Essays, Papers, Book Chapters by Stefano Giazzon
"Italique. Poésie italienne de la Renaissance", XXV, Fondation Barbier-Mueller, Genève, Droz, 2022, pp. 211-239 [ISBN 978-2-600-06443-9]
'«Moribus antiquis sibi me fecere poetam». Albertino Mussato nel VII Centenario dell’incoronazione poetica' (Padova 1315-2015), a cura di R. Modonutti ed E. Zucchi, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2017, pp. 213-226 [ISBN 978-88-8450-785-3]
Stefano Giazzon «EZZELINO» (1739): SULLA PRIMA TRADUZIONE ITALIANA DELLA TRAGEDIA DI ALBERTINO MU... more Stefano Giazzon «EZZELINO» (1739): SULLA PRIMA TRADUZIONE ITALIANA DELLA TRAGEDIA DI ALBERTINO MUSSATO
'Italianistica', XLVI, 2017, 1, pp. 59-64
''Per Lodovico Dolce. Miscellanea di studi, I. Passioni e competenze del letterato', a cura di Paolo Marini e Paolo Procaccioli, Vecchiarelli, Manziana (2016), pp. 217-243
e il suo tempo, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1987, pp. 9-27 CREMANTE 199... more e il suo tempo, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1987, pp. 9-27 CREMANTE 1998 Renzo C., Appunti sulla grammatica tragica di Ludovico Dolce, «Cuadernos de Filología Italiana», V, 1998, pp. 279-290 CREMANTE 2006a Renzo C., Appunti sul tema della guerra, ed in particolare della guerra d'Oriente, nella tragedia italiana del Cinquecento, in Guerre di religione sulla scena del Cinque-Seicento, a cura di Maria Chiabò e Federico Doglio, Roma, Torre d'Orfeo, 2006, pp. 121-138 CREMANTE 2006b Renzo C., Aspetti della realtà contemporanea nella tragedia italiana del Cinquecento: appunti sul tema della guerra, in La scena del mondo. Studi sul teatro per Franco Fido, a cura di Lino Pertile, Rena A.
'Esperienze Letterarie', XL, 2015, 4, pp. 47-80
I libri e le riviste per recensioni, schede bibliografiche e spoglio vanno inviati in duplice cop... more I libri e le riviste per recensioni, schede bibliografiche e spoglio vanno inviati in duplice copia alla Direzione della rivista.
'Strumenti Critici', XXIX, 2014, 3, pp. 527-542
Nastagio degli Onesti (Dec. V, 8): una lettura junghiana STRUMENTI CRITICI / a. XXIX, n. 3, sette... more Nastagio degli Onesti (Dec. V, 8): una lettura junghiana STRUMENTI CRITICI / a. XXIX, n. 3, settembre-dicembre 2014 S'entre en un si grant penser k'en villant commence a songier. Ne m'en tenés a mençoignier, ne n'en alés ja mervillant, car on songe bien en villant. Ausi de voir com de mençonge sont li penser comme li songe: dont fu çou voirs, n'en dotés ja, que li rois en villant songa 1 . Chrétien de Troyes (?), Guillaume d 'Angleterre, 2556'Angleterre, -2564 Ma come né l'oro filosofico né il lapis philosophorum sono mai stati fabbricati nella realtà, così nessuno è mai riuscito a raccontare fino in fondo la storia di un tale processo, almeno a orecchie mortali; perché non tanto il narratore quanto la morte pronuncia il consummatum est. Carl Gustav Jung, Gli archetipi e l'inconscio collettivo A una verità nuova non ci si può accontentare di far posto: si tratta piuttosto di prender posto, il nostro posto in essa. Jacques Lacan, Écrits Non mi pare revocabile in dubbio che la suggestività della celebre novella di Nastagio degli Onesti (Dec., V, 8) 2 risieda, almeno in parte, nelle sue ambiguità e contraddizioni 3 . E d'altra parte, le Perrus, La nouvelle V, 8 du Décaméron: deux expériences de lecture, in «Revue des études B. Guthmüller, Christlisches Inferno und Amor-Mythologie in der Novelle von Nastagio degli Onesti (Dec. V, 8), in Studi sul canone letterario del Trecento. Per Michelangelo Picone, a cura di J. Bartuschat e L. Rossi, Ravenna, Longo, 2003, pp. 161-173; F. Grazzini, Nastagio, Federico e la donna che dice no. Una struttura narrativa e due soluzioni nella Giornata V del Decameron, in Le forme del narrare, Firenze, Polistampa, 2004, pp. 263-272; E. Menetti, Il caso di Nastagio degli Onesti nelle novelle di Matteo Bandello, in Le forme del narrare, Firenze, Polistampa, 2004, pp. 341-351; M. Parma, Una riduzione in ottava rima della novella di Nastagio degli Onesti (Decameron, V, 8) (dal ms Londra, British Library Additional 25487), in «Studi sul Boccaccio», 34, 2006, pp. 199-205; E. Ventura, Nastagio degli Onesti (Dec. V, 8), in «Studi sul Boccaccio», 36, 2008, pp.
