MAURIZIO GIOVAGNOLI
S ULL ’ ORIGINE
DI
P. M EMMIO R EGOLO
aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 190 (2014) 243–246
© Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn
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S U LL’OR IGI N E
DI
P. M EM M IO R EG OLO *
Morì in quell’anno Memmio Regolo,
famoso (almeno fin dove è consentito dal fastigio
imperiale, che oscura tutto il resto) per autorità,
fermezza di carattere e pubblica stima
(Tac., Ann. XIV 47, 1)
P. Memmio Regolo è stato indubbiamente uno dei senatori più importanti dell’età giulio-claudia. Divenuto
console sotto Tiberio nel 31 d.C. insieme a L. Fulcinio Trione1, continuò ad essere una delle figure più
influenti dell’entourage imperiale fino a Nerone che, come riporta Tacito, lo riteneva addirittura in grado di
salvare l’Impero in caso di morte dell’imperatore2.
Due sono gli aspetti più dibattuti relativi alla figura di P. Memmio Regolo: il cursus honorum e la sua
origine. Riguardo al primo sappiamo dalle fonti letterarie ed epigrafiche che dopo il consolato fu legato
consolare nelle provincie di Mesia, Macedonia e Acaia (dal 35 al 44)3 e proconsole d’Asia (dopo il 47
d.C.), ultima carica ricoperta prima della sua morte nel 61 d.C. Le prime tappe della carriera sono invece ricordate in un’iscrizione rinvenuta agli inizi del ’900 a Perpignan, corrispondente all’antica Colonia
Iulia Ruscino4. La grande frammentarietà del testo ci restituisce l’incarico di questore, la cooptazione nel
collegio dei septemviri epulonum, dei sodales Augustales e dei fratres Arvales e infine il titolo di patrono
della colonia5. Le cariche religiose, secondo Scheid, sarebbero state il premio dato da Tiberio a P. Memmio
Regolo, per i meriti avuti nella caduta di Seiano, dopo il consolato del 31 d.C. e prima della carica di governatore nelle provincie orientali del 35 d.C. Quindi all’onore straordinario di essere scelto come membro di
tre importanti sacerdozi, si aggiungerebbe anche l’elezione avvenuta in un lasso di tempo assai breve.
Diversamente L. Maurizi ha ipotizzato recentemente che la disposizione delle cariche religiose dopo
il consolato possa non rispondere tanto a un criterio cronologico quanto alla necessità di unire in un solo
blocco le cariche religiose. In tal caso P. Memmio Regolo potrebbe essere diventato settemviro epulone
e sodale Augustale già dopo aver ricoperto la carica di pretore, mentre la cooptazione nel collegio degli
Arvales sarebbe con tutta probabilità avvenuta dopo il consolato del 31 d.C.
* Rivolgo un sentito ringraziamento al prof. Gian Luca Gregori per i suoi consigli e al prof. Silvio Panciera per la revisione
finale del testo.
1 A. Degrassi, I fasti consolari dell’impero romano dal 30 avanti Cristo al 613 dopo Cristo, Roma 1952, 10, 206.
2 Sul personaggio vd. E. Groag, P. Memmius Regulus, in RE 15, 626–636, nr. 29; PIR2 M 468; M. Cébeillac, Les “quaestores
principis et candidati” aux Ier et IIème siècles de l’Empire, Milano 1972, 29–30; J. Scheid, Les Frères Arvales. Recrutement
et origine sociale sous les empereurs julio-claudiens, Paris 1975, 213–218, nr. 34; U. Vogel-Weidemann, Die Statthalter von
Africa und Asia in den Jahren 14–68 n. Chr.: eine Untersuchung zum Verhältnis Princeps und Senat, Bonn 1982, 340–348,
nr. 47; PFOS 505; da ultimo A. Masier, Sodales. Dalle origini a Domiziano, Padova 2009, 229–240, nr. 16.
3 Dio LVIII 25, 5. Diversamente Dessau apud ILS 962 pensa al 36 d.C. Macedonia e Acaia nel 15 erano state affidate al
legato di Mesia.
