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Maria e la Chiesa

MARIA E LA CHIESA NELL’INTERPRETAZIONE DI RENÉ LAURENTIN

ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) Teologia i katechetyka RTWP 13 (2017), s. 13-31 Bartłomiej Kopeć MARIA E LA CHIESA NELL’INTERPRETAZIONE DI RENÉ LAURENTIN L’introduzione - la persona di Maria nella Chiesa post-conciliare Tutti i fedeli cristiani elevino insistenti preghiere alla Madre di Dio e madre degli uomini, perché ella, che ha aiutato con la sua preghiera gli inizi della chiesa, interceda presso il suo Figlio anche adesso che si trova in cielo innalzata sopra tutti i beati e gli angeli nella comunione dei santi1. Questa citazione dell’ultima frase della Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II indica bene il posto rilevante di Maria nella Chiesa. Il posto, che dopo i venti secoli della storia del cristianesimo, non è diminuito, ma anzi, è cresciuto così tanto, che esso doveva essere considerato dai padri conciliari. Infatti, i documenti mostrano il nesso profondo, non soltanto tra la Madre di Cristo e il ruolo 1 CONCILIUM VATICANUM II, 1962-1965, Lumen Gentium, 69. 13 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) redentore del suo Figlio, ma anche tra la Vergine e la Chiesa, sia quella antica, che contemporanea. Come affermano alcuni storici, il tema mariano era uno dei più difficili. L’importanza di Maria era ovvia per tutti, ma il modo di presentarla nei documenti conciliari rimaneva controverso. Dopo lunghi mesi del lavoro, finalmente il testo sulla Madre di Dio è diventato la parte finale della Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, in cui i padri sottolineano la cooperazione della Vergine alla salvezza. Nonostante la dimensione unica e assoluta della mediazione di Cristo, il Concilio indica la partecipazione di Maria in questa mediazione, come un’azione salutare in ragione della sua divina maternità. Questa azione non è finita e vale anche per i contemporanei membri della Chiesa: «… con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e in balia di pericoli e affanni».2 Dal testo emerge anche il ruolo di Maria come modello della Chiesa e un esempio perfetto per i fedeli. Contemplando la sua vita, la comunità impara la fede e la fedeltà, e imitando le sue azioni, essa diventa sempre di più una vergine e madre come la Madre di Cristo3. Dunque vale la pena considerare ancora una volta la posizione di Maria nella comunità dei credenti e dei discepoli di Cristo. Vogliamo farlo alla luce del pensiero di uno dei migliori mariologi del XX secolo – René Laurentin. Egli nasce a Tours nel 1917 e viene ordinato sacerdote nel 1946 a Parigi. Dopo aver completato il dottorato in mariologia alla Sorbona nel 1952 e l’altro all’Institut Catholique de Paris nel 1953, insegna a Angers, Firenze e Milano. Ma il suo contributo più significativo è quello apportato al Concilio Vaticano II. Laurentin prima partecipa alla commissione preparatoria, e dopo, durante il Concilio, lavora sulla dottrina mariana nella Costituzione Dogmatica. La sua riflessione mariologica è non soltanto complessa e ben sistematizzata, ma anche profondamente pervasa dalla fede e la devozione a Maria. Questa sincerità del teologo credente rende la sua teologia molto utile, sia per la riflessione scolastica, la predicazione pastorale, che per la devozione dei fedeli. 2 3 ID, 62. D. VITALI, Lumen gentium, 135-143. 14 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) 1. Maria – il germe e il primo membro della Chiesa 1.1 Maria come la prima che accoglie Cristo Dopo la caduta dei progenitori, causata dalle loro disobbedienza e infedeltà, Dio non lascia l’umanità da sola nella disperazione; prepara un nuovo metodo per ricondurla a se e per rinnovare il nesso perduto. L’intero Antico Testamento dà la testimonianza di questo agire divino per istituire una nuova ed eterna alleanza, che non potrà essere distrutta. Per questo scopo si rende necessario un intervento di Dio stesso, è necessaria la sua venuta tra la gente. Per preparare un simile evento, l’Altissimo, durante tutta la storia di Israele, non cessa di educare il popolo eletto, affinché sia pronto ad accogliere il suo Signore. Possiamo notare questo cammino di fede e obbedienza sin da Abramo – padre della fede, attraverso le storie dei patriarchi, l’esodo dall’Egitto e le istruzioni dei profeti, fino al membro più perfetto, in cui questo cammino ha il suo compimento – l’umile fanciulla di Nazareth – Maria. La fede, che in Abramo era ancora nello stato infantile, in Maria giunge alla maturità, che si esprime per eccellenza nel suo fiat (Lc 1,38). Ella veramente crede nelle parole rivelatele dall’angelo, per cui giustamente può essere chiamata benedetta (Lc 1,45)4. Le motivazioni che stimolavano il primo patriarca erano solamente terrene, indirizzate al possesso della terra e della