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TRE SCHEDE BRESCIANE

2021, Tre schede bresciane

I testi seguenti sono stati redatti in vista della mostra "Il Rinascimento di Pordenone con Giorgione, Tiziano, Lotto, Correggio, Bassano, Tintoretto" (Pordenone, 25 ottobre 2019-2 febbraio 2020). Non essendo purtroppo pervenuti alla mostra i dipinti relativi, le tre schede sono state escluse dal catalogo; vengono qui pubblicate così come sono state scritte nell'estate del 2019, senza modifiche o aggiornamenti.

VALERIO MOSSO TRE SCHE E RESCIA E I testi seguenti sono stati redatti in vista della mostra Il Rinascimento i o enone con io ione i iano otto o e io assano into etto (Pordenone, 25 ottobre 2019 – 2 ebbraio 2020 . on essendo urtro o ervenuti alla mostra i di inti relativi, le tre sc ede sono state escluse dal catalogo vengono ui ubblicate cos come sono state scritte nell estate del 2019, sen a modi ic e o aggiornamenti. 2021 – Academia.edu 1. del Romanino - ricca di varie suggestioni, anche modesta sistemazione. Nella produzione di Girolamo Romani lottesche, ma dominata dall’ascendente tizianesco Romanino di questi anni sono piuttosto frequenti d ..o il Romanino - compresa fra il 1516 del rientro a Brescia, dopo le figure fra il pensieroso e l’accigliato, che “dalla (Brescia, 1484/1487–1560) gli anni di pellegrinaggio culminati nei lavori stravolta Salomè di Berlino abc al rabbioso san padovani in Santa Giustina, e il 1519 degli Sebastiano di Salò, abc rivelano una vera e Madonna col Bambino fra san Bonaventura affreschi ben propria antologia di espressioni alterate da un e san Sebastiano, rappresentato dalla Salomè e dalla pala dell’altar eccesso di passione, di volti stralunati e 1517-1518 circa maggiore di San rancesco a Brescia (fra 1516 e asimmetrici, di sguardi saettanti o ansiosamente Olio su tavola, 178 x 173 cm 1517), seguite di poco dalle pale di Berlino e apprensivi” ( rangi 2006, p. 26), sintomi di Salò, duomo di Santa Maria Annunziata Salò, databili fra 1517 e 1518 anche sulla base di un’attenzione particolare all’arte nordica e di una Provenienza: Salò, chiesa di San Bernardino indizi storici e documentari (Buganza, Passoni evidente 2006, pp. 401-402 Nova 1994b, p. 229, con il intendersi come forma di ribellione nei confronti resoconto delle varie proposte cronologiche). di un classicismo trionfante, soprattutto di marca La tavola si trova nel duomo di Salò dal 1906, cremonesi tale momento è propensione all’anticlassicismo, da quando fu trasferita dalla non lontana chiesa i troviamo di fronte a un’opera in cui Romanino tizianesca. Ritroviamo la stessa tendenza nel francescana di San Bernardino, reduce da ingenti dà fondo a tutta la sua notevole abilità pittorica, cremonese Altobello Melone, il più fedele rifacimenti, insieme alla più tarda pala dedicata a lasciandoci al contempo un saggio della sua compagno di viaggio di Romanino nel secondo singolare decennio Sant’Antonio da costituiscono una Padova. I due dipinti poetica volta a una personale del secolo. nell’imbronciatissimo Lo si San vede bene Gerolamo di testimonianza “emancipazione della dissonanza”, in un sapiente dell’attività svolta da Romanino in più occasioni equilibrio fra momenti di grande raffinatezza e a Salò o nella zona del Garda, come ricordato note l’evidente eccentrica, e nel San Prospero di collezione preziosa stridenti. Basti considerare astelvecchio, splendido esempio di pittura nella recente scheda di Stefania Buganza (in contrasto fra i sontuosi abiti dei protagonisti, in privata che lo accompagnava in un polittico Tiziano 2018, p. 82), a cui si rimanda per ulteriori cui spicca la maestria