4 Nonostante diversi tentativi, non è stato possibile ottenere la foto dell’iscrizione conservata al Centre Archéologique
R. Marichal. Sull’iscrizione vd. AE 1912, 152 e AE 1914, 26 da cui dipendono ILGN 633 e M. Gayraud, Les inscriptions de
Ruscino, in Ruscino. Château-Roussillon, Perpignan, Pyrénées-Orientales, I. État des travaux et recherches en 1975, Paris
1980, 85 (AE 1980, 614); J. Kotarba, Perpignan, in Carte archéologique de la Gaule, 66. Pyrénées-Orientales, sous la direction
de J. Kotarba, G. Castellvi, F. Màziere, Paris 2007, 461 sostiene che due frammenti potrebbero appartenere alla stessa dedica:
l’uno con M/D: l’altro con Ru[scinonenses?]. Vd. da ultimo I. Rébé-Marichal, Recerches récentes sur la partie orientale du
forum de Ruscino (Perpignan, Pyrénées-Orientales), in Le Forum en Gaule et dans les régions voisines. Textes réunis par
Alain Boulet, Bordeaux 2012, 145 che parla del rinvenimento di un nuovo frammento (tuttora inedito), appartenente all’iscrizione, con parte dell’onomastica di P. Memmio Regolo.
5 J. Scheid (n. 2) 215; L. Maurizi, Il cursus honorum senatorio da Augusto a Traiano. Sviluppi formali e stilistici nell’epigrafia latina e greca, Helsinki 2013, 65. Cfr. M. W. Hoffman Lewis, The Official Priests of Rome under the Julio-Claudians,
Rome 1955, 59, 125, 134.
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M. Giovagnoli
Fig. 1. Iscrizione funeraria di C. Memmius Regulus, console del 63 d.C. Foto Arch. Epigr. Lat., La Sapienza – Neg. 1171
Nessuna delle proposte di integrazione fino ad ora avanzate sull’iscrizione di Colonia Iulia Ruscino soddisfa pienamente e lo stato lacunoso dell’epigrafe impedisce di conoscere con certezza gli altri incarichi
menzionati nel testo6.
Anche sull’origine di P. Memmio Regolo sono state formulate diverse ipotesi.
Per primo E. Groag suppose, senza tuttavia fornire particolari motivazioni, che provenisse dal Latium7.
In seguito R. Syme propose un’origine dalla Gallia Narbonensis in base all’iscrizione onoraria di Ruscino
dove P. Memmio Regolo viene ricordato come patrono della colonia; secondo lo studioso infatti non si
potrebbe spiegare altrimenti il legame con il centro dal momento che quest’ultimo non ricoprì cariche nella
Gallia Narbonensis. In tal caso si tratterebbe del primo senatore proveniente dalla provincia gallica che
giunse al consolato8.
Più prudentemente M. Cébeillac e M. Gayraud ipotizzarono un’origine italica o gallica9. Quest’ultima
congettura secondo M. Gayraud avrebbe tuttavia il merito di spiegare alla base il rapporto tra l’imperatore
Tiberio e P. Memmio Regolo, essendo stato questi patrono di un centro profondamente legato alla famiglia
dei giulio-claudi, destinatari qui di numerose dediche.
Y. Burnand invece preferì un’origine italica in virtù della sua appartenenza al patriziato, della sua
cooptazione nei grandi collegi romani e del suo matrimonio con Lollia Paolina, donna dell’aristocrazia
senatoria romana10. Infine U. Vogel-Weidemann pensò che la famiglia, di origine italica, si fosse poi trasferita in Gallia Narbonense11.