discendenza. Invece Maria riesce a guardare oltre, verso le promesse spirituali. Anche la vita morale di Israele deve essere purificata. Il popolo eletto veniva spesso paragonato ad una sposa impura e adultera. Malgrado i rituali di purificazione non riusciva mai a mantenersi in uno stato di fedeltà e purezza. Diversamente Maria – dall’Angelo è chiamata «piena di grazia» (Lc 1,28), perché in lei, la grazia divina può veramente abitare in abbondanza. In Maria non c’è nessuna macchia di peccato o infedeltà che potrebbe ostacolare l’agire di Dio. Tuttavia dobbiamo accennare, che una situazione simile è possibile soltanto grazie all’intervento divino, grazie al merito di Cristo e alla 4 R. LAURENTIN, Maria chiave del mistero cristiano, 68-71. 15 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) sua passione redentrice conclusa con la resurrezione5. E proprio perciò lei è capace di dare a Dio una risposta positiva, e, come il primo uomo nella storia, finalmente di accogliere Cristo. Maria, in conseguenza, diventa la prima credente nel Figlio di Dio, cioè, il primo membro della Chiesa, che sta per nascere. Diciamo che la comunità dei credenti per eccellenza nasce in due tappe: sul Calvario, durante la morte di Cristo, e durante la Pentecoste, quando la Chiesa diventa visibile per il mondo e grazie alla presenza efficace dello Spirito Santo, essa diventa veramente feconda. Ma, secondo il teologo francese, in qualche aspetto, la Chiesa esiste già da tanti anni, nel modo molto discreto e nascosto, ma nella tutta la sua pienezza del corpo mistico di Cristo, nella persona dell’umile donna di Nazareth. Durante l’Annunciazione, accogliendo nella fede il Figlio di Dio, Maria dà l’inizio alla Chiesa – corpo mistico, che comincia ad esistere in germe, nel Capo – Gesù, e in Maria, in quanto un membro di questo corpo6. 1.2 Maria – la prima discepola di Cristo Vale la pena notare, che la maternità non è per Maria la fine del suo cammino della fede, ma piuttosto il nuovo punto di partenza verso la più grande unità con Dio. La madre molto presto diventa una discepola, confermando la superiorità del Figlio. Possiamo notare questa sequela ancora prima della nascita di Cristo, durante la scena dell’annunciazione (Lc 1, 26-38). La fanciulla di Nazareth si trova di fronte a un mistero incomprensibile per lei e la risposta positiva esige da parte sua un passo nel buio; esige la fede e la fiducia. Anche dopo la nascita di Cristo le numerose situazioni rimangono per la Vergine velate e perciò lei si trova spesso di fronte alle tenebre impenetrabili, con le quali deve confrontarsi con la sua fede. Possiamo ricordare in questo posto la scena di presentazione al tempio e la dolorosa profezia di Simeone (Lc 2, 27-35), la fuga in Egitto, fuori dal loro paese e lontano dalla propria famiglia R. LAURENTIN, «Maria come prototipo e modello della Chiesa», 390-398; R. LAURENTIN, La Vergine Maria, 177-186. 6 R. LAURENTIN, Breve trattato su la Vergine Maria, 34-39, 177-184, 220-222. 5 16 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) (Mt 2, 13-15). Questi momenti difficili possono produrre dentro Maria dei dubbi e delle domande: dove sono le promesse di Dio? Come questo bambino, perseguitato e scacciato dalla patria, può diventare il re di Israele? Davvero lei, povera donna senza una casa, può essere chiamata benedetta? In questo buio, la fiducia di Maria la conduce sempre più avanti nel cammino della fede e nella unione con Dio. Un momento molto significativo in questo cammino della fede di Maria è una sventura a Gerusalemme, quando Gesù ha dodici anni. La scomparsa del Figlio colpisce la Madre, e suscita in lei tanti dubbi e domande. La risposta data da Gesù rimane velata e incompresa, ma, tuttavia, accolta da Maria con fede e con uno spirito capace di meditazione (Lc 2, 50-51). Questa relazione Maestro – discepola diventa ancora più visibile durante la vita attiva di Gesù. Nei brani lasciati dall’Evangelista Marco, il rapporto tra ambedue appare addirittura freddo (Mc 3,3135; Mc 6,1-6). Sembra che Cristo sminuisca il valore della maternità carnale di Maria, dunque anche la relazione tra loro due, che da essa deriva. Ma ciò non significa infatti una degradazione della Vergine, però è piuttosto per lei un’occasione di concentrarsi sulla relazione spirituale con suo Figlio e di sviluppare la fede e l’obbedienza a Dio. Il nesso tra Gesù e la Madre dura, anzi, cresce! Ma il rapporto evolve dalla relazione naturale: madre – figlio, alla relazione più avanzata e spirituale: maestro – discepola. Un riflesso di questo nesso profondo e durevole tra di loro possiamo notarlo durante le nozze a Cana, dove Maria riesce a capire il pensiero di Gesù meglio degli altri; forse anche meglio di noi, che leggiamo questo testo dopo anni. Malgrado la risposta di Gesù abbastanza dura alla richiesta di Maria, lei riesce a capire, che cosa intende il