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2005, KOS
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In torno alla metà del I secolo a.C. alcuni artigiani mediorientali, combinando l'uso di due tecniche metallurgiche antichissime, perfezionarono un modo rivoluzionario di produrre il vetro. Fin dal XV secolo a.C., in effetti, la canna da soffio per alimentare il fuoco e la fornace per fondere i metalli erano due strumenti ben conosciuti dagli artigiani e orefici egiziani. Con la prima si controllava l'azione del fuoco e attraverso la seconda si otteneva una pasta metallica fusa facilmente lavorabile. Il vetro era un materiale ben conosciuto anche dagli egizi, ma l'impossibilità di costruire fornaci capaci di raggiungere temperature superiori ai 1000°C non aveva permesso di lavorare la materia fusa, limitando così notevolmente le varietà e le dimensioni degli oggetti che si potevano ottenere. Nonostante questi limiti, superati solo con l'introduzione della tecnica della soffiatura, il vetro esercitò un enorme fascino ed è difficile pensare a un altro materiale capace di giocare un ruolo così vario. A partire dal I secolo a.C., di vetro o di pasta vitrea erano molte decorazioni architettoniche, i mosaici parietali, la fritta per produrre alcuni colori per la pittura a fresco, in particolare l'azzurro e il blu egizio, le finestre per illuminare gli spazi interni degli edifici, le lucerne, i drappeggi, gli ornamenti e alcune parti anatomiche di molte sculture in marmo e pietra, il vasellame da mensa, gli acquari, gli ornamenti, le imitazioni delle pietre e gemme più preziose, le urne cinerarie e, forse, i sarcofagi di uomini illustri, gli unguentari, i balsamari, le lastre utilizzate per la costruzione di serre, i recipienti per la conservazione degli alimenti, strumenti e recipienti alchemici di varie fogge e funzioni, alcuni strumenti ottici per lo studio dei fenomeni della riflessione e della rifrazione, le coppette usate dai medici per la suzione degli umori e del sangue e, infine, gli specchi, sia quelli utilizzati per la cosmesi che quelli ustori. Inoltre il vetro, più dei metalli, poteva assumere qualsiasi colore e una straordinaria lucentezza, qualità quest'ultima che, accompagnata dalla possibilità tecnica di rendere il materiale lavorato perfettamente trasparente, superava i limiti imposti dalle lavorazioni dei metalli e delle pietre. Plinio (Naturalis Historia, XXXVI, 68) prestò la massima attenzione alle tecniche e, alla fine del capitolo dedicato al vetro, esaltando le molteplici e sospendenti qualità del fuoco, suggerì di collocare l'arte vetraria insieme a tutte quelle arti che, grazie all'ingegno, erano finalizzate all'imitazione della natura. Il lungo elenco delle proprietà del fuoco e la consapevolezza manifestata da Plinio di come, grazie all'uso sapiente di questo elemento, si possa trasformare la materia a piacimento, investendo la manipolazione e il dominio del più potente dei quattro elementi, non è, come si voluto spesso intendere, una semplice eco della filosofia Eraclitea, bensì un tentativo di collocare l'arte vetraria in un ambito disciplinare che non è quello del semplice artigianato. Si tratta ovviamente della chimica o dell'alchimia, una disciplina che ai tempi di Plinio poteva già contare su una autorevole tradizione e che, come vedremo, era ben conosciuta dal naturalista latino. Le tecniche antiche, infatti, non sono riconducibili esclusivamente ai progressi empirici che si realizzarono nei mestieri artigianali e nelle officine dei vetrai, ma anche, e in misura rilevante, alle ricerche condotte da parte di alcune categorie di studiosi per estenderne e perfezionarne l'uso in contesti apparentemente lontani dalla vita quotidiana. Esplorando il vetro dal punto di vista della storia della scienza e della tecnica, è legittimo domandarsi se gli antichi, in particolare i greci, non abbiano lasciato qualche testimonianza significativa circa la classificazione scientifica del vetro e la sua funzione in vari ambiti dell'attività
Le suggestioni del vetro: materie prime, tecniche di produzione, contesti d'uso, circolazione dei manufatti (VI-IX secc.). Atti del Seminario (Arsago Seprio, 24 novembre 2018), a cura di M. De Marchi, M. Beghelli, Roma, 2019
La necropoli di età romana di Lovere (BG). Una comunità sulle sponde del Sebino, 2024
Il vetro in transizione (IV-XII secolo). Produzione e commercio in Italia meridionale e nell'Adriatico. Temata, II , 2021
1995
Analisi dei dati editi e inediti per l'elaborazione di una tipologia dei vasi in vetro circolanti in Italia tra V e IX secolo d.C
A.Magni, G. Tassinari, “Eracle di vetro”. Lo studio delle gemme e delle paste vitree e un ospite gradito a Verona, in Comitato Nazionale Italiano AIHV, XVIII Giornate Nazionali di Studio sul Vetro, Vetro e alimentazione, Pavia, 16-17 maggio 2015, Atti a cura di S. Ciappi, M.G. Diani, M. Uboldi, Cremona 2017, pp. 253-257
