Pelagio
Palagi
Memoria e invenzione
nel Palazzo Reale di Torino
Pelagio
Palagi
Memoria e invenzione
nel Palazzo Reale di Torino
Pelagio
Palagi
Memoria e invenzione
nel Palazzo Reale di Torino
Progetto di allestimento
Barbara Vinardi
con Mariella Fumarola
Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda
9 novembre 2019 – 9 febbraio 2020
Direttrice
Enrica Pagella
Consiglio di Amministrazione
Cristina Acidini
Ilaria Ivaldi
Daniele Jalla
Marco Magnifico
Collegio dei Revisori
Silvia Chicca, presidente
Marco Ricciardiello
Margherita Spaini
Comitato Scientifico
Gianfranco Adornato
Arnaldo Colasanti
Costanza Roggero
Alberto Vanelli
Amministrazione
e risorse umane
Eliana Bonanno, responsabile
Giovanna Abbruzzese, coordinatore
Patrizia Cratere
Gaetano Di Marino
con Maria Giovanna Lai
Assistenti
Valeria Cafà
Elisa Massetti
Rita Lucia Mitrione
Matilda Tamburlini
Strutture e sicurezza
Gennaro Napoli, responsabile
Rosella Arcadi
Marina Feroggio
Filippo Masino
Sergio Petracci
Barbara Vinardi
Assistenti
Paolo Calvetto
Sergio Fiorentino
Sabrina Russo
Cura del patrimonio artistico
e archeologico
Annamaria Bava
Giorgio Careddu
Franco Gualano
Elisa Panero
Gabriella Pantò
Lorenza Santa
Sofia Villano
Assistenti
Simona Contardi
Valentina Faudino
Cura del patrimonio librario
Giuseppina Mussari, responsabile
Antonietta De Felice
Assistenti
Davide Cermignani
Pier Franco Chillin
Eliana Angela Pollone
Maria Luisa Ricci
Delmastro, Fabrizio Ferla, Serena
Manfredi, Alessia Monticone, Valerio
Mosso, Federica Pepi, Sabina Sergio,
Daniela Speranza, Stefania Spinazzola,
Alessandro Uccelli
Assistenti e Operatori alla Fruizione,
Accoglienza e Vigilanza dei Musei Reali.
Assistenza allestimento e movimentazione
opere
Angelo Carlone
Strutture e sicurezza
Filippo Masino
Sergio Petracci
Logo
Archiginnasio
Promozione e comunicazione
Barbara Tuzzolino, responsabile
Francesca Ferro
Protocollo
Mariella Pepe, responsabile
Angela Audino
Segreteria di direzione
Claudia Macchi
Servizi educativi
Giorgia Corso, responsabile
Assistenti
Patrizia Petitti
Fabiana Borla, Sara Comoglio, Gianluca
Amministrazione
Eliana Bonanno
Gaetano Di Marino
Documentazione
Simona Contardi
Valentina Faudino
Con il patrocinio di
Restauri e manutenzione
Angelo Carlone
Beatrice De Filippis
Tiziana Sandri
Assistenti
Alessandra Curti
Cristina Meli
Restauri
Alessandra Curti
Linda Lucarelli
Cristina Meli
Tiziana Sandri
Con Gaia Caula, Centro Conservazione e
Restauro La Venaria Reale
Formula Servizi, Forlì - M. Roberta
Stanzani, Silvia Bondi
Progetto grafico
Caterina Di Felice
Realizzazione grafica
Squillari Arti grafiche
Mostra a cura di
Giorgio Careddu
Franco Gualano
Lorenza Santa
Con la collaborazione di
Marinella Pigozzi
Testi in mostra
Francesca Romana Gaja
Giulia Grassi
Maria Stella Ingino
Nadia Nached Prieto
Clara Seghesio
Puntamento luci
M.I.T. s.r.l.
Cornici opere
Cienne s.n.c.
