Cecilia Cecchini
con il contributo specialistico di Felice Ragazzo
LE PAROLE DEL DESIGN
150 lemmi tecnici liberamente scelti
03
tools collection
DESIGN
finalista premio COMPASSO D’ORO ADI DESIGN INDEX 2013
INDICE
LA CONOSCENZA PERTINENTE AL TEMPO DEL KNOWLEDGE-SURFING
Cecilia Cecchini
Ringrazio per il suo contributo al libro
Felice Ragazzo riconosciuto esperto del
legno e non solo, che conosce i segreti
dell’antico saper fare così come quelli
delle più avanzate tecnologie.
I disegni contenuti nel volume sono
realizzati da Teresa Falanga
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NUOVE TECNOLOGIE PER NUOVE IMMAGINAZIONI
Felice Ragazzo
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REALIZZARE OGGETTI:
selezione iconografica
17
LEMMI
33
Affordance
Additivo
Assemblaggio
Bietta
Biodegradabilità
Biomimesi
Bioplastiche
Bisellatura
Bottom-up/Top-down
Brasatura
Brevetti, Marchi, Disegni, Modelli
Burattatura
CAD - Computer aided design
CAD/CAM - Computer aided design/
Computer aided manufacturing
Calandratura
CAM- Computer aided manufacturing
Certificazione
Chips
Ciclo
CNC - Controlled numerical center
Coda di rondine
Coestrusione
Coibenza
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Colata a cera persa
Componente
Compounding
Contro-forma
Cordonatura
Cracking
C2C - Cradle to cradle
Cubic Printing
Deformazione
Densità
Design for all
Design for disassembling
Design strategico
Diacronico
Dicotomia
Dilatazione termica
Dima
Durabilità/Affidabilità
Ecolabel
Effetto loto
Effetto-tunnel
Elastomero
Elettro-erosione
Elettro-fresatura
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Ergonomia
Espandente
Estrusione
Etichettatura
Filament winding
Filiera
Finissaggio
Forma
Formato UNI
Fragilità
Fresa
Fusione
Fustellatura
Gel-coat
Geodetica
Giunto
Giunzione
Grafano
Grafene
Imbutitura
Incollaggio
Isotropia/Anisotropia
Laminazione
LCA - Life cycle assessment
LCD - Life cycle design
Leghe metalliche
Malleabilità
Manufatto
Materiale
Materiale primo/secondo
Materiali a memoria di forma
Materiali compositi
Materiali cromogenici fotocromici
Materiali cromogenici termocromici
Materiali elettrocromici
Matrice
Microfibra
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Microtecnologia
Misura
Modanatura
Modulo
Modulo di elasticità - Modulo di Young
Mortasa/Tenone
Nanotecnologie
Nervatura
Normazione tecnica
Nurbs - Non uniform rational basis
splines
Oled - Organic light emitting diode
Open source
Organico/Inorganico
Piegatura
Placcatura
Plasticità
Poliaccoppiato
Polimeri termoindurenti/Polimeri
termoplastici
Pressofusione
Processo
Prodotti derivati dal legno
Prodotto
Prosumer
Prototipazione
Prototipazione rapida - Rapid
prototyping
Prototipazione rapida per deposizione
- FDM Fused deposition modelling
Prototipazione rapida per
sinterizzazione selettiva - SLS
Selective laser sintering
Prototipo
Pultrusione - Pultrusion
Punzonatura
Quota /Quotatura
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Resilienza
Reverse engineering
Rivestimento
Rivettatura
Sabbiatura
Sagoma
Saldatura
Scapezzatura
Sgrossatura
Silicene
Simmetria
Sinterizzazione
Smart materials
Smusso
Soffiaggio - Blow molding
Sottopezzo
Sottosquadro
Stampaggio
Stampaggio a iniezione - Injection
molding
BIBLIOGRAFIA E WEBSITE
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Stampaggio a iniezione assistito da
gas - Gas injection technology
Stampaggio per deposizione manuale
- Hand lay-up
Stampaggio rotazionale - Rotational
molding
Stampante 3d - 3 Dimensional
printing
Stampo
Stereotomia/Plasmazione
Superfici rigate
Tamburato
Tassellazione
Termoformatura
Termosaldatura
Texture
Tipo
Tornitura
Utensile/Attrezzo
Vetro float
121
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7
LA CONOSCENZA PERTINENTE AL TEMPO DEL KNOWLEDGE-SURFING
Cecilia Cecchini
La conoscenza pertinente come base per una “discontinuità sistemica”
La conoscenza pertinente è, secondo il sociologo francese Edgar Morin “quella capace
di collocare ogni informazione nel proprio contesto e se possibile nell’insieme in cui si
1 Morin, E. (1999). La testa inscrive1” (E. Morin, 1999). La sua convinzione è che la separazione
ben fatta. Riforma dell’in- tra le discipline non permetta di percepire ciò che è tessuto insieme,
segnamento e riforma del
pensiero. Milano: Raffaello ciò che queste hanno in comune, le relazioni tra le parti e il tutto.
Nel caso del design questo vuol dire non cogliere i legami esistenti
Cortina, p. 8.
2 Contributi selezionati su tra progettazione tecnologica degli artefatti e questioni ambientali,
questi temi sono contenuti
etiche, antropologiche, politiche, in altre parole la complessità e
in: Imbesi, L. (2008). Etica
e design riflessioni. Roma: la trasversalità che sottende anche il più semplice dei prodotti.
Rdesignpress; Diid Dise- La conoscenza pertinente è dunque la base per una progettazione
gno Industriale (2003) 3/4,
consapevole e responsabile. Altrimenti, anche se corretta dal punto
Ethics Plus; Diid Disegno
Industriale (2003) 6, Ethnic di vista puramente tecnico, si riduce a una operazione dettata
& Technical.
esclusivamente dal marketing e da logiche del mercato, come è
3 Per approfondimenti sul
successo in passato e come accade ancora, nonostante l’attuale
concetto di “discontinuità
sistemica” si veda: Manzini, crisi globale non sia solo economica ma metta - o dovrebbe
E., Susani, M. (1995). Solid mettere - in discussione il nostro modello di sviluppo.
Side. The search for consi- Vi è il concreto rischio-catastrofe nel perseguimento di un fare
stency in a changing world.
Netherlands: V + K Publi- dilapidatorio e squilibrato, non ulteriormente perseguibile per
shing; Manzini, E., Vezzoli i suoi effetti ambientali e sociali2. Ciò è chiaro non più solo a
C. (1998). Lo sviluppo di un’esigua minoranza, ma è opinione condivisa tra chi non vuole
prodotti sostenibili. Rimini:
Maggioli Editore; Manzini, più ballare sull’orlo dell’abisso. Il design, con le sue relazioni
E., Vezzoli C. (2007). Design connessive e pervasive, per ritrovare un senso si deve collocare
per la sostenibilità ambien- in tale scenario, in caso contrario anche i lemmi più nobili quali
tale. Milano: Zanichelli.
innovazione, parola-coperta sotto la quale è facile rifugiarsi,
Piattaforma web: www.
sustainable-everyday.net/ rischiano di diventare privi di senso.
manzini
Eppure da circa venti anni Ezio Manzini richiama la necessità di una
4 Koenig, G.K. (1983). De“discontinuità sistemica”3 (E. Manzini, 1995) rispetto alla situazione
sign: rivoluzione, evoluzione o involuzione? Ottagono, corrente, e trenta anni fa Klaus Koening scriveva: “Il vero design è
68, p. 24.
tale solo quando agiscono forti interazioni fra scoperta scientifica,
applicazione tecnologica, buon disegno ed effetto sociale positivo”4 (G. K. Koening, 1983).
La fase fondativa e gloriosa del design risalente agli anni Cinquanta è ormai lontana,
tutto è mutato anche per la comparsa - sempre parlando di lemmi - di parole “pesanti”
prima sconosciute quali parcellizzazione, delocalizzazione, globalizzazione.
C’è bisogno di un ripensamento profondo su cosa, come e per chi si progetta. Un pensiero
ampio e potente che non sia autoreferenziale ed esclusivamente circoscritto nell’ambito
dei confini disciplinari, che sia capace di indurre cambiamenti nell’insegnamento e, per
quanto possibile, nella produzione stessa. Le condizioni interne e al contorno del “fare
design” sono profondamente trasformate rispetto a un passato seppure prossimo, una
mutata consapevolezza può essere anche foriera di nuove possibilità positive.
5 Eco, U. (1977). Come si fa
una tesi di laurea. (1 ed.).
La Rete e lo studio del design: il knowledge-surfing
Milano: Bompiani, p. 59.
Il couchsurfing è l’ultima frontiera del viaggiare low cost fra i
ragazzi: passando da un “divano” all’altro offerto da persone disponibili si può girare
il mondo. Un modo intelligente e democratico per trovare da dormire e non solo,
felicemente rappresentato con questa parola che in soli dieci anni è diventata una
delle più cliccate in rete.
Knowledge-surfing, per analogia, può ben sintetizzare quanto prodotto dagli ipertrofici
polpastrelli di chi, nato e cresciuto al tempo di internet vi cerca e vi trova tutte le
informazioni. La potenza di questo portentoso mezzo che rende tutto alla portata di un
click e la sua crescita esponenziale, hanno determinato una rivoluzione copernicana
nel modo di studiare, di fare ricerca, di comunicare i suoi risultati. Pensare di farne a
meno - a soli trenta anni dalla sua invenzione - sembra oggi impossibile, sarebbe come
rinunciare alla luce elettrica.
Umberto Eco nel celebre saggio Come si fa una tesi di laurea scriveva: “È molto importante
definire l’oggetto vero della tesi perché dovrete porvi sin dall’inizio il problema della
reperibilità delle fonti”5 (U. Eco, 1977). È una importante e sempre valida indicazione
che, però, assume oggi un significato e una prospettiva operativa del tutto diversa.
Internet semplifica enormemente la ricerca, porta con sé la necessità di scegliere in
tanta sconfinata abbondanza e di verificare, molto più che in passato, la veridicità delle
fonti.
Alle persone che hanno memoria di lunghe e silenziose giornate passate a consultare
centinaia di schede cartacee all’interno dei “cataloghi dei soggetti”, dei “cataloghi degli
autori” e dei “cataloghi dei titoli” nelle biblioteche, l’immenso sapere disponibile in rete
sembra una meravigliosa opportunità. Un enorme guadagno in termini di possibilità,
di accesso alle informazioni, di democratizzazione delle conoscenze che la “screen
generation” ritiene scontato.
Per contro la fatica di trovare un libro, di leggerlo, di prendere appunti allena a una
concentrazione e a un’applicazione metodica, indispensabile agli studiosi ma necessaria
anche a tutti gli studenti.
st
8
“Screen Generation” e deficit di appropriazione
La natura stessa del mezzo ha prodotto significativi mutamenti nei suoi utenti, natura
rivelata dal verbo che accompagna il sostantivo “rete”. Navigare in internet, appunto, ha
cambiato i modi dello studio, riducendo i tempi di attenzione e insegnando a spostarla
con impressionante rapidità su soggetti diversi: ha modificato la scrittura, ha velocizzato
e reso meno approfondita la lettura. Come testimoniato dai risultati delle numerose
6 Morin, E. (1999). Op. cit. indagini condotte da sociologi, massmediologi e medici sulle
p. 9.
conseguenze positive e negative di tali cambiamenti. E come
risulta dall’esperienza quotidiana dei docenti che insegnano in scuole di qualsiasi ordine
e grado superiore all’asilo.
“Dov’è la conoscenza che perdiamo nell’informazione?”6 si chiede Morin citando Eliot.
È legittimo domandarsi anche: “Cosa ne è di tutta questa informazione?”
Senza scomodare i massimi sistemi, le nuove generazioni sembrano essere mediamente
prive - fatte le debite, doverose, eccezioni - della capacità della lettura lenta e della
concentrazione lunga, a fronte di un’attitudine mentale veloce e aperta.
Tornando a Umberto Eco, egli metteva in guardia circa il pericolo insito nel credere di
essersi appropriati, di aver imparato un concetto facendo una fotocopia della pagina del
libro sul quale è pubblicato. Nell’era delle illimitate informazioni il rischio è che senza
neanche dover fare la fatica di fotocopiare ma ricorrendo all’istantaneo download, si
abbia l’impressione di averle fatte proprie. Con un click. Inoltre, se l’equazione “poche
informazioni-poco sapere” è certa, non lo è il suo contrario “molte informazioni-molto
sapere”.
Riportando le questioni nell’ambito del design e tornando all’importanza di cogliere
le relazioni tra le parti e il tutto di cui si è scritto all’inizio, ci si chiede se la massima
connessione caratteristica della rete favorisca o rallenti l’indispensabile attitudine
a contestualizzare se non i saperi, almeno le informazioni attinenti a questa poco
perimetrabile disciplina.
L’importanza delle parole - Le parole importanti
“Ma come parla??? Le parole sono importanti!!!” Urla Nanni Moretti nel film Palombella
Rossa, schiaffeggiando l’attonita giornalista per il suo uso approssimativo e improprio
delle parole. Chi parla male pensa male, scrive male e comunica male. Più il mondo
si complica, si globalizza, si dilata e più è necessario che i linguaggi siano univoci e
comprensibili, senza perdere in ricchezza.
Ciò riguarda anche il design e in particolare il suo insegnamento che dovrebbe essere
finalizzato a una solida formazione tecnico-culturale, capace di fornire agli studenti gli
strumenti e i metodi per comprendere e gestire la complessità nella quale si colloca
9
l’operare nel campo della progettazione degli artefatti, siano essi materiali o immateriali.
Questa pubblicazione, che spiega il significato di centocinquanta lemmi, è un ausilio
elaborato a tale scopo. È un invito alla lettura lenta, uno stimolo alla curiosità che dalla
carta stampata può portare al web con una chiave di ricerca in più; che da un lemma
rimanda a un altro in un un susseguirsi di informazioni e concetti correlati, strettamente
tecnici o più di scenario.
7 Molotch, H. (2005). Fenomenologia del tostapane.
Da affordance a vetro float passando per prosumer
Milano: Raffaello CortiLa scelta dei lemmi ha richiesto non poca cura, alla base alcuni na Editore; Norman, D.A.
ragionamenti di fondo.
(1997). La caffettiera del
I materiali sono in perenne evoluzione, basti pensare alle centinaia masochista. Firenze: Giunti; Chiapponi, M. (2005). Le
di nuove molecole brevettate annualmente, alle ibridazioni tra forme degli oggetti. Il Verri,
sostanze diverse, alla continua immissione sul mercato di materiali 27, pp. 17-34.
primi/secondi. Di conseguenza la decisone è stata quella di non
rincorrere con la staticità di un libro uno scenario in incessante divenire - per una
documentazione di tale genere sono perfette le materioteche, aggiornabili in tempo
reale. Sono state dunque scelte solo alcune famiglie di materiali che più di altre hanno
aperto o apriranno nuove strade in seno al design (smart materials, materiali cromogenici,
materiali a memoria di forma, bioplastiche, grafene...).
Per le lavorazioni la necessaria selezione è stata fatta in base alla loro importanza (CAD/
CAM, Injection molding, rotational molding...), al loro grado d’innovazione (nanotecnologie,
microtecnologie, reverse engineering...), o per restituire memoria di tecniche, utensili
e attrezzi in passato consueti e che oggi costituiscono un patrimonio di nicchia, che
si va perdendo; in alcuni casi si tratta di lavorazioni che pur chiamandosi allo stesso
modo si realizzano diversamente rispetto alle modalità originarie (colata a cera persa,
mortasa-tenone...).
Ci sono poi i lemmi-tecnici, importanti per la progettazione (stereotomia, plasmazione,
tassellazione, normazione tecnica...). I lemmi-concetto, importanti perché possono
cambiare radicalmente il modo di approcciare il design (open source, biomimesi...).
I lemmi-princìpi, che non dovrebbero essere disattesi (cradle to cradle, design for
disassembling...). E, infine, i lemmi-fondativi, le pietre angolari della disciplina (manufatto,
prodotto, forma, processo...).
Affordance è il primo dei centocinquanta lemmi. Rimanda a una riflessione relativa alla
natura degli oggetti, alla loro capacità di autodichiararsi e di mostrare il loro carattere
esortativo. Questioni centrali per il design, inerenti la funzione semiotica oltre che
tecnica degli artefatti. Non a caso è una parola trasversale che fa capo a discipline
diverse: psicologia, semiologia, design7.
10
Vetro float è l’ultimo lemma, si tratta di una lavorazione che ha rivoluzionato il modo
di produrre le lastre vetrate e che ha cambiato la loro stessa natura. Le lastre float
sono perfettamente piane perché durante la formatura galleggiano su un bagno di
stagno, non hanno più le caratteristiche “ondulazioni” delle loro antenate che nella
fase di realizzazione venivano tirate in orizzontale o in verticale, e di questa lavorazione
portavano le tracce. Una “memoria” che ha per lungo tempo caratterizzato la visione
dalle finestre, che risultava leggermente distorta. Si tratta di un lemma che racconta
l’evoluzione di una lavorazione, mette in luce il nesso tra tecnologia e risultato finale
del prodotto e come ciò determini un importante cambiamento legato alla visione.
Tra il primo e l’ultimo sono elencati centoquarantotto lemmi scelti perché illustrano
l’ingegno umano del fare di oggi come di ieri; perché raccontano le nuove prestazioni
che possono essere conferite ai materiali progettati; perché legati alla gestione
ambientale o alla proprietà intellettuale; perché fanno riferimento alle nuove frontiere
dell’infinitamente piccolo o restituiscono una classificazione esaustiva di prodotti diversi.
O perché - è il caso di prosumer - sono forieri di rivoluzionari cambiamenti nel mondo del
design e più in generale della società, la cui portata è comprensibile solo se si possiede
una “conoscenza pertinente”.
11
NUOVE TECNOLOGIE PER NUOVE IMMAGINAZIONI
Felice Ragazzo*
Il senso del tutto in un gruppo di parole
Passando da un lemma all’altro, procedendo alla stesura di un glossario circa i significati
più essenziali relativi al design, non si può fare a meno di riflettere, a poca distanza
di circa un secolo dacché esso esiste, su che cosa sia, su che cosa si vorrebbe che
fosse, su che cosa è stato e su che cosa prevedibilmente sarà lo * Felice Ragazzo, esperto
di tecnologie innovative con
straordinario fenomeno chiamato design.
Probabilmente, non è quello di un glossario lo spazio idoneo particolare riferimento alle
seconde lavorazioni del leper l’esegesi di argomenti di così vasta portata. Tuttavia, se si gno e della geometria finaignorasse la questione e si lasciasse sguarnito il mero elenco, lizzata al design. Ha presentato studi e ricerche presso
ugualmente non si sarebbe nel giusto.
importanti convegni e ha
Il coacervo eterogeneo di discipline, culturali, scientifiche, pubblicato sulle più qualitecnologiche e tecniche sulla base delle quali il design si è ficate riviste di settore, suo
sviluppato, ha fatto sì che ne risultasse un corpo mutabile, il volume Curve Policentriche
(Prospettive Edizioni, 2011).
sensibile ed aperto ai cambiamenti dei tempi. In questo senso, In qualità di designer con il
il design potrebbe essere inteso come una significativa cartina “Progetto Poliedra” ha readi tornasole di un periodo evolutivo oramai consistente, eppure lizzato per il Gruppo Guzzini
la prima lampada con cabrevissimo, se si prende in esame l’arco temporale dacché si
rattere di sistema. Insegna
realizzano manufatti destinati all’uso. Se si facesse riferimento a design, per Alta Qualificaun corpus di termini pregnanti ed essenziali di qualche decennio zione, presso la “Sapienza”
fa, il panorama lessicale, sarebbe probabilmente diverso. Al tempo Università di Roma.
stesso, se si mettessero a confronto termini elaborati nei due diversi momenti, potrebbe
accadere che i loro significati non risultino del tutto coincidenti. Non soltanto quindi
sarebbe diversa la composizione dei lemmi, ma si differenzierebbe in sostanza l’intero
impianto cognitivo. Pertanto, facendo le dovute proiezioni, si troverebbero a confronto
diverse visioni del design.
I fenomeni che generano tutte queste mutazioni sono numerosi e ben noti. Sorvolo,
pur senza perderli di vista, su tutti quegli aspetti che attengono alla sfera emotiva e
che sono così incidenti sui modelli comportamentali, tanto da condizionare le leggi del
gusto e, per questa via, la concreta produzione industriale, con tutto ciò che ne deriva
in termini culturali e di circolazione delle idee per mezzo dei canali della formazione
e della comunicazione di massa. Sorvolo anche, ma con maggiore assillo rispetto
agli avvenimenti che via via si sono succeduti, su tutte quelle questioni acutamente
generative che attengono alla sfera politica, sociale ed economica.
12
Mutare per perseverare
Ma prima di concentrarmi sugli scenari tecnologici e tecnici, quelli che mi preme qui
di privilegiare, trovo utile orientare qualche riflettore su alcuni aspetti esterni a questi.
Un primo aspetto evidente è che sono mutati nel tempo le finalità, gli obiettivi strategici,
i mezzi, per fare design. Se poco meno di un secolo fa, e per alcuni decenni, fare design
significava promuovere coerenza e qualità nei processi produttivi, volti a soddisfare il
bisogno di beni d’uso da parte di vasti ceti popolari poco abbienti e in via di riscatto,
con la successiva stagione, dove uno dei fenomeni emergenti fu il cosiddetto “Made in
Italy”, fare design finì per favorire un tipo di società che poi fu definita “dei consumi”,
fino a diventare “opulenta”. La primigenia istanza sociale perse vigore per dare spazio
a un’altra di segno diverso, mutando radicalmente le finalità del design. Ai baricentri,
europeo e nord-americano, dei primi tempi, se ne aggiunsero altri, producendo una
sorta di migrazione del design verso alcune aree del mondo: Giappone, Sud Est asiatico,
Sud America … Ma, oltreché di migrazione, fu anche di ibridazione che si poté parlare.
Il design che si radicò in tali aree assunse fisionomie proprie che gli permisero di
contraddistinguersi da quello degli altri ceppi.
Venendo a tempi più recenti, il fenomeno emergente è dato dall’entrata in scena di
nuovi soggetti, prima esclusi dal design, o quanto meno marginali a esso (Cina, India,
Brasile …), i quali, in virtù di molte ragioni, tra cui un più basso costo del lavoro, sono
stati portatori di processi che mettono in seria difficoltà tutti quei Paesi nei quali il
design ebbe le sue prime gestazioni, costringendo questi ultimi a ricercare affannose
vie d’uscita rispetto ai nuovi stati di fatto. La tradizionale catena formata da design,
produzione e consumo, incentrata su di una sostanziale unità di spazio e di tempo, si
frantuma per fare posto a una rete di relazioni senza confini. Ma più che queste è la
pelle del design che cambia, perché si polverizza quella centralità di pensiero che ne
canalizzava le finalità. D’altro canto, come si sarebbe potuta favorire tale centralità
se la prassi invalsa è stata quella che il design si sarebbe continuato a fare in aree di
esperienza consolidata, mentre l’industria sarebbe stata delocalizzata in aree meno
progredite?
Motore, e al tempo stesso, prodotto derivato di tale circostanza, è stato certamente il
fenomeno che si racchiude nel termine di “globalizzazione”, termine che tra gli altri
significati contiene in sé eminenti valenze tecnologiche, le quali, come vedremo tra poco,
sono alla base delle nuove radicali mutazioni del design. Ma prima di toccare questi
aspetti, merita provare a inquadrare, seppure a larghi tratti, in che cosa consista, alla
luce di tutto ciò, attualmente, il design. Merita capire che cosa sia oggi il nuovo e come
si possa inquadrare il nuovo design.
13
Provare a rispondere ad alcune domande
Una prima domanda che ci si deve porre, per provare a venire a capo della questione
è: quali sono i nuovi problemi, insorti nel frattempo, che il design dovrebbe contribuire
a risolvere?
Altra domanda: come si sono evoluti i rapporti tra design e tecnologia e tra tecnologia
e scienza?
Altra domanda ancora: quali nuove immaginazioni sono possibili con il nuovo design?
È quest’ultima la domanda che suggestiona lo scopo pratico del presente glossario,
ovvero: quale lessico sia più adatto per rappresentare questo nuovo design?
Alla prima domanda non si può qui rispondere che con un flash, sintetizzabile con un
termine: “dematerializzazione”. Il mantenimento di condizioni di vita eccellenti o quanto
meno accettabili, laddove queste sono state raggiunte, la possibilità di elevamento
laddove non sono ancora adeguate, la possibilità di accesso a condizioni di vita di minima
civiltà laddove non esistono affatto, presuppone una gestione sempre più oculata delle
risorse disponibili. Se in moltissime circostanze, più che far circolare prodotti fisici è
congruo far circolare la sola informazione, in seno al design non si può fare a meno
di trarne le dovute conseguenze. È messo in causa, a tale proposito, l’intero universo
degli oggetti, con particolare riferimento ai supporti cartacei. Di fronte a questa vasta
problematica si pongono le tecnologie fondate sul digitale. Anche l’elettronica consuma
energia, ma in moltissimi casi consente di risparmiare materia. Non solo: elettronica e
digitale, attraverso una più sintetica ed efficace organizzazione dei processi, consentono
una consistente contrazione dei tempi di realizzazione e, al tempo stesso, un elevamento
della qualità. Pertanto, se da un lato il consumo istantaneo di energia potrebbe risultare
più elevato rispetto ai metodi tradizionali, alla fin fine la rapidità di esecuzione conduce
a un risparmio di essa. Se si porta alle estreme conseguenze questo ragionamento, la
posta in gioco del design non è più tanto quella di come fare oggetti e prodotti sempre
più belli ed aggiornati, sfruttando al meglio le nuove tecnologie, ma più radicalmente se
fare o astenersi dal fare intere categorie di essi e come promuoverne di nuove mai viste.
Il nuovo del design, quindi, non può più andare nella sola direzione caratterizzata per
un continuo sviluppo di prodotti originali o rimodellati nei contenuti, dove il principale
fattore di regolazione è costituito dal mercato, ma anche in quella che costringe a fare i
conti, in generale, con le risorse disponibili. Poiché il design è una necessità, ma anche
una facoltà, da quanto appena asserito potrebbe trasparire una riserva limitatrice, un
orizzonte oltre il quale regna il nulla. Non è così, e il design lo ha sempre dimostrato:
come cambiano le condizioni generali di riferimento, altrettanto cambiano i modelli di
comportamento, gli stili di vita, i mezzi produttivi, le filosofie progettuali e, alla fine,
nuovi prodotti per nuovi consumi.
14
Oltre le tecnologie convenzionali, oltre le tecnologie digitali
A ben vedere, però, il design non deve soltanto far fronte a compiti di questa nuova natura:
esiste tutto un fronte tecnologico, che va oltre l’elettronica e il digitale, radicalmente
nuovo, destinato a sviluppare ingenti ripercussioni sulla vita di tutti i giorni negli anni
a venire. Dallo sfondo di tutto ciò emerge la seconda domanda di cui sopra, che vale
la pena richiamare, ovvero: come si sono evoluti i rapporti tra design e tecnologia e
tra tecnologia e scienza? La parte pertinente al design, sottintesa da questa domanda,
mette in causa uno scenario vorticoso di nuovi materiali dai comportamenti inusitati,
lontani, per non dire alieni, dal senso comune. Si tratta di uno scenario che fa regredire
ampi settori delle tecnologie fondate sul digitale, considerate di frontiera innovativa, per
esempio, le lavorazioni a controllo numerico, a una sorta di Neo-Archeologia Industriale.
Si tratta di un fronte dove i connotati scientifici sono acquisiti da tempo e si fondano
sul nuovo che ha visto la luce nel corso del secolo scorso, ma che continua a produrre
incessantemente nuove acquisizioni. Sul piano tecnologico, per starvi al passo occorre
prestare attenzione, con cadenza pressoché quotidiana, a riviste specializzate, inserti
giornalistici, siti web, etc., tante sono le novità che da ogni parte vengono sfornate in
termini di nuovi materiali, nuovi processi, nuove applicazioni, sperimentazioni pilota.
Per quanto riguarda l’industria (quella che potenzialmente può relazionarsi al design) si
registra una situazione ancora del tutto pionieristica, quasi un’industria che non è ancora
pienamente tale, nella quale i tratti salienti possono essere ancora rintracciati in un
acceso sperimentalismo, in una motivata attesa che tutti i tasselli diventino disponibili,
in primi tentativi di normalizzazione e verifica, in fiduciose aspettative che diventino più
accessibili i costi. Venendo al design, sembrerebbe che sia più improntato a subire che
a cavalcare la situazione in sviluppo. Eppure, quanta nuova immaginazione potrebbe
scaturire da materiali che eludono le leggi della fisica di tutti i giorni! Si tratterebbe di
materiali che, se non fossero certificati da consessi di indiscutibile prestigio, parrebbero
fuoriuscire dalla sfera dell’onirico.
