Davide Boccia
LA TOPONOMASTICA
DELL’ALTA VALLE DEL GIOVENCO
TORINO
2021
Davide Boccia
LA TOPONOMASTICA
DELL’ALTA VALLE DEL GIOVENCO
TORINO
2021
In copertina: veduta aerea dell’Alta Valle del Giovenco (fotografia di Michele Fallucchi).
Per la stesura di questo lavoro non posso fare a meno di ringraziare tutti gli
informatori:
Donato Buccini e Katia Subrizi (Bisegna);
Aldo Grassi, Lidia Conte e Agostino Lucci (San Sebastiano dei Marsi);
Andrea Scipione e Franco Conte (Aschi);
Emilio Roselli (Casali d’Aschi);
Angela Maggi, Maria, Nevia, Leda (Ortona dei Marsi) e Armando (Sulla Villa).
A loro va una forte gratitudine per avermi accolto e avermi dedicato parte del loro
tempo ma, soprattutto, per avermi raccontato le loro storie dalle quali il presente
lavoro trae il proprio insegnamento.
Indice
Indice
Premessa
IV
Segni e abbreviazioni
V
Segni, V;
Abbreviazioni, VI.
1. Introduzione
1
1.1. Il territorio dell’Alta Valle del Giovenco
1
1.1.1. Profilo geografico
1
1.1.2. Profilo economico e sociale
2
1.1.3. Cenni storici
3
1.2. Profilo linguistico dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco
9
1.2.1. Collocazione dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco all’interno
del panorama linguistico abruzzese
9
1.2.2. Fonetica
11
1.2.2.1. Vocalismo
11
1.2.2.1.1. Vocalismo tonico
11
1.2.2.1.2. Vocalismo atono
13
1.2.2.2. Consonantismo
Betacismo, 14;
I
14
Indice
Assimilazione, 14;
Sonorizzazione, 15;
Palatalizzazione dei nessi consonantici con /l/ come
secondo elemento, 15;
Palatalizzazione di /s/ ante consonantica, 16;
Esiti di /l/ davanti consonante, 16;
Sviluppi di /g/, 17;
Palatalizzazione di /s/, 17;
Consonanti geminate, 18.
2. La ricerca
19
2.1. Metodo
19
2.2. Informatori
20
3. Il corpus toponimico
21
3.1. Glossario
21
3.2. I toponimi
24
3.2.1. Bisegna
24
3.2.2. San Sebastiano dei Marsi
47
3.2.3. Aschi
56
3.2.4. Ortona dei Marsi
61
Conclusione
83
Bibliografia
86
II
Indice
Sitografia
94
Cartografia
95
Indice dei toponimi
96
Tavole
106
Carte
106
III
Premessa
Premessa
Il presente lavoro intende essere, senza alcuna pretesa di esaustività, uno studio
monografico sulla toponomastica dell’Alta Valle del Giovenco, un’area
dell’Appennino abruzzese situata in provincia dell’Aquila.
La ricerca si basa sull’analisi storico-etimologica dei nomi di luogo desunti in
massima parte dalle tavolette in scala 1:25000 dell’IGM (Istituto Geografico Militare).
Questo contingente di nomi rientrante all’interno della toponimia ufficiale è stato
integrato con toponimi raccolti attraverso inchieste condotte sul campo nell’estate
del 2020.
Uno studio sistematico dei toponimi compresi all’interno del territorio dell’Alta
Valle del Giovenco non è stato effettuato prima d’ora, anche se molte spiegazioni
etimologiche si possono rinvenire nel TAM (Toponomastica abruzzese e molisana) di
Ernesto Giammarco e in Profilo di storia linguistica della Marsica di Walter Cianciusi.
Per quanto concerne la struttura del lavoro, esso è caratterizzato da un capitolo
introduttivo (Capitolo Primo) dedicato ad un inquadramento generale dei comuni di
Bisegna e di Ortona dei Marsi e delle rispettive frazioni di San Sebastiano dei Marsi e
di Aschi. Nel capitolo seguente (Capitolo Secondo) sono riportate brevi note di
metodo corredate dalle modalità di presentazione delle informazioni. Nel Terzo
Capitolo, prima dell’elenco in ordine alfabetico di tutti i nomi di luogo raccolti, è stato
inserito un Glossario iniziale per analizzare separatamente le denominazioni che
compaiono più spesso all’interno della toponimia del territorio dell’Alta Valle del
Giovenco. Per ultime sono allegate le Carte, che consistono in immagini satellitari dei
territori comunali indagati; su di esse i numeri corrispondenti ai toponimi del corpus
sono stati inseriti nella loro collocazione topografica più precisa possibile.
IV
Segni e abbreviazioni
Segni e abbreviazioni
Segni
Per quanto riguarda il sistema di trascrizione fonetica dell’IPA, vengono forniti qui di
seguito alcuni esempi:
it. védo: [ˈveːdo]
it. tanfo: [ˈtaɱfo]
it. sènto: [ˈsɛnto]
it. fango: [ˈfaŋgo]
it. tòpo: [ˈtɔːpo]
it. gnòcchi: [ˈɲɔkːi]
it. tórre: [ˈtorːe]
it. cacio: [ˈkaːtʃo]
sic. beddu «bello»: [ˈbeɖːu]
it. gènte: [ˈdʒɛnte]
it. sci: [ʃi]
it. zappa: [ˈtsapːa]
it. aglio: [ˈaʎːo]
it. chjaro: [ˈcaːro]
it. zero: [ˈdzɛːro]
nap. chiavə «chiave»: [ˈcaːvə]
Nelle rappresentazioni fonetiche, nella descrizione di regole fonologiche sincroniche
e di mutamenti diacronici si fa uso dei seguenti segni:
[…]
fra le parentesi quadre sono racchiuse le trascrizioni fonetiche
/…/
fra le barre oblique sono racchiuse le trascrizioni fonologiche
ː
la vocale o la consonante che precede è lunga o “doppia”
ˈ
la sillaba che segue è accentata (non si usa per le parole piane)
̴
(…)
“si alterna con”
fra le parentesi tonde sono racchiusi i foni o le sillabe soggette ai fenomeni
di sincope o di apocope
V
Segni e abbreviazioni
*
forma non attestata ma ricostruita
>
“da luogo a”
<
“deriva da”
Sigle delle località
As.
Aschi
Bis.
Bisegna
Or.
Ortona dei Marsi
Seb.
San Sebastiano dei Marsi
Abbreviazioni
a.
anno
abr.
abruzzese
a.C.
avanti Cristo
accr.
accrescitivo
ant.
antico
b.
bosco
ca.
circa
casc.a
cascata
cfr.
confer, confronta
c.le
colle
class.
classico
cogn.
cognome
crist.
cristiano
c.sta
costa
VI
Segni e abbreviazioni
d.C.
dopo Cristo
dim.
diminutivo
E.
etimologia
f.
femminile; fiume
fr.
francese
fr. ant.
francese antico
f.so
fosso
f.te
fonte
germ.
germanico
ibid.
ibidem, (in quello stesso luogo)
id.
idem, lo stesso (Autore, fatto)
ie.
indoeuropeo
ipoc.
ipocoristico
it.
italiano
lat.
latino
lat. med.
latino medievale
lat. volg.
latino volgare
lett.
letteralmente
long.
longobardo
m.
maschile; metri; monte
med(iev.)
medievale
medit.
mediterraneo
merid.
meridionale
m.o
mulino
m.te
monte
n.
nome; nota
VII
Segni e abbreviazioni
nap.
napoletano
ne.
non esistente
ni.
non identificabile
O.
osservazioni
onom.
onomatopeica
p.
pagina; plurale
parl.
parlato
pp.
pagine
p.so
passo
p.te
ponte
p.zo
pizzo
rud.ⁱ
ruderi
s.
singolare; santo
sal.
salentino
sec.
secolo
s.d.
senza data
s.e.
senza editore
sic.
siciliano
sorg.te
sorgente
spagn.
spagnolo
st.zo
stazzo
t.
torrente
ted.
tedesco
top.
toponimimo
topp.
toponimi
tosc.
toscano
VIII
Segni e abbreviazioni
v.
valle; vedi; voce
var.
variante
vb.
verbo
v.co
valico
v.ne
vallone
vol.
volume
volg.
volgare
voll.
volumi
IX
Capitolo Primo
Introduzione
1. Introduzione
1.1. Il territorio dell’Alta Valle del Giovenco
1.1.1. Profilo geografico
L’area della Valle del Giovenco, descritta nel presente lavoro, è compresa all’interno
dei Monti Marsicani, i quali, appartenenti all’Appennino abruzzese, costituiscono il
sesto gruppo montuoso più elevato dell’intera catena appenninica. La Valle del
Giovenco è situata in provincia dell’Aquila e confina, a nord, con l’altopiano del
Fucino, a sud con l’area dell’Alto Sangro, ad est e a nord-est con la Valle Peligna e ad
ovest con la Vallelonga. Può essere raggiunta percorrendo l’Autostrada A25,
attraverso gli ingressi di Cocullo e di Pescína, la Strada Statale 83, provenendo
dall’altopiano del Fucino o da Castel di Sangro, mentre presso il valico di Forca Caruso,
percorrendo la Strada Statale 5 (l’antica via Tiburtina Valeria), è possibile raggiungere
la Valle Subequana. Quest’area montuosa dell’Italia centro-meridionale dista circa
100 km da Pescara e 140 km da Roma.
Il Comune più popoloso dell’Alta Valle del Giovenco è quello di Ortona dei Marsi,
con poco più di 400 abitanti. Se a questi ultimi si vanno a sommare quelli del vicino
Comune di Bisegna si raggiungono le 660 unità.1
Per i più importanti servizi, i paesi dell’Alta Valle del Giovenco gravitano intorno alle
cittadine di Avezzano e di Pescína. Quest’ultima, fino al 2008, è stata anche la sede
della Comunità Montana Valle del Giovenco che ha esercitato la sua giurisdizione su
10 Comuni circostanti: Aielli, Bisegna, Cerchio, Collarmele, Gioia dei Marsi, Lecce nei
Marsi, Ortona dei Marsi, Ortucchio, Pescína e San Benedetto dei Marsi.
Nel complesso, i territori comunali di Bisegna e di Ortona dei Marsi si estendono su
103, 69 km², dei quali circa la metà è compresa all’interno dei confini del Parco
Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Territorialmente, quest’ area dei Monti Marsicani si presenta come una massiccia
catena montuosa, con alcune vette che superano o sfiorano i duemila metri di
altitudine, i cui rilievi principali sono La Terratta (2.208 m), il monte Argatone (2.149
m), il monte Pietra Gentile (1.979 m) e il Codone (1.929 m).
1
Dato ISTAT, in Wikipedia, Bisegna; San Sebastiano dei Marsi; Aschi; Ortona dei Marsi, Evoluzione demografica, (sito
consultato il 28/09/2020).
1
Capitolo Primo
Introduzione
Il corso d’acqua principale della zona è il Giovenco, che ha le sorgenti alle pendici di
monte Pietra Gentile, nel comune di Gioia dei Marsi. Il Giovenco è stato l’unico
immissario del lago Fucino, prosciugato, ad opera del Principe Alessandro Torlonia,
tra il 1852 e il 1878. Di conseguenza, al giorno d’oggi, il fiume Giovenco costituisce il
principale affluente naturale dei canali della conca del Fucino.
Le vette e i boschi dei monti dell’Alta Valle del Giovenco hanno rappresentato per
secoli l’ultimo estremo rifugio di numerose specie animali, spesso endemiche
dell’Appennino centro-meridionale, tra le quali è possibile menzionare l’orso bruno
marsicano e il lupo appenninico.2
Carta 1 – Posizione dei comuni di Bisegna e di Ortona dei Marsi all’interno della provincia dell’Aquila.
1.1.2. Profilo economico e sociale
L’economia dell’area è quasi interamente votata al turismo data la vicinanza a
Pescasseroli, principale centro del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La
pastorizia è stata quasi del tutto abbandonata, mentre, per quanto riguarda il
territorio di Ortona dei Marsi, alcune attività tradizionali, quali l’apicoltura e la
melicoltura, sopravvivono per l’iniziativa di privati. Inoltre, ad Ortona dei Marsi, fino
2
www.parcoabruzzo.it, Natura, Fauna, (sito consultato nel mese di settembre del 2020).
2
Capitolo Primo
Introduzione
alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, era praticata la lavorazione della
canapa.3
L’attaccamento al territorio ed il senso di appartenenza alla comunità sono ancora
fortemente radicati negli abitanti dell’Alta Valle del Giovenco. Questi sentimenti sono
visibili soprattutto in occasione delle principali festività religiose. Ancora oggi, le
comunità si riuniscono per celebrare i loro santi patroni, festeggiati tra maggio e
settembre. Le date di tali feste non sono casuali poiché seguono i ritmi della
transumanza che fino alla metà del XX secolo ha costituito una delle principali attività
economiche della zona.4
Si può così comprendere come la situazione sociale ed economica di questa area sia
analoga a quella di molti altri territori di montagna. Difatti, negli ultimi cinquanta anni,
le aree montane hanno sofferto i repentini cambiamenti avvenuti nelle aree
pianeggianti che più favorivano la nascita di grandi agglomerazioni urbane e lo
sviluppo dei nuovi modelli economici. I territori, come quello dell’Alta Valle del
Giovenco, che non sono riusciti a competere con queste dinamiche, hanno visto
impoverirsi il loro tessuto sociale e ciò ha determinato un processo che ne ha
accentuato la perifericità. Attualmente, i paesi dell’Alta Valle del Giovenco stanno
cercando di salvaguardare la loro identità socio-culturale, confrontandosi
quotidianamente con le ennesime sfide di una lunga storia di sopravvivenza in un
ambiente ostile.
1.1.3. Cenni storici
Le prime testimonianze certe che documentano una sporadica presenza umana
nell’Alta Valle del Giovenco risalgono al paleolitico inferiore medio.5 Tant’è vero che
nei pressi di Bisegna sono stati rinvenuti alcuni manufatti particolarmente erosi dal
tempo.6 Difatti, in epoca preistorica, i gruppi di cacciatori e raccoglitori, che vivevano
durante la maggior parte dell’anno lungo le sponde del lago Fùcino, risalivano, con la
bella stagione, la Valle del Giovenco in modo da raggiungere l’Alto Sangro per scopi
venatori.7
Per quanto riguarda l’inizio della presenza stabile dell’uomo nell’Alta Valle del
Giovenco, questa può essere collocata nel primo millennio a.C. Riguardo a ciò, nel
territorio di Bisegna sono stati effettuati diversi ritrovamenti che hanno portato
Giuseppe Grossi ad ipotizzare l’esistenza di un vicus nella località Bisegna vecchia8 e a
localizzare nel fondovalle, in località Le Prata, i resti di una villa romana di età giulio3
Per questa informazione si ringrazia la sig.ra Angela Maggi.
Le maggiori feste erano concentrate nel periodo estivo allo scopo di farle godere anche ai pastori di ritorno dalla Puglia.
5
Grifoni Cremonesi (1988:21).
6
www.valledelgiovenco.it, Bisegna, Cenni storici, (sito consultato nel mese di settembre del 2020).
7
Radmilli (1993:53-54).
8
Grossi (b) (1988:128 n. 53).
4
3
Capitolo Primo
Introduzione
claudia,9 non molto distante dal santuario di Fonte delle Prata, frequentato,
probabilmente, dalla prima età del ferro al VI sec. a.C.10
Per quanto concerne, invece, il territorio di Ortona dei Marsi, bisogna menzionare
l’antico insediamento di Milonia, giustamente collocato, nella seconda metà del XIX
secolo, da Andrea Di Pietro e da Antonio De Nino nell’area di Colle Cavallo, Rivoli e
Casale.11 L’abitato preromano di Milonia viene menzionato da Tito Livio, all’interno
degli Ab urbe condita libri (Decade I, Libro X, Cap.2°), insieme alle città di Plestinia e
di Fresilia nel contesto della terza guerra sannitica. Secondo lo storico romano, nel
302 a.C., le tre città marse furono conquistate per mano del console Marco Valerio
Massimo.12 Effettivamente, un insediamento antico, posto strategicamente
all’accesso della Valle del Giovenco, sembra essere realmente esistito almeno fino
all’età costantiniana.13
Inoltre, nel territorio di Ortona dei Marsi furono rinvenute due importanti iscrizioni
antiche: una, scoperta alla fine del XVIII secolo, dedicata a Vesune Erinia, divinità
marsa simile a Cerere (CIL IX, 3808),14 l’altra (CIL IX, 3826), trovata nel 1814 in località
le Rosce, è riferibile a Poppedia Secunda,15 esponente della gens dalla quale nacque
Quinto Poppedio Silone, uno dei due condottieri italici della guerra sociale.16
Altre testimonianze di vita passata provengono dal monte di Césoli dove De Nino
individuò un tratto di mura in opera poligonale e dal Monte Civitella, presso il quale il
ritrovamento di una porzione di testa votiva in terracotta farebbe pensare
all’esistenza di un antico luogo di culto, sul quale sarebbe poi sorta, in epoca
medievale, la chiesa di Sancti Angeli in Parasano.17
Nel territorio della frazione ortonese di Aschi, nonostante Di Pietro vi collocasse
l’Asylum dei Marsi ed il tempio della dea Bellona (presso Valle Fredda),18 sono
affiorate finora poche tracce archeologiche. Sembra comunque probabile come, in
epoca antica, l’area dell’attuale frazione di Aschi fosse attraversata da tracciati viari
in grado di collegare il Fucino con le aree circostanti.19
In età italica, lungo il versante orientale della Valle del Giovenco passava il confine
che divideva il territorio dei Marsi da quello dei Peligni.20
9
Grossi (b) (1988:128 n. 53).
Grossi (a) (1988:80).
11
Di Pietro (a) (1869:57, 60); De Nino (1891:240-242).
12
V. Salmon (1985:282); Letta (1994:162).
13
Ceccaroni (2020:126).
14
Ibidem, 126-127.
15
L’iscrizione di Poppedia Secunda è oggi visibile ad Avezzano, presso l’Aia dei Musei, nella sezione del Museo Lapidario
Marsicano.
16
Ceccaroni (2020:128-129).
17
Ibidem, 128.
18
Di Pietro (a) (1869:64, 68).
19
Ceccaroni (2020:130).
20
Cianciusi, Irti, Grossi (1980:132).
10
4
Capitolo Primo
Introduzione
Con la conquista romana, l’Alta Valle del Giovenco subì tutti i mutamenti sociali,
politici ed economici che questo processo comportava. Così, i Marsi della Valle del
Giovenco vennero assegnati alla tribù Sergia e l’intero territorio fu inserito nella IV
regione augustea Sabina et Samnium.21
Il lungo periodo di pace interna assicurato dalla conquista romana si interruppe tra
gli ultimi decenni del VI secolo e la metà del VII secolo, quando il territorio
corrispondente all’attuale Abruzzo venne diviso fra i ducati longobardi di Spoleto e di
Benevento. Dall’Alta Valle del Giovenco, compresa nella gastaldia dei Marsi, parte del
ducato di Spoleto, non sono giunte, fino ad oggi, testimonianze della dominazione
longobarda, che nella seconda metà dell’VIII secolo venne sostituita da quella franca.
Durante l’Alto Medioevo, la Valle del Giovenco faceva parte della Contea dei Marsi,
la quale, governata dalla famiglia di origine franca dei Berardi, conobbe il periodo di
massima autonomia dalla metà del IX secolo fino alla conquista normanna, avvenuta
intorno alla metà del XII secolo. Proprio verso la metà del XII secolo, all’interno del
Catalogus Baronum, vengono menzionati per la prima volta l’abitato di Bisignum,
all’epoca costituto da un castello-recinto situato nell’attuale centro storico di
Bisegna,22 e l’insediamento di Ortonam.23
All’epoca normanna risalgono anche le prime attestazioni scritte delle chiese di
Sancti Cristophari in Fumegna e di Sanctae Agnetis in Fumegna, poste sul sito
dell’attuale frazione di Santa Maria, di Sancti Felicis in Vado Albonis, legata all’odierna
frazione di Sulla Villa, di Sancti Nicolai in Carreto (oggi Carrito) e di Sancti Angeli in
Parasano o in Parasepe (oggi Parasano).24
Con la conquista normanna, l’Alta Valle del Giovenco venne unificata al resto del
Mezzogiorno del quale condividerà l’assetto politico nei secoli a venire.
