I pronomi clitici in italiano L2: proposte didattiche a confronto1
Alan PONA
Introduzione
Questo articolo nasce dalla volontà di conciliare i dati della nostra ricerca
sull’acquisizione dei pronomi clitici italiani nei college statunitensi (Pona 2009a, 2009b) con
una coerente proposta di tipo didattico, frutto di una riflessione al contempo linguistica e
glottodidattica. Per far questo ci avvarremo, tra le altre, delle proposte didattiche e dei
modelli operativi di Balboni (2002, 2012), Vedovelli (2002) e Diadori (2009). Siamo, infatti,
convinti che l’analisi di tipo linguistico del nostro studio possa avere una ricaduta di tipo
glottodidattico: i risultati del presente lavoro trovano, infatti, applicabilità a livello di
definizione del curricolo2 e di progettazione dell’unità di lavoro/apprendimento.
Sosteniamo, infatti, con Giacalone Ramat che «l’insegnamento di una lingua in ambito
istituzionale avrà tante più possibilità di aver successo quanto più seguirà il processo
naturale di acquisizione e non si porrà in conflitto con esso» (Giacalone Ramat 1992: 484).
Per questo riteniamo opportuno definire il curricolo anche sulla base dei risultati della
linguistica acquisizionale. Ci rifacciamo, quindi, alla nozione di «didattica acquisizionale» di
Vedovelli -Villarini, che diamo qui di seguito:
«Usiamo il termine didattica acquisizionale proprio per sottolineare un approccio che sia
attento ai processi acquisizionali così come sono stati messi in luce dalla ricerca scientifica
in questo campo, pur senza esserne condizionato al punto da far perdere autonomia alla
didattica linguistica, intesa come luogo di raccolta di esigenze sociali e culturali di
formazione, e di risposta a tali esigenze. Dipendendo le esigenze di formazione dal
complesso gioco dei rapporti sociali entro i quali l’individuo è inserito, una possibile
didattica acquisizionale deve essere attenta a far sì che le proprie proposte non
interferiscano negativamente con i processi interni dell’apprendente e che non siano
annullate dai contesti esterni entro i quali è inserito» (Vedovelli-Villarini 2003: 277).
Nei paragrafi che seguono, introdurremo una breve descrizione della presentazione dei
pronomi clitici nei sillabi, nei libri di testo e nella pratica glottodidattica statunitensi, frutto
dell’esperienza personale come Foreign Language Assistant (FLA) presso il College of the
Holy Cross (Worcester, Massachusetts), nell’anno accademico 2007/2008 (par. 1). Ci
soffermeremo, quindi, sui pronomi clitici italiani e, in particolare, sulla loro acquisizione in
italiano L2 (par. 1). Infine, dalla riflessione sui limiti delle esperienze analizzate e dai risultati
della nostra ricerca al contempo linguistica (vd. Pona 2005, 2009a, 2009b) e glottodidattica,
1
Questo articolo è la versione aggiornata (2021) di un mio articolo scritto nel 2010: sono stati eseguiti alcuni
tagli, effettuate lievi modifiche ed è stata aggiornata la bibliografia di riferimento.
2
«Un curricolo (…) è un modello operativo che definisce e quindi indica le mete, gli obiettivi e i contenuti che
costituiscono l’oggetto di un corso» (Balboni 1999: 25).
offriremo un esempio di unità di lavoro/apprendimento sui cosiddetti «pronomi indiretti»
tratta dal manuale di italiano per stranieri Ci Siamo! Comunicare, interagire, contaminarsi
con l'italiano di Gabbanini-Goudarzi-Masciello-Pona (2010) (par. 3).
1. I pronomi clitici italiani nei college statunitensi3
In questa sezione, analizzeremo i sillabi dei corsi di italiano offerti dal College of the
Holy Cross e il libro di testo adottato, per indagare sullo studio della lingua italiana e, più
specificatamente, dei pronomi clitici nei college statunitensi4.
Iniziamo la nostra analisi, riflettendo sulle caratteristiche del sillabo: ad ogni data del
semestre corrispondono strutture della lingua. Diamo un esempio per esemplificare: in data
5 ottobre del sillabo di italiano 101 troviamo «dire, uscire, venire» e «pronomi di oggetto
diretto»; in data 16 ottobre, «vocabolario capitolo 6» e «pronomi di oggetto indiretto»; in
data 30 gennaio, nel sillabo di italiano 102, troviamo «usi di ne» e «vocabolario del capitolo
11»; in data 1 febbraio troviamo «usi di ci». Risulta chiaro che il sillabo rimandi al libro di
testo e che, in prima analisi, ricalchi una certa tradizione di stampo tradizionale: l’obiettivo
primario di questi sillabi è indicare la struttura grammaticale e una certa area lessicale che
l’apprendente si troverà ad affrontare con l’aiuto dell’instructor.
