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2021
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Il volume contiene oltre mille schede bibliografiche con la descrizione di altrettanti volumi che, in base alla presenza di annotazioni manoscritte a lui attribuibili, sono passati per le mani di Lodovico Castelvetro, lo studioso modenese che fu oggetto di processo inquisitorio in seguito al quale abbandonò l'Italia per rifugiarsi a Chiavenna, dove morì nel 1571. La ricostruzione virtuale di un'importante biblioteca considerata dispersa è stata resa possibile dalla ingente quantità di rinvii intertestuali apposti dall'autore sui margini dei libri, che collegano un volume all'altro in un'ideale catena della conoscenza.
'Levia Gravia. Quaderno annuale di Letteratura Italiana', XI, 2009, pp. 29-44
Nel maggio del 1543, nella sua villa della Staggia, 1 Lodovico Castelvetro scrive un testola Lettera del Traslatarerimasto inedito per moltissimo tempo, 2 ma certamente notevole, e per il prestigio culturale del suo autore, e per il fatto che essa si configura come un vero e proprio trattatello teorico sul problema del «traslatare». 3 Nata verosimilmente a stretto contatto con la questione, ricchissima di implicazioni culturali e religiose, della 1 Momento delicato, questo, nella vita del Castelvetro: il 12 giugno 1542 il cardinale Iacopo Sadoleto aveva richiesto una pubblica professione di fede cattolica all"Accademia Modenese di Giovanni Grillenzoni, di cui Castelvetro eraè cosa nota -l"intellettuale di punta. 2 Scritta nel 1543, l"epistola è stata pubblicata solo nel 1747, quindi è del tutto estranea al dibattito sulla traduzione e sulle lingue del medio Cinquecento. Cfr. L. Castelvetro, Lettera scritta a M. Guasparro Calori a Roma del Traslatare, in Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, vol. 37, a cura di A. Calogerà, Venezia, Simone Occhi 1747, pp. 73-92 (d"ora in poi: L. Castelvetro, Lettera del Traslatare). Per riflessioni sul rilievo dell"epistola si vedano W. Romani, Lodovico Castelvetro e il problema del tradurre, in «Lettere Italiane», XVIII (1966), 2, pp. 152-179, punto di riferimento di questo nostro contributo, ed E. Raimondi, Gli scrupoli di un filologo: Lodovico Castelvetro e il Petrarca, in Id., Rinascimento inquieto, Torino, Einaudi 1994, pp. 57-142: cfr. in particolare la n. 37 che si trova alle pp. 134-135: «Il Castelvetro vuole, in fondo, essere uno "scienziato" della lingua, un critico-grammatico, secondo quanto dichiarerà polemicamente nelle pagine contro il Varchi. A differenza però del Bembo, il quale risolve sempre il dato linguistico in un problema metastorico di stile e di tradizione, egli sente il bisogno di studiarlo come parte di un sistema dentro la storia: per lui, quindi, la tradizione non è più mito, ma un dato di fatto da giudicare, una "letteratura", per così dire, da verificare. Chi voglia conoscere il Castelvetro migliore e il "gusto" cui può portare il suo ideale di scienziato aristotelico, dovrebbe rileggersi la bellissima lettera Del traslatare, che egli scrisse nel 1543 al Calori, tanto acuta nell"indicare i limiti del tradurre [...], quanto ragionevole nel distinguere il "traslatare come interprete" dal "traslatare come autore" e significativa poi per le censure che muove ai traduttori "che lasciate le parole, attendono al senso solo" e, ancora più, a quelli "che lasciata una parte del senso un"altra ve ne ripongono in suo luogo". Il Castelvetro "colto e non visitato dalle muse", come dice il Contini, non chiede al traduttore un equivalente poetico, ma solo una versione-commento, esatta e zelante, dell"originale. [...]». 3 Si tenga presente che da Leonardo Bruni in poi (il De recta interpretazione risale al 1420 ca.) si era abbastanza universalmente affermato il verbo traducere, da cui tradurre, traduzione, traduttore (anche se, a dimostrare residue insicurezze, vi è il titolo stesso dell"opera bruniana che non di traductio, bensì di interpretatio parla). Castelvetro preferisce riabilitare il non più vivissimo derivato participiale traslatare (da transferre) che, impostosi con Quintiliano e ripreso da Gerolamo e Ambrogio, aveva goduto di enorme fortuna nel Tardo-Antico e, quasi incontrastato, aveva dominato nella tradizione medio-latina. Per questa ed altre questioni, vd. la finissima ricostruzione di G. Folena, «Volgarizzare» e «tradurre»: idea e terminologia della traduzione dal Medio Evo italiano e romanzo all'Umanesimo europeo, in La traduzione. Saggi e studi, a cura di G. Petronio, Trieste, Lint Edizioni, 