LALINGUA
ITALIANA
r i v i s ta a n n ua l e d i r e t ta d a
m a r i a l u i s a a lt i e r i b i a g i
m au r i z i o d a r d a n o
pietrotrifone
g i a n luc a f r e n g u e l l i
c o m i tat o d i r e d a z i o n e
e l i s a d e ro b e rto
g i a n luc a co l e l la
c o m i tat o s c i e n t i f i c o
z y g m u n t b a r a ń s k i
gastongross
christopherkleinhenz
franzrainer
LALINGUA
ITALIANA
sto ria, strutture, te sti
r i vi stai nt e r naz ional e
iii·2007
pi s a · roma
fabr i z i o s er r a · ed i tor e
mmvi i
Amministrazione e abbonamenti
Accademia editoriale
Casella postale n. , succursale n. 8, I 5623 Pisa
Tel. +39 050542332 · Fax +39 050574888
Abbonamenti (2007) :
Italia : Euro 85,00 (privati) · Euro 40,00 (enti, con edizione Online)
Abroad : Euro 25,00 (Individuals) · Euro 65,00 (Institutions, with Online Edition)
Prezzo del fascicolo singolo : Euro 60,00
I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 754550
o tramite carta di credito (American Express, Visa, Eurocard, Mastercard)
Uffici di Pisa: Via Santa Bibbiana 28
i 5627 Pisa · E-mail:
[email protected]
Uffici di Roma: Via Ruggiero Bonghi /b
i 0084 Roma · E-mail:
[email protected]
*
La Casa editrice garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di
richiederne la rettifica o la cancellazione previa comunicazione alla medesima. Le informazioni custodite
dalla Casa editrice verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati nuove proposte
(Dlgs. 96/2003).
Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 8 del 5 giugno 2005
Direttore responsabile : Fabrizio Serra
Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per
qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione
elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Fabrizio Serra · Editore®, Pisa · Roma, un
marchio della Accademia editoriale®, Pisa · Roma.
Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
*
Proprietà riservata · All rights reserved
© Copyright 2007 by
Fabrizio Serra · Editore®, Pisa · Roma,
un marchio della Accademia editoriale®, Pisa · Roma
*
®
La Accademia editoriale , Pisa · Roma, pubblica con il marchio
Fabrizio Serra · Editore®, Pisa · Roma, sia le proprie riviste precedentemente edite con
il marchio Istituti editoriali e poligrafici internazionali®, Pisa · Roma, che i volumi
delle proprie collane precedentemente edite con i marchi Edizioni dell’Ateneo®, Roma,
Giardini editori e stampatori in Pisa®, Gruppo editoriale internazionale®, Pisa · Roma,
e Istituti editoriali e poligrafici internazionali®, Pisa · Roma.
*
www.libraweb.net
Stampato in Italia · Printed in Italy
issn 724-9074
issn elettronico 826-8080
SOMMARIO
Maurizio Dardano, La sintassi mista in un testo di fine Quattrocento
Serge Vanvolsem, I primi manuali e dizionari per neerlandofoni
Margherita Quaglino, «Come nel bosco si coglie una fragola»: corporeità e sintassi
sensoriale nel primo Caproni
Angela Ferrari, La struttura sintattica del periodo nella scrittura comunicativa odierna. Riflessioni in prospettiva funzionale
Marco Mazzoleni, Arricchimento inferenziale, polisemia e convenzionalizzazione nell’espressione della causalità tra il fiorentino del ’200 e l’italiano contemporaneo
Elisa De Roberto, Le relative predicative rette da verbo di percezione in italiano antico
Emiliano Picchiorri, Alcune voci romanesche nei romanzi di Antonio Bresciani
Salvatore Claudio Sgroi, Il marchionimo Bagnoschiuma® s.m.: composto ‘unicefalo’ a destra o ‘acefalo’? con etimo sincronico o diacronico?