nel rendere i preziosi effetti nell’omonima chiesa di informazioni storiche e bibliografiche sull’antica materici dei tessuti, e la rustica sciatteria della Ballarin (a1985c, p. 155), verso il 1517 il remona: come notava sede, da integrare con l’ampia bibliografia e con i struttura che accoglie la Vergine col Bambino: la panneggiare di Altobello è quanto di più simile a dati raccolti da Alessandro Nova (1994b, p. 229), parte verticale di quello che a stento possiamo quello di Romanino nella pala bresciana di San rancesco, in quella già a Berlino e - possiamo oltre che con la documentazione pubblicata da definire trono è realizzata con due tronchi di Rita Dugoni (in Restituzioni 2008, pp. 324-333) giovani alberi su cui un ramo tagliato e un listello certamente aggiungere - nella tavola di Salò. sullo stato di conservazione e sul restauro del più lavorato sono inchiodati orizzontalmente per La chiara contiguità fra i due pittori negli anni 2008. sostenere un drappo verde di buona qualità, ma che stiamo considerando si riflette San steso con ben poca eleganza. Pure la base su cui inevitabilmente nell’altalenante attribuzione di Bernardino è testimoniata da Giulio Antonio poggia la struttura, misurata dalla prospettiva diversi lavori, costituendo “una delle vicende più Averoldi (1700, p. 268), che la vede nella quinta tutta intricate che la pittura di primo L’antica collocazione della pala in lombarda dei grossi chiodi, è di inquecento in cappella ritenendola del Moretto, mentre è Paolo modestissima fattura, recuperata forse da uno di Italia settentrionale proponga agli studiosi di Perancini (1871, p. 28) il primo a segnalarla - quei palchetti men che artigianali destinati a quella stagione figurativa” ( . rangi in Tiziano nella quarta cappella - come “opera classica del sostenere l’orchestrina durante qualche festa 2018, p. 80). Lo stretto rapporto che lega questi rinomato rurale di borgata, davanti a un fienile o su un due riferimento confermato fino a oggi. campo appena mietuto. Va però sottolineata la padana è inoltre testimoniato dalla presenza di Dal punto di vista stilistico questa sacra rispettosa cura con cui il pittore dipinge, al pari di Romanino a pittore Girolamo Romanino”, protagonisti della corrente anticlassica remona, proprio nel 1517, come conversazione si accorda assai bene con la tessuti e metalli preziosi, anche questi legni esperto di fiducia scelto da Altobello per valutare Madonna col Bambino fra i santi Ludovico da sconnessi meritevoli della stessa attenzione, in le sue prime scene affrescate in duomo. Due anni Tolosa e Rocco già a Berlino, prossima anche per linea con gli ideali del pauperismo francescano. dopo su quei ponteggi lavorerà lo stesso il particolare trono vegetale, derivato dalla grafica Le dissonanze non finiscono qui. A dispetto del bresciano, ma i vertici qualitativi raggiunti non nordica per cromatismo a tratti festoso di matrice lagunare, impediranno ai nuovi massari cremonesi di (Nova 1994b, p. 229), e l’ambientazione campestre, che mi pare ancora un’atmosfera decisamente poco serena pervade la annullare la commissione di altre sei scene per memore della clamorosa Festa del Rosario sacra conversazione, sia nel cielo nuvoloso sia nel affidarla al Pordenone, pittore dall’energica vena licenziata a Venezia da D]rer nel 1506. Dopo le rapporto lungi creativa appena aggiornato sui capolavori romani profonde analisi proposte da Alessandro Ballarin dall’esprimere gioia o un’emozione vagamente di Michelangelo e Raffaello, subito salutato sin dal fondamentale studio incentrato sulla positiva, paiono reduci da un litigio - costretti entusiasticamente