CONTRATTO - LUCI E OMBRE A CURA DI ANNA ROTONDO
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CONTRATTO
LUCI E OMBRE
A CURA DI ANNA ROTONDO
Editoriale
Anna Rotondo
Ripensare il contratto
Anna Rotondo
Rethinking contracts
Anna Rotondo
Il contratto. Matrice di appartenenza
Susanna Ligabue
Il contratto di esplorazione
Sue Eusden
The Exploratory Contract
Sue Eusden
Il contratto nel counselling
Liselotte Fassbind
Educare alla complessità per abitarla e AT
Cesare Fregola
Le chiavi del dialogo gerarchico
I tre contratti
Madeleine Laugeri
Il contratto: gabbia o bussola?
Raffaele Mastromarino
Il contratto, aspetti impliciti, problema e
risorsa
Evita Cassoni, Sonia Gerosa
Articolare la complessità nel processo contrattuale
Giuseppe Bertolini, Luca Fornari
Etica, confini e contratti
Grace McGrath
Bibliografia sul contratto
Virginia Poli, Elga Quariglio, Alessandra
Scolaro
In copertina: Eclissi di luna su Veruc-
€ 16,00 chio, fotografia di Cristiano Antonini
Quaderni di Psicologia
Analisi Transazionale e Scienze Umane
n. 68/69 – 2017/2018
I «Quaderni» nascono nel 1990 con un primo numero dedicato a Gli
Stati dell’Io.
Fin dall’origine i «Quaderni» rendono visibile la vita culturale del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano e ne testimoniano
l’autonomia delle scelte, la vitalità, i valori.
La rivista ha carattere multidisciplinare e si rivolge ai professionisti del
pubblico e del privato nei diversi contesti della relazione di cura.
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Sonia Gerosa, Emanuela Lo Re, Andrea Dondi,
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Balestrieri, Giampaolo Lai, Dolores Munari Poda, Maurizio Martucci, Paolo Migone, Liselotte
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Quaderni di Psicologia, Analisi Transazionale e Scienze Umane
Semestrale - Anno xxviii - n. 67/2017 - issn 1592-8535
Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 479 del 20 luglio 1996
Direttore Responsabile: Gerardo Mastrullo
Stampa: Tempo Libro Srl - Milano
La Vita Felice è una casa editrice registrata nell’ANVUR / Agenzia Nazionale
di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca.
CONTRATTO
LUCI E OMBRE
a cura di
Anna Rotondo
Quaderni di Psicologia
Analisi Transazionale e Scienze Umane
n. 68/69 – 2017/2018
SOMMARIO
Editoriale
Anna Rotondo
p.
Ripensare il contratto
Anna Rotondo
p. 15
Rethinking Contracts
Anna Rotondo
p. 41
Il contratto. Matrice di appartenenza
Susanna Ligabue
p. 64
9
Il contratto di esplorazione
Una collaborazione reciproca tra rischio, incertezza e scoperta
Sue Eusden
p. 81
The Exploratory Contract
A Mutual Collaboration in Risk, Uncertainty and Discovery
Sue Eusden
p. 97
Il contratto nel counselling
Strumento prezioso al servizio dell’etica
Liselotte Fassbind
p. 111
Educare alla complessità per abitarla e AT
6: contratto e campo educativo, complessità,
consapevolezza, conoscenza, comprensione
Cesare Fregola
p. 130
Le chiavi del dialogo gerarchico
I tre contratti
Madeleine Laugeri
p. 161
Il contratto: gabbia o bussola?
Raffaele Mastromarino
p. 182
Il contratto, aspetti impliciti, problema e risorsa
La tecnica incontra l’implicito
Evita Cassoni, Sonia Gerosa
p. 189
Articolare la complessità nel processo contrattuale
Giuseppe Bertolini, Luca Fornari
p. 207
Etica, confini e contratti: come applicare principi morali
Grace McGrath
p. 222
Bibliografia sul contratto
Virginia Poli, Elga Quariglio, Alessandra Scolaro
p. 243
Quaderni di Psicologia
Analisi Transazionale e Scienze Umane
n. 68/69 – 2017/2018
CONTENTS
Editorial
Anna Rotondo
p.
Rethinking Contracts
Anna Rotondo
p. 15
Rethinking Contracts (English text)
Anna Rotondo
p. 41
The Contract
Matrix of Belonging
Susanna Ligabue
p. 64
9
The Exploratory Contract
A Mutual Collaboration in Risk, Uncertainty and Discovery
Sue Eusden
p. 81
The Exploratory Contract (English text)
A Mutual Collaboration in Risk, Uncertainty and Discovery
Sue Eusden
p. 97
The Contract in Councelling
Valuable ethical tool
Liselotte Fassbind
p. 111
Training and Living in Complexity and Transactional Analysis
Contracts Applied to the Educational Field
Amidst Complexity, Awareness, Knowledge and Understanding
Cesare Fregola
p. 130
The Keys to the Hierarchical Dialog
The Three Contracts
Madeleine Laugeri
p. 161
9
The Contract: Cage or Compass?
Raffaele Mastromarino
EDITORIALE
p. 182
The Contract: Implicit Aspects, Difficulties and Resources
When Technique Meets The Implicit
Evita Cassoni, Sonia Gerosa
p. 189
Articulating Complexity in the Contractual Process
Giuseppe Bertolini, Luca Fornari
p. 207
Ethics, Boundaries and Contracts
Applying Moral Principles
Grace McGrath
p. 222
Contract: General Reference
Virginia Poli, Elga Quariglio, Alessandra Scolaro,
p. 243
Images
Anna Rotondo*
Parlando di contratto penso al legame. Il contratto è un oggetto
condiviso e costruito insieme da entrambi i soggetti della coppia
analitica, è ciò che nasce, un “oggetto d’amore” nella relazione
terapeuta-paziente.
Un oggetto relazionale. Il fatto che un contratto sia un oggetto condiviso comporta che non è già dato, già detto dall’uno o
dall’altro dei due soggetti della relazione, ma che si pone in un
processo dinamico in cui entrambi i componenti, terapeuta e paziente, sono impegnati. Costruire un contratto ha il senso della
reciprocità, e anche dell’esplorazione, del cercare insieme. Si parte
da un sintomo, da un disagio, e si mette a fuoco una motivazione
di cambiamento, un desiderio di “andare verso” e di come ciò sia
possibile, con quali attenzioni, con quali possibili contraddizioni.
Condividere ed esplorare sono parti dell’insieme nella costruzione
di un contratto: quando cominciamo a dirci verso cosa vogliamo
andare, stiamo anche dicendo che forse non vogliamo, che sarà
un percorso non così lineare e che siamo ambivalenti. L’oggetto
“contratto” ha una zona di luce e altre zone di ombra. Luci e
ombre sono necessarie al processo terapeutico, ne costituiscono
la dinamicità (nel senso di dynamis-forza). Diciamo che nella comunicazione ci sono aspetti espliciti e altri, non meno importanti, impliciti. Da anni stiamo cercando il modo di conoscere
l’implicito. Si parte da ciò che è in luce per prevedere, cominciare
a conoscere, far emergere ciò che è in ombra. È la parte in ombra
che ci manca, che vogliamo raggiungere e aggiungere a quella
* Anna Rotondo, analista transazionale didatta, lavora al Centro di
Psicologia e Analisi Transazionale e a Terrenuove.
(e-mail:
[email protected])
9
The Contract: Cage or Compass?
Raffaele Mastromarino
EDITORIALE
p. 182
The Contract: Implicit Aspects, Difficulties and Resources
When Technique Meets The Implicit
Evita Cassoni, Sonia Gerosa
p. 189
Articulating Complexity in the Contractual Process
Giuseppe Bertolini, Luca Fornari
p. 207
Ethics, Boundaries and Contracts
Applying Moral Principles
Grace McGrath
p. 222
Contract: General Reference
Virginia Poli, Elga Quariglio, Alessandra Scolaro,
p. 243
Images
Anna Rotondo*
Parlando di contratto penso al legame. Il contratto è un oggetto
condiviso e costruito insieme da entrambi i soggetti della coppia
analitica, è ciò che nasce, un “oggetto d’amore” nella relazione
terapeuta-paziente.