2011
La storia della scienza e della tecnica antiche in Italia non è certo priva di figure di rilievo; risalendo a tempi abbastanza lontani, non si può fare a meno di citare il nome di G. Venturi – primo studioso moderno della diottra di Erone – o, ancor meno, quelli di G. Schiaparelli, l’autore della autorevolissima (e accettata da tutti gli studiosi per più di un secolo) ricostruzione dell’astronomia di Eudosso, e di G. Vailati, al principio del secolo scorso uno dei principali interlocutori della discussione della teoria aristotelica del moto. Né questa tradizione di studi può dirsi esaurita; tra i nomi di studiosi più recenti ci limitiamo a citare quelli di M. Vegetti, di G. Cambiano, di V. Di Benedetto e di I. Garofalo e dei loro allievi. Tuttavia si può riscontrare una certa discontinuità in questo ambito, soprattutto negli anni più recenti; gli studiosi oggi attivi sembrano essere abbastanza pochi, e rischiano in più di un caso di venire a trovarsi in una situazione di relativo isolamento.
SUMMARY - “ViTReoUS MATeRiAlS in The iTAliAn PRoTohiSToRY” PRojecT: UPdATing And STATe of Re- SeARch - This paper is a synthesis of the research concerning the project “Vitreous Materials in the italian protohistory”, focusing in particular on the archaeological finds dated from XVii to X c. B.c. The project has been carried out since 2005 by: Archaeological heritage office of the Autonomous Province of Trento (as regards the archaeological aspects); the geology department of Padua University (archaeometric analysis) and the Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Early and Middle Bronze Age in northern Italy. new archaeometric research (see: Production Technology, pp. 129-135, Angelini 2011 and bibliography) confirms the hypothesis that the mixed alkali faience technology reached central europe during the iii millennium Bc through the regions north of the Black Sea. in northern italy the biconical and segmented faience beads found in several pile dwellings in the garda lake region and dated to the first phase of the early Bronze Age (2100-1800 Bc) are similar in typology and composition to those from Bohemia and Slovakia. An evolution (or reappearance) of mixed alkali technology in northern italy could be the glassy faience conical buttons with a rectilinear perforation at the base dated to the Middle Bronze Age 1-2 (1650/1600 - 1550/1500 Bc). in the same period a variety with a “V” perforation at the base is present in central italy (Bellintani et alii 2005; 2006, pp. 1500-1; 1524-5; fig. 1.4-5). There are not direct markers of production of faience or glassy faience in northern italy. indirect markers could be the specific typology and composition, in particular for the conical button (Bellintani et alii 2006, p. 1501). Middle and Recent Bonze Age in Southern Italy, Sicily and Sardinia. At the beginning of the Middle Bronze Age vitreous material beads (faience, glassy faience and glass) generally of ordinary forms (discoid, globular, flattened globular) started to appear in southern italy, sometimes associated with Aegean pottery (lipari; Vivara - Punta d’Alaca). The oldest hMg glass beads in italy was found in “Villaggio delle Macine”, a pile dwelling site in the lake of Albano, near Rome, dated to the beginning of the MBA1 (Bellintani et alii 2006, pp. 1503, 1522). from the latest period of MBA large groups (hundreds in several cases) of beads appeared, some of which have a more complex and diagnostic form and decoration. They are comparable for typology and composition with similar elements from Aegean: flattened rhomboidal glassy faience beads with linear engravings from cisternino, Trinitapoli (Apulia) and Plemmirio (Sicily); wheat grain beads from Trinitapoli (Apulia), Thapsos and Plemmirio (Sicily) (Bellintani et alii 2006; Tite et alii 2008a, pp. 140, 141; Tite et alii 2008c, pp. 121-125). Several beads are comparable with typical elements from the Mediterranean levant and egypt: the glass flattened globular beads with single spot eyes and the globular bead with arched lines from grotta Manaccora (Apulia) dated to the middle of the XV c. Bc (Bellintani et alii 2006, pp. 1502-3; fig. 2.7; Bellintani 2010a). They are similar to those from Uluburun which ingram (2005, p. 64) compared to some beads found in lachish (israel). in Sardinia the faience buttons dated to the Recent Bronze Age from the burial of Perda ‘e Accutzai and the nuraghe Antigori (near cagliari) are comparable, from typological point of (1) Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici della Provincia Autonoma di Trento, Via Aosta 1, 38122 Trento; e-mail: [email protected] 258 P. BellinTAni inTRodUzione Relativamente trascurati fino a pochi anni or sono, i materiali vetrosi protostorici italiani stanno cominciando ad assumere un ruolo sempre meno marginale nel dibattito relativo