rivista di
studi danteschi
periodico semestrale
direzione: Gian Carlo Alessio, Marco Ariani,
Corrado Calenda, Enrico Malato,
Andrea Mazzucchi, Manlio Pastore Stocchi,
Jacqueline Risset, Irène Rosier Catach, Cesare Segre
redazione: Luca Azzetta, Vittorio Celotto,
Massimiliano Corrado, Gennaro Ferrante,
Marco Grimaldi, Ciro Perna
direttore responsabile: Enrico Malato
ANNO XIII • 2013
SALERNO EDITRICE
ROMA
rivista di studi danteschi
sotto gli auspici della
« edizione nazionale dei commenti danteschi »
Direttori
Gian Carlo Alessio, Marco Ariani, Corrado Calenda,
Enrico Malato, Andrea Mazzucchi, Manlio Pastore Stocchi,
Jacqueline Risset, Irène Rosier Catach, Cesare Segre
Direttore responsabile
Enrico Malato
Redattori
Luca Azzetta, Vittorio Celotto, Massimiliano Corrado,
Gennaro Ferrante, Marco Grimaldi, Ciro Perna
i saggi pubblicati nella rivista sono vagliati e approvati
da specialisti del settore esterni alla direzione (Peer reviewed )
autorizzazione del tribunale di roma n. 375/2001 del 16.8.2001
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UNO STEM MA P ER LE C H IOS E SOP RA LA
‘COM E D IA’ DELL’ “AM ICO DELL’OTTI MO”*
In un precedente contributo è stato proposto da chi scrive uno stemma
codicum per la cosiddetta « terza redazione » dell’Ottimo (d’ora in avanti defi
nita Chiose sopra la ‘Comedia’ ),1 il cui anonimo autore, come altrove anticipa
to, potrà identificarsi con l’appellativo di “Amico dell’Ottimo”, nell’alveo de
gli esercizi attributivi artistici e, naturalmente, del magistero continiano.2 La
soluzione stemmatica proposta, fondata su un’indagine relativa alle chiose a
Purgatorio e Paradiso, prevede l’esistenza di un archetipo x da cui discendono
in maniera collaterale i manoscritti M 676 del Morgan Library & Museum
di New York (NY), vergato dal notaio Andrea Lancia,3 e Barberiniano La
tino 4103 (BA), con il suo descriptus, il cod. Vaticano Latino 3201 (VA) della
Biblioteca Apostolica Vaticana. In questa sede si estenderà l’analisi alle chio
se infernali, in modo da offrire una definitiva rappresentazione genealogica
* Il contributo è stato parzialmente anticipato con la comunicazione dal titolo Proposte per
uno stemma codicum del commento dell’ “Amico dell’Ottimo”, presentata da chi scrive al xvii Congres
so dell’ADI (Associazione degli Italianisti), I cantieri dell’italianistica. Ricerca didattica e organizzazione agli inizi del XXI secolo, tenutosi presso l’Università di Roma Sapienza dal 18 al 21 settem
bre 2013. Ringrazio Francesco Montuori e Michele Rinaldi per le puntuali osservazioni e gli
utili consigli che hanno migliorato queste pagine.
1. Cfr. C. Perna, Prolegomena all’edizione della « terza redazione » dell’Ottimo Commento: ‘Purgatorio’ e ‘Paradiso’. i. Problemi ecdotici, in RSD, a. ix 2009, pp. 30143. La definizione Chiose sopra la
‘Comedia’, che sostituirà quella vandelliana di « terza redazione », in ragione delle acquisizioni
sullo status del commento, prodotto da un autore diverso dall’Ottimo, è desumibile dalla rubri
ca di apertura del proemio all’opera (« Cominciano le chiose sopra la Comedia di Dante Alle
ghieri tracte da diversi ghiosatori », ms. New York, Morgan Library & Museum, M 676, c. 2r).
Le caratteristiche del commento sono analizzate in Id., Prolegomena all’edizione della « terza redazione » dell’Ottimo commento: ‘Purgatorio’ e ‘Paradiso’. ii. Esegesi tra compilazione e riscrittura, ivi, a. xi
2011, pp. 63108.
2. La nuova designazione del commentatore è stata introdotta per la prima volta in C.
Perna, « Dilci che ’l sai: di che sapore è l’oro? ». Il canto xx del ‘Purgatorio’, in RSD, a. xii 2012, pp. 3462,
a p. 35 n., e in V. Celotto, L’ ‘Ottimo commento’ al ‘Paradiso’. Studio della tradizione manoscritta e
soluzioni editoriali, ivi, pp. 63134, a p. 67. Cfr., inoltre, Poeti del Duecento, a cura di G. Contini,
MilanoNapoli, Ricciardi, 1960, 2 voll., vol. ii pp. 693779, nonché La corona di casistica amorosa
e le canzoni del cosiddetto “Amico di Dante”, a cura di I. Maffia Scariati, RomaPadova, Antenore,
2002.
3. Cfr. L. Azzetta, Andrea Lancia copista dell’ ‘Ottimo Commento’. Il ms. New York, Pierpont
Morgan Library, M 676, in RSD, a. x 2010, pp. 17388, e R. Iacobucci, Note codicologiche e paleografiche sul codice M 676 della Morgan Library & Museum (in margine a una recente pubblicazione), in
« Nuovi Annali della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari », a. xxv 2011, pp. 528.
334
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
dei testimoni, compreso il ms. Fonds italien 70 della Bibliothèque Nationa
le de France (PA), latore, come noto, delle glosse a Inf., i 91x 48.4
Prima di presentare i risultati piú significativi della collazione tra NY, BA
e PA, non sarà inutile offrire una descrizione del manoscritto parigino:
Paris, Bibliothèque Nationale de France, Fonds italien 70 (Ancien fonds 7002) = PA
Cart., sec. XV in.; mm. 385 × 265; rilegatura in marocchino rosso con stemma rea
le impresso in oro (sec. XVII ex.); cc. i + 147 + i’; num. mod. in cifre arabe nell’ango
lo sup. destro del recto di ogni carta. Testo della Commedia con mise en page monoco
lonnare al centro della pagina (Inf., cc. 1r47r, Purg., cc. 47v95v, lacunoso nei segmen
ti xxv 106xxvi 18 e xxxiii 91145, Par., cc. 96v146r) e disposizione delle Chiose sopra
la ‘Comedia’ (Inf., i 91x 48) a cornice alle cc. 1r12r (con l’eccezione delle cc. 9v10v che
presentano esclusivamente il testo della Commedia, Inf., vii 96viii 120); richiami nel
marg. inf. alle cc. 12v, 24v, 38v, 50v, 62v, 74v, 98v, 112v, 124v, 136v, per la Commedia, e
alle cc. 1r, 2rv, 3rv, 4rv, 5rv, 6rv, 7rv, 8rv, 9r, 11rv, 12r, per le Chiose; bianche le cc.
63v, 96r, 147r. Una sola mano in scrittura bastarda su base testuale verga la Commedia
e le Chiose, raccordate mediante ripetizione del verso (o porzione di esso) in intesta
zione. Apparato illustrativo iconico (iniziale dell’Inferno figurata, con Dante seduto
che legge, c. 1r) e aniconico (iniziale del Purgatorio, c. 47v, e alcune iniziali di canto
rubricate in modulo minore).
Il codice figura nel catalogo della Biblioteca dei re d’Aragona, come testimoniato
dalla segnatura « a xvi » a c. 1r. Sulle fasi successive apprendiamo dalla descrizione
dettagliata del ms. offerta on line all’indirizzo www.gallica.bnf.fr: « Il est saisi par
Charles VIII en 1495 et apporté au château d’Amboise, puis transféré dans la Librai
rie royale de Blois. Ce manuscrit est mentionné dans l’inventaire du transfert de
Blois à Fontainebleau en 1544 […] et dans le catalogue de la Bibliothèque du roi à
Paris à la fin du XVIe siècle […] ».
Bibliografia: P. Colomb de Batines, Bibliografia dantesca […], Prato, Tip. Aldina,
18451846, 2 voll. (Nuova ediz. anast. con una Postfaz. e Indici a cura di S. Zamponi, Ro
ma, Salerno Editrice, 2008, 3 voll.), vol. ii pp. 24445 n. 435, e p. 248 n. 441; G. Mazzatinti,
Inventario dei manoscritti italiani delle Biblioteche di Francia, Firenze, Bencini, 18861888, 3
voll., vol. i p. 8; P.Y. Prompt, I codici parigini della ‘Commedia’, in L’A, a. iii 18911892, pp.
