ANGELO CERIZZA
DAL CASTELLO AL PARCO DELLA RIMEMBRANZA
(CODOGNO 1867 – 1926)
PUBBLICATO SU «ARCHIVIO STORICO LODIGIANO» 2004
VERSIONE RIVEDUTA E CORRETTA 2017
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LA DEMOLIZIONE DEL CASTELLO
Nel 1867, ufficialmente, ma le lamentele sulla sua ingombrante
inutilità s’udivano da tempo, la Caserma-Castello proprietà secolare
del Comune di Codogno iniziò ad essere recepita come elemento
di disturbo e di impedimento allo sviluppo del Borgo, ormai
entrato, con grandi speranze, nell’età dell’Unità nazionale.
Il nome stesso, Caserma-Castello, riassumeva con sintetica
efficacia la secolare vicenda dell’edificio: di presunta origine
longobarda, da un lontano e ben poco documentato grandioso
assetto era stato via via trasformato, ritoccato e ricostruito fino a
essere ridotto ad una caserma, con una smozzicata torre adibita a
Carcere, forse unico residuo con qualche traccia di medievale
antichità 1 Il vecchio rudere costava al Comune, e parecchio, in
Del Castello scrivono: Francesco Goldaniga nelle Memorie storiche del Regio Borgo di Codogno, edito a cura di don Antonio Cipelli e Tranquillo Salvatori, Codogno 1985, Giovanni
Cortemiglia Pisani nelle Memorie storiche del Basso Lodigiano pubblicato a puntate in
«Archivio Storico Lodigiano», anni I, II, III, Lorenzo Monti nell’Almanacco codognese per
l'anno 1817, Codogno, Luigi Cairo, sd e Giovanni Cairo e Francesco Giarelli, in Codogno e
il suo territorio nella cronaca e nella storia Codogno, Tipografia Editrice G. Cairo, 1898. Il CairoGiarelli (voi I pag. 63 n. 8) riferisce che durante le operazioni di demolizione del Castello:
«A cinque metri dal suolo normale, nella terra sabbiosa e asciutta del terrapieno, si
rinvennero gli avanzi d'uno scheletro umano maschile di breve statura, e poco !ungi una
moneta dell’epoca neroniana (dicembre 1873)». Nella Miscellanea di Promemorie, Alberto
Bassi scrive: «Dagli Statuti dati dal conte di Virtù Galeazzo Visconti duca di Milano a
Lodi e a quella Provincia circa l’anno 1390 fu proibita la ristaurazione dei castelli, così essi
col tempo minacciando rovine furono demoliti. Questo di Codogno divenuto proprietà
comunale fu distrutto in varie riprese: le cui muraglie si trovano in parte ribassate sul
finire del XVI secolo e poi circa l'anno 1612. Nel 1623 venne ribassata Brac. 30 milanesi
la torre che ora serve da Carcere. Nel 1650 furono nuovamente del tutto demolite le
muraglie e rifatte ad uso di caserme. Nel 1725 furono totalmente levati tre torrioni agli
angoli. Le fosse si trovano affittate ai pescatori a £ 48 annue fino al 17 ap. 1685; ed
otturate cioè quelle che ora formano la Piazza della fiera sul finire del XVII secolo ed in
seguito levati i bastioni e rifabbricate le scuderie, quelle che formano l'attuale gioco del
pallone nella primavera del 1752 come rilevasi tutto dai libri comunali del di lui Archivio.
Frammenti del ponte levatoio furono scoperti e riconosciuti pochi anni or sono in
occasione degli scavi fatti nel piccolo giardino del parroco» (Alberto Bassi, Miscellanea di
Promemorie Risguardanti la maggior parte all’industria agraria e commerciale di Codogno, pro
manuscripto, a cura di don Gino Ardemagni, Codogno, s.d., pag 28 n. 48).
2
1
termini di manutenzione minima necessaria, ma non c’era solo
questo problema.
La mole occupava uno spazio prezioso che avrebbe potuto più
produttivamente essere destinato ad allargare la Piazza del
Mercato: operatori e acquirenti provenienti non solo da comuni
circostanti, ma anche da plaghe più lontane affollavano la Piazza
fino a un punto critico. Difficile risultava la condizione di chi
abitava nella stessa Piazza che si vedeva assediato non solo dagli
uomini, ma anche dagli animali posteggiati sulle soglie e sotto le
finestre delle case, assicurati alle inferriate.
Queste in sostanza le motivazioni che portarono nel febbraio
1867 alla decisione di abbattere il castello e conseguentemente di
provvedere alla costruzione del nuovo Carcere mandamentale. La
delibera del l867 fu ribadita nel 1869 (nella seduta del 19 dicembre)
e di nuovo nel 1872 (il 18 gennaio) e finalmente quell’anno si
decise di passare ai fatti e si predispose un dettagliato capitolato:
«sotto l’osservanza del quale intendesi appaltare a licitazione o a
trattativa privata la mano d’opera necessaria per la demolizione
della Caserma denominata Castello[...]» 2. All’articolo 5 il capitolato
precisava che:
L'epoca per il principio del lavoro della demolizione sarà determinata dalla
Giunta che si riserva il diritto di sospendere più volte e per quel tempo che
crederà i lavori di demolizione [...] dichiarasi però altresì che l’intiera
demolizione non potrà oltrepassare i tre anni dal giorno della stipulazione del
contratto 3.
Capitolato sotto l’osservanza del quale intendesi appaltare a licitazione od a trattativa privata la
manodopera necessaria per la demolizione della Caserma denominata Castello nel borgo capoluogo del
Comune di Codogno, Codogno 31 gennaio 1872, Archivio Storico del Comune di Codogno,
(d’ora in avanti A.S.C.Co.), Cart 106.
3 Capitolato, ecc. A.S.C.Co., Cart. 106.
3
2
Sembrò proprio che l’ultima ora del vecchio Castello fosse
giunta e lo stesso Capitolato precisava il destino delle vetuste
spoglie:
L'appaltatore dovrà usare nel demolire e nell’eseguire le annesse operazioni
la cautela e la cura necessaria affinché il materiale d’ogni sorta ricavabile dalla
demolizione sia il più possibile atto al suo reimpiego [ ... ]. Il rottame
proveniente dalla demolizione sarà per cura dell’assuntore ammassato nel cortile
del Castello o sulle piazze ad esso adiacenti [... ] Tutto il ferro d’ogni sorta ed
altri metalli, serramenti, porte, portiere, rastrelliere, mangiatoie [ ... ] colonne,
ballatoi, mensole, ringhiere, canali, gradinate, camini, ed ogni altra cosa fissa[ ... ],
dovrà essere levata prima di dar principio alla rispettiva demolizione 4.
Gran parte di questo materiale era stato già destinato a nuovo
impiego come relazionò Bortolo Gattoni, Sindaco di Codogno, il 6
febbraio 1872 in Consiglio:
Onorevoli signori Consiglieri in nome della Giunta municipale che ho
l'onore di presiedere sottopongo alla vostra approvazione il progetto sommario
per la costruzione di due stalle per cavalli con superiore dormitorio alla Caserma
San Giorgio[ ... ] Questa costruzione va considerata come conseguenza diretta
della demolizione in corso della Caserma-Castello[...]. Il bisogno d’avere
concentrate in un'unica località stalle e dormitori più ampi per truppe sia di
passaggio che permanenti, ma più ancora la necessità per un centro
dell’importanza di Codogno di avere locali adatti ed in posizione opportuna per
l’evenienza di epidemie contagiose furono i motivi che consigliarono la
compilazione del progetto[ ...] 5.
Bortolo Gattoni chiese l’approvazione d’urgenza del progetto,
un progetto di massima di cui si rinviava a tempi successivi la definizione in dettaglio perché: «dovendosi utilizzare per tale
costruzione gran parte del materiale proveniente dalla demolizione
Capitolato, ecc. A.S.C.Co., Cart. 106.
Minuta dell'intervento di Bortolo Gattoni, Sindaco di Codogno, 6 febbraio 1872, A.S.C.Co., Cart.
106.
4
4
5
della Caserma-Castello possa essere frattanto la vostra Giunta
facoltizzata al necessario storno di materiali» 6.