Passiamo all’analisi del libro di testo. Il libro di testo adottato a Holy Cross nell’anno
accademico 2007/8, piuttosto diffuso negli Stati Uniti d’America, e piuttosto conforme alla
media dei testi, è Prego! An Invitation to Italian. Seguendo le indicazioni di Semplici (2020),
diamo un’analisi puntuale del materiale didattico iniziando dall’indice. Ogni capitolo è
composto da un titolo («Prendiamo un caffè», «Mi sveglio alle 8.00») e da 5 sezioni (talvolta
se ne aggiunge una sesta che prende il nome di «Flash culturali»): «Vocabolario
preliminare», «Grammatica», «Invito alla lettura», «Videoteca», «Parole da ricordare». Se
da un lato, l’indice pone molta attenzione al tipo di lessico presentato in ogni unità («I
passatempi e il tempo libero», «Lo sport e altri passatempi», «Il tempo»), o agli eventuali
ampliamenti socio-culturali («Le nuove passioni sportive degli italiani»), nonché agli aspetti
più specificatamente grammaticali («Presente dei verbi in -ere e -ire», «Dovere, potere e
volere; dire, uscire e venire», «Pronomi di oggetto diretto», «L’ora», «Piccolo ripasso»), poco
spazio è dato alle indicazioni delle abilità e delle funzioni della lingua che l’apprendente
andrà a sviluppare. Un breve confronto con l’indice del libro di testo Ci siamo! Comunicare,
interagire, contaminarsi con l’italiano chiarirà il nostro punto. L’indice del testo di cui sopra
è composto da cinque sezioni (alle quali se ne aggiunge una sesta che prende il nome di
«Contenuti culturali»): «Titoli», «Testi», «Sviluppo lessicale», «Funzioni/abilità linguistiche»,
«Elementi grammaticali». Prendiamo ad esempio l’input 17, nel quale gli apprendenti
scopriranno, tra le altre cose, gli elementi grammaticali dei pronomi indiretti: sotto «Titoli»
troviamo «Input 17, pag. 467»; sotto «Testi», troviamo «Giovanni il pittore», «Cosa
Questa analisi, sebbene si concentri sul College of the Holy Cross, Worcester (MA) si affianca all’analisi di
altre esperienze di insegnamento della lingua italiana negli Stati Uniti: Boston College, Boston (MA) e
Assumption College, Worcester (MA). A questo proposito, vogliamo ringraziare le prof.sse Susan Amatangelo
(College of the Holy Cross), Lucia Ducci (Boston College, College of the Holy Cross) e Rose Mambert
(Assumption College, College of the Holy Cross) per l’attenzione dedicataci.
4
Per una analisi dettagliata del profilo studente statunitense dai 18 ai 22 anni si vedano Merli-Quercioli (2003).
3
regaliamo ad Andrea?», «Pronomi», «Quanta confusione!», «Al ristorante da fidanzati», «In
osteria dopo dieci anni di matrimonio», «Un piacere, perduto», «Un libro senza fine»; sotto
«Sviluppo lessicale», «Il carattere e gli stati d’animo delle persone», «I cambiamenti»,
«Professioni», «Tempo libero»; sotto «Funzioni/abilità linguistiche», «Chiedere per avere»,
«Chiedere per sapere», «Forme di cortesia per rifiutare», «Proporre di fare qualcosa»,
«Accettare una proposta», «Rifiutare una proposta», «Scrivere»; sotto «Elementi
Grammaticali», «I pronomi indiretti: gli/le», «Pronomi diretti e pronomi indiretti: schemi
riepilogativi», «Uso delle preposizioni».
Veniamo adesso ad un punto cruciale dell’analisi dei materiali didattici: la presentazione
della grammatica. Andiamo al capitolo di presentazione dei pronomi indiretti (Lazzarino et
al.: 147). Il titolo della sezione è il seguente: «Pronomi di oggetto indiretto». L’indicazione di
un titolo inequivocabilmente formale rimanda ad una tradizione di tipo grammaticale. La
spiegazione esplicita grammaticale avviene dopo un testo non autentico e concepito ad hoc
per presentare l’intero paradigma dei pronomi indiretti. Non solo, il testo è evidentemente
poco naturale ed artificioso. Diamo, di seguito, il dialogo presentato all’inizio della sezione.
«ALBERTO:
Siamo quasi a Natale. Cosa regaliamo quest’anno alla nonna?