30124, a p. 318; L. Auvray, Les manuscrits de Dante des Bibliothèques de France. Essai d’un catalogue raisonné, Paris, E. Thorin, 1892, pp. 19, 8285, 16368; L. Volkmann, Iconografia dantesca.
4. Sul carattere parziale delle glosse in PA basti citare S. Bellomo, s.v. Ottimo commento, in
Id., Dizionario dei commentatori danteschi. L’esegesi della ‘Commedia’ da Iacopo Alighieri a Nidobeato,
Firenze, Olschki, 2004, pp. 35474, a p. 370; L’ultima forma dell’ ‘Ottimo Commento’. « Chiose sopra
la ‘Comedia’ di Dante Alleghieri fiorentino tracte da diversi ghiosatori ». ‘Inferno’, Ed. critica a cura di C.
Di Fonzo, Ravenna, Longo, 2008, p. 42; M. Corrado, s.v. Ottimo commento, in Censimento dei
Commenti Danteschi. i. I commenti di tradizione manoscritta (fino al 1480), a cura di E. Malato e A.
Mazzucchi, Roma, Salerno Editrice, 2011, 2 voll., vol. i pp. 371406, a p. 390.
335
ciro perna
Le rappresentazioni figurative della ‘Divina Commedia’ (1897), trad. it. a cura di G. Locella,
FirenzeVenezia, Olschki, 1898, p. 4; T. De Marinis, La biblioteca napoletana dei re d’Aragona. Supplemento, Verona, Stamperia Valdonega, 1969, 2 voll., vol. i p. 38; F. Sabatini, Napoli angioina. Cultura e società, Napoli, Esi, 1975, pp. 75, 307 n., 326; M. Roddewig, Die
‘Göttliche Komödie’: vergleichende Bestandsaufnahme der ‘Commedia’-Handschriften, Stuttgart,
Hiersemann, 1984, pp. 23334 n. 546; Ead., Handschriften des ‘Ottimo commento’ von Andrea
Lancia, in Bibliologia e critica dantesca. Saggi dedicati a Enzo Esposito, a cura di V. De Gregorio, Ravenna, Longo, 1997, 2 voll., vol. ii pp. 299327, a p. 323; M.L. Tanganelli, s.v. Fonds
italien 70, in Censimento dei Commenti Danteschi, cit., vol. ii p. 939.
1. Esistenza dell’archetipo x a monte della tradizione
A conferma delle acquisizioni già pubblicate sull’esistenza incontroverti
bile dell’archetipo,5 si offrono qui di séguito prove ulteriori che informano
della derivazione dei testimoni noti delle Chiose sopra la ‘Comedia’ dall’ascen
dente x. Premesso che la natura testuale del commento alla prima cantica
gode di una solidità e di una correttezza di grado decisamente piú elevato
rispetto alle due seguenti, possono rilevarsi, tuttavia, perturbazioni di natu
ra congiuntiva imputabili a x, come lacune non segnalate, facilmente indi
viduabili per sofferenze sintatticosemantiche del testo, o lezioni erronee
con conseguente perdita di senso, per le quali è altamente improbabile ipo
tizzare una natura poligenetica.
Per il primo caso si consideri la chiosa a Inf., iv 127:
NY (c. 9v)
BA (p. 22a)
PA (c. 5r)
Costoro, levato in una ba
ra, il corpo morto portaro
a Roma et ‹…› concitato
romore di popolo fue cac
ciato Tarquino superbo et i
suoi seguaci.
Costoro, levato in una ba
ra, il corpo morto portaro
a Roma et ‹…› concitato
romore di popolo fue cac
ciato Tarquino superbo et
i suoi seguaci.
Costoro, levato in una ba
ra, il corpo morto portaro
ad Roma et ‹…› concitato
rumore di popolo fue cac
ciato Tarquino superbo et i
suo’ seguaci.
La lacuna potrà essere agevolmente sanata ope ingenii,6 inserendo la preposi
5. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i, cit., pp. 32427.
6. Pur rappresentando la fonte esegetica su cui è stata modellata la glossa, l’Ottimo Commento presenta ad locum alcune lievi differenze: « Il qual corpo non sotterrato fu, ma portato in
palme di mano a Roma, e gridando libertà a romore di popolo, Bruto cacciò Tarquinio e li suoi
di Roma […] » (L’Ottimo Commento della ‘Divina Commedia’. Testo inedito d’un contemporaneo di
Dante, a cura di A. Torri, Pisa, Capurro, 18271829, rist. anast., a cura di F. Mazzoni, Bologna,
Forni, 1995, 3 voll., vol. i p. 49).
336
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
zione « con », verosimilmente saltata dal copista dell’archetipo, a sua volta
fuorviato dalle identità grafiche dei due lemmi contigui (« con concitato »).
Afflitta da analogo difetto testuale, ma comune solo a NY e BA, perché
facente parte delle sezioni non trascritte in PA, la glossa a Inf., i 61:
NY (c. 4r)
BA (p. 6b)
Ritornando l’autore co· l’animo nel bas
so luogo, cioè nella ignoranza, per la for
za de li detti tre vizii, lo effetto de l’hu
mana ragione dinanzi a li occhi de la
mente li aparve, del quale comprese ‹…›
et forza di procedere per la via de l’hu
mana felicitade […].
Ritornando l’auctore con l’animo nel
basso luogo, cioè nella ignorantia, per la
forza delli detti tre vitii, lo effecto della
humana ragione dinanzi alli occhi della
mente li apparve, del quale comprese
‹…› et forza di procedere per la via de
l’humana felicitade […].
Il corretto andamento semantico potrà essere in questo caso ristabilito ex
fonte, mediante l’inserimento del lemma « indizio », come si rileva nelle Chiose di Jacopo Alighieri, ascendente esegetico di riferimento per il passo:
Retornando coll’animo nell’usato luogo, cioè nell’ignoranza, per la forza de’ detti
tre vizî, l’effetto dell’umana ragione dinanzi agli occhi della mente gli aparve, del
quale e’ comprese indizio e forza di procedere per la via dell’umana felicità […].7
La stessa casistica si individua in una porzione della lunga chiosa a Inf., vii
88, ancora una volta trascritta nei soli NY e BA, poiché soggetta ad escissio
ne nel manoscritto parigino:
NY (c. 14r)
BA (p. 37a)
Questo è falso però che ‹…› il libero ar
bitrio fosse tolto via, sanza ragione alli
buoni meriti et alli rei pene si dorebbo
no, però che le loro operationi a lloro
procederebbono da necessitade […].
Questo è falso però che ‹…› il libero ar
bitrio fosse tolto via, senza ragione alli
buoni meriti et alli rei pene si dorebbo
no, però che le loro operationi a lloro
procederebboro da necessitade […].
L’equilibrio grammaticale del periodo ipotetico sarà ripristinato con l’inne
sto della congiunzione « se », di nuovo ope ingenii, poiché la costruzione sin
tattica differisce da quella della fonte esegetica di riferimento, l’Ottimo Commento, che cita a sua volta verbatim il Bambaglioli volgarizzato:
Questo è falso; e cosí indarno alli buoni meriti, e alli rei pene si darebbono, però che
7. Jacopo Alighieri, Chiose all’ ‘Inferno’, a cura di S. Bellomo, Padova, Antenore, 1990, p. 93.
337
ciro perna
a loro non si dovrebbono dare, perché le loro operazioni non procederebbono da
libero arbitrio, né da volontario movimento d’animo, ma da necessitade […].8
Altri errori di natura congiuntiva prodottisi verosimilmente nell’archeti
po x consistono, come anticipato, in lezioni scorrette, talvolta emendabili ex
fonte. Di natura probabilmente monogenetica (e di piuttosto evidente ezio
logia su base paleografica) l’errore rilevabile nella glossa a Inf., vii 100:
NY (c. 13v)
BA (p. 39a)
PA (c. 8r)
Contra l’ira sono piú rime
dii, sí come il suenzo, la con
sideratione della passione
di Cristo et la divina com
pensatione […].
Contra l’ira sono piú ri
medii, sí come il suenzo, la
consideratione della pas
sione di Cristo et la divina
compensatione […].
Contra l’ira sonno piú ri
medii, sí chome il suenzo, la
consideratione de la pas
sion di Cristo et la divina
compensatione […].