Gianluca Colella, A proposito dei costrutti condizionali
9
33
45
65
83
05
29
37
47
osservatorio linguistico
Adam Ledgeway, La sintassi dei dialetti meridionali
6
recensioni
Pier Vincenzo Mengaldo, Tra due linguagi. Arti figurative e critica (Gianluca
Colella)
Luca Serianni, Un treno di sintomi. I medici e le parole: percorsi linguistici nel passato
e nel presente (Elisa De Roberto)
Giuseppe Patota, Poiché tra causa, tempo e testo (Gianluca Frenguelli)
Ilde Consales, La concessività nella lingua italiana (secoli xiv-xviii) (Elisa De Roberto)
Elisabetta Mauroni, L’ordine delle parole nei romanzi storici italiani dell’Ottocento
(Emiliano Picchiorri)
La formazione delle parole. Atti del xxxvii Congresso Internazionale di Studi della Società di Linguistica Italiana (L’Aquila, 25-27 settembre 2003), a cura di Maria Grossmann e Anna M. Thornton (Paola Dardano)
Rilievi. Le gerarchie semantico-pragmatiche di alcuni tipi di testo, a cura di Angela
Ferrari (Carlo Enrico Roggia)
Lessicografia e onomastica. Atti delle Giornate Internazionali di Studio, Università degli
Studi Roma Tre, 16-17 febbraio 2006 / Lexicography and Onomastics. Proceedings from
the International Study Days, University of Roma Tre, February 16th and 17th, 2006, a
cura di / Editors Paolo D’Achille, Enzo Caffarelli (Elisa De Roberto)
Abstracts
73
8
88
96
203
207
22
26
22
ALCUNE VOCI ROMANESCHE NEI ROMANZI
DI ANTONIO BRESCIANI
Emiliano Picchiorri
T
re romanzi del padre gesuita trentino Antonio Bresciani sono ambientati – totalmente o parzialmente – nella città di Roma, dove l’autore visse per molti anni :
L’Ebreo di Verona (850-5), La Repubblica Romana (85-52), Edmondo o dei costumi del popolo romano (859). Queste opere contengono una vasta gamma di parole romanesche,
che Bresciani attinse con tutta probabilità direttamente dalla lingua parlata e che compaiono soprattutto nelle frequenti descrizioni degli ambienti popolari cittadini. Le voci
dialettali, quasi sempre contrassegnate dall’uso del corsivo, vengono spesso illustrate
nel testo o glossate per mezzo di note : in particolare, nell’Edmondo l’autore documenta
con attenzione alcune parole legate a festività e usanze romane, 2 coniugando il suo
interesse per l’etnografia, già testimoniato dalle passate esperienze di scrittore di viaggi
(Dei costumi dell’isola di Sardegna, Lettere sopra il Tirolo tedesco, ecc.), con quello per la lessicografia, coltivato soprattutto attraverso il Sagio di alcune voci toscane di arti e mestieri
e cose domestiche. 3
Oltre ad alcune voci molto comuni nel romanesco di metà Ottocento, come mannaggia, minente, paino, passatella e rugantino (tutte già presenti nei sonetti belliani, peraltro
all’epoca ancora inediti), Bresciani può offrire informazioni interessanti su parole meno
documentate, consentendo anche, in tre casi, una retrodatazione della loro prima attestazione. Quella dell’autore è infatti una posizione privilegiata : è un parlante settentrionale che risiede a Roma da molti anni. Ciò gli garantisce un’ottima conoscenza del
romanesco e allo stesso tempo gli consente di mantenere il distacco necessario per
coglierne e registrarne alcune particolarità : sono frequenti, nei suoi romanzi, osservazioni esplicite sulla semantica o sulla diffusione di espressioni locali. Ad esempio,
a proposito di accidenti, il commento di Bresciani in nota alle edizioni in volume dell’Ebreo di Verona è interessante per verificare come la parola fosse divenuta, già negli
anni Cinquanta del xix secolo, particolarmente rappresentativa del dialetto romanesco
agli occhi di un osservatore esterno ; illustrando la notevole diffusione dell’esclamazione taramtete nell’ungherese, l’autore traccia un parallelismo con il romanesco : « come i
Romani con quel loro perpetuo accidente ! con questo imprecano, s’adirano, esclamano
e talora accarezzano e salutano. Buon dì, accidente, dicono all’amico – quell’accidente de
mi moglie – dicono per celia ragionandone col compare, te saluta ecc. ». 4 Anche a un’altra parola tipicamente romanesca come bagarino è dedicato molto spazio ; un intero
brano dell’Edmondo illustra la pratica diffusa nei mercati cittadini : « A Roma chiamansi
Bagarini gli incettatori, che comperano di prima mano all’ingrosso, e poi vendono al miI romanzi apparvero a puntate sulla rivista quindicinale « Civiltà Cattolica » (d’ora in poi « CC »), fondata
nello stesso 850 e della cui redazione Bresciani fece parte fin dagli esordi, e vennero ripubblicati più volte
in volume negli anni successivi. Per la biografia di Antonio Bresciani (Ala 798-Roma 862) cfr. Coviello
Leuzzi (972).