'Per Leggere. I generi della lettura', XXVI, 2014, 1, pp. 63-90
'Italianistica', XLIII, 2014, 1, pp. 31-45
L'articolo si propone di analizzare, attraverso sondaggi più qualitativi che quantitativi, le var... more L'articolo si propone di analizzare, attraverso sondaggi più qualitativi che quantitativi, le varie strategie di riuso dei Fragmenta e dei Trionfi attuate da Lodovico Dolce nelle tragedie scritte dal 1543 al 1557. La relazione intertestuale con Petrarca, significativa per la dictio di tutta la poesia tragica cinquecentesca, si declina-nelle fabulae allestite dal Dolce-secondo una fenomenologia ampia e diversificata, che va dalla riproposizione integrale di versi (senza alcuna variatio), all'aemulatio microtestuale a basso coefficiente di innovazione, al puro calco ritmico, alla rimodulazione distesa di nuclei tematici che avevano avuto una prima formulazione nelle opere petrarchesche. The article has the goal to analyze, through more qualitative than quantitative surveys, the various strategies of re-use of Fragmenta and Trionfi realized by Lodovico Dolce in his tragedies written from 1543 to 1557. The intertextual relationship with Petrarch, notable for the dictio of the whole tragic poetry of the 16th century, expresses itself-in the tragedies of Dolce-according to a broad and complex phenomenology, ranging from full quotation of verse (with no variatio), to the microtextual aemulatio with a low coefficient of innovation, to the purely rhythmic calque, to the extended remodeling of thematic units that had a first formulation in the works of Petrarch.
'Tra boschi e marine. Varietà della pastorale nel Rinascimento e nell’Età barocca', a cura di D. Perocco, Bologna, Archetipolibri, 2012, pp. 311-351 [ISBN 978-88-6633-115-5]
da L'Amicizia Costante (1600) a Gli Amorosi Affanni (1605): una pastorale 'in viaggio' fra Firenz... more da L'Amicizia Costante (1600) a Gli Amorosi Affanni (1605): una pastorale 'in viaggio' fra Firenze e Venezia* Chiara cosa è che se le Pastorali non fossero si potria dire poco men che perduto a fatto l'uso del palco, e 'n conseguenza reso disperato il fine de i Poeti scenici, il qual deve essere, che i loro componimenti vengano rappresentati. ANGELO INGEGNERI, Della poesia rappresentativa La pastorale fu un intermezzo anche nella storia del teatro: col Pastor fido l'intermezzo è finito. MARIO APOLLONIO, Storia del teatro italiano * Ringrazio, per questo contributo, Elisabetta Selmi, senza i cui suggerimenti nulla sarebbe stato scritto, e Luca Piantoni, che ha generosamente condiviso con me indicazioni bibliografiche, riflessioni e suggestioni. 1 Orazione funerale del Cav. Vincenzo Panciatichi da lui recitata il dì 21. d'Aprile l'anno 1598, nell'Annuali Esequie del Gran Duca Cosimo nella Chiesa della Religione di S. Stefano in Pisa, in Firenze, Filippo Giunti, 1598, in 4. 2 Cfr. GIULIO NEGRI, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara, Bernardino Pomatelli, 1722, p. 530. 3 Agitato è presente nei frontespizi di Re Artemidoro e Amorosi Affanni; Sicuro in quello dell'Orintia. 4 FRANCESCO SAVERIO QUADRIO, Della storia e della ragione d'ogni poesia, III, Milano, Francesco Agnelli, 1743, p. 75: «Vincenzo Panciatichi, Fiorentino, e Cavaliere di S. Stefano, fiorì nell'ingresso del Secolo XVII. Compose egli due Tragedie: la prima della quali intitolata Orinthia fu impressa in Firenze per Cosimo Giunti nel 1600, in 8.: la seconda, intitolata Il Re Artemidoro, quivi pure impressa nel 1604 in 4.». Il Quadrio non fa menzione delle due pastorali del Panciatichi, segno che non dovettero godere di grande fama. mente, quantunque non esaustivamente, nel presente contributo, che intende proporsi come semplice punto di avvio di una ricerca che va certo approfondita da spalle più robuste delle mie. L'erudito Leone Allacci nella sua enciclopedica Drammaturgia scriveva sotto la voce Amorosi Affanni: Favola Pastorale. in Firenze, per Giambattista Ciotti Sanese. 1606 in 4 -Poesia di Vincenzo Panciatichi, Fiorentino, lo Sicuro Accademico Spensierato. Dice l'Autore di questa favola nella Lettera a' Lettori, ch'essendosi servito del migliore, ch'era nell'Amicizia Costante, pure sua Pastorale, vorrebbe, che si annullasse in tutto il nome di quella, come è stato desiderio suo nel compor la presente, la quale brama che viva, come suo legittimo parto nel cospetto del Mondo, e non di aver fatto due Pastorali, ma una sola, ch'è questa, da lui così proposta nell'animo suo. 5
