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Le citazioni classiche nelle Etymologiae di Isidoro di Siviglia

1980, Archivos Leoneses: revista de estudios y documentacion de los Reinos Hispano Occidentales

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Nicolò Messina LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA (Separata de ARCH I VOS L EONESES, ll. 0 68, 1980) CENTRO DE ESTUDIOS E INVESTIGACION «SAN ISIDORO » ARCHIVO HISTORICO DIOCESANO CONSEJO SUPERIOR DE INVESTIGACIONES CIENTIFICAS L E ON 1980 .._ CENTRO DE ESTUDIOS E INVESTIGACION "SAN ISIDORO" Fundado por D. Luis Almarcha Hernandez, obispo que fue de Le6n Presidente: Ex cM o. Y R VDMO. Obispo de Le6n Secretario: D. JosÉ SR. D. FERNANDO SEBASTIAN AGUILAR, M.a FERNANDEZ CATON ARCHIVOS LEONESES REVISTA DEL CENTRO DE Director: D. JosÉ E. E l. "SAN !SIDORO" MARiA FERNANDEZ CATON Director del Archivo Hist6rico Diocesano * SU MARIO Le citazioni classiche nelle Etymologiae di lsidoro di Siviglia, por Nicolò Messina, profesor de la Universidad de Santiago de Compostela . . . .. . . .. 205 Actas de visita del monasterio de San Benito de Valladolid (1697-1829), por Ernesto Zaragoza, monje de Silos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 267 Catalogo de 152 documentos de la Mesta, del Archivo Hist6rico Nacional, por J osé Maria Fernandez P ornar, del Cuerpo Facultativo de Archiveros y Bibliotecarios del Estado . . . ... . . . . . . . .. . .. .. . . . . . . . . .. .. . .. . . .. . . . 32:.1 Nuevos materia/es prehist6ricos del Museo Diocesano de Le6n, por German Delibes, de la Universidad de Madrid .. . .. . . . . . .. . .. . .. . . . .. . . . . .. . . . . 385 Direccion y Administraci6n: ARCHIVOS LEONESES Centro de Estudios e lnvestigaci6n "San lsidoro" Plaza de Regia, 6; Telf. (987) 23.39.20 LEON (Espaiia) LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA * ... ubi libertas periit, una i bi perierunt et omnia. (Ism., Et., v, 27,32). l. 1.0. AUTORI PROFANI E SACRI DELLE ETYMOLOGIAE. Premessa. L'operazione, che con la compilazione delle Etymologiae Isidoro compie in un momento storico di incertezze politiche e culturali, consiste nella ricoslituzione dell'unità del sapere antico tramite la raccolta sistematica c la ricomposizione dei disiectorum membra auctorum, al fine di restituire ai contemporanei e ai posteri l'eredità classica in via di graduale degradazione 1 • * Il testo che segue è la versione ridotta e rivista, in qualche punto il superamento, della tesi discussa il 17 dicembre 1976, nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo, per ottenere il titolo di Dottore in Lettere (indirizzo classico). Relatore è stato il Prof. Domenico Romano, ordinario di Lingua e Letteratura Latina. Presidente della Commissione, il Prof. Giusto Monaco, ordinario di Filologia Classica. Il dottorando ha superato l'esame con punti 110 su 110 e lode, e con l'esortazione a proseguire l'attività di ricerca. La pubblicazione è resa possibile per l'interessamento generoso del Prof. Manuel C. Diaz y Diaz, ordinario di Lingua e Letteratura Latina dell'Università di Santiago, al quale vada il nostro ringraziamento per i nuovi orizzonti che ha voluto aprirci durante il nostro primo soggiorno nella città compostelana. 1 Tra gli studi più recenti su Isidoro e sulla sua opera maggiore, fondamentali sono: J. FONTAINE, Isidore de Séville et la culture classique dans l'Espagne wisigothique, Paris 1959; Isidoriana, a cura di M. C. DfAZ y DfAZ, Le6n 1961; J. MADOZ, San Isidoro de Sevilla, Sembianza de su personalidad literaria, Le6n 1960; M. C. DfAZ Y DfAZ, Los capitulos sobre los meta/es de las Etimologias de Isidoro de Sevilla, Le6n 1970; J. Ma. FERNANDEZ CATON, Las Etimologias en la tradici6n manuscrita medieval estudiada por el Prof. Dr. Anspach, Le6n 1966. Nel quadro della progettata edizione totale delle Etymologiae a cura del "Bureau International des Etudes Isidoriennes", costituito a Le6n nel 1960 da B. Bischoff, M. C. Diaz, J. Fontaine, J. N. Hillgarth, v. anche A. BALOIRA BERTOLO, Isidoro de Sevilla: Libro XX de las Etimologias. lntroducci6n, fuentes, edici6n critica y traducci6n, Diss., Santiago de Compostela 1975. 205 NICOLÒ MESSINA Elemento caratterizzante della pagina isidoriana è l'uso, talvolta l'affastellamento, di citazioni di fonte e provenienza diverse. Ma le Etymologiae, nonostante la messe di citazioni da autori latini (fra i greci solo Omero è citato con la trascrizione latina di un verso dell'Iliade), non si prestano ad essere considerate una sorta di antologia di letture classiche, né tanto meno nella generalità dei casi servono al recupero di testi perduti, ma risultano invece terreno d'elezione per l'analisi della ratio eligendi e dell'ars citandi del Sivigliano. Le citazioni classiche, asservite alle finalità didatticoerudite di Isidoro, trasmettono, anche se in modo inconsapevole e scientificamente lacunoso, alcune manifestazioni di certa letteratura classica; consegnano informazioni e notizie, divise per materia, ereditate dagli antichi; sono espressione del gusto letterario e della formazione culturale di Isidoro. Sin dalle prime pagine le Etymologiae offrono la possibilità di individuare, rispetto alla provenienza, le diverse classi di citazioni inserite nell'enciclopedia isidoriana, e con indicazioni percentuali pressocché rispondenti alla realtà. Trattando, infatti, de litteris communibus (Et. I, 3), Isidoro, sotto la influenza della sua Weltanschauung "bibliocentrica", assegna agli Ebrei la paternità delle lettere latine e greche 2, però riconosce ai Fenici il merito di avere introdotto graecarum litterarum usum e avvalora l'affermazione con LucAN. 3, 220 (Et. I, 3, 5). A questa prima citazione profana s'aggiunge subito dopo quella da PERS. 3, 56 (Et. I, 3, 7), mentre il capitolo, dopo l'esametro di incerto autore: O multum ante alias infelix littera theta (Et. l, 3, 8), si avvia alla conclusione con EzECH. 9, 4 (Et. l, 3, 9). Le quattro citazioni, tutte in forma diretta, consentono una distinzione dei loci citati nelle Etymologiae in tre classi diverse: l. citazioni d'autore profano, 2. citazioni d'autore sacro, 3. citazioni d'autore incerto; con percentuali di per sé indicative, ma da rettificare senz'altro a favore delle prime due classi 3 • z Et. I, 3, 4: Litterae Latinae et Graecae ab Hebraeis videntur exortae. Di "bibliocentrismo" è lecito parlare per la tendenza isidoriana a considerare l'alveo ebraico matrice di ogni civiltà e non solo della letteratura biblica, ma d'ogni letteratura. V. anche Et. l, 39; 11; 17; 18; 19; 42, l; II, 24, 8; X, 191 (linguam Hebraicam omnium linguarum esse matrem, principio che si ritrova in DANTE, De vulg. el. I, 6, 7). 3 Si contano 863 citazioni: 585 sono d'origine profana (67,7 %), 230 d'origine sacra (26,6 % ), soltanto 48 d'autore incerto (5,5 % ). Sono state raccolte e classificate le citazioni dirette con o senza l'indicazione dell'autore e dell'opera di provenienza (v. inf. Ill. 1.1, p. 237), e quelle che possono considerarsi "eco" di brani in qualche modo rintracciabili, partendo dall'indicazione del nome dell'autore (v. inf. III. 1.3, p. 239 sg.). Non rientrano nel totale indicato i semplici riferimenti d'opinione d'autore (v. inf. Ili. 1.2, p. 23 8 sg.), per i quali s'è fatto anche ricorso all'index dei loci citati posto alla fine dell'edizione delle Etymologiae di W. M. LINDSAY (Oxford 1911), che è quella seguita per questo studio. 206 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA Ora, seguendo le periodizzazioni usuali e grosso modo l'ordine di comparizione nelle Origines, si passeranno in rassegna gli autori citati (a seconda della loro classe d'appartenenza), ponendo attenzione alle opere citate, a come ciascuna citazione è utilizzata e in quale rapporto si pone rispetto al testo citato. Sembra fondamentale, però, rendere conto più ampiamente solo delle citazioni di quegli autori che, analizzate, consentono di rilevare alcuni fenomeni singolari d'uso della citazione nelle Etymologiae e contribuiscono in misura maggiore a delineare l'atteggiamento isidoriano verso i "suoi" autori. Marginalmente si tratterà delle altre. Autori profani. I.l. I.l.l. Lucilio. Le citazioni da Lucilio introducono nel periodo arcaico 4 • Il Lucilio disiectus dei libri I e II costituisce occasione di riflessione retorico-grammaticale, ma LUCIL. 139: Vertitur oenophoris fundus, sententia nobis (Et. I, 36, 3) non è sofo un esempio di zeugma, poiché pare conservare nell'integrità del verso tutto il suo significato. E allo stesso modo: Si vinco et pereo, quid ibi me vincere praestat (Et. II, 21, 16), esemplificando le sententiae comparativae, fa gustare una mica dell'umanità luciliana. Ma dove Lucilio pare stravolto, è nel libro XV e, soprattutto, nel XIX delle Origines. Dal nobilitare un soffitto (Et. XV, 8, 6) all'illustrare un tappeto (Et. XIX, 26, 5) i loci luciliani sono materiale d'antiquariato, dove attingere termini di lessici settoriali. Curiosamente, poi, stando alle conoscenze isidoriane del greco, in Et. XIX, 30, l, Lucilio è accoppiato ad Omero: la corona, ornamento fra i più ambiti, -riferisce Isidoro- a LuciZio corolla, ab Homero ッtセ\ー。カyI@ dieta est 5 • 4 Et. l, 36, 3; Il, 21 , 16; XV, 8, 6; XIX, 4, 10; 7, 2; 12; 26, 5; 30, l; XX, 6, 1. Lindsay nel suo index ignora il v. 139 leggibile in Et. l, 36, 3, ma pone in Et. XVUI, 7, 7, il v. 966 (?), di cui non si scorge alcuna traccia, e il v. 1100 in Et. l, 33, 5, dove esiste solo un riferimento al fatto che Lucilius centum genera soloecismorum dixit, quos omnes vitare potius quam sequi debet qui regulam recte loquendi tenere studet. Delle citazioni due sono ripetute: LuciL. 139 =Et. l , 36, 3; XX, 6, l e Et. XV, 8, 6; XIX, 12. 1290 5 Per <J'T!:QJciVY) Lindsay propone Il. 8, 597, ma il libro è di soli 565 versi. Omero è citato anche in Et. XIV, 3, 41, dove lsidoro riporta la quasi traslitterazione di Il. 20, 15: Quem primum genuit caelesti luppiter arce/!J.ap'òavov aù n:pGnov TtK<:To vEcp<-À;KEplTa Zt:vc:· Generalmente si crede che nella formazione isidoriana lo studio del greco non abbia avuto molto spazio. V. M. C. DfAZ Y DfAZ, "La cultura de la Espafia visig6tica del siglo vn", in Caratteri del secolo VII in Occidente, Spoleto 1958, p. 841 sg. (ora in De lsidoro al siglo Xl. Ocho estudios sobre la vida lite- = e 207 NICOLÒ MESSINA I.l.2. Plauto, Terenzio e il teatro arcaico. Più numerose risultano le citazioni riferihili ad opere del teatro arcaico. Plauto e Terenzio sono chiamati in causa con citazioni da commedie emblematiche della loro produzione: del primo si riportano titoli, quali Poenulus, Mostellaria e Mi!es, Asinaria, Cistellaria ed Epidicus, oltre numerosi fragmenta ti; dell'altro, ciascuna delle sei commedie pervenute ha fornito almeno una citazione 7 • Ma la conoscenza, che Isidoro poté avere dei due comici, fu indiretta: in realtà, il suo interesse per i poeti, specialmente del periodo alto, pare confuso con quello per i loro scoliasti, se non addirittura a quest'ultimo posposto 8 • Il verso dell'Andria, posto di seguito a quattro definizioni retoricogrammaticali 9 , è una prova evidente di "scolie retournée" 10 • D 'altronde, raria peninsular, Barcelona 1976, p. 52 sg.): "Mas dificil es precisar si lo sabla san Isidoro: Lawson contesta afirmativamente, pero el estudio de las palabras griegas citadas en la3 etymologiae, su forma de transcripci6n latina, los juegos que con su significado y formas hace a veces lsidoro mas inclinan a pensar que, de haberlo conocido, este conocimiento era bien superficial y mas se apoyaba en glosarios o repertorios que en un dominio de lengua griega". Certo se Isidoro avesse voluto, avrebbe potuto imparare il greco nella stessa Siviglia o avere collaboratori di quella lingua nel suo scriptorium, come Cassiodoro a Vivario e Martino a Braga, ma secondo J. FONTAINE, Isidore de Séville et la culture c/assique dans l'Espagne wisigothique, Paris 1959, p. 850 sg., "il ne l'a pas voulu" per ragioni politiche e religiose. Tuttavia il Sivigliano subì l'influenza della cultura greca, ma -conclude lo studioso francese (op. cit., p. 854)- "la culture grecque d'Isidore de Séville est une culture très indirecte, préalablement décantée, filtrée et latinisée par l'Afrique des siècles précédents: c'est à dire, sans doute, au v• sièc!e surtout pour !es sources profanes, au ve et vi• siècles pour ]es sources patristiques". V. anche dello stesso autore, Isidore de Séville, Traité de la nature, Bordeaux 1960, p. 107, e E. BREHAUT, An encyclopedist of the dark ages. Isidor of Seville, New York 1912, p. 35. 6 Et. I, 37, 9; 31, l; V, 26, 10; 17; IX, 3, 64; X, 278; XII, 5, 9; XV, 3, 2; XVI, 25, 22; XIX, 2, 13; 5, 2; 23, 3; 24, l; 31, 2; XX, 8, l; 11, 7. I fragmenta sono 6, 2 gli excerpta da Mi!., Most., Poen. In Et. I, 38, l, l'espressione prosis lectis è supposta da Isidoro plautina tramite l'autorità di Varrone, ma nel De Lingua latina non se ne scorge traccia. 7 Et. T, 36, 3; 37, 9; II, 9, 11; 11, l; 21, 14; 30, 5; 12; X, 70; 76; 199; 243; XI, l, 47; 2, 25; 28. Non sono elencati da Lindsay nel suo index: Andr. 582 e 648, reperibili in Et. II, 30, 12 e X, 199. 8 M. MANITIUS, Gescl!ichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, Miinchen 1911, p. 62. 9 Andr. 68: Obsequium amicos, veritas Et. I, 36, 3; II, 9, 12; 11, l; 21, 14 odium parit. In Et. I, 36, 3, il v. è precisato dal precedente non integro: Namque hoc tempore, ed è esempio del terzo dei tre modi di zeugma con la parola-chiave in postremo. In Et. II, 9, 11, è esempio di membrum sententiale di un entl!ymema, e di sententia in Et. II, Il, l; 21, 14, dove anche le introduzioni al verso sono identiche: Sententia est dictum inpersonale, ut ... Andr. 68 è già citato da Cic. Lael. 23, 89, e da HIER. Adv. Pelag. I, 26. 1 Così J. FONTAINE, lsidore de Séville et la culture classique .. . , già cit., p. 742, = ° 208 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA che l'atteggiamento di Isidoro verso Terenzio è quello dell'erudito, è confermato dall'uso di Andr. 648: Nisi me lactasses amantem (Et. X, 199). Senz'altro l'idea e la figura dell'oblectator sarebbe venuta fuori con più efficacia dallo scambio gustoso di battute tra Charinus e Pamphilus (cfr. Andr. 647-53), ma in realtà l'attenzione di Isidoro è per il nesso oblectator-lactasses, che è di derivazione: oblectator<oblectare < *ob-lactare. E che dire dei foci plautini citati nei libri I, V, IX, X? Due sole parole commentano il tipo di metonimia consistente nell'indicare per inventum inventorem (Et. I, 37, 9). Poi nel De legibus et temporibus, per avvalorare che iniuria est iniustitia, Isidoro soggiunge: Iniuria's, formula tratta dal "Miles (Et. V, 26, 10), e, nel medesimo de rebus, il frammento plautino interluere mare (Et. V, 26, 17) è ridotto a esempio fraseologico. Da parte sua, la Mostellaria fornisce un Qua te agis?, donde si rileva la sinonimia agere-ire, utilizzata per l'etimologia di agmen (Et. IX, 3, 64). Infine, nel De vocabulis il rapporto gerarchico verso-commento, proprio dello scolio, s'è capovolto e di conseguenza al significato di versutus fa da commento autorevole Epid. 371: Versutior [est] quam rota figularis (Et. X, 278). L'interesse erudito-grammaticale, avvertito nelle citazioni plautine, è ancora più evidente negli excerpta di Atta {Et. VI, 9, 2), Afranio (Et. X, 246; XII, 6, 60; 8, 16; XX, 2, 24), Turpilio (Et. XIX, 4, 3), Pacuvio (Et. XIII, 21, 2), i quali, se insieme al mimografo d'età ciceroniana Publilio Siro (Et. XIX, 23, 2) potevano completare il quadro del teatro antico, tuttavia sono impossibilitati a svolgere tale ruolo e dall'esiguità delle citazioni e dalla loro collocazione e funzione. 1.1.3. Ennio e Nevio, Catone e altri autori del periodo arcaico. Una voce rara: Marcio Vate. Molti sono i dubbi che Isidoro abbia letto l'opera di Ennio 11 , alla quale pare che egli si sia accostato, come mostrano i non molti foci sparsi per le Etymologiae 12 , soprattutto mosso da due ragioni: da un lato, nel libro I, definisce il princ1p10 isidoriano della "interversion de l'essentiel et de l'accessoire". "La grammaire -prosegue l'A.- n'est plus subordonnée à l'explication des poètes, c'est la poésie qui se trouve ravalée à la condition d'ancilla grammaticae". 11 Nella sua edizione di Ennio J. VAIILEN, p. cxxvm crede che Isidoro abbia avuto fra le mani un Ennio intero, ma è confutato da E. N ORDEN, Ennius und V ergilius, Leipzig 1915, p. 82 sg. 12 Et. I, 34, 13; 35, 4; 36, 3; 14; X, 270; XI, l, 109; XVII, 9, 97; XVIII, 36, J; XIX, l, 22; 2, 4; 12; 14. Nell'index di Lindsay mancano le citazioni Ann. 33; 558; 607, reperibili in Et. I, 35, 4; XVIII, 36, 3; X, 270. 209 NICOLÒ MESSINA per attestare in vivo l'uso autorevole di alcune forme grammaticali; dall'altro, nel libro XIX, per rinvenire le origini più lontane, e quindi nobilitanti, della terminologia tecnica navale. A Ennio è poi erroneamente assegnato un lungo frammento, in realtà della Tarentilla di Nevio 13 , che, come le tre citazioni dalle tragedie e quella dal Bellum Punicum, dovette arrivare sino ad Isidoro tramite intermediari 14 • Allo stesso modo, sulla scorta di scoli è riportato un verso forse dì Livio Andronico (Et. XIX, 4, 9) e sono citati gli oratori Scipione (Et. II, 21, 4) e Gracco (ibid. e XIX, 32, 4); Catone 15 ; Rutilio Rufo, tra i primi cultori dell'autobiografia 16 ; e l'erudito Elio Stilone (Et. X, 159). Una conoscenza indiretta è tanto più verosimile per Marcius vates (Et. VI, 8, 12), che è citato da Isidoro, pur essendo uno dei documenti più rari delle origini letterarie latine. È, infatti, del tutto fondata la teoria di Fontaine, secondo cui "la vraisemblance d'une parenté directe entre Isidore et une source donnée est en raison inverse de l'écart chronologique qui sépare cette source du vne siècle" 17 • 1.1.4. Cicerone e i prosatori dell'età ciceroniana. Da Cicerone dipende il maggior numero di citazioni in prosa utilizzate nelle Etymologiae 18 • Il 60 per cento delle citazioni, soprattutto dalle Catili13 Et. I, 26, 2. Paolo Diacono, riportando nell'epitome a Pesto il verso: a/ii adnutat, a/ii adnictat, alium amat, alium tenet, nella forma originaria del settenario trocaico, ha permesso d'evitare l'errore d'attribuzione e di correggere la versione metrica isidoriana del frammento . 14 Et. l, 26, 2; V, 26, 17; XII, l, 30; XIV, 8, 27; XIX, 22, 20. M. BARCHIESI, Nevio epico, Padova 1962, p. 115, esclude che "il vescovo di Siviglia traesse le sue poche citazioni dal testo del poeta" e aggiunge: "Ciò vale in primo luogo per il Bellum Punicum ... ma non è meno certo per il Nevio drammaturgo". Lo scoliasta è chiamato in causa dal fatto che il frammento della Tarentilla è assegnato a Ennio (Ennius de quadam impudica ... ). Il fenomeno non è raro negli scoli: v. H. PHILIPP, in PAULY, Realenzyclopiidie der c/assischen Altertumswissenschaft, IX, Stuttgart 1914, col. 2079, s. v. "Isidorus von Sevilla (Hispalensis)". 15 Et. X\il13 (Lindsay stampa XVI, 2, 3); XIX, 2, Il ; XX, 3, 8. 16 Et. XX, Il, 4. Sotto il nome di Rutilio lsidoro cita anche un'opinione di Rutilio Lupo, retore del I sec. d. C. (Et. Il, 21, 9). 17 J. FONTAINE, op. cit., p. 748 e n. 2. 18. Et. l, 36, 16; Il, 9, IO; Il; 12; 13; 18; 13, I; Hl, 2; 21, 3; 5; 6; 7; 8; 11; 12; 19; 27; 29; 31; 40; 45; 29, 8; 13; 15; 30, 2; 4; 9; IO; V, 25, 32; X, 155; 173; 203; 223; 234; 244; Xl, l, 61; 67; XII, 2, 21; 6, 60; 7, 35; 37; XIV, 6, 23; 8, 41; XVILI, l , 2; 3; 7; XIX, l, 20; 23, 5; 29, 3. Le citazioni sono in totale 57. Non pochi i "doppioni": Gato l, 2 =Et. II, 9, 11; 21, 3 e l, 27 =Et. Il, 13, l; 21, 45. Top . 32 =Et. Il, 29, 8; XIV, 8, 41. Invece, Nat. Deor. 2, 72 (si tratta di 2, 28, 72)=Et. X, 234; 244 e Rep. 3, 35=Et. XVIII, l, 2; 3, non sono doppioni stricto sensu, pur rimandando allo stesso luogo. 