Intanto il Castello aveva già cominciato a cadere sotto i colpi
di piccone dei demolitori così che nel 1874 non rimaneva in piedi
che la vecchia torre e l’ala posta a Ponente. Ma in quell’anno il
Ministero della Guerra, coerentemente con la nuova organizzazione dell’Esercito, stabilì di potenziare la stazione dell’Arma
dei Reali Carabinieri di Codogno aumentandone gli organici e
destinando al suo comando un ufficiale. Ciò poneva problemi sia
per il casermaggio della truppa sia per l’ufficio e l’alloggio dell’ufficiale, alloggio che doveva essere consono al grado ed essere
posto nella Caserma stessa. Benché provvedere all’edificio da
destinarsi a Caserma per i Carabinieri fosse compito della Deputazione Provinciale, il Comune si sentiva moralmente impegnato a
collaborare reperendo uno stabile adatto da proporre alla
Deputazione provinciale stessa che se ne sarebbe sobbarcata
l’affitto.
Parve all’inizio sufficiente cercar di:
[...] ampliare la Caserma attuale colla costruzione di un secondo piano sul lato
prospiciente la Piazza del Mercato, progetto che venne in via assoluta scartato in
seguito ad un accurata ispezione sopra luogo da parte dell’ingegnere capo
dell’ufficio tecnico provinciale e di un ufficiale superiore dell'Arma, in vista della
ristrettezza dell’area e della difettosa conformazione della casa. In seguito si
fecero pratiche per l’acquisto della casa degli eredi Belloni nell'intendimento di
poter ampliare la Caserma nel lato Nord, ma non fu dato di poter addivenire ad
una pratica soluzione[...] 7.
Sollecitata dalla Deputazione provinciale, l’Amministrazione
comunale di Codogno fece pubblicare un annuncio sulla Gazzetta
6 Minuta dell’intervento di Bortolo Gattoni, Sindaco di Codogno, 6 febbraio 1872, A.S.C.Co., Cart.
106.
7
Verbale della seduta del Consiglio Comunale di Codogno, 20 giugno 1874, A.S.C.Co., Cart. 151.
5
locale e avviò trattative con diversi proprietari d’immobili, ma nulla
di fatto si concluse.
Nella seduta consigliare del 20 giugno 1874 il Consigliere
Angelo Cattaneo avanzò una proposta dimostrando: «la convenienza di far studi onde vedere per la residua parte della
Caserma comunale denominata il Castello, ora in demolizione, sia
suscettibile di essere ridotta a Caserma dei Carabinieri» 8.
Il Consiglio, ribadito con delibera «l’obbligo morale del
Municipio di preoccuparsi dell’emergenza», decise di nominare:
nel proprio seno una commissione composta di tre membri col mandato di
studiare fra i vari progetti esposti nell’ odierna discussione quello che si offra più
conveniente sotto il punto di vista del servizio, combinando col miglior interesse
dell’erario municipale, vedendo se fra i fabbricati di proprietà comunale alcuno
se ne rinvenga che possa soddisfare il bisogno 9 .
A formare la Commissione furono eletti il Sindaco Bortolo
Gattoni e i Consiglieri Biagio Ruggeri e Edoardo Borsa. Messisi
immediatamente al lavoro, i Commissari conclusero che l’unico
edificio di proprietà comunale adatto alla bisogna fosse proprio
l’ala residua del vecchio Castello, ma coscienziosamente prospettarono anche la possibilità di acquisire la casa degli eredi
Peroni 10. Le due soluzioni furono illustrate alla Commissione della
Deputazione provinciale, appositamente giunta a Codogno, che
dopo il sopralluogo concordò con le conclusioni della Commissione municipale, pur esprimendo una certa preferenza per la
casa Peroni, motivata dal fatto che gli ambienti sarebbero stati
disponibili già per il prossimo San Martino, mentre per il Castello
8
Verbale della seduta del Consiglio Comunale di Codogno, 20 giugno 1874, A.S.C.Co., Cart. 151.
Verbale della seduta del Consiglio Comunale di Codogno, 20 giugno 1874, A.S.C.Co., Cart. 151.
10 Relazione della Commissione consigliare, A.S.C.Co., Cart. 151.
6
9
sarebbe occorso attendere fino al 1875 inoltrato. E si tornò in
Consiglio comunale dove, il 3 agosto 1874, la Commissione espose
ampiamente i pro e i contro di entrambe le soluzioni; il Consiglio
fu chiamato votare due schemi di delibera uno a favore della
soluzione Casa Peroni (e quindi per la totale demolizione del
Castello) l’altra per il riutilizzo della parte residua del vecchio
edificio. A favore di questa seconda ipotesi stavano alcune
importanti considerazioni:
Considerato che, a parere della Commissione stessa e della Rappresentanza
provinciale, che con apposito invito ebbe a procedere ad una speciale visita
sopra luogo, la residua porzione della Caserma – Castello è suscettibile di essere
convenientemente convertita in caserma per la locale Stazione dei Carabinieri
con una spesa approssimativa di L. 20.000 che tale spesa sarebbe ampiamente
compensata dall’annua pigione che se ne perciperebbe dalla Provincia; che nei
rapporti di salubrità e di ubicazione non potrebbesi trovare altro fabbricato che
meglio soddisfi a tutte le esigenze del servizio, oltre che il grande vantaggio di
essere completamente isolato ed in pari tempo al centro dell’abitato; che
trasformano in Caserma per i Reali Carabinieri la residua parte della CasermaCastello vien tolto di mezzo ogni ulteriore impegno circa la definitiva
sistemazione della Piazza del Mercato[ ... ] con grande economia per l'erario
pubblico; che d’altra parte con la già effettuata demolizione dei lati di levante e
di mezzanotte e di porzione dei lati di mezzogiorno e di ponente e colla
asportazione di gran parte della montagnola si può dire essersi ormai raggiunto
quasi intieramente lo scopo che diede origine alla deliberazione consigliare del 9
febbraio 1867 che ne stabiliva la completa demolizione, cioè il sufficiente
ingrandimento della Piazza Mercato.
Ritenuto che con tale riduzione il Municipio viene ad avere la libera
disposizione della casa comunale oggi applicata a Caserma dei Carabinieri, dalla
cui vendita potrassi ritrarre circa la metà della spesa occorrente per il ristauro e
la riforma della Caserma Castello 11.
Vi era poi, almeno a prima vista, una rilevante differenza nei
costi: l’onere per il restauro del Castello era valutato in circa 20.000
lire mentre per l’acquisto della Casa Peroni ne sarebbero occorse
11
Verbale della seduta del Consiglio Comunale di Codogno, 3 agosto 1874, A.S.C. Co., Cart. 151
7
28.000, ma la Commissione avvertì che in effetti il valori
economici delle due soluzioni alla fine si equivalevano. Il vecchio
castello aveva anche risoluti nemici: vi fu chi valutò insufficienti
20.000 lire per un restauro accettabile del malandato immobile e
per converso ricordò la necessità ancora sentita di allargare la
Piazza del Mercato. Vi era per converso da ricordare che sarebbe
stato necessario revocare le delibere precedenti (tutte prese per la
totale demolizione del Castello), cosa possibile, ma dal punto di
vista procedurale non bella. Si andò così ai voti e nessuna delle due
soluzioni prevalse.
Il 25 gennaio 1875 di nuovo si tornò sull’argomento, senza che
fosse possibile giungere a una soluzione. I due schemi di delibera
posti in votazione non ottennero la maggioranza, furono respinti e,
non solo, si abrogò anche la delibera con la quale il Consiglio si
assumeva l’incarico di provvedere, anche se non obbligato in
termini di legge, affinché i Carabinieri avessero un’adeguata
caserma. Alla determinazione non furono estranee alcune considerazioni contenute in una mozione del Consigliere Ghisalberti:
Ritenendo che la maggioranza del Consiglio sia contraria per ragioni
economiche ad ambedue i progetti posti in discussione e che d’altra parte la
presente organizzazione dell’Arma dei Regi Carabinieri, nell’attuale stato di trasformazione dell’intiero ordinamento militare debbasi considerare siccome
affatto precaria, e quindi pericoloso per il Municipio il sobbarcarsi ad una
rilevante spesa per una nuova caserma, che potrebbe dopo pochi anni diventare
od inutile od esuberante per i bisogni propone di procedere alla abrogazione
della deliberazione consigliare 20 giugno 1874 12.
La proposta, viste le osservazioni negative di alcuni Consiglieri,
venne ritirata, ma certo fu nello spirito ben presente durante le
12
Verbale della seduta del Consiglio Comunale di Codogno, 25 gennaio 1875, A.S.C.Co., Cart.
151.