Campagna fotografica
Mariano Dallago
Giacomo Gallarate, Studio Gonella
Formula Servizi, Forlì - Francesca
Bandini
Trasporti
Fercam Gondrand
Assicurazioni
Reale Mutua
Ufficio stampa
laWhite ufficio stampa e dintorni
Servizio di prevenzione e protezione
Marco Blancato
Alberto Porro
Assistenza impianti
M. I. T. S.r.l.
Servizi di pulizia
Samsic Italia S.p.a.
Ringraziamenti
Clara Maldini, Irene Ansaloni, Matteo
Solferini - Biblioteca comunale
dell’Archiginnasio di Bologna
Catalogo a cura di
Giorgio Careddu
Franco Gualano
Marinella Pigozzi
Lorenza Santa
Saggi
Giorgio Careddu
Franco Gualano
Clara Maldini
Mariella Pigozzi
Tiziana Sandri
Lorenza Santa
Matteo Solferini
Barbara Vinardi
Maria Carla Visconti
Schede
Francesca Romana Gaja
Giulia Grassi
Maria Stella Ingino
Nadia Nached Prieto
Clara Seghesio
Albo dei prestatori
Bologna, Biblioteca comunale
dell’Archiginnasio
Con il contributo di
Si ringraziano:
Firenze, Galleria degli Uffizi
Bologna, Museo d’Arte Moderna
Crediti fotografici
Bologna, Biblioteca comunale
dell’Archiginnasio
Bologna, Museo d’Arte Moderna
Firenze, Gabinetto fotografico,
Gallerie degli Uffizi, su concessione
del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e per il Turismo
Torino, Archivio di Stato
Musei Reali di Torino
Traduzioni
Simon Turner
Realizzata da
Musei Reali di Torino
in collaborazione con
Biblioteca comunale dell’Archiginnasio
di Bologna
Alma Mater Studiorum, Università di
Bologna, Dipartimento delle Arti
Con il patrocinio di
Regione Piemonte
Città di Torino
© 2019 Sagep Editori
www.sagep.it
ISBN 978-88-6373-xxx-x
Sommario
Enrica Pagella
xx
Alessandra Curti
xx
Francesco Ubertini
xx
Fondazione CRT
xx
Pelagio Palagi, memoria e invenzione
xx
Marinella Pigozzi
Pelagio Palagi e gli stili di Palazzo Reale
xx
Franco Gualano
Le mani al servizio delle idee.
L’équipe di Palagi al Palazzo Reale di Torino
xx
Lorenza Santa
Pelagio Palagi e l’Armeria Reale di Torino
xx
Giorgio Careddu
La Biblioteca dell’Archiginnasio per Pelagio Palagi
xx
Clara Maldini e Matteo Solferini
Il restauro della Cappella privata del re Carlo Alberto
xx
Maria Carla Visconti
Il restauro del dipinto di San Michele
xx
Tiziana Sandri
L’allestimento
xx
Barbara Vinardi
Schede
xx
Regesto dei disegni palagiani per il Palazzo Reale di Torino
xx
Bibliografia
xx
Indice dei nomi
xx
Marinella Pigozzi
Il restauro della Cappella privata del re Carlo Alberto
Maria Carla Visconti
Cappella privata del re
Carlo Alberto, dopo il
restauro, Torino, Palazzo
Reale.
Il minuscolo ambiente sacro – poco più grande di un pregadio (m 2,11 x 2,95, h 4,40
circa) – si affaccia sulla Sala delle Udienze dell’Appartamento dinastico al primo
piano di Palazzo Reale. La sala – che mantiene il segno del suo primitivo assetto decorativo legato alle nozze tra Carlo Emanuele II e Francesca d’Orléans-Valois (1663)
solo più nel prezioso soffitto ligneo dorato, intagliato da Bartolomeo Botto su disegno di Carlo Morello, e nei venti quadretti del fregio realizzati dai pittori G. Luigi
Buffo e G. Battista Grattapaglia – è uno dei tanti ambienti trasformati da Pelagio
Palagi dopo la nomina, nel 1834, a «pittore preposto alla decorazione de’ Reali Palazzi» da parte di Carlo Alberto. Della sala, il poliedrico artista bolognese ridisegna
boiseries, porte, arredi e stoffe e in modo analogamente radicale opera anche nella
piccola cappella annessa di cui restano cinque belle tavole progettuali oggi conservate all’Archiginnasio di Bologna: una pianta, due sezioni, il prospetto dell’altare e
alcuni particolari decorativi oltre a tre studi preparatori per la pala d’altare1.