È il mondo delle cosiddette nanotecnologie. È un mondo di apparenti stranezze, dove
la scaturigine dei paradossi si manifesta quanto più si scende verso il piccolo, poiché
tanto più lo spazio si dilata. È un mondo dove il certo si trasmuta nel probabile. È
un mondo dove lo spazio e il tempo si possono a fatica immaginare e non sono
più quelli che regolano il nostro quotidiano. È un mondo che offre una ragione
al fatto che un geco cammini a piacere, capovolto su di una superficie accidentata
o che una farfalla ci abbagli con i suoi mille colori. È un mondo dove la forza va di
pari passo con la leggerezza, come avviene per esempio con il grafene; dove tutto
parrebbe evanescente eppure è applicabile e funzionante; dove gli assetti industriali
consolidati sono destinati a saltare, se diventerà usuale detergere a cadenze mensili,
15
o più, gli indumenti personali, senza venire meno a elementari requisiti di igiene.
Ma ciò che più conta è che si tratta di un mondo non più così lontano dai confini tra ciò
che vive e ciò che è inanimato. Un eloquente segno in tal senso è dato da quanto ribolle
nel fronte sempre più vasto e pregnante di ciò che va sotto il nome di “biomedicale”,
ma più in generale di “biotech”.
Un programma di design, orientato a tenere conto di scenari così sconvolgenti, non
può che essere un programma presupponente un immenso e potente spazio creativo.
E così, come il design delle origini per molti aspetti precorse i tempi, contribuendo a
inventare l’allora futuro, oggi ci sono tutte le condizioni affinché si ricominci da capo.
Le centocinquanta parole del Glossario sono state scelte stando con i piedi per terra,
per fare i conti con la realtà, la quale, per quanto sia destinata presto a mutare,
nell’immediato è quella che si conosce. Pur con tutta la prudenza e la circospezione
dettate dalle regole del buon senso, esse sono state elaborate per rivendicare un ruolo
di apertura e suggestione verso i nuovi scenari che incombono, anche questi oramai
non più così misteriosi. Centocinquanta parole che, come già detto prima in altro modo,
giocano la scommessa di non lasciare inevasa la terza domanda, quella su quali nuove
immaginazioni siano possibili con il nuovo design.
Realizzare
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Nelle pagine precedenti
1. Angeletti-Ruzza, caraffa Happy Hour, stampaggio
a iniezione bicolore, Premio Design Plus 2009,
Fratelli Guzzini.
2., 3. DumDum, tavolo Taro, taglio a filo e rifinitura
manuale della base in pietra arenaria di
Carniglia.
4. Luisa Cevese, Riedizioni, lavorazione cimose di
seta provenienti da scarti di tessitura.
5. Andrea Salvetti, seduta Mamava, lavorazione
lastra di alluminio anodizzato argento.
6. Lorenzo Damiani, ciotola 152 Collection,
formatura manuale, vetreria Luigi Fornasier.
7. Daniele Papuli. POIL, struttura lamellare di
forma circolare in sospensione o a parete in fibra
di poliestere colorata, realizzazione manuale.
8. Progettazione calzature.
9. Realizzazione manuale di montatura per occhiale
in legno.
10., 11. Lorenzo Damiani, vaso serie Truciolari,
lavorazione al tornio.
12. Felice Ragazzo. Elettrofresatura di un vassoio
ligneo, CNC di Francesco Carullo.
13. Felice Ragazzo. Elettrofresatura di un vassoio
ligneo, CNC di Duglio Arredamenti.
14.15. Alessandro Ciffo, vaso Filifini, estrusione
manuale del silicone. Foto Emilio Tremolada.
16. Alessandro Ciffo, lampadario Lucemolle,
lavorazione a spatola del silicone. Foto Emilio
Tremolada.
17., 18., 19. Cantiere navale Indiana Yachting,
lavorazione manuale di materiali compositi e
sacco del vuoto impiegato per la realizzazione di
uno scafo. Foto Andrea Doroni.
20. Guzzini Lab, Contenitore Vintage, stampaggio a
iniezione bicolore, Fratelli Guzzini.
21. Lorenzo Damiani, rubinetto OnlyOne in fusione
di ottone, IB Rubinetterie.
LEMMI
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35
A
affordance Proprietà, reale o percepita, di un artefatto che lo rende autoesplicativo. Indica, cioè, cosa è possibile
fare con un determinato oggetto, massimizzando l’affordance l’utente è indotto
intuitivamente a un suo corretto uso.
Attiene quindi all’essenzialità dell’interazione tra percezione e azione. ¬ L’affordance induce una relazione ottimale
tra un oggetto e il fruitore, sia in termini di flusso di informazioni emesse dal
primo, sia di stimolo a sviluppare azioni
intuitive e appropriate di uso dell’oggetto
stesso da parte del secondo. Ad esempio
lo stimolo alla presa di una bottiglia per
mezzo della sua strozzatura a mezza
altezza, o la spinta di un maniglione in
una porta antipanico o, in ambito informatico, i forms cioè i campi dove è possibile scrivere. ¬ Ogni oggetto può essere
riconosciuto sia in senso “pittorico”, sia
in senso “pragmatico” ed è in questo
secondo caso che si manifesta la sensazione di affordance. Infatti, nel primo
caso il risultato è la semplice distinzione
di un oggetto rispetto ad altri, nel secondo caso, invece, il risultato consiste
nella percezione delle proprietà fisiche
manifestate dall’oggetto per agire su di
esso. ¬ L’affordance può essere:• reale,
inerente le azioni che un oggetto consente di effettuare su o tramite esso; •
percepita, inerente le azioni che l’utente
percepisce come consentite; • esperita,
inerente le azioni che l’utente ha effettivamente compiuto con l’oggetto. ¬
Massimizzare l’affordance di un artefatto
vuol dire ridurre la distanza tra quella
reale e quella percepita.
additivo Sostanza aggiunta in piccole
quantità in fase di lavorazione per incrementare e/o mantenere nel tempo
le caratteristiche prestazionali dei materiali ai quali è addizionata. ¬ La maggior parte dei polimeri artificiali vengono
miscelati con additivi diversi secondo le
prestazioni richieste. Tra i più usati ci
sono: antiossidanti, agenti schiumogeni, agenti antistatici, ritardanti di fiamma, plastificanti, rinforzanti, pigmenti,
fragranze, modificanti antiurto, stabilizzatori termici, lubrificanti. ¬ (Vedi:
compounding; espandente; polimeri
termoindurenti/polimeri termoplastici)
assemblaggio Processo di aggregazione di pezzi, parti, componenti,
moduli, tale da configurare - in modo
reversibile o irreversibile - un oggetto o
una sua parte. ¬ Funzionali all’assemblaggio sono i dispositivi di connessione: • a secco, tramite viti, bulloni, chiodi,
biette, rivetti (assemblaggi reversibili);
• umidi, tramite colle, resine, solventi
36
37
(assemblaggi per lo più irreversibili); •
per cambio di stato del materiale, tramite
saldature, brasature, occlusioni (assemblaggi irreversibili). (Vedi: brasatura;
bietta, giunto; giunzione; rivettatura)
B
bietta Dispositivo di connessione realizzato con un cuneo che vincola due pezzi
adiacenti. ¬ In un ingranaggio la bietta è
l’inserto che lo rende solidale al perno.
(Vedi: assemblaggio; giunto; giunzione)
bietta
biodegradazione, la velocità di tale processo varia in conseguenza del modificarsi delle condizioni ambientali: caldo
e umido lo favoriscono, freddo e secco
lo rallentano. ¬ Sono biodegradabili - a
parità di condizioni in tempi diversi - i
materiali organici (carta, legno, fibre
naturali, bioplastiche…) al contrario dei
materiali plastici artificiali. ¬ Riproducendo e massimizzando in ambiente
controllato tale processo – attraverso il
compostaggio o la digestione anaerobica
- è possibile smaltire in tempi relativamente brevi la frazione umida dei rifiuti
domestici e, più in generale, tutti i materiali biodegradabili. (Vedi: bioplastiche)
ingranaggio
biomimesi
biette
perno
biodegradabilità
Capacità di un
materiale di decomporsi in sostanze più semplici per azione di processi
enzimatici attivati da microrganismi
presenti nell’ambiente. Quando questo processo biologico è completo si ha
una totale conversione delle sostanze di
partenza in acqua, anidride carbonica,
sali minerali e biomassa. ¬ Il ciclo naturale di vita sulla terra è basato sulla
Disciplina che studia le
caratteristiche e i sistemi della natura
come riferimento per il miglioramento
dei prodotti e delle attività dell’uomo, conosciuta anche come bionica. ¬ È basata
sull’ottimizzazione delle forme secondo
il principio naturale del minimo impiego
di materia in rapporto all’efficacia della
funzione e, più in generale, sull’ottimizzazione dei sistemi a fronte della razionalizzazione delle risorse. ¬ Tale approccio alla progettazione parte dallo studio
di modelli e processi naturali per trarne
ispirazioni, logiche e spunti da applicare
in vari campi della scienza, del design,
dell’architettura: l’osservazione delle
formiche ha consentito la realizzazione
di modelli matematici utilizzabili per l’ottimizzazione dei flussi di traffico; l’invenzione del velcro è stata realizzata ana-
lizzando il funzionamento dei minuscoli
uncini dei semi della bardana; l’effetto
loto ricalca il comportamento delle foglie
dell’omonima pianta rispetto all’acqua. ¬
Approccio simile - che s’ispira all’intelligenza della natura - è quello dell’Hybrid
Design.(Vedi: biodegradabilità; effetto
loto)
bioplastiche Bio-polimeri realizzati
partendo da materie prime provenienti
da fonti rinnovabili o di origine fossile
che hanno la caratteristica di essere
biodegradabili e compostabili, a fine vita
possono essere smaltiti tramite compostaggio, digestione anaerobica, o direttamente nel suolo. ¬ Per la definizione
di bioplastica l’impiego di materie prime
provenienti da fonti rinnovabili è parte
integrante ma non sufficiente, infatti,
queste ultime vengono usate anche per
la realizzazione di alcune plastiche tradizionali (ad esempio il “polietilene verde”)
che però a fine vita non risultano biodegradabili e compostabili. ¬ Le principali famiglie di biopolimeri presenti sul
mercato sono realizzate partendo da:
• amido ricavato dal mais, dal frumento, dalla patata, dal riso, dalla tapioca,
meglio rispetto all’impatto ambientale
se provenienti da scarti e sottoprodotti. A questa famiglia appartengono le
bio-plastiche più diffuse; • PLA - acido
polilattico, la loro biodegradazione deve
essere innescata attraverso l’idrolisi; •
PHA poli-idrossialcanoati (poliesteri da
fonti rinnovabili), scarsamente diffusi
38
per gli alti costi di produzione; • bioetanolo, impiegato per la produzione di
bio-polietilene; • risorse rinnovabili per
la produzione di poliammidi bio-based; •
cellulosa, prodotta grazie alla modificazione chimica della cellulosa naturale
ricavata, in prevalenza, da legno o fibre
di cotone. ¬ Attualmente i biopolimeri comunemente chiamati “plastiche verdi”
- sono usati soprattutto per la realizzazioni di sacchetti (shopper e contenitori
per la raccolta della frazione umida dei
rifiuti); nel settore del packaging; per le
stoviglie monouso; per i film di pacciamatura usati in agricoltura (che a differenza dei teli realizzati con le plastiche
tradizionali non debbono essere rimossi
dal terreno e smaltiti al termine del ciclo
colturale); per i contenitori delle piante
da trapiantare. ¬ Gli studi più avanzati
nel campo dei biopolimeri consentono di
realizzare anche prodotti che richiedono
notevoli caratteristiche prestazionali di
resistenza e durata, come i biofiller derivati dall’amido di mais impiegati nella
realizzazione dei pneumatici in sostituzione del nerofumo e della silice usati
nelle mescole tradizionali. ¬ Per migliorare le caratteristiche prestazionale dei
biopolimeri è possibile additivarli con sostanze di origine naturale (canapa, sisal,
kenaf...), rispettando comunque i vincoli
imposti dalla normativa in relazione alla
loro biodegradabilità e compostabilità. ¬
Le tecnologie di lavorazione dei biopolimeri sono le stesse di quelle impiegate
per le plastiche derivate dal petrolio:
39
stampaggio, estrusione, realizzazione di
film. (Vedi: biodegradabilità; C2C - cradle
to cradle; LCD - life cycle design; LCA life cycle assessment)
bisellatura “Ammorbidimento” di uno
spigolo tramite una lieve sottrazione di
materiale secondo un criterio planare. ¬
La smerigliatrice a disco o la suola abrasiva con cui si realizza, si muovono per lo
più con un assetto simmetrico rispetto ai
due piani che formano lo spigolo. (Vedi:
smusso)
bottom-up/top-down
Modelli
operativi che si applicano soprattutto
nella produzione di software, ma vengono usati anche in altri campi sia progettuali che produttivi, tra cui quelli relativi
alle nuove tecnologie. ¬ Sono basati nel
primo caso su una strategia che procede dal basso verso l’alto, nel secondo
dall’alto verso il basso. ¬ Nel bottom-up
sono privilegiate le trattazioni di ambito locale o di dettaglio, le quali, via via
che vengono aggregate secondo livelli
crescenti di complessità, determinano
l’ambito globale. ¬ Nel top-down sono
privilegiate le trattazioni di ambito globale e via via quelle di livello inferiore
secondo uno schema gerarchico. (Vedi:
nanotecnologie)
brasatura
Giunzione di tipo irreversibile impiegata nei materiali metallici,
facente parte della famiglia delle saldature. ¬ Nella brasatura si ha la sola
fusione di una lega interposta tra le parti
da saldare, anziché la loro fusione come
avviene nelle saldature. La temperatura
di fusione della lega saldante - dotata di
forte capacità penetrativa capillare - è
inferiore a quella delle parti metalliche,
che non cambiano di stato e rimangono
integre. (Vedi: assemblaggio; giunzione;
saldatura)
brevetti, marchi, disegni,
modelli Strumenti di tutela della proprietà intellettuale e industriale. La
prima legge in materia fu promulgata
dalla Repubblica di Venezia nel 1474,
conteneva in nuce la maggior parte dei
principi dell’attuale legislazione brevettuale. ¬ Brevetto - la definizione ufficiale
data dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi
(UIBM) è: “Un brevetto è un diritto esclusivo, garantito dallo Stato, in forza del quale
viene conferito un monopolio temporaneo
di sfruttamento in relazione ad un’invenzione nuova suscettibile di applicazione
industriale, nella quale si palesa una attività inventiva”. ¬ L’Art. 45 del Codice della
Proprietà Industriale (CPI) indica che
“possono costituire oggetto del brevetto
per invenzione le invenzioni nuove che implicano un’attività inventiva e sono atte ad
avere un’applicazione industriale”. ¬ Oltre
che dalla Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione - Ufficio Italiano
Brevetti e Marchi (UIBM), il brevetto può
essere concesso da un Ufficio Regionale che fa capo a un gruppo di Stati (ad
esempio l’Ufficio Europeo dei Brevetti -
EPO). La durata di un brevetto è ventennale. ¬ Quando non si sviluppa una vera e
propria invenzione, ma soltanto il miglioramento di un prodotto esistente (una
sorta di “piccola invenzione”), più che
di brevetto, si deve parlare di “Modello
di utilità” (art. 82 CPI). In questo caso,
le tasse che si debbono sostenere per il
deposito e il mantenimento in vita di un
modello di utilità sono generalmente più
basse e la durata dei diritti si riduce a
un decennio. ¬ Marchio – la definizione
ufficiale UIBM è: “Il marchio è un segno che
permette di distinguere i prodotti o i servizi,
prodotti o distribuiti da un’impresa, da quelli delle altre aziende”. Secondo il CPI (art.
7) “possono costituire oggetto di registrazione come marchio d’impresa tutti i segni
suscettibili di essere rappresentati graficamente, in particolare le parole, compresi i
nomi di persone, i disegni, le lettere, le cifre,
i suoni, la forma del prodotto o della confezione di esso, le combinazioni o le tonalità
cromatiche, purché siano atti a distinguere
i prodotti o i servizi di un’impresa da quelli di altre imprese”. La creazione di un
marchio è uno degli aspetti salienti del
Graphic Design. ¬ Disegni e Modelli – la
definizione ufficiale UIBM è: “L’espressione disegno (bidimensionale) o modello (tridimensionale) fa unicamente riferimento
agli aspetti estetici o decorativi di un prodotto e non ai suoi caratteri tecnici o funzionali. Il disegno o modello è rilevante per
una vasta gamma di prodotti dell’industria,
della moda e dell’artigiano: dagli strumenti
tecnici o medici agli orologi, gioielli ed altri
40
41
beni di lusso; dagli accessori per la casa,
giocattoli, mobili ed accessori elettrici, alle
automobili, e strutture architettoniche; dai
motivi dei tessuti agli articoli per lo sport.”
¬ Soprattutto per quanto riguarda Brevetti e Marchi, gli attuali profili normativi
stabiliti in sede UIBM mirano a condurre una lotta contro la contraffazione che
viene identificata quando: “segni distintivi o marchi già registrati ed attribuiti a
determinati prodotti vengono apposti da
soggetti terzi e non autorizzati su prodotti
nuovi, o soltanto similari, o anche diversi da
quelli legittimamente commercializzati dal
titolare del marchio in questione”. È inoltre
sostenuto che: “La contraffazione si verifica anche quando il consumatore viene
tratto in inganno sulla reale provenienza
dei prodotti”. ¬ I fenomeni degenerativi
conseguenti al non rispetto del Codice
di Proprietà Industriale travalicano non
di rado la mera sfera economica per entrare in quella del crimine, mezzo con
cui si falsano le regole del mercato e si
traggono in inganno i consumatori con
prodotti non sicuri e non garantiti. Oltre
ad azioni repressive gli organi preposti
si prefiggono anche di promuovere una
educazione dei cittadini e delle imprese
improntata a un consumo più consapevole e responsabile. ¬ Sullo sfondo di
questa materia c’è, per il nostro Paese,
un particolare riferimento a salvaguardia
e tutela del Made in Italy.
burattatura Processo di levigazione,
pulizia, “ammorbidimento” delle spigolosità e delle rugosità conseguenti a
BURATTATRICE
oggetti in fase
di levigatura
contenitore rotante
a forma prismatica
oggetti
levigati
corpi abrasivi
diverse tecniche di produzione. La burattatura è effettuata nei casi in cui necessitino superfici levigate e satinate, è
spesso usata per la finitura di oggetti a
contatto della pelle. ¬ Il processo provoca
una lenta, sottile e progressiva consunzione dei pezzi costretti a sfregarsi in
modo casuale con corpi di varia forma,
pulviscoli o sostanze abrasive, all’interno
di un contenitore rotante che può assumere varie forme. Esistono contenitori
a forma prismatica ottagonale - i cui
diedri, con la rotazione, accentuano l’energia di ribaltamento dei pezzi - oppure,
contenitori costituiti da due “rami” cilindrici formanti una struttura a “V”. L’assetto sghembo tra l’asse di rotazione (in
genere orizzontale) e quello dei due rami
inclinati del contenitore accentua la probabilità di sfregamento efficace tra pezzi
e abrasivi. (Vedi: placcatura; sabbiatura)
C
CAD -
Computer Aided Design Programma computerizzato finalizzato a
modellare punti, linee e superfici nel
piano e volumi nello spazio. Caratteristica delle varie versioni di CAD è quella di produrre, in primis, configurazioni
spaziali di tipo vettoriale, a differenza
delle configurazioni di tipo raster essenziali nella computer graphics, la quale è
talvolta praticabile nei CAD medesimi. ¬
Per configurazione vettoriale s’intende
l’interpretazione di ogni punto - in uno
spazio 2D o in uno spazio 3D - come
espressione di un vettore rispetto a un
punto-zero di un sistema di coordinate
ortogonali o polari. L’effetto pratico e
visivo della vettorializzazione è che gli
spessori dei segni e delle superfici, pur
visibili convenzionalmente ma matematicamente nulli, non subiscono modificazioni dimensionali in ogni possibile scala
di visualizzazione del modello numerico
in elaborazione. ¬ Quando il prodotto di
modellazione è costituito di soli punti e
segni si configura come un reticolo trasparente, detto “wire frame”. In tal caso
non è possibile effettuare visualizzazioni con parti coperte. ¬ Quando, invece,
il prodotto di modellazione in aggiunta
42
a punti e segni, è costituito di superfici (caso 2D) e superfici e volumi (caso
3D), si configura rispettivamente come
un pattern di tasselli opachi nel piano o
come un assemblaggio di partizioni spaziali opache, o di veri e propri volumi. In
tal caso sono possibili visualizzazioni con
parti coperte (render). ¬ Linee sinuose e
superfici modellate sono praticabili virtualmente in un CAD mediante un processo matematico denominato NURBS
- Non-Uniform Rational B-Splines. ¬
Quelle note, invece, come “operazioni
boleane” (ovvero, fondate sull’algebra
di Boole) offrono in un CAD la possibilità
di sommare, sottrarre o intersecare superfici e volumi. Si tratta di un efficace
strumento per pervenire rapidamente
alla determinazione virtuale di volumi
articolati o a geometria complessa. Al
tempo stesso è un efficace strumento
funzionale atto a visualizzare processi
di stereotomia di particolari artefatti, i
quali talvolta comportano l’elaborazione di complessi algoritmi di processo. ¬
CAD più complessi contemplano la possibilità di effettuare operazioni definite
“parametriche”. Si tratta di un metodo di
definizione della forma il quale si origina
a partire da configurazioni topologiche
rapide e schematiche che, via via, subiscono una specializzazione, fino al grado
di definizione voluto, mediante l’introduzione di opportuni criteri di trasformazione spaziale (parametri). (Vedi: CAD/
CAM - Computer aided design/Computer
aided manufacturing; CNC - controlled
43
Numerical Center; NURBS - Non uniform rational basis splines)
CAD/CAM - Computer Aided Design/
Computer Aided Manufacturing ¬ Integrazione tra un sistema di disegno
computerizzato (CAD) e uno di elettrofresatura (CAM). ¬ Tale integrazione ha
favorito l’avvento di una nuova categoria
di macchine: i CNC - Centri di Lavoro
a Controllo Numerico. Più in generale
si può parlare di “produzione assistita
da calcolatore”. ¬ L’oggetto si ottiene
mediante un processo di sottrazione di
materiale (stereotomia) da un blocco
di partenza, mediante elettro-fresatrici
e/o torni. Tale processo di riduzione è
comunemente definito “per sottrazione
di truciolo”, dove il truciolo costituisce
il frammento di materiale staccato dal
blocco mediante l’azione degli utensili. ¬
Rispetto a quelli di stampo tradizionale
con questi sistemi si viene a modificare la relazione pezzo-utensile, infatti,
scompare il rapporto tra il pezzo che sta
fermo e l’utensile che si muove intorno
ad esso. Scompare quindi lo stereotipo
dell’artigiano il quale, serrato il pezzo
sulla morsa, lo lavora fino al raggiungimento della geometria voluta. ¬ Infatti in
un sistema CAD/CAM, oltre all’utensile,
può muoversi anche il pezzo, ovviamente
ben fissato sul bancale mobile. Il risultato dell’interazione dinamica tra i movimenti dei due produce la forma voluta
sulla base del disegno (modello numerico). Diventa così possibile la realizzazio-
ne di forme a geometria complessa, con
vantaggi di tipo logistico nei movimenti
che si traducono in una riduzione dei
tempi di lavorazione. (Vedi: CNC - controlled numerical center; fresa; utensile/
attrezzo; stereotomia/plasmazione)
calandratura Processo industriale
per la sagomatura a freddo di barre e
lamiere metalliche. ¬ Nella sua forma
più elementare il macchinario si compone di tre cilindri rotanti in assetto non
complanare, ciò consente di produrre
l’incurvamento della barra quando la
sua faccia inferiore scorre a pressione
sulla sommità dei due cilindri esterni e
quella superiore sulla parte bassa del
cilindro mediano. ¬ Il raggio di curvatura della barra, o della lamiera, è determinato in base a quanto si discosta il
cilindro mediano dal piano formato dai
due esterni. Si possono ottenere raggi di
CALANDRA
lamiera curvata
per deformazione
plastica
curvatura variabili se il cilindro mediano
può scorrere verticalmente durante la
lavorazione. ¬ Nella lavorazione di carta
e cartone la calandratura è un processo
di compressione del foglio mediante l’azione rotante di due soli rulli, al fine di
ottenere una superficie continua, liscia e
compatta. ¬ Nelle materie polimeriche la
calandratura è utilizzata per la produzione di film, fogli, lastre: la massa di materiale riscaldato, e reso così plastico, è
immessa tra due o più rulli per ottenere
i semilavorati voluti. ¬ In ambito tessile la
calandratura – chiamata anche manganatura - è un trattamento di finissaggio.
Il tessuto che passa tra i rulli riscaldati
è schiacciato e reso lucido, tale processo può anche essere usato per ottenere
effetti e texture particolari se i rulli hanno incisioni e/o rilievi (come il goffrato).
(Vedi: finissaggio; plasticità; texture)
CAM - Computer Aided Manufacturing Software di gestione necessario a far operare un CNC - Centro di Lavoro a Controllo Numerico, nella maggior parte dei casi è
associato ad un CAD - Computer
Aided Design. Le geometrie del
manufatto vengono trasformate in
un linguaggio atto a far funzionare
meccanicamente il centro di lavoro che dovrà realizzarlo. Tale linguaggio consiste in una sequenza
di codici (codici ISO) che regolano
modalità di spostamento, velocità
di rotazione e cambio degli uten-
44
sili. (Vedi: CAD - computer aided design;
CAD/CAM - computer aided design/computer aided manufacturing; CNC - controlled numerical center)
certificazione
È un’attestazione di
parte terza della conformità di prodotti,
processi, sistemi o persone. ¬ Il campo di
applicazione della certificazione spazia
in vari ambiti tra cui: • quello dell’originalità dell’idea; • quello dell’autenticità,
salubrità e tracciabilità dei materiali; •
quello della solidità ed efficienza strutturale; • quello dell’eco-compatibilità
di processo produttivo e di ciclo di vita;
• quello della tracciabilità di ogni fase
del complesso delle attività aziendali; •
quello dell’accessibilità da parte di ogni
sorta di abilità; • quello dell’estraneità
a ogni forma di sfruttamento del lavoro,
soprattutto minorile. ¬ A livello internazionale esistono differenti sistemi di
certificazione, rilasciati da organismi
accreditati seguendo un insieme di regole e procedure. Tra le tipologie di certificazione disponibili nel mercato sono da
considerare quelle relative: • ai sistemi
di gestione (Sistema di Gestione Qualità,
Sistema di Gestione Ambientale…); • ai
prodotti/servizi (prodotti industriali beni
strumentali, prodotti industriali beni di
consumo, prodotti agro-alimentari, servizi professionali alle imprese, servizi
alle persone…); • al personale riferite
alle mansioni svolte (auditor di sistemi
di gestione, addetti a controlli non distruttivi, operatori di saldatura, addetti
45
a misure speciali…). ¬ A livello nazionale
italiano Accredia (Ente unico Nazionali di
Accreditamento) attraverso una costante e rigorosa azione di sorveglianza sul
comportamento degli operatori responsabili (Laboratori e Organismi) garantisce il rispetto dei più stringenti requisiti
internazionali in materia di valutazione
della conformità. ¬ Circa il concetto di
requisito di “qualità di prodotto”, va osservato che, per buona parte, consiste
in una lista di attestazioni a carattere
voluttuario tese a contraddistinguere in
favore del consumatore i tratti peculiari,
originali se non esclusivi del prodotto,
i quali, una volta ufficialmente depositati e messi in etichetta, è obbligatorio
rispettare scrupolosamente e sistematicamente. (Vedi: ecolabel; etichettatura;
normazione tecnica)
chips Particelle ottenute frantumando
pezzi di legno con una speciale macchina. ¬ I chips possono essere ottenuti
da tronchi, rami, o da prodotti di riciclo.
