Rassegna Italiana di Linguistica Applicata
Quadrimenstrale di ricerca linguistica e glottodidattica
Anno XLIX
2-3/2017
Fondatore Renzo Titone
Direttore Elena Porcelli
Direttore emerito Gianfranco Porcelli
Direttori scientifici Paolo Balboni e Matteo Santipolo
Comitato dei revisori scientifici
A. Abi Aad (Cagliari), S. Arduini (Urbino), C. Bazzanella (Torino),
A. Benucci (Siena Stranieri), G. Bernini (Bergamo), M. Bondi (Modena e Reggio E.),
E. Bonvino (RomaTre), C. Bosisio (Milano Cattolica),
S. Cacchiani (Modena e Reggio E.), F. Caon (Ca’ Foscari), G. Caprara (Malaga),
M. Cardona (Bari), S. Caruana (Malta), E. Cognigni (Macerata),
C. M. Coonan (Ca’ Foscari), D. Coppola (Pisa), E. Corino (Torino),
E. M. Daloiso (Ca’ Foscari), B. D’Annunzio (SDA), A. De Marco (Cosenza),
A. De Meo (L’Orientale), P. Desideri (Chieti-Pescara), P. Diadori (Siena Stranieri),
E. Di Martino (Napoli SOB), B. Di Sabato (Napoli SOB),
R. Dolci (Perugia Stranieri), P. Giuliano (Napoli), A. Huguet (Lleida),
G. Iamartino (Milano Statale), Cecilia Poletto (Padova), M.-C. Jamet (Ca’ Foscari),
M. G. Lo Duca (Padova, in pensione), G. Iamartino (Milano Statale),
M.-C. Jamet (Ca’ Foscari), L. Lopriore (Roma Tre), M. C. Luise (Udine),
G. Mansfield (Parma), C. Marello (Torino), M. Masperi (Grenoble 3),
P. Mazzotta (Bari), C. Melero Rodrìguez (Ca’ Foscari), M. Mezzadri (Parma),
T. Munyangeyo (Leeds Beckett University), C. Poletto (Padova),
M. Rapacciuolo (Atene Politecnico), E. Nardon (Brescia, Cattolica),
P. Palladino (Pavia), G. Pallotti (Modena e Reggio E.),
A. Perri (Napoli SOB), E. Piccardo (Toronto OISE),
G. Porcelli (Milano, Cattolica, in pensione), C. Preite (Modena e Reggio E.),
A. Proietti Basar (Istanbul, Yildiz), Leonel Ruiz Miyares (Santiago de Cuba),
G. Serragiotto (Ca’ Foscari), F. Sisti (Urbino), R. Sosnowski (Cracovia Jagellonica),
M. Stegu (Vienna Wirtschaftsuniversität), C. Vinti (Perugia), M.-B. Vittoz (Torino),
C. Williams (Foggia), M.T. Zanola (Milano, Cattolica), N. Zudic (Koper/Capodistria)
BULZONI EDITORE
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ISSN 0033-9725
© 2017 by Bulzoni Editore S.r.l.
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Sommario
EDITORIALE
PAOLO E. BALBONI, Un cambio di mano, non di visione sulla
linguistica ‘applicata’ ..........................................................
p.
7
MARINA CASTAGNETO, Testi e tessuti: la comunicazione tramite kanga ................................................................................
»
13
ANNA CICALESE, Il discorso del Papa. Un’analisi linguisticopragmatica della serie tv ‘The Young Pope” ......................
»
29
MARIACRISTINA FALCO, RAFFAELE GUARASCI, ALESSANDRO
MAISTO, SERENA PELOSI, Marcovaldo ovvero Le stagioni
in città: un esperimento computazionale .............................
»
47
SIMONA MESSINA, La sceneggiatura tra letteratura e cinema.
Giorgio Bassani: “Il giardino dei Finzi-Contini” ..............
»
65
MONTI JOHANNA, CHIUSAROLI FRANCESCA, Il codice emoji da
Oriente a Occidente: standard Unicode e dinamiche di internazionalizzazione .............................................................
»
83
ARIANNA ROMANI Dalla carta alla pellicola: la trasposizione
cinematografica di “io non ho paura” ................................
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103
FABIO ROSSI, La Terramatta di Rabito e Quatriglio: cortocircuiti verbali e iconici per attraversare la storia del Novecento ......................................................................................
»
117
DANIELA VELLUTINO, Italiano@comune. Aspetti testuali, lessicali e terminologici dell’italiano istituzionale dei tweet ...
»
131
SEZIONE MONOGRAFICA
5
SEZIONE MISCELLANEA
ADA BIER, Invested effort for learning in CLIL and student motivation: How much are they related? Answers from the
Italian context .......................................................................
»
149
FABIO CAON, Educazione linguistica, stili cognitivi e stili di
apprendimento: la riflessione italiana .................................
»
173
MICHELE DALOISO Metafore e metonimie nel discorso scientifico e divulgativo sui disturbi dell’apprendimento.
Un’analisi linguistico-cognitiva ..........................................
»
193
MARGARET RASULO, The contribution of Web 2.0 learning environments to the development of social autonomy in language learning ......................................................................
»
211
EDOARDO LOMBARDI VALLAURI, Implicit content and implicit
responsibility in the language of advertising ......................
»
233
MARCO MEZZADRI, La sindrome del pendolo: tra sviluppo delle competenze d’uso e studio delle forme. Un’analisi in
chiave storica di tendenze millenarie nella didattica delle
lingue ....................................................................................
»
255
Guida per gli autori ......................................................................
»
271
6
A NNA C ICALESE
IL DISCORSO DEL PAPA.
UN’ANALISI LINGUISTICO-PRAGMATICA
DELLA SERIE TV ‘THE YOUNG POPE’
Abstract
La serie televisiva ‘The Young Pope’ si presenta come un interessante
prodotto mediatico, sia dal punto di vista semiotico-testuale che linguistico.