L’emendatio è agevole (« suenzo » > « silenzio ») e praticabile sulla scorta della
corrispettiva glossa dell’Ottimo, ancora ascendente di riferimento (nei con
fronti del quale, qui come altrove, non è risparmiato un notevole intervento
di riscrittura):
Contra ira sono i rimedii: silenzio; considerazione della passione di Cristo; conside
rare la divina disposizione […].9
A titolo esemplificativo si riportano ora due glosse, rispettivamente attin
te dal proemio generale dell’opera e dal proemio a Inf., iii, trascritte esclusi
vamente in NY e BA e omesse in PA, che, ancora attraverso la coinciden
za di lezioni erronee, contribuiscono a provare l’esistenza di x. Non potrà
escludersi a priori la poligenesi, ma risulterebbe poco economico considerar
la nell’errore della chiosa proemiale sul titolo dell’opera:
NY (c. 2r)
BA (p. 2a)
Comodía […] dividesi in iiii parti: in Comedia […] dividise in iiii parti: in pro
prologo, protosi, epytosi et castrofen.
logo, protesi, epytasi et castrofen.
or
L’erronea trascrizione dell’ultima delle quattro parti in cui è suddivisa la
8. L’Ottimo Commento, cit., vol. i p. 124. Cfr., inoltre, Comento alla cantica dell’ ‘Inferno’ di Dante
Alighieri di autore anonimo ora per la prima volta data in luce, a cura di G.J. Warren Vernon, Firen
ze, Tip. T. Baracchi, Successore di G. Piatti, 1848, p. 65.
9. L’Ottimo Commento, cit., vol. i p. 129.
338
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
commedia (approfondimento esegetico qui per la prima volta introdotto tra
i commentaria in relazione al titolo scelto da Dante per la sua opera)10 potrà
essere emendata tenendo conto della definizione rinvenibile nell’Elementarium di Papía, probabile fonte del passo:
Comoedia in quattuor partes dividit: in prologum, prothesin, epithesin, catastro
phem […].11
L’errore congiuntivo che altera una porzione del proemio a Inf., iii, lascia
presupporre ancora una probabile monogenesi:
NY (c. 6v)
BA (p. 14a)
[…] per questa misera entrata, si va nella
cittade di Dyte, della quale tratterae ca
pitolo x; et dove dicemi: « fecemi la divina
podestade » etc. mostra l’autore sé esser
fedele cristiano […].
[…] per questa misera entrata, si va nella
città di Dyte, della quale tracterae capi
tolo x; et dove dicemi: « facemi la divina
podestade » etc. mostra l’auctore sé esse
re fedele cristiano […].
Anche in questo caso l’eziologia è piuttosto chiara (“attrazione” esercitata
dal successivo « fecemi ») e l’emendatio scontata (« dicemi » > « dice »).
Sarà utile soffermarsi ora sulla glossa a Inf., iv 49, che, anche con ragioni di
ordine paratestuale, può costituire un ulteriore, significativo elemento pro
batorio rispetto all’esistenza dell’archetipo x:
NY (c. 8v)
BA (p. 19b)
PA (c. 4r)
« Uscíe mai alcuno per suo
merito o per altrui ». Qui
come è detto muove l’au
tore una questione la quale
ha due capita […].
« Uscíci mai alcuno per
suo merito o per altrui »
etc. Questo deve seguitare a
quella parola che dice: « Dimmi maestro mio » etc. Qui co
me è decto muove l’aucto
re una questione la quale
hae due capita […].
« Ussíci mai alcuno per suo
merito o per altrui » etc.
Questo deve seguitare ad quella parola: « Dimi maestro mio »
etc. Qui come è decto muo
ve l’autore una questione la
quale hae due capita […].
La glossa è trascritta in NY dopo quella al v. 60, mentre in BA e PA segue
quella al v. 61: i tre manoscritti condividono una anomala successione di
chiose, poiché dopo quella al v. 46 è trascritta la nota al v. 51. Dovrà ritenersi
10. Cfr. C. Di Fonzo, Noterella relativa alla fenomenologia della copia dei commenti antichi alla
‘Commedia’, in « Italian Studies », a. lxiii 2008, n. 1 pp. 516.
11. Papias Vocabulista, ed. Boninus Mombritius, Venetiis, Philippus de Pincis, 1496, p. 71.
339
ciro perna
plausibile per di piú una duplice possibilità, ovvero che già in x fosse stato
vergato o meno il memento in apertura, rilevabile in BA e PA. Detto altri
menti: fu già il copista di x ad accorgersi di aver alterato la regolare sequenza
delle chiose, segnalandola al lettore? In caso di risposta affermativa sarà ri
conoscibile in BA e PA, almeno in questo caso, una assoluta, “quiescente”
fedeltà all’antigrafo (tutto sommato ammissibile se si considera quanto ac
cade nella nota trascrizione barberiniana di Purg., xxxiii, principiato dal mar
gine inferiore della colonna b di p. 245),12 mentre in NY un tentativo del co
pista Andrea Lancia di passare sotto silenzio l’errore attraverso una ragiona
ta gestione della mise en page.
Il notaio fiorentino, letta la notula di segnalazione (« Questo deve seguita
re […] ») dopo aver comunque trascritto il commento ai vv. 5160, avrebbe
anticipato la trascrizione della glossa – omettendone la notula stessa – in
modo da far corrispondere almeno i versi della Commedia con le relative
chiose a c. 8v (tav. 1):13 la carta successiva è aperta, infatti, da Inf., iv 61 nella
colonna a del testo dantesco e dalla coincidente nota nel margine superiore.
Oltre al già evidenziato carattere “attivo” del copista Lancia, almeno per il
cod. NY,14 già di per sé sufficiente a giustificare il caso in questione, anche
un elemento paratestuale, come accennato, potrà evidenziare la volontà del
notaio di recuperare nella pagina una corretta fruizione del rapporto testo
glosse (avvalorando peraltro la natura monogenetica dell’errore congiunti
vo): come si evince dalla tav. 1, la regolare successione delle lettere di richia
mo accanto ai versi del poema (riprodotte di nuovo a intestazione delle
glosse) è alterata dalla ripetizione della m, abbinata sia al v. 49 che al v. 51
(solo in quest’ultimo caso rubricata). Il primo abbinamento è verosimilmen
te seriore, come dimostra la successione delle chiose sul margine esterno
della carta, dove, come anticipato, alla nota al v. 46 (Dimmi maestro ecc.) se
gue appunto quella al v. 51 (E quei che ’ntese ecc., come in BA e PA e dunque
come in x), e rappresenta la riprova di un autonomo e intelligente controllo
12. Per tutta la delicata questione si rimanda a Perna, Prolegomena […]. i, cit., pp. 327 sgg.,
nonché G. Vandelli, Una nuova redazione dell’ ‘Ottimo’, in SD, vol. xiv 1930, pp. 93174, partic.
alle pp. 12932.
13. La carta è parzialmente riprodotta in P. BriegerM. MeissCh.S. Singleton, The illuminated manuscripts of the ‘Divine Comedy’, Princeton, Princeton Univ. Press, 1969, 2 voll., vol. ii
p. 71.
14. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i., cit., pp. 32023. Un utile resoconto sugli autografi del
Lancia (e sulla pratica di copista) è offerto da L. Azzetta, s.v. Andrea Lancia, in Autografi dei
letterati italiani. Le Origini e il Trecento, a cura di G. Brunetti, M. Fiorilla, M. Petoletti, vol. i,
Roma, Salerno Editrice, 2013, pp. 195214.
340
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
degli spazi di scrittura da parte del Lancia di fronte a un guasto dell’arche
tipo.
L’ipotesi che l’errore di successione delle glosse non fosse già stato ravvi
sato ed evidenziato in x, se non contraddice l’operato del Lancia, che anzi
guadagnerebbe piú ampi margini di merito, contribuisce a stabilire, invece,
una esclusiva prossimità dei codici BA e PA, latori della segnalazione.
2. Rapporti tra BA e PA
La prossimità dei due manoscritti è testimoniata comunque da una non
irrilevante presenza di errori congiuntivi, separativi rispetto a NY, nonché
da un notevole sistema di coincidenti adiaforie ancora rispetto al manoscrit
to newyorkese. Per la prima casistica si considerino le chiose a Inf., i 91:
NY (c. 4r)
BA (p. 8a)
PA (c. 1v)
La ii sotto Jove nella quale
li huomini cominciarono a
guadagnare et avere pro
prio, ma non li vinse avari
zia, anzi furono larghi et
cortesi.
