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Musica e movimento. Il gesto musicale, la produzione musicale.

2020, Didattica della musica. Fare e insegnare musica nella scuola di oggi, a cura di Samuele Ferrarese, Mondadori Università, Milano, cap. VI, pp. 133-167

Una delle prime esperienze vissute dall'essere umano, prima ancora della nascita, è la percezione della pulsazione del battito cardiaco materno durante la gestazione: si tratta di un'esperienza ritmica, che si inserisce nell'ambito più vasto della percezione musicale prenatale e neonatale. La connessione tra suono e movimento è istintiva e avviene già nei primissimi mesi di vita. L'ascolto nei bambini, specialmente in quelli più piccoli, è sempre un 'ascolto corporeo', che non coinvolge solo l'organo uditivo ma il loro intero essere. La decodifica dell'evento sonoro avviene cioè attraverso diversi canali, tra cui il movimento corporeo è preminente, ma coinvolge anche l'aspetto emozionale e affettivo. I movimenti corporei sincronizzati con la pulsazione o la struttura ritmica di un brano consentono ai bambini di sviluppare abilità che non sono soltanto di carattere musicale. Da un lato, infatti, l'educazione musicale riguarda la musica in se stessa e, nelle scuole dell'infanzia e primaria, ha (o dovrebbe avere) l'obiettivo di promuovere l'alfabetizzazione musicale, ovvero la padronanza degli elementi basilari della musica. Dall'altro essa è in grado di concorrere in maniera sostanziale alla formazione globale del bambino e allo sviluppo della sua personalità, e può costituire un potente mezzo di supporto ad altre discipline e alla formazione di competenze e abilità fondamentali per l'essere umano. Gli esercizi-gioco centrati sul ritmo, in particolare, possono essere proposti già a partire dal Nido e contribuiscono a sviluppare nel bambino la motricità grossa e fine, la propriocezione, la lateralità, il coordinamento motorio, senza dimenticare la gestione corporea dello spazio e quella mentale della successione temporale. Allo stesso tempo essi favoriscono la socializzazione, l'attenzione, la concentrazione e la memoria. Dal punto di vista musicale, le attività didattiche centrate su suono e movimento, specialmente se proposte il più precocemente possibile, consentono l'acquisizione del 'senso ritmico', una delle abilità fondamentali per chi fa musica. Avere il senso del ritmo significa saper 'andare a tempo', cioè sincronizzare i gesti e i movimenti corporei al fine di produrre i suoni nel momento opportuno, con la voce, con il corpo o con gli strumenti musicali, ed essere in grado di ascoltare, comprendere, memorizzare e riprodurre ritmi via via sempre più articolati. Musica e movimento sono quindi esperienze che si collocano alle fondamenta della vita dell’essere umano e che sono profondamente interconnesse. Il presente articolo approfondisce questa correlazione analizzando l’approccio al ritmo dei maggiori didatti del XX secolo (Émile Jaques-Dalcroze, Carl Orff, Zoltán Kodály, Edgar Willems, Maurice Martenot, Laura Bassi) per poi esaminare il rapporto tra ritmo e movimento nella didattica odierna. Il capitolo è arricchito da esempi concreti di attività didattiche centrate sul ritmo e sul movimento per le scuole dell’infanzia e primaria.

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