8
votazioni finali. Per il momento tutto rimase al palo. L’ala del
vecchio Castello rimase in attesa della sentenza definitiva poiché
nel Consiglio ancora non s’era parlato di riprendere la demolizione,
anzi. Nel luglio di quell’anno fu presentato un progetto per il
recupero del discusso immobile: lo studio constava di due
relazioni. In una erano le proposte di recupero e relative modalità,
nell’altra si presentava un puntuale rilievo dello stato alla data del
fabbricato. Quest’ultima parte è una preziosa se non unica
descrizione dell’interno del Castello di Codogno come appariva nel
1875. Sentenza solo rimandata: il 23 aprile 1877 alle ore 8
pomeridiane il Consiglio comunale di Codogno si riunì. Al punto 5
dell’ordine del giorno: «Delibera in massima circa la demolizione
della residua parte della Caserma-Castello, eccetuatine i locali
destinati ad uso Carcere mandamentale» 13.
Il Sindaco, Carlo Grecchi, che aveva preso il posto di Bortolo
Gattoni (il quale sedeva ora tra i Consiglieri), diede la parola
all’Assessore alla partita: Biagio Ruggeri ricordò come nulla più
tratteneva dal completamento della demolizione, poiché ormai i
Carabinieri avevano trovato adeguata sistemazione e che d’altra
parte:
Volendo conservare la restante parte della Caserma-Castello dovrebbesi tosto
munirsi di una nuova cinta ed eseguirsi le opere necessarie a metterla in istato di
lodevole manutenzione in conformità alle prescrizioni del regolamento edilizio
ed occorrerebbe perciò una nuova spesa di L. 7.000 senza poi ricavarne una
rendita corrispondente[ ... ] colla proposta demolizione non solo si viene a
risparmiare la su indicata spesa, ma fatta in modi e tempi opportuni si potrà
ritrarne un utile netto di L. 2.000 al minimo, somma che potrà bastare al
conseguente trasporto della Pesa Pubblica pei carichi voluminosi attualmente
addossata alla parte di fabbricato da demolirsi ed alla sistemazione della
13
Verbale della seduta del Consiglio Comunale di Codogno, 23 aprile 1877, A.S.C.Co., Cart. 151.
9
rimanente parte da conservarsi temporaneamente ad uso Carcere mandamentale 14.
Letto lo schema di delibera, fu dichiarata aperta la discussione:
Il Consigliere Vercellesi, chiesti ed avuti dal relatore alcuni schiarimenti
circa le modalità della proposta demolizione e circa le opere occorrenti per
coordinare alla adiacente Piazza la parte di fabbricato destinata al Carcere
mandamentale, esprime il desiderio che la Giunta nel formare a suo tempo il
progetto di definitiva sistemazione della Piazza Mercato, abbia presente
l’opportunità e la convenienza anche in via economica di decorare la Piazza
stessa con la piantagione di platani, perché con ciò oltre a migliorare l'aspetto
della Piazza nei rapporti estetici, si procurerebbe al pubblico un comodo
passeggio e col tempo un reddito al Comune, e frattanto vorrebbe che per le
stesse ragioni la Giunta si preoccupasse di dotare di analoga piantagione l’ampia
e poco frequentata strada comunale di circonvallazione.
Il Consigliere Cattaneo dichiarandosi favorevole alla proposta della Giunta
dimostra la necessità di effettuare il trasporto del terrapieno del Castello in
modo da seguire l’attuale andamento conico del livello della Piazza col vertice
alla fronte di mezzogiorno della casa parrocchiale, unico mezzo per evitare in
avvenire una grave spesa, nella sistemazione del piano dell'intera Piazza [ ... ].
Il Consigliere Alberici, ritenendo che anche nei rapporti di polizia urbana
sarebbe utile che in paese vi fossero due pese pubbliche pei carichi voluminosi,
chiede che la Giunta ne faccia oggetto di speciali studi [...]. Il Consigliere
Cattaneo Gaetano, osservando che egli siasi sempre pronunciato contro la
demolizione della Caserma-Castello, dichiara che in oggi allo stato attuale delle
cose, e cioè dopo che la demolizione venne in gran parte, eseguita approverebbe
la proposta di proseguire e ultimare la intrapresa demolizione niente escluso od
eccettuato, ma che non può appoggiare la proposta della Giunta la quale implica
la conservazione definitiva del Carcere, con che si viene a suo parere ad
aumentare non a diminuire gli inconvenienti cui si vuol rimediare colla proposta
parziale demolizione.
Il relatore gli fa osservare che non trattasi per ora di conservare
definitivamente i locali del Carcere, ma solamente di limitare la demolizione fino
ed esclusi i locali del Carcere, che le poche opere che potranno essere richieste
per coordinare i detti locali all’adiacente Piazza, che sono di così poca entità che
non saranno mai per presentare un serio ostacolo alla loro completa
demolizione qualora se ne presentasse l’opportunità.
14
Verbale della seduta del Consiglio Comunale di Codogno, 23 aprile 1877, A.S.C.Co., Cart. 151.
10
Il Consigliere Cattaneo replica insistendo nel dichiararsi contrario alla
proposta della Giunta, perché la spesa ingente che si richiederebbe per la
sistemazione generale della Piazza sarà sempre anche in avvenire un gravissimo
ostacolo alla completa demolizione del fabbricato che oggi dicesi di conservare
in via provvisoria, e quindi il provvisorio diventerebbe definitivo.
Il Consigliere Gattoni dimostra la difficoltà e la grande spesa che si
incontrerebbe nella sistemazione generale della Piazza del Mercato, e quindi non
solo la convenienza, ma la necessità assoluta di conservare l’attuale Carcere onde
menomare, se non mascherare completamente, la gran differenza di livello fra i
vari punti della Piazza 15.
Ma la delibera passò e la sorte del Castello, o meglio di quanto
di esso era sopravvissuto, fu definitivamente segnata. Rimaneva la
Torre-Carcere, almeno per ora, ma anch’essa doveva essere pesantemente ristrutturata e per questo fu richiesto apposito progetto. Il
20 maggio 1878 l’ingegner Luigi Bignami esponeva i criteri e
l’entità dell’intervento da eseguirsi sulla vecchia prigione:
Mediante verbale comunicazione avuta dai Signori Assessori Ingegner
Edoardo Borsa ed Ing.re Biagio Ruggeri e successiva lettera 5 marzo scorso
codesta Onorevole Giunta Municipale ha conferito l’incarico al sottoscritto
Ingegnere di compilare un progetto per la Riforma delle Prigioni del Castello,
adattando sullo stile medievale gli avanzi rispettati nella demolizione della
Caserma già esistente.
In adempimento di tale onorifico mandato e dopo gli opportuni rilievi e
studi necessari il sottoscritto propone nelle unite tavole di disegno due diversi
schizzi di progetti riferentisi al tema propostigli. Sennonché colla convinzione
sempre maggiore, dopo meglio studiato il progetto, della non convenienza di
una radicale modificazione all’edifizio, si fa lecito esporre il suo subordinato
parere in argomento a questa rispettabile Rappresentanza. Dal più stretto
preventivo sommario fatto (come si potrà far rilevare se richiesto) risulta al
sottoscritto la spesa di sistemazione prossimamente di seimila lire (£ 6.000) non
tenuto calcolo del costo del materiale vecchio da reimpiegarsi nella costruzione,
e stralciato pure il costo della sabbia per la confezione delle malte, nel qual caso
si otterrebbero lire diecimila. Come si vede è molto, troppo quando si rifletta
che con ciò si avrà un’opera che non potrà mai avere il vero carattere degli
antichi castelli perché fin dal suo principio l’edificio non era destinato a
15
Verbale della seduta del Consiglio Comunale di Codogno, 23 aprile 1877, A.S.C.Co., Cart. 151.
11
quell’uso; l’apparenza di questi castelli dalle murature nude, dalle grandi torri
merlate, dai formidabili baluardi, dai ponti levatoj, dalle ampie fosse non si potrà
ottenere mai. Le grandi porte poi ed i grandi finestroni non sono compatibili
colla piccola mole (relativamente) di tutto l’edifizio. Così imitare la muratura a
basamento dovendo usare il vecchio materiale, per essere l'edificio a piano terra,
troppo cattiva vista farebbe anche quando fosse bene imitata simile costruzione,
aggiungasi la grave spesa a cui sarebbe assoggettato il Comune pel mantenimento in istato lodevole di quest’opera e con ciò si avrà tanto (anche
trascurando tutte le altre ragioni che militano con queste) da indurre ad
abbandonare l’idea di una radicale riforma del Carcere attuale [...] 16 .
