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Uno stemma per le 'Chiose sopra la Comedia' dell'"Amico dell'Ottimo"

2013

i saggi pubblicati nella rivista sono vagliati e approvati da specialisti del settore esterni alla direzione (Peer reviewed ) autorizzazione del tribunale di roma n. 375/2001 del 16.8.2001 tutti i diritti riservati -all rights reserved copyright © 2013 by salerno editrice s.r.l., roma. sono rigorosamente vietati la ri produzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qual siasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preventiva autorizzazione scritta della salerno editrice s.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. rivista di studi danteschi sotto gli auspici della « edizione nazionale dei commenti danteschi » Paris, Bibliothèque Nationale de France, Fonds italien 70 (Ancien fonds 7002) = PA Cart., sec. XV in.; mm. 385 × 265; rilegatura in marocchino rosso con stemma rea le impresso in oro (sec. XVII ex.); cc. i + 147 + i'; num. mod. in cifre arabe nell'ango lo sup. destro del recto di ogni carta. Testo della Commedia con mise en page monoco lonnare al centro della pagina (Inf., cc. 1r47r, Purg., cc. 47v95v, lacunoso nei segmen ti xxv 106xxvi 18 e xxxiii 91145, Par., cc. 96v146r) e disposizione delle Chiose sopra la 'Comedia' (Inf., i 91x 48) a cornice alle cc. 1r12r (con l'eccezione delle cc. 9v10v che presentano esclusivamente il testo della Commedia, Inf., vii 96viii 120); richiami nel marg. inf. alle cc. 12v, 24v, 38v, 50v, 62v, 74v, 98v, 112v, 124v, 136v, per la Commedia, e alle cc. 1r, 2rv, 3rv, 4rv, 5rv, 6rv, 7rv, 8rv, 9r, 11rv, 12r, per le Chiose; bianche le cc. 63v, 96r, 147r. Una sola mano in scrittura bastarda su base testuale verga la Commedia e le Chiose, raccordate mediante ripetizione del verso (o porzione di esso) in intesta zione. Apparato illustrativo iconico (iniziale dell'Inferno figurata, con Dante seduto che legge, c. 1r) e aniconico (iniziale del Purgatorio, c. 47v, e alcune iniziali di canto rubricate in modulo minore).

rivista di studi danteschi periodico semestrale direzione: Gian Carlo Alessio, Marco Ariani, Corrado Calenda, Enrico Malato, Andrea Mazzucchi, Manlio Pastore Stocchi, Jacqueline Risset, Irène Rosier Catach, Cesare Segre redazione: Luca Azzetta, Vittorio Celotto, Massimiliano Corrado, Gennaro Ferrante, Marco Grimaldi, Ciro Perna direttore responsabile: Enrico Malato ANNO XIII • 2013 SALERNO EDITRICE ROMA rivista di studi danteschi sotto gli auspici della « edizione nazionale dei commenti danteschi » Direttori Gian Carlo Alessio, Marco Ariani, Corrado Calenda, Enrico Malato, Andrea Mazzucchi, Manlio Pastore Stocchi, Jacqueline Risset, Irène Rosier Catach, Cesare Segre Direttore responsabile Enrico Malato Redattori Luca Azzetta, Vittorio Celotto, Massimiliano Corrado, Gennaro Ferrante, Marco Grimaldi, Ciro Perna i saggi pubblicati nella rivista sono vagliati e approvati da specialisti del settore esterni alla direzione (Peer reviewed ) autorizzazione del tribunale di roma n. 375/2001 del 16.8.2001 tutti i diritti riservati - all rights reserved copyright © 2013 by salerno editrice s.r.l., roma. sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, senza la preventiva autorizzazione scritta della salerno editrice s.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. UNO STEM MA P ER LE C H IOS E SOP RA LA ‘COM E D IA’ DELL’ “AM ICO DELL’OTTI MO”* In un precedente contributo è stato proposto da chi scrive uno stemma codicum per la cosiddetta « terza redazione » dell’Ottimo (d’ora in avanti defi­ nita Chiose sopra la ‘Comedia’ ),1 il cui anonimo autore, come altrove anticipa­ to, potrà identificarsi con l’appellativo di “Amico dell’Ottimo”, nell’alveo de­ gli esercizi attributivi artistici e, naturalmente, del magistero continiano.2 La soluzione stemmatica proposta, fondata su un’indagine relativa alle chiose a Purgatorio e Paradiso, prevede l’esistenza di un archetipo x da cui discendono in maniera collaterale i manoscritti M 676 del Morgan Library & Museum di New York (NY), vergato dal notaio Andrea Lancia,3 e Barberiniano La­ tino 4103 (BA), con il suo descriptus, il cod. Vaticano Latino 3201 (VA) della Biblioteca Apostolica Vaticana. In questa sede si estenderà l’analisi alle chio­ se infernali, in modo da offrire una definitiva rappresentazione genealogica * Il contributo è stato parzialmente anticipato con la comunicazione dal titolo Proposte per uno stemma codicum del commento dell’ “Amico dell’Ottimo”, presentata da chi scrive al xvii Congres­ so dell’ADI (Associazione degli Italianisti), I cantieri dell’italianistica. Ricerca didattica e organizzazione agli inizi del XXI secolo, tenutosi presso l’Università di Roma Sapienza dal 18 al 21 settem­ bre 2013. Ringrazio Francesco Montuori e Michele Rinaldi per le puntuali osservazioni e gli utili consigli che hanno migliorato queste pagine. 1. Cfr. C. Perna, Prolegomena all’edizione della « terza redazione » dell’Ottimo Commento: ‘Purgatorio’ e ‘Paradiso’. i. Problemi ecdotici, in RSD, a. ix 2009, pp. 301­43. La definizione Chiose sopra la ‘Comedia’, che sostituirà quella vandelliana di « terza redazione », in ragione delle acquisizioni sullo status del commento, prodotto da un autore diverso dall’Ottimo, è desumibile dalla rubri­ ca di apertura del proemio all’opera (« Cominciano le chiose sopra la Comedia di Dante Alle­ ghieri tracte da diversi ghiosatori », ms. New York, Morgan Library & Museum, M 676, c. 2r). Le caratteristiche del commento sono analizzate in Id., Prolegomena all’edizione della « terza redazione » dell’Ottimo commento: ‘Purgatorio’ e ‘Paradiso’. ii. Esegesi tra compilazione e riscrittura, ivi, a. xi 2011, pp. 63­108. 2. La nuova designazione del commentatore è stata introdotta per la prima volta in C. Perna, « Dilci che ’l sai: di che sapore è l’oro? ». Il canto xx del ‘Purgatorio’, in RSD, a. xii 2012, pp. 34­62, a p. 35 n., e in V. Celotto, L’ ‘Ottimo commento’ al ‘Paradiso’. Studio della tradizione manoscritta e soluzioni editoriali, ivi, pp. 63­134, a p. 67. Cfr., inoltre, Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, Milano­Napoli, Ricciardi, 1960, 2 voll., vol. ii pp. 693­779, nonché La corona di casistica amorosa e le canzoni del cosiddetto “Amico di Dante”, a cura di I. Maffia Scariati, Roma­Padova, Antenore, 2002. 3. Cfr. L. Azzetta, Andrea Lancia copista dell’ ‘Ottimo Commento’. Il ms. New York, Pierpont Morgan Library, M 676, in RSD, a. x 2010, pp. 173­88, e R. Iacobucci, Note codicologiche e paleografiche sul codice M 676 della Morgan Library & Museum (in margine a una recente pubblicazione), in « Nuovi Annali della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari », a. xxv 2011, pp. 5­28. 