2
La ricchezza di documentazione su tradizioni e usanze romane ottocentesche offerta dall’Edmondo è
3
stata sottolineata da Volpicelli (978).
Sul quale cfr. Zolli (s.d.).
4
Bresciani (852, ii, p. 32). Su accidenti e altri mots-témoins del romanesco cfr. Serianni (2002, pp. 89-09).
« la lingua italiana » · iii, 2007
130
emiliano picchiorri
nuto ai rivenduglioli, facendo i prezzi della piazza, e non di rado scorticando la gente ».
L’autore, deprecando tali speculazioni commerciali e ironizzando sulla notevole perizia necessaria per esercitare questa attività, crea anche il sostantivo derivato bagarinato
‘investitura alla carica di bagarino’. 2 Molte espressioni romanesche, già attestate nei
sonetti di Belli, trovano nell’Edmondo la loro prima definizione in rapporto alla lingua
italiana : rivolgendosi al pubblico dell’intera penisola, l’autore ha infatti la necessità di
illustrare l’oggetto della sua descrizione con il maggior numero possibile di particolari e
senza dare per scontati riferimenti ovvi per un romano dell’epoca. Si incontrano glosse
di questo tipo per parole come caccerella (« così a Roma diconsi le cacce clamorose » 3),
fochetti (« dobbiamo di notte entrare nel teatro Corea […]. Ivi dentro nelle dolci e limpide notti della state i Romani s’accolgono allo spettacolo, ch’essi chiamano dei Fochetti,
e son giochi notturni di luminarie a disegno operate colla polvere d’artiglieria acconcia
con polveri di zolfo a varii colori […] » 4), gatta cieca, gioco del quale Bresciani descrive,
con dovizia di particolari, il regolamento e tutte le possibili variazioni (interessante, in
questo caso, l’uso del toscano come termine di paragone : « il gioco si è quello che i Toscani dicono fare a Mosca cieca e i Romani a Gatta cieca […] » 5), parrocchietta (« In Roma
dicesi Parrocchietta quella stanza ove il Curato dà le udienze e spaccia i negozii comuni
del suo popolo » 6) e scagnozzo (« Li Romani chiamano scagnozzi que’ pretazzuoli venuti
dalle provincie, i quali campano dell’elemosine della messa e de’ funerali » 7).
Su altre voci già attestate in epoca belliana le osservazioni di Bresciani possono fornire un utile supplemento di documentazione.
CANOFIENA. Tutti i repertori registrano la parola (attestata in Micheli, Belli, Pascarella, ecc.) nella semplice accezione di ‘altalena’. Nell’Edmondo Bresciani attribuisce
a questo termine un significato più specifico, seppur rientrante nella stessa tipologia di
gioco : si tratterebbe di un gioco collettivo femminile che, secondo l’autore, si svolgeva
soprattutto nella stagione della vendemmia. Può essere interessante riportare l’accurata descrizione che ne viene fatta :
Quelle poi che non hanno danaro da unirsi in brigata, hanno cotai lor giochi in sulla via e nell’andito della casa : perocché le giovinette di quindici e sedici anni si raunano dal vicinato, levano un
mezz’uscio dai gangheri, v’acconciano quattro cavi di fune che raccolgono in uno, l’attaccano al
ferro della mezza luna del sovra porta, vi salgon suso a sedere in sei ed otto : e due lo dondolano
a muta, il che in Roma si chiama la Canofiena. La capitana siede in testa e picchia il cembalo a
battuta mentre tutte l’altre incoronate cantano certe loro canzoni con un gusto, e con un batter di mani, e con un’esultanza maravigliosa. La gente trae a vedere ; le inquiline delle case di
rincontro son tutte alla finestra, e fanno un cicalio, un passeraio, uno schiamazzo, animando le
dondolone, e spesso portando giù le bambine, che lanciano loro in grembo, e godono a vederle
dondolare. 8
(S)TRASCINATO ‘ripassato in padella’. La prima attestazione della parola in questa
accezione (nella forma strascinato) compare in Alessandro Barbosi, Discurso de padron
Lisandro de la Regola (840), come registra il Dizionario romanesco di Fernando Ravaro. 8
L’esempio che si legge in Bresciani, benché in una veste italianizzata, 0 si segnala per la
2
Edmondo, « CC », 859 iii, p. 452.