'Il fiore delle passioni. Animo e virtù nel sistema dei saperi tra Cinque e Seicento', a cura di E. Selmi, L. Piantoni, M. Rinaldi, Padova, Cleup, 2012, pp. 75-92 [ISBN 978-88-6129-955-9]
Dell'arte di governare le passioni: su una traduzione cinquecentesca del Perí pathon di Galeno 1.... more Dell'arte di governare le passioni: su una traduzione cinquecentesca del Perí pathon di Galeno 1. Nella colossale produzione di Lodovico Dolce, letterato operante nel ricchissimo panorama dell'industria tipografica veneziana del medio Cinquecento, trova posto anche la traduzione di una Oratione di Galeno, nella quale si essortano i giovani alla cognitione delle buone arti, datata 1548 1 , che è il volgarizzamento della galenica Admonitio ad litteras addiscendas 2 . Trattasi di un'operetta agile, preceduta da una lettera dedicatoria indirizzata a un certo dottor Francesco Longo, in cui il Dolce adopera un armamentario invero piuttosto topico per celebrare le virtù dell'arte medica: l'uomo essendo il più misero degli esseri già per Omero, poiché «sottoposto a tante gravi et sì diverse infirmità», la medicina è stata ed è, proprio in quanto ars per eccellenza deputata alla cura dei corpi, degna di somma lode.
'Forum Italicum', XLVI, 2012, 1, pp. 53-81
This article has the main goal to show, with a precise analysis of the tragedy Ifigenia (1551), w... more This article has the main goal to show, with a precise analysis of the tragedy Ifigenia (1551), written by famous Venetian poligrafo Lodovico Dolce and substantially modeled on the Erasmian version of Euripides' Ifigenia, how work the strategies of the Late Renaissance and of Mannerism in a particular season of the 16th century characterized by very important transition of the taste and of the aesthetical thought, and by a renewal of the cultural sensibility towards Classical authors, also considered auctoritates, but not in the univocal sense of the imitatio of the Renaissance Classicism. The tragedy of Dolce is very notable, above all, for the characterization of the personae, since they are schizophrenically different from themselves in the dramatic develop of the plot (anticipating some significant Shakespeare's characters), for the realistic and rationalistic final (in which a Servant rejects the versions of Euripides and Erasmus characterized by the miraculous substitution of Ifigenia with a hind), for a tragic discourse that exhibits constantly the divorce between words and things, verba et res. «…scribebat carmina maiore cura quam ingenio» Plinio il Giovane, Epistulae, 3, 7 «Questo è, che bisogna che le figure movano gli animi de' riguardanti, alcune turbandogli, altre rallegrandogli, altre sospingendogli a pietà et altre a sdegno, secondo la qualità della istoria…» Lodovico Dolce, Dialogo della Pittura, detto l'Aretino «Si ama o si odia 'all'improvviso', si uccide o ci si volge al bene, seguendo impulsi precipitosi, immotivati. Esiste dunque una 'crisi' tipicamente manieristica. I suoi impulsi sono irrazionali, i suoi presupposti alogici; tuttavia, in un senso più profondo, non sono arbitrari. Simili mutazioni psicologiche immotivate valgono a testimoniare la nuova insondabilità del mondo stesso, il crollo del geocentrismo. La totale ambivalenza degli uomini sulla scena manieristica è un altro sintomo di un'epoca di crisi» Gustav R. Hocke, Il Manierismo nella letteratura
in 'Le parole della passione. Studio sul lessico poetico latino', a cura di P. Mantovanelli e F. R. Berno, Bologna, Pàtron, 2011, pp. 265-294
Mantovanelli, con affetto 1.