334 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ dei testimoni, compreso il ms. Fonds italien 70 della Bibliothèque Nationa­ le de France (PA), latore, come noto, delle glosse a Inf., i 91­x 48.4 Prima di presentare i risultati piú significativi della collazione tra NY, BA e PA, non sarà inutile offrire una descrizione del manoscritto parigino: Paris, Bibliothèque Nationale de France, Fonds italien 70 (Ancien fonds 7002) = PA Cart., sec. XV in.; mm. 385 × 265; rilegatura in marocchino rosso con stemma rea­ le impresso in oro (sec. XVII ex.); cc. i + 147 + i’; num. mod. in cifre arabe nell’ango­ lo sup. destro del recto di ogni carta. Testo della Commedia con mise en page monoco­ lonnare al centro della pagina (Inf., cc. 1r­47r, Purg., cc. 47v­95v, lacunoso nei segmen­ ti xxv 106­xxvi 18 e xxxiii 91­145, Par., cc. 96v­146r) e disposizione delle Chiose sopra la ‘Comedia’ (Inf., i 91­x 48) a cornice alle cc. 1r­12r (con l’eccezione delle cc. 9v­10v che presentano esclusivamente il testo della Commedia, Inf., vii 96­viii 120); richiami nel marg. inf. alle cc. 12v, 24v, 38v, 50v, 62v, 74v, 98v, 112v, 124v, 136v, per la Commedia, e alle cc. 1r, 2r­v, 3r­v, 4r­v, 5r­v, 6r­v, 7r­v, 8r­v, 9r, 11r­v, 12r, per le Chiose; bianche le cc. 63v, 96r, 147r. Una sola mano in scrittura bastarda su base testuale verga la Commedia e le Chiose, raccordate mediante ripetizione del verso (o porzione di esso) in intesta­ zione. Apparato illustrativo iconico (iniziale dell’Inferno figurata, con Dante seduto che legge, c. 1r) e aniconico (iniziale del Purgatorio, c. 47v, e alcune iniziali di canto rubricate in modulo minore). Il codice figura nel catalogo della Biblioteca dei re d’Aragona, come testimoniato dalla segnatura « a xvi » a c. 1r. Sulle fasi successive apprendiamo dalla descrizione dettagliata del ms. offerta on line all’indirizzo www.gallica.bnf.fr: « Il est saisi par Charles VIII en 1495 et apporté au château d’Amboise, puis transféré dans la Librai­ rie royale de Blois. Ce manuscrit est mentionné dans l’inventaire du transfert de Blois à Fontainebleau en 1544 […] et dans le catalogue de la Bibliothèque du roi à Paris à la fin du XVIe siècle […] ». Bibliografia: P. Colomb de Batines, Bibliografia dantesca […], Prato, Tip. Aldina, 1845­1846, 2 voll. (Nuova ediz. anast. con una Postfaz. e Indici a cura di S. Zamponi, Ro­ ma, Salerno Editrice, 2008, 3 voll.), vol. ii pp. 244­45 n. 435, e p. 248 n. 441; G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti italiani delle Biblioteche di Francia, Firenze, Bencini, 1886­1888, 3 voll., vol. i p. 8; P.Y. Prompt, I codici parigini della ‘Commedia’, in L’A, a. iii 1891­1892, pp. 301­24, a p. 318; L. Auvray, Les manuscrits de Dante des Bibliothèques de France. Essai d’un catalogue raisonné, Paris, E. Thorin, 1892, pp. 19, 82­85, 163­68; L. Volkmann, Iconografia dantesca. 4. Sul carattere parziale delle glosse in PA basti citare S. Bellomo, s.v. Ottimo commento, in Id., Dizionario dei commentatori danteschi. L’esegesi della ‘Commedia’ da Iacopo Alighieri a Nidobeato, Firenze, Olschki, 2004, pp. 354­74, a p. 370; L’ultima forma dell’ ‘Ottimo Commento’. « Chiose sopra la ‘Comedia’ di Dante Alleghieri fiorentino tracte da diversi ghiosatori ». ‘Inferno’, Ed. critica a cura di C. Di Fonzo, Ravenna, Longo, 2008, p. 42; M. Corrado, s.v. Ottimo commento, in Censimento dei Commenti Danteschi. i. I commenti di tradizione manoscritta (fino al 1480), a cura di E. Malato e A. Mazzucchi, Roma, Salerno Editrice, 2011, 2 voll., vol. i pp. 371­406, a p. 390. 335 ciro perna Le rappresentazioni figurative della ‘Divina Commedia’ (1897), trad. it. a cura di G. Locella, Firenze­Venezia, Olschki, 1898, p. 4; T. De Marinis, La biblioteca napoletana dei re d’Aragona. Supplemento, Verona, Stamperia Valdonega, 1969, 2 voll., vol. i p. 38; F. Sabatini, Napoli angioina. Cultura e società, Napoli, Esi, 1975, pp. 75, 307 n., 326; M. Roddewig, Die ‘Göttliche Komödie’: vergleichende Bestandsaufnahme der ‘Commedia’-Handschriften, Stuttgart, Hiersemann, 1984, pp. 233­34 n. 546; Ead., Handschriften des ‘Ottimo commento’ von Andrea Lancia, in Bibliologia e critica dantesca. Saggi dedicati a Enzo Esposito, a cura di V. De Gregorio, Ravenna, Longo, 1997, 2 voll., vol. ii pp. 299­327, a p. 323; M.L. Tanganelli, s.v. Fonds italien 70, in Censimento dei Commenti Danteschi, cit., vol. ii p. 939. 1. Esistenza dell’archetipo x a monte della tradizione A conferma delle acquisizioni già pubblicate sull’esistenza incontroverti­ bile dell’archetipo,5 si offrono qui di séguito prove ulteriori che informano della derivazione dei testimoni noti delle Chiose sopra la ‘Comedia’ dall’ascen­ dente x. Premesso che la natura testuale del commento alla prima cantica gode di una solidità e di una correttezza di grado decisamente piú elevato rispetto alle due seguenti, possono rilevarsi, tuttavia, perturbazioni di natu­ ra congiuntiva imputabili a x, come lacune non segnalate, facilmente indi­ viduabili per sofferenze sintattico­semantiche del testo, o lezioni erronee con conseguente perdita di senso, per le quali è altamente improbabile ipo­ tizzare una natura poligenetica. Per il primo caso si consideri la chiosa a Inf., iv 127: NY (c. 9v) BA (p. 22a) PA (c. 5r) Costoro, levato in una ba­ ra, il corpo morto portaro a Roma et ‹…› concitato romore di popolo fue cac­ ciato Tarquino superbo et i suoi seguaci. Costoro, levato in una ba­ ra, il corpo morto portaro a Roma et ‹…› concitato romore di popolo fue cac­ ciato Tarquino superbo et i suoi seguaci. Costoro, levato in una ba­ ra, il corpo morto portaro ad Roma et ‹…› concitato rumore di popolo fue cac­ ciato Tarquino superbo et i suo’ seguaci. La lacuna potrà essere agevolmente sanata ope ingenii,6 inserendo la preposi­ 5. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i, cit., pp. 324­27. 6. Pur rappresentando la fonte esegetica su cui è stata modellata la glossa, l’Ottimo Commento presenta ad locum alcune lievi differenze: « Il qual corpo non sotterrato fu, ma portato in palme di mano a Roma, e gridando libertà a romore di popolo, Bruto cacciò Tarquinio e li suoi di Roma […] » (L’Ottimo Commento della ‘Divina Commedia’. Testo inedito d’un contemporaneo di Dante, a cura di A. Torri, Pisa, Capurro, 1827­1829, rist. anast., a cura di F. Mazzoni, Bologna, Forni, 1995, 3 voll., vol. i p. 49). 336 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ zione « con », verosimilmente saltata dal copista dell’archetipo, a sua volta fuorviato dalle identità grafiche dei due lemmi contigui (« con concitato »). Afflitta da analogo difetto testuale, ma comune solo a NY e BA, perché facente parte delle sezioni non trascritte in PA, la glossa a Inf., i 61: NY (c. 4r) BA (p. 6b) Ritornando l’autore co· l’animo nel bas­ so luogo, cioè nella ignoranza, per la for­ za de li detti tre vizii, lo effetto de l’hu­ mana ragione dinanzi a li occhi de la mente li aparve, del quale comprese ‹…› et forza di procedere per la via de l’hu­ mana felicitade […]. Ritornando l’auctore con l’animo nel basso luogo, cioè nella ignorantia, per la forza delli detti tre vitii, lo effecto della humana ragione dinanzi alli occhi della mente li apparve, del quale comprese ‹…› et forza di procedere per la via de l’humana felicitade […]. Il corretto andamento semantico potrà essere in questo caso ristabilito ex fonte, mediante l’inserimento del lemma « indizio », come si rileva nelle Chiose di Jacopo Alighieri, ascendente esegetico di riferimento per il passo: Retornando coll’animo nell’usato luogo, cioè nell’ignoranza, per la forza de’ detti tre vizî, l’effetto dell’umana ragione dinanzi agli occhi della mente gli aparve, del quale e’ comprese indizio e forza di procedere per la via dell’umana felicità […].7 La stessa casistica si individua in una porzione della lunga chiosa a Inf., vii 88, ancora una volta trascritta nei soli NY e BA, poiché soggetta ad escissio­ ne nel manoscritto parigino: NY (c. 14r) BA (p. 37a) Questo è falso però che ‹…› il libero ar­ bitrio fosse tolto via, sanza ragione alli buoni meriti et alli rei pene si dorebbo­ no, però che le loro operationi a lloro procederebbono da necessitade […]. Questo è falso però che ‹…› il libero ar­ bitrio fosse tolto via, senza ragione alli buoni meriti et alli rei pene si dorebbo­ no, però che le loro operationi a lloro procederebboro da necessitade […]. L’equilibrio grammaticale del periodo ipotetico sarà ripristinato con l’inne­ sto della congiunzione « se », di nuovo ope ingenii, poiché la costruzione sin­ tattica differisce da quella della fonte esegetica di riferimento, l’Ottimo Commento, che cita a sua volta verbatim il Bambaglioli volgarizzato: Questo è falso; e cosí indarno alli buoni meriti, e alli rei pene si darebbono, però che 7. Jacopo Alighieri, Chiose all’ ‘Inferno’, a cura di S. Bellomo, Padova, Antenore, 1990, p. 93. 