Un oggetto relazionale. Il fatto che un contratto sia un oggetto condiviso comporta che non è già dato, già detto dall’uno o
dall’altro dei due soggetti della relazione, ma che si pone in un
processo dinamico in cui entrambi i componenti, terapeuta e paziente, sono impegnati. Costruire un contratto ha il senso della
reciprocità, e anche dell’esplorazione, del cercare insieme. Si parte
da un sintomo, da un disagio, e si mette a fuoco una motivazione
di cambiamento, un desiderio di “andare verso” e di come ciò sia
possibile, con quali attenzioni, con quali possibili contraddizioni.
Condividere ed esplorare sono parti dell’insieme nella costruzione
di un contratto: quando cominciamo a dirci verso cosa vogliamo
andare, stiamo anche dicendo che forse non vogliamo, che sarà
un percorso non così lineare e che siamo ambivalenti. L’oggetto
“contratto” ha una zona di luce e altre zone di ombra. Luci e
ombre sono necessarie al processo terapeutico, ne costituiscono
la dinamicità (nel senso di dynamis-forza). Diciamo che nella comunicazione ci sono aspetti espliciti e altri, non meno importanti, impliciti. Da anni stiamo cercando il modo di conoscere
l’implicito. Si parte da ciò che è in luce per prevedere, cominciare
a conoscere, far emergere ciò che è in ombra. È la parte in ombra
che ci manca, che vogliamo raggiungere e aggiungere a quella
* Anna Rotondo, analista transazionale didatta, lavora al Centro di
Psicologia e Analisi Transazionale e a Terrenuove.
(e-mail:
[email protected])
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11
Anna Rotondo
Editoriale
conosciuta. Ad esempio, i sogni sono una zona d’ombra e man
mano che emergono e li possiamo conoscere, possiamo aggiungerli
a ciò che già vediamo. Il lavoro per “fare” un contratto è tutto in
questo processo, in questa consapevolezza, che è un andirivieni,
una esplorazione tra ciò che già sappiamo e ciò che ci manca e
vogliamo raggiungere, vedere, ottenere. Vogliamo completarci e
ampliare il campo dinamico delle nostre forze interne, come direbbe Kurt Lewin, “diventare persone”.
L’alleanza necessaria. Questo processo dinamico richiede del
tempo, come dice Berne. Comporta infatti un conoscersi e fidarsi tra le due persone impegnate e anche la possibilità di indagare
insieme da una parte il bisogno, il desiderio di cambiamento, e
anche come ci si può opporre a questo, quali le difese, come riconoscere l’ambivalenza che ci accompagna in ogni movimento verso
il cambiare. Riconoscere l’ambivalenza ci consente di cercare vie
di azioni più adeguate alla nostra esistenza attuale e di completarci
come persone. Fare un contratto, quindi, richiede del tempo e
anche una capacità di alleanza tra terapeuta e paziente. In alcune
situazioni di difficoltà, la capacità di fare alleanza, pur essendo un
desiderio, non è così scontata: il paziente desidera un rapporto di
scambio e di fiducia e lo attacca, anche in più modi. Ad esempio
con i ritardi, con un “di troppo” nella relazione (troppe parole o
troppo poche) e così via, ciò che di fatto rende difficile l’occuparsi
insieme di un oggetto comune, come il contratto. Per questo va
prima costruita una buona capacità di alleanza, una reciprocità e
ci vuole il suo tempo. In questo tempo, apparentemente “senza
contratto”, il terapeuta può contare sulla “cornice” di regole, il
setting, luogo di informazioni preziose, e sulla sua capacità di
contenimento e Okness, l’atteggiamento contrattuale.
Una visione ecologica. Da ultimo, il contratto si focalizza su un
oggetto specifico di cambiamento, quello di cui ci parla il paziente. Vuol dire trovare un punto iniziale di condivisione e costruire
una reciprocità a partire dal bisogno del paziente. Sappiamo che il
nostro mondo interiore è un sistema di sentimenti, pensieri, valori: focalizzando l’attenzione sull’oggetto di cambiamento portato
dal paziente chiaramente attiveremo la rete di connessioni di cui
il sistema è composto. In questo senso un cambiamento in un
punto dato sollecita una serie di risposte lungo tutto il sistema. Sta
all’abilità del terapeuta rendere visibili le connessioni di un punto
con l’insieme, utilizzando di volta in volta i materiali portati dal
paziente e connettendo il focus contrattuale al mondo interno
che man mano si manifesta. È un modo “ecologico” di intendere
il nostro lavoro.
Il «Quaderno 68/69» nasce dal convegno organizzato dal CPAT
il 25 novembre, a completamento degli esami CTA del 23 e 24
novembre 2017. Susanna Ligabue ne parla nel suo contributo
Il contratto. Matrice di appartenenza dove sottolinea il profondo
significato di appartenenza che l’uso di questo strumento rappresenta per gli analisti transazionali.
Per il professionista AT un orientamento di tipo contrattuale
delinea un confine e definisce l’appartenenza alla comunità degli
analisti transazionali. Per essere socio, per appartenere alle associazioni nazionali di AT e a quelle internazionali (EATA e ITAA)
mi impegno ad accettare e a riconoscere alcuni aspetti resi espliciti
dal codice etico, tra cui quello della contrattualità, che definisce la
natura del processo relazionale in cui mi riconosco e che rispetto.
In questo modo contratto e contrattualità non solo diventano
parte della propria pratica professionale, ma ne definiscono un
aspetto identitario e ne costituiscono la matrice stessa (Ligabue,
2018, p. 64).
Questo legame al contratto, la matrice di appartenenza, come
dice Ligabue, attraversa nel «Quaderno» le varie generazioni di
analisti transazionali.
Anna Rotondo, nel suo contributo Ripensare il contratto, si occupa sostanzialmente delle radici del contratto: il contratto dell’epoca berniana e della prima generazione di analisti transazionali,
quelli che hanno costruito le basi teoriche del contratto e tracciato
una coerenza tra teoria e pratica contrattuale, che le generazioni
seguenti hanno ereditato e sviluppato.
12
Anna Rotondo
A partire da questi punti fermi, l’appartenenza e le basi teoriche e tecniche, gli articoli che seguono illustrano l’applicazione
del contratto nei diversi campi dell’Analisi Transazionale, oggi,
mettendo in luce ciascuno un proprio punto di vista.
Sue Eusden, TSTA-P, ci offre un contributo a mio parere molto
interessante, per il campo clinico Il contratto di esplorazione. Una
collaborazione reciproca tra rischio, incertezza e scoperta.
Liselotte Fassibind, TSTA-C, ne Il contratto nel counselling. Strumento prezioso al servizio dell’etica, mette a fuoco con acutezza e
efficacia una prospettiva contrattuale microscopica o mini-contrattuale, connettendola con i principi etici dell’EATA e dell’ITAA.
Cesare Fregola, PTSTA-E, ci illustra il contratto nel campo
educativo e le sue possibili implicazioni nella relazione di apprendimento personale, utilizzando una ricerca. Il titolo del suo contributo è Educare alla complessità per abitarla e Analisi Transazionale. 6c:
contratto e campo educativo, complessità, consapevolezza, conoscenza,
comprensione.
Madeleine Laugeri, TSTA-O, ci propone Le chiavi del dialogo
gerarchico. I tre contratti capitolo di un suo libro sulle organizzazioni Les clès du dialogue hièrarchique pubblicato da Dunod editore
nel 2015.
Questi quattro contributi corrispondono alle relazioni tenute
dagli autori al convegno, al mattino. Leggendoli sono colpita da
un filo rosso che le attraversa: praticamente ogni contributo mette
a disposizione pensieri, dati, esperienze in merito a riflessioni e
ricerche che l’autore sta conducendo nel suo campo, pensando
al contratto.
Il pomeriggio sono stati attivati tre gruppi di discussioni qui
raccontati dagli articoli di Raffaele Mastromarino, Evita Cassoni
e Sonia Gerosa, Giuseppe Bertolini e Luca Fornari. I titoli degli
articoli corrispondono ai temi di riflessione previsti nei sottogruppi
durante il convegno. I contenuti mostrano un interessante panorama di come la riflessione sul contratto e le relazioni del mattino
abbiano stimolato pensieri sulla complessità del processo contrattuale.
