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2021, IED Yearbook 2019 2020
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Una presentazione dei lavori di tesi di laurea in Interior Design presso l'Istituto Europeo di Design di Roma, A.A. 2019-2020, tema di progetto: un pop-up store da collocare in un centro commerciale di Chengdu, Cina.
La storiografia storico-religiosa italiana tra la fine dell’800 e la seconda guerra mondiale
Nel quadro della storia delle religioni di inizio 'Novecento, un ruolo non secondario è giocato dal padre gesuita Pietro Tacchi Venturi. Questo saggio rappresenta un contributo a margine di un più ampio studio sul profilo storico e biografico del gesuita
Sono popolazioni che nel corso dei tempi, a causa delle cicliche invasioni e persecuzioni hanno dovuto abbandonare le proprie case, le proprie cose. Motivi razziali, culturali e religiosi hanno portato intere popolazioni a lasciare il proprio paese e trovare rifugio nelle terre dell'Italia Meridionale, creando delle vere isole etniche -linguistiche ben definite.
Palaeohispanica. Revista sobre lenguas y culturas de la Hispania Antigua
Il venetico è una lingua indeuropea, attestata da oltre 500 iscrizioni datate dal VI al I sec.a.C. e provenienti soprattutto dall’attuale regione italiana del Veneto (in pochi casi, dal Friuli Venezia-Giulia, dall’Austria e dalla Slovenia). La scrittura utilizzata è un alfabeto locale di derivazione etrusca. Le iscrizioni venetiche comprendono testi funerari, votivi e pubblici, resi - tranne alcune eccezioni -mediante schemi formulari. Ampiamente documentata è l’onomastica (nomi personali; formula onomastica maschile e femminile). Le strutture della lingua (fonologia, morfologia, sintassi e lessico), data la natura frammentaria del venetico, sono conosciute solo parzialmente; permangono problemi relativi alla classificazione, anche se è ormai accertata l’appartenenza al ramo italico dell’indeuropeo.
Dirigente responsabile, AOU Città della salute e della scienza di Torino, Centro supporto e ascolto vittime di violenza DEMETRA gislatore, laddove possa sospettare o identificare estremi di reato o di possibile reato è tenuto a darne tempestiva comunicazione all'autorità giudiziaria, ma non solo, in quanto recenti disposizioni (2009) obbligano il personale di ente pubblico a fornire alla vittima informazioni utili come il più vicino Centro antiviolenza. Non dimentichiamo inoltre che sulle registrazioni del tria-ge e le affermazioni rese in questa circostanza si può essere chiamati a testimoniare e quindi è meglio costru-ire uno strumento certo di affermazione. Occorre anche prevedere la necessità di prelievo di prove a scopo giu-diziario. In alcuni casi deve essere prevista la possibilità di propor-re particolari procedure per il rispetto della privacy (oscu-ramento dei dati informatici) o predisposizione di alloca-zione temporanea protetta per pazienti potenziali vittime di nuo...
Jean-François Cottier, Auteurs et valeur auctoriale dans les recueils de prières: le cas exemplaire des recueils anselmiens Marta Cruz Trujillo, Las Auctoritates de alguns actors en el manuscrito
Minima onomastica ELVIRA ASSENZA (Messina), Onomastica impressionista nel roman policier 674 Ninfee nere di Michel Bussi XAVERIO BALLESTER (Valéncia), Túria: un hidrònim prerromà 676 MARIMO BONIFACIO (Trieste), Cognomi da zoonimi (mammiferi) tra Venezia Giulia, Istria, Slovenia e Croazia 677 GUIDO BORGHI (Genova), Il coronimo eblaitico Du-gú-ra-su ki ('Egitto'?): una delle più antiche attestazioni indoeuropee? 679 ENZO CAFFARELLI (Roma), Agionimi con l'apostrofo nei cognomi (e nei toponimi) italiani 681 ANGELO CAMPANELLA (Palermo), Da Battiato Francesco a Franco Battiato: la dissacrazione onomastica 683 LAURA CASSI (Firenze), La banalità apparente dei neotoponimi turistici 684 MARINA CASTIGLIONE (Palermo), Che cosa s'intende per denominazione popolare in toponomastica 686 FEDERICA CUSAN (Torino), Nero, grande, secco: gli aggettivi del bosco in Valle di Susa PAOLO D'ACHILLE (Roma), Per i deonimici nei vocabolari non è mai troppo tardi EMIDIO DE ALBENTIIS (Perugia), Parcheggio e viadotto sull'Autosole: un esempio di memoria dispersa ALESSANDRO FADELLI (Pordenone), Pasolini e i toponimi del Friuli Occidentale MASSIMO FANFANI (Firenze), Gigione 'vanitoso' LYDIA FLÖSS (Trento), Toponimi trentini formati