6 Cfr. AE 1914, 16 e CIL VI 41071a.
7 E. Groag (n. 2) 626. Successivamente invece allo stesso autore e a R. Syme venne attribuita erroneamente l’ipotesi
secondo cui il personaggio sarebbe stato originario da Terracina. L’errore è nato probabilmente da una lettura imprecisa del
contributo di R. Syme, Roman Papers 2, Oxford 1979, 598 in cui lo studioso, parlando genericamente dei Memmii, ricordava il passo nel De oratore (II 240) in cui si narrava una storia inventata sul tribuno della plebe del 111 a.C. Gaio Memmio e
ambientata a Terracina. A tal riguardo vd. anche R. Syme, Some Arval Brethren, Oxford 1980, 67, n. 1 dove l’autore parla di
un “patent misunderstanding”.
8 R. Syme, Roman Papers (n. 7) 67 e idem, Roman Papers 6, 1991, 217. Dello stesso avviso è anche G. Alföldy nel commento a CIL VI 41071a.
9 M. Cébeillac (n. 2) 29–30; M. Gayraud (n. 4) 85.
10 Y. Burnand, Senatores Romani ex provinciis Galliarum orti, in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, 421; idem,
Primores Galliarum. Sénateurs et chevaliers romains originaires de Gaule de la fin de la République au IIIe siècle. I, Méthodologie, Bruxelles 2005, 309–310.
11 U. Vogel-Weidemann (n. 2) 342.
Sull’origine di P. Memmio Regolo
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Occorre evidenziare come le ipotesi fin qui esposte non prendono in considerazione un’iscrizione di
Roma relativa al figlio del nostro personaggio, il console del 63 d.C. Gaio Memmio Regolo. Quest’ultima
infatti, pubblicata sommariamente nel 1973 da Padre A. Ferrua, non confluì nell’Année épigraphique e
perciò rimase perlopiù sconosciuta agli studiosi12. A riprova di ciò si deve segnalare la sua assenza anche
nel supplemento delle iscrizioni senatorie di Roma curato da G. Alföldy nel 2000.
Si tratta di un’epigrafe, riutilizzata nella catacomba di Pretestato, di cui si conservano le prime due
righe con lettere alte 10 cm, il che fa presupporre una sua probabile natura funeraria (fig. 1).
Come lo stesso A. Ferrua scrisse nel breve commento, l’elemento di novità dell’iscrizione è offerto dalla menzione della tribù di Gaio Memmio Regolo, la Galeria, che verosimilmente doveva essere la stessa del
padre. Quest’ultima, presente principalmente in Baetica e nella Hispania Citerior, non risulta essere la tribù degli abitanti di alcun centro della Gallia Narbonense, provincia nella quale è attestata solo raramente13.
La provenienza dei Memmii Reguli da quest’ultima provincia è resa ancora meno probabile dal fatto
che nel I d.C. raramente i senatori risultano essere stati scelti come patroni dei centri nativi14. In particolare
per l’età giulio-claudia, su una quarantina di senatori per i quali è noto un patronato cittadino, si conosce il
solo Q. Varius Geminus patrono di Superaequum e ricordato nell’iscrizione onoraria come il primo senatore dei Paeligni15.
Alla luce degli argomenti sopra esposti, non credo sia più possibile sostenere che P. Memmio Regolo
fosse originario della Gallia Narbonense.
In seguito alla pubblicazione dell’iscrizione rinvenuta nella catacomba di Pretestato due studiosi formularono differenti ipotesi. J. Devreker propose come luogo di origine di P. Memmio Regolo la Spagna
e più specificamente le città di Epora e di Tarraco, i centri i cui abitanti erano iscritti alla tribù Galeria
e dove è attestato tra la fine dell’età repubblicana e l’inizio di quella imperiale il gentilizio Memmius16.
Occorre tuttavia escludere Tarraco dove le testimonianze dei Memmii sono in realtà su bolli di sigillata
italica prodotta ad Arezzo17. Riguardo invece a Epora, è opportuno evidenziare come ad ora non siano qui
attestati con questo gentilizio né senatori né personaggi appartenenti all’élite municipale18.