Ivi, p. 454.
4
Ivi, ii, p. 674.
Ivi, iv, p. 458.
5
6
Ivi, iv, pp. 455-458.
Ivi, ii, p. 33.
7
8
La Repubblica Romana, « CC », 852 iv, p. 420.
Edmondo, «CC», 859 i, pp. 442-443.
9
Ravaro (994, s.v. strascinare).
0
Lo stesso avviene per altre parole romanesche, come foglietta invece di fujetta. In alcuni casi non si
può dire con certezza se l’autore sia responsabile dell’italianizzazione, come per la forma caccerella : come è
noto, infatti, nel romanesco di metà Ottocento coesistevano forme originarie in -ar- e forme toscanizzate in
3
alcune voci romanesche nei romanzi di antonio bresciani
131
sua precocità, anche in considerazione dell’estrema esiguità di documentazioni ottocentesche (è assente in Belli e quello di Barbosi è l’unico esempio riportato da Ravaro ;
altri repertori, quando registrano la voce, non riportano esempi) :
Di certo hanno anch’essi per Santa Croce le salite della Scala Santa, e poscia se n’escono a una
buona merenda di cavoli trascinati, in sulle osterie del Laterano : hanno le visite delle Sette Chiese, e a mezzo il viaggio, chi n’ha, fa di buoni pranzetti lungo la via […].
In altri casi la testimonianza di Bresciani appare particolarmente preziosa perché documenta voci attestate finora solo in epoca successiva.
CENONE. L’origine romana della parola è segnalata fin dalla sua prima apparizione
lessicografica, nell’edizione del 935 del Dizonario moderno di Panzini (« Voce romanesca :
la cena notturna la vigilia di Natale (di magro). Nell’Italia centrale quest’agape è molto
osservata »), 2 mentre i repertori dialettali non la registrano mai ; anche dei ne indica
l’origine romana, datandola però al xx secolo. deli2 segnala soltanto l’attestazione panziniana, sebbene la forma fosse già stata registrata in un sonetto di Zanazzo pubblicato
nel 884 e intitolato appunto Er cenone, come ha segnalato Ivinich ricostruendo le vicende della diffusione della parola in italiano. 3 L’Edmondo, che, come si è visto, documenta
con particolare attenzione usi e costumi diffusi a Roma alla metà del xix secolo, permette di retrodatare cenone di 25 anni grazie a due passi. Nel primo la parola non appare
in corsivo, ma l’autore specifica tra parentesi la peculiarità dell’uso romano :
Vi ricorda la vigilia di Natale quando vi condussi in pescheria, in piazza Navona, in quella del
Panteon e della Pace ? […] Non v’è famigliuola sì minuale e sì poveretta che in quella notte non
faccia il suo cenone (come lo dicono i Romani). 4
In un brano successivo cenone compare in corsivo :
Or dunque avvenne, coll’andare dei giorni, che s’approssimavano le feste del Natale del Signore,
e Pippetto cominciò a struggersi dentro per la voglia di goderle ; e ciò che non poté in lui la brama di rivedere l’amante sua, fu d’acutissimo stimolo il pensiero del cenone della vigilia. 5
La grande fortuna conosciuta dalla voce in tutta la penisola può senz’altro essere stata alimentata anche dalla sua presenza in un romanzo di consumo di larga diffusione
come l’Edmondo. La Civiltà Cattolica, distribuita sull’intero territorio nazionale e all’estero, vantava infatti in quegli anni più di 0.000 abbonati e i romanzi di Bresciani che
apparivano sulle sue colonne venivano immediatamente pubblicati anche in volume
(dell’Edmondo si contano almeno sei edizioni tra il 860 e il 890).
GRAMICCIARO. Benché la forma gramiccia ‘gramigna’ appartenga al patrimonio
del romanesco fin dalla Cronica dell’Anonimo Romano, l’attestazione più antica di gra-er- (cfr. Serianni, 985). Nei sonetti di Belli, ad esempio, la parola è attestata una sola volta nella veste romanesca originaria cacciarella (cfr. Vaccaro, 969, s.v.) ; d’altro canto, la presenza di questo allotropo potrebbe
ulteriormente testimoniare, se ce ne fosse bisogno, l’indipendenza del romanesco di Bresciani dal modello
letterario belliano, fatto non del tutto scontato per un autore trentino alle prese con la rappresentazione
del dialetto di Roma.