Pio XIII risulta sin dalle prime scene un personaggio sui generis, un improbabile Pietro che vuole ricostruire la Chiesa con regole innovative che si
scopriranno ben presto oscurantiste, altre volte misteriose. L’enunciatore,
santo e blasfemo, usa il détournement e l’ironia per ribaltare ogni discorso ci
si aspetterebbe da un pontefice, creando un inevitabile effetto straniamento.
L’analisi verterà sulle caratterizzazioni più salienti del linguaggio del Papa
(lessico e relazioni comunicative) e su alcuni simboli con cui viene raccontato il suo mondo possibile.
The television series ‘The Young Pope’ is an attractive media product,
in terms semiotics and linguistics. Pio XIII is an unlikely Pietro who wants to
rebuild the Church with innovative rules that we discover later to be obscurantist and mysterious. The protagonist, holy and profane, uses the ‘détournement’ and irony in order to overturn every speech we would expect from a
Pope, creating an inevitable estrangement. We develop our analysis noting
the most important characterizations of his speech (lexicon and communicative relationships) and some symbols about of his ‘possible world’.
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Università di Salerno
La serie televisiva ‘The Young Pope’ 1, che qui prendiamo in esame
per qualche riflessione linguistica e semiotica, si presenta come un originale prodotto mediatico, sia dal punto di vista delle tematiche trattate sia dal
punto di vista della scrittura. I linguaggi si alternano nella ricerca del perfetto equilibrio tra silenzi evocativi, ricchi di immagini oniriche di matrice felliniana, e parole di grande incisività, che rappresentano la vera e propria
azione di una vicenda chiusa in un luogo statico dove è la parola a creare
movimento, dalla preghiera al concordato politico2.
La vicenda si sviluppa a partire dalla salita al soglio pontificio di Lenny Belardo (Papa Pio XIII) un americano di 47 anni abbandonato dai genitori hippies all’età di 7 anni presso un orfanatrofio, dove è cresciuto sotto la
protezione di suor Mary. Lenny viene selezionato per l’alto incarico non
grazie alle sue lodevoli attitudini quanto per la sua scarsa incisività e la
conseguente manovrabilità da parte del Collegio (benché il cardinale Voiello sosterrà che sia stato lo Spirito Santo ad aver ‘soffiato’, decidendo le votazioni). Contro ogni previsione, invece, il giovane Papa non tarderà a mostrarsi tutt’altro che remissivo e poco incline a ricatti e compromessi, dando
il via al suo mandato con regole e precetti del tutto contrari ai protocolli vigenti. Benché il tema dominante concerna la dimensione pubblica della vicenda, sviluppata sulla triade ‘Papa, Vaticano e potere’, le linee narrative
rivelano numerosi percorsi di senso che prendono in esame l’aspetto più
umano e sofferente del protagonista, sospeso nella ricerca della verità, sia
come figlio abbandonato che come scettico religioso. La stessa presenza di
suor Mary (chiamata al Vaticano insieme al fedele amico Andrew per collaborare con lui) ripropone continuamente l’eterno e combattuto rapporto
madre/figlio, dai due riconosciuto ma represso per i rispettivi ruoli gerar-
1
Scritta e diretta da P. Sorrentino, in onda su Sky Atlantic nei mesi di Ottobre e Novembre 2016, la serie si articola in 10 puntate. Tra i protagonisti qui citati Jude Law (Papa
Pio XIII), Diane Keaton (suor Mary sua tutrice), Silvio Orlando (il cardinale Voiello, segretario di Stato). Co-produzione internazionale (Sky, Canal+, HBO), è stata girata parzialmente in inglese e parzialmente in italiano. Qui riferiamo la versione doppiata.
2
Precisiamo che il tone of voice alterna ironia e solennità, surreale e verosimile:
basti citare la t-shirt di suor Mary con la scritta I’m a virgin, but this is an old shirt, il
napoletano Voiello che invoca i calciatori del Napoli anziché i Santi e non disdegna un
linguaggio scurrile se occorre (‘Pettola, e rutt ‘o cazz’; ‘Eccellenza ‘o dici a mammeta’).
Per contro gli intrighi del collegio vertono su più seri e verosimili scandali e ricatti nonché amoralità sottaciute (alcolismo, omosessualità, pedofilia ecc.).
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1. Un Papa orfano, una suora e un cardinale
chici. Nel primo incontro, il bambino individua subito nella donna la sostituta simbolica3:
Lenny: (stringendole la mano per presentarsi) Mà…
Suor Mary: Non chiamarmi mà, chiamami suor Mary. (I puntata)
Sarà a seguito dello sgradito commento Lenny semper puer, che il Papa le impedirà ogni privilegio affettivo, riportandola al livello di tutti i subordinati:
1.
Lenny: Da ora in poi dovrai chiamarmi sua Santità. (II p.)
Solo nell’ultima puntata, quando si saranno ristabiliti tutti gli
equilibri, si assisterà alla partenza della donna e al ripristino dei
ruoli precedenti:
2.
Lenny: Suor Mary ha terminato il suo compito. Il Papa bambino
si è fatto uomo, prima gli serviva una figura materna, ora invece
un collaboratore (X p.)
3.
Suor Mary: Posso tornare a chiamarti Lenny?
Lenny: Solo se io posso chiamarti mà.
Suor Mary: Sì puoi chiamarmi mà. (X p.)
L’arco di trasformazione del personaggio permette ora di instaurare finalmente quel rapporto inizialmente negato, senza la morbosa necessità
dettata dall’assenza e dalla solitudine. In egual modo, il cardinale Spencer
suo tutore, rappresenta il padre assente, cui mostra le proprie fragilità otte4
nendo, in risposta, soltanto giudizi e rifiuti :
4.
