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A proposito di valutazione: che cosa non avrei voluto leggere

2024

Questa mattina i giornali hanno dato un certo risalto ai provvedimenti che il governo ha elaborato al fine di contenere i comportamenti devianti nelle scuole. Molto ci sarebbe da dire sulla qualità delle scelte e sulle loro idoneità a ripristinare nelle scuole un clima favorevole allo svolgimento del processo educativo. Non nascondo il mio scetticismo. Tuttavia, a questo intento, corrisponde un obiettivo in cui la scelta politica prevale su quella educativa. A me interessa soprattutto porre in evidenza il moto retrogrado che da un simile provvedimento è possibile (e forse anche probabile) che sia attivato.

A proposito di valutazione: che cosa non avrei voluto leggere 18 aprile 2024 Benedetto Vertecchi Questa mattina i giornali hanno dato un certo risalto ai provvedimenti che il governo ha elaborato al fine di contenere i comportamenti devianti nelle scuole. Molto ci sarebbe da dire sulla qualità delle scelte e sulle loro idoneità a ripristinare nelle scuole un clima favorevole allo svolgimento del processo educativo. Non nascondo il mio scetticismo. Tuttavia, a questo intento, corrisponde un obiettivo in cui la scelta politica prevale su quella educativa. A me interessa soprattutto porre in evidenza il moto retrogrado che da un simile provvedimento è possibile (e forse anche probabile) che sia attivato. Il provvedimento si fonda, infatti, su un certo numero di presupposti: l’assunzione da parte delle scuole di atteggiamenti repressivi consente di migliorare le condizioni di contesto dell’attività educativa; gli allievi devono temere che le loro azioni, comunque motivate, non diano luogo a interventi punitivi che possano risolversi in un danno per la prosecuzione degli studi; si possono stabilire equivalenze fra la gravità dei comportamenti indesiderati e misure repressive che abbiano conseguenze sull’acquisizione degli apprendimenti. Questo elenco potrebbe continuare, menzionando il deterioramento degli stati affettivi e di quelli connessi alla socializzazione, il venir meno del rapporto di fiducia fra le scuole e le famiglie, l’implicita ammissione di impotenza che le scuole dovrebbero effettuare ogni volta che assumono decisioni nella direzione indicata. Ma c’è un aspetto che sfugge a chi non abbia una qualche consuetudine con la teoria docimologica e in generale con la ricerca valutativa. Prescindendo (e sono del parere che non si dovrebbe) da considerazioni che fanno riferimento a questa o a quella concezione del ruolo dell’educazione nella società, e semplificando al massimo i termini di questa presa di posizione, non posso non rilevare che d’un sol colpo si sono abbattuti i presupposti di due secoli di studi e di esperienze sulla valutazione. Dovrebbe essere a tutti evidente che per formulare giudizi corretti occorre disporre di buoni dati, e che la capacità di ottenerli è da considerare un requisito importante per l’attività professionale degli insegnanti. Disporre di buoni dati comporta che si proceda in modo razionale, tenendo conto che essi devono possedere due fondamentali requisiti: la validità e l’attendibilità. Una certa attenzione è stata posta nei confronti dell’attendibilità, ossia della costanza e della prossimità delle osservazioni effettuate da più soggetti, mentre è assai più difficile confidare nella validità dei dati. Chi ci assicura che essi si riferiscano, almeno prevalentemente, a ciò che si vorrebbe conoscere, e non siano, invece, in buona parte dipendenti da interazioni estranee alle procedure d’istruzione? Credo che sia sufficiente chiedersi, a titolo d’esempio, se la qualità del corredo linguistico di un determinato allievo sia da considerare effetto delle esperienze compiute nella vita in famiglia oppure testimonino dell’idoneità della scuola a potenziare il suo profilo culturale. È fin troppo evidente che trascurare la validità equivale a sancire la priorità del condizionamento sociale sul successo negli studi. Anche se la formazione professionale degli insegnanti non è stata in Italia particolarmente curata, in qualunque occasione di studio o di aggiornamento a carattere didattico e metodologico l’esigenza della validità, sia pure diversamente avvertita, è stata affermata, accanto a quella di migliorare lo strumentario. D’un tratto, risuona un contrordine, che pone a nudo l’inconsistenza della modernizzazione attuata in campo valutativo.