210 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA narie, Verrine, Filippiche, altre orazioni, è comprensibilmente concentrato nel De rhetorica, dove De inventione e Topica sono una presenza esigua. Altrove si leggono frammenti di opere filosofiche, quali De Republica, De natura deorum, Tusculanae disputationes, ed è citato anche un verso degli Aratea (Et. XII, 7, 37). Se i riferimenti e le citazioni dirette dalle opere retoriche e filosofiche sono esigui rispetto alla mole di frammenti delle orazioni, tuttavia i debiti di Isidoro con Cicerone sono più numerosi, anche se non diretti. Non è da escludere, infatti, tra i due la intermediazione di Lattanzio, Girolamo, Agostino, per non dire degli eruditi più o meno tardi. L'intermediazione di ·opere non precisate è invece l'ipotesi più attendibile per risolvere la questione delle fonti delle citazioni dalle orazioni: estratti di scoli e manuali scolastici, insieme ad altre opere erudite, non dovettero mancare nella Biblioteca di Siviglia 19 • Sotto il nome di Varrone, Isidoro riporta, oltre a tre esametri dell'Atacino (Et. XVII, 7, 58), anche alcuni luoghi del Reatino. Le citazioni dalle opere di Varrone erudito sono in tutta l'enciclopedia soltanto cinque (Et. Il, 23, l; VIII, 6, 21; XIII, l, 2; 18, 2; XX, 11, 9), di cui due in forma di "accenno" (v. inf. 111.1.3, p. 239 sg). Sennonché Lindsay nel suo index ha elencato quasi venti "allusioni" a V arrone 20, alle quali se ne possono aggiungere almeno altre tre (Et. VIII, 9, 13; XI, 31, l; XIV, 8, 33); e questo, tacendo tutti gli altri prestiti di prima o, piuttosto, seconda mano dalle opere varroniane 21 • D'altronde, non è un mistero che le fonti più autorevoli del Sivigliano sono "muettes" e che Isidoro, come Nonio, seppe e volle nasconderle, riportando come di prima mano citazioni mutuate da tali fonti secondarie, condannate al silenzio 22 • Nigidio Figulo rappresenta la tendenza filosofica in senso esoterico, o piuttosto misteriosofico, del tormentato periodo repubblicano. Ma i due J. FONTAINE, op. cit., p. 745. Et. I, 3, l; 27, 15; 38, l; W, 8, 13; 11, 5; VIII, 7, 3; IX, 2, 74; X, l, 85; Xl, l, 51; 97; XIV, 6, 18; 36; 9, 2; XV, 13, 6; XVII, 7, 57; 9, 95; XV.LI'I, 16, 2; 50; XX, 10, l. Per tali allusioni sì possono arrischiare ipotesi d'appartenenza secondo i capitoli isìdoriani che le accolgono. Per la definizione di "allusione", v. inf. III. 1.2, p. 23 8 sg. 21 Secondo M. MENÉNDEZ PELAYO, Historia de las ideas estéticas en Espafi.a, Santander, 1946, p. 309: "Entre las obras perdidas que san lsidoro aprovech6 para su trabajo compilatorio ... figuraban en preferente lugar las de Varr6n, de quien, ya directamente, ya por mano de Casìodoro (segtin conjeturamos), hay muchos extractos en estos libros prìmeros de gram:itica y retorica". J. FONTAINE, op. cit., p. 749, pensa all'intermediazione di Solino, Placido, Seririo. 22 Cfr. M. C. DfAz Y DfAZ, art. cit., p. 822 sg. (ora in De Isidoro al siglo Xl, cit., p. 32 sg.). 19 20 211 NICOLÒ MESSINA suoi frammenti servono ad Isidoro a corrobare, l'uno, nel de homine et partibus eius, la definizione di truncus (Et. XI, l, 72), l'altro, nel de escis, quella di "prima colazione" {XX, 2, 10). Di Cesare c'è nelle Etymologiae forse meno di una traccia: un verso incerto e un'allusione grammaticale (Et. IV, 12, 7; XI, 2, 33). Citazioni da Sallustio, definito da Isidoro auctor certissimus (Et. XIII, 21, 10), sono invece in diversi libri dell'enciclopedia, in forma sia letterale che indiretta. Tra i loci citati poco spazio ha la Congiura di Catilina, rievocata solo tre volte (Et. IX, 4, 10; X, 9; XV, l, 1), di cui due rimandando al medesimo passo (Catil. 6), e ancora meno il Bellum lugurthinum, che Isidoro cita una sola volta per accenno (Et. XIII, 18, 6). Dalle Historiae deriva il grosso delle citazioni, che il Sivigliano mutuò da fonti intermedie. Di questi tredici frammenti sei sono accenni (Et. XIII, 18, 3; 21, 10; XIV, 6, 34; 7, l; 4; XVIII, 2, 1). Dei residui sette: uno giustifica l'uso di dux, invece di rex o consul, quando c'è guerra (Et. IX, 3, 22); un altro è inserito nell'elenco delle parti del corpo umano (Et. XI, l, 133); un terzo convalida l'opinione che i terremoti sono dovuti ai venti che corrodono i monti (Et. XIV, l, 2); gli altri paiono più vicini all'argomento e ai caratteri della opera sallustiana (res populi Romani ... militiae et domi gestas) 23 • !.1.5. Lucrezio e i poetae novi. Che Isidoro debba interamente la sua conoscenza del De rerum natura a intermediari, pare posto in discussione dalle corrispondenze fra il poema lucreziano e il De natura rerum di Isidoro 24 • Delle citazioni lucreziane sparse per le Etymologiae 25 la maggior parte appartengono al libro V del poema, e questo prova quanto interesse Isidoro avesse per l'argomento del libro: l'origine del mondo, delle piante e degli animali. Ma nel de bestiis il frammento, anzi le due parole lucreziane: Scymnique /eonum (Et. XII, 2, 6), costituiscono una prova di come Isidoro 23 Di argomento bellico sono Et. XVIII, 2, 7 e 12, 6. Di abbigliamenti trattano Et. XIX, 23, 4 e 24, 9. 24 Analizzando i capitoli de tonitruo e de fulminibus del De natura rerum (29-30) e delle Origines (XIII, 8-9), G. GASPAROTTO, "Isidoro e Lucrezio", in Memorie e A Ili dell'Accademia Patavina, Padova 1964-65, p. 288, può concludere addirittura che "Isidoro conosce a fondo Lucrezio: se ne serve limitatamente nel De natura rerum, in forma decisa, invece, nelle Origines; egli va oltre la misura seguita dalle sue fonti e perciò ne integra le trattazioni con elementi presi direttamente da Lucrezio". 25 Et. I, 40, 4; IX, 5, 3; XII, 2, 6; XIII, 4, 3; IO, 4; 11, 5; 17; 20, 3; XIV, l, 3; XV, 16, 6; XVI, 20, l; XX, 14, l; 15, l. Lindsay elenca inoltre la corrispondenza LUCR. 4, 416=EI. XV, 6, 6 (sic). 212 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA non si desse preoccupazione dell'integrità dei versi compulsati e cercasse piuttosto di soddisfare il suo interesse erudito, attento a contenuti e significati. Da questo punto di vista, solo strappate dal loro contesto, 1e due parole verificavano l'ipotesi isidoriana di un'ostilità non naturale dei leoncini contro l'uomo e, nello stesso tempo, ne costituivano un ornamento autorevole 26 • Non dovette, però, essere superficiale il rapporto tra Lucrezio e Isidoro, se, come avverte Fontaine, nell'esametro d'autore incerto, che compare nel libro I, quale esempio di schesis onomaton: Nubila, nix, grando, procellae, fulmina, venti, riecheggiano due versi Jucreziani combinati con un salmo 27 • Emblematico del modo isidoriano di citare dai poetae novi è che Cecilia sia rievocato una prima volta come appendice autorevole di confidens (Et. X, 40) e una seconda nel de funibus (Et. XIX, 4, 5). L'atteggiamento di Isidoro non muta verso Catullo. Nel de libris conficiendis il celebre incipit del libro del Veronese è utilizzato al fine d'illustrare l'operazione del pumicare i libri (Et. VI, 12, 3). Nel de cingulis, invece, un verso (64, 65) è attribuito erroneamente a Cinna 28 , segno di conoscenza indiretta di Catullo. Di Calvo, amico di Catullo, il Sivigliano ricorda l'oratore, non il poeta, e cita ad esempio di epitrope un frammento delle orazioni contro Vatinio (Et. n, 21, 30). A fini non dissirllili viene compulsato Elvio Cinna, nel cui caso però Isidoro diviene inconsapevolmente fonte preziosa di due dei soli undici frammenti conosciuti del poeta. L'uno molto ampio: Haec tibi Arateis multum invigilata lucernis carmina, quis ignis novimus aerios, levis in aridulo malvae descripta libello Prusiaca vexi munera navicula. 26 Al contrario Lucrezio (5, 1035-37): A t catuli pantherarum scymnique leonum! unguibus ac pedibus iam tum morsusque repugnant, l vix etiam cum sunt dentes unguesque creati, pare sottolineare la ferinità addirittura "innata" degli animali in questione. 27 Et. I, 36, 13. Cfr. LucR. 5, 675 e 1192, e Psalm. 148, 8. 28 Et. XIX, 33, 3: Strophium est cingulum aureum cum gemmis. De qua ai/ Cimra: Strophio /actantes cincta papi/las. Non pare certo dell'errore C. PASCAL, Poeti e personaggi Catul/iani, Catania 1916, p. 87, n. l, il quale, riportando CATULL. 64, 65: Non tereti strophio lactantis vincta papi/las, conserva il dubbio: "Abbaglio di Isidoro? Oppure uso, in Catullo o in Cinna, del verso del poeta amico?" Non erano rare, infatti, imitazioni di questo tipo fra poeti amici. 213 NICOLÒ MESSINA si legge nel de libris conficiendis 29 , l'altro nel de funibus 30 • Un terzo frammento, attribuito da Isidoro a Cinna (Et. XIX, 2, 9): Carchesia sunt in cacumine arboris trochleae, quasi F littera, per qua funes trahuntur. Cinna: Lucida confulgent alti carchesia mali. secondo altri deve essere assegnato a Catullo, come già quello in Et. XIX, 33, 3 31 • I.1.6. Virgilio. Virgilio è forse l'unico poeta profano che Isidoro conobbe per averne letto le opere, anche se si ritiene che al M antuanus ille vates (Et. X, 44) 29 Et. VI, 12, 2. L'epigramma doveva accompagnare il dono di un esemplare dei Phaenpmena di Arato, fatto da Cinna ad un amico. Cfr. il commento di C. PASCAL, op. cit., p. 78 sgg., dove si esclude l'ipotesi del dono d'un carme di Cinna esemplato su Arato, o d'una trascrizione dei Phaenomena, eseguita da Cinna. 30 Et. XIX, 4, 7 : Anquina quo ad malum antemna constringitur. De qua Cinna: Atque anquina regat stabilem fortissima cursum. E' probabile che il frammento, che esprime l'augurio d'una buona e sicura navigazione, si riferisca al Propempticon Pollionis, composto da Cinna per un viaggio di studi fatto in Grecia da Pollione. Cfr. C. PASCAL, op. cit., p. 83. Per il semantico di anquina v. anche il commento di A. TRAGLIA, Poetae novi, Roma 1962, p. 140, fr. 9. 31 Il frammento è riportato, nella forma: Lucida qua splendent carchesia mali, anche da Nonio (546 M.), ma sotto il nome di Catullo. D'altronde, non è impossibile che le carrucole lucenti del phaselus abbiano colpito l'immaginazione di Catullo durante il viaggio verso la Bitinia, fatto insieme a Elvio Cinna, e dunque sembra da accettare l'opinione di D. RoMANO, "Il momento Bitinico nella poesia di Catullo", in Atti dell'Accademia di Palermo, XXX1II, fase. 2, Palermo 1974, p. 395, che quell'immagine "abbia suggerito a Catullo un componimento del quale ci è giunto un solo frammento, e che Cinna nel comporre il Propempticon Pollionis se ne sia ricordato, inserendo nel suo poema quel verso dell'amico e contubernale, attestante un momento della comune esperienza marinara". Che sia unico il frammento riportato da Isidoro e quello tramandato da Nonio è persuasione anche di A. LUNELLI, Aerius, Roma 1969, il quale però con argomenti poco convincenti (op. cit., p. 76) attribuisce il verso a Cinna. Invece, per C. PASCAL, op. cit., p. 84 sgg. i frammenti sono due e diversi: appartengono rispettivamente l'uno a Cinna, l'altro a Catullo, e risalgono ad una fonte comune, LUCIL. 1309 (ed. MARX): Tertius hic mali superat carchesia summa. Per il semantico di carchesia v. anche il commento di A. TRAGLIA, op. cit., p. 140, fr. 8, dove si propone tra l'altro l'interpretazione assai ragionevole: "E son dette lucida e di esse si dice che fulgent, evidentemente per l'attrito delle funi". 214 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA egli attinse per tramite esclusivo o soltanto ausiliare degli scoli, soprattutto quello serviano 32 • Ciò non toglie che fra tutti gli autori Virgilio è il più citato nelle Etymologiae 33 • Le citazioni virgiliane consentono l'analisi di un fenomeno non infrequente nell'enciclopedia, quello in cui un medesimo luogo sia citato per una seconda, o una terza volta, anche se non sempre si tratta di "doppioni". Nel capitolo de leguminibus, Georg. l, 75, è citato due volte, ma l'esametro non è ripetuto, ma spezzato in due emistichi, di cui il secondo (tristisque lupini) è citato in Et. XVII, 4, 7, il primo (aut tenuis fetus viciae) ·in Et. XVII, 4, 9. Addirittura triplice è il rimando a Georg. l, 299, ma è lecito parlare di ripetizione solo per la prima metà dell'esametro, similmente ripresa in Et. II, 21, 22; VI, 8, 11, e XVII, 2, 6, e per altro in conformità all'originale virgiliano. Una singolare versione completa dell'esametro compare, invece, nel primo dei paragrafi indicati: Nudus ara, sere nudus, et habebis /rigore messes 34 • Conservano il carattere di doppione solo una parte delle altre citazioni, rimandabili alla medesima opera e verso 35 • Per il resto, due parole alternano con l'esametro parzialmente o J. FONTAINE, op. cit., p. 742 sg. e 759. V. inoltre M. MANITIUS, op. cit., p. 63. Et. I, 17, 28; 18, 6; 21, 18; 30, 2; 34, 4; 5; 6; 9; 10; 11; 12; 14; 35, 2; 3; 4; 5; 6; 36, 2; 4; 5; 6; 7; 8; 9 ;10; 14; 15; 18; 19; 22; 37, 3; 5; 6; 8; 9; 10; 11; 12; 13; 15; 16; 17; 18; 19; 20; 21; 22; 23; 29; 30; 32; 35; 39, 3; Il, 4, 6; 20, 4; 21, 15; 16; 17; 18; 20; 22; 23; 25; 35; 40; 30, 6; 7; 8; 9; 11; 12; 13; III, 20, 2; 21, 3; 8; 22, 4; 71, 2; 12; IV, 6, 18; 12, 2; V, 27, 26; 31, 3; 5; 14; 35, 3; 36, l; VI, 8, 3; 11; 13, 3; 19, 32; VIII, 8, 5; 9, 6; 11, 57; 70; 78; IX, 2, 14; 82, 102; 104; 107; 123; 125; 3, 13; 19; 21; 22; 37; 41; 60; 7, 28; x, 62; 100; 101; 102; 110; 136; 154; 158; 203; 211; 216; 221; 242; 269; Xl, l, 46; 2, 30; 35; XII, 6, 54; 7, 44; 8, 3; XIII, l, 5; 7, l; 2; 10, 8; 11, 8; 22; 18, 6; 21, l; 13; 21; XIV, 3, 33; 6, 29; 33; 35; 42; 44; 8, 13; 18; 24; 32; 9, 4; XV, l, l; 55; 2, 3; 18; 3, l; 6, 4; 8; 13, 8; 16, 7; XVI, 3, 3; 18, l; 20, 11; 21, l; XVII, 2, 6; 3, 19; 4, 7; 9; 6, 26; 7, 3; 8; 16; 23; 32; 34; 40; 50; 51; 74; 9, 12; 14; 22; 29; 31; 80; 98; 102; XVIII, l, 9; 11; 2, 7; 4, 2; 4; 5; 5, 2; 7, 2; 3; 7; 8; 10; 11; 12, 3; 5; 15, 4; 9; 33, l; 34, l; XIX, l, 17; 2, 2; 5; 3, l; 22, 22; 24, 10; 28, 6; 8; 33, 8; XX, l, 3; 2, 36; 5, 3; 12, 4; 14, 19. Poiché in alcuni paragrafi le citazioni si moltiplicano, il totale lordo è 266 contro i 219 paragrafi elencati. Risultano 5 i "doppioni": Aen. 4, 558=Et. l, 37, 32; II, 21, 40. Aen. 6, 412=Et. XV, 6, 8; XIX, 2, 2. Aen. 8, 526=Et. III, 21, 3; XVIII, 4, 2. Aen. 10, 314=Et. l, 30, 2; XVIII, 33, l. Georg. l, 299=Et. VI, 8, 11; XVII, 2, 6. 4 ;3 Georg. l, 299, porta nel secondo emistichio: hiems ignava colono. Per 1. FoNTAINE, op. cit., p. 780, n. 2, la versione isidoriana di tale verso è un autentico "pastiche". 35 V. sup. n. 33. Non è doppia, ad es., la citazione di Georg. 2, 448, ripreso in Et. XVII, 7, 40, e solo per una parola in Et. XVII, 7, 16, dove lsidoro, affermato che il cerasus è adatto hastìlibus, s'appoggia a bona bello l cornus (Georg. 2, 447 sg.). ;32 33 215 2 NICOLÒ MESSINA interamente citato 36 , oppure alla linea virgiliana citata in un luogo risponde nell'altro il primo emistichio 37 o la clausola dattilica 38 • Infine, talvolta il medesimo verso è riportato per metà in un luogo e per metà nell'altro 39 , o la discrepanza fra le due citazioni è limitata ad alcune varianti 40 • Un altro fenomeno notevole è possibile studiare, confrontando col testo virgiliano le due citazioni riportate da Isidoro in Et. IX, 3, 41 e XV, 2, 3. La prima, chiaramente un emistichio, corrisponde in modo ineccepibile a Aen. 3, 109, ma la seconda citazione: Optavitque locum regno et concludere sulco è il curioso incrocio di Aen. 3, 109: Optavitque locum regno. Nohdum Ilium et arces e di l, 425: Pars optare locum tecto et concludere sulco, versi tra cui le analogie di ritmo e di posizione di locum sono evidenti e, volendo tentare l'ipotesi più ingenua di spiegazione del fenomeno, tali da trarre in inganno la memoria. Delle altre due citazioni virgiliane, rimandabili a due luoghi dell'Eneide, la prima, in Et. I, 37, 15, è fedele riflesso di Aen. 4, 584; 9, 459, e pare postulare l'episodicità del fenomeno d'incrocio riscontrato, quasi prova della tecnica ad incastro che ha presieduto alla compilazione delle Etymologiae. Sennonché la seconda: Et lentae vites (Et. XVII, 7, 51), più che un incrocio, è una manipolazione di Georg. 4, 558: confluere et lentis uvam demittere ramis e Ecl. 3, 38: lenta quibus torno facili superaddita vitis, donde è stato rilevato il carattere della lentitia dei viticci e dei tralci della vite. La citazione pone in discussione la fedeltà del citare isidoriano e conferma le riserve che resistono su tale questione 41 • 36 Et. N, 12, 2: Redolentque thymo e XVII, 9, 12: Redolentque thymo fragranfia mella, contro Georg. 4, 169: fervei o pus, redolentque thymo fragrantia mella. Aen. 5, 28, è ripreso per intero in Et. XVIII, 7, 2: Eferatasque trudes et acuto cuspide contos. Così compare invece in XVIII, 7, 3: eferatasque trudes. 37 Et. III, 20, 2: At tuba terribilem sonitum procul aere canoro, e XVIII, 4, 4: At tuba terribilem sonitum (cfr. Aen. 9, 503). 36 Et. Il, 21, 15: Vade, age, nate, voca Zephyros, et labere pinnis, e X, 158: labere pinnis (cfr. Aen. 4, 223). 39 Et. V, 31, 3: Ruit Oceano nox, e XIII, l, 5: Vertitur interea caelum, contro A en. 2, 250: V ertitur interea caelum et ruit Oceano no x. 40 Et. II, 30, 6: varium et mutabile genus, e XVIII, 15, 9: Varium et mutabile semper/femina, versione quest'ultima .perfettamente corrispondente a Aen. 4, 569 sg. 41 All'opinione di A. ScHMEKEL, in PAULY, Realenzyclopiidie der classische11 Altertumswissenschaft, IX, Stuttgart 1914, col. 2073, s. v. "Isidor von Sevilla (Hispalensis)": "er seine Quellen wortlich oder fast wortlich ausgesohrieben ha t" confronta, sotto la stessa voce, quella di A. ScHENK, col. 2071 : "muB es oft dahingestellt bleiben, ob uns in den Isidorischen Fragmenten der genaue Urtext seiner Quellen vorliegt, denn wer I.s Art abzuschreiben Kennt, weiB, mit welcher Willkiir es dabei verfahren ist". 216 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA Fra le opere virgiliane l'Eneide è la più citata. Il maggior numero di citazioni si trova nei capitoli 36 e 37 del De grammatica, dove Isidoro, argomentando de schematibus e de tropis, abbandona l'esemplificazione scolastica utilizzata nei capitoli relativi alle parti del discorso (v. inf. III. 3.5.3, p. 260 sg.), poiché avverte la necessità di un corredo ausiliario diverso, che da un lato sia lucida illustrazione, dall'altro non sottragga la fruizione del verso virgiliano. E così dall'hirmos all'anaphora, dall'epizeuxis all'hypozeuxis, il lettore delle Etymologiae ha modo di passare dal quadro del mare che, placato da Nettuno, apre una speranza ai Troiani (Aen. l, 159 =Et. I, 36, 18), alla consolazione d'un futuro di grandezza, auspicata in sogno ad Enea dai Frigi Penati (3, 156 sg. =Et. I, 36, 8). E poi, a ウオァセャッ@ della tragedia umana di Didone, il rotto sic, sic iuvat ire per umbras (Aen. 4, 660=Et. I, 36, 10), quando ormai Enea, seguito dalla maledizione della donna, corre verso l'Italia e Regem adit et regi memorat nomenque genusque (lO, 149 =Et. I, 36, 4). Analogamente, nel de tropis Virgilio è sì la chiave per comprendere ora la periphrasis, ora l'ironia, ma è sempre l'autore del sereno (Aen. 4, 584; 9, 459 =Et. I, 37, 15): Et iam prima novo spargebat lumine terras Tithoni croceum linquens Aurora cubile. e del sonante e imperioso (Aen. l, 140 sg. =Et. I, 37, 23): Vestras, Bure, domos; illa se iactet in aula Aeolus, et clauso ventorum carcere regnet. Le citazioni dalle Georgiche e dalla Bucoliche, assai meno numerose, raggiungono la massima funzionalità, ad esempio, in quel capitolo de herbis aromaticis sive communibus, dove Isidoro, come già negli elenchi precedenti (frumenti, legumi, viti, alberi, alberi aromatici), rivela le sue qualità migliori: l'estrema chiarezza, le definizioni puntigliose, la somma cura nel ricercare e nel riferire le notizie, la tendenza ad essere il più possibile completo sulla scorta del materiale raccolto. C'è in queste pagine qualcosa di più dell'arida compilazione di fonti variamente attinte e collazionate. Il gusto del raccogliere è vivificato dall'interesse di sapere e quasi dalla consapevolezza del fine, anzi del dovere, di trasmettere un patrimonio altrimenti condannato alla degradazione. Le stesse citazioni, anche se non sempre del testo originario si conserva l'integrità, risultano tematicamente più consentanee al contesto isidoriano e, pertanto, il loro significato ne viene esaltato. Allora, se il timo è così chiamato, poiché flos eius odorem 217 NICOLÒ MESSINA re/ert, Isidoro gli pone vicino Georg. 