marxista dagli anni sessanta,
organizzatore delle prime formazioni so... more Di formazione proudhoniana, marxista dagli anni sessanta, organizzatore delle prime formazioni socialiste in Francia e in Spagna, intellettuale militante e polemista, Lafargue riprende e sviluppa la celebre questione sollevata da Étienne de la Boétie nel Discours de la servitude volontaire, nel 1554: come è possibile che i molti subiscano il potere di uno? Questa domanda apparentemente ingenua, che chiamava in causa la complicità dei molti per paura e la cooptazione di pochi nelle oligarchie di potere, diventa nuovamente centrale in Francia quando dal fronte antifeudale della borghesia e del quarto stato emerge in tutta la sua forza il nuovo potere borghese, e il capitalismo industriale diventa il modo di produzione dominante in Europa e, dall’Europa, nel mondo. I sanculotti della Rivoluzione francese diventano i proletari dell’industria, i nuovi schiavi della produzione di merci; è il paesaggio sociale descritto da Engels nella Situazione della classe operaia in Inghilterra (1845), è la dinamica storica sintetizzata da Marx ed Engels nel Manifesto dei comunisti (1848) che individua nel proletariato la forza con cui l’umanità intera (schiavi e padroni) si libererà dell’orrore economico del capitalismo e costruirà nuove società fondate sulla socializzazione dei mezzi di produzione e sul libero sviluppo delle potenzialità umane.
Il presente lavoro si propone di dare un contributo agli studi diltheyani sul
tema della storia e... more Il presente lavoro si propone di dare un contributo agli studi diltheyani sul tema della storia e dell’ermeneutica. Trattandosi di un vasto argomento, lo studio si è concentrato su quei testi di Wilhelm Dilthey parzialmente trascurati in rapporto al tema. In particolare, nei primi due capitoli ci si è concentrati sull’analisi delle impostazioni della filosofia diltheyana, dandone una lettura di continuità prendendo come punto di riferimento la Einleitung in die Geisteswissenschaften del 1882,1 e il saggio Leben und Erkennen. Ein Entwurf zur erkenntnistheoretischen Logik und Kategorienlehre, del 1892-93.2 Pur non mancando i riferimenti alle altre opere di Dilthey, tra le quali quelle fondamentali dell’ultimo periodo (Novecento), il lavoro si è prefissato di portare ad analisi il periodo denominato del “medio Dilthey”. A partire da questi lavori, infatti, è stato possibile rivedere la lettura dell’intera opera dell’Autore. In particolare Leben und Erkennen può essere considerato un tassello fondamentale per comprendere il tentativo di Dilthey di fondazione delle scienze dello spirito, all’insegna di una logica gnoseologica che infine si mostra bio-logica, onto-logica. Nel terzo e quarto capitolo abbiamo affrontato invece l’influenza di Dilthey su Heidegger, e infine il problema della metafisica e della filosofia. Così facendo si è cercato di dare un contributo di analisi delle prospettive aperte da Dilthey e recepite da Heidegger da una parte; delle questioni poste dai due autori, a partire da un’analoga impostazione filosofica, nei confronti della contemporaneità, del ruolo del pensiero, della metafisica e della filosofia, dall’altra
The essay offers a few comments on some of the most significant
implications of solidarity princi... more The essay offers a few comments on some of the most significant implications of solidarity principle, which affect, on the one hand, the more general issue of the institutional framework of the legal order and, on the other hand, the necessary subjective extension of constitutional duties and the correlated problem of the universality of subjective legal positions. The aim is to combine constitutional provisions and possible interpretations imposed by new social dynamics, using, as far as possible, arguments that permit to put individual rights in a position of equality than the duties. This in order to assert that nowadays an evolution towards a new “primacy” of individual duties can help to go beyond social, cultural and ethnic differences, and to direct legal systems – not only national ones – towards a real satisfaction both of equality principle and social citizenship.
a mia nonna partigiana, che non ha mai consegnato il suo coltello agli alleati… e mi ha insegnato... more a mia nonna partigiana, che non ha mai consegnato il suo coltello agli alleati… e mi ha insegnato a toccare il cielo con la punta delle dita alla nazione degli indiani Seminole, che non hanno mai firmato un trattato di pace con gli Stati Uniti "…Per prima cosa, ho trovato bello darmi al rovesciamento della società in un epoca in cui ciò sembrava ben lontano, e da allora io non ho, come gli altri, cambiato idea una volta o più volte, con il mutare dei tempi; sono piuttosto i tempi ad essere cambiati secondo le mie idee". Guy Debord "Se uccido chi mi reprime, sarà stato per una svista, in un impeto gioioso, senza voltarmi". Raoul Vaneigem "Tutto quello che so l'ho imparato dalle puttane dabbene, dai pazzi, dai poeti e dai bambini che tiravano i sassi alla luna".
