Ledgeway, Adam/Cennamo, Michela/Mensching, Guido (éd.) (2016). Actes du XXVIIe Congrès
international de linguistique et de philologie romanes (Nancy, 15-20 juillet 2013). Section 4 :
Syntaxe. Nancy, ATILF : http://www.atilf.fr/cilpr2013/actes/section-4.html
Sui limiti dei pronomi clitici: inventario ed estrazione
Sebbene i lavori sui pronomi clitici, a partire dal lavoro fondamentale di Kayne
(1975), siano numerosissimi, ci sono ancora molti aspetti sintattici che sfuggono alla
piena comprensione dei linguisti. In questo lavoro formulerò alcune generalizzazioni
sulla distribuzione dei pronomi clitici e una proposta che non solo cerca di derivare
queste generalizzazioni, ma tenta di rispondere anche alle molte domande che questi
elementi funzionali pongono alla teoria sintattica (ad es. tipo di categoria e tipo di
movimento).
Riguardo alla distribuzione dei pronomi clitici si possono formulare le seguenti
generalizzazioni:
a) l’inventario dei pronomi clitici nelle lingue romanze è limitato. Anche in una
lingua con un sistema ricco di pronomi clitici come l’italiano, non è possible realizzare
qualunque complemento tramite un pronome di questo tipo. I pronomi clitici possono
realizzare solo complementi interni al sintagma verbale (primari o secondari), ma non
possono realizzare complementi esterni al sintagma verbale, cioè aggiunti (ad es. complementi temporali, causali, e locativi di cornice ‘frame locative’);
b) le possibilità di estrazione dei pronomi clitici sono limitate. I pronomi clitici non
possono essere estratti da configurazioni che rappresentano delle isole. I pronomi clitici si muovono dalla posizione merge all’interno del sintagma verbale alla posizione
in cui vengono pronunciati.
Queste due generalizzazioni possono essere spiegate tramite una unica ipotesi,
proposta in precedenza per render conto del fenomeno del raddoppiamento del clitico
ad es. in spagnolo (clitico dativo) e nei dialetti italiani settentrionali (clitico nominativo): il pronome clitico e il DP associato sono inseriti nella struttura come un unico
DP “grande” (Torrego 1995, Belletti 1999, 2005, Cecchetto 2000, Uriagereka 2005,
tra gli altri).
Adottando questa ipotesi, il parallelismo tra le possibilità della cliticizzazione
(Generalizzazione a) e le possibilità di estrazione (Generalizzazione b) può essere
spiegato come segue: i complementi che ammettono l’estrazione dei pronomi clitici
sono anche quelli che possono venir cliticizzati. Questa ipotesi ci permette dunque
di proporre che la cliticizzazione sia di fatto un’operazione di estrazione da un DP
grande.
Le proposte relative al raddoppiamento del clitico presentano lo svantaggio di
considerare il pronome clitico come la testa D(eterminante) del DP grande, cioè al
49
CILPR 2013 - SECTION 4
pari di un articolo defi nito. Nonostante a prima vista questa ipotesi possa sembrare
motivata dagli identici paradigmi di pronomi clitici e articoli defi niti attestati in lingue come il francese, i pronomi clitici non possono venir considerati alla stregua degli
articoli defi niti.
C’è evidenza empirica sufficiente, sia morfologica/fonologica sia semantica, da
molte lingue romanze per concludere che essi realizzano categorie differenti. Mentre
gli articoli determinativi sono la copia in D dei tratti morfosintattici del nome testa
(Giusti 2008), come confermato dalla realizzazione di questi tratti sull’aggettivo prenominale italiano be-l, be-i, be-gli (be + tratti morfosintattici) (Cardinaletti e Giusti 2011),
i pronomi clitici hanno più struttura: essi realizzano proiezioni nominali, benché ridotte
(che mancano del livello più alto delle espressioni nominali, v. Cardinaletti e Starke
1999). Se i pronomi clitici non sono di categoria D, è necessario riformulare l’ipotesi del
DP grande tenendo conto di questa conclusione, ma mantenendo i vantaggi dell’ipotesi.