337 ciro perna a loro non si dovrebbono dare, perché le loro operazioni non procederebbono da libero arbitrio, né da volontario movimento d’animo, ma da necessitade […].8 Altri errori di natura congiuntiva prodottisi verosimilmente nell’archeti­ po x consistono, come anticipato, in lezioni scorrette, talvolta emendabili ex fonte. Di natura probabilmente monogenetica (e di piuttosto evidente ezio­ logia su base paleografica) l’errore rilevabile nella glossa a Inf., vii 100: NY (c. 13v) BA (p. 39a) PA (c. 8r) Contra l’ira sono piú rime­ dii, sí come il suenzo, la con­ sideratione della passione di Cristo et la divina com­ pensatione […]. Contra l’ira sono piú ri­ medii, sí come il suenzo, la consideratione della pas­ sione di Cristo et la divina compensatione […]. Contra l’ira sonno piú ri­ medii, sí chome il suenzo, la consideratione de la pas­ sion di Cristo et la divina compensatione […]. L’emendatio è agevole (« suenzo » > « silenzio ») e praticabile sulla scorta della corrispettiva glossa dell’Ottimo, ancora ascendente di riferimento (nei con­ fronti del quale, qui come altrove, non è risparmiato un notevole intervento di riscrittura): Contra ira sono i rimedii: silenzio; considerazione della passione di Cristo; conside­ rare la divina disposizione […].9 A titolo esemplificativo si riportano ora due glosse, rispettivamente attin­ te dal proemio generale dell’opera e dal proemio a Inf., iii, trascritte esclusi­ vamente in NY e BA e omesse in PA, che, ancora attraverso la coinciden­ za di lezioni erronee, contribuiscono a provare l’esistenza di x. Non potrà escludersi a priori la poligenesi, ma risulterebbe poco economico considerar­ la nell’errore della chiosa proemiale sul titolo dell’opera: NY (c. 2r) BA (p. 2a) Comodía […] dividesi in iiii parti: in Comedia […] dividise in iiii parti: in pro­ prologo, protosi, epytosi et castrofen. logo, protesi, epytasi et castrofen. or L’erronea trascrizione dell’ultima delle quattro parti in cui è suddivisa la 8. L’Ottimo Commento, cit., vol. i p. 124. Cfr., inoltre, Comento alla cantica dell’ ‘Inferno’ di Dante Alighieri di autore anonimo ora per la prima volta data in luce, a cura di G.J. Warren Vernon, Firen­ ze, Tip. T. Baracchi, Successore di G. Piatti, 1848, p. 65. 9. L’Ottimo Commento, cit., vol. i p. 129. 338 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ commedia (approfondimento esegetico qui per la prima volta introdotto tra i commentaria in relazione al titolo scelto da Dante per la sua opera)10 potrà essere emendata tenendo conto della definizione rinvenibile nell’Elementarium di Papía, probabile fonte del passo: Comoedia in quattuor partes dividit: in prologum, prothesin, epithesin, catastro­ phem […].11 L’errore congiuntivo che altera una porzione del proemio a Inf., iii, lascia presupporre ancora una probabile monogenesi: NY (c. 6v) BA (p. 14a) […] per questa misera entrata, si va nella cittade di Dyte, della quale tratterae ca­ pitolo x; et dove dicemi: « fecemi la divina podestade » etc. mostra l’autore sé esser fedele cristiano […]. […] per questa misera entrata, si va nella città di Dyte, della quale tracterae capi­ tolo x; et dove dicemi: « facemi la divina podestade » etc. mostra l’auctore sé esse­ re fedele cristiano […]. Anche in questo caso l’eziologia è piuttosto chiara (“attrazione” esercitata dal successivo « fecemi ») e l’emendatio scontata (« dicemi » > « dice »). Sarà utile soffermarsi ora sulla glossa a Inf., iv 49, che, anche con ragioni di ordine paratestuale, può costituire un ulteriore, significativo elemento pro­ batorio rispetto all’esistenza dell’archetipo x: NY (c. 8v) BA (p. 19b) PA (c. 4r) « Uscíe mai alcuno per suo merito o per altrui ». Qui come è detto muove l’au­ tore una questione la quale ha due capita […]. « Uscíci mai alcuno per suo merito o per altrui » etc. Questo deve seguitare a quella parola che dice: « Dimmi maestro mio » etc. Qui co­ me è decto muove l’aucto­ re una questione la quale hae due capita […]. « Ussíci mai alcuno per suo merito o per altrui » etc. Questo deve seguitare ad quella parola: « Dimi maestro mio » etc. Qui come è decto muo­ ve l’autore una questione la quale hae due capita […]. La glossa è trascritta in NY dopo quella al v. 60, mentre in BA e PA segue quella al v. 61: i tre manoscritti condividono una anomala successione di chiose, poiché dopo quella al v. 46 è trascritta la nota al v. 51. Dovrà ritenersi 10. Cfr. C. Di Fonzo, Noterella relativa alla fenomenologia della copia dei commenti antichi alla ‘Commedia’, in « Italian Studies », a. lxiii 2008, n. 1 pp. 5­16. 11. Papias Vocabulista, ed. Boninus Mombritius, Venetiis, Philippus de Pincis, 1496, p. 71. 339 ciro perna plausibile per di piú una duplice possibilità, ovvero che già in x fosse stato vergato o meno il memento in apertura, rilevabile in BA e PA. Detto altri­ menti: fu già il copista di x ad accorgersi di aver alterato la regolare sequenza delle chiose, segnalandola al lettore? In caso di risposta affermativa sarà ri­ conoscibile in BA e PA, almeno in questo caso, una assoluta, “quiescente” fedeltà all’antigrafo (tutto sommato ammissibile se si considera quanto ac­ cade nella nota trascrizione barberiniana di Purg., xxxiii, principiato dal mar­ gine inferiore della colonna b di p. 245),12 mentre in NY un tentativo del co­ pista Andrea Lancia di passare sotto silenzio l’errore attraverso una ragiona­ ta gestione della mise en page. Il notaio fiorentino, letta la notula di segnalazione (« Questo deve seguita­ re […] ») dopo aver comunque trascritto il commento ai vv. 51­60, avrebbe anticipato la trascrizione della glossa – omettendone la notula stessa – in modo da far corrispondere almeno i versi della Commedia con le relative chiose a c. 8v (tav. 1):13 la carta successiva è aperta, infatti, da Inf., iv 61 nella colonna a del testo dantesco e dalla coincidente nota nel margine superiore. Oltre al già evidenziato carattere “attivo” del copista Lancia, almeno per il cod. NY,14 già di per sé sufficiente a giustificare il caso in questione, anche un elemento paratestuale, come accennato, potrà evidenziare la volontà del notaio di recuperare nella pagina una corretta fruizione del rapporto testo­ glosse (avvalorando peraltro la natura monogenetica dell’errore congiunti­ vo): come si evince dalla tav. 1, la regolare successione delle lettere di richia­ mo accanto ai versi del poema (riprodotte di nuovo a intestazione delle glosse) è alterata dalla ripetizione della m, abbinata sia al v. 49 che al v. 51 (solo in quest’ultimo caso rubricata). Il primo abbinamento è verosimilmen­ te seriore, come dimostra la successione delle chiose sul margine esterno della carta, dove, come anticipato, alla nota al v. 46 (Dimmi maestro ecc.) se­ gue appunto quella al v. 51 (E quei che ’ntese ecc., come in BA e PA e dunque come in x), e rappresenta la riprova di un autonomo e intelligente controllo 12. Per tutta la delicata questione si rimanda a Perna, Prolegomena […]. i, cit., pp. 327 sgg., nonché G. Vandelli, Una nuova redazione dell’ ‘Ottimo’, in SD, vol. xiv 1930, pp. 93­174, partic. alle pp. 129­32. 