4, 169: Redolentque thymo fragrantia mella (Et. XVII, 9, 12); e per il papavero, erba del sonno, cita Georg. l, 78: Lethaeo perfusa papavera somno, poiché soporem ... languentibus facit (Et. XVII, 9, 31). 1.1.7. Orazio, Ovidio e altri autori del periodo augusteo. Le citazioni da Orazio non raggiungono nemmeno il quindicesimo di quelle virgiliane; in particolare, Isidoro cita più da Carmina, Epodi, Epistulae, che dalle Satire e dalla cosiddetta Ars Poetica 42 • Confacente all'argomento del de poetis pare Ars 220: Carmine qui tragico vilem certavit ob hircum (Et. VIII, 7, 5), che rintraccia l'etimologia di tragoedi in Tpayoc; = hircus. Per il resto delle citazioni, invece, non è facile cogliere un nesso tra il citante e il citato, che non sia forzoso e dettato dall'opportunità. Il fatto, poi, che i versi, più o meno mutili, non siano frutto di lettura diretta, aggiunge ancora un motivo perché non si abbia meraviglia di fronte a citazioni strumentali come quella posta nel de odoribus et unguentis: Et l pressa tuis balanus capillis (Et. IV, 12, 6 = Carm. 3, 29, 4), dove nulla si conserva dell'invito di Orazio a Mecenate, perché abbandoni i negotia e vada a trovarlo nella sua casa fuori Roma. Ma l'interesse estraneo alle motivazioni di Orazio si estrinseca soprattutto nella seconda decade delle Origines. Il movente, infatti, è ora fisiologico (Et. XI, 2, 14), ora antiquario in appoggio a descrizioni di soffitti (Et. XV, 8, 6), marmi (Et. XVI, 5, 19), tipi di nave (Et. XIX, l, 12). Insieme ad Orazio, e dopo Virgilio, Ovidio è il poeta del periodo augusteo che più ricorre nelle Etymologiae 43, e fra gli elegiaci senz'altro il più citato. È l'Ovidio delle Metamorfosi chiamato più spesso da Isidoro a confermare, o solo a soccorrere, le sue affermazioni. E, se anche Ovidio paga ù suo tributo al De grammatica e al De rhetorica, in due casi lo fa almeno ponendo in discussione la chiusura verso l'antichità pagana, intravista in certe affermazioni isidoriane 44 • Infatti, nel libro I, il concetto di antitesi, 42 Et. I, 39, 24; IV, 12, 6; VIII, 7, 5; 11, 104; X, 9; XI, 2, 14; XII, l, 25; XV, 2, 4; 8, 6; XVI, 5, 19; XIX, l, 12; 12; 24, 11; XX, 12, 4. Le citazioni dai Carmina sono 6, 4 dagli Epodi, 3 dalle Epistulae, l sia dalle Satire che dalla c. d. Ars Poetica. 43 Et. I, 36, 21; II, 21, 25; 26; VIII, 11, 68; XI, l, 5; 2, 25; 3, 38; 4, 3; XII, 4, 38; 48; 7, 39; XIII, 21, 23; XVII, 3, l; 7, 39; XVIII, 12, 3. 44 V. inf. II. l. p. 230 sg. En particolare per l'atteggiamento isidoriano verso Ovidio v. S. BATTAGLIA, "La tradizione d'Ovidio nel Medioevo", in La coscienza letteraria del Medioevo, Napoli 1965, pp. 44-7, e J. MAooz, "Ovidio en los santos Padres espaiioles", Estudios Eclesiasticos, 1949, p. 233 sgg. 218 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA rifatto su Agostino (Civ. 11, 18), non riporta come nella fonte 2 Cor. 6, 7-10 ed Eccli. 33, 15, ma per l'appunto Ovidio (Met. l, 19); e, nel libro II, Epist. 5, 149, si situa accanto a Girolamo (Epist. ad Rust. 4, 6) 45 : è la cosiddetta "sécularisation des exemples" 46 • Più felice è, comunque, la collocazione di linee ovidiane nei capitoli de portentis e de transformatis, dove le citazioni sono tematicamente conformi al contesto (Et. XI, 3, 38; 4, 3 = Ars 2, 24; Met. 15, 369), o in quelli de serpentibus e de avibus, dove si ricordano le trasformazioni del fanciullo impertinente in stellio e di Ascalafo in barbagianni (Et. II, 4, 38; 7, 39=Met. 5, 461; 549). Properzio, l'altro grande elegiaco, è citato una sola volta (Et. XVIII, 4, 1), come Mecenate (Et. XIX, 32, 6) e gli oscuri Valgio (Et. XIX, 4, 8) e Dorcazio (Et. XVIII, 69, 1), ancora meno di Emilip Macro, di cui invece sono riportate quattro linee da Theriaca ed Ornithogonia (Et. XII, 4, 24; 7, 19). Dei prosatori contemporanei non si vedono nelle Etymologiae che sparute tracce: un'allusione a Verrio Fiacco (Et. XIV, 8, 33) ed una a un Livio non meglio identificato (Et. IX, 2, 63). Di Livio storico resta una proposizione (Et. I, 34, 8), mentre Augusto è celebrato con una delle più ampie citazioni in prosa reperibili nell'enciclopedia (Et. I, 25, 2). I.l.8. Lucano. Lucano è il primo degli autori citati da Isidoro. Le citazioni, tutte tratte dal Bellum Civile, sono quasi uniformemente distribuite nell'enciclopedia (15 libri su 20) 47 , ma il maggior numero di esse si trova nel libro De animalibus, per il quale Isidoro ha attinto ai libri V e VI, ma soprattutto IX, della Pharsalia. In quest'ultimo libro, citato ben dodici volte 48 , non il lamento di Cornelia (9, 55-108), né l'elogio funebre di Pompeo pronunciato da Catone (9, 190-214) attirano l'attenzione di Isidoro, ma la marcia degli anticesariani attraverso il deserto libico e, più esattamente, la descrizione 45 Et. II, 21, 24 sg. Analogo accostamento in Et. XI, l, 4-5, tra Gen. 2, 7, e Met. l, 84. 46 J. FONTAINE, op. cit., p. 798 sg. 47 Et. l, 3, 5; 18, 3; 34, 4; 37, 33; 35; III, 41; 66, 3; 71, 29; VI, 10, l; VIII, 9, 2; 10; IX, 2, 89; 94; 98; 3, 50; X, 179; XI, 3, 6; XII, 4, 10; 16; 19; 20; 24; 25; 26; 27; 29; 30; 31; 32; 42; 7, 14; 21; 42; XIV, 8, 9; 17; XV, 7, 4; XVI, 26, 14; XVII, 7, 36; XVIII, l, 4; 3, 2; 7, 8; 9; XIX, 3, 4; XX, 10, l. Poiché in Et. XVIII, l, 4, i loci citati sono due, le citazioni sono in totale 45. LuCAN. l, 7 compare in Et. XVrii, 3, 2 e 7, 9. 4 6 Et. XII, 4, 16; 19; 20; 24; 25; 26; 27; 29; 30; 31; 32; 42. 219 NICOLÒ MESSINA minuziosa dei rettili libici, senz'altro più funzionale all'informazione de serpentibus (Et. XII, 4). Il luogo lucaneo preso di mira ha per limiti i versi 614-739: in quest'ambito Lucano è piegato alle finalità illustrative di Isidoro, senza riguardo all'integrità non tanto del contesto originario, quanto dei singoli versi. Infatti, se è integro nel significato e nel ritmo LUCAN. 9, 614 (Et. XII, 4, 42), il verso 711 è invece privo dei primi tre mezzi piedi (Et. XII, 4, 24). In Et. XII, 4, 30; 19 e 20, dove sono riportati i versi 9, 714-19, si riscontrano due omissioni, di cui la prima non facilmente comprensibile, dal momento che spinaque vagì torquente cerastae (LUCAN. 9, 716) si prestava ad essere utilizzato in Et. XII, 4, 18, privo di qualunque illustrazione; mentre l'altra, et torrida dipsas (LucAN. 9, 718), è forse giustificata dal fatto che la pericolosità del dipsas è altrove sottolineata con l'aiuto di LUCAN. 9, 737-9 (Et. XII, 4, 32). Natrix, iaculi, parias, prester, seps sono ricordati con versi, che permettono la ricostruzione di quattro esametri integri, se si eccettua il primo spezzato in funzione di due esemplificazioni 49 • È assai singolare che Lucano sia compulsato per le Etymologiae quasi come un "bestiario", nella specie dei rettili, ma è emblematico dell'approccio isidoriano ai grandi del passato. Come è chiaro ormai, ora è l'interesse retorico-grammaticale, ora l'interesse antiquario, ora quello "scientifico", a spingerlo, raro l'interesse strettamente letterario, che certo gli avrebbe impedito le manipolazioni indicate. La verità è che Isidoro dalla stessa logica delle Origines, chiaramente espressa nella lettera a Sisebuto :50, è mosso a considerare le opere dei maiores una miniera inesauribile di antiquitates, di nozioni naturalistiche, oltre che testi insuperabili di bello scrivere e di efficace oratoria, e pertanto è portato a sopravvalutare ora il dato contenutistico, ora quello formale, dei testi via via attinti direttamente e indirettamente. Quantunque Lucano, insieme ad Ovidio, fosse ancora un secolo prima di Isidoro autore letto nelle scuole d'Africa e certamente, fra quelli del I secolo citati nelle Etymologiae, il poeta più spesso rievocato, Isidoro dovette conoscerlo attraverso un commentario e collezioni di scoli sconosciute 5\ come per altro pare dimostrato da: 49 LucAN. 9, 720 si legge in Et. XII, 4, 25 e 29. I versi seguenti rispettivamente in Et. XII, 4, 27; 16 e 31. 50 Ism. ep. VI (ed. Lindsay): En tibi, sicut pollicitus sum, misi opus de origine quarundam rerum ex veteris lectionis recordatione collectum atque ita in quibusdam locis adnotatum, sicut extat conscriptum stilo maiorum. 5! J. FONTAINE, op. cit., p. 742 e n. 2, e 751. H. PHILIPP, in op. cit., col. 2079, dubita della conoscenza diretta di Lucano da parte di Isidoro. 220 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA De quo [sci. Olympo] Vergilius: Nubes excessit Olympus 52 • L'errata assegnazione ad un poeta del verso d'un altro non è rara negli scoli (v. sup. 1.1.3, p. 210, n. 14). Tuttavia, Isidoro si mostra attento compilatore: le citazioni da Lucano, sia brevi sia di più versi, sono generalmente fedeli al testo originario. 1.1.9. Persia e Giovenale, Marziale e altri autori del I secolo. Non sembrano sfuggire ad analoghe osservazioni gli altri autori citati del 1 secolo: Persia e Giovenale; Stazio, Petronio, Alessandro e Plinio il Vecchio; Marziale. Da un commentario discendono le citazioni da Persia 53 , da scoli quelle da Giovenale 54 • Ambedue i poeti sono difficilmente riconoscibili nelle loro caratteristiche dai pochi versi riportati nell'enciclopedia. Per Persio è sufficiente studiare l'uso della più citata delle sue satire, la terza: i versi, ora servono a chiarire la configurazione della lettera Y (Et. l, 3, 7), e a esemplificare il polyptoton (Et. I, 36, 17) e la metalempsis (Et. I, 37, 7); ora testimoniano che anche Persio era informato che luteum membranum bicolor est (Et. VI, 11, 4). Nessuno sviluppo logico richiama l'argomento della satira: la lotta contro la pigrizia, la lussuria e le passioni, che è dovere dell'uomo teso al perfezionamento interiore. D'altra parte, Giovenale, rievocato per la prima volta come esempio di epanalempsis con 14, 139: Crescit amor nummi quantum ipsa pecunia crescit (Et. I, 36, 11), solo qui fa sentire l'eco della sua esigenza di purezza e del suo sdegno contro l'oblio della antica virtù. Già, infatti, il secondo esametro serve a confermare ad Iside il merito d'avere inventato il sistro (Et. III, 22, 12) e le due ultime citazioni, mutuate dalle satire seconda (124) e sesta (89), puntano sul nome comune segmenta (Et. XIX, 31, 12) e l'aggettivo derivato segmentatus (ibid.) piuttosto che sulla denuncia 52 Et. XIV, 8, 9. Il luogo lucaneo (2, 271), ridotto da Isidoro a materiale topografico, era inserito nell'appello di Bruto a Catone, perché partecipasse alla guerra civile contro Cesare. 53 Et. I, 3, 7; 24, l; 36, 17; 37, 7; VI, 11, 4; XII, 4, l; XVII, 7, 33; 9, 71; XX, 5, 3; 10, 2. Poiché in Et. I, 36, 17 compaiono PERS. 3, 84 e 5, 79 il totale delle citazioni è 11. 54 Et. I, 36, 11; III, 22, 12; XII, 2, 21; XIV, 8, 13; XV, 5, 4; XVIII, 7, 8; XIX, 31, 12. In Et. XIX, 31, 12 Giovenale è citato due volte, per cui le citazioni sono in totale 8. 221 NICOLÒ MESSINA della degradazione dei costumi degli uomini e dei vizi delle donne che, viva nei luoghi donde le citazioni sono tratte (cfr. Iuv. 2, 124-8 e 6, 88-91), era peraltro consona alla spiritualità isidoriana. Se ben poche testimonianze forniscono Petronio (Et. II, 21, 19; V, 26, 7) e Alessandro historiographus (Et. IX, 2, 88), Stazio (Et. III, 71, 19; XIV, 8, 37) e Plinio Secondo 55 , maggiore è invece il debito che Isidoro contrae con il connazionale Valerio Marziale 56 , di cui è generalmente riconosciuta l'influenza nei Versus in Bibliotheca 57 • Ma le analisi fin qui eseguite non faranno sembrare eccezionale che quasi la metà dei versi citati da Marziale si trovino nel De animalibus. Infatti, pare sufficientemente provato come Isidoro pieghi alle sue esigenze, quali che siano, gli autori eletti a fregiare d'antico, e quindi di nobile e d'autorità, le sue compilazioni. Tuttavia, poiché eccetto due epigrammi (Et. XIII, 21, 34; XX, 2, 13) tutti gli altri citati sono riconducibili ai libri 13 (xenia) e 14 (apophoreta), dove non è superata l'estensione del distico, è possibile, per un fatto del tutto indipendente dalla volontà di Isidoro, leggerne alcuni in versione integrale. 1.1.10. Suetonio e gli altri autori dei secoli n e III. Se eccessivo oltre ogni credibilità è il numero dei rimandi al periodo arcaico e delle origini, alle età di Cicerone e di Augusto, e se, man mano che si procede verso il VI secolo, decrescono citazioni e allusioni ad opere del 1 secolo; addirittura irrisoria pare la presenza degli autori del n secolo e insignificante quella dell'ultima letteratura pagana (III-IV secolo). È forte la tentazione di considerare poco compulsate le opere dell'antichità tarda, ma tutte le analisi hanno dimostrato il contrario: che l'humus di fonti in cui si radicano le Etymologiae, come le altre opere isidoriane, è indubbiamente tarda 58 • 55 Et. Xli, 2, 9; 11; 20; 28; 6, 45; 63 (su un ittionimo di questo catalogo, v. R. BALTAR VELoso, "Un lema a revisar en Plinio", Emerita, XLVIII, fase. l, 1980, pp. 123-6). Lindsay elenca ancora una allusione in Et. XII, 4, 43. Ovunque le citazioni sono accenni, tranne in Et. XH, 6, 45, dove ad verbum è citato nat. 32, 7. 56 Et. XII, l, 22; 7, 24; 46; 48; 49; 73; XIII, 21, 34; XVI, 2, 8; XVII, 7, 5; XVIII, 7, 4; XX, 2, 13; 4, 13; 10, 3; 14, 4. Di recente pubblicazione, DULCE EsTEFANIA, M. Val. Martialis Epigrammaton Concordantia, Santiago de Compostda 1979-. 57 Valga per tutte l'opinione di Ch. H. BEESON, lsidor-Studien, Mlinchen 1913, p. 150: "sein Muster und seine Hauptquelle ist der grosse Meister des Epigramms, sein Landsmann M arti al". 58 Cfr. M. C. DfAZ y DfAZ, art. cit., p. 822 (ora in De Isidoro al siglo XI, cit., p. 33): "la casi totalidad del conocimiento de los autores chisicos se debe a manuales, escoliastas, antologias, escritores posteriores, comentaristas". 222 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA Non a caso Suetonio per tanto tempo è stato considerato la fonte principale delle Etymologiae, anche se poi la tesi suetoniana è stata gradualmente demolita 59 . Una prova della sua caducità è offerta proprio dal capitolo de poetis, considerato suetoniano per eccellenza, anche per il preciso rimando a Tranquillus, e dove Curtius ha scorto i contributi di Fortunaziano, Orazio e Lattanzio invece che di Suetonio 60 • Oltre all'ampia citazione del libro VIII, nelle Origines i prestiti, dichiarati, da Suetonio sono inferiori alla sua fama di fans princeps: due dai Prata (Et. XII, l, 14; XVIII, 2, 3) e uno dall'Historia ludicra (Et. XVIII, 6, 8). Non è da escludere, però, un ricorso a Suetonio per alcuni capitoli, dove tuttavia non compare il nome dell'autore. Quanto agli altri autori del 11 secolo, l'unico frammento citato da Frontone è riportato nell'edizione di Lindsay, ma sono più numerosi i codici che lo omettono che quelli che lo assumono (Et. XV, 2, 46). Terenziano (Et. l, 39, 13; 14), Apuleio (Et. VIII, 11, 100) e Tiziano (Et. IX, 2, 64) sono appena menzionati. Nel De vocabulis e nel De rebus rusticis compaiono i due soli testimoni dichiarati del Basso Impero: Munazio (Et. X, 186) e Palladio Rutilio Tauro Emiliano (Et. XVII, 10, 8). Un posto a parte occupano gli excerpta di un componimento didascalico in metri eroici, databile tra il m e il v secolo: il Carmen de ponderibus (Et. XVI, 25, l; 26, 6) 60 bis. 1.2. Autori sacri. La classe degli autori "sacri" comprende sia gli scrittori della cristianità latina, sia le Scritture, con un contributo di citazioni pari ad un quarto dell'intero patrimonio dei loci citati delle Etymologiae. 1.2.1. Autori della cristianità latina. Rispetto agli excerpta biblici è esiguo il numero di citazioni da Clemente, Ambrogio, Prudenzio, Paolino da Nola, Girolamo, Agostino, Sedu59 Cfr. A. ScHENK e H. PHILIPP, in op. cit., coli. 2072 e 2077. Et. VIII, 7, 1-2: Poetae unde sint dicti, sic ait Tranquillus ... V. E. R. CuRTIUS, Europaische Literatur und lateinisches Mittelalter, trad. frane., Paris 1956, p. 556 sg. 60 bis Cfr. HULTSCH, in PAULY, Realenzyclopadie der classischen Altertumswissenschaft, Il, Stuttgart, 1899, col. 1593 sg. so 223 NICOLÒ MESSINA lio, Draconzio, i soli autori citati 61 • L'elenco di questi nomi mostra come Isidoro privilegi l'età "d'oro" della letteratura cristiana latina rispetto a quella delle origini e del v secolo, cui appartengono nell'ordine Clemente (Et. III, 51, 2) e Draconzio (Et. VI, 9, l; XII, 2, 37) 62 • Sol perché nel de portentis Isidoro ha ripreso la similitudine eresia-idra, tratta dal De fide di Ambrogio, c'è nelle Etymologiae una traccia del Vescovo milanese (Et. XI, 3, 35). Allo stesso modo una sola volta è citato Agostino, che pur tanta parte ebbe nelle letture isidoriane, ma senza che si possano leggere le sue parole (Et. XVI, 4, 2) 63 • Girolamo e Prudenzio, invece, sembrano offrire più numerose occasioni di essere citati. Girolamo è considerato anche da Isidoro a tal punto ciceronianus, che la sua prima citazione si colloca fra gli altri esempi di sententiae nel De rhetorica (Et. II, 21, 24). Le due citazioni nel de portentis (Et. XI, 3, 21) e nel de fluminibus (Et. XIII, 21, 10) confermano come anche gli autori sacri siano piegati alle finalità erudite di Isidoro, mentre l'ultima pare conservare la forza dei moniti geronimiani (Et. XX, 3, 2). Il De Ecclesia et sectis accoglie tre delle quattro citazioni da Prudenzio: due lunghe sequenze di versi descrivono Mercurio (Et. VIII, 9, 8), e più avanti un terzo excerptum, sempre dal Contra Symmachum, presenta insieme a Virgilio gli aspetti e i nomi diversi di Diana (Et. VIII, 11, 58). ll fenomeno della giustapposizione di profano e sacro si ripete, quando nel de cingulis lo strophium è prima illustrato da un verso di Catullo e poi da uno del Peristephanon 64 • Paolina da Nola fornisce alle Etymologiae solo due notizie de gentium vocabulis, che riflettono i contenuti dell'opera da cui sono espunte: il Propempticon ad Nicetam, scritto per il ritorno in patria dell'amico vescovo di Remesiana, in Dacia. La prima notizia riguarda proprio i Daci (Et. IX, 2, 90), l'altra è un ritratto del popolo Besso (Et. IX, 2, 91). 61 Le citazioni dagli scrittori cristiani sono solo 17, cioè appena il 7,3 per cento del totale (230). 62 Una storia della poesia draconziana in D. RoMANO, Studi draconziani, Palermo 1959. La produzione non cristiana di Draconzio (con una preliminare messa a punto generale della problematica draconziana) è studiata in modo esaustivo da J. M. DiAz DE BusTAMANTE, Draconcio y sus Carmina profana, Santiago de Compostela 1978. 63 Cfr. H. I. MARROU, Saint Augustin et la fin de la culture antique, Paris 1949, p. 212, n. 5: "Isidore ne cite pas ses sources ... mais il a certainement profité d'Augusti n, au moins à travers Cassi odore, et peut-etre directement". Della presenza delle Confessioni nelle Etymologiae si occupa M. PELLEGRINO, "Le Confessioni nell'opera di S. Isidoro di Siviglia", lsidoriana, cit., pp. 251-3 e 268. 64 Et. XIX, 33, 3. Per il verso di Catullo v. sup. I.l.5, p. 213 e n. 28. 224 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA Infine, l'autorità poetica di Sedulio è invocata a conferma dell'etimologia aries quod inponeretur in aris (Et. XII, l, 11) e per commentare la descrizione di particolari vasa escaria, quelli di Arezzo (Et. XX, 4, 5). 1.2.2. Citazioni bibliche. l loci citati dalle Scritture superano il 90 per cento delle citazioni sacre (213 su 230), e in quest'ambito quelle dal Vecchio Testamento sono più numerose delle citazioni dal Nuovo (88 contro 125). 