Sono utilizzati per la realizzazione dei
pannelli truciolati. (Vedi: prodotti derivati dal legno)
ciclo
Successione ordinata di eventi,
attività, lavorazioni che si ripetono nel
tempo. ¬ Ad esempio nello stampaggio
di un oggetto per mezzo di una pressa a
iniezione è il tempo richiesto dall’intera
sequenza delle operazioni necessarie
per la sua produzione. (Vedi: stampaggio a iniezione)
CNC – Controlled Numerical Center Centro di Lavoro a Controllo Numerico, macchinario che associa due funzioni: quella di taglio e/o scavo dei materiali (per
mezzo di lame, frese e punte) a quella
di controllo delle proprietà geometriconumeriche delle lavorazioni. ¬ Le tipologie dei CNC sono oggi molto numerose,
così da coprire una vastissima gamma
di problematiche tecniche, da quelle più
elementari alle più complesse. La maggior parte dei CNC sono dotati di utensilifrese, ma ve ne sono altri che montano
dispositivi di taglio a mezzo-laser, idrogetto, filo elettro-erosivo. Tali macchinari
possono lavorare metalli, legni, pietre,
polimeri, vetri. ¬ Le parti funzionali essenziali che compongono un CNC sono:
• il sistema informatico, costituito da un
computer corredato da software capaci
di ricevere i dati numerici di progetto per
tramutarli in codici ISO - o ricevere direttamente i codici ISO - al fine di produrre
gli impulsi che attivano le movimentazioni; • la parte elettromeccanica, costituita
da una solida carpenteria comprensiva di
slitte di scorrimento ed elettro-mandrini
preposti al funzionamento delle frese; •
la parte ausiliaria, finalizzata al fissaggio dei pezzi, per lo più costituita da un
potente impianto pneumatico di aspirazione, oppure da sistemi di serraggio di
tipo meccanico. ¬ Il CNC può configurarsi come singola isola produttiva - come
generalmente succede nelle aziende di
limitate dimensioni – o può funzionare
in batteria, dando luogo a una catena
produttiva complessa. In questo caso
l’impianto, con il suo elevato livello di
automazione, determina condizioni da
“fabbrica a luci spente” dove la presenza
umana è confinata quasi esclusivamente
alle essenziali funzioni di controllo di sistema. (Vedi: CAD/CAM - computer aided
design/computer aided manufacturing;
elettro-erosione; elettro-fresatura; fresa; utensile/attrezzo)
coda di rondine Sistema di giunzione tra due elementi per lo più lignei, ma
realizzabile anche con altri materiali,
fondato sul contatto di parti inclinate a
sottosquadro, in modo da ridurre a un
solo grado di libertà i movimenti d’innesto e disinnesto, consente infatti lo
scorrimento in una sola direzione. ¬ Nel
legno l’incastro a coda di rondine è fissato tramite incollaggio. ¬ Si tratta di un
INCASTRO A CODA DI RONDINE ANGOLARE
46
47
sistema realizzabile mediante soli strumenti planari (seghe, scalpelli e lime)
di non semplice fattura, ma dotato di
un elevato grado di efficienza. Il nome è
mutuato per analogia con la forma della
coda del volatile. (Vedi: derivati del legno;
giunzione; mortasa/tenone)
coestrusione interno/esterno
coibenza Capacità propria dei materiali isolanti di opporsi al passaggio di energia (calore, suono, elettricità), dipende
dalla loro natura fisica e può variare in
relazione alla temperatura e al grado di
umidità. ¬ Sono buoni isolanti termici e
acustici i materiali porosi come il sughe-
coestrusione assiale
coestrusione Tecnologia di lavorazione dei materiali polimerici che consente
l’estrusione di un unico profilato realizzato con materiali diversi. ¬ È una evoluzione della tecnologia dell’estrusione:
mediante batterie di estrusori, con una
sola lavorazione, è possibile formare un
profilo composto da materiali di colori
differenti, o da un materiale opaco e uno
trasparente, o da uno rigido e uno elastico, o da uno vergine e uno di riciclo... ¬ È
possibile impiegare materiali diversi nella direzione dell’estrusione (coestrusione
assiale) o rispetto alla sezione, in modo
da avere tratti del profilato con materiali
alternati (coestrusione radiale). ¬ Essendo i diversi materiali che concorrono alla
formazione dei profili tra loro solidali, è
necessario che siano compatibili sotto il
profilo fisico-chimico e, possibilmente,
delle modalità di riciclo.
coestrusione radiale
ro e la pietra pomice, in quanto al loro
interno sono inglobati vuoti d’aria (l’aria,
in assenza di moti convettivi, è un ottimo
isolante). ¬ Nella famiglia dei polimeri
sono buoni isolanti termici e acustici
i materiali espansi i cui vacuoli interni
sono creati artificialmente durante la
lavorazione. ¬ Tra i più efficaci materiali
isolanti il leggerissimo aerogel, a base di
silice è costituito da 99,8% di aria.(Vedi:
densità; espandente)
colata a cera persa Tipo di fusione impiegata soprattutto in oreficeria
nel campo dei metalli preziosi (oro, argento, platino, ma anche rame, piombo, peltro), consente la realizzazione di
forme complesse, molto precise. È una
tecnica praticata fin dall’antichità. ¬ Un
modello in cera dell’oggetto voluto viene
occluso in un blocco di gesso o materiale
refrattario. Tale modello - comprensivo
di opportune propaggini con funzioni di
adduzione/scarico che a operazioni finite
saranno tagliate - è poi sciolto dal metallo liquido e caldo che ne invade il volume,
realizzando così la forma voluta. ¬ Per
facilitare il riempimento dello stampo
ed evitare la formazione di vuoti, specie
nella realizzazione di forme complesse,
normalmente è adottato un sistema a
centrifuga. ¬ Con opportune varianti
dovute alle dimensioni maggiori con la
tecnica della colata a cera persa si realizzano anche le statue, generalmente in
bronzo, cave. ¬ (Vedi: modello; stampo)
componente Parte di un oggetto, di
un prodotto, di un sistema. ¬ Nella definizione di componente debbono essere
di volta in volta considerate le gerarchie
tra le diverse parti, cioè il rapporto tra
ciò che è considerato “tutto” e ciò che
è considerato “parte”. ¬ Ad esempio se
si prende una lampada possono essere
considerati componenti: il basamento, il
fusto, la calotta, l’impianto elettrico… Ma
se si considera l’impianto elettrico come
un “tutto”, allora i suoi componenti possono essere considerati: il cavo elettrico,
la presa, l’interruttore, il porta lampadina, la lampadina. Si può ripetere l’operazione a scendere con ciascuno dei
componenti costituenti l’impianto elettrico e poi scendere ancora fino a trovare il “componente-base”. ¬ Al contrario
in un processo a salire la lampada può
essere considerata come componente
di un “tutto” più ampio, ad esempio di
un arredamento. ¬ Tutto ciò si può configurare come una sorta di struttura ad
albero, dove i componenti intermedi sono
i “rami” e quelli base sono le “foglie”. ¬
Di conseguenza il concetto di componente non si configura come assoluto, ma
come relativo. Esso, inoltre, può essere
applicato sia ai beni materiali che a quelli immateriali. Prendendo ad esempio la
relazione “oggetto-prodotto”, nell’oggetto si condensa ciò che è “fisico”, mentre
nel prodotto l’oggetto è anche associato
a fattori immateriali. La lampada, pertanto, da mero artefatto industriale si
trasforma in “icona”, veicolata da messaggi verbali e non verbali, in primis
quelli di tipo pubblicitario. Tutti questi
fattori, prettamente immateriali, sono
“componenti” che concorrono insieme
all’oggetto a definire il prodotto. ¬ Dunque, insieme a componenti di carattere
fisico e materiale si possono considerare
“componenti” anche fattori di carattere
intangibile e metafisico. ¬ Lo scenario si
può ampliare ulteriormente quando si
considera non il singolo prodotto ma un
sistema di prodotti.
compounding Processo di miscelazione mediante la quale un polimero è
additivato con altre sostanze per ottenere un materiale con le caratteristiche
desiderate (compound), base per le successive operazioni di formatura. ¬ Allo
stato puro, infatti, la maggior parte dei
polimeri non sono utilizzabili se non additivati con alcune sostanze che, secondo
48
le necessità dettate dai diversi impieghi,
ne migliorano le proprietà: lubrificanti,
fluidificanti, antiossidanti, ritardanti di
fiamma, stabilizzatori termici... (Vedi:
additivo; polimeri termoplastici; polimeri
termoindurenti)
contro-forma Superficie inversa o
complementare di una forma data. Se la
forma è concava, la contro-forma è convessa e vice versa. Pertanto, la controforma rappresenta in negativo ciò che
la forma data rappresenta in positivo. ¬
Nelle tecniche fondate sulla plasmazione la contro-forma è sinonimo di stampo: l’invaso ove colare il materiale che,
quando solidificato, assumerà la forma
voluta. ¬ Nelle tecniche fondate sulla stereotomia a controllo numerico la
contro-forma è sinonimo di sotto-pezzo:
il supporto modellato provvisoriamente
ad hoc atto a fissare il pezzo in lavorazione sul bancale. ¬ (Vedi: stampaggio;
stampo; stereotomia/plasmazione)
La contro-forma è il negativo
dell’oggetto da realizzare
49
cordonatura Pre-piega usata nella
lavorazione del cartone per facilitare le
successive operazioni di piegatura. (Vedi:
fustellatura)
cracking Processo chimico industriale
che, impiegando come materia prima il
petrolio, è usato per l’ottenimento delle
molecole di base per la realizzazione dei
polimeri. Dall’inglese “to crack”, verbo
che indica la rottura delle catene lunghe
delle molecole degli idrocarburi. (Vedi:
compounding; polimeri termoindurenti/
polimeri termoplastici)
C2C - Cradle To Cradle Letteralmente
“dalla culla alla culla”. Si tratta di un approccio progettuale ispirato ai cicli della
natura, volto a limitare l’impatto dei prodotti sull’ambiente secondo il principio
della circolarità delle risorse. È la filosofia alla base di una progettazione consapevole, sintetizzabile con la locuzione
eco-design. ¬ In questo ambito un passo
avanti a livello normativo è costituito dal
Decreto Legislativo n. 15 del 16/2/2011
che ha recepito le direttive europee in
materia di progettazione ecocompatibile
dei prodotti connessi con l’energia. (Vedi:
design for disassembling; LCA - life cycle
assessment; LCD - life cycle design; materiale primo/secondo)
D
cubic printing Tecnica di finitura delle deformazione Variazione della consuperfici denominata anche “cubicatura”
o “dippatura” che consente l’applicazione di immagini su oggetti anche con forme complesse e di notevoli dimensioni.
¬ Il processo, a scala maggiore, ricorda
quello delle decalcomanie: l’immagine
viene stampata a inchiostro su un film
idrosolubile, una volta immersa in acqua (tra i 30° e i 40°) e attivata con uno
spray, si stacca dal supporto e galleggia,
il sottilissimo film viene così fatto aderire
- grazie anche alla pressione dell’acqua
- al prodotto che si vuole rivestire, precedentemente preparato con una base di
primer. ¬ Successivamente sull’oggetto
viene applicato un rivestimento trasparente che ha la funzione di proteggere
le superfici. ¬ E’ una tecnica versatile
impiegata in moltissimi settori, si usa
infatti per i caschi, i cellulari, i componenti automobilistici, gli attrezzi sportivi,
l’arredo, consente con costi contenuti di
dare alle superfici l’aspetto desiderato.
(Vedi: placcatura; rivestimento)
figurazione di un corpo a seguito di una
sollecitazione, può essere di tipo reversibile o permanente. ¬ La deformazione
elastica è reversibile e risulta proporzionale al carico applicato (avviene secondo
legge di Hooke: “Ut tensio, sic vis”). ¬ L’elasticità di un materiale allo stato solido
è data dalla sua capacità di riacquistare
la forma e le dimensioni che aveva prima
di essere sottoposto alla sollecitazione,
il valore della deformazione che si genera è proporzionale a quello del carico. ¬ La deformazione plastica è di tipo
permanente, avviene quando il materiale
è sollecitato oltre i limiti dell’elasticità.
Superata la capacità massima di deformarsi in modo plastico, il materiale si
rompe. (Vedi: modulo di elasticità; plasticità; resilienza)
densità La densità (o Massa Volumica)
di un materiale è definita come la massa
per unità di volume. È, cioè, il rapporto
tra il peso di una certa quantità di materiale e il suo volume. È espressa in kg/
m3.
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design for all
Visione, approccio
progettuale volto a concepire prodotti
accessibili e usabili da ogni categoria
di persone, siano esse prive o meno di
disabilità. ¬ La locuzione “design for all”
è una variante correlata a quelle di “universal design” e “inclusive design”, cioè
progettazione per tutti, inclusiva, non
fruibile solamente dai normodotati. ¬ Gli
intenti di chi progetta secondo tali principi mirano al superamento tutte quelle
barriere che una distratta prassi consolidata e stereotipata frappone tra le cose
da utilizzare, fruire e consumare (edifici,
oggetti, prodotti, ambienti) e i soggetti
“deboli” come i portatori di handicap,
gli anziani, ma anche le donne incinte,
i bambini, le persone temporaneamente infortunate. ¬ Base del design for all
è il concetto di accessibilità nel senso
più esteso del termine, finalizzato alla
realizzazione di oggetti e spazi fruibili
da tutti. Che siano capaci di rispondere
nel migliore dei modi sia alle necessità di qualsiasi tipo di disabilità, che alle
trasformazioni fisiche che si hanno nel
corso della vita. Il concetto di “normalità” è, infatti, del tutto relativo, essendo
stabilito in base a curve di distribuzione
statistiche.
design for disassembling Progettazione attenta alla fine vita di un
prodotto, in particolare mediante la facilitazione della scomposizione dei suoi
componenti in un’ottica di recupero/riciclaggio. ¬ Tale filosofia progettuale faci-
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lita anche la manutenzione dei prodotti,
rendendo possibile la sostituzione delle
singole parti, allungando così la loro vita
utile, al contrario di quanto avviene oggi
per molti oggetti prodotti deliberatamente in modo che non possano essere
“manomessi”. ¬ In fase di progettazione
è massima la possibilità di incidere sulla
gestione e sulla dismissione dei prodotti, rendendo possibile e semplificando
il disassemblaggio delle diverse parti,
in modo da ridurre anche i costi di tali
operazioni. ¬ Quando il prodotto non è
mono-materiale e i suoi componenti non
sono riciclabili insieme, facilitare il loro
disassemblaggio è fondamentale per una
corretta dismissione. I fattori principali
da prendere in considerazione sono: • i
materiali, ad esempio posizionando vicini
due componenti realizzati con materiali
diversi ma compatibili dal punto di vista
del riciclo, in modo da evitare di disassemblarli; • la posizione dei componenti,
massimizzando l’accessibilità; • gli assemblaggi, che debbono essere di tipo reversibile; • la riduzione e la semplificazione
delle operazioni e degli attrezzi necessari
per eseguirle; ¬ - la stabilità delle forme, in
modo da limitare la necessità di supporti
temporanei. (Vedi: C2C - cradle to cradle;
LCA - life cycle assessment; LCD - life
cycle design; materiale primo/secondo)
design strategico Ambito progettuale, complesso e difficilmente definibile, attinente il sistema-prodotto. ¬ Si
tratta dello sviluppo di strategie inte-
grate che mettono in relazione in modo
organico i prodotti, i servizi e la comunicazione ad essi relativa. ¬ Nel caso di
design strategico relativo a un’azienda è
l’insieme dei modelli e degli strumenti
in grado di definire, gestire, valutare e
comunicare le proprie risorse non solo
strettamente legate al prodotto ma anche, più in generale, al proprio patrimonio di competenze peculiari, conoscenze
specifiche, relazioni, comportamenti che
possano creare un valore distintivo identitario.
diacronico
“In due tempi”. Doppia
condizione di stato di un oggetto o di un
dispositivo. ¬ Un interruttore che attiva o
interrompe un circuito elettrico sviluppa
un processo diacronico, così come una
sedia pieghevole che può essere aperta
o chiusa. Ciò in relazione alla distinzione tra funzione di esercizio e funzione di
stasi.
dicotomia Divisione in due parti di un
intero. Da questo termine trae origine la
locuzione “chiave dicotomica”, la quale si
fonda sulle risposte sì /no, oppure 0 /1.
dilatazione termica. È un elemento da
valutare attentamente in fase di progetto
nell’accoppiamento di materiali diversi.
¬ Un esempio dello sfruttamento dell’elevato coefficiente di dilatazione termica
di un materiale per la realizzazione di oggetti di grandissima diffusione è relativo
al mercurio, impiegato per lunghi anni
nella realizzazione dei termometri e dei
barometri, ora in gran parte sostituito da
materiali e sistemi meno impattanti.
dima Attrezzo per la tracciatura e il controllo dimensionale di forme sagomate. ¬
È essenziale anche per l’assemblaggio di
oggetti complessi e per la realizzazione
di reticoli forati in quanto ne semplifica
la gestione posizionale. ¬ Nel caso delle
autovetture e di altri artefatti di analoga
complessità e articolazione, l’insieme
delle dime necessarie all’assemblaggio
assume la dimensione e la strutturazione di un banco-dima. ¬ Per dima s’intende anche una lamina sagomata atta
a profilare materiali malleabili. (Vedi:
modanatura; sagoma; utensile/attrezzo)
cuscinetto di riscontro
dilatazione termica Aumento di
albero porta
frese-fresa
dimensione - di tipo reversibile - di un
materiale in conseguenza dell’aumento della temperatura. ¬ La dilatazione
è generata da movimenti di espansione
della sua struttura molecolare, dovuti a
un apporto di energia termica. Ciascun
materiale ha un proprio coefficiente di
pezzo
in lavorazione
dima
52
53
traversi e montanti di riferimento
BANCO DIMA
durabilità/affidabilità
La durabilità, o durevolezza, è la capacità di un
materiale/componente di conservare per
un periodo di tempo dato e in condizioni
di esercizio prefissate le sue caratteristiche fisico-meccaniche e prestazionali
iniziali rispetto: alla composizione, alla
struttura, alla forma, alle dimensioni, al
peso, alle caratteristiche superficiali, al
colore. ¬ Generalmente la valutazione
della durabilità è ottenuta sperimentalmente con cicli di prove d’invecchiamento forzato effettuate in laboratorio,
ciò consente di individuare la “vita utile
di riferimento” (reference service life)
del materiale/componente, necessaria
agli enti preposti per la certificazione di
durabilità secondo le relative normative
di riferimento. Tali informazioni consen-
tono inoltre al progettista
di ipotizzare una “vita utile
stimata” (estimated service
life) del materiale/componente in relazione alle condizioni reali nel quale si colloca il suo progetto. ¬ Legata
alla durabilità è l’affidabilità,
che può essere definita come
la probabilità che un materiale/componente risponda nell’arco del suo ciclo di
vita, secondo condizioni d’uso prefissate, alle previsioni
iniziali. ¬ La valutazione della
durabilità e dell’affidabilità è
di fondamentale importanza
sia in fase di progettazione
che di gestione degli artefatti e dei sistemi (dai singoli componenti ai sistemi
complessi quali macchinari, edifici…), è
alla base della determinazione della loro
vita utile (service life) e della elaborazione dei piani di manutenzione programmata. (Vedi: caratteristiche prestazionali;
certificazione; LCD – life cycle design)
E
suti e, più in generale, su rivestimenti di
diversa natura. (Vedi: biomimesi; nanotecnologie)
ecolabel
Marchio europeo che attesta il ridotto impatto ambientale di un
prodotto o di un servizio. ¬ È richiesto
su base volontaria dalle aziende, certifica il rispetto di criteri ambientali e
prestazionali stabiliti a livello europeo.
¬ È rappresentato da un fiore stilizzato:
al centro una E, come petali le 12 stelle
della bandiera europea. (Vedi: certificazione; etichettatura; normazione tecnica)
effetto loto Capacità di una superficie
di rimanere asciutta e pulita. ¬ Il nome
deriva dalla pianta di loto (Nelumbo nucifera) che cresce in zone paludose, sulle
cui foglie, rivestite da una sorta di cera
idrofobica di dimensione nanometrica,
l’acqua non viene trattenuta ma scivola
via effettuando una sorta di lavaggio. ¬
Oggi grazie all’uso delle nanotecnologie
è possibile riprodurre tale effetto sui tes-
effetto-tunnel Fenomeno che trova
ragione nella meccanica quantistica e
che si verifica a scala nanometrica. ¬ La
fisica classica prevede che un corpo riesca a oltrepassare un ostacolo (barriera
di potenziale) solo se ha energia sufficiente per “saltarlo”. Quindi, se il corpo
ha energia più bassa di quella necessaria
a saltare l’ostacolo, in fisica classica, la
probabilità di trovare il corpo al di là della
barriera è nulla. ¬ In fisica quantistica,
grazie alla dualità onda-corpuscolo,
una particella avente energia minore di
quella necessaria a saltare l’ostacolo,
ha probabilità non nulla di trovarsi oltre l’ostacolo. Figurativamente, si può
immaginare che la particella passi in
un “tunnel virtuale” attraverso la barriera. ¬ L’analogia è forte con il caso di
un’onda luminosa che passa attraverso
un vetro affumicato (vetro semiriflettente come una maschera da saldatore),
parte dell’onda viene riflessa e solo una
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frazione oltrepassa il vetro/barriera. Si
ha l’effetto tunnel se lo spessore della
barriera è paragonabile alla lunghezza
d’onda della particella e quindi tale effetto è osservabile solo a livello nanometrico. ¬ La relazione di questo fenomeno
con il design è stringente, non soltanto
per quello che prevedibilmente verrà,
ma anche per ciò che già oggi in parte
avviene. Infatti, sempre più materiali e
componenti si riducono di dimensioni
passando dalla scala macroscopica e microscopica, dove ancora valgono le leggi
della fisica classica, a quella nanometrica dove queste non valgono più; dove
i fenomeni sfuggono al senso comune,
come accade, appunto, per l’effetto tunnel. (Vedi: nanotecnologie)
FISICA CLASSICA
particella
la particella è riflessa dalla barriera
MECCANICA QUANTISTICA
onda
parte dell’onda è riflessa e parte “probabilmente”
attraversa la barriera
elastomero
Materiale polimero con
struttura macromolecolare molto deformabile ed elastico. Se sottoposto a
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forze di trazione può raggiungere allungamenti elevati, pari a diverse volte
la propria lunghezza. ¬ Si tratta di modificazioni reversibili – che avvengono
cioè in campo elastico – rimuovendo la
sollecitazione, infatti, recupera in tempi
brevi le dimensioni iniziali. ¬ Esistono
elastomeri naturali (gomma naturale o
caucciù) ed elastomeri sintetici (gomme stirene-butadiene, gomme etilenepropilene, gomme acriliche...). ¬ Gli
elastomeri possono essere sia termoplastici sia termoindurenti. Le tecnologie di trasformazione più usate per la
loro lavorazione sono lo stampaggi a
caldo e l’estrusione. ¬ Le gomme naturali possono essere vulcanizzate, un
processo a caldo e a pressione basato
sull’aggiunta di zolfo e additivi vari (mescola) che modificano e migliorano in
modo significativo le loro caratteristiche
prestazionali. ¬ Oggi tale processo è fatto
industrialmente con mescole diverse e
secondo vari procedimenti che danno vita
a gomme vulcanizzate dalle più svariate
prestazioni, ma la sua invenzione si deve
agli infiniti tentativi di Charles Goodyear
che, nella prima metà dell’Ottocento,
scoprì che la combinazione realizzata a
caldo della gomma naturale (lattice) con
diverse percentuali di zolfo produceva
un materiale resistente ed elastico che
chiamò gomma vulcanizzata: maggiore
era la percentuale di zolfo, più rigido risultava il materiale, fino all’ottenimento
dell’Ebanite. Un materiale, oggi in disuso, scuro e lucente che deve il suo nome
alla similitudine con il legno di ebano.
(Vedi: modulo di elasticità; polimeri termoindurenti/polimeri termoplastici)
elettro-erosione
Lavorazione di
scavo effettuata grazie a un processo
elettrochimico, realizzabile su metalli
fortemente conduttori (ferrosi). ¬ Nella
elettro-erosione “a tuffo” (EDM - Electro
Discharge Machining) l’azione di scavo
si ottiene attraverso la penetrazione nel
materiale di un elettrodo di rame la cui
capacità erosiva è determinata da potenti
scariche elettriche. In tale lavorazione il
pezzo da scavare è immerso in un liquido. ¬ L’elettro-erosione “a tuffo” è idonea
anche alla produzione di stampi, infatti
ELETTRO EROSIONE “A TUFFO” PER METALLI FERROSI
elettrodo di rame
le geometrie degli elettrodi possono essere le più svariate e consentono la realizzazione di diedri cavi e di scavi stretti
e profondi, difficilmente realizzabili con
le frese. ¬ A tale tecnologia si è recentemente affiancata quella dell’elettroerosione “a filo” (WEDM - Wire Electro
Discharge Machining), basata su un cavo
elettrico mobile nello spazio 3D che consente anche la realizzazione di superfici
rigate complesse. (Vedi: stampo; superfici rigate)
elettro-fresatura Fresatura realizzata mediante l’uso di energia elettrica.
¬ Azione che si viene a produrre in un
CNC, o in una comune macchina elettromecanica, mediante il funzionamento di
una fresa. (Vedi: CNC - controlled numerical center; fresa)
ergonomia L’ergonomia, o scienza del
ELETTRO EROSIONE “A FILO” PER METALLI FERROSI
fattore umano, è una disciplina che studia il miglioramento della relazione tra
attività umane e ambiente artificiale in
cui queste si svolgono. ¬ Nata con finalità
di studio e normazione orientati alla tutela delle condizioni di lavoro per mezzo
dell’elevamento dell’efficienza e dell’affidabilità dei sistemi uomo-macchina, l’ergonomia ha in seguito esteso il proprio
ambito a ogni aspetto inerente l’incolumità, la salute, il benessere dell’uomo. ¬
Le finalità attuali dell’ergonomia mirano
a favorire la più diffusa consapevolezza
circa la necessità di progettare e realizzare oggetti, ideare e sviluppare servizi,
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concepire e configurare ambienti di vita e
di lavoro massimamente congruenti con
le caratteristiche psico-fisiche umane. ¬
Tra le principali istituzioni attive in questo campo ci sono: • IEA - International
Ergonomics Association; • SIE - Società
Italiana di Ergonomia; • CIE - Centro Italiano di Ergonomia; (Vedi: design for all)
espandente Additivo che produce, con
l’ausilio del calore, una struttura cellulare in una massa plastica. È impiegato
per la formatura di materiali polimerici
espansi e di schiume. ¬ I polimeri così
additivati, ad esempio il polistirene (polistirolo) hanno una struttura di tipo cellulare, racchiude cioè piccole bolle che
possono essere chiuse o aperte (comunicanti). ¬ Oltre che con agenti espandenti
(metodo chimico), l’espansione di una
massa polimerica può essere ottenuta
anche con l’immissione diretta e controllata, di gas (metodo fisico). (Vedi: additivo; coibenza; polimeri termoindurenti/
polimeri termoplastici)
estrusione Processo in continuo per
la realizzazione di manufatti a sezione
costante di notevole lunghezza (profilati, barre, tubi...). ¬ È impiegato per la
lavorazione dei metalli (con temperature di fusione inferiori ai 1700 °C), dei
polimeri, dei ceramici. Il materiale reso
malleabile è spinto - da una vite senza
fine, da un mandrino compressore o da
un punzone - attraverso un ugello, detto
anche matrice o testa di estrusione, che
PROFILATI METALLICI ESTRUSI
immissione materiale
vite senza fine
testa di estrusione
profilato estruso
(sezione costante)
gli conferisce la forma voluta, le diverse
geometrie si ottengono grazie alla sua
sagomatura (estrusione diretta). ¬ Nei
polimeri il processo di estrusione inizia
con l’immissione delle polveri o dai granuli nella camera riscaldata attraverso
una tramoggia, la pressione è applicata
mediante una vite rotante senza fine. ¬
L’estrusione può essere effettuata anche
forzando la matrice sul materiale, che
viene tenuto fermo (estrusione indiretta).
(Vedi: malleabilità; matrice; plasticità)
etichettatura
Attività volta ad attestare, mediante l’applicazione di un adesivo, gli elementi identitari del soggetto
produttore, la buona qualità del prodotto
e, per tutti quei prodotti e componenti
che per legge ne sono soggetti, l’ottemperanza a requisiti di sicurezza e di
tutela. ¬ Per “buona qualità” (ISO 9000)
vanno intesi tutti quei requisiti propri del
prodotto: originalità, materiali adeguati,
tecniche speciali di fabbricazione,... ¬
L’etichetta può anche attestare il rispetto di specifiche norme tecniche volte a
garantire vari requisiti, quali: il contenimento entro parametri di sicurezza dei
materiali tossici, la non pericolosità per
le persone che ne fanno uso, la non dannosità per l’ambiente. ¬ Le principali categorie di prodotti che sono soggetti per
legge all’etichettatura sono: • prodotti
alimentari; • prodotti tessili; • prodotti
conciari; • prodotti che consumano energia (elettrodomestici, prodotti elettronici...); • prodotti elettrotecnici; • prodotti
per le costruzioni; • prodotti cosmetici;
• sostanze pericolose; • giocattoli. ¬ Per
garantire il rispetto dei requisiti di tutela dell’ambiente (ISO 14000) le forme di
etichettatura si articolano in tre tipi: •
Etichette Ambientali di Tipo I (ISO 14024).
Un esempio molto diffuso di questo tipo
è l’European Ecolabel, il cui marchio è
rappresentato da una margherita; • Etichette Ambientali di Tipo II (ISO 14021).
Un esempio di questo tipo è il marchio
per i materiali riciclabili; • Etichette Ambientali di Tipo III (ISO 14025). Sono le cosiddette EPD - Dichiarazioni Ambientali
di Prodotto che riportano dati oggettivi
risultanti da analisi dell’intero ciclo di
vita del prodotto. ¬ Per i mobili, ai fini
di tutelare il consumatore, vige l’obbligo
della Scheda di Prodotto, la quale deve
contenere le caratteristiche essenziali
per l’identificazione del prodotto e del
produttore. Alcuni materiali di rivestimento degli imbottiti, siano essi a base di
tessuti o di pelli, sono soggetti all’obbligo
dell’etichettatura. (Vedi: certificazione;
ecolabel; normazione tecnica)
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59
F
filament winding
Tecnologia di
produzione dei materiali compositi a
matrice polimerica per la fabbricazione
di oggetti cavi. ¬ Si realizza tramite l’avvolgimento di fibre (rinforzo) impregnate
di resina su uno stampo rotante, la cui
forma determina la geometria dell’oggetto. Il processo di formatura continua
con la polimerizzazione a caldo della
resina. ¬ In molti casi lo stampo, per la
geometria della forma, non può essere
più estratto e rimane all’interno del prodotto finito diventando parte integrante
di esso oppure, se realizzato con materiali che lo consentono, viene sciolto. ¬
A seconda della forma e delle caratteri-
stiche prestazionali richieste all’oggetto
varia il tipo di avvolgimento che può essere circonferenziale, elicoidale o polare,
in relazione all’orientamento delle fibre.