Maestro di non violenza anche per Ghandi Tolstoj mostra un cristianesimo diverso, lontano dal far... more Maestro di non violenza anche per Ghandi Tolstoj mostra un cristianesimo diverso, lontano dal fariseismo e dai caratteri anarchici.
Mikhail Bakunin è figura controversa nella storia del pensiero politico. Pur nella molteplicità d... more Mikhail Bakunin è figura controversa nella storia del pensiero politico. Pur nella molteplicità di ricostruzioni della vita del Russo e delle sue idee, deve in genere costatarsi una sorprendente propensione a sottovalutare ed addirittura a svalutare la dimensione teorica della sua opera. Si sottolinea e si drammatizza piuttosto il lato biografico, esistenziale ed anzi psicologico del personaggio. L'articolo si propone di tematizzare il significato più schiettamente filosofico del pensatore russo con specifica attenzione al suo radicamento nello studio del sistema hegeliano. Le idee di Bakunin pigliano l'abbrivio dai dibattiti dei "giovani hegeliani" a Berlino, ai quali il Russo dà un contributo significativo radicalizzando il lato differenziante o negativo del movimento dialettico dello "spirito". A tale ispirazione hegeliana Bakunin rimarrà fedele anche nel séguito della sua militanza politica, ben oltre la fase berlinese. Da quell'ispirazione, sia pure con l'aggiunta di altri materiali, egli trarrà il programma di una metafisica antiessenzialista ed antiautoriaria, critica della nozione normativa di legge. Questa sfocia infine in una concezione "dialettica" della libertà.
Italian translation of P. Ricoeur, The Metaphorical Process as Cognition, Imagination, and Feelin... more Italian translation of P. Ricoeur, The Metaphorical Process as Cognition, Imagination, and Feeling. The paper will focus on a problem arising on the boundary between a semantic theory of metaphor and a psychological theory of imagination and feeling. Ricouer addresses the question whether an inquiry into the capacity of metaphor to provide true insights about reality may be completed without including as a necessary component a psychological moment of the kind usually described as " image " or " feeling ". What is suggested here is a structural analogy between the cognitive, the imaginative, and the emotional components of the complete metaphorical act.
Che cos'è una regola, se essa sembra confondersi senza residui con la vita? E che cos'è una vita ... more Che cos'è una regola, se essa sembra confondersi senza residui con la vita? E che cos'è una vita umana, se in ogni suo gesto, in ogni sua parola, in ogni suo silenzio non può più essere distinta dalla regola? È a queste domande che il libro di Agamben cerca di dare una risposta attraverso un'appassionata rilettura di quel fenomeno affascinante e sterminato che è il monachesimo occidentale da Pacomio a San Francesco. Se il libro ricostruisce nei particolari la vita dei monaci nella loro ossessiva attenzione alla scansione temporale e alla regola, alle tecniche ascetiche e alla liturgia, la tesi di Agamben è, però, che la vera novità del monachesimo non sta nella confusione fra la vita e la norma, ma nella scoperta di una nuova dimensione, in cui forse per la prima volta la "vita" come tale si afferma nella sua autonomia e la rivendicazione dell'"altissima povertà" e dell'"uso" lancia al diritto una sfida con cui il nostro tempo deve ancora fare i conti. "Come pensare una forma-di-vita, cioè una vita umana del tutto sottratta alla presa del diritto e un uso dei corpi e del mondo che non si sostanzi mai in un'appropriazione? Come pensare la vita come ciò di cui non si dà mai proprietà, ma soltanto un uso comune?"