1.2.2.1. Antico Testamento. Solo la suddivisione articolata (e dunque le maggiori possibilità di essere citati) consente ai Libri Sapienziali di essere più rappresentati nella raccolta di citazioni che si rifanno al Vecchio Testamento 65 • In realtà, Isidoro sembra più disponibile a citare la Genesi 66 , che è superata nella distribuzione delle citazioni solo dai Salmi 67 • Esodo e Deuteronomio, i due soli altri testimoni del Pentateuco, fanno da esiguo corredo 66 • Marginale è anche l'apporto dei Libri Storici 69 , sostanzialmente al livello dei meno citati fra i Libri Sapienziafi 70 , mentre i Libri Pro/etici sono largamente オエゥャコ。GセN@ 65 Mentre sono 42 le citazioni dai Libri Sapienziali (Giobbe 5, Salmi 25, Proverbi 6, Cantico dei Cantici 2, Sapienti 1, Ecclesiastico 3), il Pentateuco ne conta 41 (Genesi 32, Esodo 5, Deuteronomio 4), i Libri Storici sono citati 9 volte (Giudici 2, Rut l, I dei Re 2, III dei Re 3, IV dei Re 1) e 33 i Libri Pro/etici (Isaia 13, Geremia 5, Ezechiele 3, Daniele 3, profeti minori 9). 66 Le 32 citazioni dalla Genesi sono distribuite in 9 libri su 20 delle Origines: Et. V, 30, 3; VII, 5, 30; 6, 7; 10; 15; 29; 32; 7, 2; 5; 6; 7; 8; 9; 10; 11; 12; 13; 14; 16; 8, 35; VHI, 4, 4; 5, 50; IX, l, 11; 6, 9; 7, 27; XI, 1, 4; 2, 20; XII, 4, 43; XITI, 14, 1; XIV, l, 2; XV, l, 22. 67 Le 25 citazioni dai Salmi sono distribuite in 12 libri su 20: Et. III, 21, 3; V, 24, 3; VI, 2, 38; 18, 11; VII, l, 7; 9; 22; 37; 39; 14; 4, IO; 5, 3; 26; VIII, Il, 91; IX, 6, 10; XI, 2, 12; XII, 6, 2; XIII, 4, 3; XV, 11, l; XVI, l, l; XX, 9, 9. 68 Exod. 3, 14; 8, 19; 20, 12; 14; 15=Et. VII, l, 11; 6, 44; VI, 8, IO. Deut. 6, 4; 5; 15, 12; 33, 6=Et. VIII, 5, 68; VI, 8, 10; IX, 6, 8; I, 34, 7. 69 ludic. 9, 8; 14, 14 =Et. I, 40, 6; 37, 26. Ruth. l, 16 =Et. VII, 6, 58. l Ref?. 3, l; 9, 9 =Et. XVI, 6, 2; VII, 8, 2. 3 Reg. 10, 16; 17, 24; 18, 39 =Et. XVIII, 12, 4; VII, 8, 19; 8, 4. 4 Reg. 9, 37=Et. VII, 6, 78. 70 lob. l, l; 3, 3; 21, 33; 38, 3; 42, 6 =Et. IX, 2, 4; VI, 2, 14; XIV, 9, 7; Xl, l, 98; VI, 2, 14. Prov. 1, 5; 6, 13; 8, 15; 9, l; 14, 17; 31, 22 =Et. XIX, l, 8; l, 26, 2; IX, 3, 19; VIII, l, 3; X, 157; XIX, 26, l. Cant. 1, 10; 8, 5 =Et. XIX, 31, 14; VI, 19, 44. Sap. 11, 21 =Et. III, 4, l. Ecc/i. 24, 19; 33, 15; 50, 16 =Et. XVII, 7, 37; II, 21, 5; VI, 19, 32. 71 /sai. 3, 23; 6, l; 2; 9, 6; 23; 30, 8; 33, 21; 45, 7; 52, 7; 63, 4; 66, 5 =Et. XIX, 25, 6; VII, 8, 2 e 34; VII, 5, 32; VII, 2, 34 e XI, 2, 11; XIV, 3, 18; XVII, 7, 53; 225 NICOLÒ MESSINA 1.2.2.2. Nuovo Testamento. I Vangeli, con l'appendice degli Atti degli Apostoli, forniscono più della metà delle citazioni dal Nuovo Testamento 72 • Dopo Giovanni, Matteo è il più citato; Luca e Marco hanno un posto di second'ordine; solo quattro sono i loci citati dagli Atti degli Apostoli 73 • Ma la voce di Paolo, tout court, l'Apostolus, è la più spesso sentita 7 \ anche se appena superata da quella di Giovanni. Alle citazioni dal Vangelo giovanneo, infatti, bisogna aggiungere tre excerpta dalle lettere (Et. VII, 2, 30; 3, 29; 30) e cinque dall'Ap.ocalypsis (Et. I, 3, 9; VI, 2, 49; VII, 2, 28; VIII, 5, 5; 11, 18). 1.2.3. Isidoro e il materiale sacro. È doveroso, ora, almeno accennare all'atteggiamento isidoriano verso questo "materiale sacro", al fine di individuare analogie con l'uso del "materiale profano" che possano confermare le linee di tendenza già identificate nell'approccio del Sivigliano ai testi citati. Generalmente nei libri, per così dire, sacri (VI, VII, VIII) non è dato avvertire iato tra testo originario e citazioni, e fra queste e il contesto isidoriano. Ma dove il nesso fra la fonte e l'argomento isidoriano è forzoso, quando non esistente, l'atteggiamento di Isidoro non pare diverso che nell'uso di citazioni profane. XIX, l, 10; VIII, 5, 49; VII, 6, 61; VIII, 5, 68; IX, 6, 10. lerem. l, 5; 7; 10; 51, 14=Et. VI, 2, 36 e VII, 8, 32; XI, 2, 11; VII, 8, 8; l, 36. Ezech. l, l; 3, 17; 9, 4=Et. VII, 8, 2; 16; I, 3, 9. Daniel. 3, 94; 7, 10; 10, 13 =Et. XIX, 23, 2; VII, 5, 19; 28. Amos. 2, 13; 3, 7 Et. VII, l, 40; 8, 16. Jonae. 2, 3 =Et. XII, 6, 8. Nahum. l, 15 =Et. VII, 8, 13. Soph. 3, 4=Et. X, 191. Aggaei. 2, 8=Et. VII, 6, 64. Zach. 2, 3; 3, l= Et. VII, 5, 7; VI, 19, 55. Malac. l, l =Et. VII, 8, 22. 72 Le citazioni dai Vangeli sono 49 (Giovanni 22, Matteo 17, Luca 6, Marco 3), 5 quelle dagli Atti degli Apostoli, 34 quelle dai Libri didattici (Lett. di Paolo 27, lett. cattoliche 3, Apocalisse 4). 73 Per Giovanni v. Et. V, 27, 34; VI, 17, 11; 18, 13; VII, l, 23; 2, 14; 31; 35; 46; 3, 7; 9; 14; 27; 9,5; 12, 30; VIII, 5, 32; 43; X, 218; Xl, l, 9; XIII, l, l. Per Matteo, Et. I, 36, 6; V, 27, 24; VI, 2, 35; 19, 45; 69; VII, 2, 8; 3, 11; 21; 22; 9, 2; 20; 10, 8; XIV,9,8; 11. Per Marco, Et. VI, 2, 34; VII, 4, 10; IX, l, 11. Per Luca, Et. VI, 2, 37; 19, 68; VII, 3, 21; 8, 30; VIII, l, 2; IX, 5, 15. A et. A p. 2, 3; 4, 27; 9, 4; 13, 2; 22, 3, sono citati rispettivamente in Et. VII, 3, 23; 2, 3; 8, 35; 9, 9; XV, l, 38. 74 Dalle lettere di Paolo Isidoro cita: Rom. l, 8; 8, 9; 15; 9, 3; 20; 13, 10 = Et. VIII, l, 2; VII, 3, 8; 13, 5; IX, 6, 8; XX, 4, 2; VIII, 2, 6. l Cor. l, 23; 2, 8; 3, 7; 10; 7, 9; 8, 6; 12, 2; 11; 13, l; 8; 15, 9 =Et. VII, 2, 40; 49; VI, 19, 42; XIX, 8, l; IX, 7, 27; VII, 4, 10; VIII, 10, 4; VII, 3, 22; IX, l, 12; 13; VII, 9, 9; 10. 2 Cor. 5, 17; 11, 20 =Et. VI, l, l; XII, 7, 55. Galat. 2, 9 =Et. XI, l, 67. Ephes. 3, 8; 6, 15 =Et. VII, 9, 10; 6, 60. l Thes. 5, 17 =Et. VI, 19, 60. l Tim. 3, 15; 6, 16 Et. VIII, l, 3; VII, l, 19. Hebr. 9, 17 =Et. V, 24, 2. = = 226 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA 1.2.3.1. Le citazioni nei libri "sacri". L'affinità di spirito e di intenti tra Ierem. l, 5, e l'affermazione isidoriana, che Cristo fu detto anche profeta, è confermata dalla citazione: Et prophetam in gentibus posui te (Et. VI, 2, 36). Infatti, se il luogo di Geremia è un esempio (sicut scriptum est ... ), non lo è piegando l'originale a fini che non gli sono propri: Geremia e lsidoro parlano ambedue di Cristo, profeta. Nel de scriptoribus et vocabulis sanctorum librorum, invece, l'incipit del Vangelo di Matteo, pur conforme al contesto, appare un'ampli·ficazione, un'appendice non necessaria, poiché è già chiaro che per primo Matteo cominciò ad evangelizzare ab humana Christi nativitate (Et. VI, 2, 35). Al contrario, nel capitolo de officiis, la citazione: sine intermissione arate, è a tal punto incorporata nello sviluppo del tema della preghiera, che la sua omissione ne renderebbe incomprensibile il significato 75 • ll fenomeno singolare è, però, come nei libri "sacri" delle Etymologiae, in questo VII in particolare, le citazioni bibliche vivano in unità con lo svolgimento isidoriano, come se ne partecipassero organicamente. Ad esempio, non può considerarsi tematicamente difforme il versetto di Matte o (27, 24) nel de reliquis in Evangelio nominibus, né un'appendice del contesto isidoriano che l'introduce, ma un passo avanti, uno sviluppo, rispetto ad esso 76 • D'altronde, non sarebbe comprensibile la questione della Chiesa cattolica una e settiforme, procedente da un'affermazione di Giovanni, se solo si omettessero gli argomenti dei Proverbi e della lettera di Paolo a Timoteo 77 • 1.2.3.2. Le citazioni fuori dei libri "sacri". Ma se si considerano ora le citazioni sacre, presenti nei primi due libri delle Etymologiae, si scopre che la loro utilizzazione è analoga a quella delle citazioni profane. 75 Et. VI, 19, 60 : De tempore vero dictum est (l Thess. 5, 17): 'Sine intermissione arate', sed hoc [in] singularibus. Nam est observatio quarundam horarum communium, quae diei interspatia signant, tertia, sexta, nona; similiter et noctis. 76 Et. VII, 10, 8: Pontius declinans consilium, utique Iudaeorum. Accepta enim aqua lavit manus suas dicens (Matth. 27, 24): 'Innocens ego sum a sanguine iusti huius'. 77 Et. VIII, l, 3: Cur aut em Ecclesia cum una si t, a Iohanne septem scribuntur, nisi ut una catholica septiformi piena Spiritu designetur? Sicut [et] de Domino novimus dixisse Salomonem (Prov. 9, 1): 'Sapientia aedificavit sibi domum et excidit columnas septem', quae tamen septem una esse non ambigitur, dicente Apostolo (I Tim. 3, 15): 'Ecclesia Dei vivi, quae est columna et firmamentum veritatis'. 227 NICOLÒ MESSINA Nel de soloecismis un versetto del Deuteronomio è esempio di perissologia (Et. I, 34, 7); nel de schematibus Matteo con Virgilio esemplifica la syllempsis (Et. l, 36, 6); fra i tropi la definizione d'enigma risulta più comprensibile grazie a un versetto dal libro dei Giudici (Et. I, 37, 26). Talvolta, l'esempio sacro coabita con una citazione profana, come capita a proposito dell'antitesi, prima illustrata da un passo della seconda Catilinaria e poi dall'Ecclesiastico 78 • Né, d'altronde, è ignorata la citazione d'appoggio, se un versetto dei Salmi conferma l'uso della tuba al di fuori di circostanze belliche, come era già nel dettato isidoriano (Et. III, 21, 3). E, nel libro X, citazioni dai Proverbi (Et. X, 157), da Sofonia (Et. X, 191) e Giovanni (Et. X, 218), sono usate a commento autorevole dei vocabula di cui Isidoro ha già indicato il semantico, né più né meno come Lucano o Virgilio, anzi in prossimità di essi. Tuttavia, se è degno di nota il voler utilizzare la citazione biblica come quella profana, ciò talvolta comporta dei rischi. Infatti, fuori posto e ridotte a misera cosa sembrano le citazioni sacre del De navibus, aedificiis et vestibus (Et. XIX, l, 8; 10; 8, l; 23, 2; 25, 6; 26, l; 31, 14; 33, 3) e nel De mensis (XX, 3, 2; 4, 2; 5; 9, 9). Si pu6, così, concludere che nelle Etymologiae anche le citazioni sacre sono per Isidoro materiale antiquario, da cui si sente attratto più per contenuti particolari, che per la globalità 、セャ@ significato, anzi gli excerpta biblici lo attraggono al di là e al di fuori di tale significato di verità. Da qui esce fuori ancor meglio delineato il ritratto di un Isidoro erudito e compilatore 79 • 1.3. Autori incerti. Alle due classi di citazioni di autore profano e di autore sacro, fin qui studiate, se ne aggiunge una terza, in cui sono state raccolte le citazioni di forma diretta il cui autore non è dichiarato e pare incerto. L'esiguità del numero di queste citazioni (48) e le analogie di uso con quello delle citazioni profane e sacre hanno convinto a trattarne in appendice alle due classi più significative ai fini della ricerca. 78 Et. II, 21, 5. Per altri esempi di giustapposlZlone di citazioni sacre e profane v. ad esempio Et. I, 26, 2; 36, 6; VI, 8, 10-11 ; 19, 32; XIX, 23, 2; 33, 3; e passim. 79 Cfr. A. ScHENK, in op. cit. , col. 2069. Un elogio del genere della compilazione si può leggere in E. R. CuRTIUS, op. cit., p. 558, dove l'A. non si duole a definire lsidoro un compilatore: infatti, "car son but était de dispenser un enseignement scientifique, à son époque la seule formule possible pour cela était la collectìon et la c!assification de morceaux choisis". 228 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA Dall'analisi di queste citazioni si deduce che per alcune è possibile risalire, se non all'autor,e, almeno all'ambiente di provenienza. Così, in particolare, le citazioni "incerte" in Et. VIII, 6, 9 e 16 sembrano verosimilmente appartenere, nell'ordine, ai milieux zenoniano ed epicureo. Di provenienza biblica può essere, invece, quella in Et. VI, 8, 4, considerato che nelle Scritture è ricorrente l'espressione: ... factum est verbum ... (cfr. Ierem. l, 11; 2, l; 40, 16, dove si legge: Noli tacere verbum hoc). Per il resto, seguendo in parte le indicazioni di Lindsay, le citazioni セゥ@ possono classificare così: 'incertus poeta: Et. I, 3, 8; 36, 13 (v. J. FoNTAINE, op. cit., p. 142 sg., n. l); 37, 3; 4; III, 39; IX, 2, 40; XI, 2, 11; 29; XII, 2, 22; XVII, 7, 26; XIX, l, 20 (Lindsay propone Com. pali. inc. 21); incertus orator: Et. l, 36, 12; II, 21, 34; 36; 43; incertus historicus: Et. XIX, l, 21; formule e modi di dire d'ambiente pagano: Et. V, 24, 12; 16; 25, 32; VI, 9, 2; IX, 3, 54; X, 165; 264; XIX, 24, 12; XX, 2, 11; espressioni proverbiali: Et. I, 37, 28; II, 21, 10; 11; V, 27, 24; IX, 3, 4; X, 140; XII, 2, 24; 7, 71; XV, 7, 7; XVII, 9, 97; XX, 2, 26; formule liturgiche e preghiere: Et. VI, 19, 4; 75; IX, 5, 16; exempla ad hoc (di mano isidoriana?): Et. I, 36, 20; II, 21, 28; v, 31, 10. 229 II. II.1. ATTEGGIAMENTO VERSO LA LETTERATURA PAGANA, RATIO ELIGENDI ED ESTENSIONE DELLE LETTURE DI ISIDORO. Isidoro e la cultura profana. La coesistenza nelle Etymologiae di citazioni profane e sacre, oltre che d'incerto autore, pone il problema della posizione di Isidoro cristiano verso l'antichità classica, non solo quale appare dalle Etymologiae, ma anche quale va configurandosi in qualche altra opera. In merito, le conclusioni di Fontaine sembrano ultimative. Dove Isidoro pare ostile ai "libri gentili", è proprio nell'omonimo capitolo delle Sentenze (P. L. 83, 6), e sin dal primo paragrafo che, inteso alla lettera, suona come un divi,eto della lettura non tanto della poesia pagana, quanto della poesia tout court. n senso del discorso isidoriano non è equivoco: si sacrifica agli dei non solo offrendo incensi, ma anche lasciandosi allettare dalle loro promesse false e bugiarde 80, per cui Cavendi sunt ... tales libri, et propter amorem Sanctarum Scripturarum vitandi (Sent. III, 13, 2). Se non bastasse, il concetto è ribadito con l'autorità di Psal. 70, 15: Quia non cognovi litteraturam, introibo in potentias Domini (Sent. III, 13, 9). Di contro sono lodate le Scritture nonostante, anzi proprio propter eloquium humile: esse non hanno bisogno dialectici acuminis versutia aut rhetoricae artis eloquentia (Sent. III, 13, 5), poiché Sermo quippe Dei occultum habet fulgorem sapientiae et veritatis repositum in verborum vilissimis vasculis (Sent. III, 13, 4), e la fede s'accende divino inspiramine e non per l'astuta seduz1one delle parole (Sent. III, 13, 5). Tuttavia, la conclusione del capitolo contiene notevoli aperture 81 • 80 Sent. m, 13, l: Ideo prohibetur Christianus figmenta legere poetarum, quia per oblectamenta inanium fabularum mentem excitant ad incentiva libidinum. Non enim salurn thura offerendo daemonibus immolatur, sed etiam eorum dieta libentius capiendo. 81 Sent. III, 13, 11: Meliores esse grammaticos quam haereticos. Haeretici enim haustum Jethiferi succi hominibus persuadendo propinant, grammaticorum autem doctrina potest etiam proficere ad vitam, dum fuerit in meliores usus assumpta. 230 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA Nell'affermazione Meliores esse grammaticos quam haereticos è avvertibile una difesa sfumata, o almeno un apprezzamento dei grammatici, e l'affermazione è tanto più rilevante, quando si ponga mente ai campi d'azione della grammaticorum doctrina: scoli, glosse, differenze, introduzioni ai generi letterari. In una parola, se grammaticorum... doctrina potest etiam proficere ad vitam, purché in meliores usus assumpta, tutta la letteratura scolastica ne esce legittimata: poeti e scrittori della classicità, fatti segno a veto, conquistano diritto di cittadinanza negli studi del vn secolo per tramite e sotto la copertura dei loro scoliasti 82 • Allora, è opportuno propendere per ipotesi meno estreme di quella di · un Isidoro attestato in un antipaganesimo preconcetto. Anche quando tuonava contro la letteratura profana (Reg. Monach. 8: legere caveat), Isidoro consigliava, non proibiva. E lo stesso prohibetur del de libris gentilium delle Sentenze non pare frutto dell'elaborazione personale del Sivigliano 83 , tanto più se visto alla luce delle Etymologiae, che provano "com'egli intendesse quel ch'ei scriveva in quel capitolo del Lib. Sent." 84 • Gusto letterario di Isidoro. II.2. Al fine di penetrare e definire il gusto letterario di lsidoro, alla luce delle citazioni delle Etymologiae, se solo potessero considerarsi frutto di lettura diretta, occorre studiare la ratio eligendi del Sivigliano, rispondendo a due domande fondamentali: l. quale periodo (e con quali autori) costituisce il fuoco degli interessi di Isidoro? 2. la forma letteraria, che Isidoro preferisce citare, è la poesia o la prosa? 11.2.1. Da quale periodo letterario Isidoro cita più spesso? L'analisi comparativa dei periodi letterari, di cui si hanno testimonianze nelle Etymologiae, può prendere le mosse dalla considerazione che tutte le età sono sufficientemente rappresentate sia per numero di nomi, sia per quantità di allusioni, accenni, excerpta riportati. Ma la "densità" delle Cfr. J. FoNTAINE, op. cit. , p. 788. Così E. R. CURTIUS, op. cit, p. 560: "Mais cette phrase approuve les décisions du IVe Concile de Carthage (398) qui n'eurent qu'une importance locale et ephémère. La citation ne nous donne pas l'opinion personelle d'lsidore, qui conclut son chapitre par . . . phrases conciJiantes". 84 D. CoMPARETII, Virgilio nel Medioevo, l, Firenze, ried., 1937, p. 99, n. l. 82 83 231 .s NICOLÒ MESSINA citazioni, cioè il rapporto tra numero di autori citati e quantità di citazioni, è massima solo nel caso del periodo augusteo: sono 11 gli autori menzionati e 304 le citazioni riportate 85 • Le preferenze del Sivigliano si estendono all'arco di anni (80 a. C.14 d. C.) che vedono gli ultimi travagli della Repubblica, l'astro nascente di Ottaviano, la creazione del principato e l'instaurazione della pax augusta. Sono 22 i nomi che attestano l'evolversi della letteratura al passo con il maturare degli eventi: dalle arringhe di Cicerone alla distesa armonia dell'Eneide e dei Carmi di Orazio con la proposizione di nuovi ideali di vita. Il periodo ciceroniano con le sue 104 citazioni è gran parte di quest'affresco a cavallo dell'inizio dell'era cristiana 86 • Su questo perno centrale, costituito dalle età ciceroniana e augustea, si bilanciano quasi i periodi arcaico 87 e post-augusteo 88 • Appendici minime sono la letteratura delle origini, e dei secoli n e III 89 • II.2.2. Sono poeti o prosatori gli autori più citati da Isidoro? Uno studio comparativo delle citazioni prosaiche e poetiche accorda il favore di Isidoro alla letteratura in versi di tutti i periodi, tranne quello ciceroniano e degli Antonini 90 • Nel complesso le citazioni in prosa sono Le citazioni riconducibili al periodo augusteo sono 304 e così ripartite: Vir85 gilio 266, Orazio-Ovidio 15, Emilio Macro 2, Livio-Mecenate-Augusto-ProperzioValgio-Dorcazio l. Si aggiunga anche un'allusione a Verrio Fiacco. 86 Le citazioni riconducibili al periodo ciceroniano sono 104 e così ripartite: Cicerone 57, Sallustio 17, Lucrezio 13, Varrone Reatino 5, Cinna 3, Catullo-CecilioNigidio 2, Calvo-Cesare-Varrone Atacino l. 87 Le citazioni riconducibili al periodo arcaico sono 74 e così ripartite: Plauto 16, Terenzio 14, Ennio 12, Lucilio 9, Nevio 5, Afranio 4, Catone 3, Scipione-Gracco 2, Livio Andronico-Rutilio Rufo-Elio Stilone-Pacuvio-Turpilio-Publilio-Atta l. 88 Le citazioni riconducibili al periodo post-augusteo sono 90 e così ripartite: Lucano 45, Marziale 14, Persio 11, Giovenale 8, Plinio Secondo 6, Stazio-Petronio 2, Alessandro-Rutilio Lupo l. 89 Una sola è la citazione riconducibile alle origini. Le citazioni riconducibili al periodo degli Antonini (II d. C.) sono 7 e così ripartite: Suetonio 4, Terenziano 2, Frontone l. Allusioni ad Apuleio e Tiziano. Sono solo 2 quelle riconducibili al Hl sec:. l'una da Munazio, l'altra da Palladio. 