con l'appellativo La Mónt MARCO FRAGALE (Palermo), Il nome di un Morfeo siciliano: u zzu Nardu YORICK GOMEZ GANE (Cosenza), Spigolature onomastiche da un nuovo dizionario di Claudio Quarantotto NUNZIO LA FAUCI (Palermo), Aurora e lo spirito dei tempi OTTAVIO LURATI (Lugano/Basel), Tracce di fede scomparse o nascoste LUIGI MATT (Sassari), Due deonomastici di ambito retorico: gorgiare e gorgizzare MAURO MAXIA (Sassari), Un toponimo sardo: Sa Portiscra (Nuoro) BEATRICE NICASTRO (Palermo), La competenza toponimica oltre i confini amministrativi: il caso di Sciacca ELENA PAPA (Torino), Lo zio Franchino del conte di Cavour: epifanie di un nome d'Ancien Régime PATRIZIA PARADISI (Modena), «Il Vittoriale»: il domonimo del pricipato dannunziano sul Garda PAOLO POCCETTI (Roma), Macro-e microtoponimi: una definizione complessa (e spesso ingannevole) SARA RACCA (Torino/Zürich), E.Leclerc, Leclerc o l'Eclerc? Forme ufficiali e realizzazioni popolari di un marchionimo ROBERTO RANDACCIO (Cagliari), Ufficio deonomastici smarriti: Panamino GIOVANNI RUFFINO (Palermo), Antroponomastica popolare e geografia linguistica: appunti FRANCESCO SESTITO (Roma/Saarbrücken), Musica leggera e antroponimia femminile. Sondaggi sui nomi delle residenti a Bologna nel 2021 ripartiti per anno di nascita LEONARDO TERRUSI (Teramo), Un 18 aprile deonimico STEFANO VASSERE (Lugano), Odonimi ticinesi. Tra toponomastica, celebrazioni personali e rispetto del genere Rubriche Materiali bibliografici Recensioni Enzo Caffarelli / Paolo D'Achille (a cura di), Bandelisco. Scritti onomastici di/per (e su) Luca Serianni nel ricordo di allievi, amici e colleghi, Roma, SER-Società Editrice Romana-ItaliAteneo ("Quaderni Italiani di «RION»", 9) 2023 [ELVIRA ASSENZA (Messina)] 720-725 Carla Maria Sanfilippo, Guida ai toponimi di Ferrara. Dalla lingua alla storia (e ritorno), Limena (Padova), libreriauniversitaria.it edizioni ("Storie e linguaggi", 47) 2023 [ENZO CAFFARELLI (Roma)] 725-728 Viorica Răileanu, Tipologia numelui de familie: semantică şi structură, Chişinău, Editura UNU 2022 [ALFONSO GERMANI (Frosinone)] 728-731 Schede di volumi Chiara Borla, Yi stranom d'Yiér e d'Ënqueui. L'antroponimia popolare di Usseglio: I soprannomi e l'identità del paese, con la collaborazione di Matteo Rivoira, s.l., Indipendently published 2022 [ENZO CAFFARELLI (Roma)] 732-734
in «Varchi e altro Rinascimento». Studi offerti a Vanni Bramanti, a cura di S. Lo Re e F. Tomasi, Manziana, Vecchiarelli , 2013
In virtù dell'analisi dei testi linguistici di Benedetto Varchi, rimasti manoscritti fino all'Otto e al Novecento, si individuano le tappe in cui, in concomitanza con gli studi di testi aristotelici (la logica al primo posto), nell'autore dell'«Ercolano» prendevano corpo una solida definizione della natura del linguaggio e la determinazione delle strutture di una lingua. Applicata alla situazione linguistica coeva, l’analisi scaturita dallo studio delle lingue e dei testi classici ha portato Varchi a riflettere sulla complessità della lingua volgare e dei suoi registri, nonché a reinterpretare le teorie di Pietro Bembo. Il punto di svolta nella formazione del pensiero linguistico varchiano è rappresentato dagli studi filosofici all’Università di Padova (1537-1541) e dalla riflessione sulla «Poetica», sulla poesia e sui generi letterari all’interno dell’Accademia degli Infiammati (1540-41). Cruciale (si sottolinea) è stato il momento degli interventi nel cenacolo patavino di Lombardi e di Maggi che leggevano la «Poetica». Il pensiero linguistico di Varchi che aveva preso avvio dal passo del «De interpretatione» di Aristotele (16a 3-4) si consolidava in forza della lettura del capitolo linguistico della «Poetica», commentato da Vincenzo Maggi, il quale nell’"explanatio" del brano aveva accentuato il criterio scrupolosamente grammaticale dell’esame condotto dal filosofo greco. Negli scritti di Varchi, che risalgono a quel periodo, molto prima dell'«Ercolano» (grammatiche del latino e del toscano, nonché gli abbozzi di un nuovo alfabeto per il volgare), si osserva una coerenza teorica nel porre in rilievo il fatto che le lingue sono prima di tutto parlate e l’uso corretto della lingua volgare si fonda sulla capacità di ben parlare. Da questo presupposto il Varchi muove nella sua teorrizzazione sul linguaggio, sul volgare letterario e sulla lingua d’uso.