Nel frattempo, sul trono del Regno di Sicilia, alla dinastia normanna seguì quella
sveva che regnò fino al 1266 quando venne sconfitta da Carlo d’ Angiò. Nel 1273, il
primo re angioino spezzò l’unità amministrativa del Justitiaratus Aprutii creando due
nuove province: l’Abruzzo Ulteriore e l’Abruzzo Citeriore. L’Alta Valle del Giovenco,
nel XVI secolo, faceva parte dell’Abruzzo Citeriore con capitale Chieti, mentre,
successivamente, venne compresa all’interno dell’Abruzzo Ulteriore fino al 1807.25
In questo modo, l’Alta Valle del Giovenco fu attraversata da una linea di confine
poiché, pur facendo parte della Diocesi dei Marsi, il cui territorio era compreso
all’interno dell’Abruzzo Ulteriore, appartenne, per un lungo periodo, all’Abruzzo
Citeriore.
21
V. Letta (1994:162-165).
Grossi (a) (1988:80).
23
Gasca Queirazza (1990:93, 541).
24
Ceccaroni (2020:127-128).
25
www.antoniosciarretta’stoponomy.it, Geo-storia amministrativa d’Abruzzo, Provincia di Abruzzo Ulteriore II o
dell’Aquila, Area Marsicana, (sito consultato nel mese di settembre del 2020).
22
5
Capitolo Primo
Introduzione
Intanto, la dinastia dei Berardi si estingueva nella linea maschile e tra il XV secolo e
il XVIII secolo furono le famiglie dei Cantelmo, dei Piccolomini Todeschini, dei Peretti,
dei D’Afflitto e dei Massimo ad avvicendarsi sul dominio dei feudi dell’Alta Valle del
Giovenco.26
Nella seconda metà del XV secolo, l’industria armentizia, in seguito al riordino
attuato dall’ amministrazione aragonese, rappresentava la principale fonte di reddito
per le popolazioni dell’Abruzzo montano. Emerge, però, il quadro di un’economia
prevalentemente di sussistenza che rendeva omogenea la condizione di vita della
maggior parte della popolazione.
La diffusa povertà costituì la causa principale del fenomeno del brigantaggio, che
nei monti boscosi di quest’area trovò sempre un naturale territorio di elezione.
L’instabilità provocata dall’azione di bande armate crebbe sensibilmente con gli
stravolgimenti politici del 1798, anno in cui le truppe francesi occuparono Roma e,
proseguendo verso meridione, invasero il Regno di Napoli. Durante l’occupazione
francese, l’abolizione della feudalità favorì coloro che possedevano la liquidità
necessaria per impossessarsi dei demani e dei beni ecclesiastici. Le conseguenze delle
riforme francesi furono avvertibili anche nella montagna abruzzese dove una nuova
oligarchia di possidenti terrieri aveva sostituito il vecchio potere ecclesiasticonobiliare. Ciò contribuì in maniera determinante a mantenere i paesi dell’intero
Centro-Sud d’Italia in una condizione semifeudale fino al secondo dopoguerra.27 Nella
prima metà del XIX secolo, le condizioni di vita delle popolazioni dei paesi di montagna
non migliorarono così come non beneficiarono di alcun cambiamento dall’annessione
del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia.
Verso la fine del XIX secolo, il processo di affrancamento dei canoni del Tavoliere
pugliese, cominciato già all’inizio del secolo, continuava e sottraeva sempre più nuove
aree al pascolo. Così, lo stato di profonda crisi in cui si trovava l’economia pastorale
perdurò e contribuì alla comparsa del fenomeno dell’emigrazione verso gli Stati Uniti
d’America. Questo periodo, difatti, fu caratterizzato dalla prima sensibile flessione
demografica poiché la popolazione dell’Alta Valle del Giovenco passò dalle 4.751
unità del 1911 alle 3.709 unità del 1931.28
Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, i comuni dell’Alta Valle del Giovenco
cominciarono la costruzione di quella serie di infrastrutture utili ad un migliore
collegamento della zona con i territori vicini. Per tale motivo risultò particolarmente
26
V. Colapietra (1988:284, 286, 291).
Per comprendere meglio quale fu l’assetto sociale vigente nei paesi del Centro-Sud Italia è utile riportare le parole di
Ernesto Giammarco: “A livello umano sussistono le differenziazioni di «mestiere» tra il «cafone», il «mastro» e il
«pecoraio» e al livello di vita comunitaria, nell’interno del comune, (…), resiste il concetto di «razza» con il significato di
«appartenenza a un medesimo gruppo familiare». Il frazionismo, all’esterno, contrappone la «terra» al «paese», che
sono usate con il significato originario. Nella gerarchia sociale il «borghese» è visto con la veste del «signore», quasi
fosse il discendente e l’erede del feudatario «padrone»”. (Giammarco (a), 1973:24).
28
Dato ISTAT, in Wikipedia, Bisegna; Ortona dei Marsi, Evoluzione demografica, (sito consultato nel mese di settembre
del 2020).
27
6
Capitolo Primo
Introduzione
importante l’inaugurazione, nel 1888, della stazione di Carrito Ortona, ubicata lungo
la ferrovia Roma-Sulmona-Pescara, costruita fra il 1873 ed il 1888.
Per quel che riguarda il terremoto della Marsica del 1915, il centro dell’Alta Valle del
Giovenco che venne colpito più duramente fu quello di Aschi dove perirono 700
persone, l’equivalente del 70% della popolazione aschitana del tempo.
Le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale furono sofferte dagli abitanti
dell’Alta Valle del Giovenco anche dopo la fine del conflitto. Basti pensare alla strage
del 26 marzo 1946 quando, nel territorio comunale di Bisegna, lungo la strada
Provinciale 17 del Parco Nazionale d’Abruzzo, una mina anticarro tedesca esplose
uccidendo 7 giovani operai intenti nella ricostruzione del ponte sul fiume Giovenco,
fatto precedentemente saltare in aria dalle forze di occupazione tedesche in ritirata.
Tuttavia, la ripresa della zona fu lenta ma costante. Gli anni compresi tra il 1948 e il
1950 registrarono un incremento delle nascite e nel 1951 la popolazione di Bisegna e
di Ortona dei Marsi raggiunse il numero di 3.711 unità.29 Il flusso emigratorio, però,
riprese. Durante gli anni Cinquanta e Sessanta, la meta di molti abitanti dell’Alta Valle
del Giovenco non era rappresentata soltanto dagli Stati Uniti d’America, ma anche
dalla Svizzera, dalla Germania, dalla Francia, dal Canada, dal Venezuela e
dall’Australia. Ad un’emigrazione verso l’estero se ne affiancò una interna. Difatti,
nella maggior parte dei casi, interi nuclei familiari si trasferirono nell’area di Roma.
Singolare è il caso di San Sebastiano dei Marsi da cui negli anni Sessanta e Settanta
del secolo scorso c’è stata una emigrazione verso Cisterna di Latina, comune in
provincia di Latina, dove al giorno d’oggi risiedono ancora circa 20 famiglie originarie
della frazione bisegnese.30
Nel frattempo, l’Alta Valle del Giovenco fu influenzata dalla crescita dell’economia
italiana che portò alla crisi della tradizionale società agro-pastorale. All’inizio degli
anni Settanta, il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo scoprì la propria vocazione
turistica. Nonostante ciò, durante questo decennio continuò la flessione demografica
poiché la popolazione dell’Alta Valle del Giovenco passò dalle 3.178 unità del 1961
alle 1.924 unità del 1981.31
Nel 1984, l’ennesimo forte terremoto colpì quest’area altamente sismica. In tutti i
paesi dell’Alta Valle del Giovenco non ci furono vittime e i centri storici furono solo
parzialmente danneggiati.
29
Ibidem, (sito consultato nel mese di settembre del 2020).
Per questa informazione si ringrazia il sig. Aldo Grassi.
31
Dato ISTAT, in Wikipedia, Bisegna; Ortona dei Marsi, Evoluzione demografica, (sito consultato nel mese di settembre
del 2020).
30
7
Capitolo Primo
Introduzione
Anni
Abitanti
Abitanti totali
Bisegna
Ortona dei Marsi
1861
1.288
2.086
3.374
1871
1.353
2.325
3.678
1881
1.450
2.462
3.912
1901
1.526
2.727
4.253
1911
1.739
3.012
4.751
1921
1.201
2.536
3.737
1931
1.073
2.636
3.709
1936
1.032
2.887
3.919
1951
1.041
2.670
3.711
1961
940
2.238
3.178
1971
693
1.686
2.379
1981
634
1.290
1.924
1991
467
988
1.455
2001
342
803
1.145
2011
261
592
853
2019
209
451
660
fonte ISTAT
Tav. 1 – Evoluzione demografica dei comuni di Bisegna e di Ortona dei Marsi dal 1861 al 2019.
8
Capitolo Primo
Introduzione
1.2. Profilo linguistico dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco
1.2.1. Collocazione dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco all’interno del panorama
linguistico abruzzese
Giovan Battista Pellegrini, nella Carta dei Dialetti d’Italia, situa i dialetti parlati entro i
confini amministrativi della regione Abruzzo all’interno dell’ampio sistema centromeridionale, più precisamente nella sezione mediana e nella sezione meridionale
intermedia. In Abruzzo, l’estensione della sezione mediana è determinata dalla
presenza del gruppo linguistico cicolano-reatino-aquilano (IV) mentre la sezione
meridionale intermedia è suddivisa in marchigiano meridionale (Ia), in teramano (Ib),
in abruzzese orientale adriatico (Ic) e in abruzzese occidentale (Id).32
Anche la classificazione di Ernesto Giammarco individua nel dialetto aquilano e nel
dialetto abruzzese due blocchi linguistici differenziati sia negli esiti fonetici che nelle
strutture fonologiche.33 Il dialetto aquilano appartiene al gruppo dei dialetti dell’Italia
mediana ed è parlato nell’Alta Valle dell’Aterno, nella città dell’Aquila e nella Marsica
occidentale, da Carsoli fino alle prossimità di Avezzano.34
L’abruzzese è invece proprio del gruppo dei dialetti centro-meridionali e si estende
sulla restante parte del territorio abruzzese, che rappresenta la porzione più ampia.
Secondo Giammarco, la differenza fondamentale tra i due domini si trova nell’esito
della vocale finale atona: “nell’aquilano si continuano le vocali originarie latine: la
desinenza -u dell’accusativo dei nomi maschili della 2ᵃ declinazione, distinta da -a dei
nomi femminili della 1ᵃ decl., da -e dei nomi maschili e femminili della 3ᵃ decl. e da -o
degli avverbi, della 1ᵃ pers. sing. dell’indicativo presente e del gerundio;
nell’abruzzese la finale è sempre indistinta (-ə), qualunque sia quella originaria”.35
Inoltre, Giammarco delinea i confini della varietà palentino-carseolana, costituente
un altro dominio linguistico situato nella parte occidentale della provincia dell’Aquila
e accomunata al sabino dal medesimo sistema fonetico.36 Secondo il glottologo
abruzzese, il tratto peculiare di quest’area è rappresentato dalla mutazione di -u in
-o, attestata nel territorio che si estende dai Piani Palentini fino alla estremità
meridionale di San Pelino, frazione di Avezzano, quindi a diretto contatto con l’area
abruzzese della Marsica.37
32
Nella Carta, Pellegrini attribuisce le quattro varietà appena elencate al gruppo linguistico del marchigiano
meridionale-abruzzese (Pellegrini 1977:30-31).
33
Giammarco (1979:22).
34
Avolio (2002:580).
35
Giammarco (1979:22).
36
Ibidem, 84.
37
I centri dove la varietà palentino-carseolana è stata registrata sono: Antrosano, Albe, Capistrello, Castelnuovo, Massa
d’Alba, Alba Fucente, Sante Marie, Scurcola Marsicana, Tagliacozzo e Carsoli (Ib., 84).
9
Capitolo Primo
Introduzione
Per quanto riguarda il dominio linguistico abruzzese, Giammarco distingue il gruppo
occidentale, formato dalle varietà dialettali del marso, dell’alto sangrino, del peligno
e del chietino occidentale,38 dall’abruzzese orientale, parlato invece in tutto il
territorio compreso tra i fiumi Tronto e Trigno, ovvero nella provincia di Teramo, nella
parte settentrionale di quella di Pescara e nella parte orientale di quella di Chieti.
Dopo aver compiuto una descrizione del panorama linguistico abruzzese, è possibile
comprendere più agevolmente le peculiarità dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco.
Difatti, sulla Carta del Pellegrini, i dialetti parlati in questa parte della Marsica si
trovano nell’area linguistica dell’abruzzese occidentale (Id).
fonte Wikipedia, Dialetti italiani meridionali (http://it.wikipedia.org/)
Carta 2 – L’area dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco all’interno della classificazione del sistema
«centro-meridionale» operata da Giovan Battista Pellegrini.
38
Ib., 88.
10
Capitolo Primo
Introduzione
1.2.2. Fonetica
1.2.2.1. Vocalismo
I dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, in analogia con il resto dell’area abruzzese,
possiedono alcuni tratti, come l’intonazione della parola e della frase, che li
differenziano dai dialetti della zona reatino-aquilana. Difatti, generalmente, le
pronunce dei dialetti della Valle del Giovenco utilizzano un accento di natura
discendente che regola e condiziona il sistema fonologico poiché realizza la vocale
tonica con tale intensità che spesso non sono avvertibili i confini tra vocali e
consonanti. Inoltre, la tendenza a dare primaria importanza alla vocale tonica porta a
un calo di tono nella pronuncia delle vocali atone, quindi a un loro indebolimento.
1.2.2.1.1. Vocalismo tonico
Il sistema vocalico tonico dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco è costituito dal
sistema vocalico a quattro gradi, detto Sistema A o «napoletano», composto da sette
vocali originatesi dal sistema vocalico latino volgare nel seguente modo:
Ī
í
Ĭ
Ē
é
Ĕ
è
Ā
Ă
à
Ŏ
ò
Ō
Ŭ
ó
Ū
ù
Si può notare come nel precedente sistema vocalico latino a cinque gradi sia avvenuta
una semplificazione, mediante la quale l’antica ĭ e l’antica ē si sono fuse nella forma é
e le antiche ō e ŭ nella forma ó.39
Successivamente, nel dialetto di Ortona dei Marsi, le vocali toniche é ed ó hanno
rispettivamente subito la dittongazione discendente in ai̯ e in aṷ: lai̯në «legna»
< *léna < lĭgna; catai̯na «catena» < *caténa < catēna(m); sai̯rë «sera» < *sérë
< lat. tardo sēra(m); Artaṷna «Ortona (dei Marsi)» < Ortona(m); vaṷcë «voce» < *vócë
< vōce(m); nëpaṷtë «nipote» < *nëpótë < nepōte(m); frëssaṷra «padella di rame»
< *frëssóra < frixōria(m); šcaṷpa «scopa» < *šcópa < scōpae; craṷcë «croce» < *crócë
< crŭce(m); naṷcë «noce» < *nócë < nŭce(m).
Nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, così come in molti dialetti dell’Italia
settentrionale e centro-meridionale, sono presenti dinamiche riconducibili a quelle
della metafonia. Questo fenomeno consiste in un mutamento di timbro della vocale
tonica di una parola, condizionato dalla presenza, in fine di parola, di una vocale
39
Rohlfs (1966:6).
11
Capitolo Primo
Introduzione
chiusa. Tale sviluppo fonetico è causato dalla riduzione a indistinta della vocale finale
latina, che va a condizionare la possibilità di riconoscere le categorie grammaticali di
numero e di genere. Di conseguenza, i dialetti compensano l’ammutimento delle
vocali finali esercitando una «assimilazione a distanza».40
I dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, eccetto la varietà di San Sebastiano dei Marsi,
condividono gran parte dei loro sistemi metafonetici con quello di tipo arpinate,
afferente all’area aquilana-cicolana-marsicana,41 che sotto l’influsso delle vocali latine
finali -i ed -u metafonizza é e ó rispettivamente in í e ù, così come le vocali toniche è
e ò diventano é e ó.42 Il dialetto di San Sebastiano dei Marsi, invece, condivide il
proprio sistema metafonetico con quello di tipo «napoletano», che sotto l’influsso
delle vocali latine finali -I ed -U metafonizza é e ó rispettivamente in i e u, così come
le vocali toniche è e ò dittongano in jé e ṷó.43 Inoltre, nelle parlate dell’Alta Valle del
Giovenco anche a tonica viene colpita da metafonia,44 in particolar modo nella varietà
di San Sebastiano dei Marsi. In tutti i dialetti indagati, queste vocali toniche subiscono
la chiusura o la dittongazione appena descritte sia in sillaba aperta che in sillaba
chiusa.45
Ciò nelle varietà oggetto dell’indagine ha avuto rilevanti conseguenze anche sul
piano morfologico, dando luogo a coppie oppositive tra maschile e femminile e tra
singolare e plurale. A dimostrazione di quanto spiegato è possibile fornire alcuni
esempi (dove non ci sono specificazioni, l’esempio è stato raccolto in tutte le località
dell’inchiesta): néra, nírë «nera, nero» < nĭgra(m), nĭgru(m); védëva, vídëvë «vedova,
vedovo» < vidŭa(m), vidŭu(m); bbòna, bbónë (Bis. - Or.) / bbʊnë (As.) / bbṷónë (Seb.)
«buona, buono» < bŏna(m), bŏnu(m); bbèlla, bbigglië (As.) / bbéllë (Bis.) / bbéjjë (Or.)
/ bbjéllë (Seb.) «bella, bello» < bĕlla(m), bĕllu(m); róšša, ruššë «rossa, rosso»
< rŭssa(m), rŭssu(m); córta, curtë «corta, corto» < cŭrta(m), cŭrtu(m); canë, chénë
«cane, cani» < căne(m), *căni(s) < cănes; pannë, pénnë «panno, panni» < pănnu(m),
pănni; cavallë, cavèllë (Bis. - Seb.) / cavègglië (As.) / cavèjë (Or.) «cavallo, cavalli»
< cabăllu(m), cabălli.46
Inoltre, la -i finale delle terminazioni plurali conduce in molti casi alla metafonia, sia
che si tratti di una -i maschile che di una -i femminile: nëpótë, nëputë «nipote, nipoti»
40
Grassi, Sobrero, Telmon (1997:98).
La metafonia di tipo arpinate è penetrata nell’Alta Valle del Giovenco dal Lazio, lungo la via Tiburtina e la valle Roveto
(Giammarco (b), 1973:149).
42
Ibidem, 145.
43
Ib., 145.
44
Cfr. Rohlfs (1966:44-45); De Giovanni (1974:235-236); Giammarco (1979:25-26); Bigalke (1996:8); Avolio (2002:586,
618).
45
Rohlfs (1966:14).
46
Nella parlata di San Sebastiano dei Marsi sono numerosi gli esempi nei quali la a tonica viene colpita da metafonia sia
in sillaba aperta che in sillaba chiusa: jènna «ghianda» < glānde(m); bbiènghë «bianco» < germ. blank; piègnë «piangere»
< plangĕre; pièttsa «piazza» < platĕa(m); piènda «pianta» < plănta(m); fiètë «fiato» < flātu(m); šchèla «scala» < scāla(m);
Ggëvènnë «Giovanni» < Iohannes; jattë, jèttë «gatto, gatti» < găttu, gătti < căttu(m), cătti; jallë, jèllë «gallo, galli» <
găllu(m), gălli; jamma, jèmmë «gamba, gambe» < lat. tardo gămba(m), gămbae.
41
12
Capitolo Primo
Introduzione
< nepōte(m), *nepōti(s) < nepōte(s); crócë, crucë «croce, croci» < crŭce(m), *crŭci(s)
< crŭces; nócë, nucë «noce, noci» < nŭce(m), *nŭci(s) < nŭces.