1973 pp. 59-120 (poi ripubblicato autonomamente e con qualche variazione: cfr. G. Folena, Volgarizzare e tradurre, Torino, Einaudi, 1991). La questione della traduzione nel Cinquecento non è, a parere di chi scrive, ancora stata studiata sistematicamente come meriterebbe. Per un quadro complessivo, si rinvia senz"altro ai seguenti contributi: G. Mounin, Teoria e storia della traduzione, Torino, Einaudi 1965; C. Dionisotti, Tradizione classica e volgarizzamenti, in Id., Geografia e storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi 1967, pp. 125-178; W. Romani, La traduzione letteraria nel Cinquecento: note introduttive, in La traduzione. Saggi e studi, a cura di G. Petronio, Trieste, Lint Edizioni 1973, pp. 387-402; V. García Yebra, Teoría y práctica de la traducción, Madrid, Biblioteca Romanica Hispanica, Editorial Gredos 1982, 2 voll.; E. Mattioli, Studi di poetica e retorica, Modena, Mucchi Editore 1983, G. Steiner, Dopo Babele. Il linguaggio e la traduzione, Firenze, Sansoni 1984, F.M. Rener, Interpretatio. Language and Translation from Cicero to Tytler, Amsterdam-Atlanta, Rodopi 1989; B. Guthmüller, Fausto da Longiano e il problema del tradurre, in «Quaderni
Memorie scientifiche, giuridiche, letterarie dell'Accademia di scienze, lettere e arti di Modenai , 2022
Starting from an idea of Gianfranco Contini's as well as an essay by Werther Romani, the author elaborates a model for Lodovico Castelvetro's translations between 1525 and 1545. On this basis some anonimi vulgarizations of works of the Reformers are to be attributed to him; among them, the Libretto volgare, the Opera divina della christiana vita (translation from De libertate christiana by Martin Luther) and the Dottrina vecchia et nuova (from the Nova doctrina by Urbanus Rhegius).
Riassunto in italiano: L’articolo presenta attraverso i primi libri stampati le prime tipografie del regno di Mattia Corvino nel contesto europeo e il rapporto tra libro scritto a mano e libro a stampa nella Bibliotheca Corviniana. L’autore fa vedere gli ostacoli che l’invenzione di Gutenberg dovette affrontare in una corte rinascimentale e la sorte che toccò alle prime imprese tipografiche in terra ungherese. Abstract in English: The article shows through the first printed items the first bookprinters of Mathias Corvinus’reign, within the European context, discussing the relationships between hand written and printed books of the Bibliotheca Corviniana. The author points out the difficulties that the invention of Gutenberg faced in a Renassaince court and, consequently, the inevitable crises of the first tipographies in Hungary.
Vedianche, 2012
unpublished, 2021
Le prefazioni alle edizioni wolfiane di Aretino e di Machiavelli vanno tutte attribuite a Giacomo Castelvetro: le prove si trovano nei testi, che contengono la memoria delle idee e del linguaggio di Lodovico Castelvetro, zio di Giacomo.
A. Barbieri, Lodovico Castelvetro (1505-1571). La legge e la ragione, Modena, Aedes Muratoriana, 2020
Si pubblica qui un estratto dal volume sopra descritto.
Baldassar Castiglione (1478-1529), ambasciatore mantovano, urbinate e, infine, nunzio pontificio in Spagna dal 1524, fu spesso in viaggio, lontano dal palazzo di famiglia che custodiva al sicuro i suoi libri. In quel palazzo Baldassar mise piede raramente negli ultimi anni della sua vita e, d'altronde, fin dai tempi della gioventù non vi aveva mai risieduto volentieri. Se dunque i volumi conservati nella biblioteca di palazzo Castiglione non bastano a illustrare il rapporto quotidiano del nobile mantovano con i libri, tuttavia costituiscono la risorsa culturale più cospicua e più accessibile che Castiglione ebbe a disposizione durante la sua esistenza.
Recensione di LODOVICO CASTELVETRO, Spositione a XXIX canti dell’‘Inferno’, a cura di VERA RIBAUDO, Roma, Salerno Editrice, 2017, pp. 534
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The Routledge Handbook of Bodily Awareness, 2022
International Journal of Academic Research in Business and Social Sciences, 2018
Chungara Revista de Antropología Chilena, 2024
BEADS: Journal of the Society of Bead Researchers, 2004
Journal of Advanced Chemical Engineering, 2015
Nuances: estudos sobre Educação, 2019
New Zealand Plant Protection, 2009
Academic Journal of Interdisciplinary Studies, 2014
European Scientific Journal ESJ, 2019
Philippine Journal of Development, 2005
Journal of The korean society for new and renewable energy, 2011
Cell, 2009
C.A.O.S. (Contemporary Africa on Screen), 2011
Ethiopian Journal of Reproductive Health, 2018