La seconda sotto Jove nel
la ‹…› li huomeni comin
ciarono a guadagnare ed
avere proprio, ma non li
vinse avaritia, anzi fuoro
no larghi e cortesi.
La seconda socto Jove nelli
‹…› homini cominciarono
ad guadangnare et avere
proprio, ma non li vinse
avaritia, anzi forono larghi
et cortesi.
NY (c. 5r)
BA (p. 10a)
PA (c. 2r)
[…] secondo la diversitade
de’ canti et delle materie, li
poeti attribuirono li nomi
delle dette muse, le cui
proprietadi singularmen
te a’ loro singulari nomi,
quando si specificheranno,
si discriveranno.
[…] secondo la diversitade
de’ canti e delle materie, li
poeti attribuirono li nomi
delle dette muse, le cui
proprietade singularmen
te a’ loro singulari nomi,
quando si specificaranno
‹…›.
[…] secondo la diversitati
di canti et delle materie, li
poeti adtribuirono li nomi
de le dicte muse, le cui pro
prietadi singularmente a’
loro singulari nomi, quan
do se specificarano ‹…›.
NY (c. 12r)
BA (p. 31b)
PA (c. 7r)
Questi non si leverae piú di
qui al die de giudicio, allo
ra che verrà il giudice cui
questi si fece nemico.
Questi non si levarae piú
de qui al die del judicio,
allora che verrae il judice
‹…› questi si fece nemico.
Questi non si levarae piú
de qui al die del juditio, al
lora che verrà il judice ‹…›
questi si fece nimico.
Quella a Inf., ii 7:
Oppure a Inf., vi 94:
341
ciro perna
Nutrita e significativa la presenza di varianti adiafore di BA + PA versus
NY, di cui si darà conto in pochi esempi emblematici, tralasciando i casi di
convergenti inversioni in giustapposizioni asindetiche o in sintagmi di vario
genere, che costituiscono comunque un ulteriore indizio di prossimità tra i
due codici.15 Si consideri, dunque, la glossa a Inf., ii 10:
NY (c. 5r)
BA (p. 10b)
PA (c. 2r)
[…] e però risponde alle […] et però risponde a le […] et però risponde alle
questioni che fare li si po- questioni che fare li si do- questioni che fare li ssi dotrebboro contro […].
vrebboro contro […].
vorebboro contro […].
Quella a Inf., iii 52:
NY (c. 7r)
BA (p. 15b)
PA (c. 3r)
[…] la chiesa di Dio e il […] la chiesia di Dio et il […] la chiesia de Dio et el
mondo diceano incorrere in mondo diceano concorrere mondo diceano concorrere in
gravi pericoli.
in grandi pericoli.
grandi pericoli.
O ancora quella a Inf., vi 106:
NY (c. 12r)
BA (p. 31b)
PA (c. 7r)
[…] cosí meno perfetta
mente sente il bene et me
no compiutamente sente il
male.
[…] cosí meno perfecta
mente conosce il bene et
meno compiutamente sen
te il male lo quale pate.
[…] cosí meno perfecta
mente conosce il bene et
meno compiutamente sen
te il male lo quale pate.
La parte conclusiva della glossa in NY costituisce un tipico esempio di
quella che potrebbe definirsi “adiaforia in absentia”: si tratta di quei casi, già
rimarcati per seconda e terza cantica,16 in cui la (presunta) lacuna non intac
ca l’andamento sintattico e semantico del passo e può tranquillamente porsi
come risultato di una ricercata reductio, laddove l’eccedenza – a cui non andrà
dunque assegnato un aprioristico carattere di genuinità – può essere valutata
piuttosto come autonoma aggiunzione di un copistaconciere incline all’am15. È il caso, per es., di Inf., vi 25: « […] Virgilio getta […] », NY, c. 11v, vs « […] getta Virgilio
[…] » BA, p. 30b + PA, c. 6v, o di Inf., ix 49: « […] maggiore volume […] », NY, c. 16v, vs « […]
volume maggiore […] », BA, p. 46b + PA, c. 11v. Anche in sede paratestuale i due manoscritti
rivelano una evidente prossimità, laddove è sempre identica l’intestazione delle glosse, diver
sa invece da NY, dove in moltissimi casi il verso (o la porzione di esso) che apre la chiosa è
scorciato se non addirittura assente.
16. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i, cit., pp. 31720.
342
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
plificatio, o comunque ad un attivo intervento su testi dal basso gradiente di
autorialità.17 Un altro caso emblematico si rileva nella chiosa a Inf., iii 100:
NY (c. 7v)
BA (p. 16b)
PA (c. 3v)
[…] poi si ricolsoro insie
me verso il legno che li do
vea passare et il nocchiere
in sua barca li mette.
[…] poi si ricolsero insie
me verso lo legno che li
dovea passare et il nochiere
in sua barca li mette et battea con lo remo qualunque si
tardava ad entrare nella barca.
[…] poi si ricolsero insieme
verso lo lengno che li do
vea passare et il nochiere in
sua barcha li mecte et bactea
con lo remo qualunque si tardava ad intrare nella barcha.
Oppure nella nota a Inf., ix 16:
NY (c. 16r)
BA (p. 44b)
PA (c. 11r)
L’autore domanda se alcu
no de li pagani de’ quali
trattoe nel iiii capitolo, de’
quali disse che la loro pena
era che sanza speranza vi
veano in disio, discese mai
in questo fondo d’inferno.
L’auctore domanda se al
cuno de li pagani de’ quali
tractoe nel iiii capitolo, de’
quali disse che la loro pena
era che senza speranza vi
veano in desio, discese
mai in questo fondo d’in
ferno, cioè nel vi circulo.
L’autore domanda se al
chun delli pagani del quali
tractoe nel iiii° capitolo, de’
quale disse che la lor pena
era che senza speranza vi
veano in dixio, discese mai
in questo fondo d’inferno,
cioè nel vi circolo.
Ancora testimone di questa diffusa prassi, in un caso che, come i prece
denti (versione in prosa del dettato dantesco o specificazione di un dato già
implicito e piú che palese), è suscettibile agli interventi di riduzione o accre
scimento – o in generale di manomissione –, ovvero le citazioni in latino,18
è la chiosa a Inf., i 124:
NY (c. 4v)
BA (p. 9a)
PA (c. 1v)
[…] il paradiso è suo regno,
sí come dice ne l’oratione
dominica: « Adveniat re
gnum tuum sicut in celo »
etc.
[…] il paradiso è suo re
gno, sí come dice ne l’ora
tione dominica: « Adve
niat regnum tuum, fiat voluntas tua, sicut in celo et in
terra » etc.
[…] il paradiso è suo regno,
sí come dice ne l’oratione
dominica: « Adveniat ren
gnum tuum, fiat voluntas
tua, sicut in celo et in terra »
etc.
17. Una casistica analoga è discussa in G. Gorni, Lacuna e interpolazione, in Id., Dante prima
della ‘Commedia’, Firenze, Cadmo, 2001, pp. 83110.
18. Sul particolare statuto delle citazioni latine, talvolta volgarizzate in NY (ma non è pos
sibile stabilire con certezza se si tratti di volgarizzamento o, all’inverso, di latinizzazione in
BA), cfr. Perna, Prolegomena […]. i, cit., p. 323.
343
ciro perna
Non mancano esempi di adiaforia in absentia nei manoscritti BA e PA ri
spetto a NY, come dimostrano alcune chiose omesse (caso limite: ma po
trebbe trattarsi piuttosto di glosae singulares in NY prodotte da Andrea Lan
cia)19 o, ancora meglio, la parte iniziale della glossa a Inf., i 1068:
NY (c. 4r)
BA (p. 8a)
PA (c. 1v)
Fue Camilla una regina, la
quale venne con sua gente
in adiutorio a Turno con
tro ad Enea, nella quale
guerra la detta regina vergi
ne fue morta et poi lo ditto
Turno.
Fue Camilla una regina, la
quale venne con sua gente
in adiutorio a Turno con
tro ad Enea, nella quale
guerra la detta vergine fue
morta et poi lo ditto Tur
no.
Fue Camilla una regina, la
quale venne con sua gente
in adiutorio ad Turno con
tra ad Enea, nella quale
guerra la decta vergine fue
morta et poi lo dicto Tur
no.