¬ Vi è poi la tecnologia di avvolgimento in
continuo con mandrino perpetuo, per la
realizzazione di elementi tubolari, anche
la loro polimerizzazione avviene in un
apposito forno in continuo. ¬ Il filament
winding è una tecnologia che garantisce
ottime proprietà strutturali al prodotto,
che può essere anche di notevoli dimensioni (ad esempio serbatoi). (Vedi: materiali compositi; matrice; pultrusione)
filiera Sistema d’imprese collegate tra
di loro per un fine produttivo comune: la
produzione di un determinato genere di
prodotti (filiera della sedia, filiera degli
occhiali…), oppure di materiali o componenti (filiera del legno, filiera della
carta…). ¬ Il concetto di filiera è sintetizzabile con quello di diagramma di flusso,
TIPOLOGIE DI AVVOLGIMENTO DELLE FIBRE
fibre di rinforzo
avvolgimento circonferenziale
avvolgimento elicoidale
avvolgimento polare
stampo rotante
dove ogni soggetto si trova opportunamente collocato, oltre che connesso a
monte e a valle, in base al proprio ruolo
nella catena produttiva. Il termine filiera deriva proprio dall’ideale “filo” che
esplicita visivamente la concatenazione
logica, oltre che economica e industriale,
tra imprese che operano in un settore
omogeneo.
finissaggio
In ambito tessile indica
l’insieme dei processi e dei trattamenti
di finitura volti a migliorare le caratteristiche estetiche e/o prestazionali del
tessuto. ¬ Può essere di tipo meccanico
o chimico. Al primo gruppo appartengono lavorazioni quali la rasatura, la
pettinatura, la calandratura (o manganatura), la follatura, la smerigliatura,
la garzatura. ¬ Del secondo fanno parte
numerosi trattamenti alcuni di tipo più
tradizionale, come l’impermeabilizzazione e l’ignifugazione, altri più recenti
come quelli antibatterici, antimacchia,
antistatici, anti-infeltrimento, realizzati
generalmente a caldo tramite spalmature, incapsulamento di fibre, laminazioni,
spruzzature con sostanze di natura diversa. ¬ Di ultima generazione i tessuti
che vengono trattati con le nanotecnologie per conferire loro determinate caratteristiche prestazionali legate all’idrorepellenza (effetto loto); alla resistenza
al fuoco (soprattutto per tute da lavoro),
all’ottimizzazione dell’effetto mimetico
(per usi militari). (Vedi: calandratura;
effetto loto; nanotecnologia)
forma Espressione di vasto significato
volta a indicare come pensieri e materia
si strutturino e come tutto ciò sia percepito dai sensi. Ha forma ciò che si vede,
si tocca, si sente, si odora, si assapora.
¬ La forma può essere riferita sia ai linguaggi sia agli oggetti - naturali o artificiali - e al modo come questi possono
essere concepiti, composti e comunicati.
¬ Si possono individuare due modi fisici
e spaziali di configurare la forma: uno
consiste nel “sottrarre” materia a un
volume dato (materiale o virtuale nel
campo digitale); l’altro nel “plasmarlo”
con opportuni artifici (mediante stampi,
pressature…). ¬ Nell’epoca contemporanea il significato di forma si lega a quello
di Gestalt, una corrente del pensiero che
trae origine dal termine tedesco gestalt
il quale contiene i concetti di “forma”,
“schema”, “rappresentazione”. La Teoria
della Gestalt è una corrente della psicologia che indaga come si percepiscono
le cose, ponendosi all’origine degli studi
e delle esperienze sulla percezione visiva, per questa ragione ha condizionato
significativamente le teorie del design.
formato uni Standard adottato per
uniformare il dimensionamento e la ripiegatura dei fogli di carta relativi a un
progetto, a uno stampato, a un foglio di
testo. ¬ Lo scopo dello standard è quello
di stabilire relazioni semplici e razionali tra tutto ciò che è scritto e stampato
su carta e tutto ciò che funge da contenitore. Alla base dello standard c’è la
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61
proprietà di un particolare tipo di rettangolo di potersi raddoppiare o ripiegare
in due senza cambiare proporzione. Tale
proprietà è esclusiva di quello la cui proporzionalità tra lato lungo e corto si regge sul valore di radice di due, ovvero la
diagonale di un quadrato di lato unitario.
¬ Il formato base, classificato come “A0”,
corrisponde a un tale tipo di rettangolo la
cui superficie misura un metro quadrato. A discendere, il formato “A1” misura
una superficie ridotta a metà, come se il
foglio fosse ripiegato su se stesso dimezzando il lato lungo. Seguendo lo stesso
procedimento si passa ai formati “A2”,
“A3”, “A4”, “A5”, e così via. ¬ Il formato più comune per i fogli di testo o per
la ripiegatura delle tavole di progetto è
quello A4. I suoi lati approssimano 29,7
x 21 cm che corrispondono rispettivamente a un quarto di 118,9 e di 84,1 cm
che sono le dimensioni approssimate del
formato A0. (Vedi: normazione tecnica;
quota/quotatura)
fragilità
Proprietà per la quale un
materiale sottoposto a un urto si rompe
repentinamente senza manifestare deformazioni apprezzabili. ¬ La rottura di
tipo fragile è propria dei materiali duri,
elasticamente poco deformabili come il
vetro e la ghisa. ¬ La fragilità è l’inverso della resilienza. (Vedi: deformazione;
modulo di elasticità; resilienza)
fresa
Utensile impiegato per la lavorazione dei materiali funzionante per
asportazione di truciolo, la sua invenzione risale all’epoca romana. ¬ La fresa
funziona ruotando e avanzando intorno
e lungo il proprio asse, ma anche traslando secondo percorsi che possono
essere molto complessi. Il risultato è
una lavorazione stereotomica. ¬ L’asportazione del materiale avviene per mezzo
dell’azione dei taglienti, i quali possono
far parte dello stesso corpo della fresa o
essere removibili quando usurati. ¬ Nei
casi più semplici le frese sono assimilabili a forme di tipo primario (cilindri, sfere…),
A0 841x1189
in quelli più complessi
sono dotate di profili diA1 594x841
segnati ad hoc, nel gergo
meccanico sono chiamate
A2 420x594
“frese di forma”. Il risultato prodotto da queste
A3 297x420
ultime è l’equivalente di
A4 210x297
A5 148x210
una modanatura, ovvero
A6 105x148
A7 124x105
di una forma complessa a
profilo costante. ¬ La fordiagonale di
ma e il materiale (acciaio,
proporzionalità
ceramici avanzati, diamanti…) costitutivi
delle varie frese sono in reazione al tipo
di lavorazione da effettuare. ¬ Nei CNC
- specialmente in quelli a cinque gradi
di libertà - è possibile adottare per la
realizzazione dei pezzi due alternative
rispetto al tipo di frese: quelle geometricamente semplici a fronte di movimentazione lunghe e laboriose; quelle geometricamente complesse (le più costose
frese di forma) a fronte di più semplici
e limitate movimentazioni. ¬ (Vedi: CNC
- controlled numerical center; modanatura; utensile/attrezzo)
fusione Transizione di fase (passaggio
o cambiamento di stato) a seguito della
quale un materiale da uno stato passa
a un altro. ¬ In riferimento a questo fenomeno chimico-fisico si sono sviluppate numerose tecnologie a partire dalla
metallurgia nell’ambito della quale un
metallo fuso – che passa dallo stato
solido a quello liquido - viene colato in
uno stampo. L’avvenuto raffreddamento
produce un nuovo cambiamento di stato,
da liquido a solido. ¬ Oltre ai metalli la
fusione riguarda numerose altre famiglie
di materiali: cere, polimeri, vetri… (vedi:
stampaggio)
fustellatura Operazione meccanica di
taglio effettuata mediante macchina fustellatrice. ¬ È realizzata su sfoglie di materiali relativamente morbidi e malleabili: fogli di carta e cartoni, lastre sottili
di materiali plastici, pelli, piallacci… ¬
La fustella è l’utensile atto a produrre
detti tagli. È costituita da una o più
lame fissate o a un
supporto piano, nel
qual caso funziona
come un punzone, o
a un supporto cilindrico, nel qual caso
funziona come un
rullo. (Vedi: cordofrese
natura; utensile/
attrezzo)
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63
G
gel-coat Strato di finitura compatto e
uniforme - generalmente resina caricata cui possono essere aggiunti pigmenti
colorati - usato nella realizzazione di
manufatti in materiali compositi, soprattutto nelle lavorazioni con la vetroresina.
¬ Ha la funzione di protezione meccanica e chimica del pezzo. Infatti, durante
il processo di formatura possono essere
inglobate nel materiale piccole bolle d’aria, in questo caso se non fosse protetta
la superficie risulterebbe alveolata. ¬ In
fase di produzione il gel-coat è il primo
strato posto nello stampo. (Vedi: materiali compositi; stampaggio per deposizione manuale; stampo)
esempio di giunto a T
geodetica
Dato un particolare tipo
di spazio, il percorso più breve tra due
punti è detto geodetica. ¬ Ad esempio
nel piano la geodetica s’identifica con
una retta, mentre nella sfera con un meridiano, il cerchio di raggio massimo. ¬
In una forma qualsiasi la geodetica può
essere immaginata come traiettoria descritta da un punto materiale che si muova senza attrito e non soggetto a forze
esterne sulla medesima superficie. ¬ Il
fatto che molti CAD contengano comandi
che permettono di tracciare geodetiche
su superfici complesse, sta a indicare
quanto sia peculiare il concetto di geodetica anche nel design. ¬ Uno dei massimi
studiosi di strutture geodetiche è stato
Richard Buckminster Fuller (1895-1983),
il quale ne ha applicato i principi progettando cupole e strutture complesse di
grandi dimensioni, stabili e leggere.
giunto Dispositivo di collegamento tra
due o più componenti distinti. ¬ Se il
esempio di giunto a cardanico
esempio di giunto a otto vie
esempio di cerniere
giunto è rigido la posizione dei componenti rimane fissa; se è flessibile, elastico o snodato, la loro posizione si può
modificare reciprocamente. ¬ La balestra
di un carro può essere considerata come
giunto flessibile ed elastico, la cerniera
di una porta come un giunto snodato.
¬ Un particolare tipo di giunto snodato
è quello cardanico, che prende il nome
da Girolamo Cardano. Si tratta di un dispositivo, in uso per esempio negli autoveicoli, che consente di trasmettere un
moto rotatorio da un asse a un altro con
diverso orientamento. (Vedi: componente; giunzione)
giunzione
Collegamento tra due o
più componenti distinti. ¬ Le principali
caratterizzazioni di una giunzione possono essere: geometriche, meccaniche,
fisiche, chimiche. ¬ Hanno carattere geometrico le giunzioni che presuppongono
una complementarità di forma, come
nel positivo-negativo di un incastro (ad
esempio nel giunto a coda di rondine).
¬ Hanno carattere meccanico le giunzioni realizzate con viti, bulloni, spine...
che possono lasciare dei gradi di libertà,
come avviene in una cerniera o in una
biella, o annullarli tutti come nel caso
dell’incastro. ¬ Hanno carattere fisico
le giunzioni che si attuano attraverso
l’applicazione di una forza o l’utilizzo di
una fonte di energia, come avviene in un
morsetto, in una saldatura, nel sistema
presa-spina elettrica. ¬ Hanno carattere chimico le giunzioni che si sviluppa-
no per mezzo di una polimerizzazione,
come avviene negli incollaggi. ¬ I tipi di
giunzione si possono così schematizzare:
• reversibili (bulloni, viti, coni Morse...); •
parzialmente reversibili (chiodi, incollaggi
removibili...); • irreversibili (chiodature ribattute, rivettature, saldature, brasature,
incollaggi irremovibili...). ¬ Nel caso di
giunzioni irreversibili occorre distinguere tra: • separatezza delle parti a contatto
(chiodature ribattute, rivettature...); • fusione delle parti a contatto (saldature); •
intermediazione di un materiale collegante
(brasature, incollaggi irremovibili). ¬ Se
una giunzione si sviluppa per mezzo del
solo incastro - eventualmente coadiuvato
da accessori come chiodi e viti - si dice
“a secco”; se è usato un collante si dice
“a umido”. In questi casi la giunzione è
di tipo asimmetrico. ¬ Se invece la giunzione si sviluppa per mezzo di una spina
o di una serie di spine, in modo che si
trovino corrispondenti cavità in entrambe
i pezzi, allora è di tipo simmetrico. (Vedi:
brasatura; coda di rondine; componente;
giunto; rivettatura; saldatura)
grafano Nuovo materiale di derivazione nanotecnologica. ¬ Ottimo isolante, è
ottenuto dal grafene con l’aggiunta di un
atomo d’idrogeno per ogni atomo di carbonio. Si tratta di un materiale di ultima
generazione - ancora in fase sperimentale - che prevedibilmente avrà notevoli
applicazioni in diversi campi, primo tra
tutti quello elettronico. ¬ È stato realizzato nel 2009 da Andre Geim e Konstantin
64
Novoselov. (Vedi: bottom-up/top-down;
grafene; nanotecnologie; silicene)
grafene Nuovo materiale di derivazione
nanotecnologica che ha la particolarità di
essere sottile quanto un singolo atomo.
¬ La sua struttura nel piano si compone
di una tassellatura di esagoni. Ottimo
conduttore è ottenuto dalla grafite (carbonio) con un processo di progressiva
sottrazione (top-down). ¬ Si tratta di un
materiale di ultima generazione, ancora
in fase sperimentale, che ha ottime caratteristiche fisico-meccaniche - è cento
volte più resistente dell’acciaio, ha massima flessibilità - pertanto sta avendo
promettenti applicazioni in diversi campi
del design (scocche dei telefoni cellulari
flessibili capaci di accumulare energia,
schermi ultrasottili arrotolabili, sensori
ottici per l’ambiente…). ¬ Le sue caratteristiche di nano-materiale richiedono
opportuni supporti fisici sui quali gli strati di grafene vengono depositati. ¬ Date
le sue ottime caratteristiche di materiale
conduttore il grafene è un valido sostituto del silicio nella realizzazione di componenti elettronici. ¬ “Arrotolando” le nano-lastre di grafene si possono ottenere
corpi simili a “fili” detti nanotubi (grafene a “1” dimensione) i quali promettono
grandi sviluppi soprattutto nei circuiti
dei microprocessori. ¬ “Compattando”
spazialmente i nanotubi – che tendono a passare da un “filo” ad un “punto”
(grafene a “0” dimensioni) - si ottiene
il cosiddetto fullerene (da Buckminster
65
Fuller), la cui figura deriva da un icosaedro regolare o altrimenti, per dualità, da
un dodecaedro regolare composto da 20
esagoni e 12 pentagoni. ¬ Qualora nella
tessitura esagonale ordinaria si introducano anomale celle ettagonali, la geometria complessiva della superficie, pur rimanendo a due dimensioni, si trasforma
in una geometria che appare a “strati”.
¬ Konstantin Novoselov e Andre Geim
hanno ricevuto nel 2010 il premo Nobel
per la fisica “for groundbreaking experiments regarding the two-dimensional
material graphene”. (Vedi: bottom-up/
top-down; grafano; nanotecnologie; silicene; tassellazione)
I
imbutitura Processo di formatura di
lamiere e lastre impiegato per l’ottenimento di oggetti cavi (lattine, pentole…),
si realizza per deformazione plastica del
materiale attraverso l’applicazione di una
forza. ¬ Per ottenere la forma voluta la
lamiera viene premuta con un punzone nella cavità dello stampo-matrice in
modo che aderisca alle sue pareti. ¬ L’imbutitura è usata per i metalli, o comunque
per quei materiali dotati di deformazione
plastica. (Vedi: plasticità; stereotomia/
plasmazione)
punzone
disco di lamiera
stampo
incollaggio
Processo nel quale due
o più pezzi, anche di materiali diversi,
sono uniti – generalmente in modo irre-
versibile - mediante una sostanza dotata
di potere adesivo. ¬ Le sostanze adesive possono essere di natura organica o
inorganica, queste ultime oggi sono le
più usate. ¬ I preparati disponibili possono essere o di tipo mono-componente o
bi-componente. Nel primo caso, si tratta
di composti chimici che da soli sono in
grado di reagire e quindi di indurirsi; nel
secondo caso, si tratta di una coppia di
componenti nei quali, a quello base, è affiancato un catalizzatore con la funzione
di accelerare il processo di indurimento.
¬ I principali tipi di colle sono: • a base
di acetato di polivinile (colle viniliche); •
a base di urea (colle ureiche); • a base di
resina epossidica (colle epossidiche); • a
base di poliuretano (colle poliuretaniche);
• a base di silicone (colle siliconiche); • a
base di cianoacrilato (colle cianoacriliche
o istantanee); • a base
di resorcina (colle resorcinoliche). ¬ Rientrano
negli incollaggi anche
le unioni effettuate mediante supporti di carta,
stoffa, o materiali plastici (nastri e superfici
adesive). ¬ Alcuni adesivi
hanno un così alto potere
d’incollaggio che rientrano nella categoria degli
“adesivi strutturali”, oggi
impiegati anche nel settore aeronautico per unire parti metalliche
dei velivoli. (Vedi: brasatura; giunzione;
saldatura)
66
67
L
isotropia/anisotropia L’isotropia è
la capacità di un materiale di comportarsi allo stesso modo in tutte le direzioni
quando è sollecitato da una forza esterna
direzionale. Al contrario, quando il materiale si comporta diversamente a seconda della direzione delle forze agenti
si definisce anisotropo. ¬ Sono isotropi i
liquidi, i metalli, il vetro. Sono anisotropi
i materiali fibrosi come il legno.
laminazione Processo meccanico di
“assottigliamento” di un semilavorato
impiegato per la realizzazione di lamine, lamiere e profili a spessore uniforme. È usata per i materiali malleabili,
soprattutto per i metalli. ¬ La tecnica
della laminazione consiste nel far passare il semilavorato tra due cilindri opportunamente distanziati che ruotano
in modo contrapposto. Per ottenere la
calibratura desiderata generalmente
occorrono più passaggi. ¬ Si distinguono
due modalità di laminazione: a caldo e a
freddo. ¬ Nella prima il processo è più
rapido, è minore il dispendio di energia,
il ritorno a una struttura cristallina del
rulli
lastra
assottigliamento per deformazione plastica della lastra
materiale è più veloce. Per contro la lavorazione a caldo risulta meno accurata
e il grado di finitura superficiale è minore.
¬ Nella seconda il processo è più laborioso, comporta un maggior dispendio di
energia in quanto il materiale mantiene
il suo stato cristallino (si dice che tende
a incrudirsi), si ha però un risultato migliore in termini di precisione e finitura
superficiale. ¬ Nel settore tessile con il
termine laminazione si identifica il processo che unisce due o più strati di tessuto con film e schiume al fine di ottenere
un “imbottito” isolante per le basse temperature. (Vedi: malleabilita; plasticità)
LCA - Life Cycle Assessment Analisi del
Ciclo di Vita. Strumento per la valutazione dell’intero ciclo di vita rispetto all’ambiente di un prodotto, di un processo, di
un’attività. ¬ Un approccio sintetizzabile
con la nota frase: “dalla culla alla tomba” (e dalla più recente “cradle to cradle”
“dalla culla alla culla”), legato alla valutazione dell’impronta ambientale, cioè della
traccia lasciata sull’ambiente in relazione
al consumo di risorse e di inquinamento procurato. ¬ La LCA individua e valuta tutti gli aspetti d’impatto ambientale
partendo dall’estrazione e trattamento
delle materie prime, produzione, distribuzione, uso, fino alla dismissione,
riuso e/o riciclo del bene considerato.
¬ La valutazione comprende diversi tipi
d’impatto sull’ambiente: quanta energia
è stata consumata, quanta CO2 e quante
sostanze pericolose sono state immesse
nell’atmosfera, il consumo di risorse rinnovabili o non rinnovabili, l’eventuale certificazione di provenienza dei materiali...
¬ A livello internazionale la LCA è regolamentata dalle norme ISO 14040 e 14044.
(Vedi: C2C - cradle to cradle; ecolabel;
design for disassembling; LCD - life cycle
design; materiale primo/secondo)
LCD - Life Cycle Design
Approccio progettuale - detto anche Life Cycle Thinking
- che considera l’intera vita dei prodotti,
volto a minimizzare il loro impatto sull’ambiente e a massimizzare la loro eco-efficienza. ¬ La fase progettuale è quella nella
quale è massima la possibilità di minimizzare “l’impronta ambientale” degli artefatti grazie alla riduzione dell’impiego dei
materiali e dell’energia, all’eliminazione
di sostanze tossiche o nocive, all’impiego
di materiali riciclati, all’ottimizzazione del
ciclo di vita, alla riduzione dell’obsolescenza sia semantica che funzionale, alla
massimizzazione della manutenibilità attraverso una progettazione maintenanced
oriented che preveda la facilitazione delle
operazioni di disassemblaggio (design for
disassembling), alla minimizzazione dei
consumi energetici sia in fase di produzione che di vita utile, alla riduzione degli
imballaggi, alla facilitazione del riuso dei
componenti, alla possibilità di riciclo dei
materiali. (Vedi: C2C - cradle to cradle;
ecolabel; design for disassembling; LCA
life cycle assessment; materiale primo/
secondo)
68
leghe metalliche Combinazione di
due o più elementi di cui almeno uno,
il principale, è metallico avente come
risultato un nuovo materiale dotato di
proprietà migliori di quelle dei singoli
componenti: l’acciaio, costituito da una
lega ferro-carbonio, ha proprietà meccaniche maggiori del ferro che è il materiale principale della combinazione;
l’ottone, costituito da una lega ramezinco offre maggior durezza del rame
e maggior lucentezza dello zinco... ¬ I
componenti della lega sono indivisibili
e non sono visibili singolarmente. ¬ Tra
le leghe metalliche maggiormente impiegate si possono considerare quelle di
seguito elencate. ¬ Leghe ferro-carbonio:
• ferro-carbonio (acciai, C da 0,06 a 2,06)
sono adatte per lavorazioni plastiche e
ad asportazione di truciolo, hanno ottima
saldabilità, elevata resistenza a trazione e
compressione, buona resilienza, discreta
colabilità; • ferro-carbonio (ghise, C da
2,06 a 6,67) hanno elevata durezza, resistenza all’usura e all’ossidazione, elevata resistenza alla compressione, ottima
colabilità, elevata fragilità, bassa resilienza, non sono adatte per lavorazioni
plastiche, sono adatte per le lavorazioni
ad asportazione di truciolo; • ferro-carbonio-cromo-nichel (acciai inossidabili),
hanno caratteristiche tipiche degli acciai, sono molto resistenti alla corrosone. ¬ Leghe di alluminio, dette anche leghe
leggere: • alluminio-rame, sono adatte
per getti e lavorazioni plastiche, hanno scarsa resistenza alla corrosione; •
69
alluminio-silicio, hanno ottima colabilità
e resistenza alla corrosione, sono adatte
per getti anche di forma complessa; •
alluminio-silicio-magnesio, sono adatte
per lavorazioni plastiche, hanno buona resistenza alla corrosione e scarsa
saldabilità; • alluminio-magnesio, sono
adatte per getti e lavorazioni plastiche,
hanno poca resistenza meccanica, buona
saldabilità e resistenza alla corrosione in
ambiente marino; • alluminio-zinco, sono
adatte per getti, hanno buona resistenza meccanica e possibilità di tempra; •
alluminio-zinco-magnesio, sono adatte
per lavorazioni plastiche, hanno alta resistenza meccanica e limitata resistenza
alla corrosione. ¬ Leghe del rame: • rame-zinco (ottoni), hanno buona resistenza alla corrosione e buona lavorabilità;
• rame-stagno (bronzi), hanno buona
resistenza alla corrosione e all’usura;
• rame-zinco-nichel (alpacche), hanno
buona lavorabilità alla pressa; • ramealluminio (cuprallumini), sono molto resistenti alle sollecitazioni meccaniche e
alla corrosione; • rame-nichel (cupronichel), hanno ottime proprietà meccaniche
e resistenza alla corrosione marina. ¬ Leghe del nichel: • nichel-rame, hanno alta
resistenza alla corrosione e al calore; •
nichel-molibdeno, hanno alta resistenza
alla corrosione e al calore; • nichel-silicio, hanno alta resistenza alla corrosione
e al calore; • nichel-cromo, hanno alta
resistenza al calore e al ciclaggio termico; • nichel-cromo-ferro, hanno alta resistenza alla corrosione e al calore. ¬ Leghe
del piombo: • piombo-rame-antimonio
(peltro), hanno buona resistenza all’usura. ¬ Vi sono inoltre le superleghe, sono
un’ampia categoria di leghe metalliche
progettate per resistere a considerevoli
sforzi meccanici e a intense corrosioni,
anche a temperature elevate. Sono impiegate specialmente in campo aeronautico e aerospaziale. (Vedi: malleabilità;
materiali a memoria di forma; plasticità)
M
malleabilità Proprietà dei materiali
di essere deformati per mezzo di azioni
fisiche e/o termiche, senza che per questo vengano meno le loro proprietà meccaniche. (Vedi: deformazione; plasticità)
manufatto “Fatto a mano”. È il risultato di una lavorazione che, nell’accezione
originaria del termine, soleva intendersi
eseguita mediante utensili manuali. Per
estensione, il significato corrente di manufatto si riferisce a un prodotto di lavorazione finito, pronto per essere singolarmente utilizzato o aggregato ad altri
manufatti. (Vedi: componente; utensile/
attrezzo; prodotto)
materiale Il materiale fa riferimento a
tutto ciò che occupa spazio ed ha massa,
fino alla soglia della meccanica quantistica, dove anche il vuoto è considerato materia. ¬ Il materiale può essere di
origine organica o inorganica, a seconda
che provenga da organismi della sfera
vivente o da contesti geologici. Lo si può
trovare allo stato grezzo o fine, in conseguenza del suo grado di purezza. ¬
Esempi di materiali di derivazione organica sono: i legni, le pelli, il cotone, il lino,
70
la seta, le resine naturali (lacca, gommalacca, caucciù...). ¬ Esempi di materiali
di derivazione inorganica sono: i metalli, il vetro, i materiali lapidei, le crete, i
polimeri sintetici. ¬ I materiali possono
essere altresì distinti tra naturali e artificiali. Oggi questa distinzione è però
sempre meno netta, la maggior parte
dei materiali sono, infatti, “semilavorati”,
risultato di un mix di materiali diversi sia
di origine naturale che artificiale: il compensato è il risultato dell’unione di piallacci di legno incollati tra loro con colle
sintetiche; la maggior parte delle carte
sono additivate con sostanze sintetiche;
molti tessuti sono il risultato dell’unione
tra fibre artificiali e naturali...
materiale primo/secondo Tale
definizione indica tutti i materiali riciclati usabili per la realizzazione di nuovi
prodotti. ¬ Il loro impiego consente di limitare l’estrazione e/o la produzione di
nuovi materiali, valorizzando le risorse
già immesse sul mercato e minimizzando così l’impatto ambientale dei prodotti.