suo Figlio. E proprio perciò dà un consiglio ai servi di stare attenti. Lei sa che Gesù agirà, perché non riesce a dire no a sua madre. Questo significa, secondo R. Laurentin, che, anche se Cristo approfondisce e cambia la relazione con la sua Madre, non rinuncia affatto alla relazione primitiva e fondamentale tra ambedue. Egli non allontana Maria, ma la conduce più avanti, verso una comunione ancora più profonda con se stesso e, in conseguenza, con Dio. 17 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) Questo progetto di Gesù diventa chiaro sul Golgota. In momento in cui quasi tutti i discepoli sono scomparsi e rimane solamente un piccolo gruppo delle donne, Maria si trova tra di loro. Lei rimane fedele, malgrado un velo oscuro, che copre in questo momento tutte le promesse di Dio, consegnate a lei attraverso l’angelo. In questo momento l’unione di Maria con il Maestro giunge al vertice, e il suo cammino di discepola finalmente si avvicina alla fine. La discepola diventa di nuovo una Madre – la Madre Dolorosa, ma nel senso più pieno e più completo della parola. E proprio perciò la Chiesa di tutti i secoli cerca di imitare Maria con questo scopo: di ascoltare Gesù e di camminare verso una relazione con Lui sempre più profonda. Perciò, durante tutte le celebrazioni liturgiche i cristiani ascoltano la Parola di Dio, credendo che nell’assemblea dei fedeli, il Maestro è veramente presente e che insegna, come lo faceva due mila anni fa in Terra Santa. La dimensione oscura della fede presenta, come abbiamo già notato, nella vita di Maria, è presenta pure indispensabilmente nel cammino della fede, sia dei singoli fedeli, che della Chiesa intera. Infatti, come nella vita della fanciulla di Nazareth, proprio questi momenti difficili avvicinavano lei a Dio, spingendo la sua crescita nella fede, anche nella vita della Chiesa, questi momenti oscuri e velati conducono i fedeli sempre più avanti nell’unità con Cristo. La crescita della comunità dipende nella grande parte dalla sua fedeltà e dal modo in cui essa viva queste diverse difficoltà7. 2. Il ruolo di Maria nella Chiesa 2.1 Maria nella Chiesa nascente L’esperienza di Maria, come discepola condotta da Dio, è molto importante per la Chiesa nascente. Grazie agli accenni discreti di Luca, possiamo notare la presenza della Vergine in questo momento, nello stesso tempo significativo e molto difficile per la prima comunità dei discepoli (At 1, 14). 7 R. LAURENTIN, La Vergine Maria, 227-228. 18 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) L’importanza di Maria non dall’inizio era ovvia per la Chiesa. I primi testi neotestamentari accennano piuttosto discretamente la presenza della Vergine (per esempio Gal 4,5). Secondo il Nostro, il motivo di questo stato delle cose può essere la paura degli autori di trascurare il ruolo unico e l’importanza di Cristo nell’evento di salvezza. Dobbiamo renderci conto che la prima comunità cristiana affrontava vari problemi difficili, e perciò c’era necessario di mostrare anzi tutto la centralità della persona del Salvatore nella storia del mondo. Di conseguenza, non c’era spazio per lo sviluppo del ruolo degli altri personaggi, come Maria. Nei testi neotestamentari, che ci presentano la nascita della Chiesa, possiamo notare, che anche la Vergine non cerca attenzione. Non vuole occupare nessun posto gerarchico nella comunità nascente. Lei la supporta dal di dietro. Anche quando viene il tempo per dare testimonianza e per proclamare il Vangelo, Maria rimane nascosta, lasciando agire gli apostoli (At 2, 14-36). In questo modo lei permette che si formi una gerarchia della Chiesa, fondata sulla base dei Dodici8. E forse proprio grazie a questa posizione nascosta, Maria può svolgere il ruolo cosi rilevante nella nascita del popolo della Nova Alleanza9. Se i vari titoli e i ruoli della Vergine sono stati (e per essere onesto, ancora sono) discutibili e a volta anche controversi, un titolo ci appare accolto da tutti senza riserva, cioè la Madre della Chiesa. Anche i documenti del Concilio Vaticano II sottolineano la maternità di Maria più degli altri aspetti. Il suo ruolo verso i discepoli di Gesù comincia sul Golgota, quando Gesù, attraverso la sua morte nella croce, inizia l’esistenza alla Chiesa. E dal rapporto profondo tra Cristo e sua Madre deriva il coinvolgimento e, in conseguenza, la compassione di Maria. L’unione tra loro due è cosi forte che lei soffre con il Figlio e, in qualche senso, sta morendo con Lui, e in questo modo partecipa al processo della nascita della Chiesa. Ma il suo ruolo non è soltanto simbolico, ciò viene confermato da Gesù stesso, che le consegna il discepolo diletto e, con lui, tutto il popolo dei credenti. Cristo la nomina madre del discepolo, e così associa il 8 9 R. LAURENTIN, Breve trattato su la Vergine Maria, 19-33. R. LAURENTIN, La Vergine Maria, 19-102. 