Editoriale
13
Un articolo di Grace McGrath, Etica, confini, e contratti: come
applicare principi morali, che avevamo pubblicato in un «Quaderno» del 1998 chiude i contributi di questo “corposo” «Quaderno».
Abbiamo deciso di ripubblicare l’articolo di McGrath perché ci
sembra attuale e perché parlare di contratto e di appartenenze
significa anche parlare di etica, come ben dice Liselotte Fassbind
nel suo contributo. Pensiamo che per i giovani colleghi e gli allievi
conoscere questo articolo sia una buona opportunità.
Dedicata ai colleghi e agli allievi abbiamo deciso di raccogliere
e “mettere insieme” una Bibliografia sul contratto, attingendo a
diverse riviste e operando una selezione circa le voci bibliografiche.
Grazie alle nostri giovani colleghe, Virginia Poli, Elga Quariglio,
Alessandra Scolaro che ci hanno lavorato. Speriamo vi sia utile.
Due precisazioni a conclusione di queste pagine:
- in questo editoriale mi rivolgo essenzialmente alla relazione
terapeuta-paziente. A mio parere le cose che scrivo possono essere
viste anche in relazione agli altri campi AT, fatte le dovute traduzioni di confini, naturalmente;
- avevamo pensato inizialmente di fare la traduzione inglese di
ogni contributo per dare testimonianza della presenza agli esami
CTA e al convegno delle differenti provenienze degli analisti transazionali intervenuti. In realtà questo proposito si è ridimensionato
con il passare del tempo e con la quantità di materiale presentato.
Alla fine abbiamo scelto due articoli in cui abbiamo tenuto la
pubblicazione in italiano e in inglese: l’articolo di Anna Rotondo
che apre questo quaderno e l’articolo di Sue Eusden, di cui il testo
originale era inglese.
Buona lettura
130
EDUCARE ALLA COMPLESSITÀ PER ABITARLA E ANALISI TRANSAZIONALE
6C: CONTRATTO E CAMPO EDUCATIVO, COMPLESSITÀ,
CONSAPEVOLEZZA, CONOSCENZA, COMPRENSIONE
Cesare Fregola*
Riassunto
Il contratto, nella sua cornice originaria e nelle specificità che
lo caratterizzano dal punto di vista del suo processo, attraversa
i quattro campi dell’AT come invariante dell’approccio e della
metodologia analitico-transazionale tanto da trovare applicazione
in psicoterapia, nella relazione d’aiuto, nei processi educativi di
formazione e di apprendimento, negli interventi organizzativi.
Questo contributo si focalizza sul contratto in campo educativo
e le sue possibili implicazioni nella relazione di apprendimento
personale nella complessità del nostro tempo. Si fa riferimento
a una nostra ricerca che ha lo scopo principale di sperimentare e
studiare aspetti teorici e metodologici dell’AT del campo educativo
applicati nella formazione di base e in quella dei futuri insegnanti
della Scuola rispetto alle influenze nei sistemi delle competenze,
dei cambiamenti sociali, economici, culturali e tecnologici nei
quali ci troviamo immersi.
Si presentano, seppur sommariamente, le Skills del XXI secolo
dell’OCSE, che aprono a molteplici possibilità per chi si occupa
di formazione, di educazione, di insegnamento e apprendimento
* Cesare Fregola, analista transazionale certificato in campo educativo CTA-E e PTSTA-E (EATA - ITAA). Membro del Laboratorio di
Ricerca per lo Sviluppo dell’Inclusione Scolastica e Sociale, presso il
Dipartimento di Scienze della Formazione, Università degli Studi, Roma
Tre. È presidente CNCP (Coordinamento Nazionale Counsellor Professionisti). È direttore scientifico della Rivista «IAT-Journal». È autore
di numerose pubblicazioni nazionali e internazionali sui temi dell’AT
del campo educativo, della Formazione, della Didattica Generale e della
Didattica della Matematica.
Educare alla complessità per abitarla
131
e, nel contempo, un modello di contratto a tre mani riletto nell’attuale complessità che consente di evidenziare spazi evolutivi nei
quali l’attenzione ai confini, oltre agli aspetti etici, ci fa ipotizzare
nuove sinergie fra i vari campi.
Abstract
Training and Living in Complexity and Transactional Analysis: Contracts Applied to the Educational Field Amidst
Complexity, Awareness, Knowledge and Understanding
The contract, with its original framework and procedural aspects
that characterise it, crosses the four TA fields as an invariant of
the transactional analytic approach and methodology, finding,
application in psychotherapy, helping relationships, educational
and learning processes, and within organisations.
The author focuses on the use of contracts in the educational
field and on their possible implications on learning relationships
in the current complexity of our world.
The author refers to a research he did, aimed to experiment and
to study TA theory and methods in the educational field, applied
to the basic training in this field and to the training of future teachers at school, that concerns the influences in the system of competences, of social, economic cultural and technological changes
in which we find ourselves immersed. He briefly introduces the
OECD’s 21st Century Skills which offer numerous opportunities
for those involved in training, education, and teaching-learning
processes. The author also offers a multi-party contract model that
is re-interpreted in the current complexity of our world and that
allows us to identify evolutionary spaces in which the attention
to boundaries and ethics can fosternew synergies between various
fields.
Parole chiave
Contratto, Campo Educativo, Complessità, Consapevolezza, Conoscenza, Innovazione, Cambiamento, Comprensione, Skills del
XXI Secolo.
132
Cesare Fregola
Introduzione
Il presente lavoro si inserisce in un quadro di sperimentazione e
ricerca1 che ha dato avvio e continuità allo studio e alla definizione
di un modello che mira a introdurre elementi dell’Analisi Transazionale nei processi di apprendimento e nella didattica della scuola
di base (Fregola, 2016).
Il processo di apprendimento e di insegnamento viene riletto
in una prospettiva che consente di integrare aspetti relazionali,
cognitivi, dimensioni metacognitive e affettive ipotizzando che
possano diventare “oggetto” dell’attività didattica per facilitare
lo sviluppo dell’autoefficacia e il progresso dell’autonomia nello
spirito evidenziato con le Skills del XXI.2 Nel contesto sociale, esterno alla scuola, risulta sempre più evidente l’utilizzo di
nuovi e rinnovati codici e modalità nella comunicazione sociale.3
Ricerca svolta all’interno delle attività di formazione continua degli Insegnanti diretta dall’autore, dalla Prof.ssa Daniela Olmetti Peja e
dal Prof. Fabio Bocci, presso il Laboratorio di Ricerca per lo Sviluppo
dell’Inclusione Scolastica e Sociale del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università Roma Tre. A questo lavoro hanno collaborato Simona Laino e Daniela Bartolomei.
2
Cfr. GU del Consiglio Europeo del 18 dicembre 2006 relativa alle
competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006/962/CE).
Per questo tema si veda Fregola (2016a). Le Skills del XXI secolo sono
classificate in tre aree: Alfabetismi fondazionali – come gli studenti applicano le competenze fondamentali nei compiti quotidiani: sapere
leggere e scrivere; far di conto; alfabetizzazione scientifica; alfabetizzazione su Information and Communication Technologies; alfabetizzazione
economica e finanziaria; alfabetizzazione civica e culturale. Competenze, in senso stretto – come gli studenti si approcciano alle sfide complesse: Pensiero critico/problem solving; Creatività; Comunicazione;
Collaborazione. Qualità personali: curiosità; iniziativa; persistenza/
tenacia; adattabilità; leadership; consapevolezza del contesto sociale e
culturale.
3
In particolare si può dire che nuove pedagogie familiari influenzano i processi di comunicazione a scuola e si stanno configurando sulla
base delle nuove forme familiari che pongono la famiglia mononucleare come uno degli innumerevoli modelli (Fruggeri, 2005). È interes1
Educare alla complessità per abitarla
133
Tali codici possono essere messi in relazione alle caratteristiche
sia dei luoghi virtuali (social network, internet, videogiochi) sia
dei luoghi reali (nei quali si sviluppano processi di comunicazione complessa (Prensky, 2012),4 multiculturale (Cominicini,
2012), intergenerazionale (Baschiera, De Luigi, Luppi, 2014).