"Le origini del totalitarismo" (1951) è un classico della filosofia politica e della politologia ... more "Le origini del totalitarismo" (1951) è un classico della filosofia politica e della politologia del Novecento. Per la Arendt il totalitarismo rappresenta il luogo di cristallizzazione delle contraddizioni dell'epoca moderna e insieme la comparsa in Occidente di un fenomeno radicalmente nuovo. Le categorie tradizionali della politica, del diritto, dell'etica e della filosofia risultano inutilizzabili; quanto avviene nei regimi totalitari non si può descrivere nei termini di semplice oppressione, di tirannide, di illegalità, di immoralità o di nichilismo realizzato, ma richiede una spiegazione "innovativa". Lungi dal presentare una struttura monolitica, l'apparato istituzionale e legale totalitario deve rimanere estremamente duttile e mobile, al fine di permettere la più assoluta discrezionalità. Per questo gli uffici vengono moltiplicati, le giurisdizioni tra loro sovrapposte e i centri di potere continuamente spostati. Soltanto il capo, e una cerchia ristrettissima di collaboratori, tiene nelle sue mani gli ingranaggi effettivi della macchina totalitaria. Nelle Origini tale macchina viene smontata e analizzata pezzo per pezzo: i metodi propagandistici, le formule organizzative, l'apparato statale, la polizia segreta, il fattore ideologico e, infine, il campo di sterminio, istituzione suprema e caratteristica di ogni regime totalitario.
et partielle, visant à éclairer la question sous un angle inusité. Mais, quoi qu'il en soit de le... more et partielle, visant à éclairer la question sous un angle inusité. Mais, quoi qu'il en soit de leur portée immédiate, les remarques formulées par Fanon à cette occasion sont précieuses dans la mesure où elles permettent de rejeter toute interprétation subjectiviste de son attitude. « Les conséquences de (l')irruption européenne à Madagascar, écrit-il, ne sont pas seulement psychologiques, puisque, tout le monde l'a dit, il y a des rapports internes entre la conscience et le contexte social. » -Étudiant sur le plan psychanalytique le cas d'un malade nègre qui rêve qu'il devient blanc, il conclut que ce rêve réalise un désir [14] inconscient, dont on doit libérer le malade pour lui éviter une dissolution de sa structure psychique ; mais il ajoute aussitôt que « si ce nègre se trouve à ce point submergé par le désir d'être blanc, c'est qu'il vit dans une société qui rend possible son complexe d'infériorité, dans une société qui tire sa consistance du maintien de ce complexe, dans une société qui affirme la supériorité d'une race ; c'est dans l'exacte mesure où cette société lui fait des difficultés, qu'il se trouve placé dans une situation névrotique. Ce qui apparaît alors, c'est la nécessité d'une action couplée sur l'individu et sur le groupe. En tant que psychanalyste, je dois aider mon client à « conscienciser » son inconscient, à ne plus tenter une lactification hallucinatoire, mais bien à agir dans le sens d'un changement des structures sociales ». Un peu plus loin, il observe qu' « à certains moments le « socius » est plus important que l'homme », et cite un passage de Psychologie, marxisme, matérialisme, où Pierre Naville énonce que « ce sont les conditions économiques et sociales des luttes de classe qui expliquent et déterminent les conditions réelles dans lesquelles s'exprime la sexualité individuelle ». Et c'est pour elle que je dois vivre. »
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aggiornato,è un formidabile "strumento della memoria". Balestrini e
Moroni montano il materiale accumulato dalla "grande ondata
rivoluzionaria" con serenità e rigore, aprendo fra la mole dei frammenti,
dei documenti e degli interventi strade e percorsi accessibili a tutti i
lettori, giovani e meno giovani. Sono dieci anni di storia italiana,
un'emozionante ricapitolazione di idee, gesti, tensioni, una lunghissima
"primavera di intelligenze".
1928 per ricordare la figura di Max Scheler*, spentosi il giorno precedente,
valse in certo modo come elogio funebre non soltanto per l'uomo ma
anche per il suo pensiero. Fino al 1928 la fama e l'incidenza teoretica di
Scheler furono commisurabili a quelle di Husserl e alla crescente influenza
di Heidegger, e fu proprio Heidegger ad apparire negli anni successivi
come l'unico beneficiario ed il degno erede delle istanze più feconde del
pensiero scheleriano. In Sein und Zeit non compariva soltanto una generica
affinità con Scheler nel contestare l'«impostazione idealistica» della
fenomenologia husserliana, ma anche i temi specifici su cui Heidegger
concentrava l'analisi erano spesso di chiara ascendenza scheleriana: il valore
ontologico delle tonalità emotive, la costitutività per Tesserci del conessere,
il legame tra la costituzione spaziale dell'ente e la sua natura di
utilizzabile intramondano, ecc. Ulteriormente in Kant una das Problem der
Metaphysik, non a caso dedicato alla memoria di Scheler, Heidegger affrontò
proprio il tema dell'immaginazione produttiva, nucleo della tarda
speculazione scheleriana.