La Giunta comunale tenne in buon conto tutte queste
osservazioni e in data 29 maggio 1878 il Sindaco rispondeva
all’ingegner Bignami:
La Giunta municipale da me presieduta, con deliberazione 28 scadente
mese, sentito il voto delle Commissione edilizia e convenendo sul parere
espresso da voi della non convenienza di una radicale sistemazione dell’Edificio
comunale controindicato, è venuta nella determinazione di studiare un altro
progetto nell’unico obiettivo di conservare il detto fabbricato nello stato attuale,
munendolo di un bastione a sostegno dei muri esterni da coordinarsi al piano
superiore del parapetto del ripiano che dà accesso al Carcere, di pari tempo ha
deliberato di affidarle la compilazione di tale progetto [...] 17.
In questo modo la torre del Castello assumeva quell’aspetto
tramandatoci dalle fotografie e dalle cartoline del tempo 18.
La torre resisté fino al l920; il 6 maggio di quell’anno «Il
Giornale» di Lodi annunciò con un modesto trafiletto:
Un’antichità che scompare - Per la storia di Codogno il 3 maggio 1920
segnerà una data memorabile poiché in tal giorno cadde l’ultima parete del
16
Lettera dell’ingegner Luigi Bignami all’onorevole Giunta Municipale di Codogno, Codogno, 20
maggio 1878, A.S.C.Co., Cart. 151.
17
Minuta della lettera di Carlo Grecchi, Sindaco di Codogno, all’ingegner Paolo Bignami, Codogno 29
maggio 1878. A.S.C.Co., Cart. 151.
18
Durante i lavori vi furono diversi infortuni e nella primavera del 1878 venne indetta
una sottoscrizione a favore della famiglia Cantini e dei muratori rimasti feriti nelle
operazioni di demolizione della Caserma-Castello.
12
turrito Castello ora riservato al ricovero dei delinquenti. L’ultima parete cadeva
sotto i colpi di piccone dei nostri operai (18) alla presenza di moltissimi cittadini
accorsi per assistere al suggestivo spettacolo. Di questo Castello e della torre,
non si hanno precise notizie storiche riguardanti la sua fondazione. Certo il
fabbricato annesso era di costruzione molto posteriore alla torre. Ciò fu anche
rilevato dal diverso materiale. Ed ora attendiamo veder sorgere sulle rovine una
splendida vegetazione 19.
IL PARCO DELLA RIMEMBRANZA
La guerra finì ufficialmente il 4 novembre 1918, ma i soldati
continuarono a morire negli ospedali come e nelle caserme per le
ferite riportate o per le malattie, diretta conseguenza del conflitto.
Ad attendere i fortunati che riuscirono sopravvivere e tornare a
casa c’era solo la miseria. Codogno ovviamente non faceva
eccezione: più di duecento disoccupati, per lo più soldati in
congedo, che pur avevano combattuto e cui erano state fatte molte
promesse, chiedevano alle amministrazioni pubbliche un lavoro
dignitoso e rifiutavano il sussidio che troppo ricordava l’elemosina 20. L’amministrazione comunale, retta da Tranquillo Ercoli,
vecchio socialista, Sindaco di Codogno dal 1914, pur nelle
difficoltà di bilancio, s’impegnò nell’esecuzione di lavori pubblici.
Cadde così l’ultimo avanzo del Castello nella Piazza Cairoli e di
esso rimasero solo pericolose buche, che costellavano quell’angolo
dell’ampio slargo della Piazza, e un gran mucchio di terra. Il 22
febbraio 1921 la Giunta, sempre presieduta da Tranquillo Ercoli:
19
Un’antichità che scompare, «Il Giornale», 6 maggio 1920.
A Codogno, come in gran parte dei comuni italiani, su indicazione della Prefettura,
l’Amministrazione municipale concordò con fittabili e proprietari terrieri l’assunzione di
braccianti disoccupati in ragione delle pertiche di terreno possedute o tenute in affitto
avviando lavori di miglioramento dei fondi. L’amministrazione insisteva in modo
particolare che si assumesse senza tener conto dell’esperienza lavorativa. Molti infatti
erano partiti per il servizio militare a diciotto anni e non potevano vantare una completa
esperienza di lavoro.
13
20
ritenuta la urgente necessità di provvedere in qualche modo alla persistente
disoccupazione dei braccianti; ritenuto che l’inizio dei lavori del primo tronco
della fognatura su cui si era fatto affidamento non può ancora avere luogo a
causa delle difficoltà che si incontrarono nell’ottenere da alcuni dei maggiori
contribuenti la richiesta garanzia per avere dai locali istituti di credito una
sovvenzione di L. 500 mila occorrente per l’esecuzione dei lavori medesimi;
ritenuto che unico lavoro cui sia possibile por mano prontamente è quello della
costruzione di un giardino in Piazza Cairoli utilizzando lo sterro proveniente
dalla demolizione del vecchio Carcere mandamentale. In via d’urgenza, coi
poteri del Consiglio, unanime delibera di iniziare in economia i lavori di
sistemazione di un pubblico giardino in Piazza Cairoli effettuando il pagamento
della spesa occorrente sullo stanziamento del Bilancio 1921 “Manutenzione
Strade e Piazze” 21.
Cinque giorni dopo, il 27 gennaio, il Consiglio comunale
ratificò la delibera; in quella sede il Sindaco, rispondendo a una
dichiarazione di voto contrario di un consigliere della minoranza,
chiarì che la decisione dei effettuare i lavori in economia era
motivata dall’urgenza di avviare le opere. L'Assessore ai lavori
pubblici precisò che gli interventi in economia avrebbero
riguardato solo le fasi di trasporto e riposizionamento della terra;
per l'impianto dei giardini si sarebbe fatto ricorso a una ditta
specializzata. Prima operazione, prima di posizionare il terriccio
destinato a formare le aiuole dei futuri giardini, era la definizione
del perimetro del Parco.
Bonaventura Muggiasca, reduce dal campo di prigionia di
Mauthausen, era stato assunto con concorso come giardiniere
comunale. Toccò quindi a lui.
Dal suo manuale 22, prese un tracciato che ben s’adattava alla
Piazza; questa fu la prima configurazione del Parco. Su una pagina
del libro, conservato dalla famiglia, si nota, a destra del disegno in
A.S.C.Co., Cart. 489, f. 4.
E. Roda, Manuale del giardiniere, Milano- Napoli, Unione Tipografica Editrice, s.d. pag.
31.
14
21
22
pianta del Parco, un lungo rettangolo tracciato a matita da
Bonaventura Muggiasca che indica il Mercato coperto, eretto nel
1913 nell’area limitrofa.
Alcuni mesi dopo, la Giunta ritornava sull'argomento, per
evidenti motivi di bilancio, e il 12 ottobre, il Sindaco Ercoli:
riferisce che in seguito alla demolizione dell’edificio del vecchio Carcere
mandamentale è rimasto un gran cumulo di terra (mc. Circa 500), che costituiva
il riempimento degli spalti dell'edificio, sono rimaste poi sull’area della Piazza
Cairoli, ove sorgeva l'edificio, e numerose buche che deturpano la Piazza stessa
e costituiscono anche un pericolo pei passanti. Approssimandosi l’epoca della
fiera annuale, e la fiera delle merci dovendo aver luogo sulla stessa Piazza, è
urgente provvedere alla sua sistemazione; invita quindi la Giunta a deliberare in
proposito, informando che l’appaltatore della tassa di plateatico Sig. Mazzocchi
Francesco si è offerto di eseguire i lavori occorrenti per il riempimento di tutte
le buche, della rimozione di tutta la terra e del ripristino del selciato laterale
manomesso in più punti per il prezzo di £ 4.500 che dopo trattative con
l'Assessore dei lavori pubblici si è ridotto a £. 4.000. L'Assessore ai lavori
pubblici riferisce che la proposta del Mazzocchi è conveniente poiché soltanto la
rimozione della terra che, costituendo un terrapieno è fortemente compressa,
importerà un lavoro non lieve, inoltre il Mazzocchi è disposto ad attendere il
pagamento sino ad approvazione del bilancio 1922 e questo è per il Comune
un’ottima condizione dato che per il bilancio corrente non esisterebbero fondi
disponibili per lo scopo. La Giunta, dopo breve discussione, ritenuto quanto
sopra, con voti unanimi, in via d'urgenza coi poteri del Consiglio delibera di
affidare a trattativa privata al signor Mazzocchi Francesco la esecuzione delle
seguenti opere: 1° riempimento di tutte le buche esistenti in Piazza Cairoli da
rettificarsi in primavera nella eventualità che si verifichino delle depressioni; 2°
sgombero di tutta la terra e materiale residuati dalla demolizioni del vecchio
Carcere mandamentale, con trasporto della terra sul tracciato già segnato del
costruendo giardino completando il tracciato stesso nei punti ove non fosse
completato; 3° sistemazione del selciato laterale della Piazza nei punti in cui fu
manomesso per scavi. La sistemazione delle buche e del selciato dovrà essere
ultimata non oltre il 15 novembre p.v. La completa rimozione della terra dovrà
essere ultimata entro l'anno corrente 23.