Un fortunato slogan sintetizza: i rifiuti,
da problema a risorsa. Da qui anche la
definizione di “giacimenti urbani” in riferimento ai rifiuti prodotti nell’ambito
delle città dai quali poter estrarre, così
come da una miniera, materiali e componenti da riciclare o riutilizzare. ¬ La definizione di materiale primo/secondo non
è riferita in particolare a una famiglia di
materiali - polimeri, metalli, vetri... - ma
sta a indicare che hanno avuto una “vita”
71
precedente. La normativa fissa criteri e
modalità di tale definizione. ¬ Il materiale
primo/secondo può essere costituito da:
• scarti pre-consumo, cioè scarti di lavorazioni recuperati direttamente in fabbrica
e, in molti casi, reimmessi direttamente
nel ciclo di lavorazione nell’ambito della
fabbrica stessa (ad esempio i rottami ferrosi nell’industria metallurgica); • scarti
post-consumo, cioè scarti provenienti dal
riciclaggio dei rifiuti, si tratta di materiali
recuperati a valle della fase di consumo
dei beni. (Vedi: C2C - cradle to cradle;
ecolabel; LCA - life cycle assessment;
LCD - life cycle design)
materiali a memoria di forma
I materiali a memoria di forma (SME Shape Memory Effect) appartengono a
una nuova categoria di cui fanno parte
sia le leghe metalliche (SMA - Shape Memory Alloys) che i polimeri (SMP - Shape Memory Polymers). Sono dotati della
proprietà di poter assumere stabilmente
ma temporaneamente una forma diversa
da quella originaria (detta permanente) e
tornare poi a riacquistarla. In relazione a
tale capacità sono anche chiamati “dual
shape”. ¬ Per annullare l’effetto di tale
deformazione di tipo plastico che deve
avvenire al di sotto di una certa temperatura, occorre riscaldare il materiale
entro una determinata fascia termica. ¬
Se si tratta di polimeri si possono utilizzare anche altri modi per farli tornare
alla forma originaria: si può ricorrere
all’irraggiamento di luce a infrarosso
(IR); a raggi ultra violetti (UV); all’applicazione sia di un determinato sforzo, sia
di un campo elettrico, sia di un campo
magnetico alternato; si può impiegare un
raggio laser o l’immersione in soluzione
acquosa. ¬ Se la deformazione avviene,
invece, al di sopra di una certa temperatura, rimuovendone la causa il materiale
torna direttamente alla sua configurazione precedente. Tale proprietà, tipica
dei materiali elastici, è chiamata superelasticità (SE - Super Elasticity). (Vedi:
plasticità; smart matersials)
materiali compositi
Il composito è un materiale derivante dall’unione
di due (o più) elementi: la matrice e il
rinforzo. Ha una resistenza meccanica
maggiore della somma dei suoi singoli
costituenti. ¬ La matrice è un materiale
continuo, generalmente poco resistente,
che ha la funzione di dare forma e protezione dagli agenti esterni al prodotto
finale e di trasferire al rinforzo i carichi
applicati. Nei compositi artificiali la matrice è generalmente costituita da resine
termoindurenti. ¬ Il rinforzo è realizzato
con filamenti, fibre, nastri, roving, mat,
tessuti bi o tridimensionali, stuoie, che
costituiscono la struttura in grado di conferire resistenza al composito. Se le fibre
del rinforzo sono orientate danno origine
a un insieme dalle proprietà meccaniche
anisotrope, se il rinforzo è costituito da
materiali dispersi o comunque posti nella matrice in modo uniforme, quest’ultima aumenta in modo omogeneo le sue
proprietà meccaniche, il risultato è un
composito con caratteristiche di isotropia. ¬ Il rinforzo può essere di natura
organica o inorganica: fibre di vetro (il
composito è la vetroresina), fibre di carbonio, fibre aramidiche (Kevlar)... ¬ Esistono anche materiali compositi naturali
come il legno costituito da microfibrille
di cellulosa (assimilabili al rinforzo) e
da lignina (assimilabile alla matrice). ¬
Tra i primi materiali compositi realizzati dall’uomo vi sono le argille mischiate
alla paglia (adobe), per la realizzazione
delle costruzioni in terra cruda, una
tecnica antica ancora oggi impiegata in
alcuni paesi dell’Africa. (Vedi: filament
winding; isotropia/anisotropia; matrice;
pultrusione; stampaggio per deposizione
manuale)
materiali cromogenici
fotocromici Materiali che hanno la
proprietà di mutare, in modo reversibile, il colore e/o la trasparenza in risposta
al variare dell’intensità della luce. Possono essere realizzati usando composti
organici o inorganici. ¬ Tale proprietà è
funzione della loro struttura molecolare attivata dall’esposizione ai raggi UV,
i cambiamenti avvengono in funzione
dell’intensità e della frequenza delle radiazioni incidenti sul materiale. Quando
lo stimolo luminoso cessa il materiale
riacquista in tempi brevi l’aspetto iniziale. ¬ Particelle incapsulate di materiali
fotocromici possono essere spalmate,
spruzzate o deposte in vario modo sulla
72
superficie di altri materiali, oppure disperse nella loro massa - nei polimeri
e nei vetri – durante il processo di formatura. ¬ In particolari i vetri fotocromici - che possono variare il coefficiente
di trasmissione luminosa in funzione
dell’intensità della luce funzionando così
da filtro - cominciano a essere impiegati
nel settore dell’edilizia per regolare il
controllo energetico-solare dell’edificio.
¬ Sono inoltre usati in modo estensivo
(le prime applicazioni risalgono agli anni
’70) in campo ottico per la realizzazione
delle lenti degli occhiali, potendo ormai
raggiungere tempi di viraggio dell’ordine di qualche secondo. (Vedi: materiali
cromogenici termocromici; materiali
elettrocromici; nanotecnologie; smart
materials)
materiali cromogenici termocromici Materiali che hanno la proprietà di mutare, in modo reversibile, il
colore e/o la trasparenza in risposta al
variare della temperatura. Possono essere realizzati usando composti organici
o inorganici. ¬ Tra i composti organici ci
sono i cristalli liquidi liotropici e quelli
calamatici, che hanno una risposta molto
rapida al cambio di temperatura e un’attivazione facilmente programmabile, per
contro hanno costi di produzione elevati.
Ai composti organici appartengono anche i leuco coloranti che hanno costi più
contenuti ma forniscono una risposta
meno precisa alla temperatura di attivazione. ¬ Tra i composti inorganici vi
73
sono alcuni ossidi metallici in grado di
modificare il proprio stato di conduzione,
tra questi l’ossido di vanadio. ¬ Particelle incapsulate di materiali termocromici
possono essere spalmate, spruzzate o
deposte in vario modo sulla superficie di
altri materiali oppure disperse nella loro
massa - nei polimeri e nei vetri – durante
il processo di formatura. ¬ In particolari
i vetri fotocromici cominciano a essere
impiegati nel settore dell’edilizia per
regolare il controllo energetico-solare
dell’edificio e nell’ambito dell’agricoltura per la realizzazione delle serre. (Vedi:
materiali cromogenici fotocromici; materiali elettrocromici; nanotecnologie;
smart materials)
materiali elettrocromici Materiali che hanno la proprietà di mutare, in
modo reversibile, il colore e/o la trasparenza se attivati elettricamente, cioè sotto l’azione di un campo elettrico. Possono
essere realizzati usando composti organici (tra questi alcuni particolari cristalli
liquidi) o inorganici. ¬ Da uno stato di trasparenza i materiali elettrocromici possono passare a uno stato riflettente che li
rende simili a specchi, o ad uno colorato.
Vi è la possibilità di modulare le proprietà
ottiche variando l’intensità dell’impulso
elettrico che può essere attivato manualmente o tramite sensori che reagiscono
all’intensità luminosa. ¬ Anche i materiali elettrocromici come quelli termo e
fotocromici, possono essere usati sulle
lastre vetrate - in associazione con stra-
ti di materiali diversi che fungono da
conduttori e da accumulo - per la realizzazione di schermature trasparenti
a trasmissione variabile da impiegare
negli edifici al fine di regolare il flusso di
luce e di calore in entrata e in uscita, in
un’ottica di controllo energetico-solare.
Il loro consumo energetico è limitato in
quanto necessitano di un basso voltaggio per il cambio di stato e richiedono
energia solo al momento dell’attivazione,
possono inoltre essere associati a sistemi fotovoltaici di generazione di energia.
(Vedi: materiali cromogenici fotocromici;
materiali cromogenici termocromici; nanotecnologie; smart materials)
matrice
Elemento capace di riprodurre un modello originale attraverso
un’impronta. ¬ In tipografia è il modello, o campione, per mezzo del quale si
stampano testi in serie. In meccanica è
il blocco modellato che, grazie a un punzone, imprime una determinata forma a
un materiale malleabile. ¬ Le tecniche in
cui si impiegano le matrici sono: l’imbutitura, la trafilatura, l’estrusione. ¬ Nei
compositi la matrice indica il materiale continuo che dà la forma all’oggetto
e contiene il rinforzo. (Vedi: estrusione;
imbutitura; materiali compositi)
microfibra
Termine che indica non
un particolare tipo di fibra tessile ma il
suo “titolo” che deve essere inferiore a
1 dtex. 1 dtex è uguale al peso espresso
in grammi di 10.000 metri di filo. ¬ Non
Non essendo sempre possibile misurare
la sezione delle fibre - data la loro irregolarità e deformabilità - si fa riferimento
alla “titolazione”, che indica il rapporto
tra lunghezza e peso. ¬ Per fornire una
corretta informazione il termine microfibra non può essere impiegato singolarmente, ma deve affiancarsi al nome del
materiale polimerico di cui è costituito
il filato.
microtecnologia Tecnologia riferita alla scala del milionesimo di metro
(micro = millesimo di millimetro). ¬ Per
quanto piccola, si tratta di una scala che
si relaziona ancora al concetto tecnologico detto “Top down” - non riferibile cioè
al campo delle nanoecnologie - ovvero
espressiva di un processo di definizione
della forma a partire dal grande verso il
piccolo. ¬ Un campo dove sono intensamente applicati processi microtecnologici è l’elettronica. (Vedi: bottom-up/top
down; nanotecnologia)
misura È il rapporto tra due grandezze
di cui una (il modulo) scelta convenzionalmente come unità di riferimento. ¬
La grandezza può essere: • di tipo scalare, in tal caso la misura si esprime con
un numero reale e un’unità di misura
(5 cm); • di tipo vettoriale, in tal caso ai
termini scalari si aggiungono la direzione, il verso e il punto di applicazione
(→5 cm). ¬ La nozione di misura abbraccia molti significati e si è evoluta nel tempo. Nel design riguarda principalmente
74
75
le grandezze geometriche (lunghezza,
larghezza, altezza, superficie, volume)
e quelle chimico-fisiche (massa, forza,
pressione, velocità, accelerazione, tempo, densità…).
sagomato, detto sponderuola. ¬ La tecnica industriale che più si avvicina alla
modanatura è quella dell’estrusione,
relativa sia alla plasmazione dei metalli, sia dei polimeri artificiali: profilature,
trafilature, bordature, coprifili... ¬ Oggi
nel versante della stereotomia, indipendentemente dal materiale, sempre più
frequentemente le modanature si realizzano mediante lavorazioni a controllo
numerico basate o su frese cosiddette
“di forma”, o frese standard opportunamente guidate. (Vedi: fresa; manufatto;
estrusione; stereotomia/plasmazione)
modanatura Dettaglio ornamentale
ottenuto mediante l’iterazione di una sagoma, o profilo, secondo un dato percorso che può assumere svariati andamenti:
rettilineo, curvilineo, circolare. ¬ Il termine modanatura deriva da modano, lo
strumento costituito da una lamina sagomata mediante il trascinamento del quale nelle tecniche di plasmazione (gesso,
creta, cera…) si produce il manufatto.
¬ La realizzazione delle modanature è
diversa a seconda del tipo di materiale.
Nel legno e nei materiali lapidei queste
si ottengono mediante asportazione, effettuata con i tipici strumenti per scolpire
(punte, scalpelli, sgorbie…). Anticamente
nel legno le modanature si realizzavano
con un particolare tipo di pialletto a ferro
modulo Il significato basilare del termine è quello di “misura”, “modo”, derivante dal latino mŏdulus(m) e dal suo
diminutivo modus. ¬ Nell’ambito dell’architettura e del design il suo significato
riveste un ruolo fondativo, poiché esprime il concetto di forma derivante dall’aggregazione combinatoria di componenti
ripetuti e standardizzati. La nozione di
materiale
malleabile
modine-sagoma
modulo è anche alla base dell’intimo legame che s’instaura tra la sfera estetica
e quella tecnica nella produzione di tipo
industriale. ¬ In senso spaziale il concetto di modulo ha affinità con quello
di tassellazione, ovvero il riempimento
razionale di una superficie o di un volume. ¬ Tra i manufatti a elevata tecnologia
facenti parte di sistemi complessi basati
su meccanica fine, elettronica, industria
aerospaziale, il concetto di modulo va
oltre la sfera meramente geometricomatematica e assume caratteristiche
più spiccatamente funzionali, sia in senso fisico che logistico, come nel caso del
LEM - Lunar Excursion Module che, nella
Missione Apollo, sbarcò nel 1969 sulla
luna. (Vedi: componente; tassellazione)
modulo di elasticità
- Modulo di
Young È un numero - indicato con il simbolo E - caratteristico di ogni materiale
che sta a significare la proporzionalità
tra lo sforzo cui è sottoposto e la deformazione che ne consegue, ovvero fra
tensione unitaria e allungamento unitario che la tensione genera. ¬ I materiali
poco deformabili, come il diamante, hanno un Modulo di Elasticità elevato; quelli
molto elastici, come la gomma, hanno un
Modulo di Elasticità basso. (Vedi: deformazione; plasticità)
il tenone. Nel sistema-telaio, composto
da traversi e montanti, solitamente la
mortasa è praticata in questi ultimi. ¬
Generalmente la mortasa è perpendicolare alla superficie su cui insiste, nel
caso di strutture complesse la mortasa
può assumere andamento obliquo. ¬
Prima dell’avvento dei macchinari elettromeccanici e oggi del controllo numerico, la mortasa si realizzava mediante
l’asportazione di materiale a mezzo del
sottile scalpello e del robusto bedano.
La geometria planare dei due strumenti faceva sì che la cavità - la mortasa assumesse forma parallelepipeda. Con
l’introduzione delle frese la geometria
rotatoria che ne caratterizza il funzionamento ha condizionato la forma stessa
della mortasa secondo una geometria
para-ovoidale: due piani paralleli raccordati da due semicilindri. ¬ Il tenone,
solitamente appartenente al traverso, è
destinato a inserirsi nella mortasa. Per
lo più il tenone è coassiale al pezzo che
lo contiene, ma in casi particolari può
montante
tenone
traverso
sponderuola
mortasa-tenone Sistema di connessione tra due elementi lignei strutturali
detto anche “maschio e femmina”. ¬ La
mortasa è la cavità destinata a ospitare
mortasa
INCASTRO A MORTASA E TENONE
76
essere disposto obliquamente. ¬ Fanno
parte del tenone le due superfici (talvolta una sola) che compensano il differente spessore tra tenone e traverso
e che aderiscono alla superficie su cui
insiste la mortasa. Tali superfici formano un sistema chiamato “rasamento”. ¬
Prima dell’avvento delle attuali tecniche
di lavorazione del legno a differenza di
quanto avveniva per la mortasa, il tenone
veniva realizzato utilizzando vari tipi di
utensili dentati da taglio: saracchi, seghe
a telaio, pettinine... La geometria di tipo
planare alla base di questi strumenti faceva sì che anche il tenone risultasse di
forma di parallelepipeda, in coerenza con
quella della mortasa. ¬ Attualmente la
coerenza tra cavità e volume, che in virtù
delle frese hanno forma para-ovoidale, è
ottenuta mediante opportuni artifici applicati al controllo numerico. (Vedi: CNC
– controlled numerical center; coda di
rondine; fresa)
77
N
nanotecnologie
Tecnologie in sviluppo da qualche decennio che operano a
scala “nano” (n), ovvero a dimensione di
miliardesimo di metro. ¬ A tale scala gli
oggetti da considerare sono atomi e molecole, pertanto viene meno la capacità
di interpretare i fenomeni fisici e chimici
secondo schemi scientifici convenzionali
e occorre fare riferimento a concetti di
meccanica quantistica. Un aspetto peculiare di questa nuova dimensione della
fisica è il cosiddetto effetto tunnel. ¬ Dal
punto di vista dei materiali le novità sono
rilevanti: non si tratta più di mettere in
atto processi di progressiva raffinazione o combinazione di sostanze che si
trovano in natura, ma realizzare nuove
“architetture” atomiche e molecolari,
mirando ad assemblare opportunamente
le minuscole particelle secondo un processo detto di “bottom up”, che provoca
meccanismi di auto-aggregazione o di
assemblaggio di atomi e molecole (è, sui
generis, un processo di plasmazione). ¬
A scala nanometrica si può operare anche con il criterio inverso, di “top down”.
In questo caso il processo consiste nella riduzione del materiale a partire dal
grande verso il piccolo, fino a “scolpirne”, alla scala nano, le superfici con gli
elettroni (è, sui generis, un processo di
stereotomia). Un risultato significativo è
costituito dalla realizzazione di composti
molecolari formati sia da sostanze inorganiche che organiche. ¬ Un esempio,
arcaico e inconsapevole assimilabile a
quelli nanotecnologici è costituito dalla
lieve spruzzatura di polvere d’oro nella
preparazione in fornace delle lastre vetrate per renderle trasparenti nella colorazione rossastra. ¬ I cardini di questa
nuova tecnologia sono principalmente
tre: • nanotecnologia molecolare; • nanostrutture; • materiali nanostrutturati. ¬ La
nanotecnologia molecolare rappresenta
il livello più avanzato nella costruzione
di vere e proprie “macchine” mediante
l’azione di assemblatori molecolari, i
quali realizzano a scala atomica ciò che
le convenzionali catene di montaggio
fanno a scala macroscopica. Il risultato
è costituito dai cosiddetti “nano-motori”:
molecole che fungono da ingranaggio o
da perno i cui dettagli, come denti o altro, sono costituiti da atomi. ¬ Le nanostrutture consistono nella realizzazione,
con normali metodi chimici, di strutture
a scala molecolare. Queste hanno già
trovato applicazione in svariati ambiti
come nel caso dei dispositivi elettronici
molecolari - polimeri conduttori, fotoconduttori, transistor e LED organici che hanno reso possibile, ad esempio,
la produzione di display luminosi che si
presentano sotto forma di sottili fogli di
materiale plastico molto flessibili, adattabili a ogni superficie. ¬ I materiali nano
strutturati sono realizzati principalmente con l’aggiunta di additivi che presentano almeno una dimensione inferiore a
100 nm. Al diminuire delle dimensioni
delle particelle di additivo aumenta il
rapporto fra la superficie d’interfaccia
tra particelle e volume complessivo. Si
viene a creare, pertanto, un nuovo materiale, con proprietà fisiche e chimiche
diverse e/o potenziate rispetto a quelle del materiale di base. ¬ Quello della
nanotecnologie è un campo di studio in
rapidissimo sviluppo e di grandissimo
interesse che ha già oggi significative
ricadute in molti campi - dalla medicina
all’agroalimentare, all’architettura al design - e che ha enormi potenzialità per il
futuro. ¬ La nanoelettronica permetterà
impensabili velocità di calcolo e di gestione dati; la nanomedicina consentirà
il miglioramento della qualità della vita,
ma già oggi esistono micro-pompe per
iniettare insulina in tempo reale o per
dosare l’effettiva quantità di medicinali, o per farli arrivare nell’esatto punto
dove servono. ¬ Nel campo dei materiali,
solo per citare alcuni esempi già oggi in
commercio, ricordiamo: le ceramiche
nanostrutturate che sono molto più
dure e resistenti di quelle tradizionali; i
metalli a nanofase che hanno proprietà
meccaniche molto più elevate di quelli
convenzionali; le vernici addizionate con
nano particelle specifiche che diventano antigraffio; i tessuti nano trattati che
possono diventare antimacchia, antipiega, idrorepellenti, protettivi per raggi UV
78
e per cariche elettrostatiche; le pellicole
polimeriche che possono essere trattate in modo che diventino antibatteriche
per favorire la conservazione dei cibi… ¬
(Vedi: bottom-up/top down; effetto loto;
effetto tunnel; grafano; grafene; silicene;
stereotomia/plasmazione)
79
normazione tecnica La normazio-
ne, in riferimento al design, è finalizzata
a favorire il superamento di ogni aspetto
di incertezza e ambiguità che possa intervenire tra progettazione, produzione e
fruizione di beni d’uso e servizi. ¬ L’oggetto dell’attività di normazione consiste
nella definizione dei processi, dei servizi
nervatura Ispessimento di tipo linee dei livelli prestazionali, riguarda ogni
are a scopo di rinforzo in una superficie
aspetto della vita del prodotto e della
(membrana, pannello, guscio), al fine di
erogazione dei servizi. Oltre a ciò la nordiminuire il suo spessore garantendo
mazione mira a elevare i livelli di sicurezcomunque un certo grado di resistenza.
za, migliorare l’organizzazione aziendale
¬ Nel caso degli stampaggi le nervature
e i sistemi di gestione della qualità (UNI
si configurano come rilievi/costolature
EN ISO 9000) e la protezione dell’amcontinue, generalmente realizzate dibiente (UNI EN ISO 14000). ¬ Le norme
rettamente durante il getto. Nel caso di
sono divulgate per mezzo di documenstrutture a setti (pannelli, lastre...), le
ti tecnici - che definiscono dimensioni,
nervature sono, generalmente, riportaprestazioni meccaniche, ambientali e di
te. ¬ Si può ricorrere all’impiego di nersicurezza… - elaborati da esperti accrevature d’irrigidimento anche nelle barre
ditati nei diversi settori di competenza.
estruse, impiegate per la produzione di
¬ Per tutte le questioni concernenti l’iminfissi o per la realizzazione della carpiego di sostanze tossiche, pericolose e
penteria. (Vedi: stampaggio; stampo)
relative alla sicurezza la normazione ha
carattere obbligatorio.
Per gli aspetti che attennervature realizzate in fase
gono al libero scambio tra
di stampaggio del pezzo
produzione e fruizione la
normazione ha carattere
consensuale, democratico, trasparente e volontario. ¬ L’ambito normativo
tecnico è così articolato: •
ISO norma internazionale;
• EN norma europea; • UNI
norma nazionale italiana. ¬
La norma internazionale
ISO è prodotta dall’International Organization for Standardization. Le norme di
questo livello costituiscono un riferimento per tutto il mondo. Se adottata in Italia
la norma diventa UNI ISO (o UNI EN ISO
in caso di norma anche europea). ¬ La
norma europea EN è prodotta dal CEN
- Comité Européen de Normalisation.
Le norme EN hanno carattere obbligatorio per i Paesi europei e puntano alla
armonizzazione di ogni legislazione. ¬ La
norma italiana UNI è prodotta dall’Ente
Nazionale Italiano di Unificazione e concerne ogni settore industriale, commerciale e del terziario, meno il settore elettrico ed elettrotecnico per il quale vi sono
le norme italiane CEI prodotte dal Comitato Elettrico Italiano. Quando la norma
è frutto del recepimento di una direttiva
europea, la sigla diventa UNI EN. ¬ Per
facilitare il riconoscimento della qualità
di prodotti e servizi garantita da norme
tecniche, queste contemplano metodi di
marcatura. Si tratta di marchi di conformità che, a seconda dei casi, possono
essere obbligatori o volontari. La marcatura “CE”, per esempio, ha carattere
obbligatorio per alcuni tipi di prodotti che
sono soggetti al rispetto di determinati
requisiti di sicurezza stabiliti da direttive
europee (da non confondersi con la quasi indistinguibile, e per ciò ingannevole,
sigla CE “China Export”). ¬ I marchi volontari mirano invece a evidenziare tutte
quelle qualità che prodotti e servizi possono avere al di là del quadro normativo
tecnico. ¬ Per semplificare le relazioni
commerciali tra i vari paesi comunitari
è stato creato un marchio volontario unico europeo il cui nome è Keymark e che
nel tempo è destinato a sostituire ogni
marchio nazionale di conformità. (Vedi:
certificazione; ecolabel; etichettatura;
formato UNI; quota/quotatura)
NURBS – Non Uniform Rational Basis
Splines Concetto matematico in base
al quale in un CAD, 2D o 3D, è possibile tracciare linee e superfici semplici e
complesse con carattere continuo: cerchi,
ellissi, archi di parabole e di iperboli, linee di forma libera (free-form) nel piano
e nello spazio 3D o superfici di ogni forma
come la sfera, l’ellissoide, il paraboloide
iperbolico, il cilindro, il cono, il toro. Le
NURBS giocano altresì un ruolo chiave
nella computer grafica, specialmente per
quanto riguarda la creazione delle font.
¬ Il motivo della loro versatilità consiste
nel fatto che dal punto di vista informatico risulta assai poco oneroso manipolare
segmenti di curva o porzioni di superfici,
espressioni di funzioni “cubiche”. Il controllo della forma delle NURBS avviene
per mezzo di un poligono, la curva si gestisce mediante una spezzata. ¬ All’origine delle NURBS ci sono le curve Spline e
quelle di Bézier. La differenza tra le due
consiste nel fatto che le prime hanno carattere interpolante (i punti di controllo
stanno sulla curva), mentre le seconde
hanno carattere approssimante (i punti di
controllo sono esterni alla curva). ¬ Il termine Spline indica una barretta elastica
80
con la quale negli anni ’30 si tracciavano
curve di forma libera. Il sistema funzionava sottoponendo la barretta a pesi e pressioni per modificarne l’assetto. Il criterio
di matematizzazione e poi d’informatizzazione delle NURBS si basa proprio sul
principio fisico di deformazione elastica
della barretta. (Vedi: superfici rigate)
81
O
OLED - Organic Light Emitting Diode
Diodo organico a emissione di luce, si
tratta di una nuova tecnologia usata per
la produzione di schermi piatti realizzati
ponendo diversi sottili strati organici fra
due conduttori (anodo e catodo), quando
viene applicata la corrente producono
una brillante illuminazione. ¬ A differenza degli schermi LCD (per televisori, cellulari, computer), dove il bagliore è dato
per retroilluminazione, quelli OLED hanno la proprietà di emettere luce propria.
Da ciò deriva una notevole sottigliezza degli schermi (circa 300 nanometri,
esclusi i supporti protettivi), così come
un loro bassissimo consumo energetico.
¬ Gli schermi hanno inoltre la proprietà
di essere pieghevoli, fino all’arrotolamento. Le variazioni cromatiche sono
ottenute per mezzo di tre strati elettroluminescenti, ciascuno dei quali sviluppa
uno dei colori base: il rosso, il blu e il
giallo. ¬ Bassa tensione di alimentazione
(10 volt), limitato consumo, ottimo contrasto, brillantezza dei colori, costituiscono i maggiori pregi della tecnologia
OLED. ¬ Per contro, la natura organica
degli strati elettro-luminescenti fa sì
che questi abbiano una durata piuttosto
limitata nel tempo, che tuttavia si va allungando con il progredire della tecnica.
I costi di produzione, inizialmente molto
alti, grazie alla nuova tecnologia di stampa si stanno riducendo notevolmente. ¬
Un’altra applicazione molto promettente
dell’OLED è nel campo dell’illuminazione degli spazi. I sottili pannelli possono
essere sviluppati in qualsiasi forma, anche con superfici notevolmente estese.
Inoltre potendo essere piegati e arrotolati consentono di “tridimensionalizzare”
la sorgente luminosa. ¬ L’illuminazione
con OLED ha carattere uniforme, diffuso, soft, anabbagliante. Si può dire sia
complementare a quella puntiforme
del sistema LED - Light Emitting Diode,
l’altra recente fonte di illuminazione a
basso consumo, che però richiede un
riflettore o di un’ottica per diffondere
la luce. ¬ L’OLED consente anche nuove
e imprevedibili applicazioni di cui già si
intravvedono i primi risultati ormai non
soltanto a carattere sperimentale, come
quella relativa ai supporti trasparenti
denominati TOLED, che rendono possibile la realizzazione di finestre o pareti
trasparenti luminose.
open source Letteralmente “sorgente
aperta”, che nel mondo dell’informatica
viene elevata a paradigma di un modo libero e collaborativo nell’intendere le relazioni tra chi produce e chi usa software,
ma più in generale, parlando di “open
content” (contenuti aperti) tra chi produce testi, musica, immagini, “conoscen-
za”, e chi ne fruisce. ¬ Principale veicolo
della filosofia open source è internet.
Chi mette in rete le proprie creazioni, i
frutti della propria ricerca, del proprio
ingegno, accetta e auspica che chiunque e in ogni dove vi apporti contributi,
in un’ottica di massima partecipazione e
di diffusione dell’intelligenza collettiva. ¬
L’intento è creare una comunità diffusa
attraverso la rete che, refrattaria a ogni
sorta di oscurantismo e superando il diritto d’autore del singolo, possa condividere la conoscenza, alimentando così
i saperi. ¬ Wikipedia è uno degli esempi
più noti e significativi di filosofia open
source, così come il sistema operativo
Kernel Linux, ambedue hanno dato un
contribuito fondamentale alla nascita di
questa nuova visione dell’informazione,
della formazione e dell’accesso alla conoscenza.
organico/inorganico Coppia oppositiva che mette a confronto ciò che
appartiene, o è appartenuto, all’universo del vivente, con ciò che invece non ha
origine biologica. ¬ Della prima categoria fanno parte tutti quegli esseri che
hanno capacità propria di riprodursi, di
produrre in proprio l’energia necessaria
all’espletamento delle loro funzioni vitali e che, secondo la teoria dei sistemi,
sono classificati come “sistemi aperti”.
Ma anche tutti quei materiali, sostanze,
prodotti che hanno fatto parte di esseri
viventi, come il legno, le pelli, i polimeri
naturali… ¬ Alla seconda categoria ap-
82
partengono invece tutti quegli organismi che per funzionare necessitano di
energia proveniente dall’esterno, come
per esempio un motore, un termostato,
un circuito… e che, secondo la teoria dei
sistemi, sono classificati come “sistemi chiusi”. Ma, anche, tutta una serie
di materiali come i metalli, le pietre, i
polimeri derivanti dagli idrocarburi… ¬
Dal punto di vista dello sviluppo di nuovi
materiali con l’avvento delle nanotecnologie si possono realizzare composti nei
quali a una sostanza inorganica si unisce
una sostanza organica, per esempio una
proteina.
83
P
piegatura Deformazione di un materiale ottenuta sfruttando le sue caratteristiche di duttilità. ¬ La piegatura è
riferita a deformazioni di piccolo raggio,
in relazione al tipo e allo spessore del
materiale/componente. ¬ Nei metalli la
piegatura delle lamiere si realizza tramite macchine che funzionano con un sistema di coltelli coincidenti e contrapposti.
I vincoli di tale lavorazione riguardano
principalmente lo spessore della lastra;
l’angolo di piegatura; il raggio di curvatura della piega; il numero e i “versi” delle
piegature in successione. ¬ Nei polimeri
termoplastici la piegatura delle lastre si
effettua previo riscaldamento applicato
alle linee di piegatura tramite resistenze attivate elettricamente. ¬ Nel legno la
piegatura può avvenire con stampi metallici riscaldati in un regime di aria fortemente umidificata per mezzo di vapore
(sistema Thonet); tramite adattamento
del legno a stampi rigidi per mezzo di ultrasuoni; grazie a incollaggi/pressaggi di
piallacci a mezzo di stampi curviformi.