1. Generalizzazione a: l’inventario dei pronomi clitici
L’inventario dei pronomi clitici nelle lingue romanze è limitato. I pronomi clitici
possono realizzare solo complementi interni al sintagma verbale (complementi sia primari (1) che secondari (2)), ma non possono realizzare complementi esterni al sintagma
verbale (ad es. complementi temporali (3a) (Cinque 1990, 119), causali (3b), e locativi
di cornice (3c) (Rizzi 1988/2001, 541; 1990, 127, n.9)). Si vedano gli esempi seguenti
dall’italiano, una lingua che presenta un inventario di pronomi clitici ricco rispetto ad
altre lingue romanze:
(1) a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
Mangio un panino.
Mangio un panino.
Parlo a Gianni.
Sono uscita da quella situazione.
Abito a Roma.
Passo sempre per quella strada.
Mi comporto sempre in malo modo.
a’.
b’.
c’.
d’.
e’.
f’.
g.’
Lo mangio.
Ne mangio uno.
Gli parlo.
Ne sono uscita.
Ci abito.
Ci passo sempre.
Mi ci comporto sempre.
(2) a.
b.
c.
d.
e.
A Gianni è nato un bambino.
Mangio sempre in quel posto.
Ho parlato con Gianni.
Esco sempre con Gianni.
Ho aperto la scatola con le forbici.
a’.
b’.
c’.
d’.
e’.
Gli è nato un bambino.
Ci mangio sempre.
Ci ho parlato.
Ci esco sempre.
C’ho aperto la scatola.
a’.
b’.
c’.
*Spero di rimanerle in allegria.
*Ci telefono.
*Gianni ci è felice.
(3) a. Rimarrò tre settimane.
b. Telefono per questo motivo.
c. Gianni è felice a casa dei genitori
Sebbene alcune di queste restrizioni siano state notate in precedenza, nei lavori
sopra citati, non sono state ancora analizzate. Incrociando le possibilità di cliticizzazione con le possibilità di estrazione che verranno trattate nel prossimo paragrafo si può
tentare di formulare una spiegazione delle restrizioni identificate in (1)-(3).
50
CARDINALETTI
2. Generalizzazione b: le possibilità di estrazione
Le possibilità di estrazione dei pronomi clitici sono limitate. Mentre i complementi interni al sintagma verbale ammettono l’estrazione di un pronome clitico, gli
aggiunti esterni al sintagma verbale non ammettono questa possibilità. Si confronti
(4a’) con (4b’), in cui l’espressione nominale quantificata è rispettivamente complemento e aggiunto dei verbi passare e rimanere (Belletti e Rizzi 1981):1 2
(4) a. Ho passato [QP tre [DP settimane]] a Londra.
b. Sono rimasto [QP tre [DP settimane]] a Londra.
a’ Ne ho passate [QP tre ne] a Londra.
b’ *Ne sono rimasto [QP tre ne] a Londra.
Si confronti inoltre (5a) con (5b), in cui si osserva l’estrazione del complemento
della preposizione lessicale accanto: in (5a) il PP con testa accanto è complemento di
essere seduto e l’estrazione è possibile, in (5b) è aggiunto di essere felice e l’estrazione
è impossibile (Rizzi 1988/2001: 540-542; Siloni 1997:64,n.27; Belletti 1999:557-558):
(5) a. Sono seduto [PP accanto [PP a Gianni]].
b. Gianni è felice [PP accanto [PP a Maria]].
a’
b’
Gli sono seduto [PP accanto gli].
*Gianni le è felice [PP accanto le].
Si consideri infi ne (6), in cui il complemento della preposizione temporale dopo
non può essere estratto dall’aggiunto temporale che la preposizione proietta:
(6) Ho parlato [PP dopo [DP Gianni]].
*L’ho parlato [PP dopo lo].