'Chroniques Italiennes', XX, 2011, 2, pp. 47
LA GIOCASTA DI LODOVICO DOLCE: NOTE SU UNA RISCRITTURA EURIPIDEA 0. Lodovico Dolce, attivissimo p... more LA GIOCASTA DI LODOVICO DOLCE: NOTE SU UNA RISCRITTURA EURIPIDEA 0. Lodovico Dolce, attivissimo poligrafo, amico di Pietro Aretino, Tiziano Vecellio, Francesco Sansovino, nacque a Venezia nel 1508 da una famiglia di ormai decaduta nobiltà, perse prestissimo il padre ed ebbe modo di studiare a Padova, grazie all'intercessione di due grandi famiglie del patriziato veneziano (Loredan e Cornaro). 1 Terminati gli studi universitari, fece ritorno nella sua città, trovando occupazione come precettore privato e soprattutto come operatore editoriale presso varie importanti officine tipografiche, svolgendo, di volta in volta, il lavoro di revisore e correttore di stampe, traduttore, editore e curatore, trattatista, commentatore, storico, antologista, ma anche rimatore, poeta drammatico (comico e tragico), narrativo (romanzi, poemi epici ed eroici), satirico e burlesco: un'attività intensissima e un'imponente produzione, fatalmente gravata dalle tare dell'eccesso, della fretta, del condizionamento commerciale, talvolta dalla corrività. 2 Morì nel 1568 dopo una fastidiosa malattia e in condizioni di povertà.
'Lettere Italiane', LXIII, 2011, 4, pp. 586-603
La Hecuba di Lodovico doLce: appunti per una anaLisi stiListica I l copioso corpus tragico di Lod... more La Hecuba di Lodovico doLce: appunti per una anaLisi stiListica I l copioso corpus tragico di Lodovico Dolce è pressoché integralmente riconducibile alle pratiche della riscrittura agonistica e della traduzione. 1 Ciò nondimeno non si deve correre il rischio di sottovalutare le sue tragedie sulla base di inadeguate coordinate ermeneutiche: le fabulae che il Dolce allestì ebbero il merito di funzionare pragmaticamente, diffondendo contenuti culturali certo conosciuti dalle élites intellettuali in grado di accedere ai testi direttamente in lingua originale (greco e/o latino), ma non bene, o non del tutto, dai ceti medi in via di progressivo arricchimento, specie a Venezia, sempre più orientati al raggiungimento di una visibilità sociale e politica che contemplava anche l'acquisizione di un patrimonio culturale à la page. 2 3 Come ho cercato di dimostrare nel mio libro: S. giazzon, Venezia in coturno. Lodovico Dolce tragediografo (1543-1557), Roma, Aracne, 2011. 4 Specialmente sorprendente in alcuni passi di Didone, Giocasta, Ifigenia, Medea. 5 Per la traduzione integrale del corpus tragico senecano (la prima in una lingua europea) cfr. L. Dolce, Le Tragedie di Seneca, tradotte da M. Lodovico Dolce, Venezia, Giovan Battista e Melchiorre Sessa, 1560. Sulla categoria retorica di perspicuitas cfr. H. lausberg,
'Rivista di Letteratura Teatrale', IV, 2011, pp. 29-59
'Filologia e Critica', XXXVI, 2011, 1, pp. 125-138
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 16065 del 13.10.1975 L'annata viene stampata con un contr... more Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 16065 del 13.10.1975 L'annata viene stampata con un contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Tutti i diritti riservati -All rights reserved Copyright © 2011 by Salerno Editrice S.r.l., Roma. Sono rigorosamente vietati la ripro duzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qual sia si uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preventiva autorizzazione scritta della Salerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
Books by Stefano Giazzon
Edizione a cura di Stefano Giazzon, Lavis (TN), La Finestra, 2023 [ISBN 978-8832236-34-7]
Roma, Aracne, 2011 [ISBN 978-88-548-4464-3]
Lodovico Dolce letterato e poeta tragico
Edizione critica e note di Stefano Giazzon, Torino, RES, 2010 [ISBN 978-88-85323]
Lodovico Dolce nacque a Venezia nel 1508 (o 1510) da famiglia di decaduta nobiltà; perse prestiss... more Lodovico Dolce nacque a Venezia nel 1508 (o 1510) da famiglia di decaduta nobiltà; perse prestissimo il padre Fantino e studiò a Padova grazie all'intercessione economica di due grandi famiglie veneziane (Loredan e Cornaro).
Reviews by Stefano Giazzon
'Filologia e Critica', XXXVIII, 2013, 2, pp. 310-317
Visibile teologia. Il libro sacro figurato in Italia tra Cinquecento e Seicento, a cura di ERMINI... more Visibile teologia. Il libro sacro figurato in Italia tra Cinquecento e Seicento, a cura di ERMINIA ARDISSINO ed ELISABETTA SELMI, Introduzione di GIUSEPPE MAZZOTTA, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2012, pp. XXVI-464 («Temi e testi», 101) [cm. 24 × 17].
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