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"L’enumerazione satirica nei Paralipomeni leopardiani"

2020, Colombo, Paolo, "L’enumerazione satirica nei Paralipomeni leopardiani" in PER LEGGERE, v. 39 - autunno 2020, (2020), p. 79-95

Il contributo indaga l'incidenza del procedimento stilistico dell'enumerazione all'interno dei Paralipomeni di Giacomo Leopardi. A partire dal censimento delle occorrenze, esteso anche alla coeva produzione poetica e prosastica dell'autore, lo studio ambisce a ricostruire e contestualizzare le specifiche applicazioni di una strategia retorica che attraversa il poemetto nella sua interezza, avanzando alcune ipotesi sulle possibili finalità del suo impiego. This paper examines the incidence of enumeration in Giacomo Leopardi's Paralipomeni. Moving from a survey on single occurrences to a broader view of the author's coeval works in both prose and poetry, the study aims to outline the effective applications of a stylistic strategy common to the entire poem, and to develop hypotheses on its possible purposes.

INTORNO AL TESTO PAOLO COLOMBO L’enumerazione satirica nei Paralipomeni leopardiani _______________ Satirical enumeration in Leopardi’s Paralipomeni ABSTRACT Il contributo indaga l’incidenza del procedimento stilistico dell’enumerazione all’interno dei Paralipomeni di Giacomo Leopardi. A partire dal censimento delle occorrenze, esteso anche alla coeva produzione poetica e prosastica dell’autore, lo studio ambisce a ricostruire e contestualizzare le specifiche applicazioni di una strategia retorica che attraversa il poemetto nella sua interezza, avanzando alcune ipotesi sulle possibili finalità del suo impiego. This paper examines the incidence of enumeration in Giacomo Leopardi’s Paralipomeni. Moving from a survey on single occurrences to a broader view of the author’s coeval works in both prose and poetry, the study aims to outline the effective applications of a stylistic strategy common to the entire poem, and to develop hypotheses on its possible purposes. © P ENSA M ULTI M EDIA s.r.l. PER LEGGERE, XX , N . 39, AUTUNNO 2020 ISSN 1591-4861 ( PRINT ) - ISSN 2279-7513 ( ON LINE ) 80 PAOLO COLOMBO L’enumerazione satirica nei Paralipomeni leopardiani Fra le peculiarità stilistiche del poemetto leopardiano, caratterizzato, secondo Walter Binni, da un efficace «tono medio»1, una in particolare è degna di qualche riflessione. Si tratta del diffuso impiego di versi per così dire enumerativi, talvolta interamente nominali, secondo un procedimento che, già attestato nella tradizione, anche recente, del genere (Casti, l’Alfieri della satira I viaggi), in Leopardi appare prevalentemente circoscritto a determinati personaggi o episodi dell’opera, configurandosi come tratto distintivo dell’intento ironico-parodistico dell’autore2. Fin dalle prime stanze, elenchi polisindetici descrivono il campo di battaglia abbandonato dai topi con l’ingloriosa fuga («sparse l’aste pel campo e le berrette / e le code topesche e le basette»; I 1, 78) e contrassegnano l’esplorazione di Miratondo, che porrà fine alla ritirata (I 6, 4-6); poco oltre, il medesimo accorgimento retorico enfatizza la polemica antigermanica del poeta-canterino («Che non provan sistemi e congetture / e teorie dell’alemanna gente?»; 17, 1-2)3. Gli esempi si fanno via via più frequenti con l’ingresso in scena di Leccafondi. Così è infatti presentato il «Gabinetto» di lettura da lui fondato (I 35): Gabinetto di pubblica lettura, con legge tal, che da giornali in fuore, libro non s’accogliesse in quelle mura, che di due fogli al più fosse maggiore; perché credea che sopra tal misura stender non si potesse uno scrittore appropriato ai bisogni universali politici, economici e morali4. Soggetto di «credea» è lo stesso conte, introdotto nella stanza precedente; la comparsa dell’elenco è dunque pressoché concomitante alla prima menzione del personaggio, la cui predilezione per la cultura tedesca (I 36, 6-8, e 38, 1-2) istituisce un legame fra l’occorrenza della st. 16 e le successive (stt. 40-41): Lascio il museo, l’archivio, e delle fiere il serbatoio, e l’orto delle piante, e il portico, nel quale era a vedere, con baffi enormi e coda di gigante, la statua colossal di Lucerniere, antico topolin filosofante, e dello stesso una pittura a fresco, pur di scalpello e di pennel tedesco.