23
A.S.C.Co., Cart. 489, f. 3.
15
Nell'agosto del 1922 il Consiglio comunale approvava
all’unanimità la sistemazione del lato Nord della Piazza Cairoli, là
dove un'ampia rientranza ne rompeva il perimetro pressoché
rettangolare. Con una convenzione il Comune consentiva alla
proprietà frontaliera di recintare lo spazio prospiciente dietro
corresponsione al Comune stesso di un’indennità una tantum di lire
mille e disponeva nell’area adiacente di costruire la pesa e i servizi
pubblici 24. La vecchia Piazza morta 25, la Piazza del Mercato, assumeva con questo sostanzialmente l'aspetto attuale.
Nel frattempo il 15 maggio 1921 si erano svolte le elezioni politiche: la scissione comunista aveva pesantemente influito sul
risultato delle sinistre. I voti dei socialisti dai 1091 del 1919 erano
scesi a 865 (ma il neocostituito PCd'I aveva raccolto ben 568
consensi); il Fascio patriottico aveva ottenuto 685 voti
(praticamente tutti per il demo-liberale Paolo Bignami); buona era
stata l’affermazione dei popolari con 224 voti. La temperie politica
generale andava però deteriorandosi rapidamente: nel dicembre del
1920, prima nel territorio, era stata fondata la sezione di Codogno
dei Fasci di combattimento; numericamente non pareva essere
cospicua, ma aveva trovato sanzione nelle liste del Fascio patriottico ed era piuttosto attiva.
Nel 1921, in giugno, prese avvio il comitato per «erigere su una
pubblica piazza» un monumento ai caduti nella Grande Guerra. A
settembre si era già raccolta la somma di 20.000 lire. Nel comitato
oltre a singoli eminenti cittadini erano rappresentate le Associazioni dei mutilati e dei combattenti e reduci, il Fascio di
combattimento, la Società operaia e l’Associazione dei proprietari
A.S.C.Co., Cart. 501, f.7.
La Piazza era (ed è ancora) detta così perché fino alla fine del Settecento, nell’angolo
prospiciente l’entrata laterale della parrocchiale, vi era il cimitero del borgo.
16
24
25
di case 26. Pochi giorni dopo Giovanni Cairo, gloria locale, tenne
una conferenza in un’aula dell’Asilo Garibaldi, il cui incasso fu
devoluto al costruendo monumento ai caduti 27.
Ma il 27 febbraio la situazione politica anche a Codogno
precipitò: la Minoranza consigliare si dimise per «l'impressionante
situazione finanziaria del Comune» e nella lettera di dimissioni,
inoltre, si denunciò che non era stato permesso un esame
preliminare approfondito del bilancio comunale, nonostante la
esplicita richiesta 28. Il Sindaco con una lettera pubblicata dalla
stampa locale confutò punto per punto ogni accusa 29, ma la
minoranza rimase irremovibile 30.
La raccolta di fondi per il monumento ai caduti continuò e in
giugno si è era raggiunta la somma di 40.289 lire 31; il Segretario
generale della Provincia di Piacenza, che era di Codogno, inviò la
cospicua somma di 100 lire 32. Il 29 giugno il comitato decise di
indire un concorso per l'esecuzione del monumento; noti artisti
furono invitati a partecipare 33.
Nel luglio i locali della Camera del lavoro di Codogno furono
perquisiti dai Carabinieri: si disse vi fossero state trovate una
rivoltella e una bomba a mano. Comunque il Segretario della Lega
dei contadini e il Segretario della Camera del lavoro furono
arrestati 34.
26
«L’Unione», 20 settembre 1921.
Corriere di Codogno, «La Libertà», 21 gennaio 1922.
28
Corriere di Codogno, «La Libertà», 28 febbraio 1922.
29
Corriere di Codogno, «La Libertà», l marzo 1922.
27
30
Avvenimenti simili si verificano in tutta Italia; anche a Piacenza la minoranza
si dimise e provocò la caduta della Giunta.
31
Corriere di Codogno, «La Libertà», 15 giugno 1922.
Corriere di Codogno, «La Libertà», 16 giugno, 1922.
33
Corriere di Codogno, «La Libertà», 29 giugno 1922.
34
Corriere di Codogno, «La Libertà», 13 luglio 1922.
17
32
Quello stesso mese, giovedì 14 luglio, fu inaugurato nella
Chiesa di Santa Maria della Neve «un modesto ricordo marmoreo» 35 dedicato ai codognesi caduti in guerra, opera dello
scultore Monti e due giorni dopo il Sindaco Ercoli, lasciato solo
dalla sua maggioranza, notò il Cittadino di Lodi 36, inaugurò «sotto
l’atrio del Municipio» (in realtà nel cortile) una lapide ai caduti.
Violenze e disordini che già avevano segnato la prima parte
dell’anno, dilagarono. In agosto, è il mese dello sciopero generale,
il Municipio e la Camera del lavoro furono presidiate dai
Carabinieri al cui rinforzo giunse da Piacenza una compagnia di
soldati del Genio. In Codogno corse voce di un incontro tra il
Sindaco Tranquillo Ercoli e il Segretario del Fascio locale: oggetto
convincere l'amministrazione in carica alle dimissioni 37.
Evidentemente non ci si riuscì. In ottobre la marcia su Roma
e il governo Mussolini: i fascisti ringalluzziti occuparono il
Municipio e ingiunsero al Sindaco di dimettersi; il 10 novembre
l’amministrazione socialista si dimise e fu nominato un Commissario prefettizio, l’avv. Giovanni Giovannetti 38. In Comune «i
capi uffici e i subalterni si mostrano molto deferenti e
collaborativi» 39. In Piazza Cairoli i lavori ripresero, in fondo,
esattamente dove la povera Giunta Ercoli li aveva lasciati; trenta
operai furono messi al lavoro e a questi se ne aggiunsero altri
trenta il mese successivo.
Il 28 dicembre 1922 il Comitato per il Monumento ai Caduti
comunicò che si era raggiunta la cifra di 45.000 lire, poche per un
35
Corriere di Codogno, «La Libertà», 14 luglio 1922.
Da Codogno, «Il Cittadino», 22 luglio 1922.
37 Corriere di Codogno, «La Libertà», 17 agosto 1922.
38 Definito fascista, sarà candidato nelle elezioni amministrative del 1923 per la Provincia
di Milano nelle liste del Blocco.
39 Corriere di Codogno, «La Libertà», 26 novembre 1922.
18
36
Monumento degno di Codogno. Il 21 dicembre 1922 il Commissario prefettizio ricevette dal direttore della Scuola Tecnica
Antonio Zoncada la nota seguente:
Ill.mo Signor
Commissario Prefettizio
Del Comune di Codogno
Codogno 21 dicembre 1922
Mi faccio un dovere di inviare alla S.V. Ill.ma copia della circolare del
provveditore agli studi di Milano, nella quale si tratta della creazione del Parco o
della Strada della Rimembranza, destinati a ricordare il nome glorioso dei caduti
di ogni città, d’ogni borgata italiana.
Conoscendo l’illuminato patriottismo della S.V. Ill.ma, io son certo ch’ella
plaudirà alla nobile iniziativa del Ministero e vorrà conformarsi alle istruzioni
contenute nella circolare. Quanto a me ed al corpo insegnante, siamo disponibili
a far sì che d’accordo con V.S. Ill.ma sia recato in atto il proposito del Ministero
nel miglior modo e nel più breve tempo possibile.