Salomè di Berlino (1970-71, ed. 2006, in però dalle circostanze a comparire in pubblico dirompente modernità. particolare pp. 91-103), possiamo serenamente celando, per quanto possibile, i dissapori ancora inserire queste due opere in una fase ben precisa irrisolti – o più semplicemente insoddisfatti per la fra i personaggi: 1 questi, quale portatore di una Valerio Mosso 2 . lavorò per lui, ma fra le due pale di apriolo solo è poi abbandonata ogni velleità di esattezza Girolamo Romani quella di allisto si deve a una probabile iniziativa matematica infine, fatta eccezione per il soldato d ..o il Romanino dell’Averoldi, mentre la realizzazione della di spalle, ricordo genuino dal modello tizianesco (Brescia, 1484/1487–1560) Resurrezione sarà necessariamente legata a uno o al pari del cielo infuocato, la temperatura Resurrezione di Cristo, più membri della confraternita del Sacramento, anticlassica sale ancora nel gruppo degli armigeri 1525-1526 circa magari consigliati dal religioso bresciano. Per un innaturalmente compressi in uno spazio senza Olio su tavola, 236,4 d 125,6 cm più completo esame delle problematiche fin qui regole: se non fosse per gli abiti e le armature, apriolo, chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire illustrate, anche in rapporto a due documenti del parrebbe di trovarci di fronte al sergente Garcia 1533 e del 1534 dove si fa probabilmente con i suoi uomini, o ai paisanos di un romanzo di riferimento ai pagamenti insoluti della cornice e Steinbecl ancora in preda ai postumi di una La tavola, esposta a Brescia in occasione della della tavola dipinta, si rimanda alla citata scheda solenne sbornia. Per comprendere il senso di recente mostra dedicata a eiziano e la pittura fra di S. Buganza (in Romanino 2006, pp. 146-148, questa creazione, databile verso il 1525-1526, Venezia e Brescia (B.M. Savf, in Tiziano 2018, con ulteriori informazioni sui restauri e su alcuni certamente posteriore al polittico Averoldi e pp. 104-105), arricchisce l’altare del Santissimo disegni probabilmente autografi sul retro del probabilmente, di poco, a quello del 1525 ora a Sacramento nella parrocchiale della cittadina di pannello). Londra (B.M. Savf, in Tiziano 2018, p. 104), vale Per inquadrare il dipinto nel percorso di Romanino la pena riproporre ancora le parole di Nova (2006, apriolo, a due passi dal lago d’Iseo. Per ricostruirne la storia possiamo contare sulla possiamo far riferimento alla produzione del terzo pp. 56-57): “Romanino non può competere con testimonianza di decennio segnata, come ben spiegava Alessandro eiziano sul suo terreno e si rifugia nello sberleffo, rancesco Paglia (a1692-1694c, apriolo segnala Ballarin (a1988c, ed. 2006, pp. 171-172 182-183), amaro e grottesco, e nella parodia non intendo dapprima “nella chiesa di SS. Gervasio e Protasio da un accostamento all’arte più pacata e riferirmi a una specie di divertimento irrispettoso, abc allgAltar maggiore una eavola dipintovi sopra classicamente equilibrata del Moretto ( rangi bensh a una forma di consapevole distanza, di il martirio di detti Santi opera insigne di eiziano” 2006, pp. 29-32). k in questa fase che il polittico filtro razionale nei confronti dell’oggetto della (p. 107), oggi nella parrocchiale di San Giorgio e Averoldi di eiziano giunge nella chiesa bresciana propria venerazione. Per ribellarsi a qualcuno dei Santi Nazaro e bisogna prima esserne stati succubi”. ed. Boselli 1958), che a assegnata a allisto Piazza (P. Boifava, in elso (1522), sortendo agli Romanino 2006, p. 150), mentre subito dopo cita occhi di Romanino l’effetto di una meteora che “Parimenti nella chiesa maggiore di detta