Nel capitolo CCLV del decimo libro della Nuova cronica Giovanni Villani racconta che nel giugno del 1324 i duchi Enrico di Carinzia e Ottone d'Austria scesero nel Veneto in soccorso dei Padovani per muovere guerra a Cangrande della Scala e ridimensionare il suo crescente potere nella regione. Il cronista fiorentino informa che in quell'occasione al seguito dei due duchi, oltre a molti altri baroni e a un gran numero di cavalieri, c'erano anche degli «arcieri ungari», concludendo così la descrizione dell'esercito antiscaligero: «Ed erano tanta gente e sì disordinata, che distruggeano amici e nimici, e per gl'Italiani erano chiamati barbanicchi» 1 .
Elementi di filosofia del linguaggio nella tradizione fiorentino-toscana Dal Machiavelli al Varchi 1. Il titolo imposto a questo contributo richiede qualche chiarimento preliminare. Gli autori e i testi che passeremo in rassegna sono dei veri e propri classici della 'questione della lingua' sviluppatasi nel Cinquecento italiano intorno al nome, all'identità storico-geografica e alla norma della lingua letteraria; e come tali sono stati variamente coinvolti nel giudizio negativo, relativo a un esteriore culto delle forme linguistiche, che una tradizione databile almeno all'Illuminismo, e sfociata nel duro libro della Labande-Jeanroy (1925), ha dato di essa. D'altro canto, venute meglio in luce negli ultimi decenni le ragioni storico-culturali della 'questione', la sua aderenza alla specificità del contesto sociolinguistico dell'Italia primocinquecentesca, l'innervatura nella ricerca di una identità transeregionale degli intellettuali, e fra l'altro i rapporti con la genesi della stampa e dell'industria tipografica, la dimensione specificamente linguistica (e non solo retorico-stilistica) di autori come Pietro Bembo (1470-1547), Baldassarre Castiglione (1478-1529), Niccolò Machiavelli (1469-1527) ecc. ha ricevuto un giusto risalto in sede filologica e critica. Basti pensare alla rinnovata valorizzazione della tesi 'cortigiana' (a lungo ritenuta un fantasma storiografico) sullo sfondo degli embrionali processi di conguagliamento linguistico delle corti settentrionali; 1 o all'interesse rivolto alle differenze fra scritto e parlato, con particolare attenzione alle tematiche ortoepiche, quale si rivela nel confronto fra le posizioni di Giangiorgio Trissino (1478-1550) e quelle di Claudio Tolomei (1492-1556), "esplodendo" per dir così nella 1) Per un'ampia disamina della questione, e per equilibrata valutazione della sua incidenza nelle condizioni linguistiche dell'Italia quattro-cinquecentesca, rimandiamo a Giovanardi (1998), che tiene conto di pressoché tutta la bibliografia precedente.
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Journal of Nursing Management
Journal of Buddhist Ethics, 2018
Lancet Regional health - Europe, 2024
Lan Koadernoa, 2024
Encontro Nacional de Pesquisadores da RDCC, 2023
UNIVERSIDADE FEDERAL DE PERNAMBUCO, 2020
Indonesian Business Review, 2020
BMC Veterinary Research, 2008
labsita.org
Polymer Composites, 2009
Findings, 2021
arXiv (Cornell University), 2022
Journal of Food Engineering, 2003
Atherosclerosis, 2013
The Career Development Quarterly, 1996