Edmondo, « CC », 859 iv, p. 692.
2
Panzini (9357, p. xxii). La parola è assente nelle precedenti edizioni del Dizionario moderno ed è inserita
nella sezione « Aggiunte e correzioni » solo nel 935, cfr. Zevi (in stampa).
3
Ivinich (985). La studiosa raccoglie anche altre attestazioni della parola tra fine Ottocento e primo
Novecento, che testimoniano la precoce diffusione di cenone a livello nazionale e documentano la trasformazione semantica da ‘cena della vigilia di Natale’ a ‘cena dell’ultimo dell’anno’. Cfr. anche Zolli (986, p.
08).
4
5
Edmondo, « CC », 859 i, p. 308.
Ivi, ii, p. 62.
132
emiliano picchiorri
micciaro finora documentata dai repertori sembra essere quella presente nell’edizione
postuma del 945 del Vocabolario romanesco di Chiappini : « raccoglitore e venditore di
gramigna. Vi sono in Roma molti contadini che vivono unicamente di questa industria
[…] ». La voce compare due volte nell’Ebreo di Verona (« CC », 850 ii, p. 22 ; ivi, p. 33),
dove si parla di « gramicciari dei monti » che vengono contattati in qualità di fornitori di
« mortelle » (mirti) e allori per decorare il corso della città in occasione dei festeggiamenti pubblici in onore di Pio ix. Nelle edizioni in volume del romanzo si legge in nota :
« In Roma si chiamano gramicciari quelli che vanno a coglier pe’ campi la gramigna da
rinfrescare i cavalli ». 2 Nell’Ottocento esisteva inoltre a Roma un vicolo dei Gramicciari,
successivamente scomparso. 3
OTTOBRATA. La prima attestazione finora conosciuta della parola risale alla fine
del xix secolo e si trova nel commediografo siciliano Enrico Onufrio (av. 885 : gdli). Il
primo dizionario a registrare la voce, testimoniandone la precoce diffusione nazionale,
è il Nòvo dizionario universale di Petrocchi, che la definisce dapprima « Scampagnata nel
mese d’ottobre » senza fare riferimento a Roma, ma aggiunge poi « Fière romane di
tutti i giovedì d’ottobre. Le ottobrate a Roma del sècolo scorso ». 4 La voce è registrata anche
da Chiappini (9452) (« scampagnata fatta nel mese d’ottobre ») e da Panzini (905), che
osserva più precisamente : « Così chiamano a Roma le scampagnate che si fanno in quel
mese ai vicini castelli, ove l’aureo vino brilla ». La diffusione in altre aree geografiche è
testimoniata anche dalla notazione conclusiva dello stesso Panzini : « anche a Genova è
voce usata ». La parola, che si caratterizza per un suffisso molto produttivo nel romanesco, è ampiamente usata nell’Edmondo, dove un intero capitolo, intitolato proprio « Le
ottobrate », è dedicato alla consuetudine romana delle gite fuori porta. 5 Nello stesso
capitolo la parola è presente altre due volte : in un passo che documenta come queste
scampagnate si svolgessero soprattutto nei « giovedì d’Ottobre », quando anche le donne « escono di città, e tutte si rimbucano nelle taverne suburbane, ove s’apparecchian
loro le tavole sotto le pergole », 6 e in riferimento alle celebri incisioni di Pinelli « ove son
disegnate le ottobrate in carrozza, le danze e le buglie a monte Testaccio » ; 7 in un brano successivo, mentre illustra il grande attaccamento dei romani alle proprie usanze,
Bresciani spiega :
Di qui si può intendere perché la Nunziatina era sì desolata nell’orto di Piscinula perché non
aveva potuto far l’ottobrata. Era buona, era pia, godea in sommo d’aver salvato il fratello ; ma
bisogna esser Romano a penetrare adequatamente quanto le costasse quella privazione. 8
Infine, un altro passo aggiunge particolari sul carattere goliardico assunto solitamente
da questo tipo di scampagnate :
Canta con una voce da rossignuolo ; ma canzonacce da quella gola non escon mai, e la non vuole che le sue fattorine le cantino ; che guai ! Persino nelle ottobrate (in cui talora s’odono certe
strofette un po’ troppo grassoccie) la Nunziatina canta le Glorie di Roma. In somma per compiuta
fanciulla è dessa.9
Il fatto che la parola sia contrassegnata dal corsivo soltanto una volta e che l’autore
– pur usando il termine come titolo di un capitolo – non avverta mai la necessità di
glossarlo esplicitamente indica peraltro che la voce doveva avere una certa diffusione
2
4
6
8
Chiappini (9452). Questa è segnalata come prima attestazione anche in Cortelazzo / Marcato (2005).