ELISABETTA:
Semplice. Le regaliamo il dolce tradizionale, il panettone.
ALBERTO:
Benissimo! E allo zio Augusto?
ELISABETTA:
Perché non gli compriamo un libro di cucina? Cucinare è il suo hobby
preferito.
ALBERTO:
Buon’idea! E tu, cosa vuoi?
ELISABETTA:
Puoi comprarmi una macchina per fare la pasta. Così ci facciamo
delle belle tagliatelle!»
Agli apprendenti non si consiglia di lavorare sul testo: non ci sono attività di
comprensione del testo, né attività di comunicazione sul testo o dal testo; si fornisce,
tuttavia, del testo, una traduzione in inglese a piè di pagina. Nell’edizione per gli istruttori,
compaiono soltanto delle note di suggerimenti che consigliano di far leggere il dialogo in
coppia agli studenti. La funzione del testo è soltanto quella di presentare delle strutture
grammaticali.
La spiegazione grammaticale che segue il testo è puntuale e precisa (circa due pagine
del libro di testo) e si concentra anche sulle eccezioni e sugli usi particolari relativi ai
pronomi. Tutti questi usi sono assenti nel testo presentato all’inizio dell’unità.
Le attività proposte alla fine della sezione prendono il nome di «Esercizi» e sono di
natura strutturale e decontestualizzata: esercizi di riempimento (S1: «Professore, posso
far………. una domanda? S2: Certo signorina. Cosa ………. vuole chiedere?»); lavori a coppie di
tipo manipolativo (S1: «Salvatore telefona spesso a Maria?, S2: No, non le telefona spesso»),
esercizi di sostituzione («Leggi il seguente brano. Poi, scrivi o ripeti il brano e sostituisci a
Maria i pronomi appropriati»).
Un’ulteriore critica che muoviamo a Lazzarino et al. (2004) riguarda l’utilizzo frequente
della L1 degli apprendenti: le consegne per le attività sono sempre in italiano e in inglese; i
testi presentati all’inizio delle sezioni hanno sempre una traduzione a piè di pagina in
inglese. Tutto il testo è pensato per lo studente anglofono. Questo, se può talvolta portare
ad effetti benefici a livello di filtro affettivo e quando si tenti di risolvere in modo contrastivo
dei nodi grammaticali o culturali complessi, spesso porta ad un uso improprio della L1 degli
apprendenti. Ci sembra che questa sia una tendenza comune negli Stati Uniti. Analizzando il
contributo di Omaggio (2001) all’insegnamento delle lingue nel Nord America, avvertiamo
che le stesse critiche possono essere mosse al capitolo “Techniques for Teaching Reading
Skills”: presentando dei modelli per sviluppare le abilità di lettura degli apprendenti,
Omaggio (2001) fornisce esempi di attività da proporre in classe. Tutti questi esempi,
pensati per apprendenti la cui lingua target è lo spagnolo o il francese, fanno un uso
ingiustificato della lingua inglese. Se vogliamo, per esempio, testare abilità di lettura e
comprensione di testi, ai livelli elementari, può essere utile prevedere facili attività di
VERO/FALSO o di scelta multipla nella lingua target. Non solo, le consegne delle attività
dovrebbero essere, a differenza che nelle attività presentate in Omaggio (2001), nella L2
degli apprendenti perché fanno parte integrante dell’unità di lavoro/apprendimento: nei
manuali di italiano per stranieri è previsto l’utilizzo dell’imperativo o dell’infinito.
Per concludere l’analisi del libro di testo, la successione dei contenuti strutturali sembra
seguire logiche non di tipo acquisizionale ma di tipo “tradizionale”, intendendo con questo
termine tutta una tradizione che si rifà alla classificazione aristotelica delle parti del discorso
e che pur rimandando a nozioni di semplicità elaborativa non esplicita i criteri di
individuazione di tali parametri di semplicità5.
2. I pronomi clitici in L2
Per quanto concerne i pronomi clitici italiani nell’uso di apprendenti anglofoni dai 18 ai
22 anni6, si è rilevato come sia presente un’asimmetria tra l’uso dei clitici appartenenti
all’universo del discorso (tradizionalmente, pronomi atoni di 1a e 2a persona) e quelli
appartenenti all’universo dell’evento (tradizionalmente, pronomi atoni di 3 a persona).
