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The paper aims to analyse the role of prophecy and prophetology in Avicenna's philosophy. It starts by providing a brief excursus on Greek, Hebrew, Christian and Islamic sources regarding divination, soothsaying and prophecy, which can be considered relevant for Ibn Sina's thought. It then examines the "Risala fī iṯbāt al-nubuwwāt wa ta’wīl rumūzi-him wa amṯāli-him" - a work of uncertain Avicennian attribution - to present Avicenna's argument for the necessity of prophecy. Finally, this argument is compared with those expressed in the last three books of the al-Ilāhiyyāt from Avicenna's Kitāb al-Šifā’. After pointing out the physical and metaphysical roots of prophecy, it appears that prophecy is the necessary medium between God, the angels and mankind, and the prophet embodies the necessary teacher of truth for both the learned elites and the common people.
Un romanzo pubblicato anche in Italia rilancia le tesi più discutibili del New Age e conferma che questa corrente sembra avviata negli Stati Uniti d'America verso un graduale declino.
La profezia tra l'uno e l'altro testamento, 2015
The note in 1 Kgs 16:34 concerning the building of Jericho is often considered to be isolated, marginal or extraneous to its context. In fact, however, it has various terminological and thematic links with the narrative devoted to the reign of Ahab in the book of Kings (1 Kgs 16:29–22:40). It aims at emphasising, in a negative sense, the exemplary character of that period which saw the undermining of the foundation of the existence of Israel in the land (the divine gift), represented symbolically by the ruins of Jericho. It thus affirms, implicitly, that the period of Ahab is the “beginning of the end” of Israel. Moreover, it introduces the theme of the fulfilment and truth of the prophetic word: this underlies all the various accounts which the redactor collects from the reign of Ahab and is also the organising principle which governs the arrangement of the episodes in the Masoretic Text. If the prophetic word is evoked initially as a curse, the narrative relating to the reign of Ahab also develops its dimension of the offering of conversion and salvation which, however, in the end, is not accepted by this and the following kings of Israel.
Nella prima predica sopra l'Esodo, pronunciata l'11 febbraio 1498, Savonarola, riprendendo la predicazione interrotta dalla scomunica, risponde al Te Deum laudamus con cui l'accolgono i fedeli con queste parole: «Io dico che abbiamo a vincere ad ogni modo, e quando questa cosa vi parrà spenta, resurgerà più gloriosa che mai. Non ve l'ho io detto tante volte? Vedi che ognuno diceva: -egli è spacciato, questa cosa è per terra -e pur noi siamo ancora qua e vogliamo combattere e vincere a ogni modo» 1 . Concetto ribadito con la stessa forza anche nell'ultima predica, del 18 marzo, quando ormai la Signoria gli aveva imposto definitivamente il silenzio: «Io vi dico che questa cosa a ogni modo è da Dio, e ha a andare innanzi, e quando fussi bene morto io, dovete tenere per certo che ha a andare innanzi sanza dubbio nessuno.
Nei due paper da me presentati durante lo scorso anno accademico, mi sono impegnato nell'offrire al lettore una mappatura complessiva del mio percorso di ricerca. Ho così indicato come, muovendo dal Commento all'Apocalisse (1329) di Nicola di Lyra (1270-1349), diventi possibile individuare nel concetto di profezia un momento di strutturale importanza per apprezzare in una prospettiva organica l'edificio di pensiero proposto da questo autore. Muovendo da una tale impostazione, mi sono rivolto a tre ulteriori sezioni dell'opera del Lyrano: il Prologus Primus che inaugura la sua Postilla Litteralis super Totam Bibliam, il Prologo del Commento ai Salmi e il Commento alla Prima Lettera ai Corinzi. In quest'occasione, intendo analizzare i principali contenuti del Prologo del Commento ai Salmi. Sarà difatti in questo luogo letterario che incontreremo la più consistente elaborazione teorica del concetto di profezia nella cornice di pensiero elaborata da Nicola di Lyra.
« Prophecy and the sense of History in the Furioso ». From the first edition in 1516, Ludovico Ariosto resorts to profetich figures to tell historic facts that occurred after Charlemagne’s period. These characters, vested with supranatural powers, have the knowledge of the future as established by Providence and already set in the course of the stars. Although these prophetic digressions are strictly anchored in the narrative fiction, they are often closely related to the historical and political context of the 16th century. For instance, in the passage of Merlin’s cave, the wizard and Melissa announce to Bradamante the glorious future that awaits her lineage. Similarly, in the passage of the paintings in the room of Tristan’s fortress, the same Christian warrior sees, thanks to Merlin’s magic art, some representations of major events that will mark the history of the peninsula, including episodes regarding the Italian Wars. Through this narration strategy, contemporary readers of Ariosto could find in the historic reality of their time, the proof of the veracy of some parts, or all, of the prophetic digression. Juan Carlos D’Amico’s article highlights how the use of prophecy in the poem helps the author to prove the ineluctability of narrated historic facts, in a poetic universe dominated by fate and Fortune.