Spencer: Tu non sai amare […]
3
La stessa suor Mary (a sua volta orfana come si scoprirà nell’ultima puntata) dirà
ad Andrew di non essersi pentita di prendere i voti perché questo le ha permesso di ‘allevare’ lui e Lenny: una dichiarazione che fa sopravanzare l’istinto materno a quello di
serva di Dio.
4
Un utile punto di vista per analizzare questi dialoghi è l’Analisi Transazionale
dello psicoanalista E. Berne, in cui si distinguono gli stati compresenti dell’Io: Genitore,
Bambino e Adulto. Lo stato del G (critico/amorevole) si introietta nei primi 5 anni con
precetti e divieti, protezione, affetto; quella del B (libero/ribelle/adattato) è la risposta dei
primi 5 anni e riguarda voleri, spontaneità, scoperta, capriccio; lo stato A si sviluppa dai
10 mesi e riguarda il pensiero autonomo. In questi due passaggi è evidente il rapporto
giudicante e censorio di Spencer (G critico) e la necessità di avere protezione e supporto
da parte di Lenny (B adattato).
31
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1.
5.
Lenny: Io ho bisogno di te […] Aiutami a scrivere la mia prima
Omelia.
Spencer: Ma io non ho bisogno di te […] Sei il Papa ora e sei
tutto solo, come lo sei sempre stato. Non sei niente. (II p.)
La vicenda si muove in un’alternanza continua tra il tema del potere e
il tema dell’abbandono, lasciando molte domande allo spettatore circa la
formazione dell’ethos del protagonista.
2. Io sono una contraddizione
Occhiali da sole, cappello bianco a tesa larga, sigaretta, fisico palestrato, solo una CocaCola Cherry Zero a colazione, sguardo arguto e sprezzante: queste alcune delle pertinenze visive che ci presentano un personaggio
al di fuori di ogni frame sui ‘Santi Padri’ già raccontati dal cinema e dalla
storia. Un Papa che chiede complicità e partecipazione già dai titoli di testa
quando, camminando con fierezza davanti a sé, gira il volto verso la macchina da presa ammiccando al pubblico con un occhiolino e un sorriso beffardo. Citando Goffman (1959) la presentazione di Lenny, per quanto sui
generis siano le forme stilistiche, rispetta a pieno quella del ‘capo’ (in questo caso della Chiesa) ovvero dell’individuo che manifesta ai membri del
suo gruppo tutte le caratteristiche morali e sociali che deve detenere. Il suo
désire5 risulta essere sdoppiato in due obiettivi: quello privato con la ricerca
5
Secondo Truby (2007: 61) il désire, che è la forza propulsiva della narrazione,
deve seguire tre regole: aumentare progressivamente di importanza ed intensità, essere il
più specifico possibile, essere appagato – se appagato – solo sul finale della storia. In tal
senso il doppio désire che riusciamo ad individuare (rivoluzionare la Chiesa e trovare i
genitori) sembrano solo parzialmente attuati sul finale: nelle ultime scene, dopo una lunga ellissi temporale nella quale non sappiamo realmente cosa sia accaduto, vediamo
Lenny sul balcone di Piazza S. Marco per l’Omelia: i cardinali sono ora tutti a lui devoti
e i fedeli lo attendono numerosi. Avendo rifiutato dal principio questa forma di esibizione possiamo inferire che i fedeli siano diventati degni di vedere il Papa o, al contrario,
che Lenny si sia semplicemente adeguato ai rituali. Per il secondo punto, i genitori che
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Lenny: Non parlarmi così ti prego, mi fai male […] Io voglio che
tu prenda il suo posto, lavoreremo insieme, fianco a fianco, così
potrai continuare a guidarmi come hai sempre fatto.
Spencer: Ma sei pazzo? Così tutti diranno che hai fatto un favore
a un amico […] Tu non sai un cazzo, sei solo un ragazzo con gli
occhi azzurri. (II p.)
Non volere, non dovere:
6. Pio XIII è un totale fallimento, mi dimetterò non c’è altro da fare. (VII p.)
Potere:
7. Lenny: Ho preso una decisione importante, lei andrà a New
York si occuperà del caso Kurtwell
8. Gutierrez: Perché vuole punirmi ora Santità?
Lenny: Non è una punizione questa è una promozione, mi fido di
lei. (IV p.)
Sapere:
9. Gutierrez: Cos’altro sa di me Santo Padre ?
Lenny: So tutto quello che un uomo di potere è tenuto a sapere
sui suoi collaboratori ed io, non Voiello, sono l’uomo più potente
che lei conosca. (V p.)
Delle sue contraddizioni Lenny va molto fiero, le declama come fossero un dovere, un patrimonio morale incluso nei misteri della fede:
10. Spencer: Chi sei tu Lenny?
Lenny: Io sono una contraddizione. Come Dio uno e trino, trino e
uno. Come la Madonna Vergine e madre. Come l’uomo buono e
cattivo. Io sono il Papa. (IV p.)
laddove sul finale, l’essere umano più adulto e consapevole, sarà congiunto
con la sua fede e con i fedeli che aveva precedentemente osteggiato:
crede di vedere nella folla potrebbero essere solo un’allucinazione dettata dalla brama di
ricongiungersi a loro, in ogni caso determinano un ulteriore fallimento dato che, comunque, gli voltano le spalle e si disperdono nella folla in chiaro segno di diniego.
6
Nella semiotica narrativa greimasiana il ‘Programma narrativo’ si riferisce al percorso che il Soggetto deve intraprendere per congiungersi con il suo obiettivo (Oggetto
di valore). Si confronti almeno Greimas 1983.