¬ Nel vetro la piegatura delle lastre si
realizza portandole al punto di rammollimento tramite calore. ¬ Nel cartone
occorre preventivamente effettuare una
pre-piega con opportuno strumento
lungo le linee di piegatura. La piegatura vera e propria può essere eseguita
a mano, ove necessario con l’ausilio di
sottili stecche, o con sistemi meccanizzati eventualmente assistiti da dispositivi
digitali. (Vedi: cordonatura; deformazione; plasticità; polimeri termoindurenti/
polimeri termoplastici; stampo)
placcatura
Procedimento volto a riportare un sottile strato di materiale pregiato, o maggiormente resistente, su di
uno con caratteristiche prestazionali minori che funge da base. ¬ La placcatura è
molto usata sui metalli, ma è una lavorazione significativa anche nel settore del
legno. Comune a entrambi i materiali è la
necessità, per determinati usi, di rendere
più resistenti le superfici rispetto a vari
fattori di degrado e/o la necessità di migliorare le qualità estetiche dei prodotti
finiti. ¬ Nel campo dei metalli i tipici fattori di degrado che si tende a contrastare
con la placcatura sono dati dalle ossidazioni e dalle corrosioni. Di conseguenza
la placcatura è molto usata nei casi in
cui avviene il contatto tra superfici di
contenitori e prodotti che non si debbono contaminare, come per esempio nel
campo farmaceutico-sanitario e in quello
alimentare. In tali settori i comuni acciai
al carbonio sono placcati con acciai inossidabili, rame, nichel, monel e titanio. ¬
Nel settore del gioiello la placcatura di
metalli meno preziosi è realizzata a fini
estetici con l’oro, l’argento e il platino.
¬ In campo metallurgico la laminazione
può essere effettuata a freddo o a caldo.
Nel caso della laminazione a caldo si ha
un risultato migliore, anche dal punto di
vista meccanico poiché oltre all’accoppiamento tra lamina pregiata e supporto
comune, il metallo più malleabile è spinto ad aderire maggiormente nelle asperità superficiali dell’altro. ¬ Le tecniche
di placcatura con le lamiere si possono
così classificare: • per sovrapposizione, si
dispone il materiale di riporto su quello
di base, si riscaldano i due componenti
in un forno a temperatura controllata,
si lamina a caldo il nuovo strato; • per
colaggio, si versa il materiale di riporto
sulla lamiera, si procede alla laminazione a caldo; • per distribuzione di polveri di
materiale di riporto, si spargono uniformemente polveri di materiale protettivo,
si procede alla laminazione a caldo; • per
interposizione di un rivestimento galvanico,
si interpone il rivestimento, si procede
alla laminazione. ¬ I rivestimenti galvanici e i trattamenti a spruzzo non corrispondono esattamente alla placcatura
a causa della maggior sottigliezza dello
strato riportato che determina anche
una minore capacità di resistenza meccanica nel prodotto finale. ¬ Nel settore
del legno i fattori di degrado principali
sono l’eccesso di umidità o, all’opposto,
l’eccesso di raggi UV. Va però osservato
che, a prescindere da moderate ragioni
di resistenza agli urti, le prevalenti motivazioni di una placcatura lignea attengono a fattori estetici. I legni adottati per
84
realizzarla sono quelli classificabili come
pregiati, o possono essere impiegati per
la placcatura anche metalli o materiali
polimerici. Viene realizzata mediante la
pressatura dello strato pregiato sul supporto comune, intermediati da un collante. (Vedi: cubic printing; rivestimento)
plasticità
85
poliaccoppiato
Materiale derivante dall’unione di strati sottili e/o film di
materiali diversi. ¬ Il più diffuso è il Tetra Pak realizzato con un foglio di carta
spessa, un foglio di alluminio e alcuni
film di polietilene, il risultato è un poliaccoppiato resistente e impermeabile,
caratteristiche che lo rendono idoneo
alla realizzazione di imballaggi (in particolare di contenitori per liquidi) capaci
di garantire anche l’effetto barriera alla
luce e all’ossigeno, necessario per una
più lunga conservazione dei cibi. ¬ A
Capacità di un materiale di deformarsi sotto l’azione di forze
esterne in modo permanente, oltre il
limite di elasticità, senza subire rottura.
La deformazione che si genera è detta
deformazione plastica.
PALLA DI GOMMA - COMPORTAMENTO ELASTICO
¬ Quando si supera il limite elastico il materiale
non segue più la legge di
Hooke e, rimuovendo lo
sforzo applicato, rimane
una deformazione per- basso modulo di elasticità (E), forte deformazione al momento dell’impatto,
l’energia cinetica è trasformata in deformazione elastica (reversibile,
manente detta plastica, comportamento hookiano) con la restituzione dell’enrgia la palla torna alla
dovuta a spostamenti non forma originaria
reversibili degli atomi riPALLA DI ARGILLA - COMPORTAMENTO PLASTICO
spetto alla configurazione
originaria. ¬ I materiali
che sono in grado di deformarsi plasticamente
sono definiti duttili, tra
la maggior parte dell’energia è trasformata in deformazione
questi la maggior parte nell’impatto
plastica (permanente)
dei metalli e dei polimeri. ¬ I materiali che PALLA DI VETRO - COMPORTAMENTO FRAGILE
non sono dotati di fase
plastica, come il vetro e
le ghise sono classificati
come fragili. ¬ (Vedi: deformazione; modulo di elevato modulo di elasticità (E) al momento dell’impatto non si manifestano
deformazioni apprezzabili e, non essendoci fase plastica, si ha una rottura
elasticità)
fine vita i diversi materiali costituenti il
Tetra Pak (75% carta; 20% polietilene e
5% alluminio) non possono essere separati manualmente ma solo con apposite
tecnologie di riciclo che consentono di
riutilizzare la cellulosa costituente la
carta nelle cartiere, mentre l’alluminio e
il polietilene sono impiegati, insieme, per
la realizzazione di un materiale primosecondo denominato EcoAllene. (Vedi:
materiale primo/secondo)
polimeri termoindurenti / polimeri termoplastici I polimeri
artificiali sono sostanze organiche che
hanno origine dal petrolio, sono trattate industrialmente attraverso processi
chimici fino a ottenere polimeri sintetici
costituiti da macromolecole. ¬ Sono caratterizzati da una particolare struttura
chimica formata dal concatenamento
di molecole elementari - i monomeri che dà origine attraverso il processo di
polimerizzazione a molecole di dimensioni molto grandi, le macromolecole.
¬ I polimeri termoindurenti differiscono
da quelli termoplastici per il tipo di polimerizzazione (la reazione chimica che
induce la formazione delle catene polimeriche) che è tridimensionale, reticolata e ramificata. Si tratta di legami forti
che una volta formati non consentono di
operare ulteriori trasformazioni, infatti
i polimeri termoindurenti non possono
essere rilavorati per mezzo del calore
senza subire una degradazione chimica.
Se dopo l’indurimento vengono riscaldati
si decompongono, carbonizzandosi. ¬ Di
conseguenza a fine vita possono essere
riciclati mediante triturazione o granulazione, ed essere aggiunti come cariche
ad altri materiali, ad esempio agli asfalti
impiegati per la realizzazione delle pavimentazioni stradali. ¬ Tra i polimeri
termoindurenti vi sono le resine fenoliche, le resine melamminiche, le resine
epossidiche, poliesteri insaturi. ¬ I polimeri termoplastici hanno una polimerizzazione di tipo lineare, poco ramificata,
le lunghe catene molecolari sono unite
tra loro da legami relativamente deboli,
tanto da poter essere spezzati tramite
il calore. Ciò consente alle catene polimeriche, portate allo stato viscoso, di
modificare la loro posizione e acquistare
nuove forme. ¬ Di conseguenza i polimeri
termoplastici a fine vita possono essere
riciclati mediante riscaldamento e nuova
formatura. Durante il processo di riciclo
generalmente il polimero perde una parte delle caratteristiche prestazionali originarie, è dunque necessario additivarlo
per migliorarne le proprietà. In alternativa è possibile effettuare un tipo di riciclo
“a cascata”, utilizzando il materiale per
la realizzazione di oggetti che richiedono
minori prestazioni meccaniche. ¬ Ai polimeri termoplastici appartiene il maggior
numero di materie plastiche, tra queste:
il polietilene, il polipropilene, il polistirolo, il nylon. (Vedi: additivo; elastomeri;
compounding; cracking)
86
pressofusione Tecnologia di formatura impiegata per i metalli e le leghe
metalliche, simile allo stampaggio a iniezione usato per i materiali polimerici. ¬ Il
metallo fuso è spinto a forte pressione,
mediante pistoni o aria compressa, in
uno stampo fino al suo completo riempimento attraverso i canali di colata, per
compensare l’eventuale diminuzione del
volume in molti casi si provvede all’immissione di più materiale. Il sistema è
tenuto in pressione fino alla solidificazione del pezzo che viene raffreddato grazie
alla circolazione di liquido nello stampo,
si procede poi alla sua estrazione. ¬ Con
questa tecnologia si possono anche ottenere pezzi di forma complessa (usando
eventualmente “anime” removibili) con
ottima finitura superficiale. ¬ Gli stampi
sono generalmente realizzati in acciaio o
ghisa (materiali che hanno un alto punto di fusione), di conseguenza i metalli
utilizzati in questa tecnologia devono
fondere a temperature più basse (leghe
di alluminio, zinco, magnesio). ¬ Dati gli
alti costi delle presse e degli stampi la
pressofusione, che ha grande produttività e un alto tasso di automazione, è
economicamente vantaggiosa per volumi
di produzione molto elevati. (Vedi: stampaggio; stampaggio a iniezione; stampo;
sottosquadro)
processo
Complesso di azioni/fenomeni tra loro interrelati finalizzati alla
realizzazione di un oggetto o di un sistema, materiale o immateriale: processo
87
produttivo; processo edilizio; processo
progettuale… In linea generale il processo può essere inteso come canale
di trasformazione, nel quale da un lato
entrano input e dall’altro, dopo opportuna elaborazione/lavorazione, escono
output. ¬ Nel campo della produzione
materiale - artigianale o industriale - il
processo può essere inteso come l’insieme delle operazioni che sulla base di
specifiche informazioni, è volto a trasformare la materia grezza in prodotto finito.
(Vedi: ciclo)
prodotti derivati dal legno Prodotti di origine legnosa idonei a entrare
nel ciclo produttivo delle seconde lavorazioni. ¬ La ragione d’essere dei prodotti derivati dal legno consiste nel razionalizzare l’accentuata eterogeneità di forma fondata sulla matrice cilindrica del
legno allo stato vivente. ¬ Si possono
individuare tre tipologie principali di prodotti del legno: • masselli, derivati dalla
riduzione diretta del tronco, di forma approssimativamente parallelepipeda (travi, tavole, murali, cantinelle); • piallacci,
derivati dalla riduzione del tronco in strati sottili (segati, tranciati, piallacci, sfogliati, srotolati); • pannelli a base di legno,
prodotti destinati ad impieghi strutturali
o meno ottenuti dalla ricomposizione di
elementi unitari, di varia dimensione e
forma (segati, listelli, fogli, particelle,
lana di legno, fibre), eseguita sotto pressione per l’azione di un adesivo che deve
avere una resistenza pari o superiore a
quella del legno. ¬ Masselli Prodotti,
componenti, realizzati interamente in
legno naturale. Il legno impiegato viene
ricavato direttamente dal tronco e fornito in spessori superiori a quelli dei tranciati. Il termine legno “massiccio” si può
usare solo per i mobili o componenti le
cui superfici esposte alla vista siano
composte di legno dotato di tali caratteristiche. ¬ Piallacci Sottili semilavorati di
legno, di spessore inferiore a 7 mm. ¬
Esistono due tipi di piallaccio: uno, detto
sfogliato, l’altro detto di srotolamento. ¬
Nel primo caso si tratta di piallacci ottenuti da un tronco o parte di esso mediante l’operazione di “sfogliatura”. È un
processo di taglio planare e riguarda
generalmente i legni pregiati o destinati
a fornire prodotti di ricopertura. Il disegno formato dai tessuti sezionati è quello delle tipiche venature. ¬ Nel secondo
caso si tratta di piallacci ottenuti da un
tronco mediante l’operazione di “srotolamento”. È un processo di taglio circolare, tangenziale alla superficie cilindra
del tronco, motivo per il quale scompare
il tipico disegno delle venature. Il prodotto che ne deriva è di tipo grezzo, anche
per la qualità scarsa del legno, e serve
per la realizzazione di compensati e multistrati non rivestiti. In Italia è tipicamente impiegato il legno di pioppo, nei paesi
dell’Europa Centrale e del Nord è più in
uso il legno di betulla. ¬ Di spessore generalmente più consistente è il “tranciato”, un piallaccio ottenuto da un tronco o
parte di esso mediante l’operazione di
“tranciatura”. ¬ Archetipo dei due prodotti è il cosiddetto “segato”, che per
spessore è analogo al tranciato, con la
differenza che veniva realizzato con processi di segagione manuale. ¬ Pannelli
a base di legno Prodotti ottenuti dalla
scomposizione del legno in elementi (lamelle, fogli, particelle, fibre...) e successivamente ricomposti in pannelli. Questa
operazione permette di superare i naturali vincoli geometrici della materia prima (lunghezza, larghezza, spessore), di
eliminare gli eventuali difetti e imperfezioni del legno (nodi, marciumi, difetti
strutturali) e di conferire ai prodotti caratteristiche non possedute naturalmente dai tessuti legnosi, quali la resistenza
agli attacchi biologici (muffe, batteri,
funghi, insetti), al fuoco, all’umidità elevata… I pannelli a base di legno sono cioè
progettati e prodotti per rispondere a
specifiche esigenze applicative. ¬ Quando sono ricoperti da strati di materiale
più pregiato o resistente sono detti “nobilitati”. Un particolare tipo di nobilitazione è costituito dalla impiallacciatura,
ovvero la sovrapposizione di un piallaccio
di legno pregiato (pannello impiallacciato). ¬ I pannelli a base di legno possono
essere raggruppati nelle seguenti principali categorie: • pannelli a base di legno massiccio (lamellari/listellari); •
pannelli a base di legno compensato
(compensati/multistrati); • pannelli a
base di particelle di legno (truciolari); •
pannelli a base di fibre di legno (fibra e
MDF); • pannelli a base di scaglie di le-
88
89
gno orientate (OSB); • pannelli a base di
lana di legno; • pannelli a base di legno,
di tipo flottante; • pannelli a base di legno ricoperti di carte melaminiche. ¬
Pannelli a base di legno massiccio (lamellari/listellari) Categoria di pannelli
composti di lamelle e/o listelli di legno
massiccio incollati, generalmente destinati a scopi strutturali o di rivestimento,
hanno elevata resistenza e ottimo impatto visivo. ¬ Pannelli a base di legno compensato (compensati/multistrati) Categoria di pannelli composti da un insieme
di fogli di legno, solitamente dispari, resi
solidali mediante incollaggio con resine
sintetiche termoindurenti e pressatura a
caldo. I fogli di legno (piallacci) sono sovrapposti in modo che la fibratura degli
strati adiacenti sia generalmente ad angolo retto. Quando gli strati sono più di
tre, i panelli sono chiamati “multistrati”.
Il nome compensato sta a indicare la
“compensazione” dell’anisotropia del
legno (materiale fibroso), che viene annullata dalla disposizione dei piallacci a
fibre incrociate. ¬ Una variante del compensato è il “compensato listellare”. Si
tratta di un compensato ad anima costituita da listelli di legno di larghezza compresa tra 5 e 30 mm, incollati o meno tra
loro e foderati sulle due facce da uno o
più strati di piallacci. Questi pannelli vengono definiti commercialmente anche
con il termine “paniforte”. ¬ Altra variante del compensato è il “compensato marino”. Si tratta di un prodotto con fogli di
specie legnose durabili naturalmente,
incollati con adesivi che garantiscono i
requisiti di resistenza previsti per l’impiego in ambiente nautico e, più in generale, per esterno. ¬ Per la costruzione di
edifici in legno è stato approntato un tipo
di pannello denominato “XLAM”, tipologicamente analogo al compensato, i cui
PANNELLI LISTELLARI
COMPENSATO
listello
realizzato con listelli di legno pregiato (rovere, castagno, frassino...)
listello
piallaccio strutturale
(srotolato)
realizzato con listelli e piallacci di legno comune (pioppo, abete...)
piallaccio nobilitato
(sfogliato)
listello
piallaccio strutturale (srotolato)
realizzato con listelli e piallacci di legno comune ricoperti con
uno strato sottile di legno pregiato (mogano, noce, palissandro...)
costituito da minimo tre piallacci incollati
con le fibre incrociate per “compensare”
l’anisotropia del legno
spessori possono variare dai 50 ai 300
mm, composto di strati che possono variare dai 17 ai 33 mm. Si tratta di un pannello a elevata capacità strutturale. ¬
Pannelli di particelle di legno (truciolari) Categoria di pannelli a base di legno
composti da particelle di legno (frammenti, chips) legate tra loro mediante
incollaggio con resine sintetiche termoindurenti e pressate a caldo. Il pannello truciolare sfrutta gli assortimenti
del legno meno pregiati e i sottoprodotti
di altre lavorazioni. Per questo motivo è
un prodotto molto interessante dal punto di vista ecologico. Si possono ottenere
diversi tipi di pannelli truciolari (omogenei, stratificati, a stratificazione progressiva) variando le dimensioni geometriche
delle particelle, la loro distribuzione, il
tipo, la quantità di resina e i parametri
operativi del processo produttivo (temperatura, pressione, tempo). ¬ Pannelli
di fibre di legno (MDF, HDF) Categoria di
pannelli a base di legno composti da fibre
o fascetti di fibre di legno, ottenute per
defibratura termomeccanica ad alta
temperatura, legate tra loro con o senza
l’impiego di collanti termoindurenti e
pressate a caldo. ¬ Esistono due processi produttivi per la loro realizzazione: il
processo per “ via umida “ e quello per
“via secca”. Con il primo non è necessario ricorrere a miscele collanti, si sfrutta
infatti l’infeltrimento meccanico delle
fibre e il potere adesivo della lignina contenuta nel legno stesso. A volte per migliorare le caratteristiche meccaniche
viene aggiunta una piccola quantità di
resina termoindurente fenolica. I pannelli così ottenuti sono chiamati “pannelli di
fibra dura “ (faesite, masonite) e pannelli HDF - High Density Fiberboard. ¬ Con
il secondo processo le fibre vengono legate tra loro mediante incollaggi con
resine sintetiche termoindurenti. I pannelli così ottenuti sono chiamati MDF Medium Density Fiberboard, ossia pannelli di fibre a media densità. Anche per
i pannelli di fibra di legno sono impiegate materie prime di scarso valore commerciale e sottoprodotti di altre lavorazioni. Il processo per via umida pone però
gravi problemi di inquinamento delle
acque. ¬ Pannelli a base di scaglie di
legno orientate (OSB) Categoria di pannelli a base di legno composti da scaglie
orientate (Oriented Strand Board). ¬ Le
scaglie, pressate in diversi strati, sono
tenute insieme mediante una resina sintetica. Queste, vengono tagliate tangenzialmente dai tronchi e dopo il trattamento di pressatura risultano lunghe
all’incirca 100 mm lungo la venatura e
larghe tra i 5 e 50 mm trasversalmente
ad essa. Si tratta di pannelli di notevole
resistenza, utilizzati in campo edilizio,
ma anche nella realizzazione degli imballaggi. ¬ Pannelli a base di lana di legno Pannelli impiegati per isolamento
acustico, composti da particelle legnose
lunghe e sottili, generalmente arricciate,
prodotte per azione di incisione e strappo
di un coltello parallelamente alla fibratura. ¬ Pannelli a base di legno, di tipo
90
flottante Pannelli impiegati per pavimentazioni, posati a terra su di un letto
di materiale polimerico elastico - senza
uso di colle - per fare in modo che possa
muoversi in relazione alle variazioni
termo-igrometriche dell’ambiente. ¬
Pannelli a base di legno ricoperti di carte melaminiche Pannello composto da
un supporto di particelle o fibre e da una
ricopertura di carta melaminica (Carta
Finish) destinato a scopi di rivestimento
in ambienti interni. (Vedi: chips; isotropia/anisotropia; tamburato)
prodotto Risultato di un’attività naturale o umana. ¬ Nel secondo caso - in riferimento alle attività inerenti il design - si
tratta di artefatti ammantati di attributi
tangibili e intangibili, volti a facilitarne
la conoscenza, la fruizione, la diffusione,
l’apprezzamento. ¬ Gli attributi tangibili
attengono alle parti fisiche e materiali
come la struttura, i componenti funzionali, i dispositivi di azionamento, i supporti… ¬ Gli attributi intangibili sono riferibili alla sfera degli aspetti percettivi,
sensoriali, iconici, simbolici… gravitanti
essenzialmente nella sfera dei sensi e
dell’immaginazione. (Vedi: ciclo; componente; manufatto; processo)
prosumer Parola, mutuata dall’inglese, composta da producer e consumer,
che sta a indicare una nuova e crescente
nicchia di consumatori che autoproducono ciò che di cui hanno necessità, dai
cibi agli oggetti. Il termine, che oggi ha
91
assunto connotati diversi, fu coniato più
di trenta anni fa da Alvin Toffler che, nel
volume The third wave (A. Toffer, 1980)
ipotizzava una sorta di personalizzazione
di massa dei prodotti. ¬ Il prosumer, fruitore di un bene materiale o immateriale,
non è più solo un compratore ma assume
un ruolo attivo e propositivo, controlla infatti l’ideazione, la produzione e il consumo del bene stesso. Svincolandosi
dal mercato viene in tal modo superata
la dicotomia caratteristica dell’attuale
modello di sviluppo basato su: produzione industriale - consumo. ¬ Tale filosofia
non fa riferimento a una visione arcaica
e artigianale della società, ma assume
oggi connotati del tutto diversi legati ai
principi dell’open source, alle possibilità
offerte dai nuovi mezzi di comunicazioni
e alle tecnologie leggere più avanzate. ¬
In particolare per quel che riguarda la
produzione di oggetti il macchinario che
ha maggiori potenzialità in questa ottica
è la stampante 3D, che fa parte delle tecnologie del rapid prototyping. (Vedi: open
source; prototipazione rapida; stampante 3D)
prototipazione Attività di realizzazione del “proto-tipo” di un oggetto, ovvero
il primo esemplare di una serie. ¬ Poiché
la fase di prototipazione si caratterizza
per un’accentuata attività sperimentale, le tecniche di realizzazione di un
prototipo generalmente non coincidono con quelle relative alla produzione
industriale vera e propria. In molti casi
fanno riferimento a tecnologie di carattere artigianale, in altri sono impiegate
macchine a controllo numerico. ¬ Di recente sono state sviluppate diverse tecniche, denominate di rapid prototyping,
che accelerano notevolmente i processi
di prototipazione. (Vedi: CAD/CAM –
computer aided design/computer aided
manufacturing; prototipazione rapida;
prototipazione rapida per deposizione;
prototipazione rapida per sinterizzazione selettiva; stampante 3D)
prototipazione rapida -Rapid Prototyping Insieme di tecnologie innovative
che consentono la produzione in tempi
rapidi di oggetti anche di forme complesse (con sottosquadri e vuoti interni)
difficilmente producibili con tecnologie
tradizionali. Gli oggetti così realizzati
possono avere la funzione di modelli,
di prototipi, o costituire piccole serie di
prodotti finiti. ¬ Le tecniche di rapid prototyping permettono anche di effettuare
sul prodotto, già in fase progettuale, tutta
una serie di controlli funzionali ed estetici e di gestire in tempi rapidi eventuali
modifiche. ¬ Si tratta di tecnicnologie che
funzionano per addizione progressiva produzione additiva - di sottili strati di
materiali diversi (eventualmente additivati per migliorarne le prestazioni),
sulla base di forme elaborate mediante
software CAD 3D. Poiché ogni strato di
spessore minimo identifica una specifica
area, con le tecniche di rapid prototyping
la costruzione di una forma tridimen-
sionale si riduce a una successione di
operazioni bidimensionali, tali tecniche
di produzione “per strati” sono, infatti, definite anche layer manufactoring.
¬ Il risultato è un volume generato da
successive stratificazioni, che sono più
o meno evidenti a seconda dell’inclinazione del profilo. Il loro assottigliamento
migliora la risoluzione finale dell’oggetto, ma allunga i tempi di lavorazione. ¬ In
alcune tecniche di prototipazione rapida
nella realizzazione degli oggetti si rendono necessari sostegni o puntellature
opportune al fine di stabilizzare il pezzo
durante la lavorazione. ¬ Per prevenire
distorsioni di forma a causa del ritiro
del materiale in fase di polimerizzazione - ma anche per maggiore leggerezza
ed economicità – è possibile prevedere
doppi regimi di densità del materiale, a
seconda che si tratti della membrana
esterna più o meno sottile dell’oggetto,
oppure del suo volume interno che, di
fatto, funge da riempimento. ¬ Facendo
riferimento alle caratteristiche del materiale impiegato per la realizzazione
dell’oggetto, le tecniche di rapid prototyping si possono suddividere in tre
macro gruppi: • tecniche che impiegano
polveri; • tecniche che impiegano liquidi;
• tecniche che impiegano solidi. ¬ Tecniche che impiegano polveri Di questo
gruppo fanno parte sia macchinari che
usano materiali a un solo componente,
sia un componente più un legnate. ¬ Nel
primo caso le tecniche implicate sono:
la Selective Laser Sintering; la Selective
92
Laser Melting; l’Electron Beam Melting.
¬ Nel secondo caso si tratta della tecnica
dello stampaggio tridimensionale, chiamata 3 Dimensional Printing (stampante
3 D). ¬ Tecniche che impiegano liquidi Di
questo gruppo fanno parte sia stampe a
getto, sia fotopolimerizzazioni. ¬ Nel primo caso le tecniche implicate sono: Multi
Jet Modelling e Drop on Demand. ¬ Nel
secondo occorre ulteriormente suddividere tra polimerizzazione con lampada
UV e raggio laser, rispettivamente per
la tecnica del Polyjet e per quella della
Stereolitografia. Quest’ultima è stata la
tecnica che ha aperto la strada al rapid
prototyping. ¬ Tecniche che impiegano
solidi Di questo gruppo fanno parte sia
una tecnica che funziona tramite incollaggio di strati successivi denominata
LOM - Laminate Object Manufacturing,
sia una che funziona tramite estrusione
denominata FDM - Fused Deposition Modelling. ¬ Di tutte queste tecniche, quelle maggiormente impiegate nell’ambito
del design sono la SLS - Selective Laser
Sintering e la FDM - Fused Deposition
Modelling. (Vedi: prototipazione rapida
per deposizione; prototipazione rapida
per sinterizzazione selettiva; prototipo;
sottosquadro; stampante 3D)
93
plastico colati per mezzo di un ugello riscaldato. Si tratta di un processo di tipo
additivo. ¬ La testina mobile che ospita
l’ugello è controllata nei suoi movimenti nello spazio per mezzo di un sistema
CAM. I suoi spostamenti possono avvenire sia nel piano mediante coordinate x;y,
sia nello spazio 3D mediante una coordinata z. ¬ Sono interamente automatici sia
il processo di deposizione del materiale
polimerico necessario alla formazione
dell’oggetto, sia quello relativo alla stesura del materiale necessario a supportare sue eventuali parti a sbalzo. La geometria di questo materiale “di servizio”
si presenta come una rarefatta struttura
a reticolo, tale da ottimizzare massa e
volume ai soli scopi di sostegno. A fine
lavoro deve poter essere facilmente rimosso, ciò viene generalmente fatto grazie all’azione di un solvente. ¬ Per migliorare la qualità finale delle superfici sono
necessarie leggere abrasioni e stuccature di finitura. ¬ I materiali termoplastici
idonei a questa tecnologia sono a basso
punto di fusione, quelli maggiormente
impiegati sono: la cera, l’ABS, la lega di
ABS-metacrilato. (Vedi: prototipazione
rapida; prototipazione rapida per sinterizzazione selettiva; stampante 3D)
prototipazione rapida
prototipazione rapida per sinper deposizione - FDM Fused De- terizzazione selettiva - SLS Seposition Modelling Tecnica di rapid prototyping per deposizione di filo basata
sulla solidificazione - strato dopo strato
- di filamenti sciolti di materiale termo-
lective Laser Sintering Tecnica di rapid
prototyping basata sull’impiego di polveri
di materiali diversi sinterizzate a mezzo
di un raggio laser. ¬ In base al materiale
scelto - cere, polimeri termoplastici (soprattutto Nylon), resine termoindurenti,
leghe metalliche - variano le caratteristiche dei prodotti finiti ottenibili con tale
tecnologia: da oggetti con scarse prestazioni meccaniche impiegabili con la sola
funzione di modelli a oggetti capaci di
offrire prestazioni di alto profilo meccanico. ¬ Per sinterizzazione s’intende un
processo di solidificazione delle polveri
che vengono riscaldate per mezzo di un
laser fino a una temperatura appena
inferiore a quella di fusione. Mediante
opportuni rulli le polveri sono stese e
compattate, la scansione laser coprirà solo l’area individuata dallo slicing
(letteralmente “affettare”, scomporre
cioè il volume in strati) non andando a
interessare il resto della polvere, e costruendo così le sezioni. ¬ Via via che
gli strati sinterizzati si sovrappongono
in base alla composizione delle diverse
aree di ogni singolo strato, si viene a formare il volume dell’oggetto. A fine lavoro
la polvere in eccesso, non sinterizzata è
rimossa. ¬ Le scalettature che derivano
dalla scomposizione in strati del volume
possono essere rifinite con varie modalità. ¬ Rispetto alla tecnica di FDM - Fused Deposition Modeling, quella della
sinterizzazione offre il vantaggio di non
richiedere sostegni per le parti a sbalzo,
poiché queste si auto-sostengono grazie
alla polvere stessa. (Vedi: prototipazione
rapida; prototipazione rapida per deposizione; stampante 3D)
prototipo
“Proto-tipo”, primo esemplare di un prodotto seriale. ¬ Il prototipo
serve per mettere a punto l’oggetto - attraverso verifiche e test - prima dell’inizio della sua produzione in serie. La posizione numero uno gli conferisce una
caratterizzazione non ancora definitiva,
infatti il prototipo gode di un certo margine di sperimentalità o di messa a punto.