19 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) dolore di Maria con i dolori di un parto. Ovviamente la sua maternità verso la Chiesa ha un carattere diverso da quella verso Cristo. Lei ha partorito Gesù fisicamente, invece il popolo della Nuova Alleanza viene partorito da lei spiritualmente. Il Nostro asserisce che questo processo continua anche dopo la morte di Cristo ed è vissuto dalla Vergine nella sua pienezza alla Pentecoste. Come aveva una parte indispensabile nel processo della creazione del corpo umano di Gesù, così adesso Maria partecipa alla creazione del corpo mistico di Cristo. Così si compiono perfettamente le parole di Gesù: «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto» (Mt 19,29). Per un Figlio immolato, sacrificato al Calvaria, Maria ha riceve un centuplo – una quantità immensa dei figli e delle figlie – i membri della Chiesa10. Come possiamo notare, la maternità di Maria progredisce insieme con la comunità dei fedeli e dalla dimensione fisica verso Gesù, sotto la croce si trasforma nella forma spirituale per il discepolo prediletto. Ma molto presto lei può notare quanto sia necessario il suo supporto materno per tutti i discepoli – disorientati e spaventati dopo la morte del Maestro. Mentre sta crescendo la prima comunità, cresce anche la famiglia di Maria, che prova una grande responsabilità per i seguaci del suo Figlio. Questo nesso con loro si sviluppa e matura fino al giorno di Pentecoste, quando tutti diventano uniti dallo stesso Spirito, e così Maria diventa la Madre di tutti i credenti. Ma la vera pienezza della sua maternità spirituale, dice Laurentin, Maria l’ha sperimenta ancora più tardi, nel momento dell’Assunzione, perché unita immediatamente con Dio lei può finalmente riconoscere l’immensità dei figli di Dio, che diventano anche i suoi figli! E solo adesso può raccoglierli tutti nel suo cuore materno, perché la sua maternità diventa pienamente cosciente. Essendo vicino il più possibile a Dio – il fonte di ogni paternità e maternità, e partecipando in pienezza nel suo Amore, la Vergine è veramente vicino a ogni uomo11. 10 11 R. LAURENTIN, Maria chiave del mistero cristiano, 32-35, 95-98. R. LAURENTIN, Maria nella storia della salvezza, 134-137. 20 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) Facendo parte della prima comunità dei credenti, Maria può insegnare i fedeli, usando gli esempi della propria vita, mostrando i modi d’agire di Dio. Il suo cammino diventa un esempio per la Chiesa e le consegna la forza nelle difficoltà. In questo modo Maria rafforza la crescita e la maturazione della comunità, la quale, dopo la morte, ma anzi tutto dopo l’Ascensione di Gesù, è diventata priva del suo Maestro. È chiaro che questo momento di oscurità e perplessità non è facile per la Chiesa. Ci possono essere alcuni che si sentano abbandonati, senza una guida che Cristo era per loro. Perciò la presenza della madre di Cristo porta la consolazione e la speranza. Lei raccoglie e unisce i discepoli, e in questo modo diventa una figura, intorno alla quale, la Chiesa nascente può radunarsi e unirsi. Anche la preghiera di Maria ha una grande importanza. La Vergine si trova tra di loro, come quella che prega lo Spirito Santo per loro, perché lei possiede già l’esperienza della sua forza e del suo agire dall’evento dell’Annunciazione. Come lo Spirito Santo è venuto su di lei (Lc 1,35), adesso deve venire sui discepoli (At 1,15). Lei sa che, se la Chiesa debba essere feconda e se debba partorire i nuovi figli di Dio, essa ha bisogno dello Spirito Santo. E perciò Maria intercede per la Chiesa, come lei l’ha fatto a Cana per gli sposi (Gv 2, 1-12). Dal momento della Pentecoste la relazione tra la Chiesa e sua Madre sarà ancora più forte, perché ambedue saranno riempite dallo stesso Spirito. E come, tanti anni fa, lo Spirito ha spinto la Vergine verso la casa di Elisabetta per portarle il Signore alla sua cugina, anche adesso, lo stesso Spirito spingerà gli apostoli a portare Cristo e il suo Vangelo sino ai confini del mondo12. 2.2 Maria nella Chiesa matura Il ruolo rilevante di Maria nella Chiesa non finisce nel momento della sua morte e l’Ascensione. Secondo la tradizione, la Vergine Madre non muore come gli altri uomini, ma viene trasportata con l’anima e il corpo nel cielo. Ma in questo caso dobbiamo ammettere, che né nella Sacra Scrittura, né nella tradizione dei padri possiamo 12 R. LAURENTIN, La Vergine Maria, 235-238. 