Consuetudine della corte sabauda era affiancare alla Sala d’Udienza un piccolo ambiente sacro e l’Inventario del 1815 già ne attesta l’esistenza negli anni in cui Maria
Teresa d’Austria, moglie di Vittorio Emanuele I, abitava l’appartamento verso piazza
e, di quello che era stato nel secolo XVII il Gran Gabinetto, ne aveva fatto la propria
Sala d’Udienza2. Destinazione poi confermata anche da Carlo Alberto al momento
in cui commissiona a Palagi l’aggiornamento delle sale, ribaltando l’uso dei due appartamenti reali del primo piano.
Ad oggi, non è stata reperita alcuna testimonianza di come potesse essere la cappella prima dell’intervento palagiano: nella pianta e nelle due sezioni, Palagi indica
«stibio già esistente» e «soffitto già esistente» solo sulla paretina esterna e sulla
copertura della sacrestia che si apre sul lato sinistro della cappella, pur stendendo
identico colore grigio su tutte quante le sottili pareti che definiscono i due ambienti. Il vano che li racchiude, realizzato con pareti in struttura lignea e cannicciato
intonacato, si sviluppa all’interno di un ben più vasto ambiente “orbo” destinato al
ricovero delle torciere per l’illuminazione del palazzo e da queste prende appunto
il nome.
La felice e sapiente mano del Sig Cavaliere Palagi si conferma ancora nei disegni di
progetto del piccolo ambiente sacro, in particolare nel bel prospetto dell’altare che
differisce solo per lievi dettagli da quanto poi realizzato dalle abili mani dell’ebanista Gabriele Capello, detto il Moncalvo, e dello scultore Giovan Battista Ferrero che
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Maria Carla Visconti
realizzano tutte le opere lignee – soffitto a plafone, zoccolo, altare e due porte di cui
una finta, insieme alle quattro porte con chiambrane e alla specchiera della Sala
delle Udienze – impiegando legno di “alberone” per la predella e i fondi, noce per le
fasce e traverse di irrigidimento e tiglio per decori ad intaglio, tutto minutamente
descritto, cornice per cornice, decoro per decoro, nell’Atto di sottomissione datato 5
luglio 1837 e controfirmato dall’architetto di corte Ernest Melano3. Non si fa cenno
invece ai profili dei quattro Evangelisti posti sulla predella alla base della pala, né
alla Cena in Emmaus che troviamo scolpita nel pannello sottostante la mensa ma le
tavole palagiane, così puntuali nei particolari, erano comunque chiaramente interpretabili.
Il lavoro viene realizzato velocemente a partire dal 19 giugno e completato entro il
15 agosto. Solo qualche anno più tardi, nel 1845, Palagi completa l’altare con la soave
pala della Sacra Famiglia con san Giovannino (olio su tela, inv. n. 255, 172 x 122 cm) dove
sono evidenti i richiami ai modi pittorici del Correggio4. Clemente Rovere nella sua
Descrizione del Palazzo indica che precedentemente era collocato un quadro con
analogo soggetto, opera di «Daniele Seyter», ma in realtà si trattava del dipinto Sacra
Famiglia di Jan Miel (1659) scaricato dall’Inventario di Palazzo Reale nel 1930 e ora
conservato al Castello di Racconigi5 . È attestato in numerose guide ottocentesche
della città che Carlo Alberto assistesse alla celebrazione della messa ogni mattina
in quella minuscola cappella.