Come documentato anche da Berretta (1986), da Zorzi (1987), da Bini (1992) e da Andorno
(1996), il pronome clitico mi è il primo a fare la sua comparsa nelle produzioni spontanee
degli apprendenti, seguito dal pronome clitico ti, sia in strutture accusative che dative7. I
primi usi fanno parte di strutture non analizzate («mi dispiace», «mi chiamo», «ti amo») ma
compaiono anche forme pienamente analizzate («Lucia mi odia») sempre più stabilizzate. I
pronomi clitici di terza persona compaiono molto più tardi, raramente in produzioni di tipo
spontaneo: spesso troviamo omissione del clitico riferito ad un elemento appena enunciato
o ripetizione del sintagma referenziale. Tra i clitici tradizionalmente denominati di terza
persona, infine, i clitici cosiddetti «accusativi» compaiono prima dei clitici cosiddetti
«dativi». Riportiamo qui di seguito la scala di acquisizione individuata da Berretta (1986)
attraverso lo studio di apprendenti in contesto di apprendimento spontaneo.
5
Per una riflessione sulla lingua italiana e sull'educazione linguistica, si vedano Berretta (1977), Renzi (1977) e i
più recenti Lo Duca (2003, 2004).
6
Per un approfondimento di tipo teorico, rimandiamo a Pona (2009a, 2009b).
7
Berretta (1986) ipotizza, per questo ordine di acquisizione, ragioni di prominenza pragmatica e di maggiore
semplicità e trasparenza del paradigma.
ci (con verbo essere) > mi (dativo > accusativo > riflessivo) > si (impersonale e passivante >
riflessivo) > ti (dativo > accusativo > riflessivo) > accusativi di terza persona > nessi clitici > ci
locativo > gli > ci, vi personali > le dativo > ne (partitivo > oggettivo genitivale > locativo >
genitivo)
Questo può essere dimostrato anche dall’analisi di produzioni non guidate degli
apprendenti: confrontando testi nei quali si manifesta la funzione personale ed
interpersonale (diari, posta elettronica, temi liberi di tipo personale) con testi in cui si
manifesta la funzione referenziale (biografie, temi a carattere generale), la preponderanza
dei clitici ancorati all’universo del discorso su quelli ancorati all’universo dell’evento è netta.
Convinti che l’ordine di acquisizione non vari in ambito di istruzione formale e che le
sequenze di acquisizione in bambini (L1) ed adulti (L2) siano molto simili, non possiamo
attribuire alle scansioni delle strutture nel sillabo l’ordine di acquisizione dei pronomi clitici,
anche perché il sillabo da noi presentato sopra fa una distinzione tra clitici riflessivi, pronomi
di oggetto diretto e pronomi di oggetto indiretto.
La nostra proposta, in linea con la nozione di didattica acquisizionale, prende le mosse
da questi dati relativi all’ordine naturale di acquisizione, unitamente a considerazioni di tipo
glottodidattico, relativamente a variabili quali la motivazione e il filtro affettivo. Non solo,
tenendo conto anche dell’ipotesi krasheniana dell’«input comprensibile» e di «i + 1»8,
proponiamo che nei primi stadi interlinguistici i pronomi clitici legati alla sfera del discorso
siano “scoperti” in classe dagli apprendenti prima dei pronomi legati all’universo dell’evento
e che la distinzione tradizionale accusativo/dativo non sia tenuta in considerazione. Questo
anche per evitare, nella produzione di tipo consapevole degli apprendenti, una parte delle
sovraestensioni documentate in letteratura da Felix (1981), Zorzi (1987) e di cui parla anche
Pienemman (1986): presentare griglie di pronomi complete costringe gli apprendenti a
lavorare su tutti i pronomi contemporaneamente e questo porta quest’ultimi, non
possedendo i mezzi linguistici necessari, a limitare, modificare o espandere in modo
consapevole le proprie risorse linguistiche.
Questo proposito può essere facilmente messo in atto con l’utilizzo nella prassi
quotidiana, all’interno di un approccio di tipo comunicativo, di una didattica basata su testi
la cui funzione prevalente sia di tipo personale ed interpersonale.
La nostra proposta didattica ha dalla sua parte considerazioni di tipo glottodidattico,
linguistico e linguistico-acquisizionale.
Per quanto concerne considerazioni di tipo glottodidattico, abbiamo osservato che la
motivazione degli apprendenti anglofoni dai 18 ai 22 anni durante la produzione di testi
personali sia orali che scritti è molto maggiore della motivazione durante la produzione di
testi di natura referenziale, probabilmente considerati più “istituzionali” e quindi legati
all’innalzamento del filtro affettivo. Soprattutto nelle prime fasi interlinguistiche, le unità di
lavoro/apprendimento impostate sulla narrazione di sé danno risultati evidentemente
8
Ogni informazione nuova (+1) deve poggiare su qualcosa già conosciuto (i).
maggiori probabilmente perché ci si dimentica del contesto educativo e si utilizza la lingua
seconda con la volontà di comunicare e di dare una definizione di sé e del mondo.