21 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) trovare una riflessione su questo tema, e che l’affermazione della Chiesa sull’Assunzione di Maria è un prodotto della riflessione teologica di anni più recenti. La comunità dei fedeli meditando i passaggi biblici su Maria (anzitutto il testo dell’Annunciazione e della visitazione – Lc 1, 26-56), e sul suo ruolo nella storia di salvezza, elabora una tesi, confermata dalla devozione dei fedeli, che la Madre di Cristo onorata sopra ogni altra creatura, viene portata in cielo con l’anima e con il corpo. Questo dogma, viene pronunciato dal Pio XII nel 1950 nell’enciclica Munificentissimus Deus. Il popolo di Dio, nella fine della Vergine, vede anche la propria fine, e la considera come il destino del cammino terrestre. L’assunzione è un segno di speranza per tutti i membri della Chiesa, che guardano oltre questo mondo, e anche se tormentati dagli ostacoli e le minacce in questa vita, loro cercano di giungere alla vita futura. E lo sguardo fisso sul fine spirituale e sopranaturale era da sempre una caratteristica dei cristiani. L’assunzione di Maria s’inscrive in questa speranza escatologica; la rappresenta e la stimola. Questa prospettiva non trascura affatto l’importanza di Cristo come primizia della nostra risurrezione (1 Cor 15,20). Secondo R. Laurentin, l’assunzione di Maria deve essere sempre vista alla luce della resurrezione di Cristo. In questo modo la Vergine è il primo membro della Chiesa che partecipa pienamente nella sua vittoria sopra la morte e che può godere l’unione immediata con il suo Signore13. Ma anche in questo caso il ruolo di Maria non è finito. La sua missione d’accompagnare il popolo di Dio e d’intercedere per esso, continua pure dopo la sua assunzione. Perciò la Chiesa attraverso tutti i secoli vede in lei la sua ausiliatrice dinanzi al Padre – come nel cenacolo, anche adesso, Maria prega con la Chiesa e per la Chiesa. In questo senso, secondo il Nostro, troviamo qui i due ostacoli teologico che riguardano la posizione di Maria nella fede della Chiesa, messi in evidenza dai molti teologi: da una parte, la contrapposizione della preghiera di Maria al giudizio e all’ira di Dio Padre (un’opinione che si oppone evidentemente alla misericordia di Dio visibile in tutta la Scrittura), e dall’altro lato il distacco 13 R. LAURENTIN, Breve trattato su la Vergine Maria, 239-243. 22 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) dell’intercessione di Madre dall’unica mediazione di Cristo (un’opinione che sarebbe contro la testimonianza biblica: 1Tm 2,5). Dei simili fraintendimenti possono derivare dalla tendenza di avvicinare Maria alla gente e dal sottolineare il suo ruolo nella storia della salvezza. Ma Laurentin dice chiaramente, che una simile operazione si presenta come totalmente sbagliata, perché separa la Serva di Dio dall’unica fonte e il fondamento della sua intercessione, cioè da Dio stesso e dall’opera redentrice di Cristo. Maria, asserisce il Nostro, può pregare l’Onnipotente solo perché la sua volontà e l’amore verso la gente derivano interamente dalla volontà e dall’amore di Dio Padre. Dunque, anche sotto quest’aspetto la Vergine si presenta come una fedele serva del Signore, nella quale la Sua parola si compie pienamente (Lc 1, 38). Di conseguenza, Maria ausiliatrice non aggiunge niente all’opera salvatrice di Dio in Gesù Cristo, ma piuttosto la riflette e la mostra alla gente nella prospettiva diversa14. 3. Maria – immagine della Chiesa 3.1 La maternità di Maria e della Chiesa La persona di Maria, con tutti i suoi doni e privilegi, ci può intimidire. Lei può emergere per noi lontana e distaccata dalla nostra realtà umana. Un’immagine simile è spesso presentata sia dagli artisti, che dai predicatori, che per sottolineare la grandezza e l’unicità della Vergine, la portano lontano dalla vita di un cristiano. Ma, come sottolinea R. Laurentin, la realtà non è cosi. Anzi, sia nella visione biblica, che nella riflessione teologica, Maria appare come un «prototipo per i credenti»15, il prototipo che illustra la pienezza dell’umanità (ovviamente non diminuendo l’importanza dell’umanità di Cristo e del suo valore iconico) e della vittoria di Dio sul peccato dentro quest’umanità. Perciò la persona dell’Immacolata può essere R. LAURENTIN, «Maria come prototipo e modello della Chiesa», 405-414; R. LAURENTIN, Maria nella storia della salvezza, 126-134; R. LAURENTIN, «Le problème de la médiation de Marie», 9-33. 15 R. LAURENTIN, Maria chiave del mistero cristiano, 129. 14 23 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) usata anche come un esempio per i credenti e, anzitutto, come un’immagine della Chiesa16. Maria genera il corpo fisico di Cristo, partorendolo a Betlemme, ma genera anche il suo corpo mistico, cioè la Chiesa, al Calvario, partecipando nella passione redentrice del Salvatore. Questa funzione della maternità spirituale viene prolungata dalla Chiesa stessa. Essa mediante i sacramenti, che sono nient’altro che la partecipazione all’evento salvifico di Cristo, genera i nuovi figli di Dio. In Maria questo evento si è potuto compiere solamente grazie a due elementi: la grazia di Dio e la risposta della Vergine. Dio è sempre l’iniziatore, il quale per primo va verso l’uomo. Lo mostra bene la scena dell’Annunciazione sia a Zaccaria (Lc 1, 8-20), che