Diversamente L. Chioffi nel 1991 approfondì il rapporto tra i Memmii e la tribù Galeria all’interno
di un contributo su un inedito cippo di travertino di Roma, di provenienza ignota, che delimitava l’area
sepolcrale di un P. Memmius P. f. Gal(eria)19; la natura del supporto e la paleografia spingono a collocare
cronologicamente il documento tra l’età tardorepubblicana e protoimperiale, datazione compatibile con il
12 A. Ferrua, Le iscrizioni pagane della Catacomba di Pretestato, in RendLinc 28, 1973, 65–66, nr. 3; per un nuovo studio
dell’iscrizione vd. ora M. Giovagnoli – G. L. Gregori, Padre Ferrua e l’epigrafia pagana, in Convegno di studi in memoria del
Padre Ferrua S.I., in corso di stampa.
13 Sono in tutto 4 attestazioni, di cui tre provenienti da Narbo: CIL XII 1918, 4365, 4551, 5412. Non è stata invece presa
in considerazione l’epigrafe AE 1952, 23 = AE 1979, 403 = AE 1981, 624 = AE 1989, 506 rinvenuta a Valentia: in base alla
ricostruzione del testo (vd. L. Maurin, Gaulois et Lyonnais, in REA 88, 1986, 121), sembra difficile ipotizzare che alla r. 2
venisse menzionata la tribù Galeria. Sulle tribù presenti a Narbo, vd. M. L. Buonsangue, Les tribus à Narbonne, in Le tribù
romane, a cura di M. Silvestrini, Bari 2010, 43–56.
14 La ricerca è stata condotta partendo dai dati raccolti da L. Maurizi (n. 5) 101–105. Cfr. J. Nicols, Pliny and the Patronage of Communities, in Hermes 108, 1980, 380–381.
15 CIL IX 3305. Incerta invece rimane l’origine del senatore di età tiberiana P. Catienus Sabinus patrono di Avellino (AE
1981, 233).
16 J. Devreker, recensione a R. Syme, Some Arval Brethren, in Latomus 43, 1984, 669. Tale ipotesi è stata ripresa da
M. Th. Raepsaet-Charlier, PFOS, nr. 504, che parla di un’origine italiana o spagnola, e da E. Rosso, La série de dédicaces
julio-claudiennes de Ruscino, Château-Roussillon (Perpignan, Pyrénées-Orientales), in RAN 33, 2000, 209.
17 Sulla diffusione della tribù Galeria cfr. J. W. Kubitschek, Imperium Romanum tributim discriptum, Wien 1889, 270–
271. Per Epora vd. CIL II 2174 = CIL II/7 159 datata agli inizi del I d.C.; riguardo a Tarraco cfr. CIL II 4970, 31, 317, 386.
Erroneamente L. R. Taylor, The Voting Districts of the Roman Republic, Rome 1960, 235 considera originario di Tarraco un
L. Memmius Tarrichinensis (CIL I2 2266 = ILLRP 912), in realtà proveniente da Terracina. In merito ai bolli vd. A. Oxé, Corpus Vasorum Arretinorum, Bonn 1973, 278–282.
18 Cfr. C. Castillo, Los senadores Beticos relaciones familiares y sociales, in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982,
469.
19 L. Chioffi, in Epigrafia. Actes du Colloque en mémoire de Attilio Degrassi, Rome 1991, 338–344.
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M. Giovagnoli
padre del nostro console o anche con il P. Memmius menzionato da Cicerone come testimone al processo
di A. Caecina nel 69 a.C.
Nell’articolo L. Chioffi inoltre evidenzia lo stretto legame tra la tribù Galeria e i due rami della gens
Memmia: uno, al cui vertice troviamo il monetale del 106 a.C. L. Memmius, è caratterizzato da un’alternanza dei praenomina Lucius e Caius, mentre l’altro, attestato dal 69 a.C. con il personaggio ricordato da
Cicerone, è contraddistinto dal praenomen Publius. Seppur affascinante come supposizione, non sembra al
momento possibile collegare questi due differenti rami20. Tale ipotesi sembrerebbe del resto andare contro
quanto detto da Tacito che ricorda la nova generis claritudo del nostro personaggio21; sulla base di tale
espressione infatti gli studiosi hanno dedotto che P. Memmio Regolo fosse un homo novus22.