potere è il risultato soggetto. La nostalgia per un'identità piena e realizzata, per una comunità di uomini
liberi e felici muove la storia, ma questa identità, questa comunità è assente, è Altro dalla storia. Il potere è
il risultato di questa dialettica fra presenza e assenza: esso appare non come violenza al desiderio di libertà
ma come sua espressione. A questo punto la memoria della libertà e dell'unità originaria scompare, la
pretesa di riacquistare quello stato felice viene cancellata: il potere è l'espressione, qui ed ora, del desiderio
di essere liberi. Una volta costituito questo orizzonte di discorso ogni richiesta di libertà si trasforma in un
dibattito sull'uso del potere o sulla sua sostituzione con un contro-potere. La Boétie rompe questo
incantesimo e ripropone i termini primordiali della questione. Il "Discorso" appare come l'inizio di un
pensiero «negativo» sul potere che emerge nei momenti critici della nostra storia e rappresenta un modello
teoretico di pensiero lontano da ogni piatta sociologia delle forme di potere.
Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo.
Quasi tutti i mali che si possono enumerare traggono origine dal lavoro o dal fatto che si vive in
un mondo finalizzato al lavoro. Per eliminare questa tortura, dobbiamo abolire il lavoro.
Questo non significa che si debba porre fine ad ogni attività produttiva.
Ciò vuol dire invece creare un nuovo stile di vita fondato sul gioco; in altre parole, compiere una
rivoluzione ludica. Nel termine "gioco" includo anche i concetti di festa, creatività, socialità,
convivialità, e forse anche arte.
itinerario filosofico di Martin Heidegger un'opera come "Gelassenheit"?
Che significato assume l'adozione di questa parola fondamentale
della mistica speculativa cristiana nel contesto di una ricerca
che ha per oggetto l'essenza del pensiero e il suo destino? Grazie a
quale singolare processo ermeneutico una parola del "Religioso" diviene
parola del "Pensiero"?
Una risposta adeguata a tali interrogativi può unicamente trovarsi
nella considerazione di un tema o problema che la letteratura su
Heidegger raramente ha affrontato nei suoi termini essenziali, nella
considerazione cioè del rapporto tra filosofia e religione, fra linguaggio
filosofico e linguaggio religioso lungo tutto l'arco del suo
pensiero.
organizzatore delle prime formazioni socialiste in
Francia e in Spagna, intellettuale militante e polemista,
Lafargue riprende e sviluppa la celebre questione sollevata
da Étienne de la Boétie nel Discours de la servitude
volontaire, nel 1554: come è possibile che i molti subiscano
il potere di uno? Questa domanda apparentemente
ingenua, che chiamava in causa la complicità dei molti
per paura e la cooptazione di pochi nelle oligarchie di
potere, diventa nuovamente centrale in Francia quando
dal fronte antifeudale della borghesia e del quarto stato
emerge in tutta la sua forza il nuovo potere borghese, e
il capitalismo industriale diventa il modo di produzione
dominante in Europa e, dall’Europa, nel mondo. I sanculotti
della Rivoluzione francese diventano i proletari
dell’industria, i nuovi schiavi della produzione di merci;
è il paesaggio sociale descritto da Engels nella Situazione
della classe operaia in Inghilterra (1845), è la dinamica
storica sintetizzata da Marx ed Engels nel Manifesto dei
comunisti (1848) che individua nel proletariato la forza
con cui l’umanità intera (schiavi e padroni) si libererà
dell’orrore economico del capitalismo e costruirà nuove
società fondate sulla socializzazione dei mezzi di produzione
e sul libero sviluppo delle potenzialità umane.
tema della storia e dell’ermeneutica. Trattandosi di un vasto argomento, lo
studio si è concentrato su quei testi di Wilhelm Dilthey parzialmente trascurati
in rapporto al tema.
In particolare, nei primi due capitoli ci si è concentrati sull’analisi delle
impostazioni della filosofia diltheyana, dandone una lettura di continuità
prendendo come punto di riferimento la Einleitung in die Geisteswissenschaften
del 1882,1 e il saggio Leben und Erkennen. Ein Entwurf zur erkenntnistheoretischen
Logik und Kategorienlehre, del 1892-93.2 Pur non mancando i riferimenti alle
altre opere di Dilthey, tra le quali quelle fondamentali dell’ultimo periodo
(Novecento), il lavoro si è prefissato di portare ad analisi il periodo denominato
del “medio Dilthey”. A partire da questi lavori, infatti, è stato possibile rivedere
la lettura dell’intera opera dell’Autore. In particolare Leben und Erkennen può
essere considerato un tassello fondamentale per comprendere il tentativo di
Dilthey di fondazione delle scienze dello spirito, all’insegna di una logica
gnoseologica che infine si mostra bio-logica, onto-logica.
