Academia.edu no longer supports Internet Explorer.
To browse Academia.edu and the wider internet faster and more securely, please take a few seconds to upgrade your browser.
2011
…
5 pages
1 file
La storia della scienza e della tecnica antiche in Italia non è certo priva di figure di rilievo; risalendo a tempi abbastanza lontani, non si può fare a meno di citare il nome di G. Venturi – primo studioso moderno della diottra di Erone – o, ancor meno, quelli di G. Schiaparelli, l’autore della autorevolissima (e accettata da tutti gli studiosi per più di un secolo) ricostruzione dell’astronomia di Eudosso, e di G. Vailati, al principio del secolo scorso uno dei principali interlocutori della discussione della teoria aristotelica del moto. Né questa tradizione di studi può dirsi esaurita; tra i nomi di studiosi più recenti ci limitiamo a citare quelli di M. Vegetti, di G. Cambiano, di V. Di Benedetto e di I. Garofalo e dei loro allievi. Tuttavia si può riscontrare una certa discontinuità in questo ambito, soprattutto negli anni più recenti; gli studiosi oggi attivi sembrano essere abbastanza pochi, e rischiano in più di un caso di venire a trovarsi in una situazione di relativo isolamento.
Orbis Idearum. European Journal of the History of Ideas 7(1), 2019
The idea that the occult or esoteric sciences - in particular magic, alchemy, and astrology - have played a significant role in the birth of modern science has gained a solid position in the metascientific literature of the last two centuries. This idea is certainly controversial, but not more controversial than other theories of the origins of science. Indeed, the theory that modern science simply emerged from common sense, once all the traditional theological impediments were removed, as well as the theory that identifies the roots of modern science in the Judeo-Christian beliefs, have also both met with severe criticism. This article presents the thought of four philosophers who paved the road for the theory of the magical origins of science, namely Francis Bacon, Auguste Comte, Arthur Schopenhauer, and Friedrich Nietzsche. Their insights have subsequently been developed by social scientists and historians of science. A brief account of these developments will be also given in the conclusions.
Dipartimento di Matematica - Università di Messina, 2013
Tra mito e storia, la figura di Archimede ha attraversato i secoli rappresentando, in ogni momento, l'idea stessa della scienza. Tuttavia, ancora oggi, l'interpretazione della sua opera e della sua collocazione storica non è facile e rimane in gran parte controversa. Di sicuro, tuttavia, il grande scienziato siracusano costituisce un riferimento ineludibile su cui si fonda il mondo moderno così fortemente caratterizzato dal pensiero scientifico. Ripercorrendo storia e mito, e analizzando i testi a noi pervenuti, il libro tenta di fare il punto su ciò che Archimede può ancora dirci nell'era della complessità e della globalizzazione.
Si traccia il cammino della nascita del metodo scientifico nel periodo greco romano fino alla decadenza medioevale.
Medicina ancestrale e mondo contemporaneo, 2019
Nel Laboratorio di Epistemologia della Formazione, presso l’Università di Ferrara, qualche tempo abbiamo iniziato a studiare diverse etnie latino-americane dal punto di vista della cosmovisione, dei miti e dei rituali che conformano, anche nel presente, l'identità, la conoscenza e la cultura educativa. In questo caso ci siamo occupati, in modo specifico, dei saperi legati alla medicina tradizionale, cercando di rispondere alle seguenti domande: quali sono i principi, i metodi, i valori e gli strumenti dei saperi curativi tradizionali? Su quale epistemologia si basano? Come li riproducono i suoi interpreti? E, infine: è possibile stabilire un dialogo con la medicina occidentale moderna? I contributi raccolti in questo volume, si basano su una ricerca ampia, che include il lavoro di campo realizzato tra il Messico, il Guatemala e l'Ecuador, e un'indagine di matrice storico-antropologica sulla medicina orientale e occidentale. Il volume è rivolto a studenti e ricercatori in ambito medico ed educativo, e a tutti coloro che sono interessati ad avvicinarsi allo studio delle culture tradizionali ancora presenti nella contemporaneità.