Al contrario, i plurali femminili della classe in -a, derivante dalla terminazione latina
-ae, generalmente, non prendono parte al fenomeno della metafonia: pòrta, pòrtë
«porta, porte» < pŏrta(m), pŏrtae. Allo stesso modo, le vocali aperte è ed ò non
vengono di solito influenzate dalla desinenza del plurale del femminile: vècchja,
vècchjë «vecchia, vecchie» < vĕcla(m), vĕclae; nòttë, nòttë «notte, notti» < nŏcte(m),
*nŏcti(s) < nŏctes.
Inoltre, data la presenza di altre forme non metafonetiche, è possibile ipotizzare che
in passato le forme metafonetiche siano state numericamente maggiori e che in molti
casi siano state progressivamente sostituite da forme non metafonetiche. Questa
ipotesi viene incoraggiata dalla coesistenza dei casi precedentemente elencati con i
seguenti: léttë, léttë (Bis. - Or.) «letto, letti» < lĕctu(m), lĕcti; véndë, véndë (Bis. - Or.)
«vento, venti» < vĕntu(m), vĕnti; vaṷcë, vócë (Or.) «voce, voci» < vōce(m), *vōci(s)
< vōces.
1.2.2.1.2. Vocalismo atono
Generalmente, nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, per effetto dell’accento
dinamico, le vocali atone protoniche, postoniche e finali tendono a indebolirsi ma non
a dileguarsi.
Per quanto riguarda le vocali atone in posizione protonica, in tutti i dialetti dei centri
indagati rimane intatta la a: crapìttë «capretto» < căpra(m) + *-ĭttu(m); cammíša
«camicia» < camīsia(m); candà «cantare» < cantā(re). Per tutte le altre vocali
protoniche, nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, è rilevabile lo scadimento
nell’indistinta ë: fërbeciùnë (Bis. - Seb.) «forbicioni» < *forbĭce(m) + -ōne(m); fërëštérë
(Bis. - Or.) / fërëstɪrë (As.) / fërëštjérë (Seb.) «forestiero» < fr. ant. forestier < lat. fŏris;
dërmì (Bis. - Seb.) / dërmé (As. - Seb.) «dormire» < dormī(re).
Per quel che riguarda le vocali postoniche, quelle di sillaba interna subiscono
generalmente lo scadimento in ë: médëchë (Bis. - Or.) / mɪdëchë (As.) / mjédëchë
(Seb.) «medico» < medĭcu(m); ddùdëcë «dodici» < duodĕci(m). Allo stesso modo, le
vocali postoniche finali, eccetto la vocale a, scadono nell’ indistinta ë: canë, chénë
«cane, cani» < căne(m), *căni(s) < cănes; névë «neve» < nĭve(m); jèrva «erba»
< hĕrba(m); uva «uva» < ūva(m); ardíca (Bis. - Seb.) / rëddëca (As.) / rëddìca (Or.)
«ortica» < urtīca(m).
Si può quindi affermare che nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco esistono due
vocali finali, la a e l’indistinta ë.47 Tale fenomeno è riscontrabile anche nelle parlate
molisane del circondario di Campobasso e della zona dell’Alto Volturno,48 nelle
47
48
Cfr. Avolio (2002:615).
De Giovanni (1974:11).
13
Capitolo Primo
Introduzione
parlate del Lazio Meridionale e in quelle della Basilicata settentrionale, con le quali i
dialetti dell’Alta Valle del Giovenco condividono l’influenza ricevuta dal campano.49
1.2.2.2. Consonantismo
Il sistema consonantico dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco è caratterizzato dalla
conservazione delle consonanti in posizione iniziale di parola. Questo fenomeno
coinvolge in particolar modo le consonanti bilabiali /p/ e /m/, la fricativa labiodentale
/f/ e le consonanti alveolari /l/, /d/, /t/, /r/, /n/ e /s/. Per quel che concerne le
consonanti in posizione intervocalica, è possibile osservare il medesimo fenomeno di
conservazione già riscontrato per le consonanti iniziali. Invece, nella maggior parte
dei casi, le consonanti in posizione finale di parola sono cadute.
Il consonantismo dei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco è caratterizzato da una
serie di fenomeni comuni all’intero sistema centro-meridionale. I principali sono:
•
Betacismo - Il fenomeno del betacismo consiste sia in un’attestazione della
fricativa labiodentale sonora /v/ in posizione debole, ovvero in posizione
intervocalica, precedente r o iniziale assoluta, sia in un’attestazione
dell’occlusiva bilabiale sonora /b/ in posizione forte, ovvero in posizione
postconsonantica o successiva a raddoppiamento fonosintattico.50
L’esito in v- risulta essere in forte regresso. Ciò è osservabile nei seguenti
esempi raccolti in tutti i dialetti dell’area indagata: bbašë «bacio» < basĭu(m);51
bbassë (Bis. - Seb.) / vassë (As. - Or.) «basso» < băssu(m); bbévë «bere»
< bibĕ(re); vócca «bocca» < bŭcca(m); vràccë «braccio» < brachĭu(m). Per
quanto riguarda gli esiti in b- o in bb-, il primo è in regresso mentre il secondo
può rimanere conservato all’interno di parola, soprattutto dopo il
raddoppiamento fonosintattico, provocato dalla originaria preposizione latina
ăd:52 abbàllë «in basso» < ăd- + vălle(m); abbëlà (Seb.) / rabbëlà (Or.) «coprire
con terra o con cenere» < ăd- + velā(re), ma sbëlà (Seb.) «togliere la terra o la
cenere».
•
Assimilazione - Nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, nella maggior parte dei
casi, il fenomeno dell’assimilazione si manifesta per contatto, nella sua variante
totale progressiva. I nessi coinvolti in questo sviluppo sono -nd-, -mb-, e -ld-, nei
49
Merlo (1920:236).
Avolio (2002:583).
51
Riguardo alla pronuncia delle generazioni più anziane, ad Ortona dei Marsi, un informatore intervistato di novanta
anni, ha asserito di ricordare la forma vašë «bacio» in luogo di bbašë, quella attualmente usata. Questa testimonianza
dimostra come un tempo l’esito in v- fosse molto più diffuso tra i parlanti.
52
Avolio (2002:583).
50
14
Capitolo Primo
Introduzione
quali il primo elemento assimila il secondo: munnë «mondo» < mŭndu(m);
glianna (Bis. - As.) / janna (Or.) / jènna (Seb.) «ghianda» < glānde(m); jamma
(Bis. - Seb.) «gamba» < gambă(m); pjummë «piombo» < plŭmbu(m); callë
«caldo» < căldu(m).
•
Sonorizzazione - Nelle parlate centrali e meridionali, già coinvolte dal
fenomeno dell’assimilazione, è presente anche quello della sonorizzazione.53
Nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, a subire questo sviluppo sono
principalmente le occlusive /p/, /t/ e /k/ dopo le nasali /m/ e /n/: témbë (Bis. Or.) / tɪmbë (As.) / tjémbë (Seb.) «tempo» < tĕmpu(s); cambana «campana»
< campāna(m); sandë «santo» < sănctu(m); déndë (Bis. - Or.) / dèndë (As. - Seb.)
«dente» < dĕnte(m); bbiànghë (Bis. - As.) / bbiènghë (Seb.) «bianco» < germ.
blank; jènga «giovenca» < iuvĕnca(m).
• Palatalizzazione dei nessi consonantici con /l/ come secondo elemento - Nei
dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, i nessi latini, con la laterale /l/ come
secondo elemento, non si conservano ma subiscono la palatalizzazione:
- In molti dialetti dell’Italia meridionale l’originario nesso /pl/ si sviluppa in
/kj/ in seguito ad un processo di assimilazione parziale. In Abruzzo questo
esito è attestato principalmente nelle estreme propaggini meridionali
della regione, ovvero nella valle del Trigno e nella zona dell’Alto Sangro.54
I dialetti dell’Alta Valle del Giovenco possono offrire sia esempi di esiti in
/kj/ che esempi di esiti in /pj/: chjínë (Bis. - Seb. - Or.) / pjínë (Or.) «pieno»
< plēnu(m); chjanë (Bis. - As.) / chjénë (Seb.) / pjanë (Or.) «piano»
< plānu(m); pjjóppë (Bis. - As. - Seb.) «pioppo» < *plōppu(m); chjagnë
(Bis.) / pjagnë (As. - Or.) / pjègnë (Seb.) «piangere» < plangĕ(re); pjàttsa
(Bis. - As. - Or.) / pjèttsa (Seb.) «piazza» < platĕa(m); pjànda (Bis. - As. Or.) / pjènda (Seb.) «pianta» < plănta(m).55
- Anche l’originario nesso /kl/ subisce la palatalizzazione in /kj/: sícchjë
«secchio» < sĭclu(m); spécchjë (As.) / špécchjë (Bis. - Or.) / špjécchjë (Seb.)
«specchio» < specŭlu(m); pëdócchjë (Bis.) / pëdʊcchjë (As.) / pëdṷócchjë
(Seb.) «pidocchio» < peduc(ŭ)lu(m).
- L’originario nesso /fl/ subisce sempre la palatalizzazione in /fj/: fjénë (As.
- Seb. - Or.) «fieno» < *flēnu(m); fjàtë (Bis. - As.) / fjètë (Seb.) «fiato»
< flātu(m); fjùmë «fiume» < flūme(n).
53
Giammarco (1979:65).
Avolio (2002:588).
55
Per quanto riguarda le forme pjínë «pieno» e pjanë «piano», è possibile che queste abbiano perso la palatalizzazione
in /kj/ a causa dell’influsso operato dalla pronuncia della lingua nazionale.
54
15
Capitolo Primo
Introduzione
Nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, oltre a quelli appena descritti, vi sono altri
fenomeni che coinvolgono le consonanti:
•
Palatalizzazione di /s/ ante consonantica - Nei dialetti in questione, il
fenomeno della palatalizzazione di /s/ ante consonantica si manifesta davanti
l’occlusiva bilabiale sorda /p/, l’occlusiva alveolare sorda /t/ e l’occlusiva velare
sorda /k/. Per quanto riguarda la palatalizzazione che coinvolge il nesso /st/,
questa si verifica costantemente in tutte le località indagate eccetto quella di
Aschi, dove è del tutto assente: štaggiónë «stagione» < statiōne(m); štélla
«stella» < stēlla(m); ggnòštrë (Bis. - Seb.) / ggnòštra (Or.) «inchiostro»
< (e)ncaustu(m); jaštëmà (Bis. - Seb.) / bbjaštëmà (Or.) «bestemmiare»
< *blastimā(re).
Per quel che riguarda la palatalizzazione che coinvolge i nessi /sk/ e /sp/ tutti
i dialetti indagati offrono i seguenti esempi: šchjàppa (Bis. - As.) / šchjèppa
(Seb.) «striscia sottile di legno»; šchjaríca (As. - Or.) / šchjarèlla (Bis.) «legna
sottile per accendere il fuoco»; sfìšchjë (Bis. - Seb.) / sfìšchja (As.) «fessura»
< fissilis < fĭssu(m), part. pass. di findĕre «fendere»; šchjùma «schiuma» < long.
skūm; šchína «schiena» (Bis. - Seb. - Or.) < long. skëna; špécchjë (Bis. - Or.) /
špjécchjë (Seb.) «specchio» < specŭlu(m).
Inoltre, nel dialetto di San Sebastiano dei Marsi vi sono anche alcuni esempi a
dimostrazione della perdita della palatalizzazione del nesso /sk/: scarpa
«scarpa» < germ. *skarpa; scríma (Seb.) «scriminatura, scrÌmolo»
< (di)scrīme(n).
• Esiti di /l/ davanti consonante - Nei dialetti abruzzesi, gli esiti di /l/ originaria
davanti consonante sono vari. Difatti, oltre alla conservazione, possono
verificarsi casi di rotacizzazione, di velarizzazione oppure di dileguo.56 Nei
dialetti dell’Alta Valle del Giovenco la conservazione di /l/ è frequente in tutte
le località indagate: sulëchë (Bis.) / sulchë (As. - Or.) / sulcrë (Seb.) «solco»
< sŭlcu(m); altë (Bis. - As.) «alto» < ăltu(m); aldrë (Bis. - Seb.) «altro»
< al(t)ĕru(m); calgia (Bis.) / calgë (As.) «calce» < călce(m); falgia (Bis. - As.)
«falce» < fălce(m); falzë (Bis. - Seb.) «falso» < fălsu(m); pulzë (Bis. - As.) «polso»
< pŭ(l)su(m); aldzà (Bis. - As.) «alzare» < altiā(re). L’esito che compare più di
rado è quello della rotacizzazione, a cui viene spesso aggiunta una -ë- di
appoggio: curtéllë (Bis.) / cwërtjéllë (Seb.) / curtɪgglië (As.) / curtéjjë (Or.)
«coltello» < cultĕllu(m).57
56
Avolio (2002:588-589).
Secondo Avolio, la rotacizzazione in questo caso è provocata dalla natura velare della vocale che precede la laterale
alveolare sonora [l] (Ibidem, 588).
57
16
Capitolo Primo
Introduzione
Sono invece più numerosi gli esempi di velarizzazione in -u semiconsonantico:
àutë (Seb. - Or.) «alto» < ăltu(m); càucia (Seb.) / càucë (Or.) «calce» < călce(m);
fàucia (Seb. - Or.) «falce» < fălce(m); fàuzë (Seb. - Or.) «falso» < fălsu(m);
autàrë (Seb.) / autàlë (Or.) «altare» < altāre(m); auzà (Seb. - Or.) «alzare»
< altiā(re).
Inoltre, nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco, è possibile osservare anche la
recente fase del dileguo della laterale, successiva a quella della labializzazione:
pùzë (Seb. - Or.) «polso» < pŭ(l)su(m); atrë (Seb.) «altro» < al(t)ĕru(m); ššṷótë
(Seb.) / ššótë (Or.) «sciolto» < (e)xsŏ(l)ūtu(m).
58
59
•
Sviluppi di /g/ - Per quanto riguarda gli sviluppi della originaria occlusiva velare
sonora /g/ davanti i fonemi /a/, /o/ ed /u/, nei dialetti di Aschi e di Ortona dei
Marsi si ha una fricativizzazione: a(gh)ùštë «agosto» < au(g)ŭstu(m); frà(gh)ula
(As.) «fragola» < *fragŭla(m); (gh)àttë «gatto < găttu < căttu(m); prë(gh)à
«pregare» < *pregāre < lat. volg. *precāre; pa(gh)à «pagare» < *pagāre
< pacā(re). Invece, nei dialetti di San Sebastiano dei Marsi e, in misura minore,
di Bisegna e di Ortona dei Marsi può avvenire il dileguo: aùštë (Bis. - Seb.)
«agosto < au(g)ŭstu(m); fràula (Or.) / frèula (Seb.) «fragola» < *fra(g)ŭla(m).
Inoltre, nelle varietà di Bisegna e di San Sebastiano dei Marsi si può osservare
la prostesi di nuovi suoni. I nuovi foni che possono comparire sono /j/ e /v/, i
quali possono assolvere anche ad una funzione epentetica:58 jòbba (Seb.)
«gobba» < gŭbba(m); jùvë «giogo» < iŭgu(m); jattë «gatto < găttu < căttu(m);
pajà «pagare» < *pagāre < pacā(re); prijà «pregare» < *pregāre < lat. volg.
*precāre; frèvëlë (Bis.) «fragole» < *fragŭlae.
•
Palatalizzazione di /s/ - Per quanto riguarda l’ originaria fricativa /s/ davanti i
fonemi /i/ ed /e/, nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco agisce il fenomeno
della palatalizzazione, dando vita a degli sviluppi analoghi piuttosto a quelli
umbro-marchigiani che non a quelli apulo-campani:59 ši «sì» < sī(c); càšë
«cacio» < casĕu(m); cammíša «camicia» < camisĭa(m); cëràša «ciliegia»
< *ceresĕa(m); acchëší (Bis. - Or.) / accʊší (As.) / auší (Seb.) «così» < eccŭ(m)
sī(c); chë šši, chë ššétë (Seb.) «che tu sia, che voi siate» < si(s), siti(s). Questo
esito palatalizzato, però, non è presente in tutti i termini aventi la fricativa
alveloare sorda /s/ davanti i fonemi /i/ ed /e/: përtusë (Seb. - Or.) «buco»
< pertusĭu(m); símëla (Bis.) / símmëla (Seb.) / sëmmëla (As.) «semola»
< *simŭla(m); síndachë (As. - Seb. - Or.) / síndëchë (Bis.) «sindaco» < syndĭcu(m).
Così la presenza anche di un esito non palatalizzato potrebbe essere ricondotta
Avolio (2002:587, 618).
Ibidem, 584-585.
17
Capitolo Primo
Introduzione
alla sopravvivenza di un antico sviluppo /sj/ > s, ancora dominante nelle aree
poste più a sud, quali la Campania, la Puglia e la Basilicata.60
• Consonanti geminate - Generalmente, nei dialetti dell’Alta Valle del Giovenco,
le consonanti geminate latine si sono conservate: óssë (Bis. - Or.) / ʊssë (As.) /
ṷóssë (Seb.) «osso» < ŏssu(m); vacca «vacca» < văcca(m); férrë (Bis. - Or.) / fɪrrë
(As.) / fjérrë (Seb.) «ferro» < fĕrru(m); vóttë (Bis. - Or.) / vòttë (As.) / vòtta (Seb.)
«botte» < bŭtte(m). Invece, per quanto riguarda il nesso /ll/, quest’ultimo
rimane intatto nei dialetti di Bisegna e di San Sebastiano dei Marsi, mentre può
subire la palatalizzazione in -ggli- nel dialetto di Aschi e in -jj- nel dialetto di
Ortona dei Marsi: jallìna (Bis. - Seb.) / (gh)ajjìna (Or.) «gallina» < gallīna(m);
bbéllë (Bis.) / bbjéllë (Seb.) / bbéjjë (Or.) / bbigglië (As.) «belli» < bĕlli; cavàllë
(Bis. - Seb.) / cavàjjë (Or.) / cavàgglië (As.) «cavallo» < cabăllu(m).61
60
61
Ib., 584-585.
Ib., 587.
18
Capitolo Secondo
La ricerca
2. La ricerca
2.1. Metodo
L’indagine è stata condotta raccogliendo dalla voce di alcuni informatori le varianti
dialettali dei toponimi presenti sulle tavolette in scala 1:25000 dell’IGM. Ciò è stato
svolto mediante conversazione guidata sulla base di un’intervista, allestita a seconda
della situazione, atta a far emergere informazioni di interesse. In questo modo è stato
possibile anche riscontrare eventuali discordanze tra la toponimia dialettale e quella
ufficiale.
Il lavoro si è articolato in due fasi: la prima è consistita nella raccolta delle varianti
dialettali dei toponimi dell’IGM, la seconda nell’analisi storico-etimologica di questi
ultimi.
La scelta di basarsi sulla toponimia delle tavolette dell’IGM ha permesso sia di
fornire un quadro generale dei nomi di luogo dell’Alta Valle del Giovenco che di
localizzarli esattamente.
All’interno di ogni comunità, l’indagine non è stata limitata ad una sola
testimonianza, ma è stata estesa almeno ad un’altra persona allo scopo di evitare la
mancata registrazione di molti toponimi.
Per quel che concerne la scheda, elaborata affinché non mancassero gli elementi
fondamentali per una descrizione esaustiva del corpus toponimico, questa è stata
strutturata nel seguente modo:
x) Toponimo
[Toponimo IPA]
Genere, numero e quota
(Variante italiana)
(Variante/i dialettale/i)
Traduzione; (E.) etimologia: analisi storico-etimologica.
(O.) osservazioni: eventuali osservazioni grammaticali.
19
Capitolo Secondo
La ricerca
(Cfr.) confronti: eventuali confronti.
I toponimi sono stati registrati con o senza l’articolo determinativo a seconda della
versione registrata più spesso nelle interviste.
2.2. Informatori
I dieci informatori intervistati sono prevalentemente individui aventi un’età superiore
a 60 anni. Tutti hanno trascorso la vita, o almeno parte di essa, sul luogo. Anche gli
informatori aventi un’età inferiore a 60 anni possiedono un’ottima competenza
toponimica.