Nel terzo e quarto capitolo abbiamo affrontato invece l’influenza di Dilthey
su Heidegger, e infine il problema della metafisica e della filosofia. Così
facendo si è cercato di dare un contributo di analisi delle prospettive aperte
da Dilthey e recepite da Heidegger da una parte; delle questioni poste dai
due autori, a partire da un’analoga impostazione filosofica, nei confronti della
contemporaneità, del ruolo del pensiero, della metafisica e della filosofia,
dall’altra
implications of solidarity principle, which affect, on the one
hand, the more general issue of the institutional framework of the
legal order and, on the other hand, the necessary subjective extension
of constitutional duties and the correlated problem of the
universality of subjective legal positions.
The aim is to combine constitutional provisions and possible
interpretations imposed by new social dynamics, using, as far as
possible, arguments that permit to put individual rights in a position
of equality than the duties. This in order to assert that nowadays
an evolution towards a new “primacy” of individual duties
can help to go beyond social, cultural and ethnic differences, and
to direct legal systems – not only national ones – towards a real
satisfaction both of equality principle and social citizenship.
aggiornato,è un formidabile "strumento della memoria". Balestrini e
Moroni montano il materiale accumulato dalla "grande ondata
rivoluzionaria" con serenità e rigore, aprendo fra la mole dei frammenti,
dei documenti e degli interventi strade e percorsi accessibili a tutti i
lettori, giovani e meno giovani. Sono dieci anni di storia italiana,
un'emozionante ricapitolazione di idee, gesti, tensioni, una lunghissima
"primavera di intelligenze".
1928 per ricordare la figura di Max Scheler*, spentosi il giorno precedente,
valse in certo modo come elogio funebre non soltanto per l'uomo ma
anche per il suo pensiero. Fino al 1928 la fama e l'incidenza teoretica di
Scheler furono commisurabili a quelle di Husserl e alla crescente influenza
di Heidegger, e fu proprio Heidegger ad apparire negli anni successivi
come l'unico beneficiario ed il degno erede delle istanze più feconde del
pensiero scheleriano. In Sein und Zeit non compariva soltanto una generica
affinità con Scheler nel contestare l'«impostazione idealistica» della
fenomenologia husserliana, ma anche i temi specifici su cui Heidegger
concentrava l'analisi erano spesso di chiara ascendenza scheleriana: il valore
ontologico delle tonalità emotive, la costitutività per Tesserci del conessere,
il legame tra la costituzione spaziale dell'ente e la sua natura di
utilizzabile intramondano, ecc. Ulteriormente in Kant una das Problem der
Metaphysik, non a caso dedicato alla memoria di Scheler, Heidegger affrontò
proprio il tema dell'immaginazione produttiva, nucleo della tarda
speculazione scheleriana.
potere è il risultato soggetto. La nostalgia per un'identità piena e realizzata, per una comunità di uomini
liberi e felici muove la storia, ma questa identità, questa comunità è assente, è Altro dalla storia. Il potere è
il risultato di questa dialettica fra presenza e assenza: esso appare non come violenza al desiderio di libertà
ma come sua espressione. A questo punto la memoria della libertà e dell'unità originaria scompare, la
pretesa di riacquistare quello stato felice viene cancellata: il potere è l'espressione, qui ed ora, del desiderio
di essere liberi. Una volta costituito questo orizzonte di discorso ogni richiesta di libertà si trasforma in un
dibattito sull'uso del potere o sulla sua sostituzione con un contro-potere. La Boétie rompe questo
incantesimo e ripropone i termini primordiali della questione. Il "Discorso" appare come l'inizio di un
pensiero «negativo» sul potere che emerge nei momenti critici della nostra storia e rappresenta un modello
teoretico di pensiero lontano da ogni piatta sociologia delle forme di potere.
Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo.
Quasi tutti i mali che si possono enumerare traggono origine dal lavoro o dal fatto che si vive in
un mondo finalizzato al lavoro. Per eliminare questa tortura, dobbiamo abolire il lavoro.
Questo non significa che si debba porre fine ad ogni attività produttiva.