13. La carta è parzialmente riprodotta in P. Brieger­M. Meiss­Ch.S. Singleton, The illuminated manuscripts of the ‘Divine Comedy’, Princeton, Princeton Univ. Press, 1969, 2 voll., vol. ii p. 71. 14. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i., cit., pp. 320­23. Un utile resoconto sugli autografi del Lancia (e sulla pratica di copista) è offerto da L. Azzetta, s.v. Andrea Lancia, in Autografi dei letterati italiani. Le Origini e il Trecento, a cura di G. Brunetti, M. Fiorilla, M. Petoletti, vol. i, Roma, Salerno Editrice, 2013, pp. 195­214. 340 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ degli spazi di scrittura da parte del Lancia di fronte a un guasto dell’arche­ tipo. L’ipotesi che l’errore di successione delle glosse non fosse già stato ravvi­ sato ed evidenziato in x, se non contraddice l’operato del Lancia, che anzi guadagnerebbe piú ampi margini di merito, contribuisce a stabilire, invece, una esclusiva prossimità dei codici BA e PA, latori della segnalazione. 2. Rapporti tra BA e PA La prossimità dei due manoscritti è testimoniata comunque da una non irrilevante presenza di errori congiuntivi, separativi rispetto a NY, nonché da un notevole sistema di coincidenti adiaforie ancora rispetto al manoscrit­ to newyorkese. Per la prima casistica si considerino le chiose a Inf., i 91: NY (c. 4r) BA (p. 8a) PA (c. 1v) La ii sotto Jove nella quale li huomini cominciarono a guadagnare et avere pro­ prio, ma non li vinse avari­ zia, anzi furono larghi et cortesi. La seconda sotto Jove nel­ la ‹…› li huomeni comin­ ciarono a guadagnare ed avere proprio, ma non li vinse avaritia, anzi fuoro­ no larghi e cortesi. La seconda socto Jove nelli ‹…› homini cominciarono ad guadangnare et avere proprio, ma non li vinse avaritia, anzi forono larghi et cortesi. NY (c. 5r) BA (p. 10a) PA (c. 2r) […] secondo la diversitade de’ canti et delle materie, li poeti attribuirono li nomi delle dette muse, le cui proprietadi singularmen­ te a’ loro singulari nomi, quando si specificheranno, si discriveranno. […] secondo la diversitade de’ canti e delle materie, li poeti attribuirono li nomi delle dette muse, le cui proprietade singularmen­ te a’ loro singulari nomi, quando si specificaranno ‹…›. […] secondo la diversitati di canti et delle materie, li poeti adtribuirono li nomi de le dicte muse, le cui pro­ prietadi singularmente a’ loro singulari nomi, quan­ do se specificarano ‹…›. NY (c. 12r) BA (p. 31b) PA (c. 7r) Questi non si leverae piú di qui al die de giudicio, allo­ ra che verrà il giudice cui questi si fece nemico. Questi non si levarae piú de qui al die del judicio, allora che verrae il judice ‹…› questi si fece nemico. Questi non si levarae piú de qui al die del juditio, al­ lora che verrà il judice ‹…› questi si fece nimico. Quella a Inf., ii 7: Oppure a Inf., vi 94: 341 ciro perna Nutrita e significativa la presenza di varianti adiafore di BA + PA versus NY, di cui si darà conto in pochi esempi emblematici, tralasciando i casi di convergenti inversioni in giustapposizioni asindetiche o in sintagmi di vario genere, che costituiscono comunque un ulteriore indizio di prossimità tra i due codici.15 Si consideri, dunque, la glossa a Inf., ii 10: NY (c. 5r) BA (p. 10b) PA (c. 2r) […] e però risponde alle […] et però risponde a le […] et però risponde alle questioni che fare li si po- questioni che fare li si do- questioni che fare li ssi dotrebboro contro […]. vrebboro contro […]. vorebboro contro […]. Quella a Inf., iii 52: NY (c. 7r) BA (p. 15b) PA (c. 3r) […] la chiesa di Dio e il […] la chiesia di Dio et il […] la chiesia de Dio et el mondo diceano incorrere in mondo diceano concorrere mondo diceano concorrere in gravi pericoli. in grandi pericoli. grandi pericoli. O ancora quella a Inf., vi 106: NY (c. 12r) BA (p. 31b) PA (c. 7r) […] cosí meno perfetta­ mente sente il bene et me­ no compiutamente sente il male. […] cosí meno perfecta­ mente conosce il bene et meno compiutamente sen­ te il male lo quale pate. […] cosí meno perfecta­ mente conosce il bene et meno compiutamente sen­ te il male lo quale pate. La parte conclusiva della glossa in NY costituisce un tipico esempio di quella che potrebbe definirsi “adiaforia in absentia”: si tratta di quei casi, già rimarcati per seconda e terza cantica,16 in cui la (presunta) lacuna non intac­ ca l’andamento sintattico e semantico del passo e può tranquillamente porsi come risultato di una ricercata reductio, laddove l’eccedenza – a cui non andrà dunque assegnato un aprioristico carattere di genuinità – può essere valutata piuttosto come autonoma aggiunzione di un copista­conciere incline all’am15. È il caso, per es., di Inf., vi 25: « […] Virgilio getta […] », NY, c. 11v, vs « […] getta Virgilio […] » BA, p. 30b + PA, c. 6v, o di Inf., ix 49: « […] maggiore volume […] », NY, c. 16v, vs « […] volume maggiore […] », BA, p. 46b + PA, c. 11v. Anche in sede paratestuale i due manoscritti rivelano una evidente prossimità, laddove è sempre identica l’intestazione delle glosse, diver­ sa invece da NY, dove in moltissimi casi il verso (o la porzione di esso) che apre la chiosa è scorciato se non addirittura assente. 16. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i, cit., pp. 317­20. 342 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ plificatio, o comunque ad un attivo intervento su testi dal basso gradiente di autorialità.17 Un altro caso emblematico si rileva nella chiosa a Inf., iii 100: NY (c. 7v) BA (p. 16b) PA (c. 3v) […] poi si ricolsoro insie­ me verso il legno che li do­ vea passare et il nocchiere in sua barca li mette. […] poi si ricolsero insie­ me verso lo legno che li dovea passare et il nochiere in sua barca li mette et battea con lo remo qualunque si tardava ad entrare nella barca. […] poi si ricolsero insieme verso lo lengno che li do­ vea passare et il nochiere in sua barcha li mecte et bactea con lo remo qualunque si tardava ad intrare nella barcha. Oppure nella nota a Inf., ix 16: NY (c. 16r) BA (p. 44b) PA (c. 11r) L’autore domanda se alcu­ no de li pagani de’ quali trattoe nel iiii capitolo, de’ quali disse che la loro pena era che sanza speranza vi­ veano in disio, discese mai in questo fondo d’inferno. L’auctore domanda se al­ cuno de li pagani de’ quali tractoe nel iiii capitolo, de’ quali disse che la loro pena era che senza speranza vi­ veano in desio, discese mai in questo fondo d’in­ ferno, cioè nel vi circulo. L’autore domanda se al­ chun delli pagani del quali tractoe nel iiii° capitolo, de’ quale disse che la lor pena era che senza speranza vi­ veano in dixio, discese mai in questo fondo d’inferno, cioè nel vi circolo. Ancora testimone di questa diffusa prassi, in un caso che, come i prece­ denti (versione in prosa del dettato dantesco o specificazione di un dato già implicito e piú che palese), è suscettibile agli interventi di riduzione o accre­ scimento – o in generale di manomissione –, ovvero le citazioni in latino,18 è la chiosa a Inf., i 124: NY (c. 4v) BA (p. 9a) PA (c. 1v) […] il paradiso è suo regno, sí come dice ne l’oratione dominica: « Adveniat re­ gnum tuum sicut in celo » etc. […] il paradiso è suo re­ gno, sí come dice ne l’ora­ tione dominica: « Adve­ niat regnum tuum, fiat voluntas tua, sicut in celo et in terra » etc. […] il paradiso è suo regno, sí come dice ne l’oratione dominica: « Adveniat ren­ gnum tuum, fiat voluntas tua, sicut in celo et in terra » etc. 17. Una casistica analoga è discussa in G. Gorni, Lacuna e interpolazione, in Id., Dante prima della ‘Commedia’, Firenze, Cadmo, 2001, pp. 83­110. 