¬ I prototipi possono essere realizzati
con varie tecniche, da quelle tipicamente
manuali, a quelle meccaniche, a quelle di
nuova generazione che fanno riferimento al rapid prototyping. ¬ Il prototipo non
va confuso con il modello dell’oggetto
da produrre, poiché esso non necessariamente ne possiede tutte le caratteristiche estetiche, fisiche e funzionali.
pultrusione – Pultrusion Tecnologia
di produzione dei materiali compositi a
matrice polimerica per la realizzazione
di profilati ad alte prestazioni meccaniche. Dall’inglese: “to pull” tirare + “extrusion” estrusione, cioè estrudere per
trazione. ¬ Le fibre di rinforzo vengono
immesse, in continuo, in un bagno di
resina (la matrice) per l’impregnazione,
sono poi trascinate in una stazione di
preformatura dove vengono compattate
poi, sempre mediante trascinamento,
entrano in uno stampo-matrice a caldo
che gli conferisce il profilo voluto e dove
avviene la polimerizzazione della resina.
All’uscita, dopo la completa solidificazione, i profilati sono tagliati secondo le
lunghezze desiderate. ¬ Le fibre di rin-
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PULTRUSIONE CON RINFORZO IN STUOIA
Q
fibre continue in stuoia (rinforzo)
allineatore/testa di estrusione
sistema di
trascinamento
vasca di impregnazione con
resina (matrice)
forno per polimerizzazione
forzo possono essere impiegate in forma
di filamenti (roving) o di stuoia (mat) e
possono essere di vario tipo, dalle fibre
di vetro a quelle di carbonio, a seconda
della geometria e delle prestazioni meccaniche richieste al semilavorato. (Vedi:
estrusione; materiali compositi; matrice)
punzonatura Deformazione superficiale localizzata in un materiale (blocco,
lastra…) effettuata per mezzo di un utensile chiamato punzone, azionato da un
martello o da un congegno meccanizzato
di percussione. La macchina che esegue
tale lavorazione è chiamata punzonatrice. (Vedi: imbutitura; utensile/attrezzo;
plasticità)
sistema di taglio
quota – quotatura
Espressione
numerica di una valutazione dimensionale in un elaborato di progetto,
per conseguenza la quotatura è l’atto
di apporre la quota in un disegno secondo determinate convenzioni. Se i
segni grafici hanno lo scopo di fornire una visione sintetica della forma
dell’oggetto secondo i consueti metodi proiettivi, configurando una sorta di
modello a due dimensioni, la quotatura
ha lo scopo di fornire indicazioni di tipo
analitico, utili soprattutto per sviluppare
considerazioni di ordine quantitativo. ¬
Le quotature possono riferirsi sia a dimensioni lineari, sia angolari. Quando
necessario, le quotature sono accompagnate da richiami e annotazioni.
¬ Al fine di rendere uniformate e univoche le espressioni di quotatura, sono
stata elaborate specifiche normative cui
far riferimento. In Italia l’organismo che
sovraintende a tale scopo è l’UNI - Ente
Nazionale di Unificazione, spesso accade che l’introduzione di una nuova norma sia la conseguenza del recepimento
di uno standard europeo. Un progetto
compilato con quotature non conformi
alle normative tecniche vigenti può essere motivo di sanzione. (Vedi: formato
UNI; misura; normazione tecnica)
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R
resilienza È la capacità di un materiale - detta anche tenacità - di assorbire
gli urti, cioè di assorbire in tempi brevi
energia sotto forma di deformazione. ¬
È l’inverso della fragilità. (Vedi: fragilità;
modulo di elasticità; plasticità)
reverse engineering Tecnica volta a estrapolare informazioni digitali di
tipo CAM, al fine di far funzionare un CNC
partendo da un oggetto esistente, anziché da un modello CAD. ¬ Il nome reverse engineering sta a indicare il percorso
inverso rispetto alle consuete lavorazioni
a controllo numerico: invece che partire
da un modello CAD per realizzare un oggetto si opera, a ritroso, partendo da un
oggetto esistente effettuando una sorta
di scansione tridimensionale, al fine di
riprodurlo fisicamente tramite CNC, o
per ricavarne un modello CAD. ¬ Una
prima variante di attrezzatura funziona
sulla base di un dispositivo chiamato
tastatore. Si tratta di un solido metallico non tagliente, di sagoma analoga
a quella di una fresa (e come tale funzionante su di un CNC), che viene fatto
scorrere sul pezzo al fine di memorizzare le coordinate di successioni di punti
lungo un percorso; percorso che sarà
poi di lavorazione quando al tastatore
sarà sostituita la fresa. ¬ Una seconda
variante di attrezzatura funziona sulla base di puntatori laser. ¬ Le catene
di punti possono anche essere ricavate mediante attrezzi indipendenti, non
integrati meccanicamente in un CNC.
(Vedi: CAD - computer aided design; CAM
- computer aided manufacturing; CAD/
CAM - computer aided design/ computer
aided manufacturing; CNC - controlled
numerical center)
rivestimento Ricopertura di un manufatto, per lo più allo stato grezzo, per
mezzo di lastre, pellicole o sfoglie di
maggior pregio o maggior resistenza, al
fine di nobilitarne l’aspetto e/o di proteggerne gli strati interni. ¬ A livello estetico
il rivestimento può rendere coerenti le
parti che formano l’insieme; offrire una
visione unitaria del tutto; dare significato
a forme e colori; conferire valore iconico
alle superfici… ¬ Ad esempio un pannello
di legno truciolare o listellare può essere
impiallacciato con uno sfogliato (piallaccio) di noce, mogano, ciliegio… per farlo
sembrare una tavola di massello di legno pregiato. ¬ A livello meccanico un
laminato plastico ad alte prestazioni può
proteggere una superficie realizzata con
materiale meno resistente. (Vedi: cubic
printing; placcatura)
rivettatura
Giunzione meccanica a
freddo, di tipo irreversibile, impiegata
per l’unione di lamiere e lastre metalliche anche di diverso spessore. ¬ Viene
eseguita mediante un tipo di chiodo di
ferro dolce - il rivetto - che vincola le
lamiere, preventivamente forate e sovrapposte, grazie alla ribattitura delle
sue estremità. Si tratta di una tecnica
adoperata specialmente in passato, prima dell’impiego intensivo dei processi
di elettro-saldatura. ¬ L’uso di lamiere
di alluminio nell’industria aeronautica e
la conseguente difficoltà di saldatura di
questo materiale ha favorito l’invenzione
di un diverso tipo di rivetto - anch’esso
di alluminio - detto “cieco”, il quale anziché essere ribattuto a martello è plasmato mediante l’estrazione forzata di
un particolare tipo di chiodo, associato in
precedenza al rivetto come componente
temporaneo. Lo strumento per eseguire
tale lavorazione si chiama rivettatrice.
(Vedi: giunzioni)
S
sabbiatura Processo meccanico di finitura delle superfici. ¬ È realizzato, con
un macchinario denominato sabbiatrice,
grazie a un getto di aria e sabbia ad alta
pressione che produce un’azione abrasiva in grado di erodere il materiale. Il grado di “rugosità” ottenuto è funzione della
granulometria della sabbia, della potenza e della durata del getto. ¬ Il risultato
è simile a quello della satinatura ma,
essendo una operazione di tipo meccanico, è meno omogeneo. ¬ Oltre a essere
usata come trattamento di finitura - ad
esempio nel vetro - la sabbiatura è anche
impiegata nei metalli come lavorazione
intermedia per la preparazione delle superfici al ricevimento di successive operazioni, quali la verniciatura. ¬ Mediante
la sabbiatura possono essere effettuate
anche operazioni di pulizia dei paramenti
murai degli edifici da incrostazioni particolarmente resistenti, dovute a vernici,
inquinanti atmosferici, smog. Il suo impiego è sconsigliato o va realizzato con
estrema cautela nel caso di edifici storici
sottoposti a tutela per i quali potrebbero
perdersi preziose informazioni in termini
di tracce di lavorazioni precedenti. (Vedi:
burattatura; placcatura)
98
sagoma Linea di contorno, profilo, di un
oggetto. Da tale significato, per estensione, derivano una serie di usi del termine
in diversi ambiti del design, tra questi: •
tavola di legno, o foglio di cartone, usato
per tracciare serie di profili da ritagliare,
nel settore tessile la sagoma è un foglio
di carta, talvolta dotato di sequenze di
fori, atto a guidare il taglio delle stoffe; •
sezione trasversale d’ingombro massimo (sagoma limite) utile a determinare
le condizioni di percorribilità in termini di
sicurezza per treni e mezzi di trasporto
su gomma; • tavola dal bordo rinforzato
in ferro per dare forma alla sabbia nella
realizzazione di uno stampo in fonderia;
• pezzo campione utilizzato per la riproduzione in serie mediante un pantografo.
(Vedi: dima; matrice)
saldatura
Tecnica di giunzione impiegata per i materiali metallici. ¬ La
saldatura presuppone il surriscaldamento locale delle superfici di contatto
dei pezzi da giuntare al fine di favorire la
mescolanza delle rispettive molecole le
quali, raffreddandosi, formano un corpo
unico. ¬ Per i materiali metallici il salto
di qualità rispetto alle antiche tecniche
basate sul surriscaldamento in forgia
fino al color bianco e successive martellature delle parti da giuntare, è consistito nell’ottenimento di un processo
diretto e ripetibile. ¬ Si hanno vari tipi di
saldatura, quello più diffuso è l’elettrosaldatura che si basa su di un metodo di
fusione locale del materiale per mezzo
99
di scariche elettriche ad alto potenziale.
L’impiego di questa tecnica presuppone
che il materiale abbia un’adeguata conducibilità elettrica, l’ottone, per esempio, non può essere saldato elettricamente. ¬ Più antico (inizio secolo XX) è
il processo di saldatura detto “ossiacetilenico”, basato sulla combustione di
due gas, l’acetilene e l’ossigeno puro. La
temperatura ottenuta risulta superiore
a quella di fusione del ferro, il materiale
di gran lunga più sottoposto a tale lavorazione. All’inizio dell’impiego di questa
tecnica il gas di acetilene, invece che
provenire dalle bombole, era ottenuto
mescolando blocchi di carburo di calcio
con acqua. ¬ Una tecnica relativamente
recente, valida sia per i metalli che per
i polimeri, è la saldatura cosiddetta per
attrito, l’FSW - Friction Stir Welding.
Le parti da saldare non raggiungono la
temperatura di fusione e per tale ragione si tratta di un processo a solido, una
tecnica utilizzabile anche con le leghe
di alluminio, altrimenti difficilmente
saldabili. (Vedi: brasatura; giunzione;
termosaldatura)
scapezzatura Lavorazione per asportazione di materiale finalizzata a una prima sgrossatura del pezzo, praticata nei
blocchi lapidei. ¬ È effettuata mediante
tagli paralleli ravvicinati realizzati per
lo più con lame a disco che agevolano
il successivo schianto delle lamelle, ottenuto a colpi di mazzetta. ¬ Lavorazioni
più recenti impiegano centri di lavoro a
controllo numerico per produrre i tagli.
(Vedi: sgrossatura; stereotomia/plasmazione)
sgrossatura Processo di approssimazione a una forma per sottrazione di materiale (stereotomia) rapido ed efficace
anche se non particolarmente accurato,
effettuato mediante utensili. ¬ Generalmente nei processi di sgrossatura sono
sviluppate geometrie di tipo poliedrico,
benché le successive finiture riguardino
forme ad andamento liscio. ¬ Nelle lavorazioni a controllo numerico la sgrossatura è sviluppata mediante un processo
di asportazione di materiale per piani
paralleli detto “terrazzamento”. (Vedi:
CNC - controlled numerical center; utensile/attrezzo; scapezzatura; stereotomia/
plasmazione)
silicene
Materiale ricavato dal silicio
composto da fogli di spessore monoatomico. ¬ La struttura a maglie esagonali
è simile a quella del grafene. L’interesse
per questo recentissimo materiale deriva
dal fatto che, possedendo a scala atomica le caratteristiche di una sorta di interruttore, risulta facilmente applicabile ai
circuiti elettronici super miniaturizzati,
riducendo quindi di molto le dimensioni
degli attuali. Rispetto al grafene è anche
meno costoso produrlo. (Vedi: grafano;
grafene; nanotecnologie)
simmetria Corrispondenza biunivoca tra due punti, in una forma, rispetto
a un asse detto di simmetria. ¬ Si può
osservare in molte forme naturali, fitomorfe e zoomorfe, oltre che nel corpo
umano. Il fenomeno della simmetria ha
dato luogo a studi molto approfonditi sul
terreno cristallografico, oltre che topologico delle trasformazioni, approdando a
una completezza cognitiva rappresentata
dai diciassette Gruppi di Simmetria di E.
Fédorov, P. Niggli e G. Pólya. ¬ Un’altra
forma di simmetria è costituita da quella
di tipo rotatorio osservabile sia in natura,
ad esempio nei fiori, che nel costruito:
rosoni delle cattedrali romaniche e gotiche, nuclei poligonali delle decorazioni
arabesche, eliche, ruote, ingranaggi...
sinterizzazione Processo di lavorazione - chiamato anche metodo delle
polveri - mediante il quale piccole particelle di materiale vengono compattate
tramite pressione e calore, in modo da
ottenere un prodotto denso e omogeneo.
¬ È impiegato oltre che per alcuni metalli
anche per materiali difficili da lavorare
(alcuni ceramici, polimeri a elevatissimo
peso molecolare come politetrafluoretilene, metalli refrattari); può essere
adottato anche miscelando polveri di
diversi materiali tra loro compatibili. ¬
Per effetto dell’eliminazione dei vuoti che
avviene durante la sinterizzazione si ha
una notevole riduzione dei volumi che
può arrivare al 35%, tale riduzione deve
essere attentamente considerata in fase
di progettazione dell’oggetto.
100
101
smart materials Materiali “intelligenti” (smart) che hanno la capacità di
rispondere (stimuli-responsive) a stimoli
esterni, siano essi fisici, chimici o meccanici, modificando in modo reversibile
una o più delle loro proprietà. La risposta alle sollecitazioni ambientali in molti
casi riproduce le strategie tipiche della
natura. ¬ Si tratta di materiali progettati
per assolvere a precise funzioni (funzionalizzati): vetri fotocromatici o termocromatici che variano colore o trasparenza;
leghe a memoria di forma che recuperano la configurazione iniziale; materiali
autopulenti grazie a comportamenti fotocatalitici che impiegano catalizzatori in
grado di ossidare le sostanze inquinanti;
polimeri autoriparanti… ¬ (Vedi: biomimesi; materiali a memoria di forma; materiali cromogenici fotocromici; materiali cromogenici termocromici; materiali
elettrocromici; nanotecnologie)
smusso Arrotondamento dello spigolo
che si forma nell’intersezione tra due
superfici. ¬ Una delle funzioni peculiari
dello smusso è quella di produrre una
sottile linea d’ombra tra due pezzi accostati, così da offuscare eventuali micro-
disallineamenti, o di fungere come stacco tra due materiali eterogenei. ¬ Nella
verniciatura lo smusso ha anche una
funzione tecnica, in quanto sullo spigolo
la vernice non si deposita. ¬ Può essere
realizzato manualmente o meccanicamente mediante l’ausilio di frese. (Vedi:
bisellatura, fresa)
soffiaggio - Blow Molding Tecnologia
di formatura (stampaggio) dei materiali
polimerici impiegata per la realizzazione
di oggetti cavi, deriva dall’antica tecnica
del soffiaggio a mano del vetro all’interno
degli stampi. ¬ Una preforma, denominata parison, resa plastica mediante il calore è fatta aderire tramite l’insufflaggio
di aria o gas alle pareti di uno stampo al
fine di ottenere la forma voluta, l’oggetto
finito viene poi raffreddato ed estratto. ¬
Nell’ambito di questa tecnologia esistono
diversi processi che differiscono tra loro
principalmente per la realizzazione della
preforma che può avvenire o immediatamente prima della soffiatura all’interno
dello stesso macchinario - estrusionesoffiatura - o precedentemente con un
altro macchinario, nell’iniezione-soffiatura e nella stiro-soffiatura. ¬ Nella
stiro-formatura un pistone aiuta la deformazione longitudinale al momento
del soffiaggio. ¬ La realizzazione della
preforma mediante stampaggio ad iniezione consente un maggior controllo
degli spessori e del grado di precisione
del prodotto finito. ¬ La preforma ha limitate dimensioni e spessore determinato
dalla quantità di materiale necessario
alla formatura dell’oggetto finito. Nel
caso della realizzazione delle comuni
bottiglie d’acqua da 1,5 lt la preforma è
grande circa quanto una provetta, l’unico
suo tratto che rimane invariato - per dimensione, passo e spessore - al termine
del processo di soffiaggio è la filettatura
di avvitamento del tappo. ¬ La tecnica del
soffiaggio è impiegata anche per la realizzazione di bottiglie, barattoli e oggetti
cavi in vetro. L’antica lavorazione manuale
è stata sostituita da impianti di soffiatura
meccanica nei quali la pasta vitrea necessaria alla realizzazione dell’oggetto, resa
plastica mediante il calore, è fatta aderire tramite insufflaggio alle pareti dello
stampo. (Vedi:polimeri termoindurenti /
polimeri termoplastici; stampo)
sottopezzo Corpo preposto al fissaggio
di un pezzo in lavorazione in un sistema
CAD/CAM, frapposto tra il pianale d’appoggio di un CNC e il pezzo stesso. ¬ Nel
BLOW MOLDING - INIEZIONE SOFFIATURA
Preforma
Parison
passaggio dell’aria
TIPI DI FRESATURA
a fresa di forma
a spessore di pannello
a fresa cilindrica
a fresa piatta
chiusura stampo
soffiaggio
apertura stampo
102
103
caso in cui il sistema di fissaggio avvenga
per depressione pneumatica, il sottopezzo è attraversato da appositi canali direttamente connessi al resto dell’impianto di aspirazione. Eventuali cali di
pressione, dovuti a sfiati accidentali che
potrebbero verificarsi tra le superfici di
aderenza del pezzo e il sottopezzo, sono
impediti da sigilli di gomma siliconica
alloggiati in appositi canali praticati nel
sottopezzo stesso. ¬ (Vedi: CAD/CAM computer aided design/computer aided
manufacturing; CNC - controlled numerical center)
sottosquadro Porzione di spazio che
in un corpo risulta coperto, o invisibile,
rispetto a una determinata proiezione. ¬
Il “problema del sottosquadro” è fondamentale nelle tecniche di stampaggio in
quanto un sottosquadro determina l’impossibilità di estrarre il pezzo, a meno che
lo stampo non sia opportunamente sezionato. ¬ Per ragioni analoghe i sottosquadri vanno altresì evitati nei componenti
finalizzati a montaggi reversibili. (Vedi:
contro-forma; stampaggio; stampo)
direzione di sformo
impedita
pareti di sottoquadro
direzione di sformo consentita
(stampo a due valve)
stampaggio Ottenimento di una forma
per mezzo dell’adattamento forzato di
un materiale malleabile o reso tale mediante opportuni artifici (riscaldamento,
imbibizione, attivazione di reazioni chimiche…), a una forma inversa (stampo). ¬
La varietà delle tipologie di stampaggio è
rilevante e risale alle origini della civiltà.
Imprimere un segno su una lastra malleabile con un punzone modellato in testa
costituisce una delle forme più arcaiche
di stampaggio, peraltro strettamente affine al conio delle monete. ¬ Altrettanto
antico e ancestrale è lo stampaggio per
mezzo di materiali portati allo stato liquido, sia attraverso il calore (come nel caso
di metalli e resine), sia attraverso l’imbibizione di acqua (come nel caso di argille,
gessi, cementi). ¬ Alla prima famiglia di
stampaggi, che si può definire “a freddo”,
corrispondono le tecnologie che trovano
applicazione nella deformazione di lastre
e lamiere. Tali stampaggi si effettuano
con attrezzi per pressatura e percussione: magli, presse, conii, punzoni…. ¬ Per
la fabbricazione di recipienti per liquidi
alimentari, come lattine, una tecnica
molto usata è quella della percussione
modellatrice a partire da una pasticca
di materiale (imbutitura). ¬ Alla seconda
famiglia di stampaggi, che si può definire
“a caldo”, corrisponde il vasto gruppo di
tecnologie che contemplano un processo
di fusione del materiale. ¬ Riferendosi ai
metalli e alle leghe, la tecnica di stampaggio più diffusa è quella della pressofusione, nella quale il perfetto riempi-
mento del metallo fuso nello stampo è
ottenuto mediante una forte pressione.
¬ Nel campo dei polimeri le più diffuse
tipologie di stampaggio sono: • lo stampaggio a iniezione; • il soffiaggio (blow
molding); • lo stampaggio rotazionale
(rotational molding); • la termoformatura. (Vedi: colata a cera persa; imbutitura;
pressofusione; stampaggio a iniezione;
soffiaggio; stampaggio rotazionale; termoformatura)
stampaggio a iniezione - Injection Molding Tecnologia di formatura,
detta anche presso-iniezione, impiegata
vite
senza
fine
per i polimeri termoplastici, i polimeri
termoindurenti e gli elastomeri. Deriva
dalla tecnologia della pressofusione usata per i metalli. ¬ Il materiale in granuli o
polveri è immesso in una tramoggia e riscaldato fino al punto di fusione. La massa così ottenuta è spinta (iniettata) nella
cavità dello stampo, fino al suo completo
riempimento, da un pistone comandato
da una vite senza fine; la pressione è
mantenuta fino a che il materiale non
si è adeguatamente indurito, tanto da
poter estrarre l’oggetto dallo stampo. ¬
Dopo l’estrazione è necessario tagliare
manualmente i materiali in eccesso dei
tramoggia per l’immissione del materiale
stampo chiuso
oggetto in fase
di stampaggio
camera di accumulo del materiale
stampo
aperto
apertura dello
stampo
per lo sformo
del pezzo
oggetto
finito
104
canali di immissione formatisi insieme
al pezzo, detti “materozze”. Raramente
tale operazione è realizzata automaticamente dallo stesso macchinario. I pezzi
formati tramite stampaggio a iniezione
si riconoscono anche per il piccolo segno
(generalmente tondo) che rimane sul
pezzo finito, a testimonianza del taglio
del canale d’immissione del materiale. ¬
Per ridurre i costi e i tempi di produzione
con un unico ciclo di stampaggio - grazie
all’impiego di stampi multi-impronta - si
possono realizzare contemporaneamente due o più pezzi, separati poi manualmente in post produzione. ¬ Anche se è
una lavorazione più complessa rispetto allo stampaggio mono-materiale, è
possibile realizzare co-iniezioni - con
materiali diversamente pigmentati, o
trasparenti e opachi, o con polimeri di
differente natura - in un unico stampaggio attraverso più ugelli di immissione
dei materiali. ¬ Lo stampaggio a iniezione è molto diffuso, i cicli di produzione
sono rapidi e la qualità del prodotto finito è buona, ma è una tecnologia adatta
alla fabbricazione di un elevato numero
di pezzi dato l’alto costo delle presse e
degli stampi che richiedono grandi serie
per essere ammortizzati. ¬ È la tecnologia che ha contribuito in maniera più
rilevante alla diffusione degli oggetti
realizzati in materiale plastico. (Vedi: ciclo; elastomeri, polimeri termoindurenti/
polimeri termoplastici; pressofusione;
sottosquadro; stampaggio; stampaggio
a iniezione assistito da gas; stampo)
105
stampaggio a iniezione
assistito da gas - Gas Injection
Technology Tecnologia di stampaggio
impiegata per i materiali polimerici
che consente di ottenere pezzi con piccole cavità interne al getto. ¬ Durante
la formatura viene iniettato azoto nella
massa del materiale all’interno dello stampo; il gas, oltre a far aderire il
materiale alle pareti, forma delle cavità
controllate. Il risultato è un oggetto in
parte pieno e in parte cavo. ¬ Il gas può
essere introdotto sia mediante “aghi”
ricavati nello stampo, che con lo stesso ugello d’immissione del materiale. ¬
Tale tecnologia - relativamente recente
ma in forte espansione - offre notevoli
vantaggi: si ottengono oggetti nei quali
il materiale è posizionato solo dove è
effettivamente necessario dal punto di
vista strutturale, ciò determina una loro
maggior leggerezza e la riduzione della
quantità di materiale impiegato. (Vedi:
stampaggio a iniezione)
stampaggio per deposizione
manuale - Hand lay-up Tecnologia
di formatura dei materiali compositi
a matrice polimerica che consente la
realizzazione di pezzi anche di notevoli
dimensioni. È di tipo artigianale, impiegata soprattutto nel settore nautico per la realizzazione di scafi. ¬ Su di
uno stampo aperto - preventivamente
trattato con distaccante per agevolare
lo sformo del pezzo - dopo un primo
strato di gel coat che costituirà la fini-
il rinforzo del composito
può essere costituito solo
da fibre corte disperse. ¬
La qualità finale del prostrati successivi di
rullo
resina e rinforzo
dotto può essere migliorata impiegando il vuoto
durante la fase di polimerizzazione (vacuum
pressure bag) realizzato
per mezzo di un sacco di
pezzo finito
materiale plastico resistampo aperto
stente e flessibile - al cui
interno viene posto l’oggetto - dal quale è tolta
tura, sono posti strati successivi di resina
completamente l’aria, in questo modo il
(che costituiscono la matrice) a pennello
sacco è forzato ad aderire alle superfici
o a spruzzo e fibre sotto forma di tessuto
dell’oggetto rendendole più compatte
(che costituiscono il rinforzo). La resina
e omogenee. (Vedi: filament winding;
viene fatta aderire alle fibre in modo da
gel-coat; materiali compositi; matrice;
impregnarle completamente con l’ausipultrusione)
lio di rulli. Il processo è ripetuto fino al
raggiungimento dello spessore voluto. stampaggio rotazionale - RotaLa polimerizzazione viene effettuata con
tional Molding Tecnologia di produzione
il calore, all’interno di forni. ¬ Le fibre
industriale dei materiali polimerici (molutilizzabili, che determinano le caratteto usato il polietilene) impiegata nella reristiche prestazionali del pezzo, possono
alizzazione di oggetti cavi e chiusi, anche
di notevoli dimensioni. ¬ Il polimero è imessere fibre di vetro (il composito è la vetroresina), fibre di carbonio, o altri tipi di
messo in uno stampo metallico che viene
fibre artificiali o naturali come la canapa
scaldato, per rendere plastico il materiae la juta, impiegate per la realizzazione di
le, e fatto ruotare simultaneamente su
oggetti che richiedono limitate capacità
due o più assi. Per effetto di tal rotazioni
meccaniche. ¬ Una variante, denominata
e rivoluzioni il polimero aderisce alle
tecnica dello spry up, prevede che le fibre
pareti dello stampo, formando un guscio
siano spruzzate con sistemi meccanici
con spessore determinato dalla quantità
sulla superficie dello stampo miscelate
di materiale immesso. Lo stampo è poi
raffreddato per consentire lo sformo
alla resina. Il vantaggio di tale tecnologia
del pezzo. ¬ I tempi dell’intero ciclo di
è la maggiore automazione, per contro
HAND LAY-UP - DEPOSIZIONE MANUALE
106
lavorazione sono relativamente lunghi,
specialmente se paragonati a quelli dello
stampaggio a iniezione. ¬ Impiegando lo
stampaggio rotazionale oltre ai polimeri
termoplastici è oggi possibile stampare
anche alcuni polimeri termoindurenti. ¬
Le forme ottenibili con questa tecnologia
di formatura sono tondeggianti, con opportune predisposizioni sono realizzabili
anche manufatti a più colori con un unico
stampaggio. Ponendo degli inserti all’interno dello stampo si possono realizzare
piccole aperture nel pezzo, quando invece le aperture debbono avere grandi dimensioni si può stampare un unico pezzo
cavo chiuso, che viene successivamente
tagliato in due metà. ¬ Ai suoi inizi con
questa tecnologia erano realizzati soprattutto serbatoi, bidoni, dissuasori per
traffico, ma da alcuni anni, grazie anche
107
al miglioramento nella gestione delle
tolleranze dimensionali, è largamente
usata anche nel campo del design soprattutto per la realizzazione di poltrone,
vasi, giochi per bambini. (Vedi: ciclo; polimeri termoindurenti/polimeri termoplastici; sottosquadro; stampaggio; stampo)
stampante 3D – 3 Dimensional Printing Tecnica di rapid prototyping di tipo
additivo. ¬ Il nome deriva dalla similitudine con le comuni stampanti a getto di
inchiostro, ma nel processo di stampa 3D
viene spruzzato un liquido a base di colla
su un letto di polveri, che per successione di strati costruisce l’oggetto. Le polveri fungono anche da supporto all’oggetto
stesso durante il processo di formatura.