90 Il bilancio delle citazioni in versi e in prosa ha ottenuto, per ciascun periodo, i seguenti risultati: P. Origini: Poesia l (Marcio), Prosa O. P. Arcaico: Poesia 65 (Plauto 16, Terenzio 14, Ennio 12, Lucilio 9, Nevio 5, Afranio 4, Livio Andronico-Pacuvio-Turpilio-Publilio-Atta 1), Prosa 9 (Catone 3, Scipione-Gracco 2, Rutilio Rufo-Elio Stilone 1). P. Ciceroniano: Poesia 23 (Lucrezio 13, Cinna 3, Catullo-Cecilio 2, Varrone Atacino-Cicerone-Cesare 1), Prosa 81 (Cicerone 56, Sallustio 17, Varrone Reatino 5, Nigidio Figulo 2, Calvo 1). P. Augusteo: Poesia 302 (Virgilio 266, Orazio-Ovidio 15, 232 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA meno di un quarto delle citazioni in versi (108 contro 477), poco più del 18 per cento dell'intero patrimonio di loci citati classici delle Etymologiae. II.2.3. L'autore modello. Gli elementi raccolti permettono di prefigurare qual è per lsidoro l'autore-tipo, il suo modello classico. II.2.3.1. II poeta. Volendo definire i confini cronologici del campo di scelte di Isidoro, si scopre che la testimonianza più alta è Marcio Vate, la più tarda Emiliano. Ma, rispetto alle preferenze accordate a ciascun periodo letterario, il terminus a qua è Livio Andronico, per il periodo arcaico, e l'ad quem, Giovenale, per il 1 secolo: come dire tutta la letteratura canonica classica con l'appendice post-augustea più celebrata. Le espressioni "periferiche" ( origini, n e m sec.) sono considerate di second'ordine, sebbene quelle cronologicamente più vicine a lsidoro siano anche le più consentanee alla sua produzione, quasi l'humus in cui essa si radica, e insieme le più verosimilmente conosciute da Isidoro per lettura diretta. Nell'ambito di questi quasi quattro secoli, grosso modo dal 240 a. C. al 117 d. C., la forma in versi è considerata la espressione letteraria k。tGエ￧ックセカN@ L'autore-tipo della classicità è per Isidoro senz'altro un poeta; e il Sivigliano fornisce anche gli elementi per averne chiara la fisionomia: infatti, stando alle citazioni, il poeta classico è per Isidoro colui che ha tramandato poemi ai posteri. Nella rassegna di linee degli Annales e del De rerum natura, dell'Eneide e del Bellum Civile, senza tralasciare i contributi sia pur minimi di Livio, Nevio e Stazio, sono come ripercorsi i momenti fondamentali del poema latino: dall'innesto nella tradizione latina, per tramite della versione dell'Odissea, alla "creazione" enniana del genere a Roma; all'esposizione in versi dell'epicureismo con dentro l'ansia di felicità dei Romani contro le difficoltà della vigilia del principato. Ma nella stima Emilio Macro 2, Mecenate-Properzio-Valgio-Dorcazio 1), Prosa 2 (Livio l, Augusto 1). P. Tiberio-Traiano: Poesia 81 (Lucano 45, Marziale 14, Persio 11, Giovenale 8, Stazio 2, Petronio l), Prosa 9 (Plinio Secondo 6, Alessandro-Petronio-Rutilio Lupo 1). P. Antonini: Poesia 2 (Terenziano), Prosa 5 (Suetonio 4, Frontone 1). III sec.: Poesia O, Prosa 2 (Munazio-Palladio 1). A parte, con un totale di 3, le citazioni in versi da Omero (latino) e Carmen de ponderibus. 233 NICOLÒ MESSINA di Isidoro sono Virgilio e Lucano i massimi testimoni del genere, quantunque su fronti opposti dal punto di vista tematico e stilistico. Al margine del quadro sembrano il pur considerevole apporto (circa una quarantina di citazioni) del teatro arcaico e il posto riservato alla satira. Anche per questo genere le Etymologiae sembrano suggerire le linee essenziali di sviluppo: un solo verso enniano, segno della separazione dalla satura drammatica, ma ancora nel solco della satura lanx, coabita con le citazioni da Lucilio, l'innovatore; Orazio è testimone appena avvertibile della satira augustea nella forma e nei toni del sermo; Persio e Giovenale concludono il panorama con il numero maggiore di versi citati. L'impressione, che s'avverte sulla base del quadro fornito da Isidoro, è che egli premi la letteratura canonica, consacrata dai riconoscimenti dei contemporanei e dei posteri. Sennonché è d'obbligo considerare un fattore esterno, indipendente da Isidoro, ma estremamente determinante: la Kanonliteratur, cui il Sivigliano attinge, è quella che la tradizione ha selezionato e tramandato fino a lui: la sua è una falsa o una mancata scelta, in quanto essa è stata operata già a monte, prima e indipendentemente da lui. 11.2.3.2. Il prosatore. Nettamente in secondo piano risulta il prosatore, che è degno d'essere citato solo quando è valente retore come Cicerone. La filosofia, che come è noto in Roma non maturò speculazioni originali, è rappresentata solo da Nigidio Figulo, forse più mago che filosofo; da alcuni riferimenti alle opere filosofiche di Cicerone e da un'opinione attribuibile ad ambiente epicureo e un'altra a seguaci di Zenone. Ennio e Catone, Livio e Alessandro Poliistore restano a difendere con forze davvero esigue il fronte della storia, il cui peso grava pertanto tutto su Sallustio, che fu storico di caratteristiche particolari, avendo fatto suo il modo della monografia. Le biografie di Suetonio non sono citate nemmeno per allusione e di assimilabile a questo genere sussiste solo poco più d'una notizia dell'Autobiografia di Rutilio Rufo. Ma fra tutti i generi in prosa l'erudizione è oggetto di minori attenzioni, almeno in apparenza: ben poca cosa sono le cinque citazioni da Varrone Reatino, o le sei da Plinio Secondo, o le quattro da Suetonio. Gli eruditi sembrano occupare uno spazio ristretto nelle scelte di lsidoro, cui magari piace alludere a Varrone più di quanto non gli piaccia citarlo in forma diretta. Questo farebbe pensare ad un minimo apporto dell'erudizione alla formazione culturale e alle letture del Sivigliano, se l'ipotesi non fosse contraddetta dalle Quellenforschungen delle Etymologiae. 234 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA II.3. Letture isidoriane e fonti delle Etymologiae. Se alle citazioni isidoriane si dà il valore di scelte consapevoli sulla base della conoscenza diretta, Isidoro potrebbe vantare una cultura fra le più vaste dell'antichità: avere come livres de chevet, oltre alle Scritture, Plauto e Terenzio, Ennio e Virgilio, Cicerone e Lucrezio, Orazio e Ovidio, Sallustio e Lucano vale quanto dire la conoscenza dell'intera Iatinità. Tuttavia, l'avere scoperto nell'analisi delle citazioni profane delle Etymologiae, quanto azzardato sia sul conto di Isidoro postulare la conoscenza di prima mano di opere dell'antichità, fa precipitare le ipotesi formulate, certo assai affascinanti, circa l'estensione della cultura del Sivigliano. In proposito, non sono molte le aggiunte da fare alle conclusioni di Fontaine, il quale, convinto che per lo più la conoscenza poetica di Isidoro è di seconda mano, mediata attraverso i commentatori del IV secolo, e non è certa nella Biblioteca di Siviglia la presenza di grandi opere in prosa, fornisce un lungo elenco di opere, che "devaient remplir le «rayon des usuels»": raccolte di scoli, Artes, opere isagogiche e dossografiche, セカー。tL@ traduzioni di manuali greci, questi furono i fondamenti costitutivi della cultura isidoriana e le fonti delle Etymologiae 91 • 91 J. FoNTAINE, op. cit., p. 752 sgg. Analoga l'opinione più volte citata di M. C. DfAz y DfAZ, op. cit., p. 33. Sulla conoscenza indiretta delle opere dell'antichità da parte isidoriana concordano anche M. MANITIUS, op. cit., pp. 63-6; A. ScHMEKEL e H. PHILIPP, ·in op. cit., coli. 2073 sg. e 2077-9. Per l'insegnamento delle lettere classiche, v. M. RoGER, L'enseignement des lettres classiques d'Auson à Alcuin, riéd., Hildesheim, 1968. Sulla formazione culturale del tempo, fondamentale risulta P. RICHÉ, Education et culture dans l'Occident Barbare: VI-VIII siècles, Paris, 19672 (in particolare, per la situazione del clero spagnolo v. le pp. 233-5, 237 sg., 239-42, 244-50 dell'edizione italiana dell'op. cit., Roma, 1966). Dello stesso autore v. pure il recente Ecoles et enseignement dans le Haut Moyen Age, Paris, 1979, che col precedente e l'histoire di H. l. MARROU completa il quadro della storia dell'educazione dall'antichità al 1000. Un'edizione italiana dell'opera di P. RicHÉ è attualmente in preparazione a cura dell'autore di quest'articolo. 235 Ili. LA CITAZIONE CLASSICA NELLE ETYMOLOGIAE. METODI, TECNICHE, FINALITÀ. III. O. Avvertenza. Quest'ultima parte dello studio non ha la pretesa di delineare una teoria generale della citazione o un profilo della storia dell'ars citandi, sia pure nella latinità "post-classica" 92 , ma piuttosto l'intento di contribuire a chiarire come, con quali tecniche e perché Isidoro cita nelle Etymologiae, dopo che nelle parti precedenti s'è cercato d'indicare chi, dove e con quale atteggiamento il Sivigliano ama citare. II1.1 . Morfologia della citazione isidoriana. Le citazioni classiche delle Etymologiae, d'origine sia diretta che, :n gran parte, indiretta, non si presentano tutte sotto la stessa forma. Nell'enciclopedia se ne possono individuare grosso modo tre: alcune sono nella forma del discorso diretto (citazioni letterali o dirette), altre si limitano a riferire il nome dell'autore e ad alludere ad una sua opinione (citazioni di riferimento o allusioni), altre ancora indicano l'autore e ripropongono il contenuto concettuale di un luogo più o meno rintracciabile (citazioni di contenuto o accenni). Dal bilancio, per così dire, morfologico delle citazioni isidoriane risulta evidente come allusioni e accenni siano forme marginali nell'uso isidoriano 92 In proposito v. nell'ordine W. KRAUSE, "Versuch einer allgemeinen Theorie des Zitat", in Die Stellung der friihchristlichen Autoren zur heidnischen Literatur, Wien 1958, pp. 51-8, e H. HAGENDAHL, "Methods of Citation in Post-Classical Latin Prose", Eranos, XLV, fase. 3-4, Goteborg 1947, pp. 114-28. 236 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA del materiale classico 93 • Le cause presumi bili del fenomeno sembrano la irreperibilità o la scarsa maneggiabilità delle fonti: in altre parole, Isidoro non ebbe a portata di mano i testi originali, non citò a memoria, ad verbum, ma per allusione o per accenni. Tuttavia, poiché è noto che Isidoro utilizzò scoli, manuali, raccolte di citazioni, è verosimile che da essi riprese proprio in quelle forme citazioni da autori illustri e si limitò a copiarle 0\ III.l.l. Citazioni letterali o dirette. Le citazioni dirette sono le più numerose, ma non sembrano assimilabili ad un unico modello. Nel De vocabulis le quattro citazioni ciceroniane, inserite nel contesto, propongono due schemi differenti. II tipo (Et. X, 155): Locuples, quasi locis plenus, et possessionum plurimarum possessor, quemadmodum docet Tullius de Republica in libro secundo: "multaque editione ovium et boum, quod tunc erat res in pecore et in locorum possessionibus: ex quo pecuniosi et locupletes vocabantur". si ripete in Et. X, 203 e 223, dove similmente l'espressione ciceroniana è separata dal contesto dal segno d'interpunzione l: l, e pare quasi posta su un piedistallo. Ma la quarta citazione (Et. X, 244): Superstitiosos ait Cicero appellatos "qui totos dies precabantur et inmolabant, ut sibi sui liberi superstites essen t". è tipologicamente diversa, poiché essa è "incorporata" al contesto della definizione di superstizioso 95 • 93 Delle 585 citazioni, 30 sono dì contenuto, il resto letterali. Le allusioni, non computate nel totale indicato, sono invece 48. Rispetto a un corpus di 633 (=585+48) citazioni, accenni e allusioni sono così soltanto il 4,7 e il 7,5 per cento, contro 1'87,6 per cento delle citazioni letterali. V. inf. Appendice, pp. 263-5. 94 Benché in ep. VI, già ci t., Isidoro presenti le Etymologiae come o pus ... ex veteris lectionis recordatione collectum, secondo H. PHILIPP, in op. cit., col. 2076 il fatto che le medesime citazioni si ripetano col medesimo testo in diverse opere convince che I. non cita a memoria, ma sulla scorta di schede, preparate forse dai suoi monaci. Cfr. inoltre J. FONTAINE, op. cit., pp. 763 sgg. e 779 sgg. 95 Cfr. M. TESTARD, Saint Augustin et Cicéron, Paris, 1958, p. 293: "Une citation reste toujours plus ou moins hétèrogène au texte qui l'emprunte, mais selon les cas tantòt l'auteur s'efforce d'incorporer la citation à son propre développement, en sorte qu'elle s'y fond, n'y apparait qu'à peine et aux yeux avertis; tantòt au contraire l'écrivain tient à faire ressortir ce bijou de prix dont il orne son propre texte, 237 NICOLÒ MESSINA III.1.2. Citazioni di riferimento o allusioni. Le citazioni di riferimento, per esplicita indicazione del nome (il riferimento consiste proprio in ciò), sono divise fra i seguenti autori: Lucilio (Et. I, 33, 5), Lucrezio (VIII, 3, 7), Livio inc. (IX, 2, 63), Tiziano (IX, 2, 64), Terenzio (X, 244), Cesare (XI, 2, 33), Plinio (XII, 4, 43), Verrio Placco (XIV, 8, 33), Orazio (XVIII, 7, 7), tutti con una citazione ciascuno; Apuleio, Cicerone e Varrone Reatino con più citazioni 96 • Scorrendo la lista, risulta evidente che si tratta di autori perlopiù attinti di seconda mano. Le citazioni sono strutturalmente simili. n verbo di dire con il seguito dell'oggetto, o di un'oggettiva, è il caso più ricorrente: l'alternativa è solo fra dicit/ dixit e ait. Nel caso di Cicerone e V arrone la varietà delle formule è maggiore, ma si tratta pur sempre di stereotipi. Contro i citati ait e dicit/ dixit si pone una gamma di numeros·e varianti verbali: Cicero ... nominavi! (Et. I, 29, 1), Tullius scribit (V, 27, 4), Tullius ... refert (X, 209), e Varro ... vocat (Et. I, 3, 1), tradit (l, 27, 15), auctor est (VIII, 7, 3), commemorat (IX, 2, 74), putat (XI, l, 51), testis est (XIV, 6, 18), docet (XV, 13, 6). A parte sono le espressioni del tipo: iuxta Ciceronem (Et. II, 6, 1), o secundum Victorinum (II, 9, 14), e librum legat Marii Victorini (II, 28, 25) o Lege Donatum (I, 16, 2). Queste citazioni appaiono allusioni o reminiscenze? I casi di Verrio Placco, Tiziano, Apuleio, Terenzio, Cesare, Livio, non lasciano spazio a molti dubbi. I primi tre sono citati nelle Etymologiae solo una volta e in questa forma speciale: Isidoro si pone di fronte ad essi come chi riferisce l'eco dell'eco d'una voce lontana. Le citazioni da questi autori sembrano così allusioni, come quelle da Terenzio, Cesare e Livio, dei quali il Sivigliano riporta altri luoghi, ma senza averne una conoscenza diretta: è difficile, infatti, rinvenire in queste citazioni la "reminiscenza" di luoghi dei tre autori. Tralasciando Cicerone, le cui opere furono forse nella Biblioteca di Siviglia, e Lucilio e Terenzio, che difficilmente Isidoro poté leggere, quantunque li citi più volte, Orazio e Lucrezio offrono le ultime possibilità per et l'art consiste à l'y sertir sur une monture digne de lui". H. HAGENDAHL, Latin Fathers and the Classics, Goteborg 1958, pp. 300 sgg. e 303 sgg. usa le definizioni "hidde.n ... quotations" e "open quotations". 96 Allusioni a Apuleio in Et. II, 28, 22; VIII, 11, 100. I riferimenti ciceroniani sono 8: Et. l, 29, l; Il, 6, l; 21, 34 (allusione anche all'opera); 25, 4; 30, 5; 31, 6; V, 27, 4; X, 209. Per i riferimenti varroniani, v. sup. p. 211 e n. 20. Nel suo index Lindsay elenca anche alcune allusioni a Elio Donato (1, 6, l; 16, 2; 33, 4; 37, l; II, 21, l) e Mario Vittorino (Il, 9, 14; 28, 25). 238 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA verificare se le citazioni di riferimento delle Etymologiae sono o non sono reminiscenze. Sennonché anche Orazio arrivò a Isidoro per vie indirette e allora, per quanto non sia agevole individuare il luogo di Lucrezio di cui è eco, forse è una reminiscenza il periodo isidoriano: Lucretius autem superstitionem dicit superstantium rerum, id est caelestium et divinorum quae super nos stant; sed male dicit (Et. VIII, 3, 7)? Poiché la conoscenza isidoriana del De rerum natura non dovette essere superficiale (v. sup. 1.1.5, p. 212 sg.), per questa citazione non pare improprio parlare di reminiscenza, ma non certo di LucR. l, 56, come Lindsay dà ad intendere nel suo index. Non è comprensibile, infatti, come la linea lucreziana: unde omnis natura creet, auctet alatque, preceduta dall'invito a Memmio, possa essere la base della reminiscenza isidoriana, dal momento che nel verso indicato da Lindsay non c'è alcun nesso con l'argomento di Isidoro: confutare il concetto lucreziano di superstitio, esteso alla divinità. Quanto a Varrone, il fatto che Isidoro abbia conosciuto le sue opinioni nelle versioni manipolate di Solino, Placido, Servio, o tramite manuali, convince a non considerare le numerose citazioni varroniane di riferimento come reminiscenze, almeno come reminiscenze sue e dirette. L'ipotesi più verosimile pare che esse siano al massimo reminiscenze di compilatori, compulsati da Isidoro, e riportate tali e quali. 111.1.3. Citazioni di contenuto o accenni. Nelle Etymologiae appaiono accenni a Terenziano (Et. I, 39, 14), Sallustio (IX, 4, 10; XIII, 18, 3; 6; 21, 10; XIV, 6, 34; 7, 4; XVIII, 2, D, Cicerone (X, 173; 234), Suetonio (XII, l, 14; XVIII, 2, 3), Plinio Secondo (XII, 2, 9; 11; 20; 28; 6, 63), Varrone Reatino (XIII, 18, 2; XX, 11, 9), Virgilio (XIII, 18, 6; XVII, 7, 3; 8; 9, 29; XVIII, 7, 8; XIX, 2, 5), Lucrezio {XIV, l, 3), Carmen de ponderibus (XVI, 25, 1), Plauto (XVI, 25, 22), Marziale (XVIII, 7, 4), Lucilio (XIX, 30, 1). A seconda dei casi l'accenno assume le connotazioni più specifiche di "Inhaltszitat", citazione di parola, parafrasi. Nel de civibus si legge il primo accenno a Sallustio: Patres autem, ut Sallustius dicit, a curae siniilitudine vocati sunt. Nam sicut patres filios suos, ita illi rempublicam alebant (Et. IX, 4, 10). Un confronto con Catil. 6 porta alla conclusione che, pur non avendo riportato ad verbum il luogo sallustiano, Isidoro ne ha riproposto il contenuto, ma con tali corrispondenze da far apparire limitativa la definizione di "lnhaltszitat", in quanto essa s'adatta piuttosto a citazioni che, tranne il contenuto, conservano ben poco del 239 NICOLÒ MESSINA Wortlaut originale 97 • Un'analisi comparativa degli altri accenni a luoghi sallustiani con il testo proprio di Sallustio non contraddice questa conclusione: i concetti-chiave sono ripresi con le stesse parole 98 e in una forma non parafrastica, ma con mutamenti minimi, che inducono a considerare tali citazioni come "dirette" 99 • Talvolta, invece, si tratta di autentici Inhaltszitate, come confermano gli accenni a Plinio e la citazione dal De lingua latina di Varrone: freta dieta V arra ai t quasi fervida, id est ferventia, et motum fervoris habentia 100 • Talvolta sono citazioni di una sola parola, come nel caso di vada vero 101 sunt ... quae Vergilius brevia appellat, Graeci セB。クャ@ , dove nulla s'avverte della drammatica rappresentazione della tempesta che colpisce e distrugge la flotta di Enea (Aen. l, 108-12), poiché l'intento della citazione pare quello di ricercare l'ascendenza nobile della parola. Diversamente, s'accosta alla forma della parafrasi nel de herbis aromaticis sive communibus la citazione a proposito del dictamnum: herba ... propter quam apud V ergilium cerva vulnerata saltus peragrat Dictaeos (Et. XVII, 9, 29), dove Isidoro, pur non cogliendo la similitudine Didonecerva, pare ridurre in prosa, lasciando inalterato l'ordine delle parole, A en. 4, 72 sg.: ... ìlla fuga si/vas saltusque peragrat/ Dictaeos, haeret lateri letalis harundo. Ma, quando Isidoro accenna a Marziale a proposito dei venabula, la citazione è senz'altro la parafrasi, se non la traduzione prosastica, del distico rievocato, che dalla forma poetica è passato a quella di oratio saluta con soltanto qualche variante 102 • 97 Cfr. W. KRAUSE, op. cit., p. 56: "Inhaltszitat. Weicht hingegen der Wortlaut betrachtlicht ab oder werden aus stilistischen Gri.inden Veriinderungen bei der Wiedergabe vorgenornrnen, sodaE nur der begriffliche Gehalt erhalten bleibt, so wird das indirekte Zitat zurn Inhaltszitat". 98 Ad esempio, cfr. Et. XIII, 18, 6: Syrtes autem Sallustius a tractu vocari ·dicit ... con SALL, lug. 78, 3: Syrtes ab trae tu nominatae. 99 Cfr. in W. KRAUSE, ibid., le definizioni e la differenza tra "direkte Zitat" e "indirekte Zitat". 1oo Et. XII'l, 18, 2. Cfr. VARRO. ling. 7, 22 (ed. GoETZ-SCHOELL): dictum fretum ab similitudine ferventis aquae, quod in fretum s<a>epe concurrat a<e>stus atque effervescat. 