Durante le interviste di raccolta, è emerso che ogni informatore, sulla base
dell’attività svolta, ha una competenza diversa sia sul piano spaziale, poiché ciascuno
conosce in primo luogo i nomi della porzione di territorio che più frequenta, sia sul
piano della consistenza del repertorio di nomi forniti.
Inoltre, la condivisione di molte delle conoscenze, sia a livello linguistico che a livello
culturale, ha notevolmente agevolato lo scambio spontaneo di informazioni tra il
raccoglitore e le persone intervistate.
20
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
3. Il corpus toponimico
3.1. Glossario
acqua [ˈakkwa] f. ̴ «acqua, pioggia, ruscello, torrente»; lat. ăqua(m).
ara [ˈaːra] f. ̴ «aia, cortile, spiazzo, spianata». Dal lat. arĕa(m).1 Nei dialetti dell’Alta
Valle del Giovenco, il termine ara indica sia l’ampio cortile centrale presente
all’interno delle masserie e avente funzione di aia che una distesa di terreno
pianeggiante.
cèsa [ˈtʃɛːsa] f. ̴ «radura, piccolo bosco ceduo». Dal lat. cæsa(m), part. pass. di
caedĕre. Originariamente, il termine cèsa veniva impiegato per designare porzioni di
bosco soggette a taglio periodico.2
cóllë [ˈkollə] m. ̴ «colle»; lat. cŏlle(m).
cóppë [ˈkoppə] m. ̴ «dolina»; lat. tardo cŭppa(m).3
fóndë [ˈfondə] f. ̴ «fonte, sorgente, abbeveratoio»; lat. fŏnte(m).
fórca [ˈforka] f. ̴ «valico fra due monti»; lat. fŭrca(m).4
fòssa [ˈfɔssa] (Bis. - Or.) f. / fóssë [ˈfossə] (Or.) / fussë [ˈfussə] (As.) m. ̴ «fosso,
avvallamento»; lat. fŏssa(m).
grótta [ˈgrotta] f. ̴ «grotta, caverna». Da grotta < lat. tardo crŭpta(m).5
jèccë [ˈjɛttʃə] (Bis.) m. ̴ «stazzo, ricovero pastorale». Dal lat. volg. *jaciu(m) (cfr. REW
4566).6
1
Cfr. Giammarco (1960:131); Pellegrini (1990:169); (TAM 18); Massimi (2005:17).
Cfr. (TAM 105).
3
Cfr. Ibidem, 134.
4
Cfr. (Ib., 169); Aprile (2001:26).
5
Cfr. (TAM 192).
6
Cfr. Ibidem, 197.
2
21
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
lama [ˈlaːma] f. ̴ «smottamento»; lat. lāma. 7 Secondo Alessio e De Giovanni, il
termine lama farebbe parte di quel contingente di relitti lessicali, esistenti in area
centro-meridionale, anteriori al latino: “lāma ‘terreno acquitrinoso’ è un elemento
del sostrato balcanico, entrato in letteratura con Ennio, che verosimilmente lo prese
dalla sua lingua nativa, il messapico; diffusa dal latino, ove lāma -ae indicava
‘depressione del terreno ove l’acqua ristagna’, ‘palude, stagno’”.8
macchja [ˈmacca] f. ̴ «radura»; lat. macŭla(m).9
mandra [ˈmandra] f. ̴ «recinto». Dal lat. măndra(m) < gr. mándra «ovile, recinto».10
Il termine abruzzese mandra mantiene l’originario significato greco-latino.
móndë [ˈmondə] m. ̴ «monte, montagna, altura»; lat. mŏnte(m).
padùra [paˈduːra] f. ̴ «stagno, acquitrino». Da *padula < lat. palūde(m) (cfr. REW
6183).11 La forma padùra si è originata in seguito alla metatesi di d e di l. Quest’ultima,
inoltre, ha subito anche la rotacizzazione.
péšchjë [ˈpeːʃcə] (Bis. - Or.) / pɪšchjë [ˈpɪːʃcə] (As.) m. ̴ «masso, macigno, roccia
scoscesa». Dal lat. med. pesclu(m) «cima rocciosa» (cfr. REW 6441).12 Carla Marcato,
all’interno del Dizionario di Toponomastica, riporta la teoria dell’origine italica di
péšchjë / pɪšchjë: “Voce dei dialetti meridionali, anche con la variante peschio, (…) è
ben rappresentata nella toponomastica centro-meridionale compresi Lazio ed
Umbria (ove è marginale) e con l’ esclusione di Sicilia e Salento; è più frequente nel
Sannio (Abruzzo e Molise). Corrisponde a pessulus, pesclus, plescus nei documenti
medievali e rappresenta verosimilmente un relitto lessicale italico (depone per tale
interpretazione anche l’area di diffusione della voce). Pare essere la continuazione del
termine osco peesslúm / péstlúm, attestato col significato di ‘podio’; formalmente
può ben essere l’antecedente delle varianti medievali citate. Quanto al significato, (…)
l’evoluzione successiva a ‘roccia’ dei dialetti meridionali è motivata dalle
caratteristiche dell’orografia dell’Italia centro-meridionale”.13
préta [ˈpreːta] f. ̴ «pietra, masso» < lat. pĕtra(m). Nella forma préta ha avuto luogo
la metatesi di r.
7
Cfr. Giammarco (1960:101); (DAM, II:968); (TAM 207); De Giovanni (1995:192); Aprile (2001:31-32).
Alessio, De Giovanni (1983:168).
9
Cfr. (TAM 221); Aprile (2001:34-35).
10
Cfr. Giammarco (1960:161).
11
Cfr. Giammarco (1960:124, 140); Pellegrini (1990:193-194); (TAM 278); Aprile (2001:43); Chiappinelli (2002:75).
12
Cfr. Giammarco (1960:88); Pellegrini (1990:194-195); Chiappinelli (2002:79-80).
13
Gasca Queirazza (1990:484).
8
22
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
sèrra [ˈsɛrra] f. ̴ «cresta, crinale di monti o di colli posti di seguito»; lat. sĕrra(m).14
vàllë [ˈvallə] f. ̴ «valle»; lat. vălle(m).
vallónë [valˈloːnə] m. ̴ «canalone, fossato». Dal lat. vălle(m) + -ōne(m).15
14
15
Cfr. Giammarco (1960:107); Pellegrini (1990:201-202); Aprile (2001:58-59); Chiappinelli (2002:79-102).
Cfr. Giammarco (1960:109-110); Aprile (2001:68).
23
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
3.2. I toponimi
3.2.1. Bisegna
1. a Mmóndë
[a ˈmmondə]
ni 1210 m
Var. it. Via Vittorio Emanuele
E.: «a monte». A Mmóndë denomina la parte alta dell’abitato di Bisegna.
2. l’Andèra
[l anˈdɛːra]
fs 1625 m
IGM: C.le Lantera
E.: v. Sottopar. 3.2.3. v. l’Andéra.
3. j’Argatónë
[j argaˈtoːnə]
ms 2149 m
IGM: M. Argatone
Ant. monte de Argatone a. 1067.16
E.: ?
4. l’Atéssa
[l aˈtessa]
fs 1798 m
16
Caranfa (2007:144).
24
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: l’Atessa
E.: il significato del toponimo è opaco. Vi si può forse rintracciare il tema prelatino
*at- come designazione idronimica? Cfr. lat. lătex «1. acqua 2. acqua corrente, fonte,
ruscello».
Cfr.: Àtena Lucana (Sa) < Atĭna; Atessa (Ch); Atina (Fr) < Atīna.17
5. Bbëségna
[bbəˈseɲɲa]
ni 1210 m
Var. it. Bisegna
Ant. *Vesennia18, Bisignum aa. 1150-1168, Bisenie sec. XIII, Bifenie a. 1308, Bisine a.
1324, Bisengne aa. 1312-1328.19
E.: secondo Alessio e De Giovanni il toponimo Bisegna deriverebbe dai personali latini
Vesen(n)ius / Vesin(n)ius.20 Al riguardo, Giammarco propone anche una provenienza
dal lat. med. vicinia «proprietà comune dei vicini».21
6. Bbëségna Vécchjë
[bbəˈseɲɲa ˈveccə]
ni 1109 m
Var. it. Bisegna Vecchia
E.: si tratta di un’area, posta poco più a valle rispetto all’odierno abitato di Bisegna,
che si estende lungo la strada che conduce al fondovalle. Secondo la tradizione locale,
vi sorgeva anticamente un insediamento poi distrutto da un cataclisma, ovvero
dall’esondazione di un lago, di cui resterebbe traccia nella profonda spaccatura che
separa Il Monte da La Morgia.22
17
Gasca Queirazza (1990:53-54).
Alessio, De Giovanni (1983:89).
19
Gasca Queirazza (1990:93).
20
Alessio, De Giovanni (1983:89 n. 364).
21
(TAM 38).
22
Per questa informazione si ringrazia il sig. Donato Buccini.
18
25
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
7. lë Bbianghë
[lə ˈbbjaŋgə]
fp 1346 m
IGM: le Bianche
E.: «le bianche». Il toponimo lë Bbianghë sembrerebbe riferirsi ad un elemento
territoriale di colore bianco.23
8. Capa llë Prata
[ˈkaːpa llə ˈpraːta]
ni 1157 m
IGM: Capo le Prata
E.: «testa ai prati». Il toponimo in questione indica una zona di pascolo estivo per il
bestiame.
9. i Carpënë
[i ˈkarpənə]
ms 1803 m
IGM: C.le del Carpino
E.: «il carpino». Il nome allude alla presenza di alberi di carpino nella zona.
10. la Carròttsa
[la karˈrɔttsa]
fs 1803 m
IGM: la Carrozza
E.: per quanto riguarda l’origine del toponimo la Carrozza, è di ausilio contemplare
alcune teorie riportate da Giammarco all’interno del TAM: “P. Rolla ammette due
ipotesi: a) da quadra secondo la forma quadrata del terreno; b) da lat. tardo carrotus
23
Cfr. Massimi (2005:17).
26
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
‘viottolo’ (Avolio). 2. da lat. med. carrotia (a. 1363 Roma; DEI I 783), nel signif. di
carrotia (via) sul modello di carrāria (via); cfr. carriera.” (TAM 78).24
11. lë Casèttë
[lə kaˈsɛttə]
fp 1210 m
Var. it. le Casette
E.: Giammarco definisce la voce casètte come «frazione, agglomerato di case in
campagna». 25 In seguito al terremoto della Marsica del 1915, le Casèttë furono
costruite con criteri antisismici. Difatti, furono tra i primi edifici della zona ad essere
eretti in calcestruzzo armato.
12. lë Cèsë
[lə ˈtʃɛːsə]
fp 1252 m
IGM: le Cese
E.: «le radure»; lat. cæsae.26 Il nome in questione costituisce un riferimento al taglio
periodico degli alberi, un tempo praticato in questo luogo.27
13. la Ciòcca
[la ˈtʃɔkka]
fs 1803 m
IGM: la Ciocca
E.: «la testa». La motivazione del nome dipende dalla conformazione tondeggiante
del rilievo.28
24
Cfr. Pellegrini (1990:213); Chiappinelli (2002:28).
Giammarco (1960:156).
26
Glossario v. cèsa.
27
V. lë Cèsë.
28
(TAM 48, 120).
25
27
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
14. Cóllë Bbërnardë
[ˈkollə bbərˈnardə]
ms 1507 m
IGM: C.le Bernardo
E.: «colle Bernardo». Il toponimo potrebbe contenere al proprio interno il nome
personale di un vecchio proprietario dell’appezzamento di terreno posto sulla
sommità del Colle.
15. Cóllë dë Ggiulië
[ˈkollə də ˈddʒuːljə]
ms 1103 m
IGM: C. di Giulio
E.: «colle di Giulio». Il toponimo potrebbe contenere al proprio interno il nome
personale di un vecchio proprietario dell’appezzamento di terreno posto sulla
sommità del Colle.
16. la Còna
[la ˈkɔːna]
fs 1212 m
IGM: la Cona
E.: «l’(i)cona». Dal lat. tardo icŏna(m), deriv. dal gr. eikṓn -kónos «immagine». La
motivazione del nome dipende dall’esistenza, nel passato, di un’immagine sacra o di
un’edicola votiva.29
17. Cóppë d’Urtsë
[ˈkoppə d ˈurtsə]
ms 1825 m
IGM: Coppo dell’Orso
29
Cfr. Pellegrini (1990:176); (TAM 132, 199); Chiappinelli (2002:37); Massimi (2005:21).
28
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «dolina dell’orso». Si tratta di uno uno zootoponimo poiché si riferisce alla
presenza di orsi nell’area in questione.30
18. i Crëvéllë
[i krəˈvellə]
ms 1135 m
IGM: C.le Crivello
E.: lett. «il crivello». Secondo Ernesto Giammarco questo nome di luogo è da mettere
in relazione con l’abr. crë/cruvèllë «crivello» (DAM, I: 620) in quanto allude alla
corrugazione e agli avvallamenti del terreno.31
19. Dragonara
[dragoˈnaːra]
fs 1660 m
IGM: Dragonara
E.: da drago in quanto il terreno di questa area è soggetto a smottamento. In
toponomastica il tipo drago / dragone / dragonara indica località con impaludamenti
per via della personificazione nella figura favolosa del drago di fenomeni naturali.32
Cfr.: Dragoni (Ce).33
20. llë Fëlarèlla
[llə fəlaˈrɛlla]
fp 1698 m
IGM: V.ne Filarello
E.: «le Fëlarèlla». La forma Fëlarèlla (dim.) potrebbe indicare un rigagnolo d’acqua?
30
Cfr. Pellegrini (1990:363); (TAM 273).
(TAM 142)
32
Cfr. Giammarco (1960:100); Pellegrini (1990:371); (TAM 150); Chiappinelli (2002:40); Massimi (2005:22).
33
Gasca Queirazza (1990:297).
31
29
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
21. lë Fënduccë
[lə fənˈduttʃə]
fp 1109 m
IGM: la Fontuccia
E.: «le piccole fonti». Si tratta di un chiaro riferimento a dei punti di abbeveraggio per
il bestiame al pascolo nell’area.
22. la Fërchétta
[la fərˈketta]
fs 1190 m
IGM: Forca di S. Sebastiano
E.: «il valico (dim.)».34
23. la Fërrèra
[la fərˈrɛːra]
fs 1014 m
IGM: la Ferriera (rud.i)
E.: «la ferriera».35
24. i Fiumë
[i ˈfjuːmə]
ms 1310-901 m
IGM: F. Giovenco
Ant. Iuvencus fl. (Plinio)?
E.: «il fiume». Per quanto riguarda l’origine del nome Giovenco, Ernesto Giammarco,
all’interno del TAM, sostiene la teoria secondo la quale questo idronimo proviene dal
pers. rom. Juventius. Di differente parere sono, invece, Alessio e De Giovanni: “Il nome
34
35
Glossario v. fórca.
Sottopar. 3.2.2. v. la Fërréra.
30
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
è indoeuropeo: cfr. lat. iuvencus «giovenco», umbro iveka «iuvencās» (…)”. 36 Di
conseguenza, per i due linguisti appena citati il nome Giovenco sarebbe da accostare
al tema degli animali sacri.37
25. Fóndë d’Appia
[ˈfondə d ˈappja]
fs 1354 m
IGM: Fonte d’Appia
E.: «fonte di Appius». La forma Appia sembrerebbe costituire una formazione prediale
dal nome personale latino Appius.38
26. la Fóndë dë Bbëségna Vécchjë
[la ˈfondə də bbəˈseɲɲa ˈveccə]
fs 1109 m
E.: «la fonte di Bisegna Vecchia». Il nome si riferisce all’area nella quale si trova la
fonte.
27. la Fóndë dë lla Vallë
[la ˈfondə də lla ˈvallə]
fs 1242 m
IGM: F.te Valle
E.: «la fonte della valle». Si tratta di una fonte situata nell’area denominata la Vallë.
28. Fóndë dë llë Cëraša
[ˈfondə də llə tʃəˈraːʃa]
fs 1230 m
IGM: F.te Cerasa
36
Alessio, De Giovanni (1983:95 n.389).
Cfr. Chiappinelli (2002:50).
38
(TAM 17).
37
31
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «fonte delle ciliegie»; lat. tardo cerasĭa, n. pl. di cerasĭum «ciliegia». Il toponimo si
riferisce alla presenza, nella località in questione, di alberi di ciliegio selvatico.39
29. la Fóndë dë llë Cèsë
[la ˈfondə də llə ˈtʃɛːsə]
fs 1323 m
IGM: F.te delle Cese
E.: «fonte delle radure». Si tratta di una fonte situata nell’area denominata lë Cèsë.40
30. la Fóndë dë llë Prata
[la ˈfondə də llə ˈpraːta]
fs 1086 m
IGM: F.te delle Prata
E.: «la fonte dei prati». Questo toponimo indica un fontanile per l’abbeveraggio del
bestiame situato nell’area denominata le Prata.
31. la Fóndë dë Tra ll’Ara
[la ˈfondə də tra ll ˈaːra]
fs 1202 m
E.: lett. «la fonte presso lo spiazzo». Il nome si riferisce ad un fontanile situato
nell’area di Tra ll’Ara.
32. Fóndë Duna
[ˈfondə ˈduːna]
fs 1227 m
IGM: Sorg.te Duna
39
40
Cfr. Pellegrini (1990:334); (TAM 98-99); Manzi (2001: 153-154); Massimi (2005:19-20).
V. lë Cèsë.
32
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: Giammarco ipotizza un collegamento con il lomb. Duno, dalla voce gallica dunum
«monte, poggio» (TAM 150).41
33. Fóndë Martinë
[ˈfondə marˈtiːnə]
fs 1141 m
IGM: Sorg.te Martino
E.: «fonte Martino». Probabilmente, il toponimo conserva al proprio interno il nome
di un vecchio proprietario del terreno sul quale si trova questa sorgente.
34. la Fòssa
[la ˈfɔssa]
fs 1671 m
IGM: V. della Fossa
E.: «la fossa». Si tratta di un geomorfismo poiché allude alla morfologia del terreno
della località in questione.
35. laccióttë
[jatˈtʃottə]
ms 1350 m
IGM: Iacciotto
E.: «lo stazzo (dim.)». 42 Il toponimo è motivato dall’esistenza, nel passato, di uno
stazzo.
36. Iavatónë
[javaˈtoːnə]
ni 1670 m
41
42
Cfr. Chiappinelli (2002:41).
Glossario v. jèccë.
33
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: Iavatone
E.: ?
37. i Jèccë d’Anginë
[i ˈjɛttʃə d anˈdʒiːnə]
ms 1450 m
IGM: C.le Stazzo d’Ancino
E.: «lo stazzo di Anginë». Secondo Luigi Chiappinelli, all’interno della forma Anginë si
potrebbe forse rintracciare il tema med. ang- «la strettoia». 43 Invece, Ernesto
Giammarco ipotizza una derivazione da un soprannome oppure da un personale
romano *Ancinus, da Ancus o Lancinius / Lancinus.44
Cfr.: abr. anginə «uncino» (DAM, I:139).
38. la Lungara
[la luŋˈgaːra]
fs 1453 m
IGM: Lungara
E.: lett. «la forma di terreno allungata». Il toponimo si riferisce alla forma
dell’appezzamento di terreno che si estende in questa località. Difatti, per toponimi
simili a quello in questione, Giovan Battista Pellegrini fornisce la seguente etimologia:
“longara -oria (o longurius ‘pertica, stanga’, ‘forma di terreno allungata’): (…); Longara
-e -arina frequente nel Veneto; Longhere (Vittorio Veneto TV) = de Longariis;
Longarone (BL); (…).”45
39. Macchia dë Rósë
[ˈmacca də ˈroːsə]
fs 1891 m
IGM: Macchia di Rose
43
Chiappinelli (2002:13-14).
(TAM 198);
45
Pellegrini (1990:188).
44
34
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: ?
40. lë Macchië
[lə ˈmaccə]
fp 1350 m
IGM: le Macchie
E.: «le macchie»; lat. macŭlae. Il nome si riferisce al tipo di vegetazione presente in
questa località.