¬ La facilità di produzione propria delle
tecniche di rapid prototyping e in parti-
colare della stampante 3D, si suppone
possa in un futuro prossimo contribuire
a mutare la sfera produttiva, rendendola
non più incentrata solo sulla dicotomia
produzione industriale-consumo, ma anche sullo sviluppo autonomo dei prodotti
da parte di chi ne ha necessità: potenzialmente chiunque potrà “stampare”
gli oggetti, producendoli da solo. ¬ Dietro tale visione ci sono anche istanze che
mirano a ridurre l’impatto ambientale e
il consumo energetico. Secondo Jeremy
Rifkin, uno dei massimi propugnatori del
3D Printing, “l’autoproduzione sarà una
condizione ‘super-democratica’, consentendo inoltre un’efficienza e un risparmio
energetico superiori agli attuali standard
di produzione delle grandi fabbriche.
L’energia infatti sarà centellinata, sia
abbattendo completamente il trasporto
dei manufatti sia utilizzando meno materie prime, costruendo senza avanzi
invenduti”. ¬ Lo scenario in cui tutto ciò
si colloca prefigura una maggiore interrelazione individuale attraverso la condivisione dei saperi open source propria
di internet. Le parole d’ordine più diffuse
sono: “Digital fabrication”; “3D printer
for home use”; “Making philosophy”. ¬
Le sfere di applicazione di tale tecnologia
sono le più svariate sia nel settore del
design che in campi diversi. In generale,
i materiali impiegati per la realizzazione degli oggetti sono tipicamente quelli
del Rapid Prototyping, ma sono già state
avviate ricerche che mirano ad associare
cellule umane a sostanze come l’idrogel,
applicando tale tecnologia alla realizzazione di tessuti a carattere terapeutico. ¬
Sempre in campo bio-tech, sta prendendo avvio una branca di dell’ingegneria
chimica volta alla stampa di medicinali. Ciò è reso possibile mediante piccoli
contenitori composti da un gel a base
polimerica. In questa chiave si viene a
stabilire una peculiare e inedita intersezione tra robotica e biologia, si parla già
di “Bio-ink” composto da cellule staminali o da materiale organico tratto dalle
biopsie. (Vedi: open source; prototipazione rapida; prototipazione rapida per
deposizione; prototipazione rapida per
sinterizzazione selettiva)
stampo Lo stampo è basato sul principio di forma inversa, serve per la formatura di materiali malleabili (metalli,
argille, legni) o polimerizzabili (materiali
plastici). ¬ Gli stampi possono essere realizzati con diversi materiali, a seconda
della tecnologia di stampaggio usata e
del numero di pezzi da realizzare: stampi
metallici (per grandi tirature); stampi di
gesso (impiegati soprattutto nel settore
ceramico); stampi siliconici (per piccole tirature, utili per ovviare al problema
dello “sformo”); stampi di legno (per
piccole e medie tirature nel campo del
compensato curvato); osso di seppia (antica tecnica ancora oggi usata nel campo
della gioielleria). La relazione stampomateriale con il quale è realizzato, deve
tenere conto anche della sua usura,
conseguente alla tiratura dei pezzi. ¬
108
Gli stampi possono essere dei semplici
direzioni. ¬ In altri casi la funzione dello
invasi per la realizzazione di forme elestampo non presuppone il cambiamenmentari, o sofisticati apparati per la proto di stato del materiale, ma serve per
duzione oggetti complessi. ¬ Lo stampo
modificarne la forma di partenza forsvolge la funzione di recipiente, per dare
zandone l’assetto fisico-geometrico. Ciò
modo a una sostanza liquida o pastosa di
si verifica, per esempio, nella piegatura
formarsi secondo la forma voluta. A frondel legno (tra i primi a usare tale prote di questa semplicità concettuale, vi
cesso di piegatura fu Thonet), di lastre
sono le problematiche tecniche inerenpolimeriche o metalliche. In questo caso
ti il comportamento dei materiali nella
lo stampo non funge da recipiente, ma da
transizione di stato, la più evidente delle
dima alla quale i pezzi sono forzati, gequali è relativa alle varie gradazioni di
neralmente tramite calore, ad adattarsi
ritiro. Infatti, dopo lo stampaggio si regifino ad acquistare la forma stabile volustra nel materiale un certo ritiro, dunque
ta. Generalmente in queste lavorazioni
occorre sovradimensionare lo stampo
sussiste il fattore “memoria di forma”:
per ridurre al minimo le tolleranze dei
quando svincolati dallo stampo i matepezzi stampati. L’operazione è alquanto
riali tendono, entro una certa percenproblematica, per il fatto che il ritiro è in
tuale, a riacquistare l’assetto primitivo.
diretta relazione con la massa, zona per
Per ovviare a tale fenomeno devono eszona, del materiale (massa maggiore =
sere messe in atto opportune forzature
maggior ritiro). Di conseguenza è semcompensative nelle forme dello stampo.
pre preferibile concepire pezzi costituiti
(Vedi: controforma; dima; sottosquadro;
stampaggio)
da membrane sottili e a spessore uniforme. L’ordine di grandezza
dei ritiri può variare dal
2-3 % (metalli, plastiche,
terre refrattarie), fino al
8-9 % (argille comuni). ¬
Un aspetto fondamentale
nella progettazione degli stampi è relativo alla
formazione di zone di
sottosquadro che vanno
evitate per rendere possibile lo sformo del pezzo,
spigoli arrotondati per
se le facce sono parallele si verifica
favorire lo sformo del pezzo
un potenziale sottosquadro che
in alternativa lo stampo
impedisce lo sformo del pezzo
deve potersi aprire in più
109
stereotomia-plasmazione
Indicano le due grandi famiglie cui sono
riconducibili i processi di trasformazione dei materiali. ¬ Come è noto, questi
si possono trasformare con o senza
“asportazione di truciolo” (definizione
convenzionale che indica sottrazione di
materia). Nel primo caso - processo di
stereotomia - si procede asportando la
materia seguendo un percorso di approssimazioni successive, fino al raggiungimento della forma voluta. Tali fasi
si possono così schematizzare: sgrezzatura, definizione geometrica della
forma, rifinitura. ¬ Il processo di stereotomia si basa sulle proprietà che hanno
alcuni materiali di frantumarsi sotto i
colpi inferti dal tagliente dell’utensile.
Al termine della lavorazione risultano
due prodotti: da un lato il pezzo finito,
dall’altro i detriti, gli scarti, convenzionalmente detti trucioli. Il suo volume
risulterà inferiore rispetto al grezzo di
partenza e la differenza sarà data dagli
scarti. Per queste ragioni il processo di
stereotomia nega un percorso a ritroso, ovvero è irreversibile. ¬ Nel secondo caso - processo di plasmazione - si
modella il materiale malleabile (o reso
tale mediante opportuni artifici quali il
riscaldamento, l’imbibizione, l’attivazione di reazioni chimiche), seguendo o un
processo di approssimazioni successive,
o uno di passi preordinati. Appartengono alla categoria delle approssimazioni
successive la forgiatura a caldo di pezzi
di ferro e la modellazione della creta;
appartengono alla categoria dei passi
preordinati lo stampaggio di polimeri
e il colaggio di barbottine. ¬ Nella plasmazione, a differenza di quanto avviene
nella stereotomia, la realizzazione di un
pezzo è effettuata senza perdita di materia rispetto al blocco di partenza, infatti
tale processo si basa sulle proprietà che
ha un materiale malleabile di cambiare
forma sotto l’azione di uno strumento di
modellazione, pur rimanendo integro
nella sua massa e nel suo volume; anche
se, nella realtà, tale processo non è mai
esattamente a consumo zero di materiale, ma contempla qualche scarto. Per
queste ragioni il processo di plasmazione
non nega un percorso a ritroso, ovvero è
reversibile. ¬ Vanno considerate talune
eccezioni, ad esempio per la plasmazione dei polimeri termoindurenti: data la
loro caratteristica molecolare una volta
avvenuta la reticolazione il materiale
non è più rimodellabile. ¬ In moltissimi
casi nella produzione degli oggetti i due
processi convivono in fasi successive. Ad
esempio lo stampaggio di oggetti realizzati con polimeri (plasmazione) è seguito
dall’asportazione dei canali di immissione del materiale effettuata con operazioni di taglio (stereotomia). ¬ Ecco perché il
rapporto tra i due termini è complesso e
dialettico, entrambi vanno visti accomunati in un’unica finalità trasformatrice.
110
111
T
iperboloide di rotazione
paraboloide iperbolico
tamburato Pannello ligneo costituito
superficie rigata generica
superfici rigate Una superficie si
dice rigata quando è generata da una
retta che si sposta secondo una determinata legge di moto. ¬ Ciascuna retta
della superficie è detta generatrice. Ogni
curva della superficie che con ogni generatrice abbia in comune un solo punto è
detta direttrice. ¬ Le superfici rigate hanno la caratteristica di essere sviluppabili,
ovvero di poter essere distese su di un
piano, quando due generatrici consecutive sono complanari. Ugualmente, una
superficie si dice sviluppabile quando
può essere distesa nel piano rimanendo
invariate le misure di angoli e lunghezze. ¬ Non sono sviluppabili, ovvero non
possono essere distese su di un piano,
quelle superfici rigate in cui due direttrici sono sghembe. ¬ Si determina una
generica superficie rigata quando si fa
scorrere la retta generatrice su tre curve
(direttrici) sghembe. ¬ Esempi di rigate
d’immediata percezione sono il piano, il
cilindro e il cono. Un caso più complesso, tuttavia molto noto, è il paraboloide
di rotazione, assimilabile all’assetto che
spontaneamente assume un mazzo di
spaghetti (rette) quando è calato in un
capiente invaso cilindrico. Altrettanto
noto è il caso del paraboloide iperbolico, un concetto spaziale assai usato in
architettura e talvolta nel design.
da un telaio rigido foderato sui due lati,
con all’interno un riempitivo leggero. ¬
Montanti e traversi del telaio sono realizzati con regoli di legno massello; le fodere, nella maggioranza dei casi, sono di
compensato, ma si possono altresì usare
altri prodotti lignei come la masonite, la
faesite, l’MDF e i truciolari in strati sottili.
¬ I riempitivi possono essere di vari tipi: il
più semplice è costituito da un’orditura,
solitamente trasversale, di listelli sottili
connessi ai montanti mediante incastri
a dente e canale; un po’ più complesso
è il riempitivo composto da una doppia
orditura di listelli incrociati interconnessi mediante incastri a metà legno;
più economico è il riempitivo costituito
da un reticolo a nido d’ape di cartoncino,
plastificato o non. Molto diffuso è anche
un riempitivo a base lignea composto
dall’incollaggio di strisce ondulate di
piallacci a loro volta incollati a formare
un reticolo. ¬ I tamburati sono prodotti
solidi e leggeri, impiegati essenzialmente per la realizzazione di mobili e, soprattutto, delle porte. (Vedi: prodotti derivati
dal legno)
PANNELLI TAMBURATI
fodera
telaio
listelli di
riempimento
riempimento con piallacci
di legno o di cartone
112
113
tassellazione Riempimento razionale
di uno spazio, senza vuoti e/o sovrapposizioni, per mezzo di figure modulari. ¬
Le figure regolari che danno luogo a tassellazioni sono: il triangolo, il quadrato
e l’esagono. È possibile realizzare tassellazioni anche con figure semiregolari
come: i triangoli di forma qualsiasi, i rettangoli, i rombi, alcuni tipi di pentagoni e
di esagoni. ¬ In altri casi la tassellazione
richiede l’aggregazione di due o più figure diverse, ad esempio il pentagono
regolare da solo non può rappresentare
unità modulare di tassellazione, in quanto il suo assemblaggio nel piano lascia
vuoti non pentagonali. Dall’ettagono in
su nessun poligono può dare luogo da
solo a tassellazioni, ad esempio, per
utilizzare l’ottagono regolare occorre
aggregare ad esso un quadrato. Similmente un pentagono regolare deve essere aggregato ad un triangolo isoscele. ¬
Nel caso più elementare di tassellazione
- tassellazione periodica - i moduli si di-
tassellazione con
pentagono irregolare
tassellazioni semiregolari
tassellazione con
esagono irregolare
tassellazione periodica (disegno di M.C.Escher)
esa-orto tetraedo
genesi della
faccia a partire
da un quadrato
quattro
triangoli
isosceli uguali
sei diedri:
due ortogonali
quattro a 60°
quattro tetraedi formano
un ottaedro che a sua
volta è un modulo
aggregabile
configurazioni spaziali di esa-orto tetraedri
spongono ripetuti secondo catene lineari.
di diedri a 60° ed una coppia di diedri a
Quando i moduli oltre che traslati sono
90°. Altre forme di tassellazione si hananche ruotati intorno ad un asse, si ha
no nel caso di aggregazione di poliedri
una tassellazione aperiodica. ¬ Intorno
semi-regolari, detti anche archimedei.
a queste semplici regole geometriche
¬ La multiforme varietà di queste conpossono svilupparsi innumerevoli patfigurazioni spaziali si ha, ad esempio,
terns adottati fin dall’antichità, come nel
nell’aggregazione dei cristalli.
caso dei pavimenti cosmateschi e delle decorazioni nell’Alambra di Siviglia, termoformatura Tecnologia di
studiate e rielaborate da Escher. ¬ Oltre
stampaggio a caldo di lastre sottili e
alle tassellazioni del piano, ci sono quelfilm polimerici, realizzata a pressione
con l’ausilio del vuoto. È relativamente
le dello spazio, in questo caso i moduli
semplice ed economica e consente di otnon sono superfici, ma volumi. Il cubo è
l’unica figura regolare che può dar luogo,
tenere pezzi anche di grandi dimensioni,
da solo, a tassellazioni
TERMOFORMATURA CON VUOTO A STAMPO NEGATIVO PER MATERIALI
nello spazio. Tra le altre POLIMERICI
quattro figure regolastampo
ri - tedraedro, ottaedro,
dodecaedro e icosaedro
pezzo finito
- soltanto le prime due se
aggregate insieme danno
luogo a una tassellazione
(la somma di entrambi i
riscaldamento
formatura a vuoto
diedri dà luogo ad un pialastra
no che è di 180°). ¬ Invece esistono numerose
figure semiregolari che
uscita dell’aria
possono da sole comporre tassellazioni tri- TERMOFORMATURA CON PRESSOSOFFIATURA PER MATERIALI POLIMERICI
dimensionali, tra queste la lastra viene prima stirata in senso
l’“orto-esa tetraedro” (F. opposto rispetto alla geometria voluta
Ragazzo 1971), un partilastra
colare tipo di tetraedro le
cui facce sono costituite
da triangoli isosceli e i cui
diedri si raggruppano in
due modi: una quaterna
114
115
uno stampo convesso; • a stampo positivo–negativo, è la combinazione delle due
tecniche precedenti che consente di ottenere oggetti con maggiori profondità; •
con presso-soffiatura, è impiegata con lo
stampo negativo ma la lastra viene prima
gonfiata in senso contrario rispetto alla
geometria finale dell’oggetto, acquista
così la forma di una semi-bolla, questo
stiramento consente la realizzazione di
forme ancora più profonde senza che il
materiale sia danneggiato da eccessivi
assottigliamenti non controllati, specie nei punti di cambio di geometria
dell’oggetto; • con controTERMOFORMATURA CON VUOTO A STAMPO POSITIVO PER MATERIALI
POLIMERICI
stampo, la formatura
avviene con l’ausilio di
stampo
controstampi o punzoni,
è una lavorazione simile
all’imbutitura realizzata
pezzo finito
per i metalli. (Vedi: stampaggio;
stampo; stereotoriscaldamento
mia/plasmazione)
come le vasche da bagno in polimetilmetacrilato. ¬ La lastra resa plastica tramite riscaldamento viene fatta aderire allo
stampo con la pressione e la creazione
del vuoto - realizzato mediante opportuni fori praticati negli stampi - per farle
acquisire la forma voluta. ¬ La termoformatura può essere effettuata con diverse
modalità secondo la grandezza, lo spessore, la geometria dell’oggetto e il tipo
materiale impiegato: • a stampo negativo,
nel quale la lastra viene fatta aderire a
uno stampo concavo; • a stampo positivo,
nel quale la lastra viene fatta aderire a
lastra
formatura a vuoto
che sostituisce le cuciture, viene effettuata a pressione tramite termocollanti
o ultrasuoni. In questo secondo caso è
utilizzabile esclusivamente su tessuti
sintetici che sono saldati attraverso la
fusione delle fibre nei punti di contatto. ¬
La termosaldatura permette di ottenere
giunture piane con spessori molto limitati, inoltre non essendoci fori nei tessuti
come nelle cuciture tradizionali è adatta
anche a capi tecnici che richiedono notevoli caratteristiche meccaniche e isolanti. (Vedi: brasatura; giunzione; polimeri
termoindurenti/ polimeri termoplastici;
saldatura).
texture Tipo di grana – letteralmente
trama, tessitura - che caratterizza una
termosaldatura Tec-
uscita dell’aria
TERMOFORMATURA CON PUNZONE PER MATERIALI POLIMERICI
lastra
funge, una volta rammollita, da riempitivo che viene compresso all’interno della
giunzione. ¬ Per i film e le lastre sottili il
processo di saldatura più rapido e diffuso
è la termosaldatura a barra calda nella
quale le due parti da saldare sono sovrapposte, pressate e riscaldate. È molto
usata per sigillare imballaggi polimerici
nell’industria alimentare e farmaceutica. ¬ Quando la giunzione deve essere di
testa, cioè non sovrapposta, e i componenti da saldare non sono sottili, si usa
la variante della termosaldatura a lastra
calda, che può essere impiegata anche
per la giunzione irreversibile di superfici molto ampie. ¬ Nel settore tessile la
termosaldatura è una innovativa tecnica di assemblaggio di uno o più tessuti
punzone
pressione di
mantenimento
nica di giunzione usata
per i polimeri termoplastici che impiega il calore e la pressione. ¬ Per
componenti non sottili
può essere realizzata ad
aria calda con un getto
indirizzato sull’area di
giunzione e su una bacchetta (filler) dello stesso
materiale termoplastico
dei pezzi da saldare che
texture a carattere indeterminato
texture ricorsiva secondo due direzioni
texture di diverso tipo
a superficie ruvida
texture tridimensionale
116
superficie. ¬ L’aspetto che la grana della
texture può assumere è in relazione al
cromatismo (segni grafici) e alla ruvidità (texture profonde, superficiali, lisce).
Essenziale è il ruolo della luce nel gioco
tra ciò che brilla e ciò che sta in ombra. ¬
Le texture possono avere un carattere di
ripetibilità quando i segni tipici, raggruppati modularmente, si replicano indefinitamente in una o più direzioni. Quando
l’insieme dei segni non ha struttura ripetitiva e assume un andamento caotico,
la texture ha carattere indeterminato. ¬
Una texture di tipo cromatico può essere esemplificata con la retinatura tipografica; una di tipo “ruvido” con una
superficie sabbiosa, puntinata, a buccia
d’arancia, rigata...
117
tipo Espressione ricca di significati che
nel design rimanda a: segno impresso,
conio, matrice, stampo, impronta… Ma
anche a: modello esemplare, campione
di riferimento. ¬ Tipo, può anche essere
interpretato come sinonimo di caratteristico. In termini di forma, è ciò a cui
può essere ricondotta una categoria di
oggetti singoli pur nelle loro varietà. ¬ Da
tipo derivano espressioni significative in
termini di immagine, design e industria
quali: dagherrotipo, prototipo, tipografia.
tornitura Lavorazione impiegata per
dare forma a un materiale facendolo
ruotare intorno a un asse. ¬ Le tecniche di tornitura possono svilupparsi sia
per plasmazione, sia per stereotomia. ¬
lavorazione di testa
lavorazione longitudinale
Una tecnica di tornitura per plasmazione
molto antica è quella riferita alla creta, la
tecnica dei vasai. Attualmente si usa la
tornitura per plasmazione a lastra per la
fabbricazione di sottili forme cave: pentole, ciotole, calotte, coperchi, alcuni tipi
di cerchioni di ruote. ¬ Sul versante della stereotomia, più precisamente dell’asportazione di truciolo, una tipica tecnica
manuale di tornitura si riferisce al legno.
Nella tornitura dei metalli l’utensile è governato dall’operatore mediante sistemi
di controllo meccanici. ¬ Negli anni più
recenti le tecniche di tornitura si sono
evolute inglobando sistemi di controllo
a carattere numerico. (Vedi: CNC – controlled numerical center; stereotomia/
plasmazione)
U
utensile – attrezzo Utensile - strumento di lavoro mediante il quale si produce una trasformazione nel materiale.
¬ Utensili di tipo manuale sono: scalpelli, seghe, lime, coltelli… L’intensità
di pressione esercitata sul pezzo attraverso l’utensile è condizionata dai limiti
delle membra umane, al tempo stesso
è massima la libertà dell’operatore, al
contrario di ciò che avviene con i sistemi
meccanizzati. In questo secondo caso,
l’utensile non è più direttamente governato dalle mani, ma per mezzo di leve
e volani. ¬ Oggi le macchine a controllo
numerico, grazie ai sistemi digitali, consentono una flessibilità molto alta, paragonabile a quella dei sistemi artigiani.
¬ Nel caso della plasmazione gli utensili
anziché quella di tagliare hanno la funzione di deformare il materiale, come nel
caso della piegatura di tubi. ¬ Attrezzo
- strumento di lavoro mediante il quale
si attua un controllo delle trasformazioni nel materiale: la misurazione di una
lunghezza o di un angolo, la tracciatura
di una linea, il mantenimento di una posizione. Attrezzi di tipo manuale sono: la
riga, il compasso, la squadra, il metro,
il calibro, il goniometro, la dima… Rife-
118
119
rendosi a tecnologie più recenti si può
portare ad esempio il puntatore laser
portatile. ¬ Salendo di livello tecnologico,
l’attrezzatura per il controllo della forma
dei manufatti contempla apparecchi più
sofisticati non manuali in cui è generalmente presente un sistema laser di
proiezione associato a software preposti
al calcolo delle proprietà geometriche
degli enti in misurazione. Analogamente, ci sono sistemi dove la definizione
delle proprietà geometriche avviene per
mezzo di attrezzi meccanici assistiti da
computer detti “tastatori”. È su questi sistemi che si basa il reverse engineering.
¬ Va osservato che l’integrazione sempre
più estesa dei sistemi a base digitale nelle apparecchiature utensili, di fatto rende
sempre più sfuggente la differenza tra
utensile e attrezzo, così come è stata
concepita sull’onda della Rivoluzione
Industriale. (Vedi: dima; reverse engineering; stereotomia/plasmazione)
compasso
(attrezzo)
scalpello
(utensile)
V
vetro float Vetro piano prodotto con la
più diffusa tecnologia oggi in uso (ideata
in Gran Bretagna da Sir Alastair Pilkington nei primi anni ‘60) che ha cambiato
radicalmente il modo di realizzazione
delle lastre grazie ad un processo che
consente la produzione in continuo con
elevati standard qualitativi. ¬ Precedentemente la pasta vetrosa scorreva su rulli ed era “tirata” con vari procedimenti,
in orizzontale o in verticale; traccia di
questa lavorazione è ancora oggi visibile nelle antiche lastre che non risultano
perfettamente piane. ¬ I componenti del
vetro (sabbia di silice, soda, calce, ossidi
cui sono aggiunti rottami
martello
di vetro per abbassare
(attrezzo)
il punto di fusione) una
volta pesati, miscelati e
umidificati, sono introdotti in un forno e portati alla
fusione, la pasta vetrosa
così ottenuta è leggermente raffreddata, colata
e fatta galleggiare su un
bagno di stagno fuso che
consente la formazione di
un nastro continuo, liscio
squadra
(attrezzo)
e piano. Il vetro essendo
meno denso dello stagno galleggia su di
esso, da qui il nome “float”. ¬ Il passaggio successivo è la ricottura del vetro.
Il nastro ormai sufficientemente rigido
(circa 600°) è trasportato in continuo con
dei rulli in un tunnel di ricottura, tale lavorazione si rende necessaria per annullare eventuali tensioni interne createsi
durante la formatura. Terminata la fase
di lento raffreddamento fino a temperatura ambiente, il vetro viene controllato e
tagliato in lastre di 3 x 6 m. ¬ Gli impianti float lavorano in continuo con elevate
rese, hanno grandi dimensioni (circa 500
m di lunghezza) e producono per “campagne” (riferite al colore e agli spessori)
che durano diversi giorni.
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Legno e delle Specie Arboree
www.ivalsa.cnr.it
Istituto Italiano del Rame
www.iir.it
Laboratorio di Nanotecnologie
e Nanoscienze della Sapienza
w3.uniroma1.it/sapienzanano
Matech - Materiali innovativi, Parco
Scientifico e Tecnologico Galileo
www.matech.it
Materia - Material Explorer, materioteca
www.materia.nl
Material ConneXion - A global materials
consultancy and library of innovative
and sustainable materials
www.materialconnexion.com
MaterialMente - Portale sulla scienza
e tecnologia dei materiali
www.materialmente.com
Matériautech - Database sui materiali
www.materiautech.org
Matério - Materioteca
www.materio.fr
Materioteca - Materioteca dedicata ai
materiali polimerici
www.materioteca.it
Matrec - Ecomaterial database,
materioteca dedicata ai materiali primi/
secondi e ai materiali naturali
www.matrec.it
MatWeb - Material property data
www.matweb.com
Ministero dello Sviluppo Economico
- riferimenti normativi per Brevetti,
Marchi, Disegni e Modelli
www.uibm.gov.it
Nanotec IT – Centro Italiano per le
Nanotecnologie
www.nanotec.it
Plasticseurope – Portale sulle materie
plastiche
www.plasticseurope.it
Plastics The Mag - The magazine of
plastics and innovation
www.plastics-themag.com
Polimerica – Magazine on-line dedicato
ai materiali polimerici
www.polimerica.it
Polymer-Search – The internet search
engine for rubber & plastics, motore di
ricerca relativo ai materiali polimerici
www.polymer-search.com
Proplast – Plastics - Ingegneria di
prodotto e di processo dei materiali
polimerici
www.proplast.it
Reteambiente - Sito di Edizioni Ambiente
su normative e strumenti relativi alla
sostenibilità
www.reteambiente.it
Titanium.org – International Titanium
Association
www.titanium.org
Transmaterial - Documentazione sui
materiali innovativi legata ai volumi
Transmaterial
http:// transmaterial.net
Uni - Ente Nazionale Italiano di
Unificazione
www.uni.com
Veneto Nanotech - Centro di ricerca e
coordinamento sulle nanotecnologie
www.venetonanotech.it
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Internazionale Editoriale
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38068 Rovereto (TN) - ITALY
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Autori Authors
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Direttore editoriale Editorial Director
Pino Scaglione
Stampato in Unione Europea, Ottobre 2012
Ristampa, Gennaio 2014
Stampa Printing
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ISBN 9788895623726
Promozione e distribuzione in Italia
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Numero verde 800.804.900
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finalista premio COMPASSO D’ORO ADI DESIGN INDEX
Art Director
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Assistente Editoriale Editorial Assistant
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Progetto Grafico Graphic Design
List Lab e/and Bianca Baldacci
Comitato Scientifico di List
Scientific Board of the List Edition
Eve Blau (Harvard GSD), Maurizio Carta (Università
di Palermo), Eva Castro (Architectural Association
London) Alberto Clementi (Università di Chieti),
Alberto Cecchetto (Università di Venezia), Stefano
De Martino (Università di Innsbruck), Corrado
Diamantini (Università di Trento), Antonio De Rossi
(Università di Torino), Franco Farinelli (Università
di Bologna), Carlo Gasparrini (Università di Napoli),
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Maciocco (Università di Sassari/Alghero), Mosè Ricci
(Università di Genova), Roger Riewe (Università di
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LISt Lab è un Laboratorio editoriale, con sedi in Europa, che lavora intorno ai temi della contemporaneità. LISt Lab ricerca, propone, elabora, promuove,
produce, mette in rete e non solo pubblica.
LISt Lab editoriale è una società sensibile ai temi
del rispetto ambientale-ecologico. Le carte, gli
inchiostri, le colle, le lavorazioni in genere, sono il
più possibile derivanti da filiere corte e attente al
contenimento dell’inquinamento. Le tirature dei
libri e riviste sono costruite sul giusto consumo di
mercato, senza sprechi ed esuberi da macero. LISt
Lab tende in tal senso alla responsabilizzazione di
autori e mercato e ad una nuova cultura editoriale
costruita sulla gestione intelligente delle risorse.
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avanzati di design. In equilibrio tra sostenibilità e
qualità, manualità e sperimentazione digitale, la
società opera in partnership con LISt Lab.