L’espressione nominale quantificata in (4a) e il sintagma preposizionale in (5b)
e (6) sono configurazioni che rappresentano delle isole, da cui l’estrazione è impossibile (v. la condizione CED di Huang 1982 e le formulazioni più recenti all’interno
del quadro minimalista di Chomsky 1995)3. Questi dati indicano che i pronomi clitici
si muovono dalla posizione merge all’interno del sintagma verbale alla posizione in
cui vengono pronunciati, confermando l’ipotesi di Kayne (1975) della cliticizzazione
come operazione di movimento (v. anche Torrego 2002 per altre restrizioni di località
sul movimento dei pronomi clitici).
3. Una generalizzazione unica?
Le generalizzazioni a) e b) possono essere analizzate come un’unica generalizzazione: i complementi che ammettono l’estrazione sono quelli che possono essere
cliticizzati.
Questo è particolarmente chiaro confrontando diverse tipologie di complementi
locativi. Nel caso dell’argomento locativo del verbo abitare è possibile sia la cliticizzazione tramite il pronome clitico ci (7a) che l’estrazione di un pronome clitico o di un
1
2
3
In (4) l’espressione nominale è stata analizzata come la proiezione QP del quantificatore tre,
come nell’analisi di Cardinaletti e Giusti 2006.
A partire dall’esempio (4a’) si segnala con il carattere barrato la posizione di partenza dell’elemento mosso.
Si osservi che le stesse restrizioni sull’estrazione viste in (4)-(6) sono operative nel fenomeno
di Preposition stranding in inglese.
51
CILPR 2013 - SECTION 4
elemento interrogativo (7b,c). Lo stesso è possibile nel caso del complemento locativo
secondario di un verbo come mangiare in (8). Nel caso di un predicato stativo come
essere felice, non è invece possibile né la cliticizzazione con il clitico ci, (9a) (v. sopra
(3c)) né l’estrazione di un pronome clitico o di un elemento interrogativo (9b,c) (v.
sopra (5b’)):
(7) a.
b.
c.
(8) a.
b.
c.
(9) a.
b.
c.
Ci abito ci.
Gianni le ha abitato [accanto le].
A chi ha abitato [accanto a chi]?
Ci mangio sempre ci.
?Gianni le ha mangiato [accanto le]
?A chi ha mangiato [accanto a chi]?
*Gianni ci è felice ci.
*Gianni le è felice [accanto le]
*A chi è felice [accanto a chi]?
cfr. Abito [a Roma].
cfr. Gianni ha abitato [accanto a Maria].
cfr. Mangio sempre [in quel ristorante].
cfr. Gianni ha mangiato [accanto a Maria].
cfr. Gianni è felice [a casa dei genitori].
cfr. Gianni è felice [accanto a Maria].
Si consideri ora il comportamento degli aggiunti temporali. Anche in questo caso
non è possibile né la cliticizzazione dell’aggiunto, ad es. tramite il pronome accusativo
le in (10) (v. sopra (3a)), né l’estrazione di parte dell’aggiunto tramite il pronome partitivo ne (11) (v sopra (4b)). Lo stesso vale per il sintagma preposizionale temporale in
(12), cui non corrisponde alcun pronome clitico e da cui non è possibile estrarre né un
pronome clitico né un sintagma interrogativo (v. sopra (6)):
(10) Rimarrò tre settimane. *Spero di rimanerle in allegria.
(11) Sono rimasto tre settimane a New York. *Ne sono rimasto [tre ne] a Londra.
(12) a. *L’ho parlato [PP dopo lo]
b. *Chi hai parlato [PP dopo chi]?
cfr. Ho parlato dopo Gianni.
Le due generalizzazioni possono essere spiegate tramite una unica ipotesi, già
proposta per spiegare il fenomeno del raddoppiamento del clitico (“clitic doubling”)
in lingue come lo spagnolo e l’italiano colloquiale (in cui possono essere raddoppiati
i pronomi clitici dativi (13), v. Demonte 1995) e i dialetti italiani settentrionali come il
trentino (in cui possono essere raddoppiati i pronomi clitici nominativi (14), v. Brandi
e Cordin 1981, 1989):4
(13) a. Le entregué las llaves al conserje.
b. Gliele ho date a Gianni / Gliene ho date due a Gianni.