a Maria (Lc 1, 26-38). L’altro elemento che ci mostrano chiaramente questi testi è l’esigenza della risposta da parte dell’uomo. Maria ha consegnato a Dio la risposta della fede e della fiducia, grazie alle quali lei poteva concepire Cristo – al primo posto nel suo cuore, e dopo anche fisicamente nel suo grembo17. Anche la maternità ecclesiale ha questa duplice dimensione – riguarda inevitabilmente una grazia divina e una risposta della fede dei credenti. E il Nostro dice, che la somiglianza sotto l’aspetto materno tra Maria e la Chiesa non si ferma qui, perché anche la dimensione fisica della nascita di Cristo è, in qualche senso, continuata nella Chiesa. Grazie al sacramento dell’Eucaristia, celebrato continuamente nel mondo intero, Gesù nasce fisicamente sotto i segni di pane e vino18. 3.2 Maria e la Chiesa che cercano Cristo Come abbiamo visto, la maternità di Maria ha i suoi momenti difficili. A volte Gesù scompare dalla vista di madre, a volte sembra essere lontano e staccato da lei. Di conseguenza il suo cuore materno soffre, ma, tuttavia, non smette di cercare il Figlio. Lo mostra bene il brano del Vangelo di Luca che parla della scomparsa di giovane 16 ID, 122-130. Lumen Gentium, 53. 18 R. LAURENTIN, Maria chiave del mistero cristiano, 81-88. 17 24 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) Gesù durante il pellegrinaggio a Gerusalemme (Lc 2, 41-52). Anche dopo aver cominciato la sua missione pubblica, Gesù spesso si separa da Maria e «si occupa delle cose del suo Padre». Laurentin dice che sia la sventura, che la distanza sistemata da Cristo durante la sua missione hanno un carattere profetico, che prepara Maria alla sua scomparsa finale. Dopo tanti anni, la Madre di nuovo perde il suo Figlio dalla vista, quando Lui viene deposto nel buio di sepolcro, e il cuore materno soffre di nuovo un dolore della separazione. Eppure l’esperienza precedente gettava una timida luce di speranza – trovato dopo tre giorni nel tempio, forse anche adesso Gesù può essere trovato… Queste esperienze di Maria illustrano bene la situazione della Chiesa, che in qualche senso rimane separata da Gesù glorificato. Essa lo cerca con tutto il cuore, come prima lo faceva la Vergine, ma non riesce a unirsi a Lui prima del tempo giusto – prima della sua parusia. Però, come nel caso di Maria, anche qui la separazione è provvisoria. Laurentin nota, che ambedue discepole di Cristo, sia la Vergine che la Chiesa, spinte dalla speranza, rimangono con Lui profondamente unite, e attendono con fede salda il suo ritorno19. 3.3 Il sacerdozio di Maria e della Chiesa È chiaro che l’unico sacrificio perfetto, lo compie sul Golgota Cristo solo, unico sacerdote in eterno. Possiamo dire però senza dubbio, che sua Madre in modo rilevante partecipa ad esso, perché anche lei offre al Padre il suo unico Figlio, e pure se stessa. Il suo ruolo si svolge anzitutto nel ‘sì’ che lei dà alla volontà del Padre, e pure nella sua fede nel compimento della parola di Dio, rivelata mediante Gabriele. Dunque, il suo atteggiamento sotto la croce, diventa un prolungamento del consenso consegnato a Dio nel momento dell’Annunciazione. Ma non solo. Il Nostro asserisce che Maria immola al Calvario anche la sua offerta, quella che il suo Figlio non poteva offrire, perché, in quanto Dio, non poteva assumere in se stesso: lei offre al Padre la sua fede oscura e peregrinante, e la sua femminilità. 19 ID, 90-92. 25 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) Infine, Maria rappresenta l’intero popolo già redento, che, in futuro, mediante l’offerta eucaristica si unirà col suo Redentore. Seguendo san Paolo, possiamo dire che Maria in questo modo «completa ciò che manca dei patimenti di Cristo per il suo corpo, che è la Chiesa» (Col 1,24). Questo ovviamente non diminuisce in nessun modo il ruolo di Cristo. Laurentin sottolinea che la presenza di Maria sotto la croce non era necessaria e che il sacrificio di Gesù era assolutamente completo e senza alcuna mancanza. La partecipazione di Maria ci mostra piuttosto la volontà divina di cooperare con uomo nell’opera di redenzione. Maria, di conseguenza, diventa il modello per tutti i fedeli di tutti i tempi, che partecipano al sacrificio dell’Eucaristia in tutte le chiese del mondo, e pur non avendo ordini sacerdotali, offrono al Padre l’offerta perfetta – Gesù Cristo il loro Signore. Quest’esempio mostra bene il senso del sacerdozio spirituale dei credenti, che esercitano nell’unione, non solamente con Gesù, in quanto sommo sacerdote, ma anche con la sua Madre, in quanto prima credente e figura della Chiesa orante20. 