Le conseguenze riguardano ciascuno di noi in quanto si è immersi in processi di innovazione e di cambiamento che invitano
a rivisitare frequentemente i repertori personali di conoscenze,
competenze, riferimenti culturali, atteggiamenti (Fregola, 2017;
Newton, 2017). Il lavoro si colloca all’interno della ricerca che
pone l’AT come teoria di riferimento che si integra con altre
teorie dell’educazione (Epifanio Erdas, 1979) e della Psicologia
dell’Apprendimento (Bocci, De Angeli, Fregola, Olmetti, Zona,
2016), allo scopo di rileggere la relazione che ciascuno ha con il
proprio apprendimento (Fregola, 2012). In questa cornice uno dei
temi centrali riguarda la prospettiva contrattuale dell’AT che con
le sue peculiarità (Berne, 1971; English, 1975), fornisce elementi
che si stanno rilevando interessanti nelle sperimentazioni in atto e
nelle attività di formazione rivolte ai futuri insegnanti della scuola
primaria e della formazione in servizio degli insegnanti, oltre che
alla formazione di altre figure interessate ai processi educativi, di
formazione e di apprendimento a scuola.
Il lavoro si articola in due parti: la prima riguarda le tre C, contratto, complessità, campo educativo e questa triade costituisce lo
sfondo integratore del lavoro.
La seconda parte riguarda un modello di contratto educativo
che si sta via via configurando sulla base di una ipotesi di ricercaazione (Fregola, 2017), che intende dare struttura alle possibili
interazioni fra le seconde tre C: consapevolezza, comprensione,
conoscenza, nella prospettiva contrattuale e va a costituire la base
sante attingere agli studi di Bornstein e Venuti (2013), Genitorialità.
Fattori biologici e culturali dell’essere genitori, il Mulino, Bologna 2013.
4
Marc Prensky, che ha introdotto la metafora nativi e immigrati
digitali, evidenzia come i luoghi virtuali abbiano già influenzato le possibilità della mente e i suoi studi sono particolarmente rilevanti per
approfondire il tema della relazione fra tecnologia e apprendimento.
134
Cesare Fregola
del modello. Quest’ultimo è in via di formalizzazione in quanto si è
da poco completata la fase euristica della ricerca e la fase sperimentale in atto ha già fornito interessanti elementi di orientamento e
approfondimento. Fa da ponte fra la prima e la seconda parte la
tematica del cambiamento. Si ritiene rilevante condividere con il
lettore il fatto che in molti dei propri libri Berne introduce i significati delle parole che utilizza e utilizzerà. Alcune parole, infatti,
possono acquisire significati differenti e determinare percezioni,
riportare a vissuti, suscitare reazioni, risposte differenti in termini
di analisi e anche di comprensione del testo scritto o dell’oralità
della frase. In questo lavoro il termine cambiamento ha l’accezione
specifica riferita al fatto che ogni qualvolta c’è una innovazione
che proviene dall’esterno in un sistema (Von Bertalanffy, 1968),
o che si intende generare o introdurre all’interno, il cambiamento
rappresenta la trasformazione dell’innovazione in comportamenti
competenti che trovano applicazione osservabile, all’interno della
prestazione professionale che viene messa in atto nella quotidianità
(Fregola, 2003).
Innovazione e cambiamento
Il foro sul banco di legno che faceva parte dell’arredamento scolastico fino a circa metà del ’900 è nella memoria di chi ha frequentato la scuola fino agli ’60. La presenza di persone di tutte le
età, sincronicamente, in ogni tempo, comporta differenti stimolazioni e attivazioni rispetto a questa informazione. Chi è arrivato
a scuola dotato di penne colorate di plastica o altri materiali fino
a quelli più apprezzati e ha preso atto dei banchi con i fori sul
ripiano, parlandone a casa potrebbe aver scoperto che chi prima
di lui ha frequentato la scuola aveva non solo l’informazione, ma
anche conoscenza diretta e, forse, i nonni che ne hanno fatto uso
al loro tempo, avrebbero dato spiegazioni e raccontato episodi
direttamente vissuti. Alcuni potrebbero rievocare il momento
dell’introduzione a scuola della penna biro, della penna stilografica o della macchina per scrivere a casa o a lavoro. Il bisogno
di scrivere, e le funzioni della scrittura, sostanzialmente sono rimaste invariate ma il modo per farlo, gli strumenti e i relativi
Educare alla complessità per abitarla
135
materiali, invece, costituiscono elemento di cambiamento che
potrebbe essere messo in relazione direttamente o indirettamente
alle conoscenze, competenze e abilità necessarie per scrivere. Le
conseguenze nel mondo interno relative all’apprendimento sono
molteplici perché possono riguardare non soltanto il sapere e il
saper fare ma la cultura e le sue manifestazioni che attraversano
il saper essere.
Nel film Policarpo ufficiale di scrittura di Mario Soldati (1958)5
si trova evidenza di come un oggetto, la macchina per scrivere,
appunto, che ha costituito un’innovazione, possa aver determinato
cambiamento.
Il protagonista, l’attore Renato Rascel, è il personaggio Policarpo per il quale il regista ha costruito un intreccio intricato
tra vita privata e vita lavorativa che accompagna lo spettatore a
immergersi in una dinamica generazionale scandita dai costumi,
dai modelli familiari, dalle classi sociali caratterizzanti i comportamenti degli uomini, delle donne, dei bambini e degli anziani
di quel tempo.
Policarpo tenta in ogni modo di resistere all’innovazione, per
proteggere la propria professione, forse il suo potere e la sua
identità e, fra le righe, si può cogliere il tentativo di mantenere
una definizione di confini fra status relativo al ruolo che svolge
nell’amministrazione pubblica e i legami familiari e interfamiliari.
È il futuro marito della figlia che lavora presso l’industria dove si
produce la macchina per scrivere che persuade Policarpo a sperimentare l’innovazione. La motivazione al cambiamento scaturisce
quando Policarpo scopre dell’esistenza della carta copiativa che
consentiva di realizzare contemporaneamente più di una copia di
un documento. Quando arriva il giorno della presentazione della
macchina per scrivere Policarpo si espone con una performance
mirabile di fronte al rappresentante del governo. Dimostra agli
astanti la sua evoluzione professionale rispetto all’essere un funIl film è presente in YouTube e in streaming. Approfondimenti si
possono trovare all’indirizzo: https://www.comingsoon.it/film/policarpo-ufficiale-di-scrittura/18408/scheda/.
5
136
Cesare Fregola
zionario della scrittura nonostante che per svolgere la funzione, la
stessa funzione, le competenze necessarie scandivano il passaggio
a un nuovo mestiere: dall’essere un calligrafo all’essere un dattilografo. Ottiene il plauso dei colleghi e del rappresentante del
governo, ma suscita disagio e sorpresa nei suoi superiori che sono
anche costretti, loro malgrado, a concedergli una promozione.
La possibilità di mettersi in gioco è guidata da un principio di
economia. Nonostante il risultato raggiunto per Policarpo si trattava comunque di rinunciare in buona parte a un repertorio di
competenze acquisite e rassicurante che aveva via via fatto evolvere
nel tempo fino a farlo diventare un insieme di abilità esperte che
evidenziavano la sua personalità, i suoi interessi e il suo proprio
modo di rappresentarsi in quel ruolo (Smidth, 2008). È proprio
la consapevolezza che l’innovazione fosse irreversibile a innescare
il processo di cambiamento. Si legge, nel film, il ruolo dell’intuizione che fa da guida a un adattamento evolutivo che manifesta il
continuare a farsi riconoscere e riconoscersi come persona e come
professionista nel suo saper divenire. Policarpo, dunque, decide
di imparare la dattilografia sulla base di un principio di economia
personale che può essere letto attraverso le scene in cui è palese la
sua passione, perizia, rigore e precisione in ogni singola azione che
rendono manifeste le sue capacità, competenze, talenti quando al
mattino predispone le condizioni di lavoro scegliendo con cura e
perizia gli strumenti del suo lavoro. C’è, infine, una dimensione
economica e una organizzativa che entrano implicitamente nelle
valutazioni e nelle scelte di Policarpo in quanto non è evidente la
sua percezione del rischio che l’innovazione possa essere una minaccia per il mantenimento del suo posto di lavoro, ma il segnale
della sua motivazione al cambiamento, come si è visto, nasce dalla
scoperta che la seconda copia possa essere fatta dalla macchina
e lo pone nella condizione di prestare attenzione alla relazione
con il proprio apprendimento nel vivere il contrasto fra una forza
che riconduce alla routine, alla conservazione e alla persistenza e
una forza che deriva dall’innovazione che stimola o irrompe nella
quotidianità con tutto il suo portato di minacce e opportunità e
si muove verso la sua evoluzione (Naciti, 2015).