101 Et. XIII, 18, 6. V. anche Et. XIV, l, 3; XIX, 2, 5; 30, l. 102 Cfr. Et. XVIII, 7, 4: Excipiunt enim apros expectantque leones, intrant ursos, sit tantum firma manus con MART. 14, 30: Excipient apros expectabuntque /eones/intrabunt ursos, sit modo firma manus. Alla stessa stregua si può considerare l'accenno a Terenziano. Cfr., infatti, Et. I, 39, 14: Terentianus hos elegos dicere solet, quod clausula talis tristibus, ut tradunt, aptior esse modis, con TER. MAVR. de metris (ed. KEIL), 1799 sg.: hos elegos dixere, so/et quod c/ausula talis tristibus, ut tradunt, aptior esse modis. 240 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA III.2. Struttura della citazione isidoriana: tecniche dell'ars citandi nelle Etymologiae. Se allusioni e accenni per la loro forma speciale s'accorpano al contesto del citante, al contrario le citazioni letterali, pur 。」ッョゥュ・エセ@ manipolate nel modo d'essere presentate, si rivelano un elemento eterogeneo, tanto più se si tratta di citazioni poetiche. Pertanto, i prosatori dell'antichità mostrarono reticenze a citare versi che intervenivano a rompere l'unità di stile 103 • Tuttavia, riconoscendo alle citazioni notevoli capacità espressive, essi non ·si sottrassero al fascino del citare, magari ricorrendo alla parafrasi, al rimaneggiamento dei versi in prosa. Non conviene dimenticare, però, la diversità di costruzione e d'impronta stilistica della citazione e del contesto del citante, anzi proprio sulla scorta di tale difformità è possibile fare alcune osservazioni sulla posizione della citazione, distinguere nella loro connessione le singole parti "strutturali" della citazione, e infine studiare le tecniche, quasi i principi, dell'arte isidoriana del citare. III.2.1. Posizione della citazione. Alla posizione della citazione nel contesto del citante è affidata la gamma degli effetti, più o meno incidenti, sul lettore. Al riguardo Isidoro si mostra fedele ai canoni dell'antica retorica, secondo i quali la citazione seguiva di regola l'argomentazione del citante, sottolineando il proprio carattere ausiliario 104 . Tutt'al più Isidoro complica il tipo fondamentale (Et. II, 21, 14): l03 Cfr. H. HAGENDAHL, art. cit., p. 123 sg.: "according to literary theory, the inserting of verses into prose was generally considered as a fault, because it introduced heterogeneous elements and was contrary to the paramount rule of unity of style". V. anche dello stesso autore, op. cit., p. 298 sg., in particolare: "The aversion to quoting poetica! lines is characteristic not only of rhytmic prose (e. g. the orators after Cicero) but also of non-rhytmic prose (e. g. the historians, Sallustius, Livy, Tacitus). It is simply a constituent of early prose, and because of that Cicero apologizes in Pro Sestio when exceptionally he introduces quotations from the dramatists into a public speech". 104 Cfr. W. KRAUSE, op. cit., p. 57: "Di e psychologische Wirkung auf Zuhorer oder Leser wird jedoch eine ganz andere, wenn das Zitat die Ausfiihrungen des Zitierenden eroffnet oder abschlieEt. Mogen die Ausfiihrungen eine Interpretation oder Polemik darstellen, das Zitat bleibt im BewuEtsein haften als Deutung oder Zusammenfassung, dessen Wirkung in Wort und Schrift bei Dritten sich ganz von den Darlegungen des Zitierenden loslosen und zu einer neuen selbstandigen Stellungsnahme veranlassen kann". 241 NICOLÒ MESSINA Sententia est dictum inpersonale, ut: Obsequium amicos, veritas odium parit. frapponendo la citazione nello svolgimento del tema proposto (Et. XII, 4, 48): Pythagoras dicit de medulla hominis mortui, quae in spina est, serpentem creari; quod etiam Ovidius in Metamorphoseorum libris commemorat dicens: Sunt qui cum clauso putrefacta est spina sepulchro mutari credunt humanas angue medullas. Quod si creditur, merito evenit ut sicut per serpentem mors hominis, ita et hominis morte serpens. Ma anche qui, come nel caso precedente, è lasciato al contesto, che introduce la citazione, il compito di svolgere il tema che poi troverà appoggio e, nello stesso tempo, ornamento nei versi del poeta. III.2.2. Elementi strutturali della citazione. Nella citazione-tipo isidoriana, quale appare nei due esempi precedenti, si possono individuare i seguenti elementi strutturali: introduzione, "chiave", citazione, riflessione posteriore, che saranno ora di seguito analizzati singolarmente. III.2.2.1. Introduzione. L'introduzione costituisce la presentazione del luogo citato, contiene le affermazioni di principio, le definizioni retorico-grammaticali, le descrizioni e informazioni relative a tutta l'eredità degli antichi, e, servendo da collegamento tra esse e la citazione, comprende anche la "chiave", che tuttavia conviene considerare a parte. Nell'introduzione il Sivigliano non sente l'obbligo di giustificare l'uso di versi nel suo sviluppo prosastico, né, riportando versi o opinioni di autori profani, la necessità d'un atto preliminare d'espiazione. L'introduzione non riflette giudizi di valutazione, che anticipino la citazione. Il giudizio, semmai, è implicito ed è implicitamente positivo, dal momento che proprio quella citazione è stata scelta da Isidoro per avvalorare il suo pensiero o 242 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA le sue informazioni. Anzi, accettando la teoria di Fontaine della "scolie retournée" (v. sup. 1.1.2, p. 208 sg. e n. 10), l'introduzione è soltanto il commento originariamente posposto dallo scoliaste alla citazione. III.2.2.2. Chiave: tipi fondamentali. La chiave esiste come parte conclusiva dell'introduzione e formula di passaggio dal contesto del citante alla citazione: essa realizza, quasi chiave di volta, la saldatura sintattico-grammaticale tra i due elementi. Nelle Ety. mologiae esistono almeno dieci tipi fondamentali di chiave, con numerose varianti di schema. III.2.2.2.1. li tipo più semplice è segnalato dall'impossibilità d'individuare, quale mezzo di collegamento tra contesto e citazione, un elemento funzionale diverso dal segno d'interpunzione: Pelorides a Peloro promontorio Siciliae, ubi abundant, cognominatae sunt: Ecce autem Boreas angusta ab sede Pelori 105 • III.2.2.2.2. Talvolta compare il nome dell'autore con, o più spesso senza, il verbum dicendi 106 : Alii foedera dieta putant a porca foede et crudeliter occisa ... Vergilius: Et caesa iungebant foedera porca 107 • 10 5 Et. XII, 6, 54. Con la medesima chiave: j:j, cfr. anche Et. l, 30, 2; Il, 21, 7; 9; 12; 31; 35; 36; 30, 7; VI, 9, l; VIII, 11, 58; IX, 7, 28; Xl, 2, 30; XVI, 20, l; XVIII, 15, 9; XIX, l, 20. 106 Lo schema è: Autore + (dicitl ait). D'ora in poi negli schemi, come accorgimento grafico, si porranno tra parentesi gli elementi che non appaiono in tutte le citazioni, pur caratterizzate dalla medesima chiave. 10 7 Et. XVIII, l, 11. Con lo schema: Autore+ citazione, v. anche Et. I, 26, 2; Il, 21, 45; 30, 5; III, 22, 12; V, 26, 17; VIII, 11, 68; IX, 3, 22; 64; 5, 3; X, 110; 179; 243; 278; Xl, l, 47; 61; 109; 133; 2, 25; 4, 3; XII, l, 25; 30; 2, 21; 4, 10; 42; 6, 66; 7, 21; 35; XIII, 4, 3; 20, 3; XIV, l, 2; 6, 44; 8, 13; 37; XV, l; 16, 6; XVI, 5, 19; XVII, 7, 36; 51; 9, 71; XVIII, l ,4; 4, 4; 7, 2; 3; 8; 11; 12, 3; XIX, l, 20; 22; 2, 9; 11; 4, 10; 5, 2; 7, 2; 22, 20; 22; 24, l; 11; 26, 5; 31, 2; 32, 4; xx, 2, 10; 5, 3; 8, l. Talvolta il nome dell'autore è preceduto da sic: v. Et. XIV, 6, 23: Sic Cicero: "Tenen ipsum ... ", ed anche XIV, 7, l; XX, 2, 13; 11, 7. Talvolta si legge il riferimento dell'opera: v. Et. II, 21, 45: Prosopopoeia est... Cicero in Catilina (1, 27) ... ; e inoltre VIII, 11, 68; XI, l, 61; XII, 7, 35; XIV, 8, 41; XIX, 29, 3; xx, 3, 8. 243 NICOLÒ MESSINA Quando c'è, il verbo di dire è dicit (Nam Sallustius dicit: "Urbem Romam ... ") o ait (Avarus ex eo dictus . .. Flacci super hoc concordante sententia, qui ait: "Semper avarus eget") 108 • 111.2.2.2.3. Assai diffusa è la chiave con il pronome relativo in funzione di complemento d'argomento. Il nesso relativo lega nel modo forse più stringente la citazione scelta al contesto isidoriano. Un primo schema aggiunge al pronome relativo il solo nome dell'autore: Vesperus stella ... De qua Statius: Et alterno dependitur unus in ortu 109 • Un secondo schema sostituisce al nome dell'autore un epiteto (quidam, ille, poeta) e aggiunge talvolta il verbum dicendi: Picae quasi poeticae ... De qua congrue quidam ait: Piea loquax certa dominum te voce saluto: si me non videas, esse negabis avem 110 • Un terzo schema s'accosta al primo, ma la presenza di ait/dicit è regolare: Fasciola ... De qua Vergilius dicit: Sidoniam picto chlamydem circumdata limbo m. 10 8 Et. XV, l, l e X, 9. Con dici/ v. anche Et. VIII, 11, 104; IX, l, 12 e 13 (citazioni sacre da I Cor.); XI, 2, 28; XVIII, 6, 8. Con ait v. anche Et. X, 244; XVII, 9, 14; XX, 11, 7. 109 Et . III, 71, 19. Lo schema è: De qua/quo / quibus +Autore. V. anche Et. IIT, 21, 3; 8; 41; 71, 2; 12; IV, 12, 2; 6; V, 31, 5; VI, 11, 4; 13, 3; VIII, 8, 5; Il, 57; lX, 2, 14; 82; 89; 94; 98; 102; 123; 125; 3, 37; 50; XI, l, 72; 3, 38; XII, l, 22; 2, 6; 21; 4, 19; 20; 25; 26; 27; 29; 30; 32; 38; 7, 14; 37; 39; 42; 8, 3; XIII, 7, 1; 11, 5; 21, l; 2; 13; 21; 23; 34; XIV, 3, 33; 6, 29; 35; 42; 8, 9; 17; 18; XV, 6, 8; XVI, 26, 14; XVII, 3, 19; 4, 7; 6, 26; 7, 23; 32; 33; 39; 9, 12; 22; 31; 80; 97; 102; XVIII, 4, l; 5; 7, 9; 12, 3; 15, 4; XIX, l, 10 (sacra); 17; 2, 2; 4; 12; 13; 14; 3, 4; 3; 7; 8; 9; 23, 3; 4; 5; 24, 10; 26, l (sacra); XX, 4, 5; 14, 1; 9. Molto raramente de qualibus alterna con de quibus. V. Et. XIX, l, 12: Liburnae dictae ... De qualibus Horatius ... 110 Et. XII, 7, 46. V. anche Et. VI, 19, 68; XII, 7, 48; XVI, 2, 8. Talvolta manca il verbum dicendi (cfr. Et. I, 3, 8; IX, 2, 90; 91; XVIII, 12, 5; XX, 10, 3). Lo schema proponibile è: De qua/quo+quidam/i/lefpoeta+(ait). 111 Et. XIX, 33, 8. V. anche Et. l, 24, l; XII, 2, 37; XIV, 3, 41; XVIII, l, 2-3; XIX, 33, 8; XX, 9, 9. Talvolta lo schema è complicato da sic (cfr. l, 3, 7). Lo schema proponibile è: De qual quo+(sic)+Autore+aitl dicit. 244 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA Un quarto schema conduce in ambiente sacro: il verbo di dire è proposto in forma impersonale: Mundus est caelum et terra, mare et quae in eis opera Dei. De quo dicitur: "Et mundus per eum factus est" 112 • Un ultimo schema include un esplicito giudizio di merito col glorificativo illud: Oenophorum vas ... De quo est illud: Vertitur oenophori fundus, sententia nobis 113 • III.2.2.2.4. Il participio dicens è utilizzato in combinazione con una notevole varietà di verbi reggenti, tra cui si segnalano quelli di memoria: Clava est ... Haec et cateia ... Huic meminit Vergilius dicens: Teutonico ritu soliti torquere cateias 114 • III.2.2.2.5. Hinc, con valenza dimostrativa e di derivazione, connota vari schemi, assimilabili ad alcuni già incontrati: Hinc Franto: "Et pergraecari potius amoenis locis quam coerceri carcere viderentur" 115 • III.2.2.2.6. L'inciso inquit interrompe lo sviluppo isidoriano, segnalando la citazione letterale. L'indicazione dell'autore completa la chiave: 112 Et. XIII, l, l. V. anche, sempre d'origine sacra, Et. I, 3, 9; VI, 2, 38; 18, 11; VII, l, 7; IX, 7, 27. Lo schema è: De qua / quo/quibus+diciturfdictum est+(inl. Con la variante scribitur v. Et. X, 157; con la variante /egitur, VII, 12, 30; IX, 7, 27; XIX, 23, 2. 113 Et. XX, 6, l. V. anche Et. l, 39, 3; IX, 2, 40. In quest'ultimo luogo la citazione è d'autore incerto. In Et. XIX, 24, 12 illud è sostituito dalla formula vox il/a. 114 Et. XVIII, 7, 7. V. anche Et. III, 66, 3; IV, 12, 7; VI, l, l; XII, 4, 48; XVIII, 3, 2. Lo schema è: (verbum reminiscendi)+dicens. Con dicens, retto da verbi di dire, e d'altro genere, v. Et. Il, 21, 5; V, 26, 7; VI, 2, 35; 36; 37; 9, 2; VII, 2, 8; 3, 7; 30; 5, 7; 28; 6, 58; 7, 7; 10; 8, 13; 22; 35; 10, 8; 13, 5; VIII, l, 2; 5, 5; 6, 9; IX, 3, 19; 7, 27; Xl, l, 9; 3, 21; 35; XVII, 7, 37; XVIII, 34, l. 115 Et. XV, 2, 46. Lo schema è: Hìnc+Autore. Altri schemi sono: Hinc+et. (cfr. Et. X, 70); Hinc est apud+Autore (cfr. Et. V, 26, IO); Hinc est illud (cfr. Et. VI, 19, 32; XII, 7, 24; XVII, 2, 6; XX, 4, 13). Ma esistono anche schemi più complessi come Hinc est quod+Autore+dicit (cfr. Et. VII, l, 36) e un altro analogo con la variante scribiturl scriptum est (cfr. Et. VII, 2, 49; 8, 2). 245 NICOLÒ MESSINA Duobus autem generibus deletur exercitus; aut internicione; aut dispersione. Sallustius, "Hostes", inquit, "oppressi, aut dilapsi forent" 116 • III.2.2.2.7. come attesta: L'uso di iuxta è marginale e chiuso nell'ambito sacro, Revelatio enim dicitur... iuxta quod et ipse Iohannes dici t: "Apocalypsin Iesu Christi ... " 117 • III.2.2.2.8. Assai usata è invece la chiave sicut, in .cinque schemi fondamentali. I primi due, molto essenziali, presentano sicut accompagnato immediatamente dall'indicazione dell'autore e dell'opera: Ostentabili est. .. sicut Cicero in Catilina: "Hic tamen vivit, immo etiam in Senatum venit" 118 • ovvero con la mediazione di apud (Et. VII, 8, 34): Prophetiae autem... sicut apud Esaiam dicentem: "Vidi Dominum sedentem su per solium excelsum". Il terzo schema comprende il verbum dicendi, riferito al nome dell'autore citato: Ideo autem rotis ... sicut ait Ennius: Inde patefecit radiis rota candida caelum 119 • 116 Et. XVIII, 2, 7. Lo schema è: Autore+" ... "+inquit+" ... ". V. anche Et. l, 25, 2; V, 24, 2; 25, 32; VI, 17, 11; 19, 32; VII, 3, 22; 6, 78; 8, 2; 9, 2; VIII, 2, 7; 6, 21; 9, 6; IX, 6, 8; XV, l, 37-8; 2, 3; XIX, l, 21; 24, 9; XX, 3, 2; 11, 4. In Et. XVII, 7, 36 inquit non è interpolato, ma posto inusitatamente a conclusione della citazione: Est autem Mareotica palus in India, unde ebenus venit. Lucanus: Ebenus Mareotica, inquit. 117 Et. VI, 2, 49. V. anche, ma con ait pro dicit, Et. VII, 2, 31. Lo schema è: iuxta quod et+autore+dicit/ait. Uno schema diverso: iuxta il/ud+citazione è rilevabile in Et. VII, 7, 2 e 9, 5 (dove illam interrogationem alterna con illud) e XIII, 14, l. 118 Et. II, 9, 11. V. anche Et. II, 9, 12; VII, 2, 3. In Et. I, 37, 15 e XVI, 3, 3 manca l'indicazione. 119 Et. XVIII, 36, 3. V. anche Et. II, 9, 13; 30, 2; VI, 10, l; VII, 4, 10; 7, 6; XII, 7, 19; XV, l, 2; XVI, l, l. Talvolta dicit alterna con ait: Et. VII, 2, 30; 40; 9, 9. In qualche caso non è indicato il nome dell'autore, sostituito da un epiteto, come Et. X, 246: Stultus ... sicut quidam ait ... V. anche Et. XIII, l, 5. Lo schema compendiarlo è: sicut +autore/ quidam +ait/ dicit. 246 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA Il quarto schema è caratterizzato da formule impersonali che rimandano tutte all'ambiente sacro: scriptum est, legitur, dicitur 120 • L'ultimo schema con est e illud presenta molte varianti. S'incontra la formula completa: Obtiones dicti, quod ... sicut est illud: Optavitque locum regno, id est elegit. (Et. IX, 3, 41, ma v. anche V, 25, 32; IX, 3, 21), come anche si leggono formule mutile ora di illud (Et. VI, 19, 75), ora di est (Et. X, 154) 121 • III.2.2.2.9. La chiave unde è riconducibile alle formule di collegamento con de qua/quojquibus, dal momento che l'avverbio ha origine relativa e funzione logica di derivazione. Nelle Etymologiae questa chiave è assai spesso utilizzata, in quattro schemi fondamentali con numerose varianti. n primo schema si presenta, ora nella forma: Antiqua autem cithara septemchordis erat. Unde et Vergilius: Septem discrimina vocum 122 • con l'indicazione dell'autore, ora con ait: Solum est ... Unde et de mari Vergilius ait: Subtrahiturque solum 123 • Isolata appare la forma: Proiectus ... unde et ... (Et. X, 216), con l'omissione del nome dell'autore. Con scriptum est v. Et. V, 30, 3; VI, 2, 36; VII, l, 9; 19; 9, 20. Con legitur, 12o Et. XVI, 6, 2. Con dicitur, Et. VII, 4, 10; 5, 19; Xl, l, 4. Lo schema proponibile è: sicut+scriptum est/legiturl dicitur. 121 Lo schema proponibile è: sicut+(est)+(illud). S'incontrano anche altri schemi marginali, come sicut et ... pollicitus ... (Et. VII, 6, 29) o sicut fecit+autore (Et. II, 9, 10). 122 Et. III, 22, 4. V. anche Et. I, 3, 5; III, 71, 29; V, 31, 3; VIII, 9, 10; 11, 70; IX, 3, 22; 60; X, 40; XI, l, 46; 67; 2, 14; 3, 6; XII, 8, 16; XIII, lO, 4; 11, l 7; XIV, 8, 13; XV, 2, 4; 5, 4; 6, 4; 7, 4; 13, 8; XVI, 18, l; 20, 11; XVII, 4, 9; 7, 50; 53; XVIII, 4, 2; XIX, 8, l; XX, 2, 24; 36. Una variante dello schema presenta l'omissione di et: Et. XI, 3, 6: Unde Lucanus: ... V. anche Et. XII, 4, l; XVII, 7, 16; XX, 5, 3. 123 Et. XIV, 8, 24. V. anche Et. VI, 12, 3; VII, 2, 28; 3, 22; 6, 7; 9, 9; XII, 6, 2; XVII, 7, 58. Varianti di ait sono dicit (Et. VII, l, 23; 2, 35; 5, 3; XII, 7, 55; XX, 4, 2) e dixit (Et. VII, 6, 15; 7, 5; 13; VIII, 6, 16). 247 4 NICOLÒ MESSINA Talvolta, il nome dell'autore è sostituito, come già riscontrato, da quidam (Et. XVII, 7, 5) o da poeta (Et. XVII, 7, 26; 40) 124 • Il secondo schema procede dal semplice (Et. VIII, 11, 78): Ideo autem Venerem ... unde est: Frigidus in Venerem senior. A questo nucleo s'aggiunge poi, come definizione del carattere anonimo della citazione, proverbium: Recte igitur faciendo... Unde et apud veteres tale erat proverbium ... 125 • Un'ulteriore variante dello schema oppone illud a proverbium. La formula regolare è: Falcis est ... Unde est illud: Pax me certa ducis placidos curvavit in usus: agriculae nunc sum, militis ante fui 126 • singolare che la maggior parte delle citazioni con chiave unde est illud appartenga a Virgilio, e segnatamente all'Eneide. Il terzo schema, caratterizzato dal verbum dicendi in forma impersonale, è proprio di citazioni sacre (Et. III, 21, 3; VII, 8, 16; VIII, 11, 18; XIX, 31, 14) o anche d'incerto autore: Unde et apud scribas dicebatur: "Ceram ferro ne caedito" 127 • L'ultimo schema appare dapprima nella forma della frase nominale: È Unde in Vergilio: Multa inter se serebant 128 • per complicarsi con varie espressioni verbali 129 • 124 125 Lo schema compendiario delle varianti è: Unde+(et)+(autore)+(ait/dicit). Et. IX, 3, 4. V. anche Et. XII, 7, 71. Un'espressione sinonimica (unde et proverbiale est) si legge in Et. XV, 7, 7. 126 Et. XX, 14, 4. V. anche Et. Xl, 2, 11; 29; XII, 2, 22; XX, 2, 11. Per le citazioni dall'Eneide v. Et. V, 31, 14; X, 102; XIII, 7, 2; XIV, 8, 32; XV, 2, 3; XIX, 3, l; dalle Georgiche, Et. V, 35, 3; XII, 7, 44; XIII, 11, 8; da altro autore, Et. V, 27, 24; VII, l, 22; XII, l, 11; XIX, l, 8. In un solo caso manca est (Et. XVIII, l, 9). Lo schema compendiano delle varianti è: Unde+(et)+(est/erat)+(illud!proverbium). 12 7 Et. VI, 9, 2. V. anche Et. VI, 8, 4; XII, 2, 24. Con dictum est v. Et. X, 218; Xl, l, 98. Lo schema è: unde et+dicitur/-ebatur/dictum est. 12 8 Et. VI, 8, 3 (il verso virgiliano è: Multa inter sese vario sermone serebant). V. anche Et. VIII, l, 2. 129 Cfr. Et. XIV, 9, 11: Unde et in Evangelio legimus ... Varianti di legimus paiono legitur (Et. VII, 2, 34; XII, 4, 43), scribitur (Et. VI, 19, 44) e reperitur (Et. VII, 5, 30). Lo schema compendiario è: Unde (et)+in/apud+Autore/opera+(legimusl legitur/ scribitur l reperitur ). 248 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA III.2.2.2.10. La chiave di gran lunga più utilizzata è, però, di tipo comparativo e s'avvale della congiunzione ut. Lo schema più ricorrente è ellittico del verbo: Icon est imago ... ut: Omnia Mercurio sirnilis, vocemque coloremque et crines fiavos et membra decora iuventa 130 • I libri De grammatica e De rhetorica et dialectica, dove per l'argomento trattato le esigenze d'esemplificazione sono notevoli, offrono la prova della "familiarità" e delle potenzialità d'uso di ut. Un secondo schema pone il nome dell'autore: Fama autem dieta quia ... ut Vergilius: Fama, malum qua non aliud velocius ullum 131 • e talvolta ai t, generalmente omesso 132 • In un terzo schema compare est: Nam calar urit, ut est: Uritur infelix Dido 133 , Meno frequente è lo schema ut est apud 134 , mentre isolato pare il caso di ut si dicas: "Ad gloriam Scipionis ascendit" (Et. II, 20, 4), cioè della trasformazione della comparativa semplice in ipotetica. 