3.4 La regalità di Maria e della Chiesa Molto presto nella comunità cristiana è notata una dimensione regale della Madre di Cristo. Anzitutto nell’Apocalisse possiamo leggere: «Poi apparve un gran segno nel cielo: una donna rivestita del sole con la luna sotto i piedi, e sul capo una corona di dodici stelle» (Ap 12,1). Molto presto il tema è accolto dall’arte cristiana, che comincia a mostrare Maria come una regina, con una corona e vesti regali. Ma anche quest’aspetto mariano non viene separato dalla dimensione cristologica, anzi, deriva da essa. La regalità della Madre è legata strettamente al dominio del Figlio, pronunciato già dall’angelo durante annunciazione: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine» (Lc 1, 32-33). In altre parole, Maria regna solo perché Cristo regna, e lei è la regina in quanto è la Madre 20 ID, 33; R. LAURENTIN, La Vergine Maria, 228-234. 26 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) del Re. Questa inclinazione si riferisce alla figura di una regina madre, ben conosciuta in antichità e che, infatti, possiamo trovare anche nell’Antico Testamento (Ger 22,26; Ger 13,18; 1Re 2,19; ma anzitutto 1Re 2,19). Di conseguenza, se la sua regalità è connessa inseparabilmente con la regalità di Cristo, anche il suo modo di dominare è simile. Se il dominio di Cristo emerge nella sua umiliazione, nel servizio e, finalmente nella morte per i fratelli, («il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti» Mt 20,28), analogamente emerge il ruolo regale di Maria («Ecco, io sono l’ancella del Signore» Lc 1,38). Dunque, lei è veramente la regina in virtù del suo amore, dell’umiltà e dell’unione perfetta con suo Figlio, che tutte e tre possiamo contemplare anzitutto sul Calvario. Tuttavia, nello stesso tempo, nell’immagine della donna dell’Apocalisse, la Chiesa vedeva pure se stessa, perché anche essa è chiamata a condividere la facoltà di dominare con il suo Signore e Sposo. E anche il suo dominio dovrebbe essere simile a quello di Cristo, cioè l’umile servire per la salvezza dei fratelli. Nella figura di Maria Regina, la Chiesa può riflettere su se stessa, comprendendo meglio la propria vocazione alla regalità21. 3.5 Un aspetto profetico di Maria e della Chiesa Alla fine dobbiamo anche accennare il ruolo profetico, che la Vergine condivide con la Sposa di Cristo, e che è riconosciuta dai teologi già nel II secolo (Ireneo di Lione, Clemente di Alessandria, Origene ecc.). Maria s’iscrive in un elenco di profetesse precedente come Maria la sorella di Mosè (Es 15,20), Debora (Gdc 4,4) o Culda (2Re 22,14). Già nel primo capitolo del Vangelo di Luca vediamo la Vergine che proclama il cantico ispirato da Dio: «L’anima mia magnifica il Signore…» (Lc 1, 46-55), che si riferisce sia al passato, che al futuro, affermando le grandi opere dell’Onnipotente. Il suo canto si nutre della lunga tradizione dei testi dei profeti e dei salmisti dell’Antico Testamento e possiamo notare numerosi riferimenti ai 21 R. LAURENTIN, Maria chiave del mistero cristiano, 99-105. 27 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) testi antichi, ben noti nel popolo eletto, presenti nel cantico di Maria. Dunque, lei non soltanto dice di Dio, ma usa le Sue parole presentate nella Scrittura. Come i grandi profeti precedenti, anche il cantico di Maria è rivolto anzitutto a Dio, a cui dà tutta la gloria. Mentre Elisabetta loda la Madre del Salvatore, Maria trasferisce l’obiettivo della lode da sé al datore di tutto quello che lei possiede, di tutto quello che lei è22. Vale la pena notare, che la Vergine, non solo porta alla gente l’Altissimo attraverso le sue parole, ma lo fa pure fisicamente! Subito dopo l’Annunciazione va da Elisabetta, la quale, grazie a questa visita si riempie dello Spirito Santo e profetizza (Lk 1, 39-45). Grazie a Maria, a Betlemme, i pastori incontrano Gesù (Lk 2,16) e per i magi (Mt 2,11) la madre con il bambino diventano un segno della presenza di Dio. Portando il bambino al tempio, lei lo mostra Simeone e Anna, che conseguentemente esprimono lodi al Signore e profetizzano (Lc 2, 22-38). Ugualmente la Chiesa, nota Laurentin, prendendo dal ricco tesoro della Parola di Dio, continuamente pronuncia la Sua gloria alla gente di tutte le generazioni. E questa missione deriva non solamente dalla tradizione dei profeti dell’Antica Alleanza, ma anzitutto dall’imitazione di Cristo – Maestro e Profeta. L’insegnamento della Chiesa è, infatti, un prolungamento della missione del Signore, grazie cui, Dio diventa realmente presente tra il suo popolo. È chiaro che, come per i pastori l’incontro con la Vergine a Betlemme è stato un segno della presenza di Dio, anche la Chiesa è (o almeno dovrebbe essere) un segno per il mondo della presenza continua del Creatore. In questo punto, Maria sempre rimarrà per noi un esempio incomparabile. Conclusione Nel pensiero di R. Laurentin su Maria vediamo chiaramente due punti significativi: l’indiscutibile ruolo della Vergine nel piano di salvezza, e nello stesso tempo, l’assoluto primato di Cristo. Il teologo 22 ID, 106-108. 