(14) El Mario el parla.
Nelle frasi (13) e (14), il pronome clitico e il DP associato sono inseriti nella struttura come un unico DP “grande” (“big” DP) (v. Torrego 1995; Uriagereka 1995, 2005;
Belletti 1999, 2005; Cecchetto 2000).
L’ipotesi del DP grande può aiutarci a comprendere il parallelismo tra le possibilità di cliticizzazione (Generalizzazione a) e di estrazione (Generalizzazione b).
4
52
Per una trattazione generale del fenomeno del raddoppiamento del clitico, si veda Anagnostopoulou (2006).
CARDINALETTI
Per spiegare perché i complementi che ammettono l’estrazione sono anche quelli che
possono essere cliticizzati, si può ipotizzare che la cliticizzazione sia un’operazione di
estrazione e che dunque i pronomi clitici siano estratti da un DP grande.
4. La struttura interna dei DP grandi
Diventa dunque pertinente chiederci quale sia la struttura interna di un DP
grande. Nell’ipotesi DP proposta da Abney (1987), che prevede una testa funzionale
D associata alla proiezione NP del nome (15), è possibile proporre che il pronome
clitico e il DP associato siano inseriti insieme nella struttura frasale, come nelle rappresentazioni ad albero in (16). Due sono le possibili posizioni del DP associato. Nella
proposta in (16a) (Torrego 1995, Uriagereka 1995, 2005), il DP raddoppiato si trova
nello specificatore del DP grande; nella proposta in (16b) (Belletti 1999, 2005, Cecchetto 2000, Papangeli 2000), il DP associato ricorre come complemento di D:
(15) a.
DP
D
(16) a.
NP
DP
DP associato
D’
D
clitico
b.
NP
pro
DP
D’
D
DP associato
clitico
Nel caso in cui il pronome clitico ricorra da solo, la costruzione non contiene il DP
associato. In questa ipotesi si stabilisce quindi un parallelismo tra il caso della cliticizzazione semplice in (17) e il caso del raddoppiamento del clitico in (16):5
(17)
DP
D’
D
clitico
5
NP/DP
pro
Questo parallelismo caratterizza anche la proposta di Sportiche (1996/98), sebbene il pronome clitico sia inserito nella struttura non all’interno di una espressione nominale, ma direttamente come testa funzionale della frase.
53
CILPR 2013 - SECTION 4
Si osservi che in entrambe le strutture in (16) e (17), il pronome clitico è analizzato
come la testa D del DP grande. Questa ipotesi va ricondotta alla proposta di Postal
(1969), ripresa da Abney (1987), che i pronomi sono da analizzare come determinanti.
In alcuni casi essi possono infatti combinarsi con un nome al pari degli articoli: v. per
l’inglese the linguists e we linguists e i paralleli italiani: i linguisti e noi linguisti:
(18) a.
DP
D
the
i
b.
NP
|
N
linguists
linguisti
DP
D
we
noi
NP
|
N
linguists
linguisti
Questa ipotesi sembra confermata dall’osservazione che in alcune lingue romanze,
come il francese, i pronomi clitici e gli articoli defi niti sono identici morfologicamente:
Je connais la fille, Je la connais.
Questa ipotesi, benché a prima vista molto affascinante, presenta alcuni aspetti
problematici.
Da una parte, vi è evidenza convincente da molti ambiti della grammatica e da
osservazioni interlinguistiche che pronomi clitici e articoli defi niti non possono essere
analizzati come la realizzazione di uno stesso elemento lessicale. Né, d’altra parte,
possono essere analizzati come elementi lessicali diversi che realizzano la stessa categoria sintattica D. Di questo si tratterà nel paragrafo 5.