eerra passa ciclicamente mostrando ogni volta una luce lettura della pittura di Romanino in parallelo alla abc una eavola della Resurrezione di G. . fatta p. nuova e abbagliante. In un primo momento il produzione letteraria di eeofilo olengo, con cui il Lo studioso aveva già proposto una suggestiva mano del Romanino” (p. 108). La “chiesa pittore è come intontito dall’impetuosa energia pittore potm venire a contatto in diverse occasioni maggiore” va identificata con quella di San della pala forestiera, e una sua prima reazione si (Nova 1994a 1994b, pp. 38-50). Dunque, se Giorgio, dove sin dall’inizio trovò posto la pala manifesta in dietro i picchi di trivialità e umore grottesco che del bresciano. Sant’Alessandro a Brescia (Londra, National caratterizzano il linguaggio rusticamente dialettale Grazie alla ricca documentazione raccolta da Gallerf), di grande qualità ma sostanzialmente del mantovano si cela - ma non troppo - il fiero, Giovanni Donni (1989, II, pp. 559-598, 741-815), privo dell’inquieta inventiva che ci si aspetta dal ironico e colto rifiuto della normalizzazione della inquecento la Resurrezione è bresciano, specie dopo gli affreschi cremonesi lingua italiana promossa in quegli anni da Pietro in cui già a fine nel polittico del 1525 già sempre ricordata in tale collocazione, Stefania un’opera già interpretata da Alessandro Nova Bembo, un analogo rifiuto, anch’esso fieramente Buganza (in Romanino 2006, p. 146) ha potuto (1994b, p. 249) come “un incidente di percorso, colto e grottesco, è quello dato da Romanino a confutare la tesi secondo cui il dipinto, come un’involontaria battuta d’arresto sulla via che effettivamente avvenne a quello del Piazza, porta al Romanino più vero degli anni trenta”. apriolo nei confronti del sempre più imperante linguaggio tizianesco. sarebbe giunto lh alla fine del iIi secolo La Resurrezione di apriolo dovrebbe entrare in Inutile ricordare che si trattò di battaglie perse e dall’antica parrocchiale dei Santi Gervasio e scena a questo punto, vero coup de théâtre in cui che, riguardo al pittore bresciano, un presagio Protasio, equivoco che sembra imputabile anche a vediamo della sconfitta definitiva c’era stato qualche anno quell’ambiguo avverbio “parimenti” utilizzato dal Romanino Paglia nel passo citato. dell’anticlassicismo si ridestano tutte insieme l’altra in faccia cui della medaglia: le sopite un braci prima, quando a Mantova e remona la sua arte cedette il passo all’energica ed esuberante visione uesto fraintendimento si portò dietro anche dando vita a un capolavoro memorabile, che pordenoniana dei nuovi canoni dell’arte italiana un’ipotesi relativa alla committenza della tavola di sottopone a impietose forzature le regole della la storia però non è scritta solo dai vincitori e la Romanino, che fosse cioè legata alla figura di natura e dell’arte. Il Alessandro Averoldi, all’epoca prevosto di San atleticamente, è in equilibrio assai precario con risto, più che trionfare Lorenzo a Brescia e commendatario dell’antica evidenti problemi posturali, e mancano solo i parrocchiale di apriolo. Alcuni documenti ci rattoppi per togliere l’ultimo residuo di maestosità allisto Piazza sia Romanino all’ingombrante lenzuolo afflosciato su se stesso affittarono dal religioso dei locali nella canonica che funge da gonfalone nella prospettiva del di San Lorenzo, e sappiamo anche che il lodigiano sepolcro, per non dire dello scorcio del coperchio, informano che sia posizione presa da Romanino merita ancora un grande rispetto. Valerio Mosso . 