alle prime forme di scambio che, nell’europa del ii millennio a.c., passarono da sistemi di carattere diffuso e su scala regionale a scambi sistematici anche su lunga distanza. il dibattito sul collegamento tra continente europeo e Mediterraneo orientale attraverso la penisola italiana si è recentemente arricchito di nuovi e specifici dati grazie anche a studi che hanno coniugato il tradiview, with buttons typical of the Ugaritic productions (Bouquillon e Matoïan 2007, fig. 2.1), which were also found in crete (Panagiotaki (2001, p. 111) and at Ulu Burun, (ingram 2005, p. 46, nota 124). Recent Bronze Age in northern Italy. in this period (Xiii c. Bc) the typology and the composition of several faience and glassy faience beads, in particular lentoid radially grooved beads and wheel beads with two hubs found in the necropolis of franzine and in the Terramara of Poviglio, indicate indirect contact between northern italy and Aegean, probably through Apulia (Bellintani et alii 2006, p. 1507, fig. 1.14; Rahmstorf 2005; Tite et alii 2008a, pp. 140, 141; 2008c, pp. 121-125). Moreover, in the second phase of the recent Bronze Age a group of beads appeared (barrel beads with spiral or wavy threads decoration) characterized by a specific composition: hMBg (high Magnesium Brown glass). At present hMB glasses are spread from the Adige Valley to central Adriatic region with focus on the Terramare territory. in the same regions, in particular in the southern Veneto plain and in the Marche region, “Mycenaean” pottery was found, mostly considered a local production (Salzani et alii 2006; Vagnetti et alii 2006); moreover a working amber site has recently been found at campestrin - grignano Polesine, 9 km east of frattesina. here Tyrint type beads have been found (Salzani 2011). on this basis it should be expected that a local production and/or a reworking of glass in northern italy (Angelini et alii 2005, p. 35). The transmission of glass technology (or part of it) could be linked to the Baltic amber trading and to the presence in this region of traders - artisans coming from the Aegean or eastern Mediterranean. Final Bronze Age. The largest part of the analysed glass beads of this period in the italian peninsula and in central and northern europe (france; germany; great Britain) indicates the presence of the lMhK (low Magnesium high Potassium) or mixed alkali recipe (Towle et alii 2001; Angelini et alii 2010). This glass has been used to realized thousands of little anular blue beads (less than 1 cm of diameter) and a small number of decorated beads (blue barrel with white spiral threads and blue and white eye beads). The largest concentrations of these bead types are localized in north-eastern italy and Switzerland and are up to now unknown in Sardinia and Sicily. in the Mediterranean area there are finds in lipari and some elements in Aegean (Bellintani and Stefan 2009). Specific markers of glass working (crucibles; row glass scraps and probably ingots fragments; thousands of finished products with the largest typological and chromatic variety known up to now) are present in the southern Veneto plain, above all in frattesina. There are no evidence of lMhK glass working or glass making in the Aegean, egypt and near orient. on this basis it should be assumed that the lMhK glass was a specific artisan tradition linked to the emporium of frattesina, a settlement dated from Xii to iX c Bc, with evidence of several craft and trading activities connected with continental europe and eastern Mediterranean (Baltic amber; “Mycenaean” pottery sherds; elephant ivory; ostrich eggs; metal and glass working) (Bietti Sestieri 2008). The beginning of lMhK glass working in frattesina was stimulated by the direct contact with eastern Mediterranean and - maybe - by former experiences in the region (hMBg glasses). We don’t know if and how the glass was produced from raw materials in situ (on this regard: Towle et alii 2001; Angelini et alii 2004, 2010), but this is the most probable hypothesis at the moment. evidence of trades with eastern Mediterranean ceased around the X c. Bc in frattesina and, in the meantime, the glass working appears decreased. After the end of frattesina (around iX c. Bc) the presence of lMhK glass in europe is only reported in remarkable way in great Britain (Raftery 1987; henderson 1987). in the early iron Age in northern and central italy all the glass materials analysed until now (este and etruria: Towle and henderson 2007; Bologna: Polla et alii 2011) reveal the presence of new compositions (soda glasses with natron; potash glasses, and other kind of recipes). in this scenario the lMhK glass can be considered a specific artisan tradition of frattesina. Parole chiave: materiali vetrosi; età del Bronzo, italia, scambi su lunga distanza. Keywords: Vitreous Materials; Bronze Age; italy, long distance Trade.