Dal punto di vista linguistico, invece, la nostra proposta è in linea con quanto proposto
per i pronomi clitici da Manzini-Savoia (2005, 2007). Riassumendo, i pronomi clitici
proietterebbero nell’albero sintagmatico le stesse categorie sintattiche, basate sul
riferimento alle proprietà denotazionali, delle strutture nominali: la posizione D viene
attribuita ai soggetti clitici; la categoria P viene proiettata da pronomi di 1 a e 2a persona
non soggetto; N corrisponde all’accusativo di 3a persona; Q viene proiettato da clitici
caratterizzati da proprietà quantificazionali, le quali danno vita a due diverse letture, ovvero
pluralità e distributività; R è il punto di unione di clitici con proprietà di portata su altri clitici
(R è la risorsa maggiore per il riordino della stringa clitica); infine la categoria Loc viene
proiettata da pronomi clitici locativi in senso ampio. Il diverso comportamento
nell’acquisizione dell’italiano dei pronomi clitici di 1a e 2a persona rispetto ai pronomi clitici
di 3a persona si riscontra anche in fenomeni come la mesoclisi9: Manzini-Savoia (2005)
hanno rilevato che nelle varietà che esibiscono mesoclisi, i primi sono caratterizzati da
mesoclisi e i secondi da proclisi. Questo può essere facilmente comprensibile in termini
interpretativi come una differenza tra argomenti ancorati al discorso ed argomenti ancorati
all’evento10.
Riassumendo, all’interno del quadro illustrato da Manzini-Savoia, la categoria P risulta
interamente caratterizzata in termini di proprietà denotazionali di parlante/ascoltatore.
Questa caratterizzazione è ampiamente avvalorata dall’osservazione della distribuzione dei
clitici che proiettano la categoria P. Tale distribuzione risulta, infatti, indipendente dal Caso
del clitico ma anche dalla sua relazione con la struttura argomentale del verbo, la quale
risulta derivata semplicemente da principi interpretativi in interfaccia. Una teoria
tradizionale (Morfologia Distribuita, Teoria dell’Ottimalità), che porti avanti la tradizionale
distinzione in tratti di 1a, 2a e 3a persona, potrà benissimo descrivere il diverso
comportamento dei due gruppi, separando 1a e 2a persona dalla 3a, ma lo farà postulando
questa separazione, non motivandola profondamente. L’approccio sintattico di ManziniLa mesoclisi è un fenomeno nel quale un pronome clitico si trova a rompere l’unità formata dalla radice
verbale e dai suoi affissi, tramite intrusione. Il fenomeno risulta particolarmente produttivo in alcune lingue
romanze contemporanee e in alcune varietà arbëresh presenti nella penisola italiana, quali la lingua
portoghese europea (cfr. Duarte-Matos 2000, Raposo 2000, Vigário 1999), la lingua galiziana (cfr. Uriagereka
1995), i dialetti caraibici (cfr. Halle-Marantz 1994, Harris 1998) e alcuni dialetti italiani ed arbëresh (cfr.
Manzini-Savoia 2005).
10
Il pronome clitico accusativo non partecipa al fenomeno di mesoclisi, apparendo sempre nel dominio di F, a
differenza di altri clitici che possono apparire anche in posizioni più alte della frase. Manzini e Savoia spiegano
questa differenza di comportamento tra pronomi clitici di 1a e 2a persona e pronomi clitici di 3a persona
pensando i primi come elementi ancorati al discorso e i secondi come elementi la cui referenza sia ancorata
all’evento. Ne consegue che avranno un comportamento affine a quello dei pronomi di 1 a e 2a persona anche i
clitici che proiettano le categorie Loc e Q, anch’essi legati al discorso piuttosto che all’evento. I pronomi clitici
che proiettano la categoria N, invece, dovranno essere inseriti in una posizione più bassa che li avvicini alla
referenza temporale del verbo. Secondo la stessa prospettiva, Manzini e Savoia motivano l’inserzione della
flessione verbale in D del dominio di F: l’argomento EPP deve necessariamente essere ancorato all’evento. La
proposta di Manzini e Savoia prevede, quindi, che i clitici ancorati al discorso possano apparire in posizioni più
alte della frase, mentre i clitici ancorati all’evento debbano necessariamente apparire in posizioni più basse,
ovvero in quelle medesime posizioni che occuperebbero nelle corrispondenti forme dichiarative.