Educare alla complessità per abitarla
137
“Routine” è qui intesa come insieme di schemi automatici assimilati che sono padroneggiati.
Gli stessi schemi possono entrare in azione sotto l’influenza
dell’Adulto Integrante (Tudor, 2016), o sotto l’influenza del dovere, dettato dal Genitore Normativo, che induce il Bambino
Adattato a prendere e tenere il potere esecutivo (Moiso, Novellino, 1982).
Per meglio leggere la ricaduta delle innovazioni nei costumi,
negli stili di vita, si può far riferimento all’avvento della lavatrice
nel periodo in cui si andava al fiume e dove non c’era il fiume
erano diffusi i lavatoi pubblici che con l’andare del tempo hanno
sostituito il fiume come lavatoio. In quei luoghi si svolgeva un
lavoro femminile che diventava anche luogo di chiacchiere, di
supporto, di sostegno reciproco, di solidarietà, di socializzazione
e di informazione. Ci si sentiva parte della comunità e si veniva a
conoscenza di molti fatti. Gli schemi della comunicazione sociale
si allentavano e si determinavano situazioni in cui rituali, passatempi, isolamento e giochi potevano far parte della strutturazione
del tempo. Dalla documentazione che si può trovare in internet6
anche attività e intimità sono rilevabili dalle testimonianze e da ciò
che si può leggere su come rendere più leggero un lavoro duro e
faticoso mentre si scambiavano confidenze e pettegolezzi le donne,
fra loro, facevano scherzi e cantavano (Sanders, 2003).
Ritengo che la comunicazione nel “set” dei lavatoi, ben diversa
dalla comunicazione fra le mura domestiche, protegga spazi sociali e privati al punto di riconoscere nella storia del lavatoio un
luogo incubatore di principi di associazionismo femminile per la
definizione dei diritti culturali, civili e politici. Come è noto, la
ricerca scientifica e la realizzazione di strumenti e di tecnologie
hanno trovato diffusione di massa caratterizzando la Rivoluzione
industriale. Se da un lato l’innovazione poteva avere motivazioni
economiche, la sua diffusione andava anche nella direzione del
Su Google alla voce lavatoi pubblici corrispondono circa 78.000
risultati.
6
138
Cesare Fregola
miglioramento delle condizioni di vita in termini di benessere,
di condizioni igieniche determinando un nuovo assetto sociale
con ripercussioni importanti nello stile di vita e nelle relazioni.
C’è voluto un po’ di tempo perché la lavatrice7 diventasse un fenomeno di massa. Pare che una delle resistenze al cambiamento
sia stata dovuta proprio al convincimento che il tempo liberato si
sarebbe impegnato in modi poco opportuni rispetto alle regole,
ai permessi sociali concessi alle donne. La diffusione della lavatrice, così come degli altri elettrodomestici, inizialmente è stato
condizionato anche dal costo elevato in quanto non accessibile
ai più, ma le resistenze dovute al costume non sono da trascurare. Pare che la sua diffusione di massa abbia preso avvio da
una compagna pubblicitaria fondata sullo slogan che, grazie alla
lavatrice, le donne avrebbero avuto maggior tempo per i figli e i
mariti (Asquer, 2007).
Informazione, sapere, società della conoscenza
I due esempi di innovazione proposti, di fatto, possono essere riletti come metafore di un processo trasformativo che ha identificato
e descritto un cambio generazionale epocale. L’attuale momento
storico è caratterizzato da innovazioni sempre più frequenti e da
sollecitazioni a cambiare sempre più complesse in una società in
continua trasformazione: la società della conoscenza.
«La metafora della società della conoscenza (Alberici, 2002), può
essere assunta come immagine descrittiva ed evocativa della nuova
condizione umana che si è determinata, che si sta determinando,
in funzione dello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e
della comunicazione e della rete, che ha come fondamento strutturale interconnessioni fra reale e virtuale con sequenze sempre
più significative nei luoghi e nei modi della comunicazione interpersonale, dell’identità, dell’intimità e dell’immaginazione
(Gardner e Davis, 2014) a partire da interazioni multietniche e
interculturali» (Schachner, 2015). Dal nostro lavoro di ricerca è
Molti sono i filmati su YouTube che testimoniano la vita sociale di
quelle passate generazioni che documentano l’avvento della lavatrice.
7
Educare alla complessità per abitarla
139
emerso che la consapevolezza di essere immersi nella società della
conoscenza può essere riferita alla comprensione dell’importante
distinzione fra informazione e conoscenza stessa. Per padroneggiare
l’informazione può essere sufficiente che si disponga di schemi
appresi che consentono di ricercare l’informazione, identificarla,
classificarla, selezionarla in funzione delle sue caratteristiche, delle
finalità e degli obiettivi previsti per il suo utilizzo nel contesto in
cui si opera e, soprattutto, di darle senso. Le generazioni tutte
compresenti sincronicamente hanno esperito e maturato approcci diversi nell’interagire con le funzioni dell’informazione e delle
conoscenze. Lo studioso Umberto Zona (2015), citando Gardner
e Davis (2014) descrive come l’era digitale ha dato vita a generazioni plasmate dalla tecnologia ed estremamente brevi rispetto alle
generazioni biologiche e a quelle culturali. L’autore presenta una
ricognizione di come si è evoluto il concetto di generazione grazie
alla quale si può dedurre come a una generazione che oggi si forma
ne può subentrare un’altra nell’arco di pochi anni o, addirittura,
di pochi mesi. Fino agli anni ’50 del secolo scorso le generazioni si
definivano in riferimento a esperienze culturali e politiche comuni
e avevano una durata molto maggiore, talvolta sovrapponendosi
parzialmente le une alle altre. «La Silent generation (quella “ammutolita” dal broadcasting televisivo), per esempio, ha percorso
un buon tratto di strada, negli anni ’50, insieme all’estetica urlata
della Beat generation; così come i mitici sixties e seventies hanno
funzionato da poli aggregatori di culture giovanili molto diverse tra loro (da quelle facenti capo al movimento hippy a quelle
protagoniste dei movimenti sociali metropolitani). La cosiddetta
Generazione X raggruppava tutti i nati fra il 1960 e il 1980 ed era
segnata comunque da eventi storici di grande impatto come la
guerra del Vietnam, quella delle Falklands, la contrapposizione
Est-Ovest, l’esplosione della musica rock. La successiva Generazione Y, comprendente i nati fra il 1980 e il 2000, aveva per scenario
la caduta del Muro di Berlino, la globalizzazione, l’espansione di
internet. Generazioni più ibride dunque che mettevano insieme
l’aspetto culturale con quello più strettamente anagrafico» (Zona,
2015, pp. 68).
140
Cesare Fregola
Secondo Gardner e Davis (2014) quella attuale, detta generazione app, più che con il tempo e la durata va distinta in base a
come si trasformano l’identità, l’intimità e l’immaginazione. Le
comunità on-line e i social network che sono accessibili tramite le
app di fatto stanno riformulando:
t il principio d’identità dal punto di vista dell’appartenenza e della
frequentazione dei luoghi nei quali si possono gestire relazioni
virtuali e reali (Lèvy, 1997);
t il principio dell’intimità in relazione a una riformulazione dei
confini fra ciò che è pubblico e ciò che è privato (Berne, 1971;
Waring e Reddon, 1983);
t il principio dell’immaginazione in relazione alle possibilità di
rappresentarsi un futuro che non si può fondare su modelli
stabili che possono consentire di fare previsioni con il rischio,
fra l’altro, di creare app-dipendenze (Zona, 2015).
La conoscenza, quindi, implica una elaborazione finalizzata e
di senso dell’informazione personale, sociale, diremo con Berne
(1986), con tutti e tre gli Stati dell’Io.