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dei genitori ‒ mai realmente attuata ‒ e quello pubblico, con la presa del
potere assoluto e la manipolazione dei fedeli, entrambi sottoposti ad una
competenza modale, piuttosto altalenante, che spesso mette in crisi l’esito
delle ‘prove’ richieste. In molte fasi del Programma Narrativo6, infatti, le
modalità necessarie per intraprendere l’obiettivo sembra vacillino per quanto riguarda il volere e il dovere mentre il sapere e il potere sembrano più
caratteristici del personaggio, come dimostrano le ripetute azioni e alcune
battute:
Sul piano religioso Lenny si mostra ribelle, rivoluzionario e non incline
a nessuna regola prestabilita; ben presto però si intuisce che le sue rivoluzioni, apparentemente progressiste sono rivolte ad un nuovo oscurantismo7 dove
si auspica una Chiesa ancestrale più vicina a Dio, avvolta nel mistero e meno
intrisa di apparenze e apparizioni in pubblico8. Contraddittorio e spigoloso,
demoniaco e fragile, nomade e prigioniero, vive di domande irrisolte tra le
quali la più dannata è quella sull’esistenza stessa di Dio:
12. Una suora: Non voglio dubitare dell’esistenza di Dio.
Lenny: (a parte) Non sei la sola a dubitare.
Una suora: Come ha detto?
Lenny: Ho detto che comprendo. (IV p.)
13. Lenny: Sin da bambino ho imparato a confondere il prossimo sui
miei veri pensieri nella mia testa […] Sto dicendo che io non
credo in Dio.
Tommaso: Cosa dice mio Santo Padre?
Lenny: Tommaso, stavo scherzando. (I p.)
battuta quest’ultima proferita con la massima serietà, dove è ben espresso il
paradosso del mentitore (Se ho imparato a confondere il prossimo, posso
confondere voi a maggior ragione facendo finta di scherzare) il cui valore
di verità sarà avallato da ulteriori dubbi verosimilmente motivati:
14. Non vedo Dio perché non vedo mia madre e mio padre. (VI p.)
15. Quelli che credono in Dio non credono a niente. (X p.)
L’idea di un Papa ateo inizia ad una caratterizzazione surreale quanto
complessa, come si evince da alcune espressioni in cui si alternano tratti già
definiti nella Poetica di Aristotele come nobili ed ignobili. Si manifesta così il personaggio complesso che Barthes (1970: 173) celebrava come ‘una
7
Fra le affermazioni di Lenny dirette verso questa ideologia: È meglio contare su
pochi che sono affidabili piuttosto che su molti che sono distratti e magari indifferenti.
Le pubbliche piazze sono state riempite forse, ma i cuori sono stati svuotati di Dio […]
Da questo momento la liturgia non sarà più un appuntamento mondano, ma sarà duro
lavoro e il peccato non sarà più perdonato ad libitum. (VI p.)
8
In realtà l’Omelia sognata all’inizio della prima puntata dichiara che l’inconscio
di Lenny è assolutamente proteso verso la libertà e l’innovazione a dispetto di quanto
dirà poi coscientemente nella veglia (Ho sognato che dicevo cose indecenti…).
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11. Un giorno io morirò e allora finalmente vi potrò abbracciare
uno ad uno, sì, io ho fede che potrò. (X p.)
vendicativo9
16. Voiello: Adesso chiedo il suo perdono.
Lenny: Non sono sicuro che sia abbastanza.
Voiello: Vuole le mie dimissioni?
Lenny: Non sono sicuro che sia abbastanza, mi porti il fascicolo
per la deposizione dei cardinali. (III p.)
vanitoso:
17. Sono più bello di Gesù. (III p.)
18. (alla signora Ministro della Groenlandia): Lo so, sono molto bello
ma la prego ora cerchiamo di non pensarci. (IV p.)
19. (al Presidente del Consiglio): Pio XIII appare con i suoi splendidi occhi azzurri, e la sua bocca rotonda e morbida, un’immagine
abbagliante così abbagliante che fa diventare ciechi,
un’immagine di grande potenza, suggestiva un po’ come quella
di Cristo. (VI p.)
ironico:
20. Esther: Lo abbiamo chiamato Pio.
Lenny: Un nome da uccelli, volerà alto. (VI p.)
autoritario:
21. Lenny: Mi porterebbe una tazza di caffè Eminenza?
Voiello: Certamente… Amatucci!
Lenny: Non l’ho chiesto a lui. L’ho chiesto a lei. (I p.)
goliardico:
22. Lenny: Come vedi niente è cambiato.
9
Le vendette punitive e umilianti ci mostrano il suo lato demoniaco. A volte chiede la complicità di Dio (prega per far morire la malfattrice suor Antonia), altre volte opera al suo posto, decidendo del destino dei peccatori come nel caso dell’arcivescovo
Kurtwell un pedofilo, affetto dal morbo di Parkinson, che, dopo aver confessato i suoi
orrendi abusi sui minori, spera di poter ritornare a New York assolto dai suoi peccati. In
una delle scene più drammatiche e intense, Lenny, fintamente accondiscendente, gli
chiederà di mostrare sul mappamondo la meta ambita, ben cosciente che il tremolio della
mano non centrerà la città americana bensì qualsiasi altro luogo che Lenny tradurrà arbitrariamente con ‘Alaska’, come già fatto in altra occasione. Scagionatosi con ‘È stato
tradito dalla sua malattia’ demanda all’altro la responsabilità delle proprie azioni.
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collezione di sèmi’, un luogo di confluenza di qualità-aggettivi che qui rintracciamo in alcune frasi chiave:
sognatore:
23. Dove vanno gli aerei che noi non prendiamo? Se ne vanno altrove in posti dove non sono mai stato. (VIII p.)
malinconico:
24. Mai un prete non cresce mai, perché non può diventare padre,
sarà per sempre figlio, proprio per questo ci siamo imposti il celibato XIII secoli fa, per essere figli di Dio e non prendere il suo
posto. (VII p.)