18. Sul particolare statuto delle citazioni latine, talvolta volgarizzate in NY (ma non è pos­ sibile stabilire con certezza se si tratti di volgarizzamento o, all’inverso, di latinizzazione in BA), cfr. Perna, Prolegomena […]. i, cit., p. 323. 343 ciro perna Non mancano esempi di adiaforia in absentia nei manoscritti BA e PA ri­ spetto a NY, come dimostrano alcune chiose omesse (caso limite: ma po­ trebbe trattarsi piuttosto di glosae singulares in NY prodotte da Andrea Lan­ cia)19 o, ancora meglio, la parte iniziale della glossa a Inf., i 106­8: NY (c. 4r) BA (p. 8a) PA (c. 1v) Fue Camilla una regina, la quale venne con sua gente in adiutorio a Turno con­ tro ad Enea, nella quale guerra la detta regina vergi­ ne fue morta et poi lo ditto Turno. Fue Camilla una regina, la quale venne con sua gente in adiutorio a Turno con­ tro ad Enea, nella quale guerra la detta vergine fue morta et poi lo ditto Tur­ no. Fue Camilla una regina, la quale venne con sua gente in adiutorio ad Turno con­ tra ad Enea, nella quale guerra la decta vergine fue morta et poi lo dicto Tur­ no. Alla luce degli esempi riportati non resta che ipotizzare due possibilità nei rapporti genealogici tra il cod. barberiniano e quello parigino, ovvero l’esistenza di un antigrafo comune, subarchetipo nello stemma e collaterale a NY, o una derivazione di PA da BA (escludendo ovviamente l’ipotesi in­ versa, visto il carattere tronco del commento tràdito dal ms. parigino). Lo status di una glossa nel canto delle Furie, però, informa in maniera incontro­ vertibile del carattere di descrizione di PA da BA. In quest’ultimo, come altrove specificato, le Chiose sopra la ‘Comedia’, vergate da un’unica mano (convenzionalmente definita A), sono corredate da note di tre menanti se­ riori, B, C e D; se l’ultimo, collocabile a cavallo tra XV e XVI sec., è respon­ sabile di sole tre glosse in Purg., xxiii e xxiv, B e C (entrambi di patina grafi­ co­linguistica meridionale e databili a cavallo tra XIV e XV sec. o a limite ai primi anni del Quattrocento) intervengono in maniera piuttosto cospicua nelle prime due cantiche, sanando diverse lacune d’archetipo, segnalate da A con spazi bianchi di estensione variabile, o proponendo supplementi ese­ getici a chiose integre.20 Se il rapporto di descrizione del Vaticano Latino 19. È il caso, per es., della glossa a Inf., viii 103, fruibile solo in NY (c. 15v): « E quel signore etc. Dice che la grazia che è da Dio creatore non li puote esser tolta da creatura ». Non costituireb­ be un unicum questo esempio di (presunta) chiosa singolare in NY, se si considera la sezione di Purg., xxv e xxxii­xxxiii, dove il Lancia, in corrispondenza tuttavia di lacune d’archetipo, prova a integrare i vuoti con diverse chiose, che rappresentano in alcuni casi un volgarizza­ mento dell’apparato noto come Anonimo Lombardo: cfr. C. Perna, Per l’identificazione di alcune “glosae singulares” del codice M 676 della Morgan Library & Museum di New York, in RSD, a. viii 2008, pp. 389­93. 20. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i., cit., passim. Per le caratteristiche linguistiche della mano 344 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ 3201 (VA) da BA, come già dimostrato da Giuseppe Vandelli – e comprova­ to di recente da chi scrive –,21 è testimoniato dalla presenza a testo, senza alcuna distinzione, di gran parte di quelle interpolazioni seriori di B e C, allo stesso modo sarà inoppugnabile il carattere di descriptus di PA da BA alla luce della chiosa a Inf., ix 19 (tav. 2), che presenta un’incursione della mano C perfettamente integrata nel corpo del testo vergato nel parigino (di ségui­ to segnalata in corsivo):22 BA (p. 45a) PA (c. 11r) […] chiarisce questo detto, dicendo che di poco tempo elli Virgilio era morto che una malefica incantatrice il fece discen­ dere ne l’ultimo circulo d’inferno per trarrene uno spirito del quale ella avea bisogno et nominala Ericon, che è uno generale nome di malefica, sí come Ne­ rone è uno generale nome di crudele. Tratto questo nome Ericon da quella Ericon che vivea al tempo della battaglia tra Cesare et Pompeio [volendo savere Ponpeo chi di loro dovea essere vincidore, mandò Gneo ad questa e questa prese un corpo morto di novo et legoselo a li pedi et coniurollo con detti di Virgilio et remisili lo spirito nel corpo et quelli li rispuose che Cesari dovia vincere: Ingneo costante non conosciuto savendo sua strussion non mutò volto. E quista fue di Brandizo] et se colei vivette tanto, ancora di­ rebbe di lei. […] chiarisce questo decto, dicendo che di poco tenpo elli Virgilio era morto che una malifica incantatrice il fece discen­ dere nell’ultimo circulo d’inferno per trarrene uno spirito del quale ella advea bisongno et nominala Ericon, che è un generale nomo di malefica, sí chome Nerone è un general nome di crudele. Tracto questo nome Ericon da quella Ericon che vivea al tempo de la bactaglia tra Cesare et Pompeio. Volendo savere Ponpeio chi di loro dovia esser vincitore, mandò Ingneo ad questa en questa prese un corpo morto di novo et ligoselo alli piedi et congiurollo con decti di Virgilio et rimisili lo spirito nel corpo et quelli li rispuose che Cesare dovia vincere: Yngneo costante non conosciuto savendo sua strussione non mutò volto. Questa fue di Brandizzo et se colei vivecte tanto, ancora di­ rebbe di lei. La glossa costituisce un approfondimento rispetto al discusso problema della sciomantia virgiliana, su cui è stata a lungo esercitata l’industria esegetica dei commentatori (antichi e moderni).23 A parte la descrizione del rito di­ B vd. Id., Una testimonianza della circolazione meridionale della ‘Commedia’: le chiose B del codice Barberiniano Latino 4103, in « Bollettino Linguistico Campano », a. viii 2009, nn. 15­16 pp. 123­42. 21. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i, cit., pp. 307­15. 22. Discute della chiosa Vandelli, Una nuova redazione, cit., pp. 125­26 n. 1, dove si segnala che « un lettore, piú saccente che intelligente, arrivato alle parole ad questa equesta […] scrisse a tratti piú fini una r davanti a equesta ricavandone cosí il nome requesta […]. Ora anche in VA leggiamo requesta »; non cosí nel parigino. 23. Un utile resoconto del controverso passo infernale, anche in relazione all’antica esege­ 345 ciro perna scordante dalla fonte,24 un difettoso andamento sintattico dell’ultimo pas­ saggio e l’inesattezza in chiusura – che, salvo errore, non trova riscontro al­ trove – di una presunta provenienza brindisina di « Eritòn cruda » (Inf., ix 23), indizi questi della scarsa perizia del chiosatore, si rileva « l’interpretazione razionalistica dell’invio di Virgilio all’Inferno ridotto a uno scongiuro fatto mediante i versi suoi »,25 nonché una confusione sul destinatario­spettatore del macabro cerimoniale della maga tessala tra i due figli di Pompeo, Sesto e Gneo. Nel lungo episodio lucanèo (Phars., vi 420­830) è chiaramente spe­ cificato che fu il primo – « Sextus erat, Magno proles indigna parente » (v. 420) – a consultare Eritone per avere notizie sugli esiti della guerra civile: se l’equivoco non è reperibile nel mare magnum della scoliastica lucanèa edita (Commenta Bernensia, Adnotationes super Lucanum, Supplementum Adnotationum, Glosule di Arnolfo),26 tre altri testi, uno precedente, gli altri due forse contemporanei alla interpolazione di BA, lasciano supporre che la confusio­ si dantesca, è reperibile in S. Gentili, La necromanzia di Eritone da Lucano a Dante, in Dante e il “locus inferni”. Creazione letteraria e tradizione interpretativa, a cura di S. Foà e S. Gentili, Roma, Bulzoni, 2000, pp. 13­43, partic. alle pp. 23­28. Cfr., inoltre, V. Ussani, I viaggi di Virgilio nel sotterra, in Id., Scritti di filologia e umanità, Napoli, Ricciardi, 1942, pp. 101­9; D. Comparetti, Virgilio nel Medioevo, nuova ed. a cura di G. Pasquali, Firenze, La Nuova Italia, 1967, 2 voll., vol. i p. 267; L. Sannicandro, I personaggi femminili della ‘Pharsalia’ di Lucano, Tesi di Dottorato in Scien­ ze linguistiche, filologiche, letterarie (xx ciclo), Università degli Studi di Padova, 2008, partic. pp. 157­81 (cap. vii: Effera Erichto); The Virgilian Tradition, ed. by J.M. Ziolkowski and M.C.J. Putnam, New Haven­London, Yale Univ. Press, 2008, partic. p. 858. 