Alla luce degli esempi riportati non resta che ipotizzare due possibilità
nei rapporti genealogici tra il cod. barberiniano e quello parigino, ovvero
l’esistenza di un antigrafo comune, subarchetipo nello stemma e collaterale
a NY, o una derivazione di PA da BA (escludendo ovviamente l’ipotesi in
versa, visto il carattere tronco del commento tràdito dal ms. parigino). Lo
status di una glossa nel canto delle Furie, però, informa in maniera incontro
vertibile del carattere di descrizione di PA da BA. In quest’ultimo, come
altrove specificato, le Chiose sopra la ‘Comedia’, vergate da un’unica mano
(convenzionalmente definita A), sono corredate da note di tre menanti se
riori, B, C e D; se l’ultimo, collocabile a cavallo tra XV e XVI sec., è respon
sabile di sole tre glosse in Purg., xxiii e xxiv, B e C (entrambi di patina grafi
colinguistica meridionale e databili a cavallo tra XIV e XV sec. o a limite ai
primi anni del Quattrocento) intervengono in maniera piuttosto cospicua
nelle prime due cantiche, sanando diverse lacune d’archetipo, segnalate da
A con spazi bianchi di estensione variabile, o proponendo supplementi ese
getici a chiose integre.20 Se il rapporto di descrizione del Vaticano Latino
19. È il caso, per es., della glossa a Inf., viii 103, fruibile solo in NY (c. 15v): « E quel signore etc.
Dice che la grazia che è da Dio creatore non li puote esser tolta da creatura ». Non costituireb
be un unicum questo esempio di (presunta) chiosa singolare in NY, se si considera la sezione di
Purg., xxv e xxxiixxxiii, dove il Lancia, in corrispondenza tuttavia di lacune d’archetipo,
prova a integrare i vuoti con diverse chiose, che rappresentano in alcuni casi un volgarizza
mento dell’apparato noto come Anonimo Lombardo: cfr. C. Perna, Per l’identificazione di alcune “glosae singulares” del codice M 676 della Morgan Library & Museum di New York, in RSD, a. viii
2008, pp. 38993.
20. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i., cit., passim. Per le caratteristiche linguistiche della mano
344
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
3201 (VA) da BA, come già dimostrato da Giuseppe Vandelli – e comprova
to di recente da chi scrive –,21 è testimoniato dalla presenza a testo, senza
alcuna distinzione, di gran parte di quelle interpolazioni seriori di B e C,
allo stesso modo sarà inoppugnabile il carattere di descriptus di PA da BA alla
luce della chiosa a Inf., ix 19 (tav. 2), che presenta un’incursione della mano
C perfettamente integrata nel corpo del testo vergato nel parigino (di ségui
to segnalata in corsivo):22
BA (p. 45a)
PA (c. 11r)
[…] chiarisce questo detto, dicendo che
di poco tempo elli Virgilio era morto che
una malefica incantatrice il fece discen
dere ne l’ultimo circulo d’inferno per
trarrene uno spirito del quale ella avea
bisogno et nominala Ericon, che è uno
generale nome di malefica, sí come Ne
rone è uno generale nome di crudele.
Tratto questo nome Ericon da quella
Ericon che vivea al tempo della battaglia
tra Cesare et Pompeio [volendo savere
Ponpeo chi di loro dovea essere vincidore, mandò Gneo ad questa e questa prese un corpo
morto di novo et legoselo a li pedi et coniurollo
con detti di Virgilio et remisili lo spirito nel corpo et quelli li rispuose che Cesari dovia vincere:
Ingneo costante non conosciuto savendo sua
strussion non mutò volto. E quista fue di Brandizo] et se colei vivette tanto, ancora di
rebbe di lei.
[…] chiarisce questo decto, dicendo che
di poco tenpo elli Virgilio era morto che
una malifica incantatrice il fece discen
dere nell’ultimo circulo d’inferno per
trarrene uno spirito del quale ella advea
bisongno et nominala Ericon, che è un
generale nomo di malefica, sí chome
Nerone è un general nome di crudele.
Tracto questo nome Ericon da quella
Ericon che vivea al tempo de la bactaglia
tra Cesare et Pompeio. Volendo savere
Ponpeio chi di loro dovia esser vincitore, mandò
Ingneo ad questa en questa prese un corpo morto di novo et ligoselo alli piedi et congiurollo con
decti di Virgilio et rimisili lo spirito nel corpo
et quelli li rispuose che Cesare dovia vincere:
Yngneo costante non conosciuto savendo sua
strussione non mutò volto. Questa fue di Brandizzo et se colei vivecte tanto, ancora di
rebbe di lei.
La glossa costituisce un approfondimento rispetto al discusso problema
della sciomantia virgiliana, su cui è stata a lungo esercitata l’industria esegetica
dei commentatori (antichi e moderni).23 A parte la descrizione del rito di
B vd. Id., Una testimonianza della circolazione meridionale della ‘Commedia’: le chiose B del codice Barberiniano Latino 4103, in « Bollettino Linguistico Campano », a. viii 2009, nn. 1516 pp. 12342.
21. Cfr. Perna, Prolegomena […]. i, cit., pp. 30715.
22. Discute della chiosa Vandelli, Una nuova redazione, cit., pp. 12526 n. 1, dove si segnala
che « un lettore, piú saccente che intelligente, arrivato alle parole ad questa equesta […] scrisse a
tratti piú fini una r davanti a equesta ricavandone cosí il nome requesta […]. Ora anche in VA
leggiamo requesta »; non cosí nel parigino.
23. Un utile resoconto del controverso passo infernale, anche in relazione all’antica esege
345
ciro perna
scordante dalla fonte,24 un difettoso andamento sintattico dell’ultimo pas
saggio e l’inesattezza in chiusura – che, salvo errore, non trova riscontro al
trove – di una presunta provenienza brindisina di « Eritòn cruda » (Inf., ix 23),
indizi questi della scarsa perizia del chiosatore, si rileva « l’interpretazione
razionalistica dell’invio di Virgilio all’Inferno ridotto a uno scongiuro fatto
mediante i versi suoi »,25 nonché una confusione sul destinatariospettatore
del macabro cerimoniale della maga tessala tra i due figli di Pompeo, Sesto
e Gneo. Nel lungo episodio lucanèo (Phars., vi 420830) è chiaramente spe
cificato che fu il primo – « Sextus erat, Magno proles indigna parente » (v.
420) – a consultare Eritone per avere notizie sugli esiti della guerra civile: se
l’equivoco non è reperibile nel mare magnum della scoliastica lucanèa edita
(Commenta Bernensia, Adnotationes super Lucanum, Supplementum Adnotationum, Glosule di Arnolfo),26 tre altri testi, uno precedente, gli altri due forse
contemporanei alla interpolazione di BA, lasciano supporre che la confusio
si dantesca, è reperibile in S. Gentili, La necromanzia di Eritone da Lucano a Dante, in Dante e il
“locus inferni”. Creazione letteraria e tradizione interpretativa, a cura di S. Foà e S. Gentili, Roma,
Bulzoni, 2000, pp. 1343, partic. alle pp. 2328. Cfr., inoltre, V. Ussani, I viaggi di Virgilio nel sotterra, in Id., Scritti di filologia e umanità, Napoli, Ricciardi, 1942, pp. 1019; D. Comparetti, Virgilio nel Medioevo, nuova ed. a cura di G. Pasquali, Firenze, La Nuova Italia, 1967, 2 voll., vol. i p.
267; L. Sannicandro, I personaggi femminili della ‘Pharsalia’ di Lucano, Tesi di Dottorato in Scien
ze linguistiche, filologiche, letterarie (xx ciclo), Università degli Studi di Padova, 2008, partic.
pp. 15781 (cap. vii: Effera Erichto); The Virgilian Tradition, ed. by J.M. Ziolkowski and M.C.J.
Putnam, New HavenLondon, Yale Univ. Press, 2008, partic. p. 858.
24. Cfr. Luc., Phars., vi 63739: « Electum tandem traiecto gutture corpus / ducit, et inserto
laqueis feralibus unco / per scopulos miserum trahitur per saxa cadaver ».