9
Savoia, invece, associando alla categoria P proprietà rilevanti a livello interpretativo, riesce a
motivare i diversi comportamenti distribuzionali, e nel nostro caso acquisizionali, dei clitici
di 1a e 2a persona. Anche il ricorso alla nozione di Caso, tipica di una analisi di tipo
tradizionale, fallirà nel tentativo di spiegare il diverso comportamento distribuzionale ed
acquisizionale dei pronomi clitici di 1a e 2a persona rispetto ai pronomi clitici di 3a persona.
La proposta di Manzini-Savoia abbandona anche questa nozione poiché ammette nel
proprio impianto teorico solo quegli elementi che possono avere una interpretazione in
interfaccia. Inoltre, per quanto riguarda, per esempio, il clitico dativo, non solo esso spesso
coincide con l’accusativo plurale nelle varietà italiane, ma la nozione di Caso non dà ragione
delle diverse lessicalizzazioni possibili (ci, ne, se etc.). Preferiamo, quindi, parlare di secondo
argomento interno di verbi ditransitivi giacché la lessicalizzazione di tale argomento non
avviene sempre tramite elementi clitici “dedicati”: anzi il caso contrario è il più diffuso nelle
lingue romanze, che presentano oltre ai casi noti di suppletivismo, tipici di fenomeni quali il
se spurio, anche casi di sincretismo nei quali il secondo argomento, per esempio di terza
persona, di verbi ditransitivi è regolarmente lessicalizzato o dal clitico riflessivo di tipo si (S.
Agata del Bianco) o dal clitico partitivo di tipo ne (Nocara) o dal locativo di tipo ci (S. Marco
Argentano, Revere, Civitate)11.
3. Unità di lavoro/apprendimento: i pronomi clitici
La proposta didattica che segue nasce dalla nostra ricerca sui pronomi clitici italiani sia a
livello linguistico teorico sia nell’acquisizione dell’italiano come L2 (vd. Pona 2005, Pona
2009a, 2009b), unitamente all’esperienza di chi scrive come insegnante/facilitatore
linguistico.
Diamo, qui di seguito, un esempio (liberamente tratto da Gabbanini-Goudarzi-MascielloPona 2010) di unità di lavoro/apprendimento basata sul testo, che voglia tener presente di
considerazioni glottodidattiche (induttività/scoperta, bimodalità, direzionalità, narrazione di
sé) unitamente alle nostre conclusioni relativamente all’acquisizione dei pronomi clitici.
Per quanto riguarda la scansione dell’unità di lavoro/apprendimento, questa segue,
integrandole, le proposte di Balboni (2002, 2012), Vedovelli (2002) e Diadori (2009):
mostriamo, nello schema che segue, le simmetrie tra le diverse proposte (cfr. Pona 2020). La
terminologia impiegata in Gabbanini-Goudarzi-Masciello-Pona vuole avvicinarsi
all’apprendente e farlo partecipe in prima persona del proprio processo di apprendimento:
per questo, nel denominare le varie fasi delle unità, abbiamo usato volontariamente dei
termini non tecnici ma di facile comprensione.
11
Come illustrato in Pona (2009a), queste diverse lessicalizzazioni del secondo argomento interno dei verbi
ditransitivi, queste “lingue possibili”, si ritrovano anche nelle varietà transitorie degli apprendenti. Questo
avvalora la tesi che gli errori degli apprendenti italiano L2 non sono arbitrarie deviazioni dalla norma: ciascun
fenomeno riflette possibilità strutturali che sono disponibili nelle lingue naturali e sono realizzate in alcune di
esse. I costrutti che affiorano possono corrispondere, dunque, a tali possibilità strutturali compatibili con
principi di carattere universale.
Fig. 1 Modelli di unità didattiche a confronto
GabbaniniUnità Didattica
Goudarzi-Masciellocome rete di Unità di Apprendimento
Pona (2010)
UdA
Ci siamo!