130 Et. l, 37, 32. V. anche Et. l, 17, 28; 18, 3; 34, 4; 5; 6; 7; 8; 9; 10; 11; 12; 14; 35, 2; 4; 5; 6; 36, 2; 3; 4; 5; 6; 8; 9; 10; 14; 17; 18; 19; 22; 37, 3; 6; 7; 8; 9; 10; 11; 12; 13; 15; 17; 18; 19; 21; 22; 29; 32; 33; Il, 4, 6; 11, l; 21, 3; 5; 14; 15; 17; 18; 19; 20; 22, 23; 24; 25; 26; 27; 29; 40; 30, 7; III, 20, 2; IV, 6, 18; IX, 3, 19; 6, 10; 7, 27; X, 76; 100; 101; 136; 154; 158; 203; 211; 221; 242; XIII, 11, 22; XIV, 9, 4; XV, l, l; 2, 18; 3, l; 16, 7; XVI, 21, l; XVIII, 4, 4; 5, 2; 33, l; XIX, 28, 6; 8; XX, l, 3. D'incerto autore sono le citazioni in Et. I, 36, 13; 37, 3; 4. In Et. VI, 8, 10 e 11 ut introduce quattro dei comandamenti. 13 1 Et. V, 27, 26. V. anche Et. II, 29, 8; 13; 15; 30, 4; 6; 8; 9; 10; 11; 12; 13; V, 36, l; X, 62; 199; 270; XI, 2, 11; XIV, 8, 27; XV, 8, 6; XVII, 7, 74; XIX, 12; 31, 12; xx, 10, 2. 132 Lo schema è: ut+autore+(ait). Con ait, v. Et. III, 51, 2. Talvolta la Wortstellung è diversa: ait non chiude lo schema, ma è posto dopo ut, prima del nome dell'autore. Cfr. Et. H, 21, 6 (Synonymia est ... ut ait Cicero ... ); IX, 3, 13 (dove confirmat alterna con ait); X, 186. 133 Et. XIII, 10, 8. V. anche Et. II, 21, 8; X, 140; XIII, 10, 8 (con due citazioni di questo tipo). Lo schema è: Ut est. 134 Et. l, 39, 24; II, 9, 11. Lo schema è: Ut+(est)+apud ... Con la variante quale est apud .. . , v. Et. l, 36, 14. 249 NICOLÒ MESSINA Un ultimo schema riecheggia la formula sicut est illud: ... Romam ... autem antea Evander dicitur condidisse, ut est illud: Tunc pater Evandrus Romanae conditor arcis 135 • III.2.2.2.11. Nelle Etymologiae è possibile individuare ancora altre chiavi, ma si tratta di formule con frequenza d'uso limitata e non riconducibili a schemi generali 136 • III.2.2.3. Chiave: elementi costitutivi. La chiave, oltre a essere elemento di congiunzione grammaticale-sintattica e logica fra la citazione e il contesto, fornisce l'informazione deil'autore e dell'opera da cui è tratta la citazione. III.2.2.3.1. Il nome dell'autore, quando è menzionato, è indicato perlopiù nel caso diretto 137 • Un modo singolare di riferire il nome dell'autore è di usare illud seguito o dall'aggettivo derivato dal nome stesso: Princeps ... sicut est illud Vergilianum ... (Et. IX, 3, 21) o dal genitivo: ... ut est illud Africani ... (Et. II, 21, 4). Nell'uso isidoriano a queste indicazioni se ne aggiungono altre vaghe: 135 Et. XV, l, 55. V. anche Et. I, 36, 6; 7; 11; 14; 37, 23; 26; II, 21, 4; III, 39; XVIII, 7, 10. Tale schema, come già quello con sicut, può subire l'omissione di est: v. Et. I, 34, 13 (ut illud responsum); 36, 12; 15; 21; 37, 20; 30; XI, 2, 35. 136 Fra tutte paiono notevoli: gli ablativi assoluti: e/amante (Et. VI, 19, 4; VII, 3, 27), dicente (Et. VI, 19, 45; VII, 3, 27; 8, 19; VIII, l, 3; IX, 5, 15; XI, 2, 20; XII, 6, 8), festante (Et. VIH, 9, 2), festante et dicente (Et. VUI, 10, 4), /oquente (Et. IX, 6, 10); le ・セーイウゥッョ@ di consenso: secundum illam sententiam (Et. VII, 3, 11), secundum quod+autore (Et. XV, l, 1), secundum quod scriptum est ... (Et. IX, 2, 4); e quelle d'opposizione: contra illud quod ait ... (Et. VIII, 5, 43) e contra illudfid quod scriptum est... (Et. VIII, 5, 49; 50; 68). Numerosi sono i casi riconducibili a: Ideoquefet ideofsic+ait/dicit/dixitfdicitur/dictum est (Et. III, 4, l; VI, 19, 60; VII, l, 37; 39; 46; 3, 8; 9; 11; 21; 6, 60; 7, 8; 9; 11; 12; 14; 16; 8, 8; 32; 9, 2; 10; VIII, 7, l; 9, 8; 11, 91; IX, 2, 88; 104; 5, 16; X, 165; 191; 264; Xl, l, 5; XV, l, 22). Il resto è un apparire episodico di formule, quali: quemadmodum docet ... (Et. X, 155), dantes exemplum de ... (Et. XV, 3, 2), ... ita facit in ... (Et. II, 9, 18), et similia. 137 Non mancano, però, casi di complemento indiretto. Ad es. v. Et. XI, l, 67: ... et hoc est illud apud Tullium .. ., e I, 36, 14; 39, 24; XVII, 9, 29. V. anche Et. VI, 8, · 3: Unde in V ergi/io ... , e VIr, 5, 32; VIII, 5, 68; XIX, l, 10; 23, 2. In Et. VII, 5, 19 si legge: ... per Danielum dicitur ... 250 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA quidam, ille, poeta 138 • Quidam e poeta s'adattano sia a citazioni d'autore incerto- in tal caso Isidoro ipotizza la paternità d'un tale (Et. I, 3, 8), un poeta (Et. XVII, 7, 26)- sia a citazioni riconducibili ad un autore dato: Pavo . .. De qua quidam sic ait (MART. 13, 70) ... 139 • Invece, ille segnala sempre una personalità famosa, sia usato da solo (Et. VI, 19, 68; IX, 2, 90), sia come elemento centrale di perifrasi, quali: nobilis ille poeta (Et. VIII, 9, 6), Mantuanus ille vates (Et. X, 44), ambedue elogiative di Virgilio. un·altra perifrasi è saecularium quidam poetarum (Et. VI, 19, 32), anch'essa riferita a Virgilio. III.2.2.3.2. Talvolta Isidoro non cita il titolo dell'opera, ma solo il nome dell'autore, o perché il contesto implicitamente lo suggeriva (Et. I, 25, 2) o, come nel caso di Clemente, la citazione non poteva che discendere dall'unica opera autorevole (Et. III, 51, 2), oppure, più verosimilmente, perché Isidoro copiò la citazione dallo scoliaste in quella forma senza un rimando completo 140 • Tranne questi casi, il titolo dell'opera è semp11e indicato insieme al nome dell'autore 141 • In effetti il tipo: Et in Bucolicis ... (Et. I, 37, 22), con la sola indicazione del titolo, è attestato esclusivamente, tranne questo excerptum virgiliano, per citazioni d'origine sacra 142 • III.2.2.3.3. Quando Isidoro riporta più citazioni da un medesimo testo, utilizza ai fini d'una migliore comprensione formule didattiche di passaggio: Prudentius ... sic ait ... Et post paulu!um adiecit ... 143 • Nell'eventualità di 138 Nella classe delle citazioni sacre s'incontrano: propheta (Et. VII, l, 36; 40; 2, 34; 6, 61; 64; XII, 6, 8; XVI, l, l), evangelista (Et. VII, 3, 21), Apostolus (Et. V, 24, 2; VI, l, l; VII, 2, 40; 3, 8; 4, 10; 6, 60; VIII, l, 2; 3; 2, 6; IX, l, 12; 13; 6, 8; 7, 27; Xl, l, 67; XIX, 8, l; XX, 4, 2). 139 Et. XII, 7, 48. V. anche, sempre con quidam, Et. IX, 2, 91; X, 246; XII, 7, 46; XVI, 2, 8; XVII, 7, 5; XX, 10, 3. Si tratta per lo più di citazioni da Marziale. Presentante da poeta sono le citazioni in Et. IX, 2, 107; XII, 4, 16; 30; 31; 32; XIII, l, 5; XVI, 26, 14; XVII, 7, 8; 40; XVIII, 12, 5; XX, 10, l, per lo più da Lucano. 14 0 Cfr. Et. Il, 21, 4; IV, 12, 7; V, 26, 7; IX, 2, 88; X, 188; 223; XVI, 16, 6. Appartengono a questa categoria le citazioni di riferimento (v. sup. Ill.l.2, p. 238 sg.). 141 V. Et. li, 21, 30; 23, l; XIX, 32 ,4; XX, 11, 9 e Et. Il, 9, 10; 11; 12; 13; 18; 13, l; 21, 45; 29, 8; 13; 15; 30, 9; Vl, 9, 2; VII, 2, 28; VIII, 5, 5; 11, 68; X, 155; 173; Xl, l, 61; XII, 2, 21; 4, 48; 7, 35; 37; XIV, 8, 41; XVIII, l, 2; XIX, 23, 5; 29, 3; XX, 2, 24; 11, 4. 142 Ad es. v. Et. VII, l, 7; 2, 3; 9, 9; VIII, 11, 18; IX, 6, 8; 9; 7, 27; XI, l, 4; XII, 4, 43; XIV, 9, 11; XVI, 6, 2; XIX, 31, 14. 143 Et. VIII, 9, 8; V. anche Et. I, 39, 24 (Clausulas ... ut est apud Horatium ... deinde sequitur .. .); XVIII, l, 4 (Lucanus ... ltem ... ); II, 18, 2 (... sequitur et aliud comma ... ); 21, 6 ( ... Et item ... ). 251 . NICOLÒ MESSINA più prestiti dal medesimo autore, tali formule sono più fortemente caratterizzate da idem: Iniustum bellum ... De quo in Republica Cicero dicit .. . Et hoc idem Tullius parvis interiectis subdidit ... 144 • 111.2.2.4. Riflessione posteriore. Nella struttura della citazione isidoriana non esiste una vera e propria riflessione posteriore, certamente non nei due schemi più ricorrenti di citazione. Lo schema più frequente può definirsi a "struttura aperta": la citazione non è chiusa nel contesto isidoriano, ma le parole del Sivigliano servono solo da "monture", ed è poi l'autore famoso a concludere Io sviluppo di Isidoro: Psittacus ... ex natura autem saluta t dicens: "have", vel Cetera nomina institutione discit. Hinc est illud: Psittacus a vobis aliorum nomina discam; hoc didici per me dicere: "Caesar have" Bク[。 145 Lヲ ーセBN@ • L'altro procedimento comporta una "struttura chiusa". II contesto, in cui la citazione è accolta, è come diviso in due parti: dapprima Isidoro fa le sue affermazioni e la citazione conclude ribadendo e confermando; poi l'informazione prosegue con notizie non contenute nella prima parte. Pertanto, la citazione non comporta un'autentica riflessione, che possa considerarsi sua conseguenza, ma nell'economia del contesto essa ne arric144 Et. XVIII, l, 2-3. V. anche Et. XII, 4, 19-20 e 26-27 (Lucanus ... idem Lucanus .. .). In Et. Il, 29, 13: ... Et alite r ... è usato come termine di passaggio tra due citazioni, ambedue ciceroniane, ma da opere diverse. Quando sono diversi anche gli autori, si può incontrare, come in Et. XIX, l, 20, ... Et alibi ... 145 Et. XII, 7, 24. V. anche Et. l, 3, 7; 8; 21, 18; 24, l; 26, 2; 35, 5; 6; 36, 3; 4; 7; 8; 9; 10; 11; 13; 15; 17; 19; 21; 37, 11; 29; 39, 3; Il, 4, 6; 9, 10; 11; 12; 13; 21, 3; 6; 8; 9; 11; 15; 16; 17; 18; 19; 20; 22; 23; 25; 26; 29; 30; 36; 40; 45; 29, 15; 30, 2; 4; 6; 7; 8; 9; 10; 11; 12; III, 41; 66, 3; 71, 19; IV, 12, 2; 6; V, 26, 7; 31, 3; 14; 35, 3; VI, l, l; 8, 3; 11; VIII, 11, 70; 104; IX, 2, 40; 88; 89; 90; 91; 94; 102; 123; 3, 13; 37; 50; 54; x, 9; 40; 100; 110; 136; 154; 155; 179; 203; 211; 218; 221; 242; 243; 278; Xl, l, 47; 61; 72; 3, 38; 4, 3; XII, l, 11; 22; 2, 6; 21; 4, l; 19; 25; 26; 27; 30; 31; 32; 7, 37; 44; 46; 48; 49; 73; 8, 16; XIII, 11, 17; 22; XIV, 3, 33; 6, 35; XV, 6, 4; 13, 8; 16, 7; XVI, 26, 14; XVII, 4, 9; 7, 5; 16; 9, 97; 98; XVIII, 12, 3; 26, 3; 69, l; XIX, l, 10; 12; 17; 20; 21; 22; 23, 3; 26, l; 5; 28, 8; 29, 3; 31, 12; 14; 32, 6; 33, 3; 8; xx, l, 3; 2, 10; 11; 24; 3, 8; 4, 5; 13; 6, l; 8, l; 10, 3; 11, 4; 14, 4; 9; 15, 1. 252 LE CITAZIONI OLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA chisce una parte e lascia ad Isidoro il compito d'aggiungere ancora particolari alla materia trattata: Luna dieta quasi Lucina, ablata media syllaba. De qua Vergilius: Casta fave Lucina. Sumpsit autem nomen per derivationem a solis luce, eo quod ab eo lumen accipiat, acceptum reddat 146 • Tipico è l'uso di autem, ma talvolta il legame fra le due parti in questione è reso più stringente dal pronome relativo, sebbene anche in questo caso sia .improprio parlare di riflessione posteriore 147 • Tuttavia, non mancano casi in cui un commento breve prenda le mosse dalla citazione e ne permetta una migliore fruizione: Acyrologia non propria dietio, ut: Liceat sperare timenti. Proprium est autem timenti formidare, non sperare 146 • Anzi, tutta una serie di citazioni presenta una sorta di postilla, variamente collegata alla citazione, ma sempre in funzione di chiarimento e di sottolineatura dell'affermazione iniziale di Isidoro. Perlopiù è usata la congiunzione enim 149 , ma s'incontrano anche, insieme ad altre subordinanti, quia o quod 150 • Talvolta la postilla è ridotta ad un'appendice assai breve, che conforta su questioni particolari di prosodia e metrica (Et. I, 17, 28; 18, 3) o più spesso realizza l'approfondimento semantico di una o più parole della citazione: Sicut et saecularium quidam poetarum (VERG. Aen. 7, 133): "Nunc", inquit, "pateras libate Iovi". Libare ergo proprie fundere est ... 151 • Per tale 146 Et. III, 71, 2. V. anche ad es. Et. I, 25, 2; 36, 14; 37, 12; 39, 24; II, 13, 1-2; 21, 4; 23, 1-2; 29, 8; III, 21, 3; 71, 12; IV, 6, 18; V, 27, 26-7; VI, Il, 4-5; IX, l, 12; 2, 107; 3, 19; 64; X, 102; 140; Xl, 3, 6; XII, 4, 16; 38; 5, 9; 7, 42; XIII, 11, 8; XIV, 6, 42; 8, 17; XV, 7, 4; 16, 6; XVI, 2, 8; 20, l; 21, l; XVII, 9, 22; XVIII, 4, l; XIX, 23, 2; 4; XX, 2, 36; 5, 3; 12, 4; 14, l. 147 Cfr. Et. IX, 2, 98; XII, l, 30; 4, 20; XIII, 21, 21; XVIII, 7, 9; XX, 2, 13. 148 Et. I, 34, 4. V. anche Et. I, 36, 6; 22; 37, 3; 9; 22; 23; 26; 30; 40, 4; Il, 18, 2; 21, 18; III, 22, 4; IV, 12, 7; VI, 2, 35; 10, l; XV, 2, 18. 149 Et. III, 21, 8. V. anche Et. l, 34, 6; 9; 10; 36, 2; 37, 4; 9; 13; 15; 17; 18; 21; II, 20, 4; III, 39; V, 25, 32; VIII, 9, 10; XII, 4, 29; 6, 45; 7, 21; XIII, 21, 13; XIV, l, 2; 6, 29; XV, 2, 3; XVII, 7, 24; 26; 9, 31. Per l'uso di nam v. Et. I, 37, 7; Xl, 2, 30; XIX, 31, 2. 150 Et. VIII, 11, 57. V. anche Et. XI, 1', 46; 2, 14; XIII, 21, 34; XVII, 4, 7; 7, 32; XIX, 3, 4. Con dum v. Et. l, 34, 7; 37, 6; 8; con ut, Et. XI, l, 98. 151 Et. VI, 19, 32. V. anche Et. I, 30, 2; IX, 2, 125; XVII, 7, 40; XIX, 24, l; 10. 253 NICOLÒ MESSINA funzione esplicativa Isidoro usa varie formule di collel!"amento, tra le quali id est è la più ricorrente 152 • Nelle Etymologiae, infine, è possibile riscontrare il procedimento secondo cui Isidoro riporta a commento conclusivo della citazione le conseguenze più immediate, che essa provoca: Sistrum ab inventrice vocatum. Isis enim regina Aegyptiorum id genus invenisse probatur. Iuvenalis: Isis et irato feriat mea lumina sistro. Inde et hoc mulieres percutiunt, quia inventrix huius generis mulier. Unde et apud Amazonas sistro ad bellum feminarum exercitus vocabatur 153 • In conclusione, se è improprio postulare nella struttura della citazione isidoriana una riflessione posteriore, quale ad esempio è avvertita da Maurice Testard nelle citazioni ciceroniane di Agostino, tuttavia non mancano forme di commento posteriore, in funzione di clausola. III.3. Motivazioni e finalità delle citazioni classiche delle Etymologiae: . proposta di classificazione. Per rispondere alla domanda: perché Isidoro cita? cioè, più esattamente, sotto la spinta di quale motivo e per quale scopo, pare assai utile lo studio di Wilhelm Krause sulla citazione come "psychologisches Phanomen", in cui si propone una classificazione in "Autoritatszitat", "Hinweiszitat", "Materialzitat", "polemisches Zitat", "Hilfszitat", che per tanti versi risulta adattabile al caso isidoriar.o 15\ Anzi, proprio la terminologia krausiana セ@ stata seguita per la nostra proposta di classificazione delle citazioni delle Etymologiae. III. 3 .l. A utoritiitszitate. Nelle Etymologiae non è facile individuare Autoritiitszitate, almeno come li intende Krause. Infatti, Isidoro generalmente non cita per nomi 152 Et. l, 36, 12. V. anche Et. V, 26, 17; VI, 19, 68 ; IX, 3, 41; X, 70; 186; 216; 223; 246; Xl, l, 67; XX, 11, 7. Con hoc est v. Et. V, 24, 3; X, 165; XVI, 6, 2; 18, l. Con quasi, Et. IX, 2, 82; X, 62; XIX, 23, 5; XX, 9, 9. Con pro, Et. l, 34, 11; 37, 9; 19; VII, l, 9; IX, 3, 21; XVII, 7, 51. Con prout, Et. XI, 2, 29. 153 Et. III, 22, 12. Con Hinc, unde, inde, v. anche Et. l, 36; VI, 19, 42; VIII, l, 2; X, 199; Xl, l, 109; XII, l, 25; XV, 3, 2; XVII, 7, 50; XVIII, 7, 7; XX, 3, 2. 154 W. KRAUSE, op. cit., pp. 53-6. 254 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA d'autore e titoli d'opera, secondo il procedimento così schematizzabile: ignoro i dati del problema o non ne ho approfondita conoscenza; ipse dixit; è condizione sufficiente menzionare il suo nome; la mia fiducia è completa e così spero anche per i miei lettori. Da questo punto di vista, forse solo le citazioni "morfologicamente" definite di riferimento o allusioni sono avvicinabili, se non del tutto assimilabili, alla definizione di Krause. Si tratta, per l'appunto, di citazioni che, se non si limitano a fare il nome dell'autore o il titolo dell'opera, tuttavia puntano tutta la loro credibilità sull'autorità del poeta, o del prosatore, rievocato: Octo genera poenarum in legibus contineri Tullius scribit: id est damnum, vincula, verbera, talionem, ignominiam, exilium, servitutem et mortem 155 • Ma, se si esce fuori dall'ambito delle citazioni "indirette", numerose sono le occasioni d'incontrare loci citati diretti, che s'impongano al lettore per la loro autorità, sia che si trasmetta un messaggio autorevole in sé: Obsequium amicos, veritas odium parit 156 o un'opinione illuminante l'affermazione che l'introduce: Fama, malum qua non aliud velocius ullum 157 , sia che si attesti l'accezione particolare d'una parola (ad es. Et. X, 179; 243; 278) o si ridimensioni implicitamente il concetto di vitium, per l'uso autorevole di alcuni "errori": Amphibolia, ambigua dictio... ut illud responsum Apollinis ad Pyrrhum: Aio te, Aeacida, Romanos vincere posse 158 • In ogni caso, è evidente la tendenza isidoriana a valersi della autorevolezza ora di Terenzio e Virgilio, ora di Ennio, cioè di poeti creatori d'una tradizione letteraria. Talvolta, però, l'autorità non è data dal nome e dalle parole dell'uno o l'altro autore della tradizione letteraria, ma dalla tradizione tout court, nella forma della citazione anonima. E non si tratta solo di espressioni proverbiali: Qui inimicus est, etiam in scirpo nodum quaerit 159 , ma anche di formule consuetudinarie d'ambiente diverso: militare 155 156 Et. V, 27, 4. V. inoltre sup. III.l.2, p. 238 sg. e n. 96. Et. Il, 9, 11. Col medesimo carattere sentenzi oso v. anche Et. l, 36, 11; 17; X, 9; XX, 6, l. Informazioni accreditate forniscono le citr?;oni in Et. Xl, l, 5; XVI, 26, 14; XVII, 3, l e passim. 157 Et. V, 27, 26. V. anche Et. VIII, 7, 5; XIII, 21, 23; xn.r 8, 37; XV, 16, 6; xx, 15, l. 158 Et. l, 34, 13, ma v. anche le altre citazioni di questo capitolo de vitiis. 159 Et. XVII, 9, 97. V. anche Et. IX, 3, 4; X, 140; XII, 2, 24; 7, 71; XV, 7, 8. 255 NICOLÒ MESSINA (Et. IX, 3, 54; XX, l, 11), religioso (Et. X, 165), popolare (Et. X, 264). Ma, in verità, Isidoro pare sempre riconoscere autorità ad ogni citazione e sottolinearla, ricorrendo alle opinioni degli auctores anche nei casi in cui il lettore non si sarebbe aspettato tanto, come quando Plauto soccorre l'informazione sui cocula (Et. XX, 8, l) o quando un Valgio è citato accanto a Livio e Lucilio 160 • Nessuna meraviglia, però, se si tiene conto che nel Medioevo "tous les auteurs font également autorité" 161 e se si ricorda come una lettura anche superficiale delle Etymologiae, specie dei primi due libri e dei libri "antiquari" della seconda decade, rivela l'intento strumentale del ricorso all'opinione degli antichi. D'altra parte, quale citazione può non essere strumentale, se il citante sempre se ne appropria per avvalorare le sue posizioni? III.3.2. Hinweiszitate. Anche la definizione di "Hinweiszitat" non pare ampiamente utilizzabile nella classificazione delle citazioni delle Etymologiae. Sembrano avere i caratteri di Hinweiszitate solo le citazioni "morfologicamente" definite di contenuto o accenni. Emblematica risulta la citazione da Plinio Secondo: Nam Plinius dicit animalia cum acutis unguibus frequenter parere non posse ... (Et. XII, 2, 9). Innanzi tutto, Isidoro non riporta che solo un'eco del passo pliniano; poi, accettando l'opinione di Plinio come assioma, egli indica con precisione l'autore presso il quale è possibile approfondire l'argomento dell'unica gravidanza dei felini. Osservazioni analoghe è possibile fare, studiando gli altri accenni delle Etymologiae (v. sup. III.l.3, p. 239 sg.): tutti appaiono, più o meno, "citazioni d'indicazione". III.3.3. Materialzitate. Il modo di lavorare di Isidoro, il suo stile di Kompendiator, presuppongono il concetto di "Materialzitat". L'incipit del De terra et partibus eius con le opinioni giustapposte di Sallustio e Lucrezio, precedute da Gen. l, ° 16 Cfr. Et. XIX, 4, 8-10. Valgio, Livio e Lucilio sono chiamati in causa come puntelli autorevoli della descrizione di tre tipi diversi di fune, usati sulle navi: remulcum, struppi, catapirates. 161 E. R. CURTIUS, op. cit., p. 59. 