25. Della mia infanzia ricordo solo che un giorno non c’era più. (X
p.)
amorevole:
26. (commosso ai suoi assistenti) Vi voglio bene. (IX p.)
27. (a Gutierrez) Torni a casa. Io l’aspetto. (IX p.)
Ritorna ancora l’evidenza dell’eterna armonia degli opposti dove le
fragilità dell’uomo e le sue ambizioni si congiungono ai dolori del bambino
e alle sue radicate mancanze.
3. La conversazione asimmetrica: deferenza e relazioni di ruolo
Premesso che vediamo raramente Lenny abbandonare il suo ruolo istituzionale10, possiamo valutare il suo apporto alla conversazione sempre e
soltanto in relazione alla rete gerarchica di cui è regista, ovvero soggetto
con il potere di governare le interazioni e detenere diritti negati agli altri
partecipanti, su cui esercita un potere di controllo11:
10
Sono rare le occasioni in cui il Papa si confronta da ‘uomo’ con persone esterne
fuori dalle mura vaticane (Siamo chiusi in gabbia e se usciamo moriamo): resta significativo l’incontro casuale nella hall di un albergo con una escort.
11
In altre situazioni qui non riportate il retroscena favorisce una diversa organizzazione conversazionale: ad esempio la sua relazione con la responsabile del marketing si
basa su una complicità che sfiora l’erotismo laddove quella con Gutierrez assume i toni
di una amichevole seduta psicoanalitica. Gli esempi citati, invece, corrispondono sostanzialmente alle conversazioni ‘regolative’ in cui il Papa ricopre un ruolo di comando e di
supremazia assoluta con chiunque gli si presenti al cospetto.
36
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Andrew: Qualcosa è cambiato, prima eri solo un coglione, ora
sei diventato Papa.
Lenny: Dai fumiamoci una sigaretta di nascosto, come facevamo
da ragazzi. (VI p.)
Tali differenze di status, qui espresse in maniera palese dalla carica di
autorità ricoperta dal protagonista e dai ruoli subordinati di tutti gli altri, si
manifestano a maggior ragione attraverso gli allocutivi:
Per quanto riguarda gli allocutivi, le convenzioni esistono già, e ci sono
norme che ne regolano l’uso differenziale secondo le relazioni di ruolo.
Quando queste relazioni coinvolgono diritti e obblighi diversi che comportano un potere disuguale, è più probabile che si presentino allocutivi
asimmetrici. […] Se desideriamo specificare il potere differenziale tra i
partecipanti, dobbiamo conoscere la struttura di diritti e doveri che definisce le loro relazioni di status. Robinson 1972: 151-152)
Nonostante il protocollo preveda precisi ‘rituali di accesso’ con aperture conversazionali quali ‘Beatissimo Padre’, ‘Sua Santità’ o ancora ‘Mi
permetta Santo Padre’, ‘Può concedermi in nome della mia veneranda
età…’ ecc., Lenny non disdegna ulteriori formalismi che manifestino le posizioni di subordinazione e gli annessi diritti e doveri. Ricordando Durkheim (1912) e il suo riferimento ai riti12, sarà proprio a questi che Lenny si
appellerà apertamente, instaurando un ‘rituale di presentazione’ nel quale
preciserà le prescrizioni da attuare in sua presenza. La cuoca personale Suor
Bice è la prima a farne le spese quando, offrendogli bonariamente i suoi
servigi, viola i cosiddetti ‘rituali di discrezione’ (interdizioni che prevedono
azioni da non fare) che andranno immediatamente ripristinati recuperando
‘cortesia’ e ‘decoro’13. Non solo la donna oltrepassa la distanza di sicurezza
dello spazio personale, strapazzandolo con pizzichi e baci mentre lui le
12
Prendendo spunto proprio dalla religione come esempio di società organizzata
che sovrasta l’individuo, il sociologo precisa che religioni diverse hanno in comune cose
in cui credere, ‘credenze’ intese come stati di opinione e ‘rituali’ intesi come comportamenti da seguire rigidamente, dove la forma risulta di fondamentale importanza essendo
privi di scopo ma ricchi di senso. Le credenze, inoltre, danno vita alla distinzione tra sacro e profano dove il primo prevede tutto quanto è serio, rispettato, da avvicinare con la
dovuta formalità e deferenza e il secondo tutto quanto non rientri in questa dimensione.
(Cfr. anche Boni 2007)
13
Crf. ancora Goffman (op. cit.)
37
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Parlare di disparità di potere interazionale significa entrare nel campo delle interazioni asimmetriche, cioè quelle interazioni comunicative in cui
non si realizza tra gli interagenti una parità di diritti e doveri comunicativi,
ma i partecipanti si differenziano per un eccesso diseguale ai poteri di gestione dell’interazione. (Orletti 2000: 12 e segg.).
28. Suor Bice: Allora Santo Padre carissimo, allora dì un po’ cosa ti
vuoi mangiare per pranzo? (baciandolo) Tu dillo sempre a Bice
tua che te lo preparo capito? Amatriciana, pasta e fagioli, carbonara…
Lenny (disgustato, al Maggiordomo) Sbaglio o ha detto ‘carissimo’?
Maggiordomo: Santità, Suor Bice è un po’ folkloristica.
Lenny: No, non è folkloristica è amichevole. Madre lasci che le
spieghi una cosa che lei nella sua pur lunga vita ancora non ha
compreso bene. I rapporti amichevoli sono pericolosi, si prestano
ad ambiguità, fraintendimenti conflitti e terminano sempre in malo
modo; i rapporti formali dall’altra parte sono limpidi come acqua
di fonte hanno regole che sono scolpite nella pietra, non c’è rischio di sbagliarsi e durano per sempre. Ora lei deve sapere che
non sono un amante dei rapporti amichevoli, sono invece un grande estimatore di quelli formali, dove ci sono rapporti formali ci
sono riti e dove ci sono riti regna l’ordine terreno. (I p.)