2010
Il libro è edito nella Collana Scientifica dell'Università degli Studi di Salerno e racchiude gli atti del convegno "La mente e l'estasi" tenuto a Salerno, Sala della Provincia, dal 18 al 20 ottobre 2005
2018
The essay retraces the salient stages of the construction of the prophetic activity of Hildegard of Bingen and the characteristics of her visionary knowledge, and through some surveys in the vast correspondence of the abbess highlights the variety of recipients and the different ways of her writings. It is precisely in the epistles that the complexity of the relationship between strength and weakness emerges several times, which Hildegard elaborates from her valorization of femininity in creation.
in memoriam clauDio leonarDi e «la neceSSità Della Profezia» Paratum cor meum, Deus, paratum cor meum paratum per gratiam tuam … hoc offeram tibi hoc semper erit in corde meo … si voluisses sacrificium corporale, utique dedissem Girolamo Savonarola claudio Leonardi si è spento il 21 maggio del 2010 mentre stava rientrando nella sua casa di Firenze. aveva 84 anni e da tempo era gravemente malato, eppure la notizia della sua morte è arrivata come un evento improvviso e inaspettato, perché Leonardi non aveva permesso alla malattia di occupare la sua vita. aveva lavorato con gioiosa intensità sino all'ultimo: a Pasqua aveva consegnato alla Fondazione Valla il libro su san Bonaventura, con una fondamentale introduzione all'opera del teologo di Bagnoregio, né aveva cessato di viaggiare, di indicare nuovi percorsi di studio, di lanciare idee e progetti. consapevole delle crescenti difficoltà, si era battuto sino alla fine anche a livello politico per difendere le condizioni indispensabili per il proseguimento della ricerca scientifica e culturale nel nostro paese, soprattutto nel campo degli studi mediolatini e umanistici, i più esposti alle riduzioni dei finanziamenti statali.
Andrea Andretto, 2018
1) Profezia e mediazione. «La profezia può essere considerata, senza scandalo alcuno, il ministero più alto nella Bibbia, più importante dello stesso sacerdozio. Il profeta, infatti è il mediatore per eccellenza tra cielo e terra, tra bocca di Dio e orecchio dell'uomo». 1 Nella definizione di profezia che ho colto dalla riflessione di Annalisa Guida, emerge il legame profondo che esiste tra la figura del profeta e quella del mediatore. Sappiamo tutti molto bene che il «mediatore» è colui che ha la funzione di rendere possibile e di facilitare l'incontro tra due parti che sono tra di loro, per i più svariati motivi, lontane. Ne viene dunque che il profeta non apre la bocca per dire delle cose o peggio ancora per fare delle chiacchiere; il vero profeta è colui che che ha preso chiara coscienza che la sua bocca è uno strumento posto a servizio di Dio, affinché con le parole da lui proferite ogni ascoltatore possa trovare la strada per incontrarsi e riconciliarsi con Dio stesso. Non a caso un cristiano crede che Gesù, parola definitiva di Dio, è re, sacerdote, profeta. 2 Profeta e profetessa sono dunque uomini e donne che vivono un rapporto appassionato di ricerca e allo stesso tempo di repulsione nei confronti Parola di Dio. Si pensi in modo particolare alla vicenda del profeta Giona che, in prima battuta, si rifiuta di obbedire alla parola che lo vuole profeta in Ninive. La storia di Giona, peraltro, rivela con chiarezza che 3 il profeta può anche respingere la chiamata da Dio, tuttavia è Dio stesso che non guardando a genealogia o a tradizione umane particolari, sceglie il "suo" uomo, la "sua" donna, affinché tutta la sua esistenza diventi profetica. Per il testo sacro diventerà "profetica" anche la sua ribellione di fronte alla Parola di Dio che lo invia a Ninive: questo per dire che le Scritture Sante ci presentano la figura del profeta come la storia di un uomo che vive un travagliato percorso di fede e che alla fine si abbandona e si lascia sedurre dalla missione di collaborare al progetto di Dio di salvare il suo popolo. Ne guadagniamo dunque che nessuno si rende profeta da se stesso: nemmeno se si proclama un anno di riflessione sul ruolo profetico che la vita consacrata può avere ancora oggi! Piuttosto si deve cercare di comprendere come Dio chiede oggi, alla singola coscienza cristiana, di essere un "Suo profeta", collaboratore del suo progetto di salvezza per tutti gli uomini di oggi, inseriti nei problemi vitali di un tempo che è differente da quello della profezia biblica. Da sempre infatti il profeta si sente per certi versi un uomo "fuori tempo", chiamato tuttavia a condividere tutta la compassione con la quale Dio guarda a questo lasso di storia, con le sue caratteristiche peculiari e ai suoi problemi. approfondimento dal punto 2 di vista sistematico: MOIOLI G., Cristologia. Proposta sistematica, Centro Ambrosiano, Milano 2015, pp. 138-143. Per un approfondimento dal punto di vista biblico si veda il pur sempre valido: SEGALLA G., La Cristologia del nuovo testamento, Paideia, Brescia 1985, pp. 48-63.154-155. VIGNOLO R., Un profeta tra umido e secco.
Archeologie in Vlaanderen, 1993
Observatorio (OBS), 2024
Journal of Multilingual and Multicultural Development, 2006
e-hemispherica, 2014
MASTER THESIS, 2008
Los debates sobre la tesis de la nacionalización débil y los procesos de nacionalización desde la intelectualidad de la España finisecular., 2023
Stepani Suharni, 2024
Springer International Handbooks of Education, 2020
Anuario de Estudios Medievales, 2020
The Proceedings of Conference of Kyushu Branch, 2000
Aquaculture Research, 2007
Analysis, 2002
PubMed, 2015
Jurnal Ilmiah Universitas Batanghari Jambi
International Journal of Engineering & Technology, 2016
Computational Materials Science, 2012