24. Cfr. Luc., Phars., vi 637­39: « Electum tandem traiecto gutture corpus / ducit, et inserto laqueis feralibus unco / per scopulos miserum trahitur per saxa cadaver ». 25. Ussani, I viaggi di Virgilio, cit., p. 108 n. 2. 26. Cfr. M. Annaei Lucani Commenta Bernensia, edidit H. Usener, Lipsiae, in aedibus B.G. Teubneri, 1869, pp. 205­19; Adnotationes super Lucanum, edidit I. Endt, Stutgardiae, in aedibus B.G. Teubneri, 1969, pp. 223­46; Supplementum Adnotationum super Lucanum, edidit G.A. Cavajoni, Milano­Amsterdam, Cisalpino Goliardica­A.M. Hakkert, 1979­1990, 3 voll., vol. ii pp. 38­75; Arnulfi Aurelianensis Glosule super Lucanum, edidit M. Marti, Rome, American Aca­ demy, 1958, pp. 333­54. Sono stati condotti, per di piú, dei sondaggi senza esiti rilevanti anche nell’àmbito della massiccia tradizione manoscritta della scoliastica lucanèa (su cui cfr. almeno R. Badalí, I codici romani di Lucano, in « Bollettino del Comitato per la preparazione dell’Edizio­ ne Nazionale dei classici greci e latini », n.s., voll. xxi­xxii­xxiii 1973­1974­1975, risp. pp. 3­47, 3­48, 15­89; P. Esposito, Gli scolii a Lucano ed altra scoliastica latina, Pisa, Ets, 2004), a partire dai seguenti codici custoditi alla Biblioteca Nazionale di Napoli – talvolta corredati da splendide miniature e soprattutto ricchi di chiose singolari e inedite e tuttora in attesa di uno studio or­ ganico –, tutti circolanti nella città partenopea fra Trecento e Quattrocento, quando la mano C vergava la glossa sul ms. barberiniano (la segnatura è seguíta tra parentesi dalle cc. relative all’episodio della maga tessala): IV E 26 (cc. 59r­71v), IV E 27 (cc. 67r­81v), IV E 28 (cc. 66v­79v), IV E 29 (cc. 67r­81v), IV E 30 (cc. 77v­94r), IV E 31 (cc. 49r­61v), IV E 32 (cc. 48r­56v), IV E 33a (cc. 48r­58v), IV E 34 (cc. 53v­64v), IV E 35 (cc. 54r­65v), IV E 36 (cc. 52v­64r), V D 35 (cc. 30v­33v). 346 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ ne tra fratelli, piú che essere imputabile ad una mera svista del chiosatore C, dovrà ritenersi quanto meno circolante nel XIV sec. Il primo esempio, fondamentale anche e soprattutto perché individuabi­ le in un commento ai medesimi versi infernali, si rileva nell’apparato esege­ tico anonimo noto come Chiose Selmi (« anteriori al 1337 »),27 secondo la le­ zione del Laur. Pl. 40 46 (manoscritto base dell’ed. Selmi): A questa Eriton andò Igneo, il figlio di Pompeo, quando fu la grande battaglia a Tessaglia tra Cesare e Pompeo, e quella fu domandata, innanzi la battaglia, quello che dovea essere di quella battaglia, e ella fece tornare l’anima nel corpo di uno morto, il quale disse che era ito in Inferno. E dimandollo quello che fosse de la bat­ taglia: rispose, che né Cesare né Pompeo vi morrebbe in quella battaglia. E cosí fu, però che Pompeo si fuggí. Di questa Eriton dice Virgilio, che di poco era morto, ch’ella lo scongiurò, che andasse a l’inferno a trarne uno spirito del cerchio di Giuda, e esso cosí fece e menollo a lei. Onde dice che sa bene lo cammino.28 Un altro ramo della tradizione di questo antico sistema di chiose, identifi­ cabile nel ms. Marciano Ital. IX 179, pubblicato da Giuseppe Avalle nel 1900, riporta, invece, la corretta identificazione in Sesto: Questa Eriton, stando uno dí in questi obschuri luoghi, cio è sepolcri e cimiteri de morti, Sexto figliuolo di Pompeo andò a llei a domandarla come dovesse advenire de la battaglia che dovea essere fra Ciesare e Pompeo suo padre a Thesaglia; e ella fecie sua arte, e ebbe risposto che né Ciesare né Pompeo morrebbe a la battaglia: e cosí avenne, ché Ciesare vinse la battaglia, e Pompeo si fuggí […]. Dice Virgilio che questa Eriton, di pocho tempo era morto elli, quando ella lo scongiurò che egli an­ dasse a trarre uno spirito del cerchio di Giuda tradittore, el quale è el piú basso luogo e ’l piú penoso dello ’Nferno, e però dicie a Dante che egli sa el chamino.29 Il medesimo equivoco del chiosatore C e del testimone laurenziano delle Chiose Selmi ritorna, poi, in una canzone di Simone Serdini, Le ’nfastidite labbra in ch’io già pose, databile ai « primi anni del XV sec. »,30 dove si invocano in aiuto le peggiori figure infernali per maledire la città di Siena e ai vv. 13­14 proprio la nostra maga: 27. Bellomo, s.v. Chiose Selmi, in Id., Dizionario, cit., pp. 226­30, a p. 226. 28. Chiose anonime alla prima cantica della ‘Divina Commedia’ di un contemporaneo del poeta, pub­ blicato per la prima volta […] da F. Selmi con riscontri di altri antichi commenti editi ed ine­ diti e note filologiche, Torino, Stamperia Reale, 1865, p. 55. 29. G. Avalle, Le antiche chiose anonime all’ ‘Inferno’ di Dante secondo il testo marciano (Ital. Cl. IX, Cod. 179), Città di Castello, Lapi, 1900, p. 44. Cfr., inoltre, A. Stefanin, Indagini sulla tradizione manoscritta delle chiose anonime all’ ‘Inferno’ pubblicate da Francesco Selmi, in Dante e il “locus inferni”, cit., pp. 73­134, partic. alle pp. 102­3, dove si discute proprio di questa divergenza testuale. 30. E. Pasquini, Fra Due e Quattrocento. Cronotopi letterari in Italia, Milano, Franco Angeli, 2012, p. 206. 347 ciro perna Con le tue chiome, Erito, ora m’aita, quale apparisti al doloroso Igneo; o nel sirventese S’io il dissi mai, che Dio da me divida, di incerta datazione (ma sicuramente composto a Siena e dunque ante 1389 o nel primo lustro del Quattrocento),31 dove il Saviozzo rigetta tutte le accuse che gli hanno valso una condanna a morte (vv. 5­8): S’io il dissi mai, che nel mio cor s’annida mille infernal sentenze e mille Furie; s’io il dissi mai, congiurie sol Erittòn per me, qual per Igneo! 32 Se, dunque, l’equivoco non è un unicum, potrà certamente riconoscersi, come anticipato, una modesta competenza del chiosatore C, palesata non solo dalla zoppicante sintassi del passo, ma anche e soprattutto dal partico­ lare trattamento riservato alla fonte lucanèa, piú o meno distorta; limiti cul­ turali che sembrano ancora piú evidenti nell’interpolazione rinvenibile in Inf., iii 52 (BA, p. 15, in corsivo la chiosa C trascritta nell’intercolonnio): Et io che riguardai etc. Segue suo poema et nomina tra questa gente alcuno [cioè Roberto di Marzano, amirallio del Regno di Cicilia, il quale a l’anni Domini m°ccc°lxix rendè sanza romore et battallia la nobilixima citade di Sessa per pusillanimitate, avendola comperata et tenuta xxii anni et spesoci milliaia di Fiorini] che fue sommo pontefice al tempo de l’aucto­ re, chiamato papa Celestino et però dice che conobbe frate Pietro da Morrone […]. Nonostante l’interessante pratica di trasporre in un orizzonte localistico le vicende dell’oltretomba dantesco, relative in particolare a quelle anime non esplicitamente riconosciute nei versi – utile in questo caso a circoscrivere la 31. Cfr. G. Volpi, La vita e le rime di Simone Serdini detto il Saviozzo, in GSLI, vol. viii 1890, nn. 43­44 pp. 1­78. 