Come si può notare Lenny ripristina il rituale di ‘discrezione’ ricordando le forme di deferenza atte a non invadere e violare la sfera sacrale
attorno all’individuo, qui a maggior ragione un individuo-capo della comunità di cui si è semplici membri. Se, come sostiene Goffman (1959: 23):
La società è organizzata sul principio che qualsiasi individuo che possieda
certe caratteristiche sociali ha il diritto morale di pretendere che gli altri lo
valutino e lo trattino nel modo appropriato.
a maggior ragione in questo caso, la deferenza, contrariamente a quanto accade in genere, non va né conquistata nel tempo né pretesa, ma semplicemente dovuta (si pensi alle azioni rituali che la manifestano quali baciare la
mano, la scarpa, ecc.). Così redarguisce il cardinale Voiello, gerarchicamente meno distante, ricordando la dovuta deferenza:
29. Lenny: Eminenza, punto primo le consiglio di ritrovare quanto
prima possibile, la sua proverbiale finta gentilezza … (III p.)
e suor Mary, alla quale, come già accennato, vieta l’uso del nome del battesimo, disconfermandone ogni confidenziale privilegio:
30. Lenny: Da ora in poi dovrai chiamarmi sua Santità. (II p.)
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porge la mano (ripristinando la dovuta distanza dal suo corpo), ma si rivolge a lui con un inopportuno baby talk:
31. Lenny: Ho chiesto il suo parere suor Mary?
Suor Mary: No io…
Lenny: Allora smetta di parlare. (II p.)
ma soprattutto come ‘dominanza quantitativa’, ovvero come numero di parole proferite rispetto agli altri partecipanti, come mostrano le lunghe disquisizioni e i monologhi che tiene in pubblico. Interessante notare la ‘dominanza interazionale’ ovvero la possibilità di mettere in atto mosse forti o
deboli in termini di controllo delle sequenze, ad esempio con una domanda
che determina necessariamente un certo tipo di risposta debole. Nella prossima sequenza, la conversazione con il Prefetto della Congregazione per il
clero mostra la capacità inquisitoria con cui giungere a svelare la risposta
debole. Il Prefetto non ha votato per Lenny, ipotizzando che questi potesse
essere un conservatore al pari del suo maestro Spencer: il Prefetto si pone
in posizione one-up ostentando una presunta superiorità (dovuta probabilmente al fatto di ritenere i conservatori inferiori rispetto alle sue ideologie
più progressiste), fin quando Lenny non ripristina la sua dominanza con
una domanda precisa, della quale già conosce la risposta. In questo caso la
battuta mira volontariamente ad infliggere un’umiliazione, con la conseguente perdita di reputazione del Prefetto:
32. Prefetto: Ho pensato che anche lei fosse un conservatore. Lo è
Santo Padre?
Lenny: Lei cosa pensa?
Prefetto: Io penso che se il nome che ha scelto sta ad indicare
una continuità con Pio XII, allora c’è da essere preoccupati, non
dimentichiamo che Pio XI riteneva che Mussolini fosse l’uomo
della divina provvidenza. In ogni caso il collegio cardinalizio è
stato molto avventato nell’eleggere un pontefice le cui idee e il
cui orientamento non erano conosciuti.
Lenny: Sono d’accordo con lei è, stato avventato.
Prefetto: Ad ogni modo Santo padre la prego di non credere che
questa sia una critica alla sua persona…Lei mi ha posto una
domanda e io ho ritenuto mio dovere risponderle sinceramente.
Lenny: E io apprezzo molto la sua sincerità, ora le farò un’altra
domanda e lei mi farà la cortesia di darmi un’altra risposta sincera. Lei è omosessuale Eminenza?
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L’asimmetria nelle gerarchie viene ben mostrata anche come predeterminazione dell’alternanza dei turni (e su questo punto gran parte degli
esempi qui citati mostrano Lenny che pone domande e non risponde a quelle degli altri, che determina chi e quando debba parlare):
La risposta risulta essere debole in quanto ristabilisce semanticamente
la superiorità di Lenny sull’interlocutore (se è un conservatore allora considererà l’omosessualità un peccato gravissimo). L’ammissione, che in altro
contesto sarebbe da intendersi solo come dichiarazione della propria tendenza sessuale, qui risulta una confessione vergognosa e umiliante che ‘annulla’ ogni potere del Prefetto (che verrà probabilmente allontanato dalla
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Chiesa), primo tra tutti quello di poter continuare a parlare . Altro tipo di
dominanza è quella ‘semantica’ che si manifesta nella superiorità di
contenuti e nell’abilità a saper motivare il proprio punto di vista, in situazioni differenti:
33. Lenny (leggendo la letterina di un bambino): “Caro Papa cosa
devo fare per credere in Dio?” Voglio che rispondiate a tutti i
bambini… Lei cosa risponderebbe a questo bambino Eminenza?
Cardinale: Ehm io…
Lenny: Gli risponderete “Caro Tommy pensa a tutto quello che
ti piace, ecco che cos’è Dio”. (II p.)
34. Lenny: Sai Esther, Spinoza ci ha posto una sfida che è la più ardua di tutte, ci ha detto “Colui che ama Dio non deve pretendere
che a sua volta Dio lo ami”.
Esther: Non capisco che vuol dire.
Lenny: Lo so, ma col tempo capirai. (IV p.)
superiorità che può essere implicata anche quando non messa esplicitamente in discorso:
35. Lenny: (rivolto alla immaginaria riunione dei Papi): Io vi imploro confidatemi la più saggia delle cose che avete imparato.
Un Papa: Alla fine più che nel Signore è necessario avere fiducia
in se stessi, Lenny.