Dall’altra, vi è evidenza che i pronomi clitici devono essere considerati delle proiezioni e non delle teste durante la prima parte della loro derivazione sintattica (Sportiche 1989/98; Belletti 1999; Cardinaletti e Starke 1999; Rizzi 2000). Ammettendo
che nelle strutture in (16) il pronome clitico realizza la testa D, non sarebbe possibile
comprendere questa proprietà della derivazione dei pronomi clitici. I dati empirici
rilevanti verranno discussi nel paragrafo 6.6
Concluderemo dunque che i pronomi clitici e gli articoli sono elementi distinti,
con proprietà sintattiche diverse, e che la proposta in (16) deve essere parzialmente
riformulata assumendo una diversa posizione del pronome clitico all’interno della
struttura del DP grande.
5. Pronomi clitici e articoli definiti non sono lo stesso elemento
In questo paragrafo discutiamo le osservazioni empiriche che ci spingono a concludere che i pronomi clitici e gli articoli defi niti non possono essere analizzati come
la realizzazione di uno stesso elemento lessicale.
6
54
Per alcune osservazioni empiriche problematiche per l’ipotesi iniziale di Postal (1969), si
veda la discussione in Cardinaletti (1994).
CARDINALETTI
Osservazioni morfologiche: Si osservi in primo luogo che l’argomento morfologico
non è così forte come appare. In lingue romanze diverse dal francese, i paradigmi
degli articoli e dei pronomi clitici (accusativi) sono effettivamente identici, ma questo
non è vero per altre lingue, come l’italiano, in cui i due paradigmi si sovrappongono
solo parzialmente. Di fatto l’identità morfologica si ritrova solo al femminile (articolo
e pronome femminile singolare la, articolo e pronome femminile plurale le), mentre
al maschile i due paradigmi sono diversi (articolo maschile singolare il / lo vs. pronome
maschile singolare lo, articolo maschile plurale i / gli vs. pronome maschile plurale li).
L’identità (in francese) e la somiglianza morfologica (in italiano) tra articoli e
pronomi clitici si deve meramente a ragioni storiche, derivando entrambi i paradigmi
dalle forme dimostrative latine (Harris 1980a,b; Wanner 1987; Vincent 1997), e non
possono essere usate per argomentare a favore di uno statuto lessicale o sintattico
comune delle due forme. Si osservi anche che lo sviluppo diacronico dei due elementi
è stato diverso in molti momenti della storia dall’italiano antico all’italiano moderno
(Vanelli 1996), il che sarebbe inaspettato se nei due casi si trattasse dello stesso elemento lessicale. Si osservi inoltre che in alcune lingue romanze, come il sardo, i due
paradigmi sono morfologicamente distinti presentando radici diverse: l- e s-, rispettivamente (Jones 1993, 1999), il che rappresenta un ulteriore argomento contro l’ipotesi
dell’identità di articoli defi niti e pronomi clitici. Anche in questo caso, sono ragioni
storiche a spiegare i paradigmi del sardo: mentre i pronomi clitici derivano dal latino
ille, gli articoli defi niti derivano dal latino ipse.
Osservazioni fonologiche: I pronomi clitici e gli articoli definiti presentano restrizioni prosodiche differenti: mentre la presenza o assenza della vocale sul pronome clitico dipende dalle proprietà fonologiche del verbo (cioè dalla posizione dell’accento
di parola) (19), la vocale sull’articolo manca in dipendenza del tratto di genere: essa è
obbligatoriamente assente al maschile e opzionalmente al femminile (20):
(19) a. lo àmo / ??l’àmo
a’ lo inìzio / l’inìzio
b. la àmo / ??l’àmo
b’ la inìzio / l’inìzio
(20)
a. *lo àmo / l’àmo
a’ *lo inìzio / l’inìzio
b. ?la àmaca / l’àmaca
b’ ??la amìca / l’amìca
Anche in questo caso il comportamento diverso di articoli e pronomi è inaspettato
se si trattasse dello stesso elemento lessicale. I dati si spiegano ipotizzando che il pronome clitico maschile singolare è /lo/, mentre il determinante maschile singolare è /l/.
La vocale /o/ non viene dunque inserita in (20a, a’) in presenza di un nome iniziante
per vocale, mentre questo avviene ai fini della sillabificazione nel caso di parole come
studente: lo studente (v. Repetti 2004 e Cardinaletti e Repetti 2007).