In 1961 in Herculaneum was brought to light the extraordinary portico that defines the northern side of the Decumanus Maximus, with all its wooden elements conserved. Under the great porch a series of shops opened up. In the first one, set at the corner between the Decumanus Maximus and the IV Cardus, the excavators surprisingly found "a large variety of glass fragments of various colours and thickness". In the excavation journal are listed 46 glass objects. Some of these were found in a case and wrapped in cloth. Among the many objects of daily use, it is worth mentioning a bottle with a squared section which had on its bottom some circles engraved and the stamp P. GESSI AMPLIATI, the trademark of Publio Gessio Ampliato.
RIASSUNTO -Fibule di vetro dell'età orientalizzante da Verucchio -Il vetro è un materiale artificiale eccezionale: riscaldandolo si possono ottenere diverse forme e grazie alla possibilità di colorarlo con colori brillanti si potevano produrre gioielli vistosi. Fra questi gioielli emergono fibule del tipo ad arco rivestito con una grande perla di vetro sull'arco. Un recente studio delle cosidette "Glasbügelfibeln" (secondo Haevernick 1959) ha mostrato, che già nel corso dell'ultimo terzo dell'VIII e durante il VII sec. a.C. vengono usate tecniche specifiche per produrre le grandi perle che rivestivano l'arco delle fibule (Koch 2010). Il vetro già all'inizio dell'Orientalizzante viene usato in un modo ottimale rispetto alle sue caratteristiche, per produrre goielli adatti a mostrare la ricchezza e probabilmente l'alto stato sociale delle donne -sia nella vita, portati sulle vesti, sia nella tomba dove queste fibule vengono trovate bruciate con la defunta o ornavano l'urna. A Verucchio e Bologna è stata rivenuta la maggioranza di dette fibule. Si poteva pensare che le fibule di vetro a Verucchio fossero state importate dal grande centro dell'Emilia. Se da un lato la ricerca ha confermato una notevole somiglianza fra fibule di Bologna e Verucchio, dall'altro la preferenza per particolari colori e la presenza di tipi diversi suggerisce che a Verucchio siano state attive una o più botteghe per la lavorazione del vetro. Come risulta anche da studi in corso su altre classi di materiali, ciò testimonia che Verucchio, in una fase preurbana, inserito in un circuito di relazioni regionali e sopraregionali, rappresentava un centro di produzione aggiornato sulle tecniche artigianali più innovative.
Aesthetics of New Media, 2024
Revista Brasileira de Sociologia do Direito, 2024
AICOIES 2022: ANNUAL INTERNATIONAL CONFERENCE ON ISLAMIC EDUCATION FOR STUDENTS, 2022
Journal of Education and Practice, 2016
Quarterly Journal of Education, 2024
Studies in Language Assessment, 2023
Food Chemistry, 2022
ICES Journal of Marine Science, 1999
Plant Cell Tissue and Organ Culture, 1995
Journal of Pain and Symptom Management, 2004
Interactive cardiovascular and thoracic surgery, 2003
Medical Science Educator, 2019
Universa Medicina, 2018
Case Studies in Construction Materials, 2020