25. Ussani, I viaggi di Virgilio, cit., p. 108 n. 2.
26. Cfr. M. Annaei Lucani Commenta Bernensia, edidit H. Usener, Lipsiae, in aedibus B.G.
Teubneri, 1869, pp. 20519; Adnotationes super Lucanum, edidit I. Endt, Stutgardiae, in aedibus
B.G. Teubneri, 1969, pp. 22346; Supplementum Adnotationum super Lucanum, edidit G.A. Cavajoni, MilanoAmsterdam, Cisalpino GoliardicaA.M. Hakkert, 19791990, 3 voll., vol. ii pp.
3875; Arnulfi Aurelianensis Glosule super Lucanum, edidit M. Marti, Rome, American Aca
demy, 1958, pp. 33354. Sono stati condotti, per di piú, dei sondaggi senza esiti rilevanti anche
nell’àmbito della massiccia tradizione manoscritta della scoliastica lucanèa (su cui cfr. almeno
R. Badalí, I codici romani di Lucano, in « Bollettino del Comitato per la preparazione dell’Edizio
ne Nazionale dei classici greci e latini », n.s., voll. xxixxiixxiii 197319741975, risp. pp. 347,
348, 1589; P. Esposito, Gli scolii a Lucano ed altra scoliastica latina, Pisa, Ets, 2004), a partire dai
seguenti codici custoditi alla Biblioteca Nazionale di Napoli – talvolta corredati da splendide
miniature e soprattutto ricchi di chiose singolari e inedite e tuttora in attesa di uno studio or
ganico –, tutti circolanti nella città partenopea fra Trecento e Quattrocento, quando la mano
C vergava la glossa sul ms. barberiniano (la segnatura è seguíta tra parentesi dalle cc. relative
all’episodio della maga tessala): IV E 26 (cc. 59r71v), IV E 27 (cc. 67r81v), IV E 28 (cc. 66v79v),
IV E 29 (cc. 67r81v), IV E 30 (cc. 77v94r), IV E 31 (cc. 49r61v), IV E 32 (cc. 48r56v), IV E 33a (cc.
48r58v), IV E 34 (cc. 53v64v), IV E 35 (cc. 54r65v), IV E 36 (cc. 52v64r), V D 35 (cc. 30v33v).
346
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
ne tra fratelli, piú che essere imputabile ad una mera svista del chiosatore C,
dovrà ritenersi quanto meno circolante nel XIV sec.
Il primo esempio, fondamentale anche e soprattutto perché individuabi
le in un commento ai medesimi versi infernali, si rileva nell’apparato esege
tico anonimo noto come Chiose Selmi (« anteriori al 1337 »),27 secondo la le
zione del Laur. Pl. 40 46 (manoscritto base dell’ed. Selmi):
A questa Eriton andò Igneo, il figlio di Pompeo, quando fu la grande battaglia a
Tessaglia tra Cesare e Pompeo, e quella fu domandata, innanzi la battaglia, quello
che dovea essere di quella battaglia, e ella fece tornare l’anima nel corpo di uno
morto, il quale disse che era ito in Inferno. E dimandollo quello che fosse de la bat
taglia: rispose, che né Cesare né Pompeo vi morrebbe in quella battaglia. E cosí fu,
però che Pompeo si fuggí. Di questa Eriton dice Virgilio, che di poco era morto,
ch’ella lo scongiurò, che andasse a l’inferno a trarne uno spirito del cerchio di Giuda,
e esso cosí fece e menollo a lei. Onde dice che sa bene lo cammino.28
Un altro ramo della tradizione di questo antico sistema di chiose, identifi
cabile nel ms. Marciano Ital. IX 179, pubblicato da Giuseppe Avalle nel 1900,
riporta, invece, la corretta identificazione in Sesto:
Questa Eriton, stando uno dí in questi obschuri luoghi, cio è sepolcri e cimiteri de
morti, Sexto figliuolo di Pompeo andò a llei a domandarla come dovesse advenire
de la battaglia che dovea essere fra Ciesare e Pompeo suo padre a Thesaglia; e ella
fecie sua arte, e ebbe risposto che né Ciesare né Pompeo morrebbe a la battaglia: e
cosí avenne, ché Ciesare vinse la battaglia, e Pompeo si fuggí […]. Dice Virgilio che
questa Eriton, di pocho tempo era morto elli, quando ella lo scongiurò che egli an
dasse a trarre uno spirito del cerchio di Giuda tradittore, el quale è el piú basso luogo
e ’l piú penoso dello ’Nferno, e però dicie a Dante che egli sa el chamino.29
Il medesimo equivoco del chiosatore C e del testimone laurenziano delle
Chiose Selmi ritorna, poi, in una canzone di Simone Serdini, Le ’nfastidite labbra in ch’io già pose, databile ai « primi anni del XV sec. »,30 dove si invocano in
aiuto le peggiori figure infernali per maledire la città di Siena e ai vv. 1314
proprio la nostra maga:
27. Bellomo, s.v. Chiose Selmi, in Id., Dizionario, cit., pp. 22630, a p. 226.
28. Chiose anonime alla prima cantica della ‘Divina Commedia’ di un contemporaneo del poeta, pub
blicato per la prima volta […] da F. Selmi con riscontri di altri antichi commenti editi ed ine
diti e note filologiche, Torino, Stamperia Reale, 1865, p. 55.
29. G. Avalle, Le antiche chiose anonime all’ ‘Inferno’ di Dante secondo il testo marciano (Ital. Cl. IX,
Cod. 179), Città di Castello, Lapi, 1900, p. 44. Cfr., inoltre, A. Stefanin, Indagini sulla tradizione
manoscritta delle chiose anonime all’ ‘Inferno’ pubblicate da Francesco Selmi, in Dante e il “locus inferni”,
cit., pp. 73134, partic. alle pp. 1023, dove si discute proprio di questa divergenza testuale.
30. E. Pasquini, Fra Due e Quattrocento. Cronotopi letterari in Italia, Milano, Franco Angeli,
2012, p. 206.
347
ciro perna
Con le tue chiome, Erito, ora m’aita,
quale apparisti al doloroso Igneo;
o nel sirventese S’io il dissi mai, che Dio da me divida, di incerta datazione (ma
sicuramente composto a Siena e dunque ante 1389 o nel primo lustro del
Quattrocento),31 dove il Saviozzo rigetta tutte le accuse che gli hanno valso
una condanna a morte (vv. 58):
S’io il dissi mai, che nel mio cor s’annida
mille infernal sentenze e mille Furie;
s’io il dissi mai, congiurie
sol Erittòn per me, qual per Igneo! 32
Se, dunque, l’equivoco non è un unicum, potrà certamente riconoscersi,
come anticipato, una modesta competenza del chiosatore C, palesata non
solo dalla zoppicante sintassi del passo, ma anche e soprattutto dal partico
lare trattamento riservato alla fonte lucanèa, piú o meno distorta; limiti cul
turali che sembrano ancora piú evidenti nell’interpolazione rinvenibile in
Inf., iii 52 (BA, p. 15, in corsivo la chiosa C trascritta nell’intercolonnio):
Et io che riguardai etc. Segue suo poema et nomina tra questa gente alcuno [cioè Roberto di Marzano, amirallio del Regno di Cicilia, il quale a l’anni Domini m°ccc°lxix rendè sanza romore et battallia la nobilixima citade di Sessa per pusillanimitate, avendola comperata et tenuta xxii anni et spesoci milliaia di Fiorini] che fue sommo pontefice al tempo de l’aucto
re, chiamato papa Celestino et però dice che conobbe frate Pietro da Morrone […].
Nonostante l’interessante pratica di trasporre in un orizzonte localistico le
vicende dell’oltretomba dantesco, relative in particolare a quelle anime non
esplicitamente riconosciute nei versi – utile in questo caso a circoscrivere la
31. Cfr. G. Volpi, La vita e le rime di Simone Serdini detto il Saviozzo, in GSLI, vol. viii 1890, nn.
4344 pp. 178.