28 Questo aspetto verrà ripreso più in dettaglio più avanti. Sulla straordinaria figura di Archita, matematico, astronomo, filosofo e stratega greco, vissuto a Taranto tra il 428 e il 347 a.C., e dunque contemporaneo di Platone, tra gli ultimi rappresentanti in senso forte del pensiero pitagorico, si può vedere C. A. Huffman, Archytas of Tarentum. Pythagorean, Philosopher and Mathematician King, Cambridge University Press, 2005. Sulle diverse medie e il loro ruolo nella costruzione delle accordature musicali vedi anche più avanti. 29 Lo stesso numero si ottiene, com'è noto, utilizzando il «teorema di Pitagora» per calcolare la diagonale di un quadrato di lato unitario. 30 In realtà i primi pitagorici non possedevano affatto la nozione di «numero irrazionale», che compare solo in età ellenistica con la costruzione euclidea delle grandezze continue, e la loro scoperta fu in realtà solo il rilevamento di un'insolubile aporia all'interno del loro sistema (vedi anche più oltre). 31 Sempre Aristotele, nell'Etica Nicomachea, individua le virtù etiche, come ad esempio la giustizia, come una medietà tra vizi, l'uno per eccesso, l'altro per difetto. 32 Eraclito poneva il fuoco come principio e fine di tutte le cose. Vedi I Presocratici, cit., p.179. 33 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 8. 34 Aristotele, Etica Nicomachea, 1155 b. 35 La visione eraclitea è stata in parte ripresa da Empedocle e, in età ellenistica, dalla filosofia degli Stoici, i quali sostenevano che il mondo fosse pervaso dal pneuma, atto ad assicurare la coesione della materia e il contatto tra le diverse parti del mondo. 40 Ad esempio Ippolito, figlio di Teseo, o Glauco, figlio di Minosse. 41 Pindaro, Pitica III, 59-60. 42 Mitografo latino (II-III sec.) 43 Omero, Iliade, IV, 202 44 Da Epidauro il suo culto fu poi introdotto a Roma -dove prende il nome di Esculapio -in seguito a una pestilenza scoppiata nel 291-292 a.C. (Ovidio, Metamorfosi, XV, 626-728). 45 Nel 430 a.C., quando Atene fu colpita dalla peste, vi fu una vera e propria esplosione del culto. 46 La pratica di chi dorme per avere responsi (guarigione miracolosa, consigli sul come comportarsi per guarire, etc.). 47 Corp. inscr. graec. Peloponnesi, I, p. 221 sgg. 48 In particolare le due figlie Panacea -che personifica la salute recuperata attraverso un «rimedio universale onnipotente» -e Igea, che personifica un modello di medicina preventiva, anziché riparativa. 49 Lo stesso Ippocrate, di cui parleremo tra poco, è considerato il 17° discendente diretto di Asclepio. L'uomo è dunque, come il mondo, una totalità organica e ciascuno è legato ai ritmi del cosmo dagli umori, i quali, con il ciclo delle stagioni passano attraverso fasi di incremento e di diminuzione, ognuno secondo il proprio ritmo di avvicendamento e la propria natura 69 . 62 Il grande sofista di Leontini, discepolo di Empedocle. 63 Medico originario di Selimbria, in Tracia, grande esperto di gymnastiké. 64 Che fu a sua volta maestro di Erofilo di Calcedonia (vedi più avanti). 65 Della fine del V sec. a.C.. Trattato fondamentale del Corpus hippocraticum, attribuito a Polibo, discepolo e genero di Ippocrate. Vedi J. Jouanna, La nascita dell'arte medica occidentale, in Storia del pensiero medico occidentale, a cura di Mirko D. Grmek, Biblioteca storica Laterza, Bari, 1993. 66 È importante sottolineare che si tratta appunto di un'analogia, non di un'omologia: al contrario degli umori, entità suscettibili in qualche misura di essere messe in corrispondenza con concrete manifestazioni corporali, i principi primari del cosmo non sono entità osservabili. 67 Tutto ciò è descritto nel trattato Sulle arie, le acque e i luoghi. 68 J. Jouanna, cit., p.30. 69 Sulla natura dell'uomo, cap. 7.
1. La fondazione dello Stato ottomano e la nascita di un nuovo ambiente intellettuale. 2. La vitalità delle attività scientifiche. 3. La tradizione classica durante l'ultima fase dell'Impero ottomano. 4. Bibliografia.