Ciò vuol dire invece creare un nuovo stile di vita fondato sul gioco; in altre parole, compiere una
rivoluzione ludica. Nel termine "gioco" includo anche i concetti di festa, creatività, socialità,
convivialità, e forse anche arte.
itinerario filosofico di Martin Heidegger un'opera come "Gelassenheit"?
Che significato assume l'adozione di questa parola fondamentale
della mistica speculativa cristiana nel contesto di una ricerca
che ha per oggetto l'essenza del pensiero e il suo destino? Grazie a
quale singolare processo ermeneutico una parola del "Religioso" diviene
parola del "Pensiero"?
Una risposta adeguata a tali interrogativi può unicamente trovarsi
nella considerazione di un tema o problema che la letteratura su
Heidegger raramente ha affrontato nei suoi termini essenziali, nella
considerazione cioè del rapporto tra filosofia e religione, fra linguaggio
filosofico e linguaggio religioso lungo tutto l'arco del suo
pensiero.
organizzatore delle prime formazioni socialiste in
Francia e in Spagna, intellettuale militante e polemista,
Lafargue riprende e sviluppa la celebre questione sollevata
da Étienne de la Boétie nel Discours de la servitude
volontaire, nel 1554: come è possibile che i molti subiscano
il potere di uno? Questa domanda apparentemente
ingenua, che chiamava in causa la complicità dei molti
per paura e la cooptazione di pochi nelle oligarchie di
potere, diventa nuovamente centrale in Francia quando
dal fronte antifeudale della borghesia e del quarto stato
emerge in tutta la sua forza il nuovo potere borghese, e
il capitalismo industriale diventa il modo di produzione
dominante in Europa e, dall’Europa, nel mondo. I sanculotti
della Rivoluzione francese diventano i proletari
dell’industria, i nuovi schiavi della produzione di merci;
è il paesaggio sociale descritto da Engels nella Situazione
della classe operaia in Inghilterra (1845), è la dinamica
storica sintetizzata da Marx ed Engels nel Manifesto dei
comunisti (1848) che individua nel proletariato la forza
con cui l’umanità intera (schiavi e padroni) si libererà
dell’orrore economico del capitalismo e costruirà nuove
società fondate sulla socializzazione dei mezzi di produzione
e sul libero sviluppo delle potenzialità umane.
tema della storia e dell’ermeneutica. Trattandosi di un vasto argomento, lo
studio si è concentrato su quei testi di Wilhelm Dilthey parzialmente trascurati
in rapporto al tema.
In particolare, nei primi due capitoli ci si è concentrati sull’analisi delle
impostazioni della filosofia diltheyana, dandone una lettura di continuità
prendendo come punto di riferimento la Einleitung in die Geisteswissenschaften
del 1882,1 e il saggio Leben und Erkennen. Ein Entwurf zur erkenntnistheoretischen
Logik und Kategorienlehre, del 1892-93.2 Pur non mancando i riferimenti alle
altre opere di Dilthey, tra le quali quelle fondamentali dell’ultimo periodo
(Novecento), il lavoro si è prefissato di portare ad analisi il periodo denominato
del “medio Dilthey”. A partire da questi lavori, infatti, è stato possibile rivedere
la lettura dell’intera opera dell’Autore. In particolare Leben und Erkennen può
essere considerato un tassello fondamentale per comprendere il tentativo di
Dilthey di fondazione delle scienze dello spirito, all’insegna di una logica
gnoseologica che infine si mostra bio-logica, onto-logica.
Nel terzo e quarto capitolo abbiamo affrontato invece l’influenza di Dilthey
su Heidegger, e infine il problema della metafisica e della filosofia. Così
facendo si è cercato di dare un contributo di analisi delle prospettive aperte
da Dilthey e recepite da Heidegger da una parte; delle questioni poste dai
due autori, a partire da un’analoga impostazione filosofica, nei confronti della
contemporaneità, del ruolo del pensiero, della metafisica e della filosofia,
dall’altra
implications of solidarity principle, which affect, on the one
hand, the more general issue of the institutional framework of the
legal order and, on the other hand, the necessary subjective extension
of constitutional duties and the correlated problem of the
universality of subjective legal positions.
The aim is to combine constitutional provisions and possible
interpretations imposed by new social dynamics, using, as far as
possible, arguments that permit to put individual rights in a position
of equality than the duties. This in order to assert that nowadays
an evolution towards a new “primacy” of individual duties
can help to go beyond social, cultural and ethnic differences, and
to direct legal systems – not only national ones – towards a real
satisfaction both of equality principle and social citizenship.