Osservazioni semantiche: se la testa D, realizzata dall’articolo, codifica le proprietà
referenziali dell’espressione nominale (Longobardi 1994) e se i pronomi clitici sono
determinanti, non si capirebbe perché essi non presentano proprietà referenziali.
55
CILPR 2013 - SECTION 4
A differenza dei pronomi forti (o tonici), i pronomi clitici non possono ad es. essere
utilizzati con il gesto di ostensione (rappresentato in (21a) con il simbolo ), al fine
di introdurre un nuovo referente nel discorso. Essi sono invece sempre anaforici ad
un’espressione nominale presente nel discorso linguistico precedente, come ad es.
Gianni in (21b):
(21) a. Prendi lui / *-lo!
b. Ieri ho incontrato Gianni. Lo conosco da una vita.
Questi dati sono difficilmente compatibili con l’ipotesi che i pronomi clitici e gli
articoli defi niti siano uno stesso elemento.
Osservazioni interlinguistiche: L’ipotesi dell’identità lessicale prevede che la presenza di articoli defi niti e di pronomi clitici in una lingua sia sempre parallela. In
realtà, alcune lingue possono presentare un paradigma ma non l’altro. Ad es. le lingue
slave come il ceco, lo slovacco e il serbo-croato hanno pronomi clitici ma non possiedono articoli defi niti, mentre il portoghese brasiliano presenta la situazione opposta:
ha gli articoli defi niti ma non più i pronomi clitici corrispondenti. Se pronomi e articoli fossero lo stesso elemento, questa loro particolare distribuzione interlinguistica
sarebbe alquanto misteriosa.
Osservazioni dall’acquisizione linguistica: Nelle prime fasi dell’acquisizione linguistica è più probabile che i bambini omettano gli articoli defi niti che i pronomi
clitici (Bottari et al. 1998, 2001; Marinis 2000). Di nuovo questo dato sarebbe inaspettato se si trattasse nei due casi dello stesso elemento lessicale.
Osservazioni dai disturbi del linguaggio: Nei soggetti con disturbo specifico del
linguaggio e nei soggetti sordi, i pronomi clitici sono danneggiati, mentre gli articoli
non sono danneggiati o lo sono di meno (v. Jakubowicz, Nash, Rigaut, Gérard 1998;
Pozzan 2006; Chesi 2006). Anche questa dissociazione sarebbe incomprensibile se
nel caso di pronomi clitici e articoli defi niti si trattasse dello stesso elemento lessicale.
Possiamo concludere che i pronomi clitici e gli articoli defi niti sono elementi
diversi e hanno entrate lessicali diverse (per questa proposta per l’italiano, si veda
anche Repetti 2004). Per altri argomenti per tenere distinti pronomi e articoli defi niti,
si veda Cardinaletti (2010).
C’è un’ultima possibilità da discutere, che pronomi clitici e articoli defi niti siano
elementi lessicali diversi ma che realizzano la stessa categoria sintattica D. E’ evidente che in questa ipotesi l’argomento dell’identità morfologica sarebbe molto indebolito, sarebbe cioè un puro accidente che le due forme siano identiche in lingue come
il francese. Si osservi anche che mentre i dati del sardo e le osservazioni fonologiche
sarebbero compatibili con l’ipotesi che articoli e pronomi siano elementi diversi di
categoria identica, le osservazioni semantiche sarebbero invece difficili da comprendere nell’ipotesi che i pronomi clitici siano di categoria D(eterminante) al pari degli
articoli defi niti, così come sarebbero difficili da formulare le osservazioni relative
all’acquisizione linguistica tipica e atipica.
56
CARDINALETTI
Concludiamo che pronomi clitici e articoli defi niti sono elementi di categoria sintattica diversa.