3
Bresciani (852, i, p. 37).
Romano (949, s.v.).
5
Petrocchi (887-89).
Edmondo, « CC », 859 i, p. 435.
7
Ivi, i, pp. 440-44.
Ivi, i, p. 445.
9
Ivi, ii, p. 6.
Ivi, iii, pp. 39-320.
alcune voci romanesche nei romanzi di antonio bresciani
133
extra-romana già a metà Ottocento. Ad ogni modo, come nel caso di cenone, la presenza
di ottobrata in un romanzo di consumo pubblicato in un periodico a diffusione nazionale può aver contribuito alla sua rapida affermazione nella lingua italiana.
I romanzi di Bresciani, infine, possono aiutare a chiarire le vicende della diffusione
di una parola di origine non romana, ma la cui notevole diffusione in italiano nel corso
dell’Ottocento potrebbe aver avuto il suo centro di irradiazione nella città di Roma.
SCALINATA. Le prime attestazioni risalgono al Seicento e non si concentrano in
un’area ben delimitata : si va dal nizzardo A. Berardo, al fiorentino F. Rondinelli, al perugino L. P. Scaramuccia (cfr. gdli). 2 Le uniche testimonianze settecentesche risultano,
dall’interrogazione di liz4, nella commedia Il genio buono e il genio cattivo di Goldoni
(768) ; la diffusione della voce in area veneta è confermata anche dall’indicazione del
dei e dalla presenza di scalinada nei dizionari dialettali veneti sette-ottocenteschi. 3 Fino
all’inizio dell’Ottocento scalinata è scarsamente attestato ed è fortemente minoritario
rispetto a scalea, voce ininterrottamente attestata fin dal Trecento.
Nella seconda metà del xix secolo avviene l’improvviso capovolgimento dei rapporti
di forza tra le due parole, fino alla quasi completa scomparsa di scalea. 4 Non è da escludere che la repentina diffusione di scalinata sia legata alla fortuna della parola nella città
di Roma e sia da connettere, in particolare, alla celebrità acquisita dalla scalinata monumentale di piazza di Spagna, costruita nel 725 su progetto dell’architetto Francesco De
Sanctis. 5 Il monumento, che collega Trinità dei Monti a piazza di Spagna, divenne presto
una tappa immancabile nelle visite dei viaggiatori nella Città eterna : è presente non solo
nelle celebri opere di Goethe e Standhal, ma anche nella quasi totalità delle numerose
relazioni di viaggio raccolte dall’Archivio dei viagiatori a Roma e nel Lazio nell’Otto e Novecento. 6 In tutte le opere italiane che descrivono la città, al monumento è legata, senza
eccezioni, la parola scalinata. Due indizi potrebbero testimoniare che la diffusione di scalinata in italiano nell’Ottocento ebbe Roma come centro di irradiazione : il trattamento
della voce nei dizionari puristici e il particolare uso che Bresciani fa della parola.
Il Vocabolario domestico del lessicografo romano Tommaso Azzocchi 7 inserisce scalinata tra le parole da bandire, proponendo la sua sostituzione con scalea. Tale esclusione
non è accettata dagli altri repertori, come quelli di Ugolini, 8 Valeriani 9 (che si domanda esplicitamente, senza potersi rispondere, il motivo dell’esclusione) e Viani, che nel
Dizionario dei pretesi francesismi commenta così : « Signori padroni, la sapete la nuova
sbalorditoja ? L’ottimo Monsig. Azzocchi ha fatto sacco un’altra volta. Io non so che
cosa debba dirmi del sig. Rodinò : quanto sono per la più parte buone ed utili le sue
osservazioni sopra l’Ugolini, tanto sono poco osservabili, false ed inutili le più del suo
repertorio ». 0 Com’è noto, Azzocchi bandisce, oltre a francesismi, voci tecniche e burocratiche, anche alcuni romaneschismi, come dindarolo o pedalino : la notevole diffusione
di scalinata a Roma potrebbe aver indotto il lessicografo purista a considerarla voce
romanesca, anche in virtù del suffisso -ata molto produttivo nel dialetto di Roma. Ciò
Sulla fortuna novecentesca di voci romane in italiano cfr. P. Trifone (992, pp. 92-94).