32. I testi sono tratti da S. Serdini da Siena detto il Saviozzo, Rime, a cura di E. Pasquini,
Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1965, risp. pp. 69 e 178. L’editore critico, però, in un
cursorio passaggio relativo al nome Igneo – e sulla scorta di una nota di Natalino Sapegno (in
Poeti minori del Trecento, a cura di N.S., MilanoNapoli, Ricciardi, 1952, p. 270) – afferma che il
poeta senese « è il primo che abbia dato un nome all’oscuro morto di Lucano » (p. 356): l’inter
pretazione non è impossibile, ma, alla luce della glossa di BA e della lezione laurenziana delle
Chiose Selmi, è preferibile accogliere l’ipotesi di una confusione tra i figli di Pompeo circolante
nel Trecento, in cui sarebbe incorso anche il Saviozzo. L’equivoco è riconosciuto, invece, in un
commento alla canzone Le ’nfastidite labbra in ch’io già pose, reperibile in Il Trecento. Dalla crisi
dell’età comunale all’umanesimo, a cura di R. Amaturo, C. Muscetta, A. Tartaro, F. Tateo, Bari,
Laterza, 1971, 2 voll., vol. ii p. 559 n. 13 (« […] si allude poi a Sesto (qui confuso con il fratello
Gneo, Igneo), il figlio di Pompeo recatosi dalla maga per conoscere la sorte del padre »).
348
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
provenienza meridionale, se non campana, del chiosatore, informato sui
fatti della città di Sessa Aurunca –,33 risulta qui persino grottesca l’identifica
zione nell’ombra di un ignavo di un uomo ancora vivo e vegeto a distanza
di sessantanove anni dal viaggio dantesco!
L’errore marchiano fu evidentemente ravvisato dai copisti dei due de
scritti del Barberiniano, poiché sia VA sia PA non presentano l’interpolazio
ne di C ad locum.34 Il copista di PA si confermerebbe, cosí, particolarmente
attivo, alla luce tra l’altro dell’atteggiamento nei confronti delle chiose “lun
ghe” del suo antigrafo: il taglio di tutte le note proemiali, con l’eccezione di
quella a Inf., ii, e della copiosa glossa tratta dall’Ottimo (che a sua volta, come
anticipato, cita il volgarizzamento di Graziolo Bambaglioli) sulle “permuta
zioni” della Fortuna a Inf., vii 88, non renderà « necessario ipotizzare un an
tigrafo […] diverso »,35 ma sarà frutto piuttosto di una consapevole operazio
ne (riconducibile forse anche alla gestione degli spazi sul foglio, della mise en
page e del rapporto di corrispondenza con il testo dantesco in impostazione
monocolonnare al centro di ciascuna pagina).
A conferma ulteriore e definitiva del rapporto di descrizione di PA da BA
non mancano, infine, alcuni errori del primo, di eziologia riconducibile alla
impaginazione o allo status grafico del secondo. Si consideri a titolo esempli
ficativo il salto di rigo nella glossa a Inf., ix 37:
33. Notizie sui Marzano e in particolare su Roberto, duca di Sessa, nominato Grande Am
miraglio da Giovanna I nel 1363, sono reperibili in T. De Masi, Memorie istoriche degli Aurunci
antichissimi popoli dell’Italia e delle loro principali città Aurunca e Sessa, Napoli, per G.M. Severino
Boezio, 1761, pp. 1067 (riprodotto in « Notiziario Aurunco », vol. vi 1981, pp. 6667), e in G. Di
Marco, Sessa e il suo territorio tra medioevo ed età moderna, Marina di Minturno, Caramanica, 1995,
pp. 8182 (con bibliografia pregressa). Ringrazio la dott.ssa Diana Meschinelli per le segnala
zioni.
34. Cfr. VA, c. 6v, e PA, c. 3r. Non dovrà essere taciuta l’ipotesi, che ritengo comunque
improbabile, di un ritorno sul cod. BA del chiosatore C, che avrebbe vergato la chiosa di Inf.,
iii, dopo che i due descritti furono esemplati. Se in PA – considerata la ridotta estensione del
commento – questa è l’unica interpolazione di C mancante, in VA viene accolta a testo quella
a Inf., xxv 94, dove il menante meridionale aveva integrato un vuoto strutturale con la corret
ta storia lucanèa di Sabello e Nassidio (BA, p. 108a), mentre non è trascritta quella di Inf., xxx
1, in cui si dà notizia degli amori di Giove e Europa, impropriamente collegata al testo di Dan
te (e al commento della prima mano) dove è raccontata, invece, la storia di Giove e Semele
(BA, p. 126a). Risulterà piú economico, dunque, riconoscere una scelta, una consapevole se
lezione effettuata dai copisti, relativa a una porzione di testo come le interpolazioni, percepi
bile ancor piú come res nullius e che dunque di per sé autorizzava a liberi interventi, piuttosto
che a un doppio – o addirittura “multiplo” – tempo di scrittura del chiosatore C. Non è diver
sa la situazione relativa alle interpolazioni purgatoriali di C, che in maniera asistematica sono
trascritte in VA: mancano, per es., quelle a Purg., xi 97 (BA, p. 176b), o xxii 148 (BA, p. 213b).
35. L’ultima forma dell’ ‘Ottimo commento’, cit., p. 36. Sui limiti di questa edizione sia consentito
il rinvio alla recensione, a firma di chi scrive, in RSD, a. ix 2009, pp. 17176.
349
ciro perna
BA (p. 45b)
PA (c. 11r)
[…] la terça si è che s’egli vede l’uomo
nudo si hae paura et vestito l’asalisce; lo
iiii si è che quando elli vuole essere mor
to tutto il corpo suo dispone alle percos
se et fedite e ’l capo suo guarda.
[…] la iiia si è che si egli vide lu homo
nudo si hae paura et vestito l’assalisce
‹…› corpo suo dispone alle percosse et
fedite e ’l capo suo guarda.
Il copista del manoscritto parigino, trascritto il verbo « assalisce », ha in que
sto caso spostato lo sguardo alla metà del rigo successivo, riprendendo a
copiare da « corpo », in posizione piú o meno corrispondente a « lo iiii » del
rigo superiore (tav. 2), e generando, cosí, il nonsense nella sua chiosa.
3. Rapporti tra VA e PA
Solo cursoriamente e per fugare ogni sospetto su una pur cronologica
mente plausibile ipotesi di “copia di copia”, ovvero di rapporto di descrizio
ne di PA da VA (esclusa naturalmente l’ipotesi inversa, poiché quest’ultimo
tramanda il commento sino a Par., xxvi 67), seguiranno pochi esempi atti a
dimostrare che il manoscritto vaticano non fu l’antigrafo del Fonds it. 70. Se
macroscopica è l’omissione in VA della glossa a Inf., i 136, rilevabile invece
nel ms. parigino (« Allor si mosse etc. Seguita l’autore sua poesia et è fine al
primo canto », PA, c. 1v), si tenga conto delle seguenti casistiche di errore, per
cui è altamente improbabile ipotizzare dei risanamenti congetturali di PA:
Inf., ii 109:
BA (p. 13a)
VA (c. 3v)
PA (c. 3r)
In questa similitudine po
ne quanta sollicitudine e
cura li beati hanno de’
mortali quando sono in
stato di salvarsi […].
In questa similitudine ‹…›
e cura li beati hanno de’
mortali quando sono in
stato di salvarsi […].
In questa similitudine po
ne quanta sollicitudine et
cura li beati hanno de’
mortali quando sono in
istato di salvarsi […].
BA (p. 15b)
VA (c. 7r)
PA (c. 3v)
Quattro sono li fiumi d’in
ferno, sí come quattro so
no li fiumi del paradiso
delitiarum, de’ quali il pri
mo ha nome Acheronte
[…].
Quactro sono li fiumi ‹…›
del paradiso deliciarum,
de’ quali il primo ha nome
Acheronte […].
Quactro sono li fiumi d’in
ferno, sí chome quactro
sono li fiumi de paradiso
delitiarum, de’ quali il pri
mo ha nome Adcheronta
Inf., iii 82:
350
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
Inf., vi 49:
BA (p. 30b)
VA (c. 14r)
PA (c. 6v)
Dice ch’ebbe nome Ciac Dice ch’ebbe nome Ciac Dice ch’ebbe nome Ciac
co. Ciacca si è il mese di co ‹…› si è il mese di no cho. Ciacca si è il mese di
novembre.
vembre.
novembre.
Si consideri, infine, il non irrilevante sistema di variae lectiones di VA, che
si configurano come adiaforie o veri e propri errori, esemplificati nella glos
sa a Inf., iv 121:
BA (p. 21b)
VA (c. 10r)
PA (c. 4v)
Eletra, della quale fa qui
mentione, fu figlia d’Atalan
te et moglie di Dardano
[…].
Eletra, de la quale fa qui
memoria, fu figlia d’Atalan
te et moglie ‹…› Dardano
[…].