(Balboni 2002)
Comunicare,
interagire,
o di Unità di Acquisizione
contaminarsi con
(Balboni 2012)
l’italiano
Per cominciare
Per capire
Per cercare
Per usare
Per scoprire
Motivazione
Globalità
Analisi
Globalità
Verifica della
comprensione
…
Attività di
comunicazione sul
testo
…
Attività di
comunicazione dal
testo
Riflessione
…
Unità di lavoro
UdL
(Diadori 2009)
(Vedovelli 2002,
2010)
Globalità
Sintesi
Riflessione
UDt
Contestualizzazione
Analisi
Sintesi
Unità didattica
centrata sul testo
Introduzione
Svolgimento
Attività
metalinguistica e
metacomunicativa
Attività esercitativa
di rinforzo
Esercizi
Controllo
Esercizi
Rinforzo/Recupero
Output
comunicativo e/o
Verifica in uscita
Conclusione
Per quanto concerne i cosiddetti «pronomi indiretti», questi sono presentati/scoperti
come secondo argomento interno di verbi ditransitivi: il Caso tradizionalmente etichettato
come dativo emerge, generalmente, con quei verbi che possiedono tre partecipanti:
l’agente, in posizione di soggetto, il paziente, in posizione di oggetto, e il
beneficiario/ricevente, in posizione di oggetto indiretto. Riteniamo che associare i clitici
indiretti di terza persona alla funzione di secondo argomento interno di verbi ditransitivi
porti ad acquisire più velocemente certe specificità parametriche della lingua italiana12.
Riteniamo utile, infatti, far scoprire agli apprendenti i pronomi indiretti associandoli al ruolo
semantico che assumono nella frase: il pronome indiretto rappresenta generalmente il terzo
“attore” di una “scena” con tre “attori”; non solo, il ruolo che si associa ad esso è
generalmente quello di ricevente/destinatario con verbi del dare e del dire (cfr. Tesnière
1959, trad. it. 2001). Associare il pronome indiretto al ruolo che generalmente riveste
all'interno della frase può, a nostro avviso, facilitarne l'acquisizione13.
Altra caratteristica dell’unità di lavoro/apprendimento che segue è che gli apprendenti
si concentrano sui pronomi clitici di 3a persona. Se la nostra proposta risulta valida, la
grammatica degli apprendenti, come quella dei parlanti nativi (cfr. Manzini-Savoia 2005),
avrebbe un unico clitico mi (e ti), che andrebbe a proiettare una categoria P con
interpretazione all’interfaccia semantica; la struttura argomentale del verbo risulterebbe,
quindi, derivata da principi interpretativi all’interfaccia. Per questo, nell’unità che
presentiamo, lasciamo che gli apprendenti si concentrino esclusivamente sui clitici di 3 a
persona: solo questi rappresentano lessicalizzazioni specifiche del secondo argomento
interno di verbi ditransitivi. Per quanto concerne mi (e ti), la forma lessicalizza soltanto il
riferimento ai partecipanti del discorso (categoria P della stringa frasale).
Un'altra caratteristica che consideriamo rilevante e che si riflette in Gabbanini-GoudarziMasciello-Pona (2010) è la separazione, nei tempi della pratica didattica, nella
presentazione dei cosiddetti pronomi diretti e indiretti. La scoperta dei primi avverrà
precedentemente rispetto alla scoperta dei pronomi indiretti. Questo dilazionare la
scoperta in classe di pronomi indiretti fa sì che si rispettino le sequenze acquisizionali e i
tempi di acquisizione previsti da Berretta (1986) e confermati da Pona (2009a, 2009b).
Un’ultima riflessione: Gabbanini-Goudarzi-Masciello-Pona (2010) scelgono la narrazione
di sé come pratica costante all’interno del manuale e dell’unità di lavoro/apprendimento
specifica. La narrazione di sé viene ad essere attività creativa, formativa e significante per il
soggetto (cfr. Quercioli 2008): a partire dalla motivazione/Per cominciare, gli apprendenti
sono chiamati a mettersi in gioco personalmente in attività che hanno, insieme, valenza
linguistica e formativa perché imparare una lingua è al contempo esperienza linguisticocomunicativa ed esperienza formativa.
Ma passiamo, qui sotto, alla presentazione dell’unità di lavoro/apprendimento di cui
abbiamo scritto sopra.
12
Parliamo di specificità giacché molte sono le soluzioni alle quali si affidano le lingue e le varietà di
apprendimento per la lessicalizzazione di tale argomento: alcune scelgono un accusativo (nota, a questo
riguardo, la costruzione del doppio accusativo), altre l’omissione, altre la ripetizione del sintagma del
referente; altre ancora si affidano a clitici locativi di tipo ci, partitivi di tipo ne o infine a variabili libere di tipo
si. La lingua italiana sceglie il pronome clitico gli (e le per il femminile).
13
Rimandiamo a Pona (2016, 2019) per una illustrazione degli usi della grammatica valenziale in italiano L2/LS
e nella scuola plurilingue.
PER COMINCIARE
Attività 1
Parlare con i compagni.
IL REGALO PIÙ BELLO…
PER CAPIRE
Attività 2
Leggere il brano e trovare quali affermazioni sono vere tra quelle elencate sotto.
Che cosa regaliamo ad Andrea?