Con piena osservanza, Il direttore
A questa seguiva copia manoscritta della circolare:
Copia
N° 15609- l- 7
Ufficio scolastico di Milano
Oggetto: Strada o Parco della Rimembranza
Milano 14 dicembre 1922
L’on. Ministro ha deliberato che le scolaresche d'Italia si facciano iniziatrici
della attuazione di un’idea nobilissima e pietosa; quella di creare in ogni città, in
ogni paese, in ogni borgata la Strada e il Parco della Rimembranza; per ogni
caduto nelle grande guerra dovrà essere piantato un albero; gli alberi varieranno
a seconda della regione, del clima, dell'altitudine.
In attesa di più particolari istruzioni che valgano a tradurre in pratica la
patriottica idea, prego intanto le S.S.L.L. di comunicare agli insegnanti
dipendenti il proposito dell’on. Ministro, esortandoli di concorrere alla
costituzione di un Comitato esecutivo, nel quale sarà opportuno sia incluso un
rappresentante dell'amministrazione locale per la indispensabile collaborazione
dei Comuni alla nobile impresa.
19
Il comitato dovrà anzitutto formare l’elenco dei Caduti attingendo le
relative notizie dal Comune o dal Distretto Militare. Stabilito poi il numero degli
alberi che si dovranno piantare, sarà opportuno che si faccia deliberare
dall’Autorità Comunale in quale località la piantagione dovrà essere fatta. La
strada o il parco dovrà comprendere non meno di 20 alberi; onde la necessità di
procedere a raggruppamenti tra quelle località vicine che, per sé stanti, non
raggiungerebbero il minimo desiderato.
Le piante dovranno essere fornite dal Ministero dell'Agricoltura.
Confido che S.S. L.L. vorranno dare la più affettuosa collaborazione perché
la pia e patriottica idea possa sollecitamente tradursi in atto. Gradirò quanto le S.
S.L.L. crederanno comunicarmi a riguardo, sia per fare concrete proposte, sia
per darmi notizia dell'azione che loro dispiegheranno. Mi riservo di provvedere
direttamente ad un'intesa tra i capi delle varie scuole per quanto concerne la città
Il R. Provveditore 40.
Il Commissario prefettizio non pose tempo in mezzo e non
ebbe difficoltà a identificare una strada che con soddisfazione del
governo e (di parte) dell’opinione pubblica potesse cambiar nome;
deliberò quindi di: «Denominare “Via della Rimembranza” l’attuale
strada che dal Piazzale della Stazione va sino alla Via Giorgio
Pallavicino, sostituendo tale denominazione a quella attuale di
“Internazionale”» 41.
Nel gennaio del 1923 furono indette le elezioni amministrative;
non meritarono, sui giornali, particolare spazio, solo «Il Cittadino»
osservò che «il blocco aveva preparato le liste di maggioranza e di
minoranza» 42.
Il nuovo Sindaco, Ettore Gandolfi, il 15 febbraio, fu sollecitato
dal direttore della Scuola tecnica Antonio Zoncada di nominare il
rappresentante in seno al Comitato esecutivo per il Parco della
Rimembranza e chiese che: «secondo la circolare del Sottosegretario, on. Lupi, nell’elenco dei militari morti da onorarsi con
gli alberi votivi, che prego trasmettermi, siano compresi anche i
fascisti caduti in contese civili» 43.
A.S.C.Co., Cart. 500, f. 13.
A.S.C.Co., Cart. 500, f. 13.
42 Da Codogno, «Il Cittadino», 14 gennaio 1922.
43 A.S.C.Co., Cart. 500, f. 13.
20
40
41
La nuova amministrazione nominò il rappresentante comunale
nel Comiato esecutivo nella persona dell'Assessore Pizzamiglio e
rilanciò l’iniziativa trovando anche sistemazione adeguata per il
monumento ai caduti:
ritenendo più opportuno creare il Parco della Rimembranza nell’attuale Piazza
Cairoli sia perché posta in posizione più centrale, sia perché vi potrebbe trovare
più degna sede l’erigendo monumento ai caduti. Visto il progetto redatto dal sig.
Tansini Emilio ammontante a una spesa di L. 14 mila; mentre plaude alla pietosa
e patriottica iniziativa del Ministero della pubblica istruzione; delibera l° di
revocare l'anzidetta deliberazione commissariale 11 gennaio u.s. per quanto
riguarda il cambiamento della denominazione della Via Internazionale in Strada
della Rimembranza e di denominare invece Parco della Rimembranza l’attuale
Piazza Cairoli 44.
I lavori, continuava la delibera, sarebbero stati eseguiti in
economia; questo per assicurare l'ottimale esecuzione del progetto
(soprattutto della piantumazione).
Nel progetto, il Parco doveva essere recintato lungo l’intero
perimetro con una recinzione a quattro fili sostenuta da paletti di
larice, con testa a punta di diamante posti alla distanza di due metri
l’uno dall’altro, e con cancelletti di legno inseriti, in via provvisoria,
nel recinto in corrispondenza dei quattro viali d'accesso. Sarebbero
stati piantati 162 alberi di tiglio 45 con «sostegno di prescrizione
verniciato con iscrizione». Ogni albero, infatti, avrebbe portato il
nome di un caduto nella grande guerra (non risultano nomi di
fascisti morti durante i torbidi del dopoguerra così come indicato
dalla circolare dell'on. Lupi) e anche per la targhetta furono fornite
indicazioni precise. Il direttore della Scuola tecnica “Antonio
Zoncada” comunicò all’Amministrazione Comunale il contenuto
di una circolate del Ministero dell’istruzione dove si informava che:
44
45
A.S.C.Co., Cart. 500, f. 13.
In realtà furono 176, tanti quanti i caduti dell’elenco ufficiale.
21
[…] l’Istituto Archimede via Ardeatina 8 Roma à già fatto pervenire un
campione di targhetta in zinco fuso a caratteri rilevati ed a fondo verniciato a
smalto, chiedendo che il nuovo tipo possa essere usato nei Viali o Parchi delle
Rimembranza, anziché quello di ferro smaltato prescritto con le norme che le
S.S. L.L. conoscono. Poiché il tipo di targhetta proposto offre un indubitabile
vantaggio estetico e soprattutto è da consigliarsi per la maggiore resistenza e
durata del materiale, il Ministero non à difficoltà a consentirne l’uso e pertanto
mi ha incaricato di rendere noto ai diversi comitati che possono liberamente
adoperare targhette di ferro smaltato o di zinco fuso a caratteri rilevati, rivolgendosi alle ditte che loro diano maggiori assicurazioni ed accordino i
migliori prezzi 46.
Ma si optò per le targhette in ferro sostenute, di fronte ad ogni
albero, da una palina 47.
In marzo i lavori pubblici a Codogno fervevano (ma la
situazione finanziaria non era impressionante?): si lavorava al
nuovo Carcere mandamentale, per la sistemazione del Piazzale
della Stazione e, ovviamente, per il definitivo assetto della Piazza
Cairoli.
«Il 27 maggio corrente - annunciò la stampa - si farà
l’inaugurazione del Parco delle Rimembranza e la posa della prima
pietra del monumento ai Caduti 48». Si parlò con il dovuto rispetto
della presenza del Duce. Il Parco, come previsto, fu inaugurato in
maggio. Ma per la posa della prima pietra del Monumento ai caduti
si dové attendere la metà di giugno e, invece del cavalier Mussolini,
venne S.E. Finzi che con la sua presenza animò una manifestazione patriottica. Si posò una lapide in memoria dei convittori
del Collegio Ognissanti caduti in guerra e nel pomeriggio, alle
15,30, si tenne la prima delle cerimonie ufficiali nel Parco di
A.S.C.Co., Cart. 500, f. 13.
Le targhette e relative paline furono tolte alla fine degli anni Trenta e ricoverate in un
magazzino comunale. Nel 1941 furono consegnate per la fusione nel quadro della
raccolta di ferro bandita dal Governo.
48 Corriere di Codogno, «La Libertà», 18 maggio 1923. In realtà la prima pietra venne posata
il 15 giugno, in essa venne posta una pergamena con le firme di una vedova di guerra, del
parroco e delle autorità civili. Copia della pergamena è conservata nell’Archivio della
Parrocchia di Codogno (Cart. 105, f. 16).
22
46
47
Codogno: si inaugurarono i gagliardetti dei Fasci e si posò la prima
pietra del monumento 49. Parlarono Finzi, Gandolfi e il deputato
Bignami.