Il restauro della cappella, condotto fra il settembre e il dicembre 2016, è stato possibile grazie ad un Protocollo d’intesa fra i Musei Reali e il Consiglio Regionale del Piemonte che ha finanziato l’intervento, accordo che prosegue nel tempo con progetti
di recupero e valorizzazione di spazi, decorazioni e arredi del Palazzo. Nel complesso lo stato di conservazione delle opere lignee era discreto seppur tutto l’insieme
fosse interessato da un forte deposito superficiale polverulente, coerente e incoerente, che attutiva il risalto delle dorature peraltro superbamente realizzate. Con
grande abilità, l’équipe coordinata da Pelagio Palagi, aveva applicato l’oro in foglia,
su bolo rosso e preparazione bianca, sia con la tecnica “a guazzo” – nelle parti più
estese per consentirne la successiva brunitura – sia “a missione” per le decorazioni
più minute dove non occorreva la lucidatura finale. Erano presenti numerose, anche se contenute, lacune nei partiti decorativi delle varie cornici presenti, riscontrabili anche sugli elaborati intagli – alcuni realizzati in cartapesta e in pastiglia dorate e fissati con sottilissimi chiodini – dei due battenti della gran porta di accesso
dalla Sala delle Udienze e della cornice della pala d’altare. Sulla pannellatura delle
più semplici porte interne e sul soffitto era invece evidente la presenza di notevoli
fenditure da ritiro sul supporto, verosimilmente causate dalle variazioni termoigrometriche subite dai manufatti.
L’opera di pulitura, condotta con tecniche e materiali tradizionali, ha ripristinato senza particolari difficoltà l’originaria brillantezza della doratura ottocentesca.
Sulle porte interne e sul plafone di soffitto sono state richiuse le fenditure ripristinando la continuità del supporto e riapplicando la doratura finale ove mancante.
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Il restauro della Cappella privata del re Carlo Alberto
L’impossibilità di rimuovere il manufatto, ha reso particolarmente complesso e delicato l’intervento sul soffitto, concluso felicemente anche grazie alla ricollocazione
in sito di diversi tratti di cornici originarie ritrovati nei depositi consentendo così
un limitato l’impiego di elementi ex novo. Più contenuti sono stati i ripristini occorsi
per l’altare che nel suo insieme risultava meno compromesso. L’intervento ha interessato anche una lastrina di marmo bianco, rivestita di tessuto in lino chiaro, posta
al centro della mensa a chiusura di un reliquiario ancora sigillato con ceralacca e
il restauro ha reso evidente la scritta ad inchiostro nero «Cappella privata di Sua
Maestà Carlo Alberto / 1837» con croce centrale in corrispondenza della sottostante
sigillatura in ceralacca.
Il dipinto su tela raffigurante la Sacra Famiglia con san Giovannino, inserito all’interno
di una cornice modanata, intagliata e dorata in parte “a guazzo” e in parte “a missione” (194 x 144 cm), mostrava fenomeni di degrado a carico del supporto tessile e
problematiche legate all’alterazione di restauri precedenti (ultimo nel 1961) particolarmente visibili sul corpo del Gesù Bambino, sulla testa di san Giuseppe, sul volto
della Vergine, sul braccio e sulla fronte di san Giovannino. La superficie appariva
anche segnata da crettature diffuse con alcune piccole cadute di film pittorico e
strati preparatori lungo il margine estremo destro. Il film protettivo non mostrava
particolare ingiallimento, tuttavia la superficie era interessata da consistenti depositi superficiali di polveri grasse. Il supporto presentava diffuse deformazioni e allentamento della tensione al telaio. In laboratorio si sono potute appurate meglio le
condizioni in cui si trovava la tela di supporto al dipinto e il sistema telaio/cornice
che non hanno richiesto particolari interventi se non di normale manutenzione e
una leggera ritensione che ha ricondotto l’opera nella condizione originaria eliminando deformazioni e allentamenti. La superficie del dipinto ha richiesto un delicato intervento di pulitura e restauro, condotto con sistemi tradizionali sulla base
di quanto le analisi propedeutiche avevano indicato. Rimuovendo il dipinto dalla
cornice è anche emersa, accanto alla data «1845» già visibile, la scritta «gennaio».
L’intervento si è concluso con la consueta applicazione del film protettivo e l’opera
palagiana ha ripreso appieno le sue delicate tonalità coloristiche.