41. i Macërónë
[i matʃəˈroːnə]
ms 1924 m
IGM: C.le Macerone
E.: «il mucchio di pietre (accr.)»; lat. macēria (per maceries) «1. mucchio 2. rovine di
una costruzione in muratura». 46 Per toponimi simili a quello in questione, Giovan
Battista Pellegrini fornisce la seguente etimologia: “maceries -a: (abr. macere
‘mucchio di pietre’) (…), Macerie (Segni Roma) (‘ruderi murari’), Macerone (frequente
nel Lazio) (‘muri a secco’), Macera (Orsomarso CS; Mongiana CZ), cfr. cal. macera
‘muro a secco’, Macèra (Canzano TE)”.47
42. i Marrónë
[i marˈroːnə]
ms 1210 m
E.: da marra «cumulo, mucchio di detriti, di sassi». 48 Si tratta di un antico
geomorfismo, il quale, secondo gli studiosi Alessio e De Giovanni, farebbe parte del
sostrato preindoeuropeo: “marra ‘pietra, ciottolo’, ‘cumulo, mucchio di detriti, di
sassi’, per cui vedi marrūca, Marrucīniī, Marruvium, è voce di ampia diffusione nel
lessico e nella toponomastica, cui si connettono il lat. medioev. maretum ‘terreno
incolto’ (a. 1313, a Treviso), collettivo del tipo sabulētum, saxētum, ecc., il perug. ant.
46
Cfr. macère «mucchio di pietre» (Giammarco 1960:86); Massimi (2005:26).
Pellegrini (1990:189).
48
Cfr. Giammarco (1960:48); De Vecchis (1978:67); De Giovanni (1995:233); Massimi (2005:26).
47
35
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
(a. 1526) marrone ‘pietra’, il molis. (Cerro al Volturno) marrə m. ‘masso di pietra’
(DAM II 1089) col top. M. Marrone (29 E 3; m. 1513) (…).”49
Il toponimo in questione indica il versante settentrionale dello sperone di roccia sul
quale sorge l’abitato di Bisegna.
43. la Mëndagna
[la mənˈdaɲɲa]
fs 2149-1918 m
IGM: Montagna Grande
E.: «la montagna». Il nome indica il gruppo montuoso della Montagna Grande,
sottogruppo dei Monti Marsicani.
44. la Mëndagna
[la mənˈdaɲɲa]
fs 1483 m
IGM: il Monte
E.: «la montagna». Si tratta della cima ai piedi della quale si trova la spaccatura che,
secondo la tradizione locale, sarebbe stata provocata dall’esondazione di un antico
lago.
45. la Padùra
[la paˈduːra]
fs 1130 m
IGM: la Padura
E.: «la palude»; *padula < lat. palūde(m). 50 La motivazione del nome dipende
dall’esistenza di un acquitrino in questo luogo.
49
50
Alessio, De Giovanni (1983:174-175).
Glossario v. padùra.
36
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
46. la Palma Pattsa
[la ˈpalma ˈpattsa]
fs 1045 m
IGM: Palma Pazza
E.: potrebbe trattarsi di un fitotoponimo in quanto Giammarco, all’interno del TAM,
registra per l’elemento toponimico palma il significato di tralcio di vite o di ramo
d’albero. 51 Per quanto riguarda l’aggettivo pazza, quest’ultimo se riferito a fiore,
pianta o frutto ha il significato di spontaneo, selvatico, inutile o non commestibile
(DAM, III:1463-1464).
47. lë Pëttsèllë
[lə pətˈtsɛllə]
fp 1135 m
IGM: le Pezzelle
E.: «gli appezzamenti (dim.)». Secondo Ernesto Giammarco il toponimo lë Pëttsèllë
deriva dal lat. med. abr. petia / peccia «tratto, pezzo di terreno» (TAM 300).52
Cfr.: Pecetto Torinese (To); Pezzolo Valle Uzzone (Cn).53
48. i Póndë dë San Ggëvènnë
[i ˈpondə də san ddʒəˈvɛnnə]
ms 1111 m
Altre denom:
- i Pëndëcillë
E.: «il ponte di San Giovanni». Si tratta del piccolo ponte sul fiume Giovenco situato
nel fondovalle, lungo la strada che porta alla Chiesa di San Giovanni.
51
(TAM 281).
Cfr. Giammarco (1960:142, 183); Pellegrini (1990:346-347); Massimi (2005:29).
53
Gasca Queirazza (1990:564, 575).
52
37
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
49. lë Prata
[lə ˈpraːta]
fp 1086 m
IGM: le Prata
E.: «i prati». Quest’area ha da sempre costituito una zona di pascolo estivo per il
bestiame.
O.: nel toponimo lë Prata è possibile notare la forma plurale in -a, in grado di
esprimere un concetto collettivo. Inoltre, con le forme plurali in -a, originatesi dai
plurali neutri latini della seconda e della terza declinazione, viene sempre usato
l’articolo determinativo femminile plurale lë.
50. lë Prata di Lupë
[lə ˈpraːta di ˈluːpə]
fp 1576 m
IGM: Prati del Lupo
E.: «i prati del lupo». Il nome di questa località potrebbe conservare al suo interno il
nome personale di un vecchio proprietario del terreno. Difatti, per quanto riguarda il
cognome Lupi e la sua variante Lupo, De Felice, nel suo Dizionario dei cognomi italiani,
scrive: “Alla base è il nome Lupo, che continua in parte il cognomen e quindi nome
personale latino di età imperiale tarda Lupus (da lupus “lupo”), e in parte viene
formato nuovamente nell’alto Medio Evo da lupo (…), affermatosi anche per il
prestigio e la diffusione dei corrispondenti personali germ. in Wolf- (da *wulfa-, in
tedesco Wolf, “lupo”, v. Adinòlfi) e del longobardico Lupo Lupone (prestito dal latino
o dal volgare italiano).”54
Ma, data la storica presenza del lupo in quest’area dell’Appennino abruzzese,
potrebbe trattarsi anche di uno zootoponimo.55
51. la Préta di Prìngëpë
[la ˈpreːta di ˈprindʒəpə]
fs 1800 m
54
55
De Felice (1978:155).
Cfr. Pellegrini (1990:361-362); (TAM 220); Massimi (2005:26).
38
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
IGM: la Pietra del Principe
E.: «la pietra Del Principe». Per quanto riguarda il determinativo Del Principe,
quest’ultimo potrebbe trattarsi del cognome di un vecchio proprietario di un terreno
posto in quest’area (cfr. De Felice 1978:202).56
52. lë Prétë Ggëndìlë
[lə ˈpreːtə ddʒənˈdiːlə]
fp 1979 m
IGM: M. Pietra Gentile
E.: lett. «le pietre nobili». Il nome si riferisce a giacimenti di préta ggëndìlë. Ovvero,
un tipo di roccia calcarea particolarmente adatta alla lavorazione per fini edili.
53. la Quaglia
[la ˈkwaʎʎa]
fs 1230 m
IGM: la Quaglia
E.: cfr. abr. quàgglïë «banco di nebbia fitta che si forma in zona umida»; quaglië
«acqua stagnante» (Giammarco 1960:56).
Il toponimo in questione potrebbe, però, trattarsi anche di un soprannome.57
54. i Quëdónë
[i kwəˈdoːnə]
ms 1929 m
IGM: il Codone
E.: cfr. il top. (Pizzo di) Coda, nel comune di Roccaraso (AQ), che secondo Giammarco
avrebbe il significato di “striscia / linea di terreno a forma di coda” (TAM 121).58
56
Nel confinante territorio comunale di Pescasseroli è presente il toponimo zë Cóppë da Prìngëpë (Boccia 2017:33).
(TAM 324).
58
Cfr. Pellegrini (1990:174); Massimi (2005:20).
57
39
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
55. Rósa Pinnëla
[ˈroːsa ˈpinnəla]
ni 1809 m
IGM: Rosa Pinnola
E.: secondo Giammarco il toponimo Rósa Pinnëla deriva da un cognome. 59 Walter
Cianciusi, invece, in Profilo di storia linguistica della Marsica, reputa l’elemento
Pinnëla traducibile come pinnacolo in quanto forma diminutiva del lat. pĭnna
«penna».60
56. San Ggëvènnë
[san ddʒəˈvɛnnə]
ni 1185 m
IGM: S. Giovanni
E.: «San Giovanni». Il toponimo si riferisce alla Chiesa di San Giovanni, di fondazione
medievale, dove ogni anno, all’alba del 24 giugno, vengono celebrati i riti della
“guazza purificatrice” e del comparatico.
57. Sanda Vaštianë
[ˈsanda vaˈʃtjaːnə]
ni 1120 m
Var. it. San Sebastiano dei Marsi
E.: «San Sebastiano».61 Si tratta dell’unica frazione del Comune di Bisegna.
58. i Sërbatóië
[i sərbaˈtoːjə]
ms 1342 m
IGM: Serb.io
59
(TAM 342).
Cianciusi (1988:102).
61
Sottopar. 3.2.2. v. Sanda Vaštiènë.
60
40
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «il serbatoio». Il toponimo in questione è dovuto alla presenza di un serbatoio per
la raccolta dell’acqua in tale località.
59. lë Sërièndë
[lə səˈrjɛndə]
fp 1320 m
IGM: la Sorgente
E.: «le sorgenti». Questo toponimo costituisce un chiaro riferimento alla presenza di
acqua sorgiva nell’area in questione.
60. la Špina dë lë Cërréta
[la ˈʃpiːna də lə tʃərˈreːta]
fs 1310 m
IGM: Spina Cerreto
E.: «la spina delle Cerreta». Il toponimo allude alla presenza di alcuni arbusti
all’interno di un bosco di cerro.
O.: nell’elemento toponimico Cërréta è presente il suffisso -éta, originatosi dal
suffisso latino -ētu(m), particolarmente utilizzato nella creazione di fitotoponimi.
Oltre a ciò, è possibile notare la forma plurale in -a, in grado di esprimere un concetto
collettivo. Inoltre, con le forme plurali in -a, originatesi dai plurali neutri latini della
seconda e della terza declinazione, viene sempre usato l’articolo determinativo
femminile plurale lë.
61. i Špórtë
[i ˈʃportə]
mp 1210 m
Var. it. Via Mazzini
Altre denom:
- Pë Sóttë
41
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «i viottoli». V. abr. spòrtë «vicoletto che passa sotto l’arco delle case e mette in
comunicazione una via con l’altra» (DAM, IV:2087).
62. i Štaccë
[i ˈʃtattʃə]
fs 1750 m
IGM: Stazzo
E.: «lo stazzo». È un antico ricovero pastorale oggi ristrutturato e adibito a rifugio di
montagna.
63. lë Štallë
[lə ˈʃtallə]
fp 1200 m
IGM: le Stalle
E.: «le stalle». Il toponimo si riferisce all’insieme delle stalle del paese edificato poco
lontano dall’abitato di Bisegna.
64. Tagliaréccia
[taʎʎaˈrettʃa]
fs 1890 m
IGM: M. Tagliareccia
E.: «tagliareccia»; da tagliare. Il nome in questione costituisce un riferimento al taglio
degli alberi, un tempo praticato in questo luogo.62
65. Tèrra Lónga
[ˈtɛrra ˈloŋga]
fs 1315 m
IGM: Terra Lunga
62
(TAM 375).
42
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «terra lunga». Il toponimo in questione indica un lungo appezzamento di terra.
66. la Tërratta
[la tərˈratta]
fs 2208 m
IGM: la Terratta
E.: «terra alta». Si tratta di un chiaro geomorfismo.63
67. Tra ll’Ara
[tra ll ˈaːra]
ni 1202 m
E.: lett. «fra lo spiazzo». Il nome si riferisce ad una distesa di terreno pianeggiante
dove fino agli anni Sessanta del secolo scorso la comunità di Bisegna si riuniva per
svolgere i lavori agricoli in comune quali la trebbiatura del grano e la battitura dei
fagioli e dei ceci.64
68. i Vadë
[i ˈvaːdə]
ms 1212 m
E.: «il passo»; dal lat. vădu(m) «guado», connesso con vadĕre «andare, passare», con
gu- iniziale tipica delle voci di orig. germanica.65 Questo toponimo indica la curva della
SS 83 situata in prossimità della profonda spaccatura che separa il Monte da la
Morgia.
69. la Vallë
[la ˈvallə]
fs 1345 m
IGM: la Valle
63
Chiappinelli (2002:108).
Per questa informazione si ringrazia il sig. Donato Buccini.
65
Giammarco (1960:109).
64
43
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «la valle»; lat. vălle(m).
70. Vallë Acquara
[ˈvallə akˈkwaːra]
fs 1523 m
IGM: Valle Acquara
E.: «valle acquara»; lat. ăqua(m). Il toponimo è motivato dall’esistenza di un rigagnolo
d’acqua in questa area.66
71. la Vallë dë Fóndë d’Appia
[la ˈvallə də ˈfondə d ˈappja]
fs 1460 m
IGM: Valle di Fonte d’Appia
E.: «la valle di fonte d’Appia».67
72. Vallë dë Lèprë
[ˈvallə də ˈlɛːprə]
fs 1460 m
IGM: Val di Lepre
E.: «val di lepre». Si tratta di uno zootoponimo poiché si riferisce alla presenza di lepri
in quest’area.68
73. Vallë dë Tërraégna
[ˈvallə də tərraˈeɲɲa]
fs 1693 m
IGM: Valle di Terraegna
66
Cfr. De Vecchis (1978:35-36); Pellegrini (1990:168); (TAM 5); Chiappinelli (2002:11); Massimi (2005:16).
V. Fóndë d’Appia.
68
Cfr. Pellegrini (1990:361); Massimi (2005:16).
67
44
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «valle di Terraegna». È una valle situata nell’area di Terraegna.69
74. Vallë Pëlósa
[ˈvallə pəˈloːsa]
fs 1473 m
IGM: V. Ombrosa
E.: lett. «valle pelosa». Si tratta di un chiaro riferimento alla ricca vegetazione che
ricopre quest’area. Difatti, per toponimi simili a quello in questione, Giovan Battista
Pellegrini fornisce la seguente etimologia: “pilōsu (‘ricco di vegetazione, boscoso’):
Piloso (Bagni di LU), Pilosetto (Stazzema LU), (…), Montepeloso (in Lucania), Montispilosi (Corato BA) a. 1245; Piluso (Majerà, CS).”70
75. i Vallónë dë ll’Atéssa
[i valˈloːnə də ll aˈtessa]
ms 1660 m
IGM: V.ne dell’Atessa
E.: «il vallone dell’Atessa».71
76. i Vallónë dë Pèquëra Mòrta
[i valˈloːnə də ˈpɛːkwəra ˈmɔrta]
ms 1607 m
IGM: V.ne di Pecora Morta
E.: «vallone di pecora morta». Secondo Giammarco il determinativo dë Pèquëra
Mòrta è da mettere in relazione con il cognome Pècora (TAM 289).72
69
Per il toponimo Terraegna v. (TAM 379); Chiappinelli (2002:108).
Pellegrini (1990:253).
71
V. l’Atessa.
72
Cfr. De Felice (1978:191).
70
45
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
77. Vallónë dë Quëštandinë
[valˈloːnə də kwəʃtanˈdiːnə]
ms 1460 m
IGM: V.ne di Costantino
E.: «vallone di Costantino». Questo toponimo conserva al suo interno il nome di una
persona legata in qualche modo a questa località, probabilmente poiché proprietaria,
nel passato, di un appezzamento di terreno situato nell’area in questione.
78. la Via di Fiašchë
[la ˈviːa di ˈfjaːʃkə]
fs 1213 m
E.: «la strada del Fiašchë». Si potrebbe ipotizzare che questo toponimo conservi al
proprio interno il cognome o il soprannome di un individuo legato in qualche modo
alla via di comunicazione in questione.
79. la Vëcènna
[la vəˈtʃɛnna]
fs 1366 m
IGM: Vicenna Grande
E.: lett. «la vicenda». La forma Vëcènna, dal lat. med. vicenda, 73 costituisce un
riferimento alla rotazione agraria, un tempo praticata su questo terreno.
73
Cfr. vecènne «terreno fertile, pianura; ed anche vicinato di mezzo» (Giammarco 1960:153); Massimi (2005:35).
46
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
3.2.2. San Sebastiano dei Marsi
1. ggl’Acciṷóttë
[ʎʎ atˈtʃṷottə]
ms 1350 m
IGM: Iacciotto
E.: «lo stazzo (dim.)». 1 Il toponimo è motivato dall’esistenza, nel passato, di uno
stazzo.
2. l’Andèra
[l anˈdɛːra]
fs 1625 m
IGM: C.le Lantera
E.: v. Sottopar. 3.2.3. v. l’Andéra.
3. Bbëségna
[bbəˈseɲɲa]
ni 1210 m
Var. it. Bisegna
E.: «Bisegna».2 Si tratta del Comune del quale San Sebastiano dei Marsi costituisce
l’unica frazione.
4. ël Calvarië
[əl kalˈvaːrjə]
ms 1125 m
IGM: Mad.na del Calvario
1
2
Glossario v. jèccë.
Sottopar. 3.2.1. v. Bbëségna.
47
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «il Calvario». Il nome è motivato dall’esistenza, in tale località, della Chiesa della
Madonna del Calvario.
5. la Casa dë lla Sëgnóra
[la ˈkaːsa də lla səɲˈɲoːra]
fs 1099 m
E.: «la casa della signora». Si tratta del colle boscoso situato a Sud dell’abitato di San
Sebastiano dei Marsi, a monte de la Cëllarèlla. Il nome in questione potrebbe riferirsi
ad un personaggio o ad un aneddoto del passato dei quali si è persa memoria.
6. ël Cavùtë
[əl kaˈvuːtə]
ms 1119 m
E.: «il buco». V. abr. caùtë / cavùtë «buco, foro, crepaccio» (DAM, I:463). Si tratta di
un arco ricavato dalla roccia presente in un nucleo abitativo nell’area sottostante via
Fontana.
7. la Cëllarèlla
[la tʃəllaˈrɛlla]
fs 1119 m
E.: «la cella (dim.)»; lat. cĕlla «cameretta, dispensa, cantina».3 È lo slargo lungo Via
per Bisegna dove il servizio pubblico di linea effettua la fermata.
8. Còllë dë Rjéndzë
[ˈkɔllə də ˈrjendzə]
ms 1461 m
IGM: C.le Arienzo
3
Cfr. Giammarco (1960:157); De Vecchis (1978:45); Pellegrini (1990:215); (TAM 96).
48
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: secondo Ernesto Giammarco il toponimo Ariènza (variante italianizzata) deriva dal
lat. *arentia (sott. praedia) «(terreni) aridi», su arens -entis «arido», part. pres. di
arēre «essere arido», sul mod. dei sost. astratti in + -ENZ|A.
La forma Rjéndzë potrebbe, però, essere messa in relazione o con il cognome
Ariènzo, originario del Napoletano e formatosi dal toponimo Ariènzo (CE),4 oppure
con il personale latino Arentius.5
9. Cóllë Pëttsutë
[ˈkollə pətˈtsuːtə]
ms 1594 m
IGM: C.le Pizzuto
E.: «colle aguzzo». La motivazione del nome dipende dalla cima aguzza di questo
monte.
10. la Cóna
[la ˈkoːna]
fs 1212 m
IGM: la Cona
E.: «l’(i)cona».6
11. Còšta Bbërnardë
[ˈkɔːʃta bbərˈnardə]
fs 1642 m
IGM: C.ta Bernardo
E.: «costa Bernardo». Il toponimo potrebbe contenere al proprio interno il nome
personale di un vecchio proprietario dell’appezzamento di terreno posto nell’area in
questione.
4
De Felice (1978:61).
Gasca Queirazza (1990:45).
6
Sottopar. 3.2.1. v. la Còna.