L'amministrazione Gandolfi non durò a lungo (tra i fascisti
Codognesi i dissidi erano piuttosto accesi) tanto che la Giunta
entrò in crisi e giunse un nuovo commissario prefettizio: il
colonnello Enrico Campeis.
Ci si preparava alle nuove elezioni amministrative indette per
domenica 17 gennaio 1924; i fascisti lanciarono un appello «siete
chiamati a dare il vostro suffragio. Nomi benemeriti all'intera
cittadinanza figurano tra i candidati a reggere l’amministrazione» 50.
Così il 3 marzo 1924 l'avvocato Emanuele Folli fu eletto dal
Consiglio comunale, all'unanimità, Sindaco. Resterà in carica fino a
tutto il 1926; poi sarà la volta dei Podestà. In aprile le elezioni
politiche diedero, anche in Codogno, la vittoria al Partito
Nazionale Fascista con 939 voti, ma i vecchi raggruppamenti
politici si difendono: i democratici ottengono 27 voti; i popolari
270; i socialisti massimalisti 475; i socialisti unitari 224; i comunisti
367; i repubblicani 10.
Il Commissario, colonnello Campeis, passa le consegne con
una relazione alla quale la Giunta muove un curioso rilievo: «il
bilancio nella relazione del cessato Commissario prefettizio risente
forse eccessivamente dell'ottimismo derivante dalla inattesa constatazione delle buone condizioni finanziarie del Comune in confronto alla persuasione (dovuta ad errori contabili) che queste
fossero disastrose 51.
Intanto Casalpusterlengo, inaugura il suo monumento ai
caduti, opera di Giacomo Giorgis, scultore di certa fama; ormai
non v’era Comune d'Italia che secondo l’impulso dato dal
Governo e le direttive diramate non avesse in progetto il suo
49
In essa venne posta una pergamena con le firme di una vedova di guerra, del parroco e
delle autorità civili. Copia della pergamena è conservata nell’Archivio della Parrocchia di
Codogno (Cart. 105, f. 16).
50 Corriere di Codogno, «La Libertà», 13 febbraio 1924.
51 Corriere di Codogno, «La Libertà», 2 maggio 1924.
23
monumento e il suo Parco o Viale della Rimembranza. Anzi, a dire
il vero, moltissimi avevano già da tempo proceduto alla solenne
inaugurazione e altri vi si accingevano, come Maleo e la vicina
Crema. A Crema per l'inaugurazione si mosse il principe ereditario
che transitò da Codogno, salutato calorosamente,.
Il monumento di Crema era opera di un artista ormai noto:
Arturo Dazzi che non era scultore di poco conto e che in futuro
sarebbe stato destinato a sempre maggior fama.
Quella fu l’estate, triste e tragica, del delitto Matteotti.
In agosto si tornò a riparlare del monumento di Codogno: il
direttivo della vecchia Associazione tra esercenti, sciolta dieci anni
prima, preso atto che non era sorta alcuna nuova associazione che
riprendesse i suoi obiettivi statutari, decideva di devolvere al
comitato per i monumento ai caduti la somma di L. 581, risultato
del vecchio avanzo di gestione. Il 12 settembre su «La Libertà» di
Piacenza comparve un trafiletto che prometteva: «il monumento ai
caduti che la nostra Codogno porrà sulla maggior Piazza è opera
dell'illustre scultore comm. Dazzi Arturo di Roma. Fra un mese
circa verrà consegnato al comitato [...]» 52. E più ancora due giorni
dopo lo stesso giornale precisava: «l’inaugurazione si terrà entro
l’anno, probabilmente in novembre, si parla di qualche ministro e
di qualche membro della casa reale» 53. Ma erano previsioni
ottimistiche. Si ricominciò a parlare del monumento all’inizio del
1926. In marzo il Sindaco di Codogno fece presente alla ditta
Angelo Piscitelli di Bari - gran premio medaglia d'oro
all'esposizione per il risveglio industriale e commerciale di Milano
nel1923 - che alcune lastre di marmo destinate al basamento erano
arrivate scheggiate. La ditta Piscitelli, sollecita, in data 31 marzo
comunicò all'onorevole Bignami (del Comitato) che stava per
spedire altro materiale per il basamento e contestualmente chiese i
numeri progressivi delle parti giunte danneggiate per provvedere
alla sostituzione.
52
53
Corriere di Codogno, «La Libertà», 12 settembre 1924.
Corriere di Codogno, «La Libertà», 14 settembre 1924.
24
Intanto la statua, fusa in bronzo da Arturo Dazzi, faceva bella
mostra di sé nella sala personale che lo scultore teneva alla
Biennale di Venezia. Dazzi era ormai scultore affermato come
ricorda una pubblicazione edita «per cura dell'amministrazione
comunale fascista»:
La fama dell'artista, giunto ormai ai fastigi della notorietà mondiale, rende
superfluo il convenzionale cenno biografico. Ricordiamo solamente che Arturo
Dazzi a 23 anni conseguì la vittoria nella maggiore gara artistica italiana: il
Pensionato Nazionale; ricordiamo che nel concorso per il fregio che orna
l'Altare della Patria, sul monumento a Vittorio Emanuele II in Roma, egli fu tra i
primi e riuscì a contrastare validamente il premio allo Zanelli. All’artista già
affermatosi per le eccellenti doti della sua mente e della sua mano, il dopoguerra
commise l’alto compito di esprimere la glorificazione dei nostri Caduti e del loro
olocausto, e fu in questa apoteosi della recente epopea nazionale che Arturo
Dazzi trovò una ispirazione e una emozione creativa da nessuno certamente
eguagliate. È suo il superbo monumento a Enrico Toti, inaugurato al Pincio di
Roma nel 1918, che è una magnifica esaltazione del sovrumano sacrificio
dell'eroico bersagliere; suo il concettoso e mirabile monumento in onore dei
Caduti fabrianesi; sua un'altra poderosa opera: il monumento ai Ferrovieri dello
Stato caduti per la Patria, inaugurato nel 1924 da S.M. il Re in Roma a Villa
Patrizi. Egli darà a Genova le figurazioni dell'arco trionfale [...] 54
Dazzi vinse il concorso per quest’ultima opera con l’architetto
Piacentini, con il quale aveva iniziato a collaborare già dal 1922 55.
L'opera per i Caduti di Codogno è bella ma ha un particolare
che ad alcuni non piace: l’eroe giovinetto, pare, sia completamente
nudo. E la voce in Codogno circolò. La Presidente della Sezione di
Codogno dell’Associazione delle madri vedove e famiglie dei
caduti e dispersi in guerra se ne preoccupò e indirizzò al Comitato
una lettera in cui:
54 MCMXV- MCMXVIII – Codogno, inaugurando il monumento ai suoi caduti Novembre
MCMXXVI a cura dell’amministrazione comunale fascista. A.S.C.Co., Cart. 500, f. l3.
55 Cfr. Maria Antonietta Picone Petrusa, Dazzi Arturo, Roma, Dizionario Biografico
degli Italiani, Istituto per l’Enciclopedia Italiana, 1987, vol. XXXIII pag. 186-189.
25
chiede [...] l'assicurazione che l’erigendo Monumento ai Caduti verrà, come è
stato promesso, esposto al pubblico in modo da non offendere il senso morale
di ognuno e tanto meno la squisita sensibilità dei doloranti, per i quali il grande
Monumento Artistico, degno del valore dei nostri Eroi, deve essere la vibrazione
continua della purezza dei loro affetti e la costante ammirazione per i propri
Prodi che alla patria han dato il forte braccio e la balda giovinezza 56.
In ottobre si inizia ad organizzare la cerimonia. Su suggerimento dell’on. Paolo Bignami, il Sindaco di Codogno scrive al
generale Cittadini, aiutante di campo del re:
5 -10 -1926
A S.E Il Generale Arturo Cittadini,
Primo Aiutante di Campo di S.M. il RE
Pisa
Il Comune di Codogno desidererebbe inaugurare, con la maggior solennità
possibile, entro il mese corrente, il monumento ai propri Caduti nella Grande
Guerra.
L'opera dello scultore Dazzi, è degna di vero pregio artistico: essa venne
ammirata ed esposta all’ultima Biennale di Venezia.
