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Etruschi

2008, Consumatori - Coop Reno

breve sintesi del contenuto di una mostra sull'alimentazione relativa alla comunità etrusco-celtica di Monte Bibele (IV e III sec. a.C.).

coopreno Sepoltura con corredo, specchio, colino e vasi in bronzo per misurare il vino (sec.IV-III a.C.) Valle dell’idice Mangiare e bere con D I D A N I E L E V I TA L I Dir e t tor e del MUSEO ARCHEOLOGICO “L .FANTINI” DI MONTERENZIO G li scavi e le ricerche che dal 1978 - per circa 20 anni - si sono svolti a Monte Bibele, nella valle dell’Idice, hanno avuto un risultato che raramente si raggiunge nella ricerca archeologica: di una medesima civiltà si sono portati in luce un vasto abitato, un ampio sepolcreto e due luoghi di culto. Queste scoperte straordinarie ci consentono di penetrare nella vita quotidiana, nel mondo dei riti funerari e delle credenze ultraterrene di un centro che nacque nel cuore dell’appennino alla fine del V secolo a.C. ad opera di Etruschi, che più tardi fu colonizzato da Celti transalpini e che vide la morte ad opera dei Romani, alla fine del III secolo a.C. Sotto i crolli e le macerie delle case e dei magazzini, l’incendio che distrusse l’abitato ha ridotto allo 1 maggio 2008 stato di carboni tutte le scorte alimentari che gli abitanti avevano messo da parte prima del raccolto dell’anno successivo: frumento, orzo, ceci, fave, lenticchie, piselli, lino, agli, ghiande, nocciòle, pere selvatiche, uva, danno l’idea della varietà dei cereali, legumi e frutti, utilizzati nell’alimentazione di questa comunità, che negli ultimi momenti della propria esistenza, vedeva coabitare etruschi, celti e liguri. Numerose zappe, falci e falcetti di ferro scoperti nelle case indicano che parte del cibo derivava da colture o da orticolture praticate nella valle dell’Idice, ma una parte importante di cereali doveva giungere dalla pianura, per commercio o per scambio con altre comunità. Al quadro della dieta vegetale, che costituiva la dieta quotidiana dei più di duecento abitanti di Monte Bibele, si può affiancare quello della dieta carnea che gli archeozoologi riescono a precisare studiando le ossa degli animali uccisi e macellati, ossa gettate nelle strade o in luoghi di discarica. La caccia al cervo, al capriolo e al cinghiale fu molto importante, altri animali come l’orso, la volpe, il tasso, la lepre e la tartaruga furono comunque mangiati. Ma l’allevamento del maiale e dei caprovini fu prevalente rispetto agli animali da caccia. Lo studio dei resti scheletrici di uomini, donne, adolescenti, giovani, adulti e anziani portati in luce nel sepolcreto conferma l’ottima qualità e l’equilibrato apporto di carni, legumi e cereali nella dieta alimentare di queste popolazioni, che in parte esercitarono la guerra e che – se proprio in guerra non vennero coopreno Gli studi confermano che gli abitanti di Monte Bibele, sull’Appennino bolognese, avevano una dieta equilibrata e di ottima qualità, che consentiva loro di vivere oltre i 60 anni etruschi, celti e romani uccise - raggiunsero un’età più che venerabile per l’epoca: oltre 60 anni. E gli anziani, nella necropoli di Monte Bibele, sono molte decine. Queste popolazioni che avevano un grande rispetto per i propri morti e che credevano nella prosecuzione della vita oltre la morte, accompagnavano il corpo dei propri cari con gli stessi cibi consumati in vita: scodelle, pentole, bicchieri e brocche deposte nei corredi indicano la presenza di bevande (latte, vino, birra?) o cibi solidi (miele, formaggi, vegetali…) che però sono stati divorati dal tempo e dall’acidità del suolo; le costole di maiale e di montone o le ossa di cosciotti e prosciutti sono tracce visibili di queste offerte alimentari carnee. Alcuni spiedi di ferro deposti in importanti tombe maschili indicano anche la presenza di carni grigliate, 2 maggio 2008 predisposte per un banchetto memorabile. Il museo archeologico “L. Fantini” di Monterenzio documenta oltre che gli aspetti archeologici della valle dell’Idice, dalla preistoria all’età romana, anche questi temi meno consueti, proprio per l’eccezionalità di tali ritrovamenti. In un volumetto didattico si è voluto condensare i risultati di una mostra dedicata al tema del bere e mangiare in epoca etrusca, celtica e romana. Anche con questa iniziativa il Museo archeologico degli etruschi e dei celti di Monterenzio continua a investire i propri sforzi per offrire alle scuole e agli insegnanti servizi pedagogici, attività didattiche e laboratori ed è grato a Coop Reno per l’aiuto dato nella stampa della pubblicazione. l IL MUSEO DI MONTERENZIO COME E QUANDO VISITARLO Il Museo archeologico degli etruschi e dei celti “Luigi Fantini” di Monterenzio è aperto 320 giorni all’anno, dalle ore 9 alle 13 e nei week-end e festivi anche al pomeriggio, dalle ore 15 alle 18. Chiamando lo 051.929766 o scrivendo a [email protected] è possibile richiedere/ prenotare visite od ottenere informazioni. Riduzioni sono previste per i soci coop. L’ingresso è gratuito ogni prima domenica del mese.