Eletra, de la quale fa qui
mentione, fu figlia d’Acta
lante et moglie di Dardano
[…].
BA (p. 34b)
VA (c. 16r)
PA (c. 7v)
Nulla cosa si fa sensibile
mente et visibilemente in
questa ismisurata et ampis
sima re publica […].
Nulla cosa si fa sensibile
mente et visibilemente in
questa ismisurata et am
plissima et publica […].
Nulla cosa si fa sensibile
mente et vigibilemente in
questa smisurata et amplis
sima re publica […].
Oppure a Inf., vii 73:
Alla luce di quanto considerato (e di quanto già dimostrato e acquisito per
la sezione relativa alla seconda e terza cantica) sarà possibile, dunque, rap
presentare lo stemma delle Chiose sopra la ‘Comedia’ dell’ “Amico dell’Ottimo”:
w
x
NY
BA
VA
351
PA
ciro perna
Postilla linguistica: PA esemplato da un copista meridionale?
A sostegno di quanto riscontrato da Batines, Sabatini e Roddewig sulla presunta
meridionalità del copista di PA,36 sarà offerto un manipolo di fenomeni ricorrenti
tra le glosse, in cui sembrerebbero affiorare tratti linguistici meridionali nella ripro
duzione dell’antigrafo toscano BA (di cui il Fonds it. 70 sarebbe, dunque, una par
ziale variante diatopica):
– rappresentazione della laterale palatale con ll, grafia « già trecentesca »,37 come
in « vollia » (Inf., iii 72, c. 3v);
– rappresentazione della fricativa palatale con ss come in « nassiere » (Inf., i 101, c.
1v), « ussíe » (Inf., i 1068, ivi) o « conossimento » (Inf., vii 86, c. 7v);38
– chiusura metafonetica di e e di o, talvolta coincidente con latinismo, come in
« singno » (Inf., viii 13, c. 8v), « ritunda » (Inf., iii 82, c. 3v), o « fundo » (ivi).39
– indebolimento della vocale finale atona, che si deduce nella « grafia da restitu
zione indebita di e finali »,40 come nel nome proprio « Janne » (Inf., v 73, c. 6r);
– forma geminata della 3a pers. plur. dell’indicativo presente di essere, come in
« sonno » (Inf., vi 19, c. 6v);41
– raddoppiamento fonosintattico probabilmente espresso nella grafia (pseudo)
36. Cfr. Batines, Bibliografia dantesca, cit., vol. ii p. 248; Sabatini, Napoli angioina, cit., p. 75;
Roddewig, Die ‘Göttliche Komödie’, cit., p. 233, dove si segnalano alla voce « Süditalienische
Skription » i seguenti lemmi (attinti dal testo della Commedia in PA): « lu [lo], respuse; fo [fu],
ossir [uscir], paorose; uedisse, temisse, pinsier; piatosa; uenirue; donpna; possia [poscia]; falzo
[falso]; Pero [Piero]; fatighe; pietade, nobilitade ».
37. N. De Blasi, Kampanien, in Lexikon der Romanistischen Linguistik, hrsg. von G. Holtus,
M. Metzeltin, C. Schmitt, Tübingen, Niemeyer, vol. ii/2 1995, pp. 17579, a p. 176. Cfr. anche
Libro de la destructione de Troya. Volgarizzamento napoletano trecentesco da Guido delle Colonne, Edi
zione critica, commento, descrizione linguistica e glossario a cura di N. De Blasi, Roma, Bo
nacci, 1986, p. 346.
38. Cfr. Libro de la destructione de Troya, cit., p. 346; G. Contini, Manoscritti meridionali della
‘Commedia’, in Dante e l’Italia meridionale. Atti del Congresso Nazionale di CasertaBenevento
CassinoSalernoNapoli, 1016 ottobre 1965, a cura del Seminario di Studi Danteschi di Caser
ta, Firenze, Olschki, 1966, pp. 33741, a p. 341. La fricativa alveolare trova singolare rappresen
tazione in due casi concentrati nella chiosa a Inf., vii 73 (c. 7v), ovvero « vigibilemente » e « in
vigibile », che si riscontrano in un testimone della Commedia, il Parm. 1060, di area linguistica
emilianoromagnola, dove a Purg., xv 15, si rileva un « caso di reazione in vigibile per visibile » (E.
Tonello, La tradizione settentrionale della ‘Commedia’, in La variazione nell’Italiano e nella sua storia.
Varietà e varianti linguistiche e testuali. Atti dell’xi Congresso Silfi. Società Internazionale di
Linguistica e Filologia Italiana, Napoli, 57 ottobre 2010, a cura di P. Bianchi, N. De Blasi, C.
De Caprio, F. Montuori, Firenze, Cesati, 2012, 2 voll., vol. i pp. 26976, a p. 272).
39. « In certi testi antichi (specie tre e quattrocenteschi) influenzati da modelli toscani non
è raro rilevare la mancanza dei dittonghi metafonetici » (A. Ledgeway, Grammatica diacronica
del napoletano, Tübingen, Niemeyer, 2009, p. 57).
40. De Blasi, Kampanien, cit., p. 178.
41. Cfr. ivi, p. 183.
352
uno stemma per le chiose sopra la ‘comedia’
etimologica ad seguita da consonante semplice, come in « ad Napoli » (Inf., iii 52, c.
3r), « ad li orecchie » (Inf., v 73, c. 6r), « ad Virgilio » (Inf., viii 7, c. 8v), o all’interno di
parola, come in « Adcheronte » (Inf., iii 82, c. 3v), o « adcidente » (Inf., vi 1, c. 6v).42
– posizione proclitica dell’aggettivo possessivo di 3a pers. sing. talvolta « nella for
ma invariabile […] so »,43 come in « al so soccorso » (Inf., ii 1, c. 2r), o « col so singnale »
(Inf., viii 13, c. 8v).
Non sarà inutile, tuttavia, rimarcare in conclusione il forte condizionamento eser
citato dall’antigrafo toscano: se fosse confermata, comunque, tale fisionomia lingui
stica del copista di PA, verrebbe almeno rafforzata l’ipotesi di una presenza (con
temporanea?) a cavallo tra XIV e XV sec. di tutti i testimoni delle Chiose sopra la
‘Comedia’ nel Regno di Napoli, un approdo privilegiato della « nave portento » con
alcune delle sue « piccole conchiglie ».44
Ciro Perna
★
Il contributo propone uno stemma codicum per il commento dell’“Amico dell’Ottimo”,
già noto come cosiddetta « terza redazione ». Attraverso uno spoglio della varia lectio rela
tiva alla prima cantica, si ricostruiscono i rapporti genealogici tra i quattro manoscritti
testimoni delle glosse, compreso il parziale Fonds italien 70 della Bibliothèque Nationa
le de France, esemplato (probabilmente da una mano meridionale) sul ms. Barb. Lat.
4103.
The paper proposes a ‘stemma codicum’ for the commentary of the “Amico dell’Ottimo”, already
known as the « third draft » of the Florentine gloss apparatus. Through a scrutiny of the ‘varia lectio’ of
the first cantica, the genetic relationship among the four witnesses of the tradition, including also the
partial ms. Fonds italien 70 of Bibliothèque Nationale de France, which is a copy (probably written
down by a southern copyist) of ms. Barb. Lat. 4103.
42. Cfr. L. De Rosa, Ricordi, a cura di V. Formentin, Roma, Salerno Editrice, 1998, 2 voll.,
vol. i p. 277.
43. Ledgeway, Grammatica diacronica del napoletano, cit., p. 251.
44. O. Mandel’s]tam, Conversazione su Dante, a cura di R. Faccani, Genova, Il Melangolo,
1994, p. 149. Si ricorda che il ms. M 676, nel periodo di permanenza tra gli scaffali della biblio
teca aragonese, fu postillato da una mano napoletana, come dimostrato da A. Mazzucchi,
Contributi dell’antica esegesi dantesca a un vocabolario storico del dialetto napoletano, in Tra res e verba.
Studi offerti a Enrico Malato per i suoi settant’anni, a cura di B. Itri, Cittadella, Bertoncello Artigra
fiche, 2006, pp. 79133, partic. alle pp. 10133 (poi, con il titolo Commenti danteschi antichi e lessicografia napoletana, in RSD, a. vi 2006, pp. 32170); su queste e su altre glosse interlineari del
codice newyorkese ritornerò in un prossimo contributo.
353