Io spinto dall’insistente unanime desiderio di questa Cittadinanza mi faccio
ardito di rivolgermi all’E.V. per avere all’inaugurazione l’ambitissimo intervento
di S.M. il Re. Tale intervento, nel giorno consacrato alla gloria dei nostri Caduti,
chiamerebbe in una perfetta, entusiastica unità di spirito tutti i cittadini, e
appagherebbe un lungo desiderio di tutta questa zona che non ebbe mai l’onore
di una visita di S.M. Mi permetto anche di far presente all’E.V. che il Comune di
Codogno, quantunque sia soltanto capoluogo di mandamento, è però il centro
morale e commerciale di tutta questa vasta zona, ricchissima specialmente per
industrie agricole, che comunemente ha nome di Bassa Lodigiana. L’accoglienza
a S.M. sarebbe così non solo entusiastica, ma sicuramente grandiosa anche per
concorso di popolo.
Confido grandemente nei Suoi valevoli uffici perché S.M. il Re si degni di
aderire al desiderio che mi sono permesso di esprimere.Qualora però ciò non
fosse assolutamente possibile aggiungerei la preghiera che S.M. il Re volesse
delegare a rappresentarlo Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte.
Col maggiore ossequio
Il Sindaco 57.
56
57
A.S.C.Co., Cart. 500 f. 13.
A.S.C.Co., Cart. 500 f. 13.
26
Il 10 ottobre giunse la risposta del generale Cittadini: il Re
declina l’invito poiché risulta impossibile rispondere a tutte le
richieste connesse a cerimonie di questo tipo. Si è deciso che il Re
prenda in considerazione solo i capoluoghi di provincia o di
circondario, salvo casi eccezionali quando cioè le località vengano a
trovarsi lungo itinerari già programmati.
La macchina organizzativa era in moto e il 15 ottobre 1926 il
Console comandante la 27ª Legione “Fanfulla” della Milizia
Volontaria per la Sicurezza Nazionale di Lodi chiese di conoscere
il giorno in cui si sarebbe svolta la cerimonia. Il 18 novembre 1926
l’«Unione» di Lodi dà per certa la presenza dell’on. Augusto Turati,
Segretario del Partito Nazionale Fascista 58. Questo almeno sembra
sicuro e da Codogno si chiedono istruzioni: occorrerà inviare
un’automobile a Piacenza oppure il Segretario preferisce che si
faccia fermare il treno a Codogno (dove non fermano i diretti)?
Comunque la regia era accurata; per la musica si era
interpellato l’organista della Prepositurale di Sant’Angelo
Lodigiano, il quale rispose di aver già consegnato al direttore del
corpo musicale lo spartito dell’inno da lui composto in occasione
dell’inaugurazione del Monumento ai Caduti della sua città.
E giunse il fatidico 28 novembre: il manifesto fatto affiggere a
tutti gli angoli del paese annunciò l’evento precisando che «gli
invitati sono pregati di trovarsi alle 9,30 alla Sede municipale,
mentre per le associazioni, le rappresentanze e i cittadini che
vorranno prendere parte al corteo il luogo di riunione è fissato alla
sede dell’Associazione combattenti (Via Cavour)» 59.
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Codogno inaugurazione del Monumento ai Caduti, «L’Unione», 18 novembre 1926.
A.S.C.Co., Cart. 500, f. 13.
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Da ogni parte del Basso lodigiano sono convenute le squadre dei fascisti,
dei sindacati e della milizia per essere presenti alla cerimonia. Man mano che
arrivavano venivano subito inquadrate per la formazione del corteo. Le autorità
invece sono ricevute in Comune, alle 10 precise esse lasciano il Palazzo
municipale e si portano in Piazza di fronte al Monumento, [...] in artistica
tribuna d'onore sul cui fondo spiccano i quadri di S.M. il Re e di S.E. Benito
Mussolini […] 60.
Augusto Turati, all’ultimo momento, ha avvertito della sua
indisponibilità, ma le autorità presenti erano davvero numerose tra
gli altri, in tribuna, vi erano il tenente generale Danioni, comandante la Divisione di Milano, in rappresentanza del Corpo
d’Armata e del Sottosegretario generale Cavallero, il sottoprefetto
di Lodi, Cesare Perini in rappresentanza del Prefetto di Milano; alla
loro sinistra prese posto il Sindaco di Codogno. Alle 10,30
giunsero Mario Giampaoli Segretario federale di Milano che
rappresentava Augusto Turati, l’on. Carlo Maria Maggi e l’on.
Ernesto Torrusio: la sfilata cominciò, aperta da una squadra di
fascisti a cavallo. Sfilarono rappresentanze dei Fasci, dei comuni
delle associazioni, dei sindacati di tutto il Lodigiano. Poi le autorità
scesero dalla tribuna e si portarono davanti al monumento: dopo
tre squilli di tromba cadde il velo che copriva la statua. Spiccavano
sul basamento le tre corone in bronzo deposte dal Fascio, dai
Mutilati e Combattenti e dalle Madri e Vedove dei Caduti (le cui
perplessità erano evidentemente rientrate). Il Presidente
dell’Associazione dei Mutilati di Codogno fece l’appello dei 176
caduti e l’ing. Paolo Bignami a nome del comitato esecutivo 61
consegnò il monumento al Sindaco di Codogno. Dopo la breve
Codogno ai suoi Caduti, «L’Unione», 2 dicembre 1926.
Alla data ne facevano parte oltre al Bignami, Dino Berselli, Segretario politico del
Fascio di Codogno, Carlo Biancardi, Franco Bonetti, Antonio Cattaneo, Pasquale Dansi,
Emanuele Folli, Sindaco di Codogno, Enrico Garlaschelli Presidente della Sezione
Mutilati di Codogno, Emilio Tansini, Consigliere dell’Associazione Combattenti di
Codogno.
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dichiarazione dello stesso Sindaco di Codogno, prese la parola l’on.
Maggi, oratore ufficiale; concluse Giampaoli che salì sul podio
accompagnato dal gagliardetto dei Balilla di Codogno che fu così
inaugurato. A mezzogiorno tutto era finito, ma non le polemiche;
rilevò il cattolico «Il Cittadino»:
L'inaugurazione del Monumento dei Caduti avvenne domenica con
l’intervento di tutte le autorità. La statua è del Dazzi, per quanto può essere
artisticamente pregevole, è sempre un nudo che la coscienza morale cristiana
non può approvare. L’autorità ecclesiastica non concesse la benedizione e quindi
ne veniva di conseguenza che le associazioni cattoliche non vi potevano
intervenire. Fuori di proposito gli apprezzamenti ed i giudizi personali. Noi da
umili cronisti possiamo assicurare che neppure l’ombra di antitesi politica può
essere nella astensione tanto censurata 62.
Una mediazione in realtà fu tentata: fu effettuato un parziale
intervento che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto metter tutti
d’accordo, ma non vi riuscì e si rivelò effimero. Così che
polemiche non finirono lì. E ancora nel 1945, terminata la guerra
mondiale, la seconda, qualcuno ci tornò su. Ma il giovane Eroe
rimase così, nudo, più malinconico che marziale, a ricordare
sempre e a tutti ”i fratelli gloriosi che non tornarono”.
Dalla campagna, «Il Cittadino», 3 dicembre 1926. Il parroco di Codogno, Vittorio
Grossi, informò la Giunta Centrale dell’Azione Cattolica a Roma della vicenda. La
Giunta rispose con lettera del 15-12-1926, in cui si invitava don Grossi a perseverare
nella sua iniziativa, facendo pervenire alla Giunta stessa un esposto - indirizzato al
Ministro dell’Interno - con le firme di ex combattenti, padri e madri di famiglia, vedove di
guerra. Dell’esito dell’iniziativa nulla ho potuto accertare. (Archivio storico della
Parrocchia di Codogno).
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In alto: pianta della Caserma-Castello di Codogno dal Catasto austriaco del 1850.
Sotto: Caserma-Castello di Codogno prima della demolizione, lato Nord.
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Sopra: Caserma-Castello di Codogno prima della demolizione, lato Est.
Sotto: Caserma-Castello di Codogno prima della demolizione, lato Sud.
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Caserma-Castello di Codogno prima della demolizione, lato Ovest.
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Planimetria dell’ala ovest della Caserma - Castello di Codogno demolita dopo
il 1874
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Sopra: Carcere mandamentale di Codogno nei primi anni del Novecento con la
Torre dell’antico Castello (visto da Est)
Sotto: Parco della Rimembranza inaugurato nel 1923 (ripreso da Nord)
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Copia della pergamena posta nella prima pietra del Monumento ai Caduti di
Codogno inaugurato nel 1926
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Codogno: Parco della Rimembranza, Monumento ai Caduti della Grande Guerra.