Un’altra attestazione seicentesca, in Placido Carafa, è segnalata da Bergantini (745).
3
Si vedano, ad esempio, Patriarchi (775), Paoletti (85), Boerio (856).
4
In liz4 compaiono 25 occorrenze di scalea contro 7 di scalinata nel primo Ottocento, mentre nella seconda parte del secolo risultano 2 occorrenze di scalea contro 60 di scalinata.
5
Sulla storia di piazza di Spagna e della sua scalinata cfr. Di Mauro (967).
6
L’archivio è consultabile al sito www.avirel.it. In piazza di Spagna, tra l’altro, erano situati gran parte
degli alberghi che ospitavano i turisti stranieri in visita a Roma.
7
Azzocchi (8462), sul quale cfr. Serianni (98). Anche il successivo repertorio del napoletano Rodinò
(858) bandisce la parola, forse proprio per influsso dell’Azzocchi.
8
9
0
Ugolini (8552).
Valeriani (854).
Viani (858, s.v. scalinata).
2
134
emiliano picchiorri
potrebbe spiegare, inoltre, l’incomprensione di Valeriani, il quale, non essendo romano,
non poteva avvertire la voce come dialettalismo, né poteva ricondurla al francese, dove
non esistono forme analoghe.
Nei romanzi di Bresciani scalea e scalinata convivono. Se scalea compare più volte
senza particolari connotazioni (indica genericamente una larga scala di pietra di fronte
a un edificio), scalinata è usata sempre e soltanto in riferimento a precisi toponimi romani. I luoghi in questione sono la « scalinata delle Tre Cannelle », nei pressi dei mercati
di Traiano, la « scalinata di S. Agnese » 2 e, in due casi, la scalinata di Trinità dei Monti.
Mentre nei primi due esempi le parole non sono contrassegnate dal corsivo, questo
segno paragrafematico è presente nei due passi che si riferiscono alla scalinata di piazza
di Spagna :
Ma l’uno avea sparlato della guerra e detto male di Ciceruacchio all’osteria della scalinata di
Trinità de’ Monti, e l’altro alla bettola di Monserrato ; 3
Giovinotti, oggi all’un’ora siate tutti sulla piazza del Popolo ; vi si pagherà l’intera giornata e
un paolo giunta : stassera poi ci rivedremo parte alla scalinata in piazza di Spagna, parte sotto al
Collegio Greco e parte a Ripetta, e staremo allegri. 4
Il valore del corsivo in questa circostanza non è del tutto chiaro : l’autore potrebbe voler
evidenziare la parola in quanto voce romanesca, come fa in altri passi che abbiamo osservato, oppure potrebbe voler sottolineare che quella di piazza di Spagna è la scalinata
per eccellenza. In entrambi i casi, è certo che nella percezione linguistica del trentino
Bresciani esisteva un particolare legame tra il termine e questo preciso sito monumentale romano.
Le due circostanze analizzate possono permetterci di ipotizzare, per lo meno, la
crescente diffusione della voce nella Roma di metà Ottocento. Nei decenni seguenti,
l’Unità d’Italia e la successiva promozione di Roma a capitale del Regno avranno probabilmente contribuito alla sua definitiva affermazione in italiano : nei testi di ogni provenienza geografica, infatti, alle sporadiche attestazioni dei secoli precedenti fa riscontro
una notevole quantità di occorrenze a fine Ottocento, quando scalinata sostituisce quasi
definitivamente la concorrente scalea. La storia di scalinata potrebbe dunque essere analoga a quella di largo ‘piazzetta irregolare’, voce proveniente dall’area napoletana che
nel corso dell’Ottocento si diffuse, proprio attraverso Roma, in tutta la penisola. 5
Bibliografia
2
Azzocchi, Tommaso (846 ), Vocabolario domestico della lingua italiana, Roma, Monaldi.
Bergantini, Giovanni Pietro (745), Voci italiane d’autori approvati dalla Crusca nel Vocabolario
d’essa non registrate, Venezia, Battaglia.
Boerio, Giuseppe (8562), Dizionario del dialetto veneziano, Venezia, Cecchini.
Bresciani, Antonio (852), L’Ebreo di Verona. Racconto storico dall’anno 1846 al 1849, Roma, Stamperia di Propaganda.