Lenny: Ah…uhm…non è che magari avete qualcosa di meglio,
no? È un luogo comune, una banalità. (X p.)
14
Il Papa ha assoluto potere di interrompere la conversazione quando lo ritenga opportuno anche grazie ad uno strumento predisposto a tal scopo. Schiacciando un pulsante
nascosto sotto la scrivania può richiamare nel salone un collaboratore che, con una falsa
motivazione (la colazione, un altro appuntamento ecc.), inviterà l’interlocutore o il Papa ad
allontanarsi immediatamente. È quanto accade a questo punto della conversazione.
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Prefetto: (lunghissima pausa, cambio espressione) Sì Santo Padre. (II p.)
36. Lenny: E se ti chiedessi di diventare il Prefetto della congregazione per il clero?
Andrew: Che succede se mi rifiuto?
Lenny: Succede che devo far valere la mia sovranità, sono il Papa adesso […] Me lo devi, come amico e me lo devi come uomo
di Chiesa che riconosce la mia autorità, tu devi fare quello che ti
chiedo. (V p.)
Nel seguente esempio, viene espressa una subordinazione rispetto al
tutore Spencer (l’unico verso il quale Lenny nutre rispetto reverenziale essendone figlio-allievo) e una superiorità rispetto a Voiello, avallata da una
palese minaccia:
37. Lenny: Non voglio certo insistere con Spencer, ma con lei sì
Voiello. Dunque. Io voglio che lei mi riveli esattamente le dinamiche che hanno portato alla mia elezione, lo dica qui, adesso
altrimenti quello a cui ha assistito in questi giorni non sarà altro
che l’antipasto del macabro banchetto che porterà la Chiesa alla
rovina, mi spieghi tutto qui adesso perché anche un attimo dopo
sarà troppo tardi … Io le ho appena ordinato a partire dalla sua
prossima risposta di dirmi perché sono stato eletto io…[…] Io le
ho appena ordinato di dirmi perché sono stato eletto … (III p.)
Nel discorso ai cardinali (ripreso qui parzialmente) dopo il quale gli baceranno la scarpa in segno di assenso e deferenza, gli imperativi declinati sui
verbi modali dovere e volere, si distribuiscono in un lungo monologo costruito come un discorso ‘argomentativo-regolativo’ dai toni autoritari e intimidatori, in cui le regole vengono decise e i ruoli definitivamente assegnati:
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Queste relazioni conversazionali confermano che il linguaggio deve
essere assunto come un ‘fare’, una struttura concettuale che organizza
l’esperienza (come hanno ampiamente discusso il secondo Wittgenstein, e
in svariate opere Austin, Searle, Peirce) e le relazioni. Ciò che ci preme
precisare qui è che gli enunciati contengono sempre intenzioni soggiacenti,
cioè un ‘dire’ non manifestato sia per volontarie omissioni-distorsioni (voler dire qualcosa di diverso da ciò che realmente si dice), sia per presupposizioni previste (dire qualcosa dando per assunto che l’altro comprenda)
ricostruibili grazie al contesto attoriale e alle sfere d’azione dei personaggi.
Il Papa, che detiene evidentemente il potere, può esprimersi con performativi diretti e forme imperative, laddove i suoi interlocutori, investiti
anch’essi di poteri, ma mai superiori al suo, esprimono dipendenza, timore
e astio in relazione al tipo di rapporto fiduciario in quel contesto esistenziale costituito:
Neanche nel richiedere le grazie Lenny sembra riconoscere una propria sudditanza verso i Santi, Dio e la Madonna: questi non vengono dunque ‘pregati’ o ‘implorati’ ma obbligati a procedere secondo il suo volere,
qualora lui stesso abbia decretato il valore della grazia. Così Lenny bambino che compie il suo primo miracolo, si rivolge a Dio con autorevolezza:
39. Signore dobbiamo parlare della madre di Billy, dobbiamo parlare io e te e non ci deve sentire nessuno. (IX p.)
allo stesso modo la preghiera alla Madonna, interpellata per rendere fertile
Esther, sarà composta da poche semplici parole, ripetute ossessivamente
con rabbia e disperazione:
40. Quei due ragazzi hanno un unico desiderio e tu dovrai esaudirlo.
Devi farlo, devi farlo, devi farlo (ripetuto circa 20 volte). Amen.
(V p.)
In nessun caso Lenny compie ‘gesti involontari’ che ledano il suo status simbolico o incrinino il contegno: citando ancora Goffman (1959: 64 e
segg.) l’attore può comunicare accidentalmente incapacità perdendo il con42
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38. Toc Toc non ci siamo, non ci siamo per nessuno […] Fratelli
cardinali dobbiamo tornare ad essere proibiti, inaccessibili e misteriosi questo è l’unico modo in cui ritorneremo ad essere desiderabili, questo è l’unico modo in cui nasce una storia d’amore e
non ho più voglia di vedere fedeli a mezzo servizio, io voglio solo
grandi storie d’amore, voglio dei fanatici di Dio perchè il fanatismo è amore, tutto il resto è soltanto un surrogato e deve restare
fuori dalla Chiesa […] Fissate questa parola in fondo alle vostre
anime ‘imperativo’. Da questo giorno in poi è questo che il Papa
vuole, che la chiesa vuole, che Dio vuole […] Quello che mi
aspetto è che voi facciate quello che vi ho detto di fare, non c’è
niente al di fuori dell’obbedienza a Pio XIII, niente eccetto
l’inferno, un inferno di cui voi non avete conoscenza ma io si
perché io l’ho costruito proprio […]. Io so che obbedirete perché
avete già capito da soli che questo Papa non ha timore di perdere dei fedeli se questi sono stati anche solo leggermente infedeli
e questo vuol dire che questo Papa non negozia su niente e non
negozia con nessuno, e questo vuol dire che questo Papa non è
ricattabile. Da questo giorno in poi la parola compromesso è
dunque bandita dal nostro vocabolario, l’ho cancellata io.