32. I testi sono tratti da S. Serdini da Siena detto il Saviozzo, Rime, a cura di E. Pasquini, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1965, risp. pp. 69 e 178. L’editore critico, però, in un cursorio passaggio relativo al nome Igneo – e sulla scorta di una nota di Natalino Sapegno (in Poeti minori del Trecento, a cura di N.S., Milano­Napoli, Ricciardi, 1952, p. 270) – afferma che il poeta senese « è il primo che abbia dato un nome all’oscuro morto di Lucano » (p. 356): l’inter­ pretazione non è impossibile, ma, alla luce della glossa di BA e della lezione laurenziana delle Chiose Selmi, è preferibile accogliere l’ipotesi di una confusione tra i figli di Pompeo circolante nel Trecento, in cui sarebbe incorso anche il Saviozzo. L’equivoco è riconosciuto, invece, in un commento alla canzone Le ’nfastidite labbra in ch’io già pose, reperibile in Il Trecento. Dalla crisi dell’età comunale all’umanesimo, a cura di R. Amaturo, C. Muscetta, A. Tartaro, F. Tateo, Bari, Laterza, 1971, 2 voll., vol. ii p. 559 n. 13 (« […] si allude poi a Sesto (qui confuso con il fratello Gneo, Igneo), il figlio di Pompeo recatosi dalla maga per conoscere la sorte del padre »). 348 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ provenienza meridionale, se non campana, del chiosatore, informato sui fatti della città di Sessa Aurunca –,33 risulta qui persino grottesca l’identifica­ zione nell’ombra di un ignavo di un uomo ancora vivo e vegeto a distanza di sessantanove anni dal viaggio dantesco! L’errore marchiano fu evidentemente ravvisato dai copisti dei due de­ scritti del Barberiniano, poiché sia VA sia PA non presentano l’interpolazio­ ne di C ad locum.34 Il copista di PA si confermerebbe, cosí, particolarmente attivo, alla luce tra l’altro dell’atteggiamento nei confronti delle chiose “lun­ ghe” del suo antigrafo: il taglio di tutte le note proemiali, con l’eccezione di quella a Inf., ii, e della copiosa glossa tratta dall’Ottimo (che a sua volta, come anticipato, cita il volgarizzamento di Graziolo Bambaglioli) sulle “permuta­ zioni” della Fortuna a Inf., vii 88, non renderà « necessario ipotizzare un an­ tigrafo […] diverso »,35 ma sarà frutto piuttosto di una consapevole operazio­ ne (riconducibile forse anche alla gestione degli spazi sul foglio, della mise en page e del rapporto di corrispondenza con il testo dantesco in impostazione monocolonnare al centro di ciascuna pagina). A conferma ulteriore e definitiva del rapporto di descrizione di PA da BA non mancano, infine, alcuni errori del primo, di eziologia riconducibile alla impaginazione o allo status grafico del secondo. Si consideri a titolo esempli­ ficativo il salto di rigo nella glossa a Inf., ix 37: 33. Notizie sui Marzano e in particolare su Roberto, duca di Sessa, nominato Grande Am­ miraglio da Giovanna I nel 1363, sono reperibili in T. De Masi, Memorie istoriche degli Aurunci antichissimi popoli dell’Italia e delle loro principali città Aurunca e Sessa, Napoli, per G.M. Severino Boezio, 1761, pp. 106­7 (riprodotto in « Notiziario Aurunco », vol. vi 1981, pp. 66­67), e in G. Di Marco, Sessa e il suo territorio tra medioevo ed età moderna, Marina di Minturno, Caramanica, 1995, pp. 81­82 (con bibliografia pregressa). Ringrazio la dott.ssa Diana Meschinelli per le segnala­ zioni. 34. Cfr. VA, c. 6v, e PA, c. 3r. Non dovrà essere taciuta l’ipotesi, che ritengo comunque improbabile, di un ritorno sul cod. BA del chiosatore C, che avrebbe vergato la chiosa di Inf., iii, dopo che i due descritti furono esemplati. Se in PA – considerata la ridotta estensione del commento – questa è l’unica interpolazione di C mancante, in VA viene accolta a testo quella a Inf., xxv 94, dove il menante meridionale aveva integrato un vuoto strutturale con la corret­ ta storia lucanèa di Sabello e Nassidio (BA, p. 108a), mentre non è trascritta quella di Inf., xxx 1, in cui si dà notizia degli amori di Giove e Europa, impropriamente collegata al testo di Dan­ te (e al commento della prima mano) dove è raccontata, invece, la storia di Giove e Semele (BA, p. 126a). Risulterà piú economico, dunque, riconoscere una scelta, una consapevole se­ lezione effettuata dai copisti, relativa a una porzione di testo come le interpolazioni, percepi­ bile ancor piú come res nullius e che dunque di per sé autorizzava a liberi interventi, piuttosto che a un doppio – o addirittura “multiplo” – tempo di scrittura del chiosatore C. Non è diver­ sa la situazione relativa alle interpolazioni purgatoriali di C, che in maniera asistematica sono trascritte in VA: mancano, per es., quelle a Purg., xi 97 (BA, p. 176b), o xxii 148 (BA, p. 213b). 35. L’ultima forma dell’ ‘Ottimo commento’, cit., p. 36. Sui limiti di questa edizione sia consentito il rinvio alla recensione, a firma di chi scrive, in RSD, a. ix 2009, pp. 171­76. 349 ciro perna BA (p. 45b) PA (c. 11r) […] la terça si è che s’egli vede l’uomo nudo si hae paura et vestito l’asalisce; lo iiii si è che quando elli vuole essere mor­ to tutto il corpo suo dispone alle percos­ se et fedite e ’l capo suo guarda. […] la iiia si è che si egli vide lu homo nudo si hae paura et vestito l’assalisce ‹…› corpo suo dispone alle percosse et fedite e ’l capo suo guarda. Il copista del manoscritto parigino, trascritto il verbo « assalisce », ha in que­ sto caso spostato lo sguardo alla metà del rigo successivo, riprendendo a copiare da « corpo », in posizione piú o meno corrispondente a « lo iiii » del rigo superiore (tav. 2), e generando, cosí, il nonsense nella sua chiosa. 3. Rapporti tra VA e PA Solo cursoriamente e per fugare ogni sospetto su una pur cronologica­ mente plausibile ipotesi di “copia di copia”, ovvero di rapporto di descrizio­ ne di PA da VA (esclusa naturalmente l’ipotesi inversa, poiché quest’ultimo tramanda il commento sino a Par., xxvi 67), seguiranno pochi esempi atti a dimostrare che il manoscritto vaticano non fu l’antigrafo del Fonds it. 70. Se macroscopica è l’omissione in VA della glossa a Inf., i 136, rilevabile invece nel ms. parigino (« Allor si mosse etc. Seguita l’autore sua poesia et è fine al primo canto », PA, c. 1v), si tenga conto delle seguenti casistiche di errore, per cui è altamente improbabile ipotizzare dei risanamenti congetturali di PA: Inf., ii 109: BA (p. 13a) VA (c. 3v) PA (c. 3r) In questa similitudine po­ ne quanta sollicitudine e cura li beati hanno de’ mortali quando sono in stato di salvarsi […]. In questa similitudine ‹…› e cura li beati hanno de’ mortali quando sono in stato di salvarsi […]. In questa similitudine po­ ne quanta sollicitudine et cura li beati hanno de’ mortali quando sono in istato di salvarsi […]. BA (p. 15b) VA (c. 7r) PA (c. 3v) Quattro sono li fiumi d’in­ ferno, sí come quattro so­ no li fiumi del paradiso delitiarum, de’ quali il pri­ mo ha nome Acheronte […]. Quactro sono li fiumi ‹…› del paradiso deliciarum, de’ quali il primo ha nome Acheronte […]. Quactro sono li fiumi d’in­ ferno, sí chome quactro sono li fiumi de paradiso delitiarum, de’ quali il pri­ mo ha nome Adcheronta Inf., iii 82: 350 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ Inf., vi 49: BA (p. 30b) VA (c. 14r) PA (c. 6v) Dice ch’ebbe nome Ciac­ Dice ch’ebbe nome Ciac­ Dice ch’ebbe nome Ciac­ co. Ciacca si è il mese di co ‹…› si è il mese di