Per far viaggiare l’informazione correttamente, con tempestività
e qualità, rendendola disponibile e facendola arrivare dove è opportuno o necessario che arrivi, si richiedono strumenti e modelli di
orientamento. Navigare fra le informazioni per generare conoscenza
è un contratto che la Scuola può promuovere nella sua ragione
d’essere istituzionale, con le famiglie e con gli altri sottosistemi
che sono coinvolti nei processi educativi.
I processi trasformativi in atto mettono insieme nuove interazioni fra persone, oggetti, luoghi (Bauman, 2011; Prensky M., 2012,
2010, 2009; Schwab, 2016; Floridi, 2017). Per dare struttura e
progettualità al cambiamento le Etiquette, le Technicalities, il Group
Character del Genitore Culturale (Drego, 1983), potrebbero pregiudicare o ostacolare, oltre che facilitare, chi pur predisponendosi
ad avviare processi di trasformazione dell’innovazione in cambiamento, per scelta o suo malgrado, può trovarsi nella condizione
di rimettere in discussione l’identità del proprio ruolo, il proprio
sistema delle competenze, le modalità di comunicazione che adot-
Educare alla complessità per abitarla
141
ta e gli schemi della relazione che si stanno “contagiando” negli
scambi mediati dal mondo virtuale. Su questi presupposti una delle
ipotesi che guida il nostro lavoro è che insegnamento, formazione
e apprendimento siano in stretta relazione non soltanto con saperi
che in parte restano invariati, in parte in via di trasformazione, in
parte nuovi e, a volte, anche da reinventare o “inventare”, anche
con gli schemi che ne determinano il loro apprendimento, cioè
che trasformano in modo individuale il sapere, l’informazione in
conoscenza.
Per “relazione con il proprio apprendimento” intendo la consapevolezza, la comprensione e la conoscenza del sapere sia dichiarativo che procedurale8 (Fregola, 2016, p. 145). La domanda che ci
siamo posti nella ricerca è: quale relazione ha ciascuno di noi con
il proprio apprendimento9 nella società della conoscenza?
Sapere dichiarativo è un’attività riflessiva riferita a dati, informazioni strutturate in una rete di relazioni concettuali, teoriche e funzionali.
Le connessioni possono essere deboli (notizie, sapere cosa, knowledge)
oppure fortemente interconnesse. Ai livelli più alti, si ha la capacità di
produrre nuove connessioni e di autogovernare il proprio apprendimento. Sapere procedurale è rappresentato prevalentemente da attività
irriflessiva dovuta a training sistematico o all’imitazione e ripetizione
di precedenti esperienze, mediante la quale si affrontano e risolvono
compiti in modo veloce e diretto. Anche qui c’è una gradualità che
può andare da compiti monotematici (quali utilizzare strumenti di
disegno, rispondere in una lingua straniera, suonare uno strumento
musicale...) a compiti complessi (il know-how di certe professioni che
affrontano sempre le stesse situazioni-tipo). In alcuni contesti il sapere
procedurale viene chiamato abilità (Gagnè e Briggs, 1990; Gola e Luciano, 1999.)
9
Le teorie dell’appredimento fanno da sfondo alla definizione di
“relazione personale con il proprio apprendimento” che è anche definita come relazione che ciascuno ha con l’insieme dei processi evolutivi e dinamici degli schemi interni e di azione che rendono possibile
l’apprendimento e ne consolidano i risultati. La definizione del vocabolario Treccani è la seguente: «apprendimento è l’atto “dell’acquistar
“cognizione”. Con significato più ampio, in psicopedagogia, processo
di acquisizione di nuovi modelli di comportamento, o di modifica8
142
Cesare Fregola
Una indagine con gli insegnanti: qual è il titolo di questa foto?
Ai primi di dicembre del 2014, Gary Pikovsky ha twittato la foto10
della Figura 1, con l’idea che non ci fosse necessità di commentarla.11
zione di quelli precedenti, per un migliore adattamento dell’individuo all’ambiente: apprendimento meccanico, memorizzazione non accompagnata da comprensione; apprendimento mentale, come attività
del pensiero senza la presenza degli oggetti, apprendimento percettivo,
mediante l’osservazione e la manipolazione di oggetti». In effetti l’apprendimento è un processo complesso studiato da più punti di vista
disciplinari. Nel modello delle 3C, si fa riferimento all’atto dell’apprendere, appunto, e all’ipotesi che questo possa essere influenzato agendo
su variabili cognitive, metacognitive, affettive, relazionali e motorie.
Su questo presupposto si lavora sui processi metacognitivi, cognitivi,
relazionali e motivazionali prendendo come teoria di riferimento il costrutto dell’Autoefficacia (Bandura, 2000; Olmetti Peja, 2007), sia lavorando con il focus anche sulle variabili affettivi e relazionali sulla base
del costrutto dell’Autonomia, intesa in senso berniano (Fregola, 2007;
Montuschi, 1994). Per approfondimenti sulle teorie dell’apprendimento in prospettiva metodologica e didattica si veda Olmetti Peja, Zona,
Fregola, (2015).
10
In internet ci sono molte indicazioni a riguardo. Cercando in Google: “Adolescenti al museo di Amsterdam”, fra i numerosi item è interessante consultare: http://www.pamelaferrara.com/giovani-museorembrandt-1212.html
11
http://moked.it/blog/2016/07/29/tecnologia-3/
Educare alla complessità per abitarla
143
Fig. 1 - La foto mostra alcuni ragazzi che fissano gli smartphone al
Rijksmuseum di Amsterdam, accanto al dipinto di Rembrandt La ronda
di notte
Si propone al lettore di “ascoltare” i propri stati d’animo e le
reazioni che si sviluppano mentre si osserva l’immagine e di elaborare un titolo che descriva la foto.
Con questa modalità si è svolta una indagine che ha coinvolto
circa 150 insegnanti. È stato chiesto loro, appunto, di scrivere
un proprio titolo individualmente. I titoli sono stati raccolti e
classificati in categorie per ciascuna delle quali è stato scelto un
rappresentante che fosse simbolico del senso o di un messaggio
simile che si potesse desumere da ogni titolo.
144
Cesare Fregola
Ecco i titoli rappresentati di ognuno degli altri 150.
Fig. 2 - I titoli rappresentati di tutti quelli proposti
Dopo aver condiviso con gli insegnanti il quadro di sintesi, si
verifica se c’è condivisione e se ci si riconosce con la sintesi proposta si svolge una lezione sulla Classe Capovolta.
-BDMBTTFDBQPWPMUB
Si tratta di una tecnologia per l’istruzione che può essere applicata
intenzionalmente all’interno di un contratto didattico fra la classe
e l’insegnante (Bergaman, Sams, 2016; Longo, 2016; Rivoltella,
2013).
Una procedura per la classe capovolta può essere strutturata in
tre fasi: Briefing, Svolgimento, Debriefing. Il briefing può essere
fatto a scuola.
Educare alla complessità per abitarla
145
Briefing
Si condividono:
t le finalità – gli scopi;
t gli obiettivi di apprendimento – i risultati previsti in termini di
conoscenze, competenze o abilità che si perseguono;
t le sequenze del percorso al museo e le regole di consultazione
dello smartphone o del tablet.
Svolgimento
Di fronte all’opera d’arte gli studenti annotano le proprie reazioni, i sentimenti, gli stati d’animo, le emozioni, i pensieri. Riportano alla propria attenzione le conoscenze pregresse sul museo,
sull’artista specifico e fanno collegamenti con il periodo storico
di riferimento.
Ricercano sullo Smartphone o sul tablet informazioni a riguardo, specificando i criteri di consultazione, di selezione delle fonti
cui hanno attinto e proponendo diverse opzioni. Possono consultarsi fra pari senza fare domande all’insegnante.
Debriefing
Di fronte al quadro, nel rispetto del clima di “silenzio” partecipato,
i ragazzi espongono i risultati delle ricerche svolte con la tecnologia e condividono sentimenti, stati d’animo, emozioni, pensieri e
punti di vista. Condividono l’analisi delle fonti e si confrontano
(in senso pedagogico) su ciò che è informazione, ciò che è sapere
e ciò che è conoscenza personale e sociale che si costruisce (Bocci,
De Angeli, Fregola, Olmetti, Zona, cit.).