28 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) francese evidenza il coinvolgimento di Maria sin dall’Annunciazione, attraverso tutti gli avvenimenti importanti della vita di Gesù e dei discepoli, fino alla sua Assunzione. Lei non solamente accompagna il Figlio durante la sua missione terrena, ma svolge un ruolo attivo: lei ha accolto Cristo prima di tutti gli altri, lo seguiva come una discepola, e partecipava alla sua passione, condividendo in quanto madre le sue sofferenze, e offrendole insieme con la offerta di Figlio. Anche dopo l’avvenimento del Calvario, partecipando nella vita della comunità dei credenti, Maria la supportava con la testimonianza e la preghiera. R. Laurentin seguendo la tradizione della Chiesa, asserisce che questo coinvolgimento della Madre del Redentore non è finito con la sua Assunzione, però grazie alla vicinanza a Dio più diretta e più intima, lei può intercedere per l’umanità nel modo ancora più perfetto. Secondo punto rilevante della teologia mariana del Nostro è l’assoluto primato di Cristo. Malgrado l’evidente importanza di Maria nel piano della salvezza, il teologo francese non ci lascia i dubbi – l’unico e perfetto salvatore è Gesù Cristo. Infatti, possiamo dire, che il ruolo significativo di Maria deriva non dalla sua necessità, ma dalla libera volontà di Dio, che non vuole salvare l’uomo senza l’uomo. Il Creatore desidera coinvolgere gli uomini, e renderli una parte rilevante del suo piano salvifico, e Maria, semplicemente, ha risposto a questa volontà di Dio. Il Nostro sottolinea questa posizione secondaria della Vergine in confronto a Cristo anche nel contesto della sua intercessione dopo l’Assunzione: la sua preghiera non si oppone alla volontà e la giustizia di Dio, ma anzi, è in esse immersa e le evidenzia. Dunque, la riflessione di R. Laurentin si caratterizza per una certa armonia, che la rende sana ed equilibrata. Essa ci lascia toccare il tema del ruolo di Maria nella Chiesa senza diminuire la sua importanza, ma pure senza delle esagerazioni, caratteristiche per tanti mariologi. Concludendo, dobbiamo confessare, che il tema della relazione tra Maria e la Chiesa non è stato molto discusso, né all’epoca dei Padri, né nel medioevo, neanche all’epoca moderna. I temi mariani sempre oscillavano di margini del pensiero teologico. Forse la riflessione del 29 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) Concilio Vaticano II, approfondita dai teologi come R. Laurentin, spingerà il pensiero contemporaneo in questa direzione. Malgrado il grande progresso in questa materia durante venti secoli, ci restano, tuttavia, luoghi ancora inesplorati, che aspettano una riflessione approfondita. SUMMARY We are aware of the importance of Mary, the mother of Jesus in the life and faith of the People of God, especially as emphasized repeatedly by the documents of the Church. To better understand this and the significance of Mary, as the Mother of God, and her place in the plan of salvation and her unique relationship to the Church, we look to one of the 20th century’s prominent Mariologists – René Laurentin. The French theologian draws our attention to the various dimensions of Mary’s life, which can serve as a model for the community of believers. Undoubtedly, she is the first disciple of her Son. God speaks to her through his Word in varied ways and in difficult moments. It is in this way, Mary travels the path from natural parental relationship to Jesus, to the spiritual relationship of Master and disciple. Within this context, the Church is invited to the listen to the Word of God, and follow the Master, even in difficult moments. Reflecting, we see Mary as mother, not only of the physical body of Jesus, but also of his spiritual body – the Church. In her silent presence, prayers and sacrifices she assists at the death of Christ at Calvary and also at Pentecost, giving rise to the new community of believers. Around her gather the frightened disciples from whom the Master was taken away. Here they can experience Mary’s maternal care, which did not stop, after she left the world. According to R. Laurentin, it is precisely through the Assumption that the Virgin can more fully participate in the love of God towards people and thus more fully realize her motherhood towards all men. It is no wonder the Church sees in Mary not only her Advocate, but also a prototype. Like the Virgin, she wants to become a mother 30 ROCZNIKI TEOLOGICZNE WARSZAWSKO-PRASKIE 13 (2017) and give birth to new believers for Christ. Lie the Holy Mary, she desires to bring the Savior to the world and “give birth to Him” everyday through the sacraments in the hearts of the faithful. Lie Mary, the Church desires to reign, trough service of the most needy, instituting the Kingdom of God wherever she reaches. In the final analysis, the Church also looks attentively at the end of Mary’s life, seeing in her Assumption in soul and body the end and purpose of her own existence. 31