5
49
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
12. Fèmmëna Mòrta
[ˈfɛmməna ˈmɔrta]
fs 1631 m
IGM: Femmina Morta
E.: ?7
13. la Fërchétta
[la fərˈketta]
fs 1190 m
IGM: Forca di S. Sebastiano
E.: «il valico (dim.)».8
14. la Fërréra
[la fərˈreːra]
fs 1014 m
IGM: la Ferriera (rud.i)
E.: «la ferriera». Si tratta dei ruderi della ferriera, costruita da una società francese nel
1843 e adibita alla lavorazione della bauxite fino agli anni Ottanta del XIX secolo
quando venne interrotta ogni attività di produzione.
15. ël Fjèštë
[əl ˈfjɛːʃtə]
ms 1661 m
IGM: Festo
E.: forse dal pers. lat. Festius?9
7
Cfr. (TAM 161).
Glossario v. fórca.
9
Cfr. (TAM 162).
8
50
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
16. ël Fiumë
[əl ˈfjuːmə]
ms 1310-901 m
IGM: F. Giovenco
E.: «il fiume».10
17. Grótta d’Urzë
[ˈgrotta d ˈurzə]
fs 1232 m
IGM: Grotta d’Orso
E.: «grotta d’orso». Si tratta di uno uno zootoponimo poiché si riferisce alla presenza
di orsi nell’area in questione.11
18. la Madònna dë Llërita
[la maˈdɔnna də lləˈriːta]
fs 995 m
IGM: Mad.na di Loreto
E.: «la Madonna di Loreto». Il nome è motivato dall’esistenza, in tale località, della
Chiesa della Madonna di Loreto.
19. Móndë Migglië
[ˈmondə ˈmiʎʎə]
ms 1711 m
IGM: M. Miglio
E.: «monte del miglio»; dal lat. mīliu(m) «miglio».12
10
Sottopar. 3.2.1. v. i Fiumë.
Cfr. Pellegrini (1990:363); (TAM 273).
12
(TAM 241).
11
51
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
20. la Pëcèra
[la pəˈtʃɛːra]
fs 1022 m
IGM: Sorg.te Pulciara
E.: lett. «la pulciaia»; indica una località infestata dalle pulci.13
O.: nella forma Pëcèra è presente il suffisso -èra, originatosi dal suffisso latino
-āria(m), utilizzato per esprimere una relazione o una pertinenza e in grado di indicare
anche dei nomi di luogo.
21. la Pëngèra
[la pənˈdʒɛːra]
fs 1070 m
IGM: le Pincere (rud.i)
E.: lett. «la tegolaia». Dall’abr. pìngë «tegola» + -èra. Il toponimo si riferisce alla
presenza, nel passato, di una fornace dove si fabbricavano ed essiccavano tegole.14
21. ël Pratónë
[əl praˈtoːnə]
ms 1048 m
IGM: Pratone
E.: «il prato (accr.)»; lat. prātu(m).
22. Prétë dë lla Lama
[ˈpreːtə də lla ˈlaːma]
fp 1124 m
IGM: Pietre della Lama
13
14
Cfr. (TAM 322).
Cfr. (TAM 306); Massimi (2005:30).
52
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «pietre dello smottamento». 15 L’elemento toponimico Lama ricorda come nel
passato questo terreno sia stato soggetto ad un processo di smottamento.
23. la Quërëcétta
[la kwərəˈtʃetta]
fs 1212 m
IGM: le Crocette
E.: «la croce (dim.)». La motivazione del nome potrebbe dipendere dall’esistenza, nel
passato, di una croce votiva.
24. ël Quërtìlë
[əl kwərˈtiːlə]
fs 1119 m
E.: «il cortile». Si tratta del cortile antistante il palazzo nobiliare della famiglia Sforza.
25. Rapinnëlë
[raˈpinnələ]
ni 1602 m
IGM: Costa Rapindola
Ant. in Vallerapindula a. 1303.
E.: secondo Giammarco il toponimo Rapindola è da mettere in relazione con il lat.
rapīna «frana».16
26. Sanda Lëcìa
[ˈsanda ləˈtʃiːa]
fs 1066 m
IGM: F.te Lucia
15
16
Glossario v. lama.
(TAM 329).
53
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «fonte Lucia». Il nome è motivato dall’esistenza, sul muro di sostegno della fontana
in questione, di un’icona votiva dedicata a Santa Lucia.
27. Sanda Vaštiènë
[ˈsanda vaˈʃtjɛːnə]
ni 1120 m
Var. it. San Sebastiano dei Marsi
E.: «San (Se)bastiano». Il nome deriva dal santo patrono al quale è dedicata anche una
piccola chiesa situata nel fondovalle, lungo il fiume Giovenco.
28. ël Sërbbatóië
[əl sərbbaˈtoːjə]
ms 1119 m
IGM: Serb.io
E.: «il serbatoio». Il toponimo in questione è dovuto alla presenza di un serbatoio per
la raccolta dell’acqua in tale località.
29. Sóttë lë Štallë
[ˈsottə lə ˈʃtallə]
fp 1118 m
E.: lett. «sotto le stalle». Il toponimo si riferisce all’insieme delle stalle del paese
situato nell’area sottostante via Fontana.
30. la Tórrë
[la ˈtorrə]
fs 1119 m
E.: «la torre». Il nome allude alla antica presenza di una torre nell’area soprastante
via S. Angelo.17
17
Per questa informazione si ringrazia il sig. Aldo Grassi.
54
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
31. ël Vallónë dë Malabbrìna
[əl valˈloːnə də malabˈbriːna]
ms 1054 m
IGM: V.ne Malabrina
E.: «il vallone di vallebrina». Secondo Chiappinelli la forma Malabrina potrebbe
costituire una deformazione dei cognomi Malafrina o Mambrini.18
O.: il termine mala/ë potrebbe essere stato coinvolto dal fenomeno della
dissimilazione che in posizione iniziale ha comportato il mutamento della fricativa
labiodentale /v/ nella nasale bilabiale /m/.19 Nella varietà attuali dei dialetti dell’Alta
Valle del Giovenco, la forma mala/ë, rimasta fossilizzata in alcuni toponimi, convive
con la variante vallë. Si può così notare come il dialetto abbia ripristinato lo stadio
iniziale. Ovvero, quello precedente il fenomeno della dissimilazione.
32. ël Vallónë dë Nṷófrë
[əl valˈloːnə də ˈnṷoːfrə]
ms 1493 m
IGM: V.ne d’Onofrio
E.: «il vallone di (O)nofrio». Questo toponimo conserva al suo interno il nome di una
persona legata in qualche modo a questa località, probabilmente poiché proprietaria,
nel passato, di un appezzamento di terreno situato nell’area in questione.
18
19
Chiappinelli (2002:63).
Cfr. (TAM 227).
55
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
3.2.3. Aschi (Alto)
1. l’Andéra
[l anˈdeːra]
fs 1625 m
IGM: C.le Lantera
E.: questo nome potrebbe essere spiegato con il termine abruzzese andë «terreno
coltivato in forte pendio; striscia di fieno che si raccoglie dietro il falcaiatore» (DAM,
I:134).
2. Artóna
[arˈtoːna]
fs 1003 m
Var. it. Ortona (dei Marsi)
E.: «Ortona».1 Si tratta del Comune del quale Aschi (Alto) costituisce una delle sette
frazioni.
3. Ašchië
[ˈaːʃcə]
ni 1139 m
Var. it. Aschi (Alto)
Ant. Asclo a. 1028, Asculo fine sec. XIII, Asclum a. 1324.
E.: secondo i linguisti Alessio e De Giovanni il toponimo Aschi contiene al suo interno
l’antica base idronimica aus- e sarebbe quindi da mettere in relazione con Ascoli
(Satriano) (Fg) e Ascoli (Piceno).2 Invece, Francesco Sabatini, in Riflessi linguistici della
dominazione longobarda nell’Italia mediana e meridionale, propone una derivazione
dal pers. longobardo Asco.3
1
Sottopar. 3.2.4. v. Artàṷna.
Cfr. Alessio, De Giovanni (1983:123); Chiappinelli (2002:17).
3
Cfr. Sabatini (1963:85); Pellegrini (1990:278).
2
56
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
Un’ulteriore tesi è stata formulata dalla cultura umanistica locale la quale ha
affermato, senza alcun fondamento scientifico, la provenienza della forma Aschi da
Asylum dato che “gli antichissimi popoli Marsi aveano stabilito l’asilo per accrescere
col loro numero anche le forze”.4
Cfr.: Ascoli Piceno; Ascoli Satriano (Fg).5
4. i Casalë Ašchië
[i kaˈsaːlə d ˈaːʃcə]
mp 682 m
Var. it. Casali d’Aschi
Altre denom:
- i Casalë
E.: il toponimo in questione dimostra la dipendenza, nel passato, di Casali d’Aschi, dal
1948 frazione di Gioia dei Marsi, da Aschi. 6 Difatti, in seguito al terremoto della
Marsica del 1915, diversi superstiti di Aschi si trasferirono nell’area di Casali, le Grippe
e le Grette dove possedevano casali e terreni agricoli.7
5. la Cëvëtélla
[la tʃəvəˈtella]
fs 1310 m
IGM: M. Civitella
E.: «la città (dim.)»; lat. civitāte(m). In genere, in toponomastica l’elemento civitella
indica un abitato molto antico, per lo più in posizione dominante, oggi abbandonato.8
6. i Fiumë
[i ˈfjuːmə]
4
Di Pietro (a) (1869:69-70).
Gasca Queirazza (1990:50); (TAM 24).
6
www.asciatopo.altervista.org, Geo-storia amministrativa d’Abruzzo, Provincia di Abruzzo Ulteriore II o dell’Aquila, Area
Marsicana, (sito consultato nel mese di ottobre del 2020).
7
La popolazione di Casali d’Aschi è di origine aschitana tant’è vero che i dialetti delle due frazioni condividono i
medesimi tratti fonetici (per le informazioni riguardanti il dialetto di Casali d’Aschi si ringrazia il sig. Emilio Roselli).
8
Cfr. (TAM 119); Massimi (2005:20).
5
57
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
ms 930 m
IGM: F. Giovenco
E.: «il fiume».9
7. Fóndë i Adavìna
[ˈfondə i adaˈviːna]
fs 1236 m
IGM: F.te Davina
E.: «fonte di Adavìna». Secondo Giammarco il toponimo conserverebbe al proprio
interno il cognome di un vecchio proprietario del terreno sul quale si trova questa
sorgente.10
8. i Fussë
[i ˈfussə]
ms 1067 m
IGM: F.so d’Aschi
E.: «il fosso». Il toponimo in questione denomina un avvallamento del terreno
formato da un rigagnolo d’acqua.11
9. Pɪšchjë Pëcurarë
[ˈpɪːʃcə pəcuˈraːrə]
ms 1250 m
IGM: Peschio Pecoraro
E.: «masso pecoraro». 12 Per quanto riguarda l’elemento Pecoraro, quest’ultimo
potrebbe essere connesso con l’attività della pastorizia ovina (da *pecorārius «luogo
da pascolo delle pecore») oppure potrebbe trattarsi di un cognome.13
9
Sottopar. 3.2.1. v. i Fiumë.
(TAM 148).
11
Cfr. Chiappinelli (2002:17).
12
Glossario v. péšchjë / pɪšchjë.
13
Cfr. De Felice (1978:191).
10
58
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
10. i Pratónë
[i praˈtoːnə]
ms 1048 m
IGM: Pratone
E.: «il prato (accr.)».14
11. lë Prétë ë lla Lama
[lə ˈpreːtə ə lla ˈlaːma]
fp 1124 m
IGM: Pietre della Lama
E.: «pietre dello smottamento».15
12. la Pundaróla
[la pundaˈroːla]
fs 940 m
IGM: Puntarolo
E.: «la punta (dim.)». Da punta, per via della forma dell’appezzamento di terreno.
13. la Vallë
[la ˈvallə]
fs 1218 m
IGM: la Valle
E.: «la valle».16
14
Sottopar. 3.2.2. v. ël Pratónë.
Sottopar. 3.2.2. v. Prétë dë lla Lama.
16
Glossario v. vallë.
15
59
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
14. Vallë Frédda
[ˈvallə ˈfredda]
fs 1183 m
IGM: Valle Fredda
E.: «valle fredda». Il nome si riferisce alla rigidità del clima di quest’area.
15. Vërrìgglië
[vərˈriʎʎə]
ni 938 m
IGM: Verrella
E.: Giammarco per il toponimo (Prato) Verrèlle, nel comune di Sant’Angelo del Pesco
(Is), propone un’alterazione della forma latina vĕrrēs «cinghiali».17
17
(TAM 406).
60
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
3.2.4. Ortona dei Marsi
1. l’Acquëtìnë
[l akkwəˈtiːnə]
ms 931 m
IGM: Accodino
E.: ?1
2. l’Andèra
[l anˈdɛːra]
fs 1625 m
IGM: C.le Lantera
E.: v. Sottopar. 3.2.3. v. l’Andéra.
3. Artàṷna
[arˈtaṷna]
ni 1003 m
Var. it. Ortona (dei Marsi)
Ant. in, de Ortona a. 1324.2
E.: da confrontare con Ortona (a Mare), in provincia di Chieti. Secondo i linguisti
Alessio e De Giovanni, data la presenza della formante -ōna (cfr. Cortōna, Cremōna),
si tratta di un nome di “struttura mediterranea”, quindi prelatino, di cui si ignora il
valore semantico.3
Sembrano, invece, da escludere le teorie secondo le quali il nome Ortona possa
derivare o dal lat. ortus «sorto, nato», agg. verb. di orior., oppure dall’osco húrz (lat.
hortus).
1
(TAM 2).
Ibidem, 274.
3
Alessio, De Giovanni (1983:54-55).
2
61
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
Cfr.: Ortona (Ch).4
4. Ašchië
[ˈaːʃcə]
ni 1139 m
Var. it. Aschi (Alto)
E.: si tratta di una delle sette frazioni del Comune di Ortona dei Marsi.5
5. Bbócca dë Mëddzànë
[ˈbbokka də mədˈdzaːnə]
fs 1475 m
IGM: Bocca Mezzana
E.: «bocca di Mëddzànë».6 Si tratta di un passo situato nei pressi di M. Mezzana.
6. la Bbóttë
[la ˈbbottə]
fs 940 m
IGM: la Botte
E.: «la botte». Il toponimo deriva dall’esistenza, nel passato, di un serbatoio d’acqua
utilizzato per l’irrigazione dei campi della zona.7
7. Cambë Taštìnë
[ˈkambə taˈʃtiːnə]
ms 1495 m
IGM: Campo Castino
4
Gasca Queirazza (1990:541); (TAM 274-275).
Sottopar. 3.2.3. v. Ašchië.
6
V. Móndë Mëddzànë.
7
Cfr. De Vecchis (1978:37-38); Massimi (2005:18).
5
62
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: secondo Giammarco la forma Castino potrebbe derivare o dal pers. lat. Castius
oppure dal german. Autin. Inoltre, per il dialettologo abruzzese non è da escludere
nemmeno un accostamento con l’agg. castanus.8
Osservando però la variante dialettale del toponimo si potrebbe ipotizzare anche la
presenza del personale Agostino: Cambë t’Aštìnë «campo d’A(go)stino».
O.: per quanto riguarda una possibile derivazione della forma Aštìnë dal pers.
Agostino (dal lat. Augustinus), è utile ricordare come nel dialetto di Ortona dei Marsi
può verificarsi il dileguo dell’originaria occlusiva velare sonora /g/ quando
quest’ultima si trova davanti il fonema /u/ (es. fràula < *fra(g)ŭla(m).9
8. Cambë Tattsànë
[ˈkambə tatˈtsaːnə]
ms 850 m
IGM: Tazzano
E.: secondo Giammarco l’elemento Tazzano deriva dal pers. latino Tattius.10
O.: l’elemento toponimico Tattsànë costituisce una formazione prediale per via della
presenza del suffisso denominale -anë, originatosi dal suffisso latino -ānu(m).
9. la Cammënàta
[la kamməˈnaːta]
fs 890 m
Var. it. la Camminata
E.: «la camminata»; cfr. lat. camīnāta «camera con camino» (REW 1548).11 Indica la
strada di collegamento tra Ortona dei Marsi e la frazione di Cesoli.
10. Carritë
[karˈriːtə]
ni 892 m
8
(TAM 91, 105).
V. p. 17.
10
(TAM 377).
11
Cfr. Conti (1984:108); (TAM 56).
9
63
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
Var. it. Carrito
Ant. Carreto a. 1273, clerici castri Carreti a. 1308.12
E.: si tratta di una delle sette frazioni del Comune di Ortona dei Marsi. I linguisti Alessio
e De Giovanni ipotizzano una derivazione da *Carrētum con valore generico di
saxētum «sasseto».13
11. Casalóttë
[kasaˈlottə]
ms 925 m
IGM: Casalotto
E.: «casale (dim.)». Il toponimo costituisce un chiaro riferimento all’esistenza di un
agglomerato rurale ancora oggi esistente.
12. i Casìnë
[i kaˈsiːnə]
ms 892 m
Var. it. il Cassino
E.: «il casale (dim.)»; abr. m. casìnë «casa rurale isolata, villa di campagna» (DAM,
I:453).14
13. i Caštéjë
[i kaˈʃteːjə]
ms 1003 m
Var. it. il Castello d’Ortona
E.: «il castello»; lat. castĕllu(m), dim. di căstrum «fortezza, luogo fortificato».
12
Alessio, De Giovanni (1983:123).
Ibidem, 123-124.
14
Cfr. De Vecchis (1978:43).
13
64
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
14. Caštijàṷnë
[kaʃtiˈjaṷnə]
ni 852 m
Var. it. Castiglione
E.: «castello (dim.)»; da castellio, -ōnis «piccolo castello». Si tratta di una delle sette
frazioni del Comune di Ortona dei Marsi.15
15. Césëië
[ˈtʃeːsəjə]
ni 867 m
Var. it. Cesoli
Ant. Cesule.16
E.: dal lat. reg. *cesulae, dim. di cæsa(m).17 Si tratta di una delle sette frazioni del
Comune di Ortona dei Marsi.18
16. Chërchëmèlla
[kərkəˈmɛlla]
ni 1334 m
Var. it. Corcumella
E.: ?
17. Cóllë Cavèjë
[ˈkollə kaˈvɛːjə]
ms 870 m
Var. it. Collecavallo
15
Gasca Queirazza (1990:198); (TAM 90).
Ceccaroni (2020:128).
17
Glossario v. cèsa.
18
Cfr. (TAM 106).
16
65
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «colle cavallo». Il nome di questa località potrebbe conservare al suo interno il
nome personale di un vecchio proprietario del terreno. Difatti, per quanto riguarda il
cognome Cavalli e la sua variante Cavallo, De Felice, nel suo Dizionario dei cognomi
italiani, scrive: “Largamente diffuso in tutta l’Italia, ha alla base nomi personali già
comuni nell’alto Medio Evo che continuano soprannomi, nomi di mestiere, titoli e
gradi, formati o derivati da cavallo, cavallaro (…).”19
Ma, il toponimo in questione potrebbe trattarsi di uno zootoponimo pertinente
all’utilizzo o all’allevamento di cavalli.20
18. Cóllë d’Artàṷna
[ˈkollə d arˈtaṷna]
ms 840 m
IGM: Colle d’Ortona
E.: «colle d’Ortona». Il nome dipende dal fatto che dal colle in questione è visibile
l’abitato di Ortona dei Marsi.
19. Cóllë dë Césëië
[ˈkollə də ˈtʃeːsəjə]
ms 890 m
Var. it. Colle Cesoli
E.: «colle Cesoli». Il nome dipende dal fatto che dal colle in questione è visibile
l’abitato di Cesoli.
20. Cólla Fóndë
[ˈkolla ˈfondə]
ms 1172 m
IGM: C.le della Fonte
E.: «colle fonte». Si tratta di un chiaro riferimento ad una sorgente nell’area in
questione.
19
20
De Felice (1978:99).
Pellegrini (1990:360); Massimi (2005:19).
66
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
21. Cóllë Pallëttèra
[ˈkollə pallətˈtɛːra]
ms 950 m
IGM: Colle Pallettera
E.: ?