Anche i quattro candelabri ad un lume, il Crocifisso centrale e le tre cartagloria in
bronzo dorato risultavano in buono stato di conservazione ma tutti segnati da depositi superficiali incoerenti diffusi, eliminati senza difficoltà con il restauro che ha
riguardato anche minime sistemazioni strutturali.
Il restauro della coeva tappezzeria in velluto di seta rosso scuro è stata, invece, una
delle operazioni più complesse: i teli di circa 50 cm di larghezza per 3,5 m di altezza,
cuciti fra loro ovviamente a mano, erano ancorati alle pareti tramite chiodature
agli estremi superiore e inferiore, su listelli di legno murati. Fra la muratura e i teli
era stato applicato uno strato intermedio di protezione in tessuto di lino cerato,
anch’esso intriso di polvere e detriti dovuti a distacchi dell’intonaco sottostante. In
un angolo della tappezzeria è stata ritrovata la tesserina cartacea con il numero 576
relativo all’Inventario Dotazione Corona del 1908.
Il velluto si presentava in condizioni decisamente critiche dovute a un consistente
97
Maria Carla Visconti
Il restauro della Cappella privata del re Carlo Alberto
forse esito di un restauro degli anni Sessanta del Novecento – fissate dal retro con
colla animale insieme sia altre in semplice carta colorata. L’opera è stata importante e complessa, ma la tappezzeria carloalbertina, ora ricollocata in sede, ha ripreso
decisamente consistenza e dignità ma, soprattutto, le sue condizioni conservative
risultano assolutamente migliorate per garantirne la durata nel tempo.
Interventi manutentivi hanno interessato anche il pavimento ligneo – che portava
segni di passate integrazioni non coerenti – ripristinandone la complanarità, sostituendo alcuni listelli e provvedendo ad un’accurata pulitura con ceratura finale,
così come è stata risanata e pulita la struttura esterna della cappella in affaccio
sulla retrostante sala cieca delle Torciere.
Progetto e Direzione Lavori: arch. Maria Carla Visconti con la collaborazione in fase
operativa del dott. Franco Gualano per il restauro del dipinto e degli apparati tessili.
L’intervento di manutenzione e restauro è stato affidato alla ditta Doneux e soci –
Restauro d’opere d’arte scrl di Torino.
deposito particellare di superficie – che formava una patina grigiastra rendendo
l’ordito di pelo del velluto fragile e rigido al tatto – e a diffusi fenomeni di perdita del
pelo, abrasioni, tagli e lacerazioni che minavano la stabilità strutturale dell’insieme.
Solo a ponteggio allestito è stato possibile visionare in modo completo e puntuale l’effettivo stato di conservazione del tessuto ottocentesco e si è dovuto prendere atto dell’impossibilità di operare il delicato restauro senza smontare i teli dalla
loro sede come inizialmente previsto. Per la conservazione del prezioso tessile è
risultato infatti indispensabile l’applicazione di un supporto – una tela ausiliaria di
sostegno in cotone e di colore adeguato, fissata con resina termoplastica in sottile
film riattivata a caldo – sia per ridare consistenza ai teli, sia per poter risarcire i tanti
tratti lacerati o consunti. Ai numerosi tagli sono state applicate sul retro strisce
di leggero tessuto d’organza mentre le abrasioni più evidenti sono state abbassate
cromaticamente con colori a tempera e pigmenti in polvere. Erano presenti anche
numerose toppe sia di tessuto damascato proveniente dalla vicina Sala del Trono –
98
1. Cappella privata del re
Carlo Alberto, dettaglio
dell’altare, dopo il
restauro
1
BCABo, GDS, raccolta Disegni Palagi, nn.
2458, 2730, 2733, 2949, 2950, 732, 907, 921.
2
ASTo, Inventari, mazzo 12853, Inventario
de’ mobili esistenti ne’ Reali Appartamenti del
Palazzo di Torino, 1815.
Barbero 2016, pp. 202-203.
3
ASTo, Fondo Real Casa, Azienda Generale
della Real Casa, Regno di Carlo Alberto,
mazzo 2026, busta 73, 5 luglio 1837
4
Pescarmona 1980, scheda n. 412, pp.
440-441.
5
Rovere 1858, p. 196.
99