256 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA 1O 162 , si qualifica come esempio probante di Materialzitat. Isidoro pare sentire la necessità di concentrare all'inizio della trattazione dell'argomento quante più può asserzioni appropriate, ma l'avere messo insieme una sorta dì florilegio iniziale non gli impedisce di utilizzare in seguito altre citazioni. Tuttavia, non solo gli esordi di capitoli o libri hanno il carattere di "citazione materiale-documentaria": interi capitoli, infatti, si rivelano intessuti di citazioni diverse, poste in serie ad illustrare ora le parti delle navi, le vele, le funi (Et. XIX, 2-4), ora vitia, metaplasmi, schemata, tropi (Et. I, 34-7). E Isidoro, da valente Musivkunstler, dispone le varie tessere così da consegnare al lettore materiale organizzato e documentato, come meglio ·può, ai fini di un'informazione e una comprensione più complete. Da questo punto di vista, le Etymologiae nel loro insieme sembrano quasi un grande Materialzitat. III.3.4. Polemische Zitate. L'atteggiamento corrente di Isidoro verso le sue fonti è di assenso e consentaneità. Non manca, però, qualche opposizione, come quando a Lucrezio, che considera superstizione le cose celesti e divine, quae super nos stant, egli ribatte: se d male dicit 163 • Tuttavia, non è questo il luogo di trattare di eventuali polemiche implicite al contesto, ma di rivolgere l'attenzione alle citazioni esplicitamente polemiche, che compaiono dove massima è l'autorevolezza di Isidoro vescovo, nel capitolo de haeresibus Christianorum: Ariani ab Ario Alexandrino presbytero orti sunt, qui coaeternum 162 Et. XIV, l: Terra est in media mundi regione posita ... Proprie aule m terra ad distinctionem aquae arida nuncupatur, sicut Scriptura ait (Gen. l, 10): "Quod vocaverit Deus terram aridam". Naturalis enim proprietas siccitas est terris; nam ut humida sii; hoc aquarum affinitate sortitur. Cuius motum alii dicunt ventum esse in concavis eius, qui motus eam movet. Sa Il u s t i u s (Hist. 2, fr. 28): "Venti per cava terrae citatu rupti aliquot montes tumulique sedere". A/ii aquam dicunt genetalem in terris moveri, et eas simul concutere, sicut vas, ut dicit L u c re t i u s (6, 555). A/ii ... V. anche ad es. Et. VIII, l; XIII, l; XV, l; 2; 3; XVIII, l. 163 Et. VIII, 3, 7. V. anche Et. XI, l, 7: Anima autem a gentilibus nomen accepit, eo quod ventus sii. Unde et Graece ventus éivq.toc dicitur, quod ore trahentes aerem vivere videamur: sed apertissime falsum est, quia multo prius gignitur anima quam concipi aer ore possit, quia iam in genetricis utero vivit. L'elenco potrebbe continuare con i paragrafi dedicati alle eresie (VIII, 3; 4) e alle filosofie "gentili" (VIII, 6), rispetto a cui è chiaro che Isidoro, come vescovo della Chiesa, si pone in polemica. 257 NICOLÒ MESSINA Patri Filium non agnoscens, diversas in Trinitate substantias adseruit, contra illud quod ait Dominus: "Ego et Pater unum sumus" 164 • La comparsa della preposizione avversativa contra è di per sé indicativa, ma occorre precisare i termini della questione. Secondo Krause, "nel caso della citazione polemica il citante contrasta del tutto o in parte con l'opinione del citato" 165 e pertanto, a rigore, poiché Isidoro non contrasta l'opinione di Giovanni, la citazione non potrebbe definirsi "polemisch". Ma l'opposizione c'è e la carica polemica, l'obiettivo di essa, risiede piuttosto nella presentazione del luogo evangelico. In pratica sono rovesciate le parti indicate da Krause: rispetto a Isidoro, nella parte di chi relata refert, Ario diviene il citato e Giovanni il citante, come se fosse: Cristo e il Padre sono un'unica cosa e non come Ario dice: "Non sono consustanziali". In ogni modo, la vis polemica della citazione è indiscutibile: Isidoro consente col citato (Giovanni), ma contro chi nega la verità rivelata dalle parole dell'Evangelista. III.3.5. Hilfszitate. Applicabilità maggiore ha senza dubbio la definizione di "Hilfszitat". Prima d'ogni più approfondita analisi tutte le citazioni delle Etymologiae sembrano essere Hilfe, aiuto, soccorso, appoggio. Ma, fuori dalle generalizzazioni, in primo luogo occorre rivendicare per gli Hilfszitate isidoriani uno spazio specifico, delimitabile per esclusione dopo le precedenti proposte di classificazione; e in secondo luogo è opportuno distinguere ragioni e fini diversi, per cui Isidoro si valga del puntello d'una citazione autorevole, cioè "qualificare" il puntello. Quanto alle ragioni, il retroterra della "citazione ausiliaria" pare costituito da un duplice stato d'animo: da un Iato, la consapevolezza dei termini della questione e il possesso di talune nozioni in proposito; dall'altro, l'obbligo intellettuale, anche morale, di verificare passo passo le proprie posizioni, controllarne l'espressione in termini d'informazione e di messaggio a terzi, cercare le prove idonee a confermare le conclusioni raggiunte. Con questo non s'intende ipotizzare, né tanto meno difendere, l'immagine d'un Isidoro erudito scrupoloso, in guardia quasi verso se stesso, animato nel citare da sicuro spirito e metodo, ché anzi in diverse occasioni si sono lamentate 164 165 Et. VIII, 5, 43. V. anche Et. VIII, 5, 49; 50; 68. W. KRAUSE, op. cit., p. 55. 258 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA inesattezze e superficialità metodologiche 166 • Ma, detto questo, non si può far carico al Sivigliano di intenzioni che non erano sue, e dunque di responsabilità che non gli erano proprie. Non era un'antologia di citazioni classiche (e sacre) che Isidoro intese tramandare ai posteri, ma tutto un patrimonio culturale, di cui erano necessario puntello le opinioni degli antichi riferite, sia fedelmente, che con manipolazioni, ma sempre in maniera, più o meno evidentemente, funzionale al contesto immediato e al disegno delle Etymologiae: la ricostituzione dell'unità del sapere antico. Quanto ai fini, le funzioni fondamentali degli Hilfszitate sembrano cinque: confermare, corroborare, esemplificare, illustrare, "cristianizzare". ·È superfluo naturalmente rammentare che la sottoclassificazione, tentata e proposta, è solo didattica: in vivo, nella lettura delle pagine isidoriane, non è facile discernere dove una citazione confermi o corrobori, esemplifichi o illustri, e non piuttosto assolva insieme tutte queste funzioni. III.3.5.1. Citazioni asseverative. È stato più volte detto che l'opera, per la quale Braulione pregò tanto Isidoro 167 , si poneva come tentativo di summa organica del patrimonio dell'antichità. Allora, Isidoro, nel ruolo del conservatore e del trasmettitore d'una cultura, raccoglie e consegna un'eredità che s'esprime con la voce stessa di quanti più contribuirono ad accumularla. Le citazioni, comunque raccolte, diventano cioè lo strumento più efficace per partecipare l'antichità ai posteri, ma anche un elemento fondamentale per far acquistare credibilità, di fronte al lettore, alle notizie riferite. La chiave De quajquo/quibus, nel senso di "sull'argomento concordemente l'opinione di ... è ... ", pare propizia a introdurre tale tipo di Hilfszitat per eccellenza: Dammula vocata, quod de manu effugiat: timidum animal et inbelle; de quo Martialis: 11>6 Adattabile al caso isidoriano l'opinione di H. HAGENDAHL, op. cit., p. 304: 'This kind of accuracy is appropriate to philological method and is uncalled for in quotations which serve more as a Iiterary adornment than as matter-of-fact information". 167 IsiD., ep. IV {ed. LINDSAY): Quaesivi et quaero, etiam pulso; unde et clamito ut aperias ... audi voce m meam, tot interiacentibus terris: "redde, redde, quod de bes". Nam servus es, servus Christi et Christianorum, ut illic sis maior omnium nostrorum, et quam nostri causa tibi conlatam praesentis, gratiam sitientibus animis scientiaque fame cruciatis inpertire non dedigneris. 259 NICOLÒ MESSINA Dente timetur aper, defendunt cornua cervum: inbelles damae quid nisi praeda sumus? 168 • In tale funzione di conferma s'incontrano anche citazioni presentate da unde che, nel senso di "per l'appunto, proprio per questo motivo, l'opinione di ... è ... " ovvero più semplicemente di "onde", pare più puntuale di De qua/ quo l quibus nell'indicare la conseguenza: ... hiems, nova, adulta et praeceps sive extrema. Unde est illud: Extremae sub casu hiemis 169 • III.3.5.2. Citazioni additive. Tuttavia, la citazione non è un elemento soltanto decorativo e tale da non corroborare l'informazione, cioè soltanto un suggello o un certificato di credibilità d'un'affermazione isidoriana. La citazione si rivela un'apprezzabile Hi/fe, aggiungendo contenuti nuovi, che il contesto immediato, magari volutamente, ignora: Cerae litterarum materies, parvulorum nutrices, ipsae: Dant ingenium pueris, primordia sensus 170 • Si tratta di citazioni a tal punto "incorporate" al contesto, che sottrarle significa davvero diminuire o cancellare un messaggio; e la loro forza è proprio nell'essere essenziali al testo. È da escludere la superfluità avvertibile nel caso degli Hi/fszitate asseverativi, una superfluità però -è onesto ammetterlo-- lamentabile oggi e con le conoscenze odierne dell'antichità profonde grazie alle fatiche di molti, non ultima quella paziente di Isidoro. III.3.5 .3. Citazioni esemplificative. Gli Hilfszitate senza dubbio più numerosi sono utilizzati da Isidoro al fine d'esemplificare. Di preferenza agganciati al contesto tramite ut o sicut, essi esercitano la funzione d'esempio in diversi domini, ma le più praticate 168 Et. XII, l, 22. V. anche Et. XII, 2, 21; 37; 7, 46; XIX, 3, 4; 23, 3; XX, 4, 5. Cfr. ·inoltre sup. III.2.2.2.3, p. 244 sg. 169 Et. V, 35, 3. V. anche ad es. Et. V, 31, 3; XII, 7, 55; XVI, 20, 11; XX, 2, 24. Cfr. inoltre sup. III.2.2.2.9, p. 247 sg. 170 Et. VI, 9, l. V. anche Et. VI, 19, 42 ; VIII, 11, 58 ; X, 244. 260 LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA sono l'esemplificazione grammaticale e quella retorico-dialettica, che costituiscono preziosamente il corpo dei libri I e II. A proposito dell'esemplificazione grammaticale è interessante osservare che Isidoro non utilizza solo esempi "d'autore", anzi i capitoli I, 7-10 e 12-4 171 provano il contrario, caratterizzati come sono da lunghe serie d'esempi rilevati dall'uso corrente della lingua scritta 172 • La medesima osservazione è possibile fare, leggendo i capitoli II, 28-9, dove non sono esemplificati con citazioni da opere classiche tutti i sillogismi dialettici e le quindici definizioni, tranne la settima, la dodicesima, la quattordicesima (Et. II, 29, 8; 13; 15), per le quali Isidoro cita Cicerone. Proprio l'uso vasto e parallelo di questa esemplificazione "volgare" induce a ritenere allora che il Sivigliano riconosca all'esempio "autorevole" un valore che supera lo specifico grammaticale, retorico, dialettico. Si tratta cioè di una questione di gusto, oltre che di efficacia espositiva 173 • Fuori dai libri I e II, il caso costHnte è quello dell'esempio tout court, con caratterizzazioni variabili da situazione a situazione e complicate dd sempre presenti esigenze di conferma: Ferrugo color est purpurae subnigrae quae fit in Hispania, ut: Ferrugine clarus Ibera 174 • III.3.5.4. Citazioni illustrative. Alcuni Hilfszitate sembrano solo frutto d'una reminiscenza letteraria, occasione di sfoggio d'erudizione, e pertanto, in apparenza, svolgono un ruolo non essenziale di "illustrazione". Premesso che illustrare è usato nel senso di rendere illustre, cioè luminoso e nobile, è però difficile qualificare inessenziale: Rota dieta quod quasi ruat: est enim machina de qua e flumine a qua extrahitur. Lucretius: 171 I capitoli trattano rispettivamente: de nomine, de pronomine, de verbo, de adverbio, de coniunctione, de praepositione, de interiectione. 172 Cfr. Et. I, 35, 2, dove coesistono l'esempio "volgare": Prothesis adpositio i11 principio verbi, ut ("gnato" pro "nato" et "tetulit" pro "tulit"], e quello "autorevole": Epenthesis adpositio in medium, ut (VERO. Aen. 3, 409): ("Maneant in relligione nepotes", pro "religione"]. 173 Estremo e riduttivo pare il giudizio di M. RoGER, op. cit., p. 200: " ... et c'est là en quoi il est plus près de Gregoire le Grand, en quoi il accorde l'usage des classiques avec la répulsion qu'il affichait pour eux, il leur emprunte seulement des définitions, des faits et des mots; nulle part, il ne témoigne qu'il ait été touché par la beauté de l'eloquence cicéronienne ou de la poésie classique". 174 Et. XEX, 28, 6. Ad es. v. anche Et. rv, 6, 18; XIX, 12; 28, 8; XX, l, 3; IO, 2. 261 NICOLÒ MESSINA In ftuvio versare rotas atque austra videmus 175 • dal momento che la citazione è funzionale al contesto e ne "illustra" significato e anche forma, consentendo di godere di una linea intera di Lucrezio. III.3.5.5. Citazioni cristiane. Nell'opera d'uno scrittore come Isidoro, che ha accettato il compromesso profano-sacro di Girolamo e Agostino, apparirà strano il supporre l'esistenza di citazioni intese a "cristianizzare", tanto più nelle Etymologiae, dove il compromesso è evidente e a tutto vantaggio della cultura profana. Ma chi legge il libro VII e i contigui VI e VIII, non può che parlare di citazioni "cristianizzanti", o almeno "cristiane", cui è affidato il compito d'indicare la direzione della verità. Se Isidoro non avverte il senso di colpa di Salviano o Paolina 176 , ma nell'uso indifferenziato della letteratura pagana e delle Scritture segue piuttosto l'esempio di Girolamo, tuttavia l'avere voluto porre accanto a Nevio, cantore della Tarentilla, Prov. 6, 13: annuit oculo, terit pede, digito loquitur (Et. I, 26, 2) rivela l'intenzione, confermata da altri luoghi delle Etymologiae, di allineare l'autorità letteraria sacra a quella profana, in una parola l'intenzione di "cristianizzare". Ma questo non può stupire in Isidoro, Hispalensis episcopus e, tuttavia, artefice del miracolo della conservazione e della trasmissione dell'eredità pagana classica. NICOLÒ MESSINA 17 5 Et. XX, 15, l. V. anche ad es. Et. III, 22, 12; VIII, 11, 68; XII, 4, 42; XVI, 5, 19 Xl!X, l, 22; 4, 10; XX, 12, 4; e sup. III.2.2.2.2, p. 243 sg. 176 H. HAGENDAHL, art. cit., p. 115, riferisce che Salviano nel De gub. Dei fa precedere la citazione profana da un'ampia giustificazione, mentre Paolino fa atto di セッョエイゥコ・@ dopo averla inserita. 262 APPENDICE Contributo alla costituzione di un canone delle auctoritates isidoriane In appendice pare utile proporre un quadro d'insieme degli autori antichi citati nelle Etymologiae, indicando per ciascuno di essi il totale delle citazioni e la percentuale rispetto al numero complessivo di citazioni "profane" nell'enciclopedia. Inoltre, si indicherà la quantità dei casi in cui la citazione, nella forma diretta e di accenno, è corredata dal nome dell'autore, e la percentuale di questi casi rispetto al totale delle citazioni di ciascun autore. In effetti, non è possibile che Isidoro abbia avuto una ragione a menzionare certi autori e a menzionarli più o meno frequentemente? In secondo luogo, le percentuali possono aiutare a scoprire il posto di ciascun autore nella gerarchia delle "autorità" isidoriane e, volendo, anche il livello di conoscenze letterarie dei potenziali lettori delle Etymologiae. Nella tavola II si riporta invece un semplice elenco degli autori latini che Isidoro cita per allusione. Come si noterà, alcuni autori vi compaiono per la prima volta, esplicitamente menzionati, mentre altri si ritrovano anche nella tavola l. TAVOLA ... Autore A Afranio ...... ... Alessandro... .. . .. . Atta ............... Augusto ......... Calvo ............ Carmen de pond .... 4 l l l l 2 (l+ l) I* c B 0,6 0,1 0,1 0,1 0,1 0,3 3 l l l l D 75 100 100 100 100 * Legenda: A) totale delle citazioni dell'autore (tra parentesi si indica il valore delle letterali e degli accenni, mentre in mancanza di parentesi le citazioni s'intendono tutte letterali); B) percentuale rispetto al totale degli autori citati; C) numero di citazioni con esplicita menzione dell'autore (per i valori tra parentesi, v. sub A); D) percentuale rispetto al totale delle citazioni dell'autore. 263 J NICOLÒ MESSINA Autore Catone ............ Catullo ............ Cecilia... . ........ Cesare ...... . ..... Cicerone ......... Cinna ............ Dorcazio ......... Elio Stilone . . . . .. Ennio ............ Frontone ......... Giovenale ......... Gracco ............ Livio ............ Livio Andronico ... Lucano ............ Lucilio ............ Lucrezio ......... Macro ............ Marcio ............ Marziale ......... Mecenate ......... Munazio ......... Nevio ............ Nigidio ............ O mero latino . . . . . . Orazio ............ Ovidio ............ Pacuvio ............ Palladio . . . . .. . .. Persia ............ Petronio . .. . .. . .. Plauto ............ Plinio ............ Properzio ......... Publilio ............ Rutilio Lupo . . . . .. Rutilio Rufo . . . . .. 3 2 2 l 57 3 l l 12 l 8 2 l l 45 9 13 2 l 14 l l 5 2 l 15 15 l l 11 2 16 6 l l l l c D 3 l 2 l 39 (37+2) 3 l l 9 l 6 2 100 50 100 100 68,4 100 100 100 75 100 75 100 l 32 6 (5 +l) 11 (10+ l) 2 l 3 100 71,1 66,6 84,6 100 100 21,4 l 4 2 l 15 12 l 100 80 100 100 100 80 100 8 l 14 (13+1) 6 (l +5) l 1 72,7 50 87,5 100 100 100 B A 0,5 0,3 0,3 0,1 9,7 0,5 0,1 0,1 2,0 0,1 1,3 0,3 0,1 0,1 7,6 1,5 2,2 0,3 0,1 2,3 0,1 0,1 0,8 0,3 0,1 2,5 2,5 0,1 0,1 1,8 0,3 2,7 1,0 0,1 0,1 0,1 0,1 (55 +2) (8 +l) (12+1) (13 +l) (15+1) (l +5) 264 l 100 l LE CITAZIONI CLASSICHE NELLE ETYMOLOGIAE DI ISIDORO DI SIVIGLIA c B A Autore D Sallustio . .. . . . . .. Scipione ......... Stazio ............ Suetonio ......... Terenziano ..... . ... Terenzio ......... Turpilio ......... Valgio ............ Varrone Atacino ... V arrone Reatino ... Virgilio ............ 17 2 2 4 2 14 l l l 5 266 (10+ 7) 2,9 0,3 0,3 0,6 0,3 2,3 0,1 0,1 0,1 0,8 45,4 (2+2) (l+ l) (3 +2) (260+6) 585 (555 + 30) 100 17 2 2 4 2 8 l l l 5 108 (10+7) (2+2) (l+ l) (3 +2) (103 + 5) 100 100 100 100 lO 57,1 100 100 100 100 40,6 -- 351 (324+27) 60 TAVOLA Il** A Autore 2 7 8 5 l l Apuleio ........... . Cesare ................ .. Cicerone ................. . Donato ................. . Livio inc . ................. . Lucilio .................... . Lucrezio .............. . Orazio .. ..... . ......... . Plinio .. . ........... . Terenzio .............. ... . Tiziano ................ ... .. V arrone Reatino ........ . .. . Verrio Fiacco .. . .. . .. . .. . Vittorino ................. . B c l 50 12,3 57 9 lO l l l l l 13 15 6 14 7,6 6,2 14,2 6,6 22 5 81,4 l 2 48 120 ( +465) 7,5 ** Legenda: A) totale delle allusioni all'autore; B) somma delle citazioni letterali e degli accenni (v. sup. tav. l): 465=585-120; C) percentuale delle allusioni rispetto al totale delle citazioni degli autori (A+ B): v. anche sup. p. 237, n. 93. 265 ARCHIVOS LEONESES RE VISTA DE ESTUDIOS Y DOCUMENTACION DE LOS REINOS HISPANO-OCCIDENTALES * * * >\RCHIVOS LEONESES es el 6rgano de las actividades culturales del Centro de Estudios e Investigaci6n "San Isidoro", de Le6n, integrado en el Consejo Superior de lnvestigaciones Cientfficas, y del Archivo Hist6rico Diocesano, de Le6n. '\RCHIVOS LEONESES inici6 su publicaci6n en 1947. Por la documentaci6n y trabajos publicados y por su seriedad cientifica, se ha difundido ampliamente en Espafia y en el extranjero, y se ha ganado el aprecio de las personas y entidades interesadas en estos estudios. ARCHIVOS LEONESES se ha convertirlo en el 6rgano especializado de los estudios medievales del Reino de Le6n y reinos occidentales hispanicos y cuenta entre sus colaboradores a prestigiosos investigadores y estudiosos dedicados a estudios medievales. ARCHIVOS LEONESES, con su norma de rigor cientifico, publica estudios y documentaci6n de historia, derecho, filologia, etnologia, arqueologia... del Reino de Le6n y demas reinos occidentales, referidos, con preferencia, a la época medieva!. ARCHIVOS LEONESES quiere, preferentemente, abrir sus paginas a los archivos eclesiasticos para publicar la rica documentaci6n que ellos contienen. ARCHIVOS LEONESES APARECE SEMESTRALMENTE. FORMANDO UN VOLUMEN DE UNAS 400 PAGINAS AL ANO SUSCRIPCION Para Espafi.a: Suscripci6n anua: : 1.600 ptas. Numeros atrasados: senc:Jlo: 1.000 ptas. doble: 2.000 ptas. Para el extranjero: Suscripci6n anual: 3.500 ptas. Numeros atrasados: sencillo: 2.000 ptas. doble: 4.000 ptas.