Riguardo agli articoli defi niti ipotizzo, seguendo Giusti 2008, che siano di categoria D e realizzino una copia dei tratti morfosintattici del nome, come è confermato
dalla flessione particolare dell’aggettivo prenominale italiano bel, identica all’articolo
defi nito: v. be-l, be-i, be-gli e i-l be-l ragazzo. Come proposto da Cardinaletti e Giusti
(2011), questo aggettivo va analizzato come be + i tratti morfosintattici del nome, che
vengono copiati nelle proiezioni funzionali associate al nome fi no a quella più alta, D,
realizzata dall’articolo defi nito.
I pronomi clitici hanno invece più struttura, realizzando intere proiezioni nominali. Essi si differenziano dalle espressioni nominali e dai pronomi tonici per il fatto
di essere ridotte, non presentando i livelli funzionali più alti delle espressioni nominali (Cardinaletti e Starke 1999). Nell’ipotesi condivisa che i tratti di genere, numero
e caso siano rappresentati in una proiezione funzionale IP dell’espressione nominale
(22a), corrispondente strutturalmente alla proiezione che realizza la flessione verbale
nelle frasi (22b), la struttura dei pronomi clitici va rappresentata come in (23), cioè si
tratta di elementi che realizzano solo i tratti funzionali di genere, numero e caso nella
posizione I, ma non i tratti realizzati nella posizione D:
(22) a. Espressioni nominali (inclusi i pronomi forti/tonici)
DP
D
IP
I
NP
b. Frasi
CP
C
IP
I
VP
(23) Pronomi clitici
IP
I
NP
6. Una riformulazione dell’ipotesi del DP grande
Se i pronomi clitici non sono determinanti, la struttura del DP grande vista in (16)
deve essere parzialmente riformulata. Proponiamo le seguenti strutture parallele per
il caso in cui il pronome clitico ricorre da solo (24a) e per il caso in cui è raddoppiato
da una espressione nominale nelle costruzioni a raddoppiamento del clitico (24b). In
57
CILPR 2013 - SECTION 4
entrambi i casi, il pronome clitico è una proiezione ridotta (IP, v. (23)) inserita nello
specificatore del DP grande, qui rappresentato come un XP:
(24) a.
XP
IP
clitico
X’
X
b.
DP
pro
XP
IP
clitico
X’
X
DP associato
Questa riformulazione dell’ipotesi del DP grande non solo rappresenta meglio lo
statuto categoriale dei pronomi clitici. Essa permette anche di spiegare il particolare
movimento dei pronomi clitici, che è assimilabile al movimento di una proiezione
nominale nelle frasi passive e nelle frasi contenenti verbi inaccusativi. Si osservi che al
pari dei sintagmi nominali in (25b) e (26), i pronomi clitici accusativi e partitivi fanno
scattare l’accordo del participio passato (27b):
(25) a. Gianni ha letto queste riviste.
b. Queste riviste sono state lette.
(26)
Queste riviste sono arrivate ieri.
(27) a. Gianni ha letto queste riviste.
b. Gianni le / ne ha lette.
Se l’accordo (morfologico) è il riflesso di una relazione locale (accordo specificatoretesta, Kayne 1989), come si vede in (28) per le frasi in (25b) e (26),
(28) a. [cp [tp Queste riviste sono [partp queste riviste state [partp queste riviste lette [vp lette queste riviste]]]]].
b. [cp [tp Queste riviste sono [partp queste riviste arrivate [vp arrivate queste riviste]]]].
i dati in (27) mostrano che anche nella derivazione sintattica dei pronomi clitici deve
esserci un momento in cui il pronome occupa la posizione di specificatore della proiezione nella cui testa si trova il participio passato, come si vede nella rappresentazione
in (29):
(29)
[cp [tp Gianni [t le ha] [partp le lette [vp Gianni lette le]]]].
Per poter ricorrere in una posizione di specificatore, il pronome clitico deve essere
una proiezione massimale. La prima parte del movimento dei pronomi clitici è dunque
un caso di movimento-A di una proiezione massimale; solo il secondo passo della
derivazione è propriamente un caso di movimento di testa, che aggiunge il pronome
alla testa funzionale immediatamente più alta, chiamata T nella rappresentazione in
(29), che contiene anche il verbo coniugato (qui l’ausiliare ha) (si vedano tra gli altri
Sportiche 1989/98; Belletti 1999; Cardinaletti e Starke 1999; Rizzi 2000).