no­ cho. Ciacca si è il mese di novembre. vembre. novembre. Si consideri, infine, il non irrilevante sistema di variae lectiones di VA, che si configurano come adiaforie o veri e propri errori, esemplificati nella glos­ sa a Inf., iv 121: BA (p. 21b) VA (c. 10r) PA (c. 4v) Eletra, della quale fa qui mentione, fu figlia d’Atalan­ te et moglie di Dardano […]. Eletra, de la quale fa qui memoria, fu figlia d’Atalan­ te et moglie ‹…› Dardano […]. Eletra, de la quale fa qui mentione, fu figlia d’Acta­ lante et moglie di Dardano […]. BA (p. 34b) VA (c. 16r) PA (c. 7v) Nulla cosa si fa sensibile­ mente et visibilemente in questa ismisurata et ampis­ sima re publica […]. Nulla cosa si fa sensibile­ mente et visibilemente in questa ismisurata et am­ plissima et publica […]. Nulla cosa si fa sensibile­ mente et vigibilemente in questa smisurata et amplis­ sima re publica […]. Oppure a Inf., vii 73: Alla luce di quanto considerato (e di quanto già dimostrato e acquisito per la sezione relativa alla seconda e terza cantica) sarà possibile, dunque, rap­ presentare lo stemma delle Chiose sopra la ‘Comedia’ dell’ “Amico dell’Ottimo”: w x NY BA VA 351 PA ciro perna Postilla linguistica: PA esemplato da un copista meridionale? A sostegno di quanto riscontrato da Batines, Sabatini e Roddewig sulla presunta meridionalità del copista di PA,36 sarà offerto un manipolo di fenomeni ricorrenti tra le glosse, in cui sembrerebbero affiorare tratti linguistici meridionali nella ripro­ duzione dell’antigrafo toscano BA (di cui il Fonds it. 70 sarebbe, dunque, una par­ ziale variante diatopica): – rappresentazione della laterale palatale con ll, grafia « già trecentesca »,37 come in « vollia » (Inf., iii 72, c. 3v); – rappresentazione della fricativa palatale con ss come in « nassiere » (Inf., i 101, c. 1v), « ussíe » (Inf., i 106­8, ivi) o « conossimento » (Inf., vii 86, c. 7v);38 – chiusura metafonetica di e e di o, talvolta coincidente con latinismo, come in « singno » (Inf., viii 13, c. 8v), « ritunda » (Inf., iii 82, c. 3v), o « fundo » (ivi).39 – indebolimento della vocale finale atona, che si deduce nella « grafia da restitu­ zione indebita di ­e finali »,40 come nel nome proprio « Janne » (Inf., v 73, c. 6r); – forma geminata della 3a pers. plur. dell’indicativo presente di essere, come in « sonno » (Inf., vi 19, c. 6v);41 – raddoppiamento fonosintattico probabilmente espresso nella grafia (pseudo) 36. Cfr. Batines, Bibliografia dantesca, cit., vol. ii p. 248; Sabatini, Napoli angioina, cit., p. 75; Roddewig, Die ‘Göttliche Komödie’, cit., p. 233, dove si segnalano alla voce « Süditalienische Skription » i seguenti lemmi (attinti dal testo della Commedia in PA): « lu [lo], respuse; fo [fu], ossir [uscir], paorose; uedisse, temisse, pinsier; piatosa; uenirue; donpna; possia [poscia]; falzo [falso]; Pero [Piero]; fatighe; pietade, nobilitade ». 37. N. De Blasi, Kampanien, in Lexikon der Romanistischen Linguistik, hrsg. von G. Holtus, M. Metzeltin, C. Schmitt, Tübingen, Niemeyer, vol. ii/2 1995, pp. 175­79, a p. 176. Cfr. anche Libro de la destructione de Troya. Volgarizzamento napoletano trecentesco da Guido delle Colonne, Edi­ zione critica, commento, descrizione linguistica e glossario a cura di N. De Blasi, Roma, Bo­ nacci, 1986, p. 346. 38. Cfr. Libro de la destructione de Troya, cit., p. 346; G. Contini, Manoscritti meridionali della ‘Commedia’, in Dante e l’Italia meridionale. Atti del Congresso Nazionale di Caserta­Benevento­ Cassino­Salerno­Napoli, 10­16 ottobre 1965, a cura del Seminario di Studi Danteschi di Caser­ ta, Firenze, Olschki, 1966, pp. 337­41, a p. 341. La fricativa alveolare trova singolare rappresen­ tazione in due casi concentrati nella chiosa a Inf., vii 73 (c. 7v), ovvero « vigibilemente » e « in­ vigibile », che si riscontrano in un testimone della Commedia, il Parm. 1060, di area linguistica emiliano­romagnola, dove a Purg., xv 15, si rileva un « caso di reazione in vigibile per visibile » (E. Tonello, La tradizione settentrionale della ‘Commedia’, in La variazione nell’Italiano e nella sua storia. Varietà e varianti linguistiche e testuali. Atti dell’xi Congresso Silfi. Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana, Napoli, 5­7 ottobre 2010, a cura di P. Bianchi, N. De Blasi, C. De Caprio, F. Montuori, Firenze, Cesati, 2012, 2 voll., vol. i pp. 269­76, a p. 272). 39. « In certi testi antichi (specie tre e quattrocenteschi) influenzati da modelli toscani non è raro rilevare la mancanza dei dittonghi metafonetici » (A. Ledgeway, Grammatica diacronica del napoletano, Tübingen, Niemeyer, 2009, p. 57). 40. De Blasi, Kampanien, cit., p. 178. 41. Cfr. ivi, p. 183. 352 uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’ etimologica ad seguita da consonante semplice, come in « ad Napoli » (Inf., iii 52, c. 3r), « ad li orecchie » (Inf., v 73, c. 6r), « ad Virgilio » (Inf., viii 7, c. 8v), o all’interno di parola, come in « Adcheronte » (Inf., iii 82, c. 3v), o « adcidente » (Inf., vi 1, c. 6v).42 – posizione proclitica dell’aggettivo possessivo di 3a pers. sing. talvolta « nella for­ ma invariabile […] so »,43 come in « al so soccorso » (Inf., ii 1, c. 2r), o « col so singnale » (Inf., viii 13, c. 8v). Non sarà inutile, tuttavia, rimarcare in conclusione il forte condizionamento eser­ citato dall’antigrafo toscano: se fosse confermata, comunque, tale fisionomia lingui­ stica del copista di PA, verrebbe almeno rafforzata l’ipotesi di una presenza (con­ temporanea?) a cavallo tra XIV e XV sec. di tutti i testimoni delle Chiose sopra la ‘Comedia’ nel Regno di Napoli, un approdo privilegiato della « nave portento » con alcune delle sue « piccole conchiglie ».44 Ciro Perna ★ Il contributo propone uno stemma codicum per il commento dell’“Amico dell’Ottimo”, già noto come cosiddetta « terza redazione ». Attraverso uno spoglio della varia lectio rela­ tiva alla prima cantica, si ricostruiscono i rapporti genealogici tra i quattro manoscritti testimoni delle glosse, compreso il parziale Fonds italien 70 della Bibliothèque Nationa­ le de France, esemplato (probabilmente da una mano meridionale) sul ms. Barb. Lat. 4103. The paper proposes a ‘stemma codicum’ for the commentary of the “Amico dell’Ottimo”, already known as the « third draft » of the Florentine gloss apparatus. Through a scrutiny of the ‘varia lectio’ of the first cantica, the genetic relationship among the four witnesses of the tradition, including also the partial ms. Fonds italien 70 of Bibliothèque Nationale de France, which is a copy (probably written down by a southern copyist) of ms. Barb. Lat. 4103. 42. Cfr. L. De Rosa, Ricordi, a cura di V. Formentin, Roma, Salerno Editrice, 1998, 2 voll., vol. i p. 277. 43. Ledgeway, Grammatica diacronica del napoletano, cit., p. 251. 44. O. Mandel’s]tam, Conversazione su Dante, a cura di R. Faccani, Genova, Il Melangolo, 1994, p. 149. Si ricorda che il ms. M 676, nel periodo di permanenza tra gli scaffali della biblio­ teca aragonese, fu postillato da una mano napoletana, come dimostrato da A. Mazzucchi, Contributi dell’antica esegesi dantesca a un vocabolario storico del dialetto napoletano, in Tra res e verba. Studi offerti a Enrico Malato per i suoi settant’anni, a cura di B. Itri, Cittadella, Bertoncello Artigra­ fiche, 2006, pp. 79­133, partic. alle pp. 101­33 (poi, con il titolo Commenti danteschi antichi e lessicografia napoletana, in RSD, a. vi 2006, pp. 321­70); su queste e su altre glosse interlineari del codice newyorkese ritornerò in un prossimo contributo. 353