22. Cóllë Sandë Štéfanë
[ˈkollə ˈsandə ˈʃteːfanə]
ms 1151 m
IGM: C.le S. Stefano
E.: «colle Santo Stefano». Il toponimo potrebbe riferirsi all’esistenza di un antico luogo
di culto oggi scomparso.
23. lë Còppara
[lə ˈkɔppara]
fp 1587 m
IGM: le Coppette
E.: «gli avvallamenti»; lat. tardo cŭppa(m).21 Il toponimo lë Còppara costituisce un
geotoponimo poiché indica alcune depressioni del terreno.
O.: nel toponimo lë Còppara è possibile notare la forma plurale in -ara, in grado di
esprimere un concetto collettivo. Inoltre, con le forme plurali in -ara, originatesi dai
plurali neutri latini della seconda e della terza declinazione, viene sempre usato
l’articolo determinativo femminile plurale lë.
24. la Còšta
[la ˈkɔːʃta]
fs 874 m
IGM: la Costa
21
Glossario v. cóppë.
67
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «la costa»; lat. cŏsta «costa, costola, fianco».22
25. Còšta i Plèjë
[ˈkɔːʃta i ˈplɛːjə]
fs 1245 m
IGM: Costa di Pleia
E.: «costa del declivio».23
26. i Cullë Cijjë
[i ˈkullə ˈtʃijjə]
ms 1470 m
IGM: C.le del Ciglio
E.: «il colle rialzo». Nella toponomastica abruzzese, i toponimi derivanti dal termine
latino cĭliu(m) indicano generalmente un rialzo del terreno.24
27. Curnɨtë dë Sàṷprë
[kurˈnɨːtə də ˈsaṷprə]
ms 950 m
Var. it. Cornito di Sopra
E.: «cornioleto di sopra»; lat. cornu(m) + suff. -ītu(m).25
O.: nell’elemento toponimico Curnɨtë è presente il suffisso -ìtë, originatosi dal suffisso
latino -ētu(m), particolarmente utilizzato nella creazione di fitotoponimi.
28. Curnɨtë dë Sóttë
[kurˈnɨːtə də ˈsottə]
22
Cfr. Giammarco (1960:99); De Vecchis (1978:50-51); Gasca Queirazza (1990:275); Massimi (2005:21); Pellegrini
(1990:178); (TAM 140).
23
V. lë Plèjë.
24
Cfr. cïejje «ciglio rialto» (Giammarco 1960:97); Massimi (2005:20).
25
Cfr. Massimi (2005:21); Pellegrini (1990:335); (TAM 136-137).
68
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
ms 850 m
Var. it. Cornito di Sotto
E.: «cornioleto di sotto».26
29. i Fajìtë
[i faˈjiːtə]
ms 1465 m
IGM: M. Faito
E.: «il faggeto»; da fagus + suff. -ītu(m). Si tratta di un fitotoponimo poiché allude alla
presenza di alberi di faggio in questa zona.27
O.: nel toponimo i Fajìtë è presente il suffisso -ìtë, originatosi dal suffisso latino
-ētu(m), particolarmente utilizzato nella creazione di fitotoponimi.
Cfr.: Faeto (Fg).28
30. Farrónë
[farˈroːnə]
ni 1235 m
Var. it. Vallone Farrone
E.: secondo Giammarco il toponimo Farrone deriva dal germ. - lat. Farō -ōnis, alt. di
Fáro29.30
31. la Fëndana dë Sandë Nëcòla
[la fənˈdaːna də ˈsandə nəˈkɔːla]
fs 1150 m
IGM: Font.na S. Nicola
26
V. Curnɨtë dë Sàṷprë.
Cfr. De Vecchis (1978:53-54); Massimi (2005:22); Pellegrini (1990:337); (TAM 155).
28
Gasca Queirazza (1990:310).
29
(TAM 159).
30
Cfr. Sabatini (1963:87-88).
27
69
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «la fontana di San Nicola». Il toponimo potrebbe riferirsi all’esistenza di un antico
luogo di culto oggi scomparso.
32. lë Fënnéllë
[lə fənˈnellə]
fp 852 m
Var. it. Fonnelle
E.: lett. «i terreni bassi (dim.)»; lat. fŭndu(m) «fondo». Il nome indica dei terreni in
bassura.31
33. i Fiumë
[i ˈfjuːmə]
ms 942-863 m
IGM: F. Giovenco
E.: «il fiume».32
34. la Fóndë dë Jèmma
[la ˈfondə də ˈjɛmma]
fs 1059 m
IGM: F.te Gemma
E.: «la fonte di Gemma». Il toponimo conserva al proprio interno il nome di una
vecchia proprietaria del terreno sul quale si trova questo fontanile.
35. la Fóndë dë Salë
[la ˈfondə də ˈsaːlə]
fs 855 m
31
Cfr. fënnóṷne m. «terreno in bassura» (DAM, II:783); fònnë m. «il letto del mare (dei laghi, dei fiumi)» (Giammarco
1960:80).
32
Sottopar. 3.2.1. v. i Fiumë.
70
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
Var. it. Fonte di Sale
E.: per quanto riguarda l’elemento toponimico Salë, quest’ultimo, data la presenza di
una fonte, potrebbe essere collegato al termine prelatino *sala «canale,
acquitrino».33
36. Fóndë Jušta
[ˈfondə ˈjuːʃta]
fs 965 m
IGM: C.se Fonte Giusta
E.: «fonte Giusta». Per quanto riguarda l’elemento Jušta, potrebbe trattarsi del pers.
Giusta, dal lat. Iusta / Justa.
37. Fóndë Majùra
[ˈfondə maˈjuːra]
fs 1050 m
Var. it. Fonte Maiora
E.: «fonte maggiore»; lat. maiōre(m) «maggiore». 34 Si tratta di uno dei principali
abbeveratoi dell’area dato che è composto da tre vasche in pietra.
38. Fóndë Mandìlë
[ˈfondə manˈdiːlə]
fs 1050 m
Var. it. Fonte Mandili
E.: secondo Giammarco la forma Mandili deriva dal cognome abruzzese Mantini,
originatosi dal pers. Mante (attestato a Pistoia nel 1219).35
39. Fóndë Sanda
33
Cfr. Pellegrini (1990:272); Chiappinelli (1994:142).
Cfr. Chiappinelli (2002:62).
35
(TAM 229).
34
71
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
[ˈfondə ˈsanda]
fs 1079 m
E.: «fonte santa». Si tratta di una fonte, ormai secca, situata nei pressi della frazione
di Sulla Villa. La credenza popolare ritiene che, nel passato, una giovane pellegrina di
Scanno, in visita alla Madonna di Sulla Villa, si fermò a riposare e scavando la terra
con le mani fece sgorgare miracolosamente dell’acqua. Alcuni anni dopo una donna
lavò il proprio cane nella fonte e tale gesto sacrilego fece seccare improvvisamente la
fonte.
40. la Fóndë Sandë Fëlìcë
[la ˈfondə ˈsandə fəˈliːtʃə]
fs 920 m
IGM: Font.na S. Felice
E.: «la fonte San Felice». Il toponimo potrebbe riferirsi all’esistenza di un antico luogo
di culto oggi scomparso.
41. Fórca Carùsë
[ˈforka kaˈruːsə]
fs 1107 m
Var. it. Forca Caruso
E.: «forca calva»; v. abr. carùsë m. «tosatura, taglio di capelli» (DAM, I:446).36
42. i Fóssë d’Ašchië
[i ˈfossə d ˈaːʃcə]
ms 1067 m
IGM: F.so d’Aschi
E.: «il fosso d’Aschi».37
36
37
(TAM 79).
Sottopar. 3.2.3. v. i Fussë.
72
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
43. Fóssë Palangàrë
[ˈfossə palaŋˈgaːrə]
ms 1115 m
Var. it. Fosso Palancaro
E.: per quanto riguarda l’elemento Palangàrë, v. abr. palanghë f. «1 lungo palo,
palanca 2 valanga» (DAM, III:1399).
44. lë Frajìnë
[lə fraˈjiːnə]
fp 917 m
IGM: Fraino
E.: «i terreni seminati a segale»; lat. farrāgo -ĭnis «1. mescolanza di biade per il
bestiame; 2. qualità di grano scuro».38 V. abr. fërràinë f. «ségale, ferrana, erba nata
dall’orzo e d’altri cereali, seminati per foraggio» (DAM, I:790).39
45. la Fratëccióla
[la fratətˈtʃoːla]
fs 870 m
Var. it. la Fraticciola
E.: «la fratta (dim.)»; abr. fratta f. «fratta, sièpe, macchia, luogo intricato di pruni e
sterpi» (DAM, II:828).40
46. lë Frëššéitë
[lə frəʃˈʃeːitə]
fp 875 m
Var. it. Fresciete
38
(TAM 173).
Cfr. De Vecchis (1978:57-58); Massimi (2005:23).
40
Cfr. Giammarco (1960:136); De Vecchis (1978:58); Pellegrini (1990:245); Massimi (2005:24).
39
73
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «i cespuglieti»; abr. fruššë f. pl. «foglie» (DAM, I:843).41
O.: nel toponimo lë Frëššéitë è presente il suffisso -éitë, originatosi dal suffisso latino
-ētu(m), particolarmente utilizzato nella creazione di fitotoponimi.
47. la Léšca
[la ˈleːʃka]
fs 1350 m
IGM: la Lesca
E.: «la striscia (di terreno)». V. abr. lésca f. ̴ «striscia di terreno» (DAM, II:997-998).42
48. Móndë Mëddzànë
[ˈmondə mədˈdzaːnə]
ms 1791 m
IGM: Monte Mezzana
E.: «monte Mëddzànë». Per la forma Mëddzànë Giammarco ipotizza una derivazione
dal lat. medianus, der. di medius «mezzo» (REW 5452), oppure un’origine dai pers.
latini Medius o Metius.43
49. Móndë Mijjë
[ˈmondə ˈmijjə]
ms 1711 m
IGM: M. Miglio
E.: v. Sottopar. 3.2.2. v. Móndë Migglië.
41
Cfr. De Vecchis (1978:58); Massimi (2005:24).
Cfr. (TAM 213).
43
(TAM 240).
42
74
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
50. Móndë Parašànë
[ˈmondə paraˈʃaːnə]
ms 1422 m
IGM: M. Parasano
Ant. Parasape / Parasano sec. XII.44
E.: secondo Giammarco il toponimo Parasano costituisce la forma con metatesi di
Passaràno, dal lat. *Passerianu(m), dal lat. pers. rom. Passerius, che indica il podere
di un Passerio.45
51. Panëcàllë
[panəˈkallə]
ni 1675 m
IGM: Serra di Panecaldo
E.: la forma Panecaldo potrebbe forse derivare da un cognome a sua volta originatosi
da un soprannome?46
52. la Pëngèra
[la pənˈdʒɛːra]
fs 963 m
E.: lett. «la tegolaia»; abr. pìngë «tegola» + -èra. Il toponimo si riferisce alla presenza,
nel passato, di una fornace dove si fabbricavano ed essiccavano tegole.47
53. lë Plèjë
[lə ˈplɛːjə]
fp 1376 m
IGM: S.ra Plaia
44
Ceccaroni (2020:128).
(TAM 284, 286).
46
In Emilia Romagna è attestato il cognome Pancaldi (www.gens.info).
47
Cfr. (TAM 306); Massimi (2005:30).
45
75
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: «le piagge». Cfr. abr. plajë f. ̴ «piaggia, declivio», dal lat. mediev. plagia(m)
«pendio», nato prob. dall’incrocio del lat. PLĂGA «regione» col gr. plághios «laterale»
o plághia «fianchi»48.49
54. Póndë dë lla Mandra
[ˈpondə də lla ˈmandra]
ms 927 m
IGM: P.te della Mandra
E.: «ponte del recinto»; lat. măndra(m) < gr. mándra «ovile, recinto». 50 La
motivazione del toponimo dipende dall’esistenza, nel passato, di un recinto in questa
località.
55. Pratë Bbaràṷnë
[ˈpraːtə bbaˈraṷnə]
ms 960 m
Var. it. Prato Barone
Altre denom:
- Pratë Bbarónë
E.: «prato Barone». Il toponimo conserva al proprio interno il cognome di un vecchio
proprietario del terreno.
56. Prétë dë lla Lama
[ˈpreːtə də lla ˈlaːma]
fp 1124 m
IGM: Pietre della Lama
E.: «pietre dello smottamento».51
48
Cfr. Giammarco (1960:104-105); Pellegrini (1990:196); (TAM 309).
V. Còšta i Plèjë.
50
Cfr. Giammarco (1960:161).
51
Sottopar. 3.2.2. v. Prétë dë lla Lama.
49
76
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
57. lë Rëšbbòtë
[lə rəˈʃbbɔːtə]
fp 1450 m
IGM: le Svolte
E.: «le svolte»; v. abr. rëšbbóta f. ̴ «svolta, curva» (DAM, III:1737). Il toponimo in
questione sembrerebbe un riferimento alla conformazione del terreno.
58. Rìuië
[ˈriːujə]
ni 857 m
Var. it. Rivoli
E.: «fossi (dim.)»; dal lat. rīvus «ruscello». Si tratta di una delle sette frazioni del
Comune di Ortona dei Marsi.52
59. lë Ròšë
[lə ˈrɔːʃə]
fp 985 m
IGM: le Rosce
E.: «le terre erose». Il toponimo lë Ròšë denomina una zona soggetta al fenomeno
della carsificazione.53
60. Sa lla Villa
[sa lla ˈvilla]
ni 1079 m
Var. it. Sulla Villa
Ant. Vado Albonis sec. XII.54
52
Cfr. (TAM 336).
Cfr. Pellegrini (1990:257); (TAM 342).
54
Ceccaroni (2020:127-128).
53
77
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: v. abr. villë «villaggio, casale», dal lat. vīlla(m) «casa di campagna».55 Si tratta di
una delle sette frazioni del Comune di Ortona dei Marsi.56
61. Sanda Maria
[ˈsanda maˈriːa]
ni 1079 m
Var. it. Santa Maria
Ant. Fumegna secc. XI-XII.57
E.: il nome è motivato dall’esistenza, in tale località, della Chiesa di Santa Maria.
62. i Šcrëmónë
[i ʃkrəˈmoːnə]
ms 1050 m
IGM: Scrimone
E.: «la roccia a picco (accr.)». V. abr. scrëmónë m. ̴ «crinale, cresta di monte, colle
ripido a due spartiacque» (DAM, IV:1939).
63. la Šféssa
[la ˈʃfessa]
fs 1050 m
E.: «la fessura»; dall’agg. lat. fissilis «fendibile» (REW 3327).58 Si tratta di una profonda
fessura nella roccia, visibile dall’abitato di Ortona dei Marsi, situata lungo il fianco
nord-orientale di M. Civitella.
55
Giammarco (1960:168).
Cfr. De Vecchis (1978:94); Gasca Queirazza (1990:827); Pellegrini (1990:235); Massimi (2005:35).
57
Ceccaroni (2020:127).
58
Alessio, De Giovanni (1983:108 n.445).
56
78
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
64. Sóprë la Sélva
[ˈsoːprə la ˈselva]
ni 1235 m
IGM: Sopra la Selva
E.: «sopra la selva».
65. Sóttë la Sélva
[ˈsottə la ˈselva]
ni 1000 m
IGM: Sotto la Selva
E.: «sotto la selva».
66. la Štatsiónë
[la ʃtaˈtsjoːnə]
fs 896 m
Var. it. Stazione di Carrito - Ortona
E.: «la stazione». Si tratta della stazione di Carrito - Ortona, posta lungo la ferrovia
Roma - Pescara.
67. Tèrra Grandë
[ˈtɛrra ˈgrandə]
fs 1000 m
IGM: Terra Grande
E.: «terra grande». Si tratta di un chiaro riferimento ad un appezzamento di terreno
di grandi dimensioni.
79
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
68. la Tórrë
[la ˈtorrə]
fs 1003 m
E.: «la torre». Si tratta della torre, di forma cilindrica, del castello di Ortona dei Marsi.
69. i Vallàṷnë
[i valˈlaṷnə]
ms 1015 m
Var. it. Vallone
E.: «la valle (accr.)»; lat. vălle(m) + suff. -ōne(m).
70. la Vallë
[la ˈvallə]
fs 930 m
IGM: la Valle
E.: «la valle»; lat. vălle(m).
71. la Vallë dë Carritë
[la ˈvallə də karˈriːtə]
fs 1202 m
IGM: Valle di Carrito
E.: «la valle di Carrito».
72. Vallë Frédda
[ˈvallə ˈfredda]
fs 1183 m
IGM: Valle Fredda
80
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
E.: v. Sottopar. 3.2.3. v. Vallë Frédda.
73. Vallë Pašquéië
[ˈvallə paˈʃkweːjə]
fs 910 m
IGM: V. Pasquale
E.: «valle Pasquale». Il toponimo conserva al proprio interno il nome di un vecchio
proprietario del terreno.
74. Vallë San Ggiòrgë
[ˈvallə san ˈddʒɔrdʒə]
fs 910 m
Var. it. Vallone di San Giorgio
E.: «valle San Giorgio». Il toponimo potrebbe riferirsi all’esistenza di un antico luogo
di culto oggi scomparso.
75. Vallónë dë Ggijjë
[valˈloːnə də ˈddʒijjə]
ms 1235 m
IGM: V.ne del Ciglio
E.: «vallone di Ciglio».59 Si tratta di un vallone situato nei pressi di C.le del Ciglio.
76. Vallónë dë Mëddzànë
[valˈloːnə də mədˈdzaːnə]
ms 1276 m
IGM: V.ne di Mezzana
E.: «vallone di Mëddzànë». Si tratta di un vallone situato nei pressi di M. Mezzana.60
59
60
V. i Cullë Cijjë.
V. Móndë Mëddzànë.
81
Capitolo Terzo
Il corpus toponimico
77. Vallónë Malabbrìna
[valˈloːnə malabˈbriːna]
ms 1054 m
IGM: V.ne Malabrina
E.: «vallone Malabrina».61
78. la Vërmënéšca
[la vərməˈneːʃka]
fs 892 m
Var. it. la Verminesca
E.: «il vermicaio»; vermine + suff. -isca. Secondo Giammarco il toponimo in questione
indica un luogo infestato da vermi.62
79. Vërréjë
[vərˈreːjə]
ni 938 m
IGM: Verrella
E.: v. Sottopar. 3.2.3. v. Vërrìgglië.
80. lë Viggnë dë Césëië
[lə ˈviɲɲə də ˈtʃeːsəjə]
fp 868 m
Var. it. Vigne di Cesoli
E.: «le vigne di Cesoli». Il toponimo si riferisce all’esistenza, nel passato, di vigneti in
quest’area.
61
62
Sottopar. 3.2.2. v. ël Vallónë dë Malabbrìna.
(TAM 406).
82
Conclusione
Conclusione
Il corpus, redatto a seguito sia delle interviste che dello studio delle tavolette in scala
1:25000 dell’IGM, è composto da 210 toponimi riferiti a 188 luoghi. In esso, mediante
una prospettiva diacronica e un’analisi etimologica, è possibile individuare le tracce
dell’evoluzione storico-culturale e socioeconomica del territorio dell’Alta Valle del
Giovenco.
Fra i nomi di luogo inseriti all’interno del corpus sono presenti alcuni elementi
toponimici per i quali si ipotizza un’origine prelatina: Prétë dë lla Lama: lāma «terreno
acquitrinoso»; i Marrónë: marra «cumulo, mucchio di detriti, di sassi»; Pɪšchjë
Pëcurarë: lat. med. pesclu(m) «cima rocciosa» < peesslúm / péstlúm «podio».
Dopo la fine delle guerre sannitiche (III sec. a. C.), l’Alta Valle del Giovenco subì la
romanizzazione, con tutti i mutamenti politici e socioeconomici che questo processo
comportava. A livello linguistico, il latino cominciò lentamente a soppiantare le lingue
delle popolazioni italiche. Per quanto riguarda un esame del sistema toponomastico
dell’Alto Giovenco di età antica, questo appare del tutto impossibile a causa della
totale assenza di reperti toponimici risalenti a tale periodo storico. Difatti, l’attuale
sistema toponomastico poggia su quello medievale. In ogni modo, lo strato più
consistente dei toponimi dell’Alta Valle del Giovenco è rappresentato da quelli di
formazione latina.