KOS, 2005
In torno alla metà del I secolo a.C. alcuni artigiani mediorientali, combinando l'uso di due tecniche metallurgiche antichissime, perfezionarono un modo rivoluzionario di produrre il vetro. Fin dal XV secolo a.C., in effetti, la canna da soffio per alimentare il fuoco e la fornace per fondere i metalli erano due strumenti ben conosciuti dagli artigiani e orefici egiziani. Con la prima si controllava l'azione del fuoco e attraverso la seconda si otteneva una pasta metallica fusa facilmente lavorabile. Il vetro era un materiale ben conosciuto anche dagli egizi, ma l'impossibilità di costruire fornaci capaci di raggiungere temperature superiori ai 1000°C non aveva permesso di lavorare la materia fusa, limitando così notevolmente le varietà e le dimensioni degli oggetti che si potevano ottenere. Nonostante questi limiti, superati solo con l'introduzione della tecnica della soffiatura, il vetro esercitò un enorme fascino ed è difficile pensare a un altro materiale capace di giocare un ruolo così vario. A partire dal I secolo a.C., di vetro o di pasta vitrea erano molte decorazioni architettoniche, i mosaici parietali, la fritta per produrre alcuni colori per la pittura a fresco, in particolare l'azzurro e il blu egizio, le finestre per illuminare gli spazi interni degli edifici, le lucerne, i drappeggi, gli ornamenti e alcune parti anatomiche di molte sculture in marmo e pietra, il vasellame da mensa, gli acquari, gli ornamenti, le imitazioni delle pietre e gemme più preziose, le urne cinerarie e, forse, i sarcofagi di uomini illustri, gli unguentari, i balsamari, le lastre utilizzate per la costruzione di serre, i recipienti per la conservazione degli alimenti, strumenti e recipienti alchemici di varie fogge e funzioni, alcuni strumenti ottici per lo studio dei fenomeni della riflessione e della rifrazione, le coppette usate dai medici per la suzione degli umori e del sangue e, infine, gli specchi, sia quelli utilizzati per la cosmesi che quelli ustori. Inoltre il vetro, più dei metalli, poteva assumere qualsiasi colore e una straordinaria lucentezza, qualità quest'ultima che, accompagnata dalla possibilità tecnica di rendere il materiale lavorato perfettamente trasparente, superava i limiti imposti dalle lavorazioni dei metalli e delle pietre. Plinio (Naturalis Historia, XXXVI, 68) prestò la massima attenzione alle tecniche e, alla fine del capitolo dedicato al vetro, esaltando le molteplici e sospendenti qualità del fuoco, suggerì di collocare l'arte vetraria insieme a tutte quelle arti che, grazie all'ingegno, erano finalizzate all'imitazione della natura. Il lungo elenco delle proprietà del fuoco e la consapevolezza manifestata da Plinio di come, grazie all'uso sapiente di questo elemento, si possa trasformare la materia a piacimento, investendo la manipolazione e il dominio del più potente dei quattro elementi, non è, come si voluto spesso intendere, una semplice eco della filosofia Eraclitea, bensì un tentativo di collocare l'arte vetraria in un ambito disciplinare che non è quello del semplice artigianato. Si tratta ovviamente della chimica o dell'alchimia, una disciplina che ai tempi di Plinio poteva già contare su una autorevole tradizione e che, come vedremo, era ben conosciuta dal naturalista latino. Le tecniche antiche, infatti, non sono riconducibili esclusivamente ai progressi empirici che si realizzarono nei mestieri artigianali e nelle officine dei vetrai, ma anche, e in misura rilevante, alle ricerche condotte da parte di alcune categorie di studiosi per estenderne e perfezionarne l'uso in contesti apparentemente lontani dalla vita quotidiana. Esplorando il vetro dal punto di vista della storia della scienza e della tecnica, è legittimo domandarsi se gli antichi, in particolare i greci, non abbiano lasciato qualche testimonianza significativa circa la classificazione scientifica del vetro e la sua funzione in vari ambiti dell'attività
Passato e presente, 1994
L’esigenza di esprimere, conservare e trasmettere l’esperienza del passato é stata soddisfatta dai gruppi umani in molti modi, di cui non si parla nelle storie della storiografia scientifica. Liste genealogiche, racconti epici e miti hanno preceduto e accompagnato le narrazioni storiche retoricamente costruite; forme sacrali, rituali, religiose hanno trasmesso i ricordi del passato accanto alle tecniche organizzate di registrazione della memoria scritta, come archivi e biblioteche; tradizioni orali, agenti e luoghi di memoria e di oblio (eruditi, antiquari, collezionisti, restauratori), istituzioni del sapere hanno fatto da sfondo alle indagini critiche e filologiche, agli scavi archeologici, alla scienza geografica, etnologica, antropologica.
La città, 2015
A norma della legge sul diritto d'autore e del codice civile è vietata la riproduzione di questo libro o di parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilm, registratori o altro. Le fotocopie per uso personale del lettore possono tuttavia essere effettuate, ma solo nei limiti del 15% del volume e dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5 della legge 22 aprile 1941 n. 633. Ogni riproduzione per finalità diverse da quelle per uso personale deve essere autorizzata specificatamente dagli autori o dall'editore.
The International History Review, 2011
Ερευνώντας τον κόσμο του παιδιού, 2020
XXIII Sesja Pomorzoznwacza, 2024
The Copenhagen Journal of Asian Studies, 2018
História, Ciências, Saúde-Manguinhos
Olympic and Paralympic Analysis 2024 – Mega events, media, and the politics of sport, 2024
Buildings, 2024
Radio Audiences and Participation in the Age of Network Society, 2015
… local: da pesquisa á producción: actas do …, 2006
Pattimura Proceeding: Conference of Science and Technology, 2022
Applied Organometallic Chemistry, 1995
IEEE Transactions on Neural Systems and Rehabilitation Engineering, 2023
Prosiding Penelitian dan Pengabdian kepada Masyarakat