In ragione di quanto sinora esposto, sebbene non si possa escludere una provenienza dalla città di Epora, sembra più probabile che P. Memmio Regolo fosse originario dell’Italia dove peraltro sono solo otto
i centri i cui abitanti sono ascritti alla tribù Galeria: Abella, Abellinum, Compsa, Vibinum, Luna, Pisae,
Veleia e Genua23. La mancanza al momento qui di attestazioni del gentilizio Memmius non permette ancora di precisare la città natale del nostro personaggio24.
Chiarita comunque la probabile origine italica di P. Memmio Regolo, resta alla fine da capire perché
la comunità di Ruscino abbia scelto il nostro personaggio come patrono. L. Hernand sostenne che alla base
del legame non vi erano né l’origine né un’eventuale carica amministrativa ricoperta nella provincia da
P. Memmio Regolo ma probabilmente l’ascendente che quest’ultimo aveva presso l’imperatore25.
Tuttavia non si può escludere che la scelta di Ruscino possa essere stata dettata anche da un possibile
proconsolato ricoperto nella Gallia Narbonensis, incarico che nella prima epoca imperiale non sembra
esser stato considerato di particolare prestigio26. Come si deduce dallo studio fatto da M. Gayraud, tale
carica veniva infatti ricoperta soprattutto da homines novi, prevalentemente originari di Roma o dell’Italia,
che si erano distinti come militari27.
In conclusione si può evidenziare come il riesame dell’iscrizione relativa a Gaio Memmio Regolo abbia
permesso di ipotizzare un’origine italica del senatore P. Memmio Regolo, escludendo in ogni caso una sua
provenienza dal centro gallico di Ruscino. Non si tratta quindi del primo console nativo della Gallia Narbonense ma più probabilmente di un personaggio originario dell’Italia scelto come patrono dagli abitanti
di Ruscino, non solo o non tanto per la sua stretta vicinanza all’imperatore ma in virtù anche di un suo
possibile proconsolato in quella provincia.
Maurizio Giovagnoli, Dipartimento Scienze dell’Antichità, Università La Sapienza, Roma
[email protected]
20 L. Chioffi (n. 19) 344.
21 Tac., Ann. XIV 47, 1.
22 Diversamente Y. Burnand, Senatores (n. 10) propose una sua appartenenza al patriziato; L. Chioffi (n. 19) 340–341
sostenne che “non si addirebbe ad una nobiltà recente l’onore ripetuto di ben tre cariche sacerdotali”. Tuttavia per la cooptazione nei diversi collegi contava soprattutto l’appoggio imperiale. Su quest’ultimo aspetto vd. J. Scheid (n. 2) 371–372 e A. Masier
(n. 2) 123–124.
23 Cfr. J. W. Kubitschek (n. 17) 270–271.
24 L. Chioffi (n. 19) 342–343 ipotizza, nel caso di una parentela tra i due rami dei Memmii, una provenienza dalla Campania. Diversamente Taylor (n. 17) 233–235 pensa che i Memmii ascritti alla Galeria provenissero dalla colonia di Luna.
25 L. Harmand, Le patronat sur les collectivités publiques des origines au Bas-Empire, Paris 1957, 326–327.
26 Cfr. B. E. Thomasson, Laterculi praesidum, I, Göteborg 1984, coll. 31–34 e ora http:/www.isvroma.it/public/Publications/
laterculi.pdf.
27 Vd. M. Gayraud, Le proconsulat de Narbonnaise sous le Haut-Empire, in REA 72, 1970, 344–363. Sino ad ora si
conoscono solo tre personaggi che ricoprirono tale incarico sotto Tiberio: M. Vibius Balbinus (PIR V 377 inizio età tiberiana),
T. Mussidius Pollianus (PIR2 M 756 fine età tiberiana) e Torquatus Novellius Atticus (PIR2 N 175 fine età tiberiana). Cfr. H.-G.
Pflaum, Les fastes de la province de Narbonnaise, Paris 1978, 4–7.