58
CARDINALETTI
Riguardo alla natura della testa X in (24), si può ipotizzare che essa codifichi le
informazioni di caso e che sia dunque da identificare con K(ase)P, già ritenuta la proiezione più alta del nome in lavori come Giusti (1993), (1997) e Cardinaletti e Starke
(1999).
Si osservi che nelle strutture a raddoppiamento del clitico viste in (13) e (14), i
pronomi clitici condividono il caso e i tratti grammaticali del DP associato. Si può formalizzare questa osservazione applicando principi già utilizzati in altre costruzioni
grammaticali: ipotizziamo dunque (i) che in (24), data la particolare configurazione
in cui appaiono (specificatore-testa), ci sia accordo tra il pronome clitico e la testa X,
e (ii) che la testa X a sua volta condivida i tratti della proiezione DP di cui realizza il
livello funzionale più alto.
Ipotizziamo infi ne che la testa K(ase) venga inserita nel caso di tutti i complementi
interni al VP, che possono essere espressi tramite caso morfologico, mentre questo
non avvenga nel caso degli aggiunti esterni al VP, che non hanno caso. Questo permette di spiegare un’altra importante generalizzazione: mentre nelle lingue con un
ricco sistema di casi morfologici quali le lingue slave e il latino, sono attestati i casi
nominativo, accusativo, dativo, genitivo, locativo, e strumentale, che marcano i complementi interni al sintagma verbale, non è attestato un caso “temporale” o “causale”.
Possiamo dunque concludere che i pronomi clitici realizzano solo complementi che
possono essere marcati con morfologia di caso. Essi accordano in caso con la testa funzionale più alta del DP grande in cui sono inseriti.
L’ipotesi rappresentata in (24) ha una conseguenza interessante anche per l’analisi delle prime produzioni linguistiche infantili. Si osserva spesso che nei primi stadi
dell’acquisizione, i pronomi clitici sono omessi o sostituiti da sintagmi nominali (si
veda tra gli altri Schaeffer 2000 e per una trattazione recente i lavori raccolti in Larrañaga e Guijarro-Fuentes 2012). Data la struttura in (24), l’omissione e la sostituzione utilizzano di fatto la stessa configurazione: in entrambi i casi, lo specificatoredel
DP grande, vale a dire il pronome clitico, non è pronunciato. I due fenomeni sono
dunque più simili di quanto possa apparire in superficie.
7. Conclusioni
In questo articolo sono state analizzate due restrizioni sulla distribuzione dei pronomi clitici nelle lingue romanze, vale a dire l’inventario ridotto dei pronomi clitici
rispetto ai possibili complementi e le restrizioni sull’estrazione. I pronomi clitici sono
possibili solo come complementi interni al sintagma verbale, dai quali è possibile
estrarre. Ho proposto che i pronomi clitici sono inseriti come costituenti di DP grandi
e che la cliticizzazione va dunque vista come un’operazione di estrazione.
Riguardo alla loro categoria, i pronomi clitici non sono D(eterminanti) e vanno
dunque distinti dagli articoli defi niti. I pronomi clitici realizzano strutture sintattiche ridotte (che mancano del livello funzionale più alto, quello proiettato dalla testa
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D(eterminante)) e sono inserite nello specificatore di un DP grande la cui testa funzionale più alta K(ase) codifica informazioni relative al caso dell’intera espressione
nominale. I pronomi clitici accordano in caso con la testa K(ase) e di riflesso con il
DP associato se presente.
I pronomi clitici sottostanno a regole di movimento già previste nella grammatica,
che sono assimilabili in particolare alle operazioni di movimento dei sintagmi nominali nelle costruzioni passive e nelle frasi contenenti verbi inaccusativi (vale a dire
movimento di tipo A).
Università Ca’ Foscari Venezia
Anna CARDINALETTI
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