Il 16 luglio è il compleanno di Andrea, un mio caro amico, e non so ancora cosa regalargli. L’anno
scorso gli abbiamo comprato una canottiera per andare in palestra e gli è piaciuta molto. E
quest’anno? Ho chiamato Gloria e le ho chiesto un consiglio. Mi ha risposto che gli voleva
acquistare un abbronzante con filtro protettivo, visto che è sempre sulla spiaggia a prendere il
sole. Gli piacerà, ad Andrea, un regalo di questo tipo? E Silvia? Le ho telefonato e mi ha risposto
che voleva comprargli un libro su un argomento molto interessante: smettere di fumare.
Benissimo, perché non aggiungere al regalo anche un bell’accendino per ridere un po’ del suo
proposito di smettere di fumare? Non riuscirà mai a smettere: fumare gli dà tanta soddisfazione e
sicurezza. Questa, infine, è stata la mia proposta. Così per riassumere abbiamo deciso di fargli
questo regalo: libro sul fumo, accendino e crema solare con filtro protettivo. Gli piacerà? Mah, è
difficile accontentare Andrea ma devo ammettere che i regali che gli abbiamo dato in passato gli
sono sempre piaciuti. Speriamo bene!!! Quindi, stasera gli abbiamo organizzato una cena a casa
mia e di Silvia e gli offriremo una bella torta al cioccolato con panna. Quando Andrea sarà sazio gli
daremo i regali e sono convinto che gli piaceranno molto.
1. So cosa regalare ad Andrea.
2. È la prima volta che facciamo un regalo ad Andrea.
3. Lo scorso anno abbiamo sbagliato a fargli il regalo.
4. Gloria vorrebbe comprargli una crema protettiva per il sole.
5. Ad Andrea non piace prendere il sole.
6. Andrea è un grande appassionato di alta montagna.
7. Ho telefonato a Silvia ma non mi ha risposto.
8. Lo scorso anno le ho regalato un libro per aiutarla a smettere di fumare.7
9. Silvia vorrebbe regalare un libro ad Andrea.
10. Andrea fuma molte sigarette.
11. Vorrei regalare ad Andrea un pacchetto di sigarette.
12. Alla fine, ho deciso cosa regalare ad Andrea: gli faremo tre doni.
13. Abbiamo organizzato una cena per Andrea a casa di Gloria.
14. Io e Silvia viviamo insieme.
15. Appena Andrea arriverà, gli daremo i regali.
PER CERCARE
Attività 3
Completare.
Trovare dei verbi con un significato simile
a quello di “dare”
Trovare un verbo con significato simile a
“dire”
Trovare tutti i sinonimi di “telefonare”
Attività 4
1) Sottolineare nel testo tutti i verbi e i pronomi e inserirli in due insiemi.
2) È possibile raggruppare i pronomi in modo diverso?
PER USARE
Attività 5
Scrivere un testo con massimo 80/100 parole.
L’ultimo regalo che ho fatto alla mia migliore amica o al mio migliore amico…
PER SCOPRIRE
Attività 6
Completare.
A
gli vuol dire…
le vuol dire…
B
Qual è la posizione di gli e le rispetto al verbo?
C
Di solito con quali verbi usiamo i pronomi gli e le?
D
Quanti partecipanti all’azione/evento ci sono quando usiamo i verbi della griglia “C”?
Conclusioni
L’unità di lavoro/apprendimento liberamente tratta da Gabbanini-Goudarzi-MascielloPona (2010) racchiude al suo interno i risultati della ricerca di tipo linguistico ed
acquisizionale e di tipo glottodidattico: ha come suo centro il testo; il percorso didattico è
impostato, prima che sulle forme, sulle funzioni e sui significati; si lascia all’apprendente la
possibilità di fare ipotesi e scoperte sulla lingua; si introducono i pronomi di terza persona
quando gli apprendenti hanno già acquisito i pronomi clitici di 1 a e 2a persona, rispettando
il naturale ordine di acquisizione ed evitando di chiedere agli apprendenti performance
troppo al di là del loro livello; si chiede all’apprendente di narrare di sé, delineando un
percorso di apprendimento/formazione incentrato sulla narrazione; si riduce il filtro
affettivo e si motiva presentando testi divertenti autobiografici14.
Per concludere, crediamo, quindi, che la proposta che abbiamo presentato è al
contempo solida sia dal punto di vista linguistico (teorico ed acquisizionale) sia dal punto di
vista più specificatamente glottodidattico.
Omaggio (2001) illustra gli effetti benefici sull’insegnamento di L2 dell’utilizzo
dell’insegnante/facilitatore linguistico della propria storia personale in testi autobiografici.
14
da parte
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