Per quel che concerne i geotoponimi, ovvero la categoria dei nomi di luogo ispirati
dalle caratteristiche del suolo, è possibile fornire i seguenti esempi: Tra ll’Ara: arĕa(m)
«aia»; i Cullë Cijjë: cĭliu(m) «rialzo»; lë Còppara: cŭppa(m) «coppa»; la Còšta: cŏsta(m)
«costola, fianco»; la Fërchétta: dim. di fŭrca «forca»; la Fòssa; i Fussë: fŏssa(m); Cóllë
Pëttsutë: «monte aguzzo»; lë Plèjë: plagia(m) «pendio»; i Vallàṷnë; la Vallë: vălle(m).
Egualmente rappresentati sono poi gli idronimi, i nomi riferiti alle acque continentali
di superficie: lë Fënduccë: dim. di fŏnte(m); la Padura: *padula < lat. palūde(m)
«palude»; lë Sërièndë: «le sorgenti».
I fitotoponimi conservano al loro interno le voci relative alla flora e possono apparire
o singolarmente o in forma collettiva: i Carpënë: cărpinu(m) «carpine»; i Fajìtë:
fagu(m) «faggio»; Fóndë dë llë Cëraša: cerăsu(m) «ciliegio»; la Špina dë lë Cërréta: «i
boschi di cerri» < cerru(m).
Gli zootoponimi traggono la propria motivazione dalla presenza di determinate
specie animali su un dato territorio: Cóppë d’Urtsë; Grótta d’Urzë: ŭrsu(m); la Pëcèra:
«la pulciaia»; la Vërmënéšca: «il vermicaio».
83
Conclusione
Le tracce degli interventi dell’uomo sull’ambiente, quali pratiche di lavorazione e
coltivazione dei terreni, attività estrattive, presenza di aziende rurali e allevamento
del bestiame, sono presenti all’interno degli ergotoponimi: Móndë Migglië: mīliu(m)
«miglio»; lë Prata: prātu(m); lë Viggnë dë Césëië: vīnea «vigna»; la Vëcènna: lat. med.
vicenda «terreno su cui si pratica la rotazione agraria»; Casalóttë; i Casìnë: lat. tardo
casālem; laccióttë; i Jèccë d’Anginë: abr. jaccë «stazzo» < lat. volg. *jaciu(m), da jacēre
«giacere, coricare»; i Štaccë: statĭo «sosta, fermata»; Póndë dë lla Mandra:
măndra(m) < gr. mándra «ovile, recinto»; la Fërrèra: «la ferriera».
Alcuni toponimi indicano le porzioni di bosco sottoposte nel passato alla pratica
della ceduazione: lë Cèsë; la Fóndë dë llë Cèsë; Césëië: «bosco ceduo» < cæsa(m), part.
pass. di caedĕre; Tagliaréccia: «tagliareccia (di alberi)».
I riferimenti alle misure e alle tipologie di proprietà dei terreni possono essere
desunti da nomi di luogo come la Lungara: longurius «forma di terreno allungata»; lë
Pëttsèllë: lat. med. abr. petia / peccia «tratto, pezzo di terreno»; la Léšca: lésca
«striscia di terreno»; Tèrra Grandë: «terra grande».
Tra i toponimi derivati da nomi personali (antropotoponimi), è possibile individuare
alcuni prediali, formatisi da personali latini indicanti il nome dell’antico proprietario
di un podere e caratterizzati, nella maggior parte dei casi, dalla presenza del suffisso
denominale -ànë (< -ānum): Cambë Tattsànë: Tattius; Móndë Mëddzànë: Medius /
Metius; Móndë Parašànë: Passerius; Fóndë d’Appia: Appius.
Nel corpus, sono presenti solo due toponimi che sembrerebbero derivare da
personali germanici. Sono i casi di Farrónë < germ. - lat. Fáro e Ašchië < long. Asco.
Invece, risultano essere numerosi gli antropotoponimi originatisi da soprannomi o
nomi di persona più recenti: Cóllë Bbërnardë; Cóllë dë Ggiulië; Vallónë dë
Quëštandinë; Còšta Bbërnardë; Fóndë Martinë; ël Vallónë dë Nṷófrë: (O)nofrio; Vallë
Pašquéië: Pasquale.
Lo studio degli agiotoponimi permette di attestare l’esistenza, nel passato, di luoghi
di culto successivamente scomparsi: Cóllë Sandë Štéfanë; la Fëndana dë Sandë
Nëcòla; la Fóndë Sandë Fëlìcë; Vallë San Ggiòrgë. Alla toponomastica sacra
appartengono anche le denominazioni la Cóna e la Quërëcétta.
Giunti al termine di questa disamina storico-etimologica della toponomastica
dell’Alta Valle del Giovenco, è possibile affermare che il presente lavoro può fornire
utili informazioni non soltanto per il linguista, ma anche per lo storico, per
l’archeologo, per il geografo, per il geologo e per il botanico.
In futuro, questa ricerca potrebbe essere approfondita oppure estesa ai territori
limitrofi per indagare ogni singola realtà e per chiarire le diverse particolarità che vi si
presentano. Proprio per l’esigenza di ricerche di maggiore approfondimento si
asserisce che uno degli intenti di questo lavoro è stato quello di fornire una base
comune per accrescere la mole di dati nell’ambito degli studi sulla toponomastica
centro-meridionale. Difatti, la conformità strutturale connessa a un comune insieme
84
Conclusione
di esempi rende più agevole la comparazione dei dati e di conseguenza favorisce il
sorgere di altre ricerche simili.
85
Bibliografia, Sitografia e Cartografia
Bibliografia
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95
Indice dei toponimi
Indice dei toponimi*
ggl’Acciṷóttë
Iacciotto
Seb. 47
l’Acquëtìnë
Accodino
Or. 61
a Mmóndë
Via VittorioEmanuele
Bis. 24
l’Andèra
C.le Lantera
Bis. 24; Or. 61; Seb. 47
l’Andéra
C.le Lantera
As. 56
j’Argatónë
M. Argatone
Bis. 24
Artàṷna
Ortona (dei Marsi)
Or. 61
Artóna
Ortona (dei Marsi)
As. 56
Ašchië
Aschi (Alto)
As. 56; Or. 62
l’Atéssa
l’Atessa
Bis. 24
Bbëségna
Bisegna
Bis. 25; Seb. 47
Bbëségna Vécchjë
Bisegna Vecchia
Bis. 25
lë Bbianghë
le Bianche
Bis. 26
Bbócca dë Mëddzànë
Bocca Mezzana
Or. 62
* Nella prima colonna sono elencate, in ordine alfabetico, le varianti dialettali dei nomi di luogo; nella
seconda le varianti italianizzate presenti sulle tavolette dell’IGM; nella terza il/i comune/i o la/le frazione/i di
appartenenza seguito/i dal numero di pagina.
96
Indice dei toponimi
Or. 62
la Bbóttë
la Botte
ël Calvarië
Mad.na del Calvario
Cambë Taštìnë
Campo Castino
Or. 62
Cambë Tattsànë
Tazzano
Or. 63
la Cammënàta
la Camminata
Or. 63
Capa llë Prata
Capo le Prata
Bis. 26
i Carpënë
C.le del Carpino
Bis. 26
Carritë
Carrito
Or. 63
la Carròttsa
la Carrozza
Bis. 26
la Casa dë lla Sëgnóra
ne.
Seb. 48
i Casalë
Casali d’Aschi
As. 57
i Casalë Ašchië
Casali d’Aschi
As. 57
Casalóttë
Casalotto
Or. 64
lë Casèttë
le Casette
Bis. 27
i Casìnë
il Cassino
Or. 64
i Caštéjë
il Castello d’Ortona
Or. 64
Caštijàṷnë
Castiglione
Or. 64
Seb. 47
ël Cavùtë
ne.
Seb. 48
la Cëllarèlla
Via per Bisegna
Seb. 48
Césëië
Cesoli
Or. 65
la Cëvëtélla
M. Civitella
As. 57
lë Cèsë
le Cese
Chërchëmèlla
Corcumella
97
Bis. 27
Or. 65
Indice dei toponimi
la Ciòcca
la Ciocca
Bis. 27
Cólla Fóndë
C.le della Fonte
Or. 66
Cóllë Bbërnardë
C.le Bernardo
Bis. 28
Cóllë Cavèjë
Collecavallo
Or. 65
Cóllë d’Artàṷna
Colle d’Ortona
Or. 66
Cóllë dë Césëië
Colle Cesoli
Or. 66
Cóllë dë Ggiulië
C. di Giulio
Bis. 28
Còllë dë Rjéndzë
C.le Arienzo
Seb. 48
Cóllë Pallëttèra
Colle Pallettera
Cóllë Pëttsutë
C.le Pizzuto
Cóllë Sandë Štéfanë
C.le S. Stefano
Or. 67
la Còna
la Cona
Bis. 28
la Cóna
la Cona
Seb. 49
lë Còppara
le Coppette
Or. 67
Cóppë d’Urtsë
Coppo dell’Orso
Bis. 28
la Còšta
la Costa
Or. 67
Còšta Bbërnardë
C.ta Bernardo
Seb. 49
Còšta i Plèjë
Costa di Pleia
Or. 68
i Crëvéllë
C.le Crivello
Bis. 29
i Cullë Cijjë
C.le del Ciglio
Or. 68
Curnɨtë dë Sàṷprë
Cornito di Sopra
Or. 68
Curnɨtë dë Sóttë
Cornito di Sotto
Or. 68
Dragonara
Dragonara
Bis. 29
98
Or. 66
Seb. 49
Indice dei toponimi
i Fajìtë
M. Faito
Or. 69
Farrónë
Vallone Farrone
Or. 69
llë Fëlarèlla
V.ne Filarello
Bis. 29
Fèmmëna Mòrta
Femmina Morta
la Fëndana dë Sandë Nëcòla
Font.na S. Nicola
Or. 69
lë Fënduccë
la Fontuccia
Bis. 30
lë Fënnéllë
Fonnelle
Or. 70
la Fërchétta
Forca di S. Sebastiano
la Fërrèra
la Ferriera (rud.i)
Bis. 30
la Fërréra
la Ferriera (rud.i)
Seb. 50
ël Fjèštë
Festo
Seb. 50
ël Fiumë
F. Giovenco
Seb. 51
i Fiumë
F. Giovenco
As. 57; Bis. 30; Or. 70
Fóndë d’Appia
Fonte d’Appia
Bis. 31
la Fóndë dë Bbëségna Vécchjë
ne.
Bis. 31
la Fóndë dë Jèmma
F.te Gemma
Or. 70
la Fóndë dë lla Vallë
F.te Valle
Bis. 31
Fóndë dë llë Cëraša
F.te Cerasa
Bis. 31
la Fóndë dë llë Cèsë
F.te delle Cese
Bis. 32
la Fóndë dë llë Prata
F.te delle Prata
Bis. 32
la Fóndë dë Salë
Fonte di Sale
la Fóndë dë Tra ll’Ara
ne.
Bis. 32
Fóndë Duna
Sorg.te Duna
Bis. 32
99
Seb. 50
Bis. 30; Seb. 50
Or. 70
Indice dei toponimi
Fóndë i Adavìna
F.te Davina
As. 58
Fóndë Jušta
C.se Fonte Giusta
Or. 71
Fóndë Majùra
Fonte Maiora
Or. 71
Fóndë Mandìlë
Fonte Mandili
Or. 71
Fóndë Martinë
Sorg.te Martino
Bis. 33
Fóndë Sanda
Fonte Santa
Or. 71
la Fóndë Sandë Fëlìcë
Font.na S. Felice
Or. 72
Fórca Carùsë
Forca Caruso
Or. 72
la Fòssa
V. della Fossa
Bis. 33
i Fóssë d’Ašchië
F.so d’Aschi
Or. 72
Fóssë Palangàrë
Fosso Palancaro
Or. 73
lë Frajìnë
Fraino
Or. 73
la Fratëccióla
la Fraticciola
Or. 73
lë Frëššéitë
Fresciete
Or. 73
i Fussë
F.so d’Aschi
As. 58
Grótta d’Urzë
Grotta d’Orso
Seb. 51
laccióttë
Iacciotto
Bis. 33
Iavatónë
Iavatone
Bis. 33
i Jèccë d’Anginë
C.le Stazzo d’Ancino
Bis. 34
la Léšca
la Lesca
Or. 74
la Lungara
Lungara
Bis. 34
Macchia dë Rósë
Macchia di Rose
Bis. 34
lë Macchië
le Macchie
Bis. 35
100
Indice dei toponimi
i Macërónë
C.le Macerone
la Madònna dë Llërita
Mad.na di Loreto
Bis. 35
Seb. 51
i Marrónë
ne.
Bis. 35
la Mëndagna
Montagna Grande
Bis. 36
la Mëndagna
il Monte
Bis. 36
Móndë Mëddzànë
Monte Mezzana
Móndë Migglië
M. Miglio
Seb. 51
Móndë Mijjë
M. Miglio
Or. 74
Móndë Parašànë
M. Parasano
Or. 75
la Padùra
la Padura
Bis. 36
la Palma Pattsa
Palma Pazza
Bis. 37
Panëcàllë
Serra di Panecaldo
Or. 75
la Pëcèra
Sorg.te Pulciara
la Pëngèra
ne.
la Pëngèra
le Pincere (rud.i)
Or. 74
Seb. 52
Or. 75
Seb. 52
lë Pëttsèllë
le Pezzelle
Bis. 37
Pɪšchjë Pëcurarë
Peschio Pecoraro
As. 58
lë Plèjë
Póndë dë lla Mandra
S.ra Plaia
P.te della Mandra
Or. 75
Or. 76
i Póndë dë San Ggëvènnë
ne.
Bis. 37
i Pëndëcillë
ne.
Bis. 37
Pratë Bbaràṷnë
Prato Barone
Or. 76
Pratë Bbarónë
Prato Barone
Or. 76
101
Indice dei toponimi
lë Prata
le Prata
Bis. 38
lë Prata di Lupë
Prati del Lupo
Bis. 38
ël Pratónë
Pratone
Seb. 52
i Pratónë
Pratone
As. 59
Prétë dë lla Lama
Pietre della Lama
Or. 76; Seb. 52
lë Prétë ë lla Lama
Pietre della Lama
As. 59
la Préta di Prìngëpë
la Pietra del Principe
Bis. 38
lë Prétë Ggëndìlë
M. Pietra Gentile
Bis. 39
la Pundaróla
Puntarolo
As. 59
la Quaglia
la Quaglia
Bis. 39
i Quëdónë
il Codone
Bis. 39
la Quërëcétta
le Crocette
Seb. 53
ël Quërtìlë
ne.
Seb. 53
Rapinnëlë
Costa Rapindola
Seb. 53
lë Rëšbbòtë
le Svolte
Or. 77
Rìuië
Rivoli
Or. 77
Rósa Pinnëla
Rosa Pinnola
Bis. 40
lë Ròšë
le Rosce
Or. 77
Sa lla Villa
Sulla Villa
Or. 77
San Ggëvènnë
S. Giovanni
Bis. 40
Sanda Lëcìa
F.te Lucia
Seb. 53
Sanda Maria
Santa Maria
Sanda Vaštianë
San Sebastiano dei Marsi
102
Or. 78
Bis. 40
Indice dei toponimi
Sanda Vaštiènë
San Sebastiano dei Marsi
i Šcrëmónë
Scrimone
Or. 78
i Sërbatóië
Serb.io
Bis. 40
ël Sërbbatóië
Serb.io
Seb. 54
lë Sërièndë
la Sorgente
Bis. 41
la Šféssa
ne.
Or. 78
Sóprë la Sélva
Sopra la Selva
Or. 79
Sóttë la Sélva
Sotto la Selva
Or. 79
Sóttë lë Štallë
ne.
Seb. 54
la Špina dë lë Cërréta
Spina Cerreto
Bis. 41
i Špórtë
Via Mazzini
Bis. 41
Pë Sóttë
Via Mazzini
Bis. 41
i Štaccë
Stazzo
Bis. 42
lë Štallë
le Stalle
Bis. 42
la Štatsiónë
Stazione di Carrito - Ortona
Or. 79
Tagliaréccia
M. Tagliareccia
Bis. 42
Tèrra Grandë
Terra Grande
Or. 79
Tèrra Lónga
Terra Lunga
Bis. 42
la Tërratta
la Terratta
Bis. 43
la Tórrë
la Torre
Or. 80
la Tórrë
la Torre
Seb. 54
Tra ll’Ara
ne.
Bis. 43
i Vadë
ne.
Bis. 43
103
Seb. 54
Indice dei toponimi
i Vallàṷnë
Vallone
Or. 80
la Vallë
la Valle
As. 59; Bis. 43
la Vallë
la Valle
Or. 80
Vallë Acquara
Valle Acquara
Bis. 44
la Vallë dë Carritë
Valle di Carrito
Or. 80
la Vallë dë Fóndë d’Appia
Valle di Fonte d’Appia
Bis. 44
Vallë dë Lèprë
Val di Lepre
Bis. 44
Vallë dë Tërraégna
Valle di Terraegna
Bis. 44
Vallë Frédda
Valle Fredda
As. 60; Or. 80
Vallë Pašquéië
V. Pasquale
Or. 81
Vallë Pëlósa
V. Ombrosa
Bis. 45
Vallë San Ggiòrgë
Vallone di San Giorgio
Or. 81
Vallónë dë Ggijjë
V.ne del Ciglio
Or. 81
i Vallónë dë ll’Atéssa
V.ne dell’Atessa
Bis. 45
ël Vallónë dë Malabbrìna
V.ne Malabrina
Seb. 55
Vallónë dë Mëddzànë
V.ne di Mezzana
Or. 81
ël Vallónë dë Nṷófrë
V.ne d’Onofrio
i Vallónë dë Pèquëra Mòrta
V.ne di Pecora Morta
Bis. 45
Vallónë dë Quëštandinë
V.ne di Costantino
Bis. 46
Vallónë Malabbrìna
V.ne Malabrina
Or. 82
la Vëcènna
Vicenna Grande
Bis. 46
la Vërmënéšca
la Verminesca
Or. 82
Vërréjë
Verrella
Or. 82
104
Seb. 55
Indice dei toponimi
Vërrìgglië
Verrella
As. 60
la Via di Fiašchë
ne.
Bis. 46
lë Viggnë dë Césëië
Vigne di Cesoli
Or. 82
105
Tavole
Tavole
Carte
70
23 16
72 77
33
65
60
7
14
46 6 5844 79
35
25
50
53 21
71
68 78
30
49 8
74
2
15 18
47 28
22
48
56
38
32
59
27 6940
45
19
55
36
3
43
34
13 9 10
73
76
74
37
12 29
62
64
75
52
17
41
66
51
54
39
©2020 Google Maps © 2020 (http://maps.google.it)
Carta 3 – Collocazione dei toponimi del territorio del Comune di Bisegna.
106
Tavole
21
32
11
19
12
2
22
26
9
25
21 17
1
4
8
San Sebastiano
28
18
20
5
15
©2020 Google Maps © 2020 (http://maps.google.it)
Carta 4 – Collocazione dei toponimi del territorio della frazione di San Sebastiano dei Marsi.
107
Tavole
5
9
14
8
15
12
10
13
7
1
©2020 Google Maps © 2020 (http://maps.google.it)
Carta 5 – Collocazione dei toponimi del territorio della frazione di Aschi.
108
Tavole
50
21
45
46
9
51
6
29
70
52
64
65
47
26
60
62
24
63
48
40
59
73
31
22
75
44
11
34
72
1
61
©2020 Google Maps © 2020 (http://maps.google.it)
Carta 6 – Collocazione dei toponimi del territorio del Comune di Ortona dei Marsi.
109
57
Tavole
30
43
71
69
67
54
27
12 78
66 35
74
14
28 8
17
25
32
58
18
19
20
80
21
36
©2020 Google Maps © 2020 (http://maps.google.it)
Carta 7 – Collocazione dei toponimi del territorio del Comune di Ortona dei Marsi.
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