146
Cesare Fregola
Fig. 3 - La fase del debriefing
Dopo aver condiviso con gli insegnanti la lezione sulla classe
capovolta, si è chiesto di confermare o modificare il titolo che
ciascuno ha assegnato prima di ascoltare la lezione. Di fatto si è
“stipulato” un contratto di conoscenza relativo alla Classe capovolta
come tecnologia dell’istruzione (Ballanti, Fontana, 1981), che ha
comportato l’ascolto della lezione e un contratto di comprensione e consapevolezza di alcuni dei fenomeni “interni” che entrano
in campo nel processo avviato con lo stimolo dell’immagine che
viene elaborato mentre si attivano i diversi Stati dell’Io. È stato
possibile così lavorare sulla contaminazione dell’Adulto operata
dal pregiudizio e, più in generale, dal sistema di convinzioni e
credenze genitoriali e dal Bambino Adattato che entra in azione
quando percepisce una minaccia. In alcuni casi, invece, la potenza
del Bambino Libero ha palesemente consentito di vedere in azione
la curiosità, la meraviglia e l’esplorazione della novità con l’Adulto,
con la guida del Genitore Normativo attento ai confini fra “vec-
Educare alla complessità per abitarla
147
chio e nuovo” e del Genitore Affettivo a supporto dell’impegno
necessario a mantenere l’attenzione, tenere attivo il senso critico
e avviare i motori dell’apprendimento.12
Dopo la richiesta di conferma o cambiamento del titolo si sono
verificati i seguenti risultati:
t 40% circa lo ha cambiato e si sono aggiunte alcune categorie
prima non contemplate;
t 35% ha confermato il proprio titolo;
t 25% ha confermato il proprio titolo all’interno di categorie che
possono essere definite come provenienti da un’area di contaminazione del proprio Stato dell’Io Genitore sull’Adulto e/o del
Bambino sull’Adulto.
Fig. 4 - I rappresentati dei titoli confermati e cambiati.
Si tratta di considerazioni proposte da alcuni insegnanti nella fase
di AT_Lab, il laboratorio di AT all’interno del quale si è svolta la ricerca. Il laboratorio consta di tre-cinque incontri di 4 ore in gruppi di
minimo 25, massimo 35 partecipanti. Negli incontri, di fatto, si condividono i principali contenuti del corso 101.
12
148
Cesare Fregola
3C. Consapevolezza, Conoscenza, Comprensione: verso un modello
integrato di contratto educativo nella società della conoscenza.
Il contratto nei campi educativi è caratterizzato da alcune specificità. Ferdinando Montuschi scrive a riguardo:
Il contratto in campo educativo presenta problemi particolari che
riguardano non solo l’intervento, ma anche la sua collocazione cioè
il contesto, la struttura e le relazioni entro cui tale intervento si
realizza. Questo porta a identificare due specifiche dimensioni
del contratto; la dimensione sociale e la dimensione professionale
(Montuschi, 1994, p. 16).
Nella nostra ricerca si aggiunge il focus sull’apprendimento nella
complessità (Morin, 2001), che ha portato a rivisitare la tematica
della relazione personale con il proprio apprendimento. Il processo
di contratto ha preso avvio con un accordo iniziale con i partecipanti, “scrivere il titolo della foto”.
Ha seguito un contratto che si può definire berniano, centrato
sull’apprendimento, in quanto tiene conto dei criteri berniani del
contratto e si sviluppa su tre dimensioni che si stanno manifestando come interdipendenti: la consapevolezza, la conoscenza, la comprensione.13 Si tratta di rileggere a posteriori le azioni che hanno
caratterizzato l’articolazione didattica e le sue fasi per recuperare
quella filigrana che descrive ciò che ha fatto da guida nel definire
un contratto. La Classe capovolta, qui intesa come metodologia
(Cecchinato, Papa, 2016), di per sé può essere considerata uno
scaffolding del processo didattico. Ciò che rende più evidente il
valore per l’apprendimento che deriva dall’applicare il concetto di
contratto in modo deliberato, intenzionale nella conduzione del
gruppo, è proprio il processo contrattuale che si può sviluppare
tenendo in considerazione le sue caratteristiche peculiari (Berne,
1986; Steiner 1974):
In questo contributo le tre dimensioni sono applicate alla tematica della trasformazione dell’innovazione in cambiamento nella società
della conoscenza. La ricerca ha avviato un processo di studio che si
trova in fase sperimentale avanzata nella gestione della didattica e anche
nel counselling applicato ai processi educativi.
13
Educare alla complessità per abitarla
149
t consenso reciproco sul contesto, le finalità, gli obiettivi che caratterizzano la foto al museo di Amsterdam, da intendere come
documentazione del processo pedagogico-educativo;
t remunerazione valida, osservabile dal fatto che i soggetti coinvolti nella relazione, ciascuno con il proprio ruolo (formatoreinsegnante), contribuiscono all’intervento educativo con un
valido apporto. In questo caso l’utente e le strutture coinvolte
sono collegate da un contratto diretto o a più mani (English,
1975);
t competenza, qui intesa come repertorio di abilità corredata dalla disponibilità a prendere in considerazione la tematica della
trasformazione dell’innovazione in cambiamento: la lezione
tradizionale si integra con “la Classe capovolta”;
t obiettivo legale, che apre a interessanti valutazioni sul tema etico
del cambiamento e i dilemmi su ciò che è vincolo, da intendere
come cambiamento che nostro malgrado va gestito, e possibilità, da intendere come insieme di processi che consentono una
partecipazione attiva, personale e rispettosa dei vari sistemi di
riferimento alle trasformazioni in atto (Ceruti, 2009).
L’evidenza, che la ricerca ha messo in luce, riguarda la trasformazione, o la conferma, del proprio punto di vista sui giovani, la
tecnologia e alcune etiquette relative al mondo di oggi. Sono due
le fonti che consentono di riscontrare questi elementi:
t l’analisi di ogni titolo assegnato alla foto prima della conoscenza
della tematica sulla Classe capovolta e dopo la rielaborazione
che è stata richiesta del titolo della foto;
t la condivisione dei dialoghi interni intercettati, degli stati d’animo, dei sentimenti, delle emozioni, dei pensieri che questa
operazione ha comportato, ha consentito di lavorare sulla comprensione e sulla consapevolezza e ciò ha permesso di distinguere
i fenomeni relativi ai nuovi apprendimenti, quelli relativi alla
rielaborazione dei precedenti.
È stato utile riflettere insieme ai partecipanti alla ricerca su come
i nuovi livelli di conoscenza, la comprensione della differenza fra
150
Cesare Fregola
innovazione e cambiamento e lo sviluppo di consapevolezza possono costituire un mix che si ripropone quando si fa riferimento a
fenomeni che riguardano l’apprendimento nella complessità nella
società della conoscenza.
Tutto ciò ha sostenuto l’ipotesi che un contratto che si struttura tenendo conto delle 3C consapevolezza, conoscenza, comprensione consente di indagare e valorizzare le specificità del campo
educativo. In particolare ciò risulta più evidente quando si opera
nell’intento di ideare, progettare e realizzare ambienti di apprendimento in cui il contributo dell’AT14 possa sostenere un contratto
focalizzato sulle condizioni più idonee che possono facilitare la
trasformazione dell’innovazione in cambiamento (Fregola, 2012).
In figura 5 è riportato il modello.
Fig. 5 - Modello delle 3C per il Contratto Educativo nella complessità
e nella Società della Conoscenza
Il modello di contratto delle 3C, si articola nell’interazione fra
il modo di sviluppare una o le altre, o loro possibili combinazioni,
secondo sequenze che possono generare circoli virtuosi (vedi Fig.
6) capaci di promuovere e determinare l’autoefficacia e l’autonomia con una minore influenza che deriva da schemi appresi che
in qualche modo ostacolano il processo di lettura, nel qui e ora,
Nel testo che rappresenta una pietra miliare per l’AT Educativa a
livello internazionale (Barrow e Newton, 2015) è interessante consultare il saggio di Nicole Pierre (2015): Contracting for learning.