Quando Gesù sulla croce non fece nessun compromesso, neanche io ne farò. Amen. (V p.)
4. Qualche simbolismo
È nota la ricerca di Sorrentino per i simbolismi15 visivi. La serie si apre e
si chiude con un ricorso alla ciclicità, presentando gli eventi (il primo onirico,
il secondo reale) in piazza San Marco a Venezia16, città che i genitori avrebbero dovuto raggiungere dopo essersi separati dal figlio. La prima scena notturna mostra un’immagine surreale: un neonato che gattona su una piramide
di neonati alta decine di metri, dalla base della quale sbuca per la prima volta
lui, con il suo vestito bianco, candido, simbolicamente partorito come Papa
da una folla anonima di bambini. Questo incipit si collegherà alla scena finale
dove, in pieno giorno, sarà ancora la folla anonima, stavolta di fedeli presenti
all’omelia, a decretare una diversa forma di morte/rinascita. Lenny, dopo aver
creduto di vedere i genitori che gli voltano le spalle, si accascia (forse muore)17 tra i cardinali che lo sorreggono: il legame è ormai spezzato e può abbandonarsi nelle braccia della Chiesa e di Dio.
Le produzioni filmiche di Sorrentino presentano spesso un animale
che, in una fugace comparsa anche esterna allo sviluppo delle azioni, rappresenta qualche antico simbolismo relativo ad una situazione o ad un carattere del personaggio18: significativo appare qui il canguro trovato nel capannone dei regali e la punteggiatura delle sue apparizioni. Rimandando
15
Benché il concetto di ‘simbolo’ sia molto discusso in ambito semiotico, psicologico e antropologico, non faremo qui riferimento a nessun particolare ancoraggio teorico
per operare la nostra personale analisi.
16
La stessa piazza allagata dall’acqua alta di notte, è protagonista di un altro sogno
nel film ‘Youth’ (2015).
17
La conclusione è sospesa per dare seguito alla seconda stagione. Inferiamo che
non muoia realmente ma muoia di sé stesso solo il suo legame con il passato mettendo in
atto finalmente il saggio consiglio: Non devi farti inseguire dai morti, altrimenti loro
inseguiranno te (IV p.).
18
La ricorrenza di simboli archetipici teriomorfi risponde ad un immaginario umano universale indispensabile, tant’è che le classificazioni semantiche dei sostantivi prima
ancora di corrispondere a categorie sessuali (maschile/femminile) si realizzavano primitivamente sui tratti animato/inanimato. Cfr. Durand (1963).
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trollo dei suoi muscoli (inciampando, balbettando, facendo una papera
ecc.); può dimostrare accidentalmente di essere troppo o troppo poco interessato all’interazione (sbadigliando, apparendo nervoso, colpevole o imbarazzato ecc.) o, infine, mettere in gioco una regia inadeguata sbagliando
ambientazione o la sincronia. Nulla di tutto questo accade al protagonista
che, anche nei momenti di debolezza, dimostra secondo l’assioma di Protagora di essere ‘misura di tutte le cose’.
Conclusioni
Questi pochi esempi non rendono la complessità della sceneggiatura
dove, oltre ai temi e ai dialoghi, sono le figure (gli scenari, i costumi, le luci, i corpi), i simbolismi visivi e la recitazione a creare quel giusto equilibrio tra i linguaggi che ha consentito la riuscita di un progetto audiovisivo
audace e ha dato vita ad un personaggio indimenticabile.
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DURAND G., 1963, Les structures anthropologiques de l’imaginaire, Paris, Bordas.
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alla maternità, l’animale non viene messo in gabbia ma lasciato nei giardini
libero di muoversi, evocando così la madre nomade. Comandandolo (Salta!) Lenny riscatta metaforicamente il suo dominio sulla donna e sulla natura che questa, a sua volta, rappresenta. Non a caso il ritrovamento del cadavere del canguro seguirà al consiglio datogli di seppellire a Venezia due
bare vuote, come resa definitiva rispetto alla ricerca dei genitori Alcuni
simbolismi si ritrovano anche nel registro visivo, grazie ad alcuni piani e
movimenti della macchina da presa. Nell’inquadratura tra Lenny e Voiello
(V p.) una contre-plongée situa il Papa su un muretto del parco e Voiello in
basso. Già noti ad O. Welles e ad A. Hitchcock, questi espedienti espressivi
legati alla posizione alto/basso del ‘punto di vista fisico’, sono capaci di
fornire indizi, consentendo al narratore di sbirciare dentro la mente dei personaggi, riferendone i contenuti da una certa prospettiva (Chatman 1978). Il
dominio che Lenny ha conquistato si manifesta qui attraverso un’immagine
che va a corroborare le metafore mettere qualcuno sotto i piedi e guardare
dall’alto in basso, entrambe espressioni di un rapporto one-up/one-down. In
un arcaico ritorno ai miti che vedevano connesse le divinità con gli elementi della natura, anche i fattori atmosferici sembrano essere comandati dai
suoi umori e dalle sue azioni: pioggia e tempesta nella prima omelia serale
seguono la sua rabbia e il suo ‘Non so se mi meritate’; viceversa un raggio
di sole accompagna il suo primo miracolo e la prima (sognata) omelia dove
la sua comparsa sul balcone viene irradiata con un fascio di luce, simile
all’occhio di bue che illumina l’attore sulla scena, o … all’occhio di Dio.
DURKHEIM E. , 1912, Les forms élémentaires de la vie religieuse, Paris, Presse Universitaire de France.
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GOFFMAN E. ,1959, The Presentation of Self in Everydaylife, Garden City, N.Y.
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