1l 22andro 3on i ino d ..o il or ..o realizzazione in loco durante il breve vuoto che recente segna i documenti bresciani sul Moretto. Sergio rispettivamente restauro (date come 1520 da intendersi e 1525, more laut (1996, p. 289), interrogandosi poi sulla fiorentino). Al di là delle minuzie argomentative, (Brescia, 1490/1495–1554) “illuminata committenza” di questa “gemma la ricostruzione di Ballarin ha trovato ampio Madonna col Bambino in trono fra san Gregorio clamorosa per i valori cromatici, per i suoi ritmi consenso e dunque la pala bellunese si tende a Magno e san Valentino, solenni e sereni”, individuava un possibile indizio collocare durante un nuovo viaggio in Veneto 1519-1520 circa nella ricca croce astile commissionata per la compiuto verso il 1519-1520 (si vedano ad Olio su tavola, 180 x 145 cm parrocchiale dalla nobile famiglia dei Romagno, esempio San Gregorio nelle Alpi, chiesa parrocchiale di proprio nel 1519. 1994, p. 375 Savf 2006, p. 13 San Gregorio Papa Nonostante l’eccellenza della pala, riconosciuta da Buganza 2018, p. 56 questi condivisibili giudizi, essa non ha purtroppo momento si legano anche il Cristo nel sepolcro tra Nello scenario dolomitico tra eltre e Belluno, ai goduto della meritata popolarità, certamente per i santi Girolamo e Dorotea in Santa Maria in piedi del monte Pizzocco, la parrocchiale della via della sede defilata, ma anche per la particolare alchera a Brescia, la meno nota Sacra Famiglia cittadina di San Gregorio nelle Alpi custodisce cifra stilistica legata, nel percorso del bresciano, a con santa Elisabetta, san Giovannino e un devoto uno splendido capolavoro di primo inquecento: un breve momento di transizione e a un nella parrocchiale di Pralboino (P. Boifava, in maggiore, circoscritto gruppo di dipinti. ncco dunque che nel Romanino 2006, pp. 128-129), o i due San si tratta della pala dell’altare . Magani, in Pietro de Marascalchi rangi 2006, p.31 rangi 2018, p. 15) a questo raffigurante la Madonna e il Bambino su un trono 1988, anno intenso per gli studi sul Moretto, la Gerolamo di Stoccolma e di Vienna (S. Buganza, marmoreo affiancati dal santo patrono e da san tavola era esclusa dal corpus del pittore sia nel in Tiziano 2018, p. 86). Il tizianismo del Valentino, il tutto davanti a un paesaggio che profilo scritto da Pier Virgilio Begni Redona per il Bonvicino culminerà subito dopo a Brescia, nello rispecchia quello circostante. Il primo contributo catalogo della mostra di Brescia (1988b, p. 48), sia Stendardo delle Sante Croci del 1520 già sull’opera si deve a Giuseppe iocco (1948), che nella monografia dello stesso studioso (1988a, p. attribuito da Longhi al Vecellio in persona, dove accantonò il suo precedente riferimento al genius 535), dove erano condivise opinioni già espresse ricompare, seminascosto in basso, il volto del san loci feltrino Lorenzo Luzzo una volta che la tavola da Rossana Bossaglia (1963, p. 1064). Valentino della pala di San Gregorio. fu pulita dalle pesanti ridipinture: “Le stoffe La lettura di iocco era in ogni caso destinata a Insieme ai riferimenti già menzionati, possiamo sembrarono allora scrosciare di nuovo seriche e perdurare, e già nel 1963 Alessandro Ballarin (ed. infine rilevare alcuni ricordi della d]reriana Festa vive in quellgintonazione grigio perla loro 2006, p. 6) includeva la “venezianissima” pala in del Rosario (1506), specialmente nel rapporto che propria”, mostrando un timbro che “si dichiara per “una sequenza cronologica che dalle prove iniziali davanti al drappo d’onore lega la Madonna e il bresciano” (p. 330) e si deve al felice pennello del di largo cromatico ispirate a Romanino, abc porti, Bambino alle due figure laterali è evidente però il giovane Moretto. nvidenziando il rapporto col attraverso una