Chiappini, Filippo (9452), Vocabolario romanesco, con aggiunte e postille a cura di Ulderico Rolandi, Roma, Leonardo Da Vinci.
Cortelazzo, Manlio / Marcato, Carla (2005), Dizionario etimologico dei dialetti italiani, Torino, utet.
Coviello Leuzzi, Anna (972), Bresciani Borsa, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani,
Roma, Treccani, xiv, pp. 79-84.
3
5
L’Ebreo di Verona, « CC », 850 i, p. 222.
L’Ebreo di Verona, «CC», 1850 ii, p. 63.
Cfr. Trompeo (939).
2
4
Edmondo, « CC », 859 iii, p. 455.
La Repubblica Romana, « CC », 85 iv, p. 54.
alcune voci romanesche nei romanzi di antonio bresciani
135
dei = Carlo Battisti, Giovanni Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, Barbèra, 95057.
deli2 = Manlio Cortelazzo, Paolo Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, seconda edizione a cura di M. Cortelazzo, Michele A. Cortelazzo, Bologna, Zanichelli, 999.
Di Mauro, Luigi (967), Piazza di Spagna, Napoli, Di Mauro.
gdli = Grande dizionario della lingua italiana, fondato da Salvatore Battaglia, Torino, utet, 962004.
gradit = Grande Dizionario Italiano dell’Uso, ideato e diretto da Tullio de Mauro, Torino, utet,
999.
Ivinich, Jolanda G. (985), Cenone, « Lingua nostra », xlvi, p. 83.
liz4 = Letteratura italiana Zanichelli in cd-rom, a cura di Pasquale Stoppelli, Eugenio Picchi, Bologna, Zanichelli, 200.
Panzini, Alfredo (905), Dizionario moderno, Milano, Hoepli.
Panzini, Alfredo (9357), Dizionario moderno, Milano, Hoepli.
Paoletti, Ermolao (985), Dizionario tascabile veneziano-italiano, Venezia, Andreola.
Patriarchi, Gaspero (775), Vocabolario veneziano e padovano co’ termini e modi corrispondenti toscani, Padova, Conzatti.
Petrocchi, Policarpo (887-89), Nòvo dizionario universale della lingua italiana, Milano, Treves.
Ravaro, Fernando (994), Dizionario romanesco, Roma, Newton Compton.
Rodinò, Leopoldo (858), Repertorio per la lingua italiana di voci o non buone o male adoperate,
Napoli, Trani.
Romano, Piero (949), Roma nelle sue strade e nelle sue piazze, Roma, Palombi.
Serianni, Luca (98), Norma dei puristi e lingua d’uso nel primo Ottocento nella testimonianza del
lessicografo romano Tommaso Azzocchi, Firenze, Accademia della Crusca.
Serianni, Luca (985), Per un profilo fonologico del romanesco belliano, « Studi linguistici italiani »,
xi, pp. 50-89.
Serianni, Luca (2002), L’immagine del romanesco negli ultimi due secoli, in Idem, Viagiatori, musicisti, poeti. Sagi di storia della lingua italiana, Milano, Garzanti.
Trifone, Pietro (992), Roma e il Lazio, Torino, utet.
Trompeo, Pietro Paolo (939), Largo dell’impresa, « Lingua nostra », i, pp. 4-45.
Ugolini, Filippo (8552), Vocabolario di parole e modi errati, Firenze, Barbèra.
Vaccaro, Gennaro (969), Vocabolario romanesco belliano e italiano-romanesco, Roma, Romana
Libri Alfabeto,
Valeriani, Gaetano (854), Vocabolario di voci e frasi erronee al tutto da fugirsi nella lingua italiana,
Torino, Steffenone.
Viani, Prospero (858), Dizionario di pretesi francesismi, Napoli, Rossi-Romano.
Volpicelli, Luigi (978), I romaneschi di padre Bresciani, « La Strenna dei romanisti », pp. 480-93.
Zevi, Andrea Tobia (in stampa), Il romanesco nel Dizionario moderno di Alfredo Panzini.
Zolli, Paolo (986), Le parole dialettali, Milano, Rizzoli.
Zolli, Paolo (s.d.) [ma, 974], Polemiche intorno al “Sagio di alcune voci toscane di arti e mestieri e
cose domestiche” di A. Bresciani, Pisa, Pacini.
composto, in carattere dante monotype,
impresso e rilegato in italia dalla
accademia editoriale ® , pisa · roma
Dicembre 2007
(cz2/fg13)