14
Educare alla complessità per abitarla
151
del valore dell’innovazione e la decisione deliberata di avviare un
processo di coinvolgimento, motivazione, impegno relazionale ed
emotivo a partecipare ai processi trasformativi dell’innovazione in
cambiamento (Fregola, 2016b, 2017b).
Fig. 6 - I circoli virtuosi si sviluppano grazie alle combinazioni delle 3C
Considerazioni conclusive
Al termine di questo lavoro, si intendono condividere alcune considerazioni che, più che conclusive, possono avere un valore evolutivo. Infatti i risultati su descritti segnano un punto d’arrivo in
quanto definiscono la struttura del modello di contratto delle 3C
e ne forniscono le prime definizioni, altresì le sue applicazioni e le
sperimentazioni ancora in atto stanno evidenziando la sua applicabilità. Nello stesso tempo si aprono connessioni, dubbi e focus
che, sempre di più, risultano circoscritte all’interno dei processi
di apprendimento nella complessità e della relazione personale
152
Cesare Fregola
con l’apprendimento, tracciando un confine fra ciò che accade
come risultato di azioni deliberate e intenzionali frutto di scelte
consapevoli e come risultato di ciò cha accade dinamicamente al
di là delle previsioni e spiegazioni possibili fra quelle contemplate
e quelle che si presentano come frutto dell’azione sperimentale
(Levi Strauss, 1967).
Le interazioni fra la propria relazione di apprendimento, i saperi
consolidati e i saperi dell’innovazione, ci hanno consentito di formulare l’ipotesi che le connessioni fra ciò che accade nella quotidianità delle relazioni interpersonali, nell’interazione fra ruoli, nelle
appartenenze dei ruoli alle organizzazioni coinvolte in un contesto
macro-sociale mutevole, è in stretta relazione con fenomeni del
mondo interno alla persona: in questi percorsi l’AT consente di
renderli più espliciti e di studiare alcune loro influenze nascoste per
migliorare i processi di apprendimento e la relazione personale di
apprendimento nella prospettiva della libertà dell’apprendimento.15
Si è reso evidente come le informazioni e i saperi, mentre i
cambiamenti sono ancora in atto, introducono il bisogno di contestualizzazione e comprensione dell’evoluzione del contesto esterno
e con queste evoluzioni fanno emergere il bisogno di prendersi cura
delle loro conseguenze nel mondo interno delle persone.
Ritorna il termine physis che Berne (1951, p. 408) pone, come
è noto, nella filigrana dei valori che definiscono la filosofia dell’AT
e che definisce come «la forza evolutiva della natura che spinge
gli organismi ad assumere forme più elevate...»16 e che Mauro Ceruti (2014, p. 89), tratta nei capitoli La riscoperta della physis nel
libro La fine dell’Onniscienza, riportando come incipit l’aforisma
Il riferimento è a una duplice prospettiva: quella di Rogers (1973)
e quella pedagogica proposta da Laeng (1985).
16
Che cose interessanti possono accadere. Ho ripensato a un «Quaderno» del quale ricordavo il titolo: Physis e Resilienza. E con sorpresa
ho ritrovato che chi lo ha curato, Emanuela Lo Re (2012), a pagina 9
ha citato Berne: «La forza di crescita della natura, che trasforma organismi meno evoluti in organismi più evoluti, fa crescere gli embrioni in
organismi adulti, fa migliorare la gente che è malata, mentre chi è già
sano lotta per raggiungere i propri ideali».
15
Educare alla complessità per abitarla
153
di Cornelius Castoriadi: «È physis ciò che ha in sé stesso principio
e origine di creazione di forme».17
Colpisce come di fronte alla stessa opera di Rembrandt ogni
generazione ammira l’opera con le finalità, gli interessi, le motivazioni, la curiosità, le posture e con una compostezza che guida
ed è guidata dal genitore culturale dell’epoca cui appartiene18 (vedi
Fig. 7).
La seconda fase della ricerca ha previsto la ricognizione dei pensieri, stati d’animo, emozioni e sentimenti suscitati dalla sperimentazione
presentata in questo lavoro relativamente al titolo della foto. Sono stati
coinvolti 250 studenti del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria durante l’attività di Tirocinio Indiretto. L’elaborazione dei
dati è in via di completamento. Si riportano alcune frasi a riguardo:
«Cambiano, sì, le cose, ma quando questi cambiamenti si scontrano
con certi valori non è detto che riescano a vincere sulla tradizione» [...]
«Certe novità mi intrigano, certi strumenti sembrano fatti apposta per
sedurmi» [...] «Di fronte all’immagine dei ragazzi al museo ho pensato
subito che stessero leggendo quel codice da inquadrare con la telecamera del cellulare che mettono di fianco alle opere d’arte. Non me ne sto
vantando, non credo di essere meno antiquata degli altri, ma ho avuto
fiducia. Secondo me basta avere di ogni cosa la giusta misura. Essere
poi guidati da dei valori morali, delle norme o dei principi etici che ci
permettano di giustificare le nostre scelte e i nostri giudizi, ma che allo
stesso tempo non invadano la libertà di decisione degli altri» [...] «Ho
appurato, mio malgrado, che il pregiudizio è una costante abbastanza
presente in me della quale dovrò necessariamente disfarmi. Attraverso
il gioco del titolo del quadro, ho potuto costatare quanto gli automatismi, forse, limitino la libertà e la volontà di esprimere il meglio di
sé» [...] «La “pancia” mi sollecita soprattutto degli interrogativi: sarò
in grado di tenere in me tutta la rete della complessità quando avrò di
fronte a me un bambino e il contesto da cui proviene? Sarò capace di
trovare le parole giuste per comunicare positivamente coi suoi genitori? Riuscirò a collaborare costruttivamente con i colleghi sul luogo di
lavoro? Riuscirò ad andare oltre i miei pregiudizi sul reale? Domande
di non poco conto, che creano in me un misto di paure ed eccitazione di
fronte a una sfida che ho scelto di affrontare».
18
Questa immagine è scelta facendo scouting in internet con i termini tecnologia + museo + Rembrandt.
17
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Cesare Fregola
Fig. 7 - Altre generazioni di fronte al quadro di Rembrandt
Questo approccio ci conduce a ipotizzare aree di sinergia fra i
vari campi. Per esempio si è rilevato, nelle fasi laboratoriali previste dal percorso di ricerca, che la contaminazione del pregiudizio sull’Adulto può avere diversi livelli nell’effetto di mantenere
o cambiare il titolo del quadro. Ciò ha supportato l’ipotesi che
se la convinzione è radicata al punto tale da minacciare il Sistema di Riferimento (Shiff, 1981, p. 60), i fenomeni interni che
si manifestano in modo osservabile, utilizzando la cassetta degli
attrezzi dell’analista transazionale, di ogni campo in particolare
Stati dell’Io, Transazioni, Regole della Comunicazione, Spinte,
Svalutazioni, consentono di osservare in che misura la possibilità
di leggere la realtà del qui e ora possa evidenziarsi direttamente
con l’azione pedagogico-didattica oppure richieda un contratto
che necessita di un processo di decontaminazione che, a sua volta,
richiede set opportuni e focus di campo specifici. In alcuni casi la
decontaminazione ha spostato il focus sull’attività del Counsellor
laddove è stato necessario avviare una relazione di aiuto all’interno
di un contratto di Empowerment o di Problem Solving; altresì
Educare alla complessità per abitarla
155
in altri casi il focus si è spostato sull’attività dello Psicoterapeuta
laddove le situazioni di contaminazione riguardano aspetti radicati
nei processi di convinzione più profondi, osservabili attraverso i
modelli di comunicazione svalutante o dall’attivazione di passatempi e giochi.
Questi casi attivano processi di invio perché è pregiudicata non
soltanto la possibilità di esprimere il meglio di sé ma è “minacciata”
la protezione del sé nel proprio ruolo di insegnante, dell’immagine che si ha del proprio ruolo, degli studenti, delle famiglie o
dell’organizzazione scolastica. E, per finire, risulta evidente il valore
aggiunto del Campo Organizzativo nei momenti trasformativi
Scolastici o dei Sistemi di Formazione in cui si è immersi e che
sono anch’essi in stretta relazione con i processi di apprendimento
degli adulti (Kolb D.A., Fry R., 1975; Mezirow, 2003).
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