più approfondita conoscenza delle grado di ordine, di misurata dolcezza e di purezza Giorgione della Pala di astelfranco, lo studioso novità pittoriche di Venezia (eiziano), alla pala di compositiva, disegnativa e cromatica con cui il vedeva nel dipinto “quasi un simbolo della visione San Gregorio alle Alpi e allo stendardo del 1520, bresciano reinterpreta i suoi modelli, a riprova lombardo-veneta dellgartista” (p. 331) e un’opera che è il momento più maturo del gruppo delle della piena autonomia artistica ormai raggiunta. “preludente la fase matura del pittore” (p. 333) opere giovanili”. L’affondo più significativo si Nel creare fra 1519 e 1520 “uno dei più con grande acume la pala veniva collocata subito ebbe poi nell’importante conferenza del 1988 in straordinari capolavori in terra veneta” (Lucco dopo il 1518 delle ante d’organo di Lovere, in cui Ballarin affrontò la parabola artistica del 1988, p. 212), Moretto innesta dunque sulle sue concomitanza col “bagno lagunare” testimoniato Moretto: in tale occasione la svolta avvenuta verso radici lombarde i grandi raggiungimenti della dal Cristo portacroce con devoto dell’Accademia il 1518-1520 fu ricostruita facendo perno sulle due pittura veneziana - fra Giorgione, D]rer e eiziano arrara del 1518 e dal Ritratto di monaco di opere fortemente venezianeggianti già individuate - con dolce naturalezza e perfetto equilibrio, astelvecchio, la cui data si leggeva allora come da mostrandosi pronto per la definitiva consacrazione iocco accanto alla pala bellunese (Ballarin 1519 (sui due dipinti si vedano ora le schede di . a1988c, ed. 2006, pp. 179-182). Per il Cristo in patria rangi e di M. . Passoni in Tiziano 2018, crocifero di Bergamo Ballarin suggeriva di Sacramento in San Giovanni nvangelista, dove dal questa avverrà nella appella del rispettivamente alle pp. 140 e 156). intendere come 1519 la data 1518 non più 1521 lavorerà in tandem con un Romanino L’entusiasmo e le conclusioni di iocco trovarono leggibile, distanziando cosh il suo impasto tutto particolarmente conferma trent’anni dopo nelle parole di Mauro veneziano dalle romaniniane ante di Lovere, interpretazione in chiave cinquecentesca del lume Lucco (in Proposte di restauro 1978, pp. 73-74): secondo lo studioso collocabili fra 1517 e 1518 lombardo abc, già iniziata nella pala di San Gregorio” (Gregori 1986, p. 14). nel descrivere la “quasi indicibile bellezza” di (distanza avvertita anche da . rangi, in Pittura quest’opera “priva di ogni paludata retorica”, lo del Cinquecento 1986, p. 177 e studioso evidenziava “quell’atmosfera nuvolosa e Pietro de Marascalchi 1994, p. 375). A proposito vetusta, ma d’una verità antica ed arcana”, o la della data segnata nel Ritratto di monaco “sublime armonia d’un ritmo piramidale e (Savonarolao) di Verona, Ballarin manteneva simmetrico, in tutto bramantinesco”, ribadendo invece il 1519 già visto ai tempi di infine la datazione al 1519 e ipotizzando la anzichm il 1524 letto da vari studiosi dopo un 5 . Magani, in iocco, attratto dalla sua “inedita Valerio Mosso 3i lio ra ia . Paglia, Giardino della Pittura del Territorio Bresciano. Opera di Francesco Paglia in Forma di Dialogo. Pittura e Poesia. Libro Secondo, a16921694c, Brescia, Biblioteca ueriniana, ms. A.IV.9, ed. a cura di . Boselli, in “ ommentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1958”, 1960, pp. 85-162. G.A. Averoldi, Le scelte pitture di Brescia additate al forestiere, Brescia 1700. P. Perancini, Breve illustrazione dei